torna all'home page


Un pianeta avrebbe dovuto chiamarsi Xena, ma così non fu....
Detroit Free Press

18 March 2004

(di Krono)

Una divinità artica va dall’oceano al cielo
DI SUSAN AGER
RUBRICISTA FREE PRESS

18 Marzo 2004

Dare un nome ad un nuovo oggetto nel sistema solare non è più complicato che darlo ad un cane. Però interessa a molte più persone.

Questo l’ho imparato Martedì, quando ho chiamato l’astronomo Michael Brown al Cal Tech per chiedergli come mai il mini-pianeta che ha scoperto oltre Plutone è stato ribattezzato Sedna, dal nome di una dea Inuit del mare.

Brown aveva già lavorato 14 ore, ricevendo domande e onori. Ma noi passammo una vivace mezz’ora chiacchierando sulla sua grande scoperta, una piccola sfera orbitante grande la metà della nostra Luna, composta da rocce e ghiaccio e non più calda di 400° sotto zero.

"La prima regola," disse lui, "è che il suo nome deve essere pronunciabile."

Lui e i suoi collaboratori, uno del Connecticut e uno delle Hawaii, impararono questa regola due anni fa, quando chiamarono un altro lontano pezzo di roccia, Quaoar. Quaoar (KWAH-o-ar) è la forza creatrice riverita da una tribù di indiani della California meridionale, "ma loro erano gli unici che riuscivano a dirlo."

Il pianetoide guerriero Brown, che ha 38 anni, desiderò ardentemente chiamare la sua nuova scoperta Xena, in seguito alla popolare serie TV di metà anni 90 su una principessa guerriera. Infatti, da Novembre, quando il team notò la sfera orbitante, fino a questa settimana, quando la loro scoperta è stata annunciata, loro la chiamarono con quel nome: Xena.

Lui dubitò, però, che Xena non riuscisse a passare il giudizio dell’augusta Unione Astronomica Internazionale, situata a Parigi. Essa richiede che i pianeti siano chiamati con nomi di personaggi mitologici, non televisivi.

Poiché la loro scoperta è così lontana e fredda, il team decise di ispirarsi, invece, alle leggende di alcune popolazioni polari.

"Pensai ai norvegesi," disse Brown. "pensai agli Inuit," prima chiamati Eskimesi. "Ce ne erano anche altre che potevano andar bene, ma quelle furono le due che mi vennero in mente. Io preferisco l’idea di chiamare le cose con nomi locali piuttosto che il contrario," disse, "e quella Inuit è la mia regione polare locale."

I risi e dissi, "La tua regione polare locale?" Lui rise e disse, "Tutti ne hanno una."


Copyright © 2004 Detroit Free Press Inc.





torna all'home page