UNA VITA PER DUE
di Zeta
(terza parte)
ATTENZIONE: in questa fan fiction appaiono personaggi che s'ispirano,
nell'aspetto e nel carattere, ai personaggi di Xena e Gabrielle, chiarisco
però di non voler infrangere nessun Copyright.
Non posso dirvi cosa contiene la mia storia perché non l'ho
ancora deciso, ma vi chiedo fin d'ora di essere clementi!
Eventuali commenti, critiche, consigli potete scriverli all'indirizzo
intubino@libero.it
________________________________________________________________________________
[capitolo
11]
Una
nuova settimana stava per iniziare, ma non si poteva certo dire che
durante quel weekend io avessi recuperato le forze e le energie!
In verità il mio fine settimana fu fra i peggiori e più
travagliati della mia vita!
Avevo deciso che non avrei chiamato Sara e non lo feci e quella mattina
stessa sarei andata da Max per dirgli chiaro e tondo in faccia che doveva
trovare qualcun altro per la ragazzina!
-
Non hai nessun obbligo verso di lei! - continuavo a ripetermi - Non
vi siete legate per la vita! -
Così dicendomi speravo di calmare quella voce che mi urlava nella
testa e mi avvertiva che me ne sarei pentita amaramente; tentativi inutili
entrambi!
Cos'era
che mi turbava tanto?
Perché non riuscivo a prendere una decisione chiara e sicura?
Perché ovunque mi girassi trovavo solo tristezza e sensi di colpa?
Che cosa mi aveva fatto quella ragazzina? Con che incantesimo mi aveva
colpita?
Qualunque cosa facessi ero ossessionata da lei, dal suo viso, da quel
bacio dolcissimo
non avevo mai baciato così prima, non
era mai stato così, con nessuno!
Chiudevo gli occhi e potevo risentire il calore ed il dolce sapore delle
sue labbra ed il solo ricordo mi piegava le gambe e faceva palpitare
il mio cuore
ma poi riaprivo gli occhi e l'incanto finiva! Al
suo posto trovavo solo paura!
Paura di che cosa poi non avrei saputo dirlo, ma era paura, una paura
folle!
Entrai
in palestra e come una furia mi diressi immediatamente nell'ufficio
di Max.
La decisone era presa, non sarei tornata indietro, avrei dato il benservito
a Sara, che Max fosse d'accordo o meno!
Ero carica, decisa, sicura, pronta a tutto, tutto meno
i bellissimi
occhi della mia dolce allieva!
Max non era nel suo ufficio, ma uscendo la trovai proprio di fronte
alla porta, non potevo evitarla.
-
Dovremmo parlarne, non credi? - mi disse con un filo di voce.
- Parlare di cosa? - risposi io fredda e ad alta voce.
Il suo sguardo s'incupì, strinse i pugni e serrò i denti
era arrabbiata?
Sarebbe stata la prima volta! Lei, così dolce, sempre gentile
e sorridente, era fuori di sé!
Non lo sapevo ancora, ma la tensione e la confusione di sentimenti ed
emozioni che avevo provato io non avevano risparmiato neanche lei ed
ora
si tratteneva, ma era chiaro che la situazione era insostenibile!
Il mio comportamento aveva esasperato il suo stato d'animo ed ora, pur
d'uscire da quell'incertezza, aveva rotto gli argini dei suoi sentimenti!
Sara
era una ragazza molto dolce, ma non era certo la persona debole che
credevo che fosse all'inizio della nostra amicizia!
La sua forza era però diversa dalla mia: io avevo lottato per
anni contro me stessa per costruire una corazza a difesa del mio cuore,
una corazza che mi proteggesse da tutto, che non permettesse a nessuno
di arrivarmi tanto vicino da potermi ferire; Sara era diversa, la sua
forza stava nel non avere paura di mostrare le sue debolezze, non le
nascondeva come facevo io!
Per assurdo, io, che mi ritenevo tanto forte, restavo bloccata dalla
mie paure; Sara, invece, le affrontava e le superava!
