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NEANCHE LA MORTE ::: DEMONS IN THE DARK Accampate, come spesso accade, all'aperto nel bel mezzo di un qualche bosco, Xena e Olimpia sono evidentemente reduci da qualcosa che deve aver turbato profondamente la bionda poetessa, a giudicare da come se ne sta immusonita su un bordo del loro giaciglio che dividono, mentre Xena distesa accanto a lei tenta inutilmente di consolarla. OLIMPIA:
Non posso credere che sia successo proprio a me. E lasciamo le nostre due amiche al loro riposo, vagamente incuriositi (ed intrigati perché no?) da cosa sottintendesse questo strano dialogo, per ritrovarle il giorno dopo mentre osservano perplesse Janus Hepta, la "deliziosa ciitadina" descritta da Xena che di delizioso sembra avere davvero poco. ("Credo che io e te dovremo farci una chiacchierata sulla tua definizione di "bello", Xena.") Anche la locanda ha l'aspetto più di una stamberga che sembra stare su per scommessa, e Xena vorrebbe lasciar perdere, ma Olimpia stufa di dormire sotto le stelle decide comunque di dare una possibilità a quel posto e provare a chiedere alloggio. Ma l'accoglienza, in perfetta linea con l'aspetto generale, lascia molto a desiderare e il locandiere, sia pur evidentemente tutt'altro che entusiasta di dare alloggio a delle sconosciute, intimorito dallo sguardo di ghiaccio della guerriera, consegna loro la chiave di una delle stanze e qui, le due compagne scoprono sorprendentemente che anche senza potersi definire lussuosa la camera appare pulita e dignitosamente arredata e su un tavolo come soprammobile c'è uno strano cristallo che attraversato dalla luce proveniente dalla finestra, riempie la stanza di un caleindoscopio di mille colori. Meravigliate, le due donne, dopo essersi rinfrescate, scendono per la cena e nel mezzo di questa assistono ad una strana scena, mentre quella che è chiaramente la cuoca della locanda corre dietro un ragazzo, il figlio evidentemente, appena adolescente che con una pala ed una picozza è intenzionato a fare qualcosa che lei non sembra approvare. Il ragazzo, Vanus, pare irremovibile nella sua decisione e se ne va. Dalla discussione che si accende tra la donna e alcuni presenti nella sala, Xena e Olimpia desumono che il ragazzo stia per cacciarsi in un guaio, e così mentre Xena lo segue, promettendo di riportarlo indietro, Olimpia cerca di farsi raccontare dalla gente cosa sta succedendo. Da quanto riescono a scoprire, la cittadina prosperava basando la propria economia sulle miniere da cui venivano estratte le gemme, simili a quella che si trova nella loro camera, ma improvvisamente i minatori hanno incominciato a sparire e tutti coloro che andavano a cercarli sparivano a loro volta, al punto che nella città sono rimasti solo pochissimi uomini e tutti ora vivono nel terrore di questa ignota minaccia, non riuscendo quindi neanche più a procurarsi il necessario per vivere. C'è chi sospetta che dietro le sparizioni vi sia Kregus, il re di una città confinante, che intenderebbe così impadronirsi della loro ricchezza. Inoltre, Barakos, sovrano della loro terra, pretende pesanti tributi da loro per le ricchezze ricavate dalle miniere e se essi non potranno pagarle tornando a lavorare entro tre giorni, ha minacciato di distruggere Janus Hepta ed imprigionare tutti i suoi abitanti. Stabiliti i fatti e riportato a casa il ragazzo, che voleva coraggiosamente recarsi alle miniere per trovare le gemme necessarie a pagare i tributi, Xena e Olimpia cominciano a pensare a come risolvere il mistero e per prima cosa si recano a trovare re Kregus, ma la visita non pare redditizia. Il re non sembra tanto astuto da poter essere dietro una faccenda del genere, in più suo figlio sta per sposare la figlia di re Barakos ed unire i due regni e quindi non avrebbe senso cercare di impadronirsi con la forza di qualcosa che