A
carte scoperte
di
Bard and warrior
Ia
parte - IIa parte - IIIa
parte
- STRUTTURA RACCONTO: cross-over tra Xena Warrior Princess e The O.C
- AMBIENTAZIONE: Nel distretto di Los Angeles: Newport Beach. Giorni
nostri.
- PREMESSA: Vi starete chiedendo il perché su un episodio incrociato
unendo due serie apparentemente molto diverse tra di loro?
Beh, ci ho pensato molto anch’io, prima di decidere di elaborare
questa storia, e sono giunta alla conclusione, che come in Xena, anche
in The O.C, vi è un rapporto che si interrompe e rimane irrisolto,
e che io nell’ambito di questa ff vorrei cercare di sciogliere,
anche se con il mio personalissimo punto di vista.
Parlo del rapporto amoroso che è stato passato per televisione
in O.C, tra la protagonista Marissa ed un personaggio secondario:
la bella e prorompente Alex.
Credo che se alcuni di voi hanno avuto modo di vedere il telefilm,
possano concordare con me, che data la durata minima, la superficialità
e la pochezza di contenuti, con la quale è stata trattata una
relazione invece molto seria e complicata, come l’amore tra
due donne (anche se purtroppo, per Marissa era solo un gioco), converrà
con me, che introdurre questo tipo di discorso nell’ambito di
un telefilm, è stata solo una trovata pubblicitaria da parte
degli autori, per non far calare l’audience in un momento in
cui il telefilm, a seguito di varie vicende diveniva di una noia mortale.
L’indelicatezza e il poco tatto con il quale è stato
affrontato il tema da parte degli autori del programma, risulta sotto
certi aspetti addirittura squallida e offensiva per il pubblico, in
quanto prima è stato introdotto il sotterfugio della tresca
tra Alex e Marissa, poi è stato spazzato di colpo via in malo
modo, e definito sempre nell’ambito del telefilm “relazione
contro natura”, per far spazio al nuovo rapporto di coppia che
rinasce tra Ryan e Marissa.
Che bisogno si aveva di fare una manipolazione del genere? Dopo la
partenza di Lindsday, non bastava solo far riavvicinare i due? Perché
coinvolgere una terza persona la quale alla fine sarà l’unica
a non aver fatto niente eppure a pagare solo perché sinceramente
innamorata di Marissa?
In realtà credo che gli autori del programma non volessero
soffermarsi su uno dei tanti aspetti della vita dei teen - agers come
può essere la scoperta di un orientamento sessuale diverso
dalla maggioranza; ma più che altro fare ricorso ad un rapporto
saffico “di convenienza” (come poi si rivelerà
esserlo per Marissa), solo ed esclusivamente per tenere incollati
i telespettatori davanti allo schermo.
Il trattamento riservato al tipo di storia che si stava sviluppando
tra le due e poi interrotto bruscamente per fare spazio al protagonista,
è proprio oggetto della mia ff poiché credo sia ingiusto
chiudere la storia come si è chiusa, ed allora, mi sono detta:
- Perché non provare ad immaginare ( visto che gli autori del
telefilm ce l’hanno servita su un piatto d’argento! )
a come sarebbe andata avanti la storia tra le due, se ci fossero state
circostanze, modi di comportarsi, ed esigenze di audience diverse?
Perché non provare a scrivere di questi due personaggi così
come ho fatto per Xena e Olimpia, evidenziando come la vita di Alex
e Marissa, traendo giovamento dal loro stare insieme, avesse potuto
subire una svolta positiva? -
L’intento del mio racconto, scritto senza scopi di lucro e con
nessuna intenzione di infrangere alcun copyright, è solo ed
esclusivamente creare, un po’ per divertimento, un po’
per giustizia nei riguardi di coloro che ci sono rimasti male, un
finale più congruo e adatto sia per Alex che per Marissa, un
finale che non potrebbe mai andare in onda in televisione per ragioni
economiche e di copione (altrimenti gli autori non potrebbero più
prendersi gioco della sfiga del personaggio di Marissa).
In base a ciò nasce il cross-over con Xena, poiché,
come in ogni storia che si rispetti, vi devono essere dei personaggi
chiave che mandano avanti la storia, anche quando sembra tutto finito.