Lì,
di fronte a lei, in quel momento, mi accorsi del mio fallimento!
Mi ero messa una benda sugli occhi per non vedere ciò che mi
spaventava, l'avevo fatto per tutta la vita e lo stavo facendo ancora
con Sara.
Ebbi la certezza che se io ero cieca, Sara sarebbe potuta essere i miei
occhi
Questa rivelazione mi sollevò da un peso, improvvisamente mi
sentii più leggera!
Il cuore mi batteva forte, ero emozionata!
Come se avessi aperto il vaso di Pandora, tutte le emozioni che per
anni avevo cercato di trattenere dentro di me, una dopo l'altra, iniziavano
a venire fuori senza che io potessi trattenerle
Sara aveva ragione:
dovevamo parlare.
-
Ok - dissi - forse hai ragione, però questo non mi sembra il
posto e il momento adatto, non credi anche tu? Vediamoci dopo e
-
- Vediamoci dopo un CORNO! - m'interruppe lei - hai capito male se pensi
di sparire di nuovo con la scusa del "ci vediamo domani",
ora io e te parliamo! -
Aveva
tutte le ragioni d'essere diffidente, ormai aveva imparato a conoscere
a sue spese la mia naturale tendenza a dissolvermi nel nulla! Non potevo
darle torto se non era più disposta ad aspettare e ad accordarmi
la sua fiducia.
L'avrei accontentata.
-
Va bene, Sara, come vuoi! Ma parlarne qui non mi sembra proprio il caso!
Andiamo a casa mia, ti va? -
L'avevo sorpresa, questa non se l'aspettava davvero, ed io, compiaciuta,
risi sotto i baffi.
- Aspettami in macchina - continuai porgendole le chiavi - m'invento
qualcosa con Max e ti raggiungo! -
La sua espressione era davvero uno spettacolo!
Con gli occhi spalancati per lo stupore prese le chiavi e, sussurrando
un "Ok", s' avviò alla mia auto.
Io la guardai allontanarsi
ancora una volta fu davvero difficile
toglierle gli occhi di dosso.
- Devo andare! - dissi senza mezzi termini a Max appena lo vidi e, voltandomi,
feci per andarmene.
- ANDARE? Andare dove? E la lezione? - rispose lui afferrandomi per
un braccio.
- Mi dispiace, ma oggi non posso! C'è una cosa importante che
devo fare e
- ero nervosa, ma cercai di addolcire il tono perentorio
della mia voce - ti prego, non farmi storie, è davvero una cosa
importante
molto importante! -
Max si arrese, mi conosceva fin troppo bene per non accorgersi del mio
insolito stato d'agitazione.
- E' tutto ok? - mi disse - C'è qualcosa che non va? Sei nei
guai? Non ti ho mai vista così! Se devi proprio andare non ti
trattengo, qualcuno ti sostituirà, ma
posso fare qualcosa
per te? -
- Non ti preoccupare Max! Forse il mio è un guaio, ma
-
sorrisi - si tratta del guaio può dolce della mia vita!-
Lasciai Max a bocca aperta.
[capitolo
12]
Raggiunsi Sara alla macchina. Ero così nervosa che avrei voluto
correre da lei, ma m'imposi comunque un passo ed un tono rilassato,
non volevo che lei vedesse quanto ero agitata.
Salii
a bordo, inforcai gli occhiali da sole e, girandomi verso la mia amica,
le lanciai un sorriso ammaliante
- Allora a casa mia? - dissi
- Avevamo detto così, no? - rispose lei.
Non mi guardava.
Nel tempo in cui mi aveva aspettato in macchina aveva avuto modo di
calmarsi; aveva perso il piglio sicuro di poco prima ed ora
beh,
credo fosse nervosa quanto me!
Arrivammo
a casa mia, scendemmo dalla macchina e, con calma e in un silenzio nervoso
e imbarazzato, entrammo del mio appartamento.
Mi maledii mentalmente mille volte! Per via dello stato in cui mi ero
trovata negli ultimi giorni, avevo lasciato che la casa si riducesse
in un disordine pazzesco!
C'erano abiti, mozziconi di sigaretta, bicchieri sporchi, bottiglie
mezze vuote sparsi ovunque ed io mi sentii in dovere di giustificarmi
con Sara per quel disastro di casa!
- Scusami - dissi - non mi aspettavo di ricevere qualcuno e
-
abbassai il tono della mia voce - in questi giorni ho avuto altro per
la testa! -
Sara mi guardò negli occhi per un istante, ma non disse nulla,
poi, senza badare alla confusione, andò a sedersi sul divano.
Stavamo
l'una di fronte all'altra, in silenzio. Nessuna delle due aveva il coraggio
di iniziare il discorso.
Me ne stavo lì, cercavo i suoi occhi con i miei e godevo nel
vederla arrossire
com'è dolce la mia piccola Sara!
Sarei potuta stare così per sempre, lì, ferma, a fare
l'amore con i suoi occhi
non immaginavo piacere più grande!
La guardavo, i miei occhi possedevano i suoi. La vedevo rossa in volto
e immaginavo il suo piacere in quel momento essere immenso quanto il
mio.
Mi sbagliavo.
Il rossore di Sara non era imbarazzo, ma rabbia!
-
Ti stai divertendo? - mi urlò in faccia, spezzando il mio meraviglioso
incanto.
- Cosa? - ribattei io stupita.
- Già! Tu ti stai divertendo a giocare con me, non è così?
Per te è tutto un gioco, un passatempo! Mi dispiace, ma io non
sono la tua bambolina, non sono la bambolina di nessuno! Tu
tu
mi hai fatto provare qualcosa che non avevo mai provato prima, quel
bacio
Dio quel bacio, mi ha fatto scoppiare il cuore! Credevo
credevo che
e invece tu ti stavi solo divertendo! - i suoi occhi
s'inumidirono e calde lacrime iniziarono a rigare il suo volto - Anche
ora
anche ora stai giocando con me! Sei lì che mi fai gli
occhi dolci, ma fra un minuto mi sbatterai fuori di casa e sparirai
per giorni ed io
- non finì la frase, scoppiò in
un pianto convulso e disperato.
Mi
aveva gettato in faccia quelle parole piene di rabbia e frustrazione,
mi spezzò il cuore!
Aveva ragione ad odiarmi, ad avercela con me, ma io non volevo giocare
con lei!
Come potevo spiegarle che quel bacio aveva fatto scoppiare anche il
mio di cuore? Che l'ho sognato ogni notte, ogni momento? Che la mia
era solo paura, ma che avevo capito d'aver bisogno di lei?
La
guardavo piangere e sentivo che le lacrime iniziavano a solcare anche
le mie gote.
Non riuscii più a trattenermi, l'afferrai e la strinsi forte
a me.
Sarà si dimenò fra le mie braccia, non voleva che la toccassi,
ma io la supplicai:
- Ti prego
ti prego
perdonami! - piangevo senza ritegno,
lei se n'accorse e la cosa la colpì.
- Non odiarmi! Perdonami
- le sussurravo all'orecchio. Ripetevo
quelle frasi come una supplica, una preghiera.
Sara non si dibatteva più.
Strette l'una all'altra piangevamo e trovavamo conforto, ci sentivamo
perse e ritrovate nello stesso momento.
No
so dire per quanto tempo siamo state così, un minuto, un'eternità
non lo so.
Sciogliendomi da suo abbraccio, ritrovai i suoi occhi. Erano vicinissimi,
rossi di pianto, d'una dolcezza infinita.
Dimenticai quanto avevo desiderato poco prima, non mi bastava più
guardarla negli occhi! Desideravo le sue labbra come un assetato desidera
l'acqua della fonte.
Mi avvicinai alle sue labbra, Sara ebbe un'esitazione, ma non si ritrasse.
Nonostante lo avessi desiderato e ricercato, il bacio mi colse quasi
di sorpresa.
Fu breve, ma dolcissimo e mi sciolse il cuore.
Cercai di nuovo le sue labbra e fui sorpresa dalla lenta carezza della
sua lingua. Le presi il viso fra le mani e lasciai che la dolcezza lasciasse
il posto al desiderio.
Un
bacio, due baci, un'infinità di baci
uno più bello
dell'altro, uno più caldo e sensuale dell'altro.
Le nostre lingue si cercavano, si lasciavano, danzavano insieme.
Le mie braccia la stringevano.
Le mie mani la accarezzavano.
Il mio cuore era impazzito.
Non riuscivo a pensare, non volevo pensare.
Volevo stare con lei, solo questo!
Ci
sdraiammo entrambe sul mio divano, io stavo sopra di lei.
Le baciavo il collo, lo accarezzavo con la mia lingua e godevo nel sentirla
dimenarsi sotto di me per quelle cure certo inaspettate.
La guardai negli occhi e le sorrisi.
- Che cosa c'è? - mi chiese
- Hai gli occhi più belli del mondo - le sussurrai
- Smettila! -
- Perché? E' la verità! Mi fanno andare fuori di testa
-
Sorrisi di nuovo e lei mi premiò con un bacio da perdere il senno!
Chi l'avrebbe sospettato? La mia Sara è piena di qualità
nascoste!
Non
so dove saremmo andate a finire andando avanti a quel modo, io stavo
decisamente partendo per la tangente
la desideravo.
Avevo appena trovato il coraggio di avventurare la mia mano sotto la
sua maglietta per assaporare il contatto con la sua pelle, quando il
telefonino di Sara cominciò a suonare.
La supplicai di non rispondere, ma non c'era stato verso! Aveva visto
che era suo fratello Gabriele e doveva rispondere per evitare domande
imbarazzanti.
Gabry era preoccupato, era andato a prenderla in palestra, ma lei non
c'era. Sentii Sara tranquillizzarlo dicendogli che era venuta con me
a bere qualcosa e che stava tornando a casa.
Tornando a casa?
Come tornando a casa! Stavamo tanto bene, stavamo per
o almeno
credo che stessimo per
!
Sara
riattaccò il telefono e mi guardo con sguardo amareggiato.
- Mi dispiace, ma
era preoccupato e
ce l'hai con me? -
Come si fa ad avercela con quegli occhioni? Non si può!
-
Ti accompagno? - le chiesi.
- No, è meglio di no, faccio una passeggiata così mi calmo
un po' - sorrise
Improvvisamente però il suo viso s'incupì e aggiunse:
- Non è che ora sparisci di nuovo, vero? -
L'abbracciai e prima di darle un ultimo bacio le sussurrai all'orecchio:
- Non vado da nessuna parte, Stellina, sono tua prigioniera adesso -
La
lasciai andare con la promessa di rivederci l'indomani, avevo in mente
una sorpresa per lei. Mi supplicò di rivelargliela, ma fui irremovibile:
una sorpresa è una sorpresa!
Rimasta
sola e guardandomi attorno decisi che era il caso di fare un po' d'ordine,
l'indomani io e la mia Stellina avremmo avuto un piccola festicciola
privata, la casa e l'atmosfera dovevano essere perfette!
Il solo pensiero mi accese di desiderio.
Sentivo ancora il fuoco bruciarmi dentro, sentivo la voglia di lei pervadermi
con une forza impressionante.
La immaginavo fremere, nuda, fra le mie braccia; immaginavo i suoi gemiti
di piacere; immaginavo le sue mani su di me
ero molto eccitata
e, inaspettatamente, la consapevolezza di provare una tale attrazione
per un'altra donna non i turbò.
La volevo, sapevo di volerla e non ci vedeva più nulla di strano,
di malato o di contronatura.
Attesi con impazienza l'arrivo del giorno dopo.
FINE TERZA PARTE
Prima parte Seconda
parte
|