entrerebbe comunque a far parte del patrimonio di famiglia. Quindi a Xena e Olimpia, più Vanus che ha insistito per unirsi a loro, non resta che seguire l'unica altra pista possibile, quella della miniera stessa, per scoprire se all'interno di essa vi sia qualcosa che possa spiegare cosa è successo ai minatori. Nella miniera non paiono esserci fughe di gas sotterraneo che possano aver provocato soffocamenti, né c'è traccia di crolli, tuttavia le impronte all'ingresso indicano chiaramente che molta gente vi è antrata senza però più uscirne. E dopo aver compiuto un breve cammino nell'interno, i tre si trovano di fronte ad un'enorme distesa di gemme, abbastanza da risolvere tutti i problemi della città e Vanus vorrebbe raccoglierle, ma Xena glielo impedisce, anche perché molte di queste pietre appaiono stranamente frantumate, quando in realtà dovrebbero essere costituite da materiale robustissimo. Poco più avanti, Olimpia scorge tracce di profonde bruciature sulle pareti provocate evidentemente da fiamme così potenti da poter fondere la roccia. Quindi le domande si sommano alle domande e soprattutto se i minatori sono morti dove sono i loro corpi? Olimpia ha la sensazione che Xena abbia cominciato a capire qualcosa, ma la compagna preferisce tenere ancora per sé le proprie idèe, quando all'improvviso sulla parete di fronte a loro vedono la più grande gemma che si possa immaginare e nonostante l'avvertimento di Xena, Vanus non sa resistere e cerca di estrarla. Appena la gemma gli scivola in mano, tutto comincia a tremare e una sezione della miniera crolla dividendo Olimpia dagli altri. Terrorizzata all'idea che la compagna sia rimasta sepolta sotto le rocce, Xena urla il suo nome e attende con il cuore in gola di udire una qualche risposta provenire da oltre il muro di pietre e quando finalmente, soffocata dalla distanza sente la voce di Olimpia che le risponde, comincia con la forza della disperazione a rimuovere i massi che ostruiscono la volta, aiutata per il possibile dal mortificatissimo Vanus che non sa come chiedere scusa per non aver ascoltato ciò che gli aveva detto Xena. Ma un sinistro brontolio comincia ad essere udibile dall'altra parte, e Olimpia con una nota di paura nella voce, afferma di credere che ci sia qualcosa là insieme a lei, mentre il brontolio si trasforma in ruggito e questa volta è il terrore quello che si sente nella voce di Olimpia che chiama Xena, prima che il suono si affievolisca nel silenzio e con energie moltiplicate Xena si lancia contro il muro scagliando via come sassolini massi grandi quasi quanto lei. Praticato un foro abbastanza largo da poterci passare, Xena ordina a Vanus di aspettarla e vi si infila per ritrovarsi in un condotto che percorre il più rapidamente possibile, non osando neanche pensare a quello che potrebbe trovare alla fine. Ma giunta al termine del cunicolo, e sportasi con cautela nella grande caverna illuminata dal fulgore di migliaia di gemme, la vista che le si para davanti agli occhi è incredibile anche per lei, che comunque aveva già sospettato di che origine potesse essere il problema. Olimpia comodamente accoccolata ai piedi di una gigantesca creatura, qualcosa che prima di allora Xena non aveva mai visto se non su drappi o dipinti della lontana Cina. Un enorme drago che torreggia sulla sua compagna che pare minuscola al confronto, ma non sembra minimamente intimorita dall'imponente presenza alle sue spalle. Anzi, quando vede Xena estrarre la spada puntandola sul drago e scansare appena in tempo un getto di fuoco dalla bocca del mostro, rimprovera la creatura chiamandola Penelope, come l'ha evidentemente ribattezzata, e rivela a Xena, che"Penelope" le ha detto, o meglio comunicato attraverso la mente o con qualche altro sistema ("Xena, non è che sia proprio una novellina nell'interpretare i grugniti di femmine in armatura che sputano fuoco, non credi?"), di essere una degli ultimi esemplari della sua razza e che quelle che loro avevano creduto gemme altro non sono che le uova della sua covata. Olimpia stessa ha assistito al dischiudersi di alcune di queste e ha visto volar via da uno sbocco sul soffitto della caverna i piccoli. E a questo punto è anche abbastanza evidente che fine abbiano fatto i minatori scomparsi. Penelope doveva pur difendere la sua famiglia. Ora la questione è cosa fare. Rivelare la verità significherebbe provocare una strage, se il re dovesse mandare il suo esercito, e la definitiva estinzione dei draghi. L'unica soluzione è mantenere il segreto, dato che la tana del drago è ben nascosta e portare al re le gemme che si trovano nel resto della miniera e che sono probabilmente uova infertili per pagare il tributo e lasciare così Penelope in pace a covare le sue uova in attesa della loro apertura, e proprio in quel momento in risposta, molte di queste cominciano a schiudersi e tanti piccoli draghi dopo pochi passi indecisi spiccano il volo attraverso il foro sul soffitto. Dopo aver assistito a quello straordinario spettacolo, le due compagne fanno per andarsene a mettere in opera il loro piano, non prima però che Penelope abbia salutato Olimpia, sfregandole il muso contro e provocando una risatina della ragazza, e un commento a mezza bocca di Xena: "Eccone un'altra innamorata persa di lei." E presumibilmente dopo aver risolto al meglio ogni problema, ritroviamo le due donne in un accampamento molto simile a quello in cui le avevamo trovate all'inizio, con Olimpia infervorata nella lettura della sua ulttima pergamena appena composta, felice di aver di nuovo la sua vena creativa in piena forma, mentre Xena l'ascolta seduta ad affilare la spada. XENA:
Visto? Te l'avevo detto che saresti tornata ad essere te stessa molto
presto. (Aahh, era questo allora di cui parlavano prima. Chissa cosa
avevate pensato, eh?) PS:
Di "Star Trek", la serie originale degli anni '60, abbiamo
già parlato in altre occasioni, sia in "Amore vero"
che qui, ed ancora una volta ad un episodio di quella mitica saga
spaziale si rifanno gli autori di Xena, sia quelli televisivi che
della SVS. Infatti questo "Devils in The Dark" firmato nella
sceneggiatura da Sue Beck, è un evidente omaggio al quasi omonimo
"The Devil in The Dark" (in Italia, "Il mostro dell'oscurità"),
terzo classico, dopo "Arena", su cui si basava "Succession",
quinta stagione, e "The Beast Within", utilizzato invece
per "Divided We Fall", settima stagione, ad essere servito
come spunto in un episodio di Xena. Ma a differenza degli altri due
che si inserivano perfettamente nei canoni della serie con le loro
trame incentrate sulla dualità delle protagoniste, questo secondo
me, aldilà degli indubbi pregi, soprattutto per i primi due
terzi occupati dal mistero della scomparsa dei minatori e dalle indagini
di Xena e Olimpia per risolverlo, denuncia anche una certa stanchezza
da parte delle autrici nella ricerca di nuovi soggetti. E anche se
non lo metterei sullo stesso piano di "Water, Water, Everywhere"
della stagione precedente, perché la trama è risolta
molto meglio ed è sicuramente molto più intrigante ed
emozionante dell'altro, francamente la soluzione finale, soprattutto
per come è sviluppata, mi pare forse ancora una volta più
adatta ad un episodio di Hercules (che in molte sue storie ha avuto
a che fare con creature mitologiche di ogni tipo e, ci credereste?
anche con un drago in "The Lady and The Dragon", "Hercules
contro il drago", nella sua terza stagione), piuttosto che di
Xena. Per il resto, i dialoghi restano godibilissimi come quasi sempre,
con Sue Beck alla guida, e divertente la trovata succosa dell'inizio
sui "disagi" di Olimpia, risolta poi alla fine proprio nel
più perfetto stile della serie tv. |
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