Saranno quindi introdotti, nell’ambito delle vicende di The
O.C, due personaggi in realtà inesistenti ma che ci servono
per continuare la storia: Helen e Victoria ( dalle fattezze rispettivamente
di Xena ed Olimpia ), che daranno un grande contributo all’evoluzione
della storia amorosa delle due, a dispetto del film che la vede nascere,
crescere e morire in soli quattro episodi.
Spero di essere stata chiara nei miei intenti e comunque in ogni caso
urge una premessa, una sorta di breve riassunto delle puntate che
ho preso in analisi ed ho riadattato secondo la mia visione, per spiegare
da quali basi parto per la ff, perché tutto ciò che
è scritto nel sommario, lo darò per scontato (tranne
l’ultima parte sulla quale incide fortemente la mia rielaborazione),
all’interno della mia storia.
Sommario:
Siamo nella seconda stagione di The O.C, e fin dalla fine della prima,
le coppie storiche del telefilm Ryan e Marissa, Seth e Summer si sono
lasciate. Nella seconda stagione, permane per un po’ il tema
delle “coppie scoppiate”, ed è dato ampio spazio
alle relazioni interpersonali che ogni protagonista stabilisce con
altri personaggi nuovi.
Arriva ad Orange Country una biondina tutto pepe, che prende in gestione
il locale “Bait Shop”, nei pressi del pontile. Questa
ragazza: Alex, sarà oggetto delle attenzioni prima di Seth,
poi di Marissa.
Ryan intanto si innamora di Lindsday, una ragazza giunta a scuola
solo quest’anno che poi scoprirà essere la figlia mai
riconosciuta da Caleb, il patrigno di Marissa.
Seth intanto le cerca tutte per riconquistare il cuore di Summer,
che ormai è impegnata, suo malgrado con Zack.
Un bel giorno, Marissa incontra Alex con la quale entra subito in
amicizia; Alex però sta uscendo con Seth. Saranno vari i colpi
di scena che porteranno Marissa ed Alex ad avvicinarsi sempre di più,
tra questi, la scoperta da parte di Seth della bisessualità
della ragazza; difatti la bionda bacia in presenza di Seth prima un
uomo, poi una donna. Seth, dunque capisce che Alex è bisessuale,
anche se protende di più verso il saffismo, e comprende che
corteggiarla sarebbe solo tempo perso.
Marissa nel frattempo, essendosi infatuata di Alex, la coinvolge nella
sua vita caotica e sbandata, fidanzandosi con lei. L’ignara
Alex purtroppo però, non sa che in fondo al suo cuore Marissa
la sta ingannando, perché nonostante provi dell’affetto
vero nei suoi riguardi, Marissa usa Alex come arma di offesa per far
indispettire la madre Julie con la quale non corre buon sangue, e
sperare di recuperare almeno un po’ l’attenzione di Ryan,
del quale segretamente rimane ancora innamorata.
In un turbinio di circostanze, Summer lascia Zack e corre da Seth,
mentre Lindsday non accetta di essere riconosciuta come figlia di
Caleb, ed è decisa a partire con la madre, nonostante avesse
costruito qualcosa con Ryan. A sua volta Ryan distrutto dalla partenza
di Linsday, decide di andare via per un po’, ma Seth lo prega
di rimanere ancora a Newport; viene supportato da tutti i suoi amici,
compresa Marissa
che approfittando dell’occasione venutasi a creare e della vulnerabilità
di Ryan, gli si avvicina di nuovo, pronta per riconquistarlo, dimenticandosi
completamente che a casa la aspetta Alex ed una vita che lei stessa
trasferendosi dalla fidanzata, ha deciso di accettare. Le cose degenerano
ben presto, quando Alex viene umiliata da Julie, e scopre dove e con
chi Marissa abbia passato la notte. Nonostante le ripetute negazioni
di Marissa che cerca di convincere Alex che tra lei e Ryan non c’è
stato nulla, la ragazza non le crede, e se da un lato intuisce che
probabilmente deve farsi da parte per lasciare Marissa libera, dall’altro
lato, la sua coscienza rifiuta di perderla e in un tentativo estremo
minaccia Ryan; ma quando è l’ora della resa dei conti,
Marissa implora Alex di non dare in escandescenze; le due parlano
e dopo aver rotto il loro fidanzamento, Alex va via scomparendo dalla
vita di Marissa.
N/B:
La storia che vi apprestate a leggere, è ispirata ad O.C, ma
liberamente ideata da me, senza alcun vincolo ne coi personaggi, ne
con la serie stessa.
Inoltre chiedo scusa fin da adesso, se il ruolo che interpretano Helen
e Victoria, sarà più marginale rispetto alla storia
tra Alex e Marissa; va così per questa volta, promettendo che
presto mi dedicherò ad una ff esclusivamente su Xena ed Olimpia!
Dedico
questa fan fiction a tutti coloro che credono che amare sia una cosa
giusta a prescindere dal sesso e dall’aspetto della persona
che si ama, e a tutti quelli che non sopportano i finali tragici!
CAPITOLO 1: INCONTRI INASPETTATI
L’
alba di un nuovo giorno autunnale, irradiava Newport, dandole delle
connotazioni cromatiche molto caratteristiche che andavano dal grigio
al viola, dall’arancione al giallo. Tutto era ancora addormentato,
pochi i mattinieri per la strada che facevano jogging, o portavano
a spasso il cane. Dal mare agitato, si levava una brezza leggera che
spirava lungo tutta Orange Country.
Marissa fu risvegliata da un raggio di sole che penetrava dalla serranda
della sua finestra, e che si posò diritto sulle sue ciocche
color cenere. Si voltò più volte nel letto girandosi
su di un lato e a pancia in giù, ma nulla, non riusciva più
a prendere sonno: era smaniosa. In realtà, non voleva alzarsi
assolutamente dal letto, perché in quel particolare periodo
della sua vita nel quale si trovava, considerava solo la sua camera
e il suo letto l’unica cosa in grado di proteggerla dal mondo
esterno: un po’ un mondo tutto suo, nel quale poteva smettere
di recitare il ruolo di persona solare e ribelle, e lasciarsi trasportare
dalla sua fragilità.
I suoi litigi e la successiva rottura con Ryan, il suo fidanzato,
avvenuti qualche tempo prima l’avevano spossata; alla sua sofferenza
amorosa, si aggiungeva il fatto che pur vivendo sotto lo stesso tetto
di un miliardario: il suo patrigno Caleb Nicol, con sua madre Julie
che odiava dal profondo del suo cuore, e la sorellastra Lindsday,
messa al mondo da Caleb dopo una sua scappatella giovanile, si sentiva
profondamente infelice e sola, frustrata, insoddisfatta della sua
giovane vita.
L’unica persona che per lei rappresentava un porto sicuro nel
naufragio era Summer, la sua migliore amica, che adesso però,
era troppo occupata a gestire la sua nuova relazione amorosa con Zack,
il ragazzo che aveva preso il posto di Seth.
Marissa era una giovane difficile, amante della trasgressione e delle
gioie della vita, una studentessa non troppo brillante. Aveva lunghi
capelli color cenere ed occhi castani, un fisico asciutto e molto
tonico.
Viveva in una villa enorme sulla baia, con un bel giardino ed una
grande piscina, eppure spesso, non sapeva come ingannare il tempo.
Non avendo voglia di scendere di sotto a fare colazione, poiché
non voleva vedere nessuno dei componenti della sua famiglia, decise
quella domenica mattina, in cui le scuole erano chiuse, di rimanersene
in camera; si mise seduta in mezzo al letto, prese il telecomando
dello stereo e lo accese per sentire un po’ di musica. La prima
canzone che le capitò a tiro fu Don’t love you no more
di Craig David - Ma è una maledizione! - strillò battendo
i pugni sul materasso, e ancora più depressa di come si era
svegliata, spense lo stereo e prese in mano la cornetta sperando almeno
di poter fare due chiacchiere con Summer.
- Pronto, ciao Summer, ti ho svegliata? - parlò Marissa appena
sentì sollevare la cornetta dall’altra parte. - Oh, ciao
Marissa! Come va? Beh, in effetti dormivo… Ma cosa c’è,
è successo qualcosa? - rispose con premura Summer. Marissa
si schiarì la voce dicendo: - No, nulla…avevo solo voglia
di fare quattro chiacchiere, sai, qui in casa tira una brutta aria
e…- - E tu sei depressa come al solito eh? - sentenziò
Summer. - Si… - rispose mogia Marissa. Cercando di infonderle
coraggio l’amica le propose: - Perché non fai una bella
cosa? Mi sembra di vedere il sole dalla finestra della mia camera,
esci un poco, fai un giro per la città: devi distrarti Marissa!
- La ragazza stette ad ascoltare in silenzio l’amica che continuò:
- Ascolta, facciamo una cosa: stamattina ho da fare, ,ma oggi pomeriggio
verso le tre, andiamo a prendere un caffé insieme, che dici?
- - Si potrebbe fare… - rifletté Marissa, mentre Summer
incalzò: - Però nel frattempo, cerca di distrarti, ok?
Dai ora vado ci vediamo più tardi. Ciao! - - Ciao… -
rispose Marissa riagganciando il telefono.
Mise i piedi per terra scendendo dal letto, si recò vicino
allo specchio della cassettiera e si specchiò aggiustandosi
i capelli. Si recò verso l’armadio e prese il primo dei
pantaloni che le capitarono tra le mani ai quali abbinò una
semplice mogliettina ed un giubbino; penso tra se e se: - “Forse
Summer ha ragione: se esco mi distraggo!” - e convintasi della
sensatezza di quel consiglio, imboccò le scale per scendere
in cucina, salutò frettolosamente Caleb senza degnare di uno
sguardo sua madre, e prendendo un ciambella filò fuori dalla
porta di servizio.
La brezza le scompigliava leggermente i capelli, Marissa non sapeva
bene dove dirigersi, pensò dunque di andare verso il pontile,
almeno lì avrebbe respirato un po’ di salubre aria di
mare.
Mentre camminava svogliatamente, con la testa tra le nuvole, non si
accorse di essersi messa sulla traiettoria di una ragazza che faceva
Jogging, la quale a sua volta neppure lei vide Marissa, così
in poco tempo, vi fu uno scontro tra le due. - Accidenti, scusami!
- le disse la ragazza che si rialzò prontamente, porgendo a
sua volta la mano a Marissa per rialzarsi. - No, scusami tu, ero soprapensiero!
- disse Marissa stringendo forte la mano che la incitava ad alzarsi,
e solo allora alzò la testa fissando negli occhi la sua interlocutrice.
Marissa poté notare che la ragazza era non molto alta, con
gli occhi verdi e i capelli biondi a caschetto corti, fisico molto
prestante.
La ragazza si sistemò risistemò l’asciugamano
sulle spalle e disse: - Mi sono accorta che eri soprapensiero! Qualcosa
non va? - - No, nulla, tutto ok! - sorrise Marissa - La ragazza le
porse di nuovo la mano stavolta per presentarsi: - Piacere: Victoria!
-
Dopo un primo istante di esitazione la ragazza strinse vigorosamente
la mano di Victoria presentandosi: - Marissa! - Victoria la fissò
un attimo negli occhi, percependo che forse qualcosa non andava, così
insistette: - Sei sicura che stai bene? Mi sembri alquanto sconvolta!
- - Si, ti ringrazio! - rispose Marissa mascherando il suo disagio.
Victoria guardò le lancette del suo orologio, si abbottono
la maglia della tuta poi disse: - Beh, è tardi, devo andare:
A presto! - e riprese a correre sparendo così come era riapparsa.
- Però! Sono incredibili gli incontri inaspettati che si fanno
per la strada! Simpatica quella ragazza! - e si incamminò per
ritornare a casa, notando che nella vecchia catapecchia che c’era
di fronte al pontile, della gente si affaticava a rassettare. - Che
strano! - pensò andando via.
Un
nuovo giorno di scuola attendeva Marissa che accompagnata come al
solito da Summer, faceva ingresso nell’edificio dell’Hrboor
High School recandosi verso gli armadietti.
- E così ieri mattina hai incontrato… o meglio ti sei
scontrata con una ragazza? - le chiese Summer apprendendo la storia
dell’amica. - Si! Per poco non ci schiantavamo! Era mingherlina,
ma è riuscita ugualmente a buttarmi a terra! - constatò
Marissa - Un corpo in veloce movimento che segue un traiettoria ha
un impatto verso un altro corpo sulla sua stessa traiettoria molto
violento, anche se l’altro corpo è in stato di quiescenza!
- disse Summer chiudendo il suo armadietto ed appoggiandovisi vicino,
per poi dire: - Hai dimenticato che oggi c’era l’interrogazione
di fisica? Mi auguro tu abbia Studiato! - la prese in giro l’amica.
- Ma porc… Me ne sono dimenticata! - esclamò Marissa
poggiando desolata la schiena vicino l’armadietto.
- Ciao Marissa! - la salutò una tipa passando. - Ciao! - rispose
cordialmente Marissa, per poi voltarsi verso Summer e dire : - Boh?
Chi la conosce! - Ma il suo atteggiamento mutò quando vide
il volto dell’amica: - Ah, è quella con la quale mi sono
scontrata ieri! - Summer guardò prima la ragazza che si allontanava,
poi attonita l’amica, e disse: - Si da il caso che “quella”
come la chiami tu si chiami Victoria Pratt, ed è un astro emergente
della squadra di pallavolo “Los Angeles girls”, nonché
studentessa modello… insomma Marissa, è una che nella
vita ci sa fare! Non come noi che siamo sempre piene di problemi e
di guai, così grandi da essere utilizzati come pretesto per
non studiare… Cavoli Che stile! - osservò con meticolosa
attenzione Summer - Ma se è vestita esattamente come noi! -
si lamentò Marissa guardando il suo abbigliamento da capo a
piedi - Si, ma lo stile… quello noi non lo abbiamo! - parlò
estasiata Summer.
Marissa la fissò, e Summer sembrava quasi adorante sospirò
facendo spallucce e disse: - Sarà… - come rinvenendo
da un sogno Summer concluse:- Beh, io vado a dopo Coop! -
Marissa salì le scale, e chiamò la ragazza bionda: -
Ehi, Victoria! Aspetta! - Victoria si voltò, e gentilmente
chiese: - Cosa c’è? - - No, nulla, ma è la prima
volta che ti vedo qui! Sei nuova vero? Studi qui? - chiese Marissa
incuriosita più per l’ammirazione di Summer nei riguardi
di Victoria che per suo reale interesse nei confronti della stessa.-
Beh, si lo so, ho appena vinto una borsa di studio ed oggi è
il mio primo giorno di scuola qui a Newport! A proposito, sono nella
IV B! - rispose sorridendo Victoria - Sul serio? Che coincidenza,
è la mia classe! Allora andiamoci insieme, ti presenterò
io ai compagni! - concluse Marissa.
CAPITOLO 2: PIACEVOLI NOVITA’
Era
ormai trascorso qualche mese da quando Marissa e Victoria erano diventate
amiche. Marissa smise di essere scettica e prevenuta nei riguardi
di Victoria, anzi, si aprì molto con lei, rivelandole i drammi
della sua vita, i suoi disagi sociali, i suoi problemi con l’alcol,
con la cleptomania, e la storia finita con l’amore più
grande della sua vita: Ryan, ma nonostante tutto, Victoria si dimostrò
sempre comprensiva nei suoi riguardi. L’influenza di Victoria
non servì a mitigare il temperamento ribelle ed istintivo di
Marissa, ne i suoi voti a scuola, ma servì senz’altro
al suo morale perché la loro amicizia coincise con il periodo
in cui, per varie problematiche, legate anche all’intromissione
di Seth, nel rapporto di Summer e Zack, la sua migliore amica non
le fu completamente vicina, ma in Victoria ne trovò una valida
alternativa.
I loro rapporti erano diventati più assidui, si frequentavano
anche al di fuori della scuola e organizzavano pomeriggi insieme;
e fu proprio in uno di quei pomeriggi, organizzati in un bar per fare
merenda prima di tentare di studiare, che accadde una cosa per Marissa
del tutto inaspettata.
Era seduta sola ad un tavolino del bar, sorseggiando un bicchiere
di coca cola, quando un tipo le si avvicinò, sedendosi e cominciando
a infastidirla; quando sembrava che Marissa stesse per scoppiare,
il tipo si sentì una mano che gli stringeva forte la spalla
destra, così si voltò dicendo: - Cosa cavolo vuoi? -
Marissa alzò gli occhi e si trovò di fronte due bellissime
ragazze, una alta, mora con gli occhi azzurri, ed un fisico possente,
l’altra più bassina, bionda con gli occhi color cielo
e con un fisico atletico e curato. Non passò molto prima che
la mora prendesse parola e dicesse: - Hai sentito? Ha detto che non
gradisce le tue avances! Vattene via! - La bionda la trattenne per
un braccio e le si rivolse: - Cerchiamo di rimanere calme ok? - La
mora fece per allentare la presa, ed il tipo scappò via uscendo
dal locale, così la mora colse l’occasione dicendo alla
sua interlocutrice: - Corro a prenderlo! - e scattò felina
con una risata sardonica.
Prima che uscisse dal locale, la sua amica le si rivolse ironica:
- Helen! Hel! Io non capisco perché ti debba sempre atteggiare
a difensore degli oppressi! - la mora si voltò, gesticolò
come per dirle “è più forte di me”, sorrise
e il suo sorriso fu ricambiato, poi uscì dal bar. La bionda
rimasta attonita disse: - Contenta tu !?! - poi si sedette soprapensiero
allo stesso tavolino di Marissa, che intanto la guardava stranita,
mentre bofonchiava tra se e se: - Poverino! Non oso immaginare se
Hel lo becca a tiro! - e molto discretamente cominciò a sorseggiare
il caffé che fino ad allora aveva tenuto in mano. Marissa allora
le si rivolse: - Sbaglio o non sei di qua? Conosco tutta Newport e
non ti ho visto prima! - La ragazza le rispose concisamente: - No,
non sbagli affatto! - e continuò a sorseggiare la bevanda.
- Beh, comunque ringrazio te e la tua amica: mi avete tolto da un
impiccio! - esordì nuovamente Marissa. La ragazza misteriosa
fece un cenno di assenso col capo posando la tazzina, poi disse: -
Aspetti qualcuno? - - Marissa annuì spiegando che aspettava
la sua amica, ma che ormai visto l’orario non sarebbe più
arrivata.
Contemporaneamente all’affermazione di Marissa, la porta del
locale si aprì lasciandovi entrare Victoria che subito la raggiunse,
appena in tempo per vedere la ragazza alzarsi senza dire una parola
ed andare verso l’uscita. Marissa richiamò la sua attenzione
chiedendo: - Ehi, ma come ti chiami? - Imboccando l’uscita la
ragazza rispose: - Mi chiamo Alexandra, ma tutti mi conoscono come
Alex! - e richiuse la porta dietro di se.
- Che tipi strani frequenti! - esclamò Victoria sedendosi ed
osservando con la coda dell’occhio la ragazza che si era fermata
ad aspettare l’amica al di fuori del locale.
- E non hai visto l’amica! - sorrise divertita Marissa giocherellando
con la cannuccia prelevata dal bicchiere. Poi aggiunse: - Cara Vicky,
sono ormai quattro mesi che sei a Newport, ed ancora non hai capito
che qui la stranezza è di casa! Anche tu eri strana all’inizio!
- Vicky che stava bevendo il suo succo di frutta, alzò lo sguardo
fissando Marissa e disse: - Strana? Cosa vuol dire strana, non mi
conoscevi! E comunque spero mai fino a quel punto! - rispose con finto
tono arrabbiato Vicky puntando l’indice della sua mano contro
la porta dalla quale era uscita poco prima Alex.
- E dai scherzo! - la canzonò Marissa che continuò:
- Intorno a te vedevo solo un’ombra di mistero, che ora non
vedo più! - -Per forza, ora mi conosci come conosci le tue
tasche! - la stuzzicò Vicky - Si, può darsi che non
ti conoscessi, ma ora ti conosco e ne sono molto contenta! E chi se
lo aspettava che io povera sfigata infelice, nella mia malasorte,
avessi trovato un’amica che non necessariamente dovesse essere
Summer? - constatò Marissa, che di colpo perse il sorriso.
A Victoria non sfuggì questo particolare e quindi le chiese:
- Cosa c’è? - Marissa divenendo seria le confidò:
- Ad ogni modo… stamattina ho ricevuto proprio un durissimo
colpo! Sai, ho intravisto Ryan in giro per la strada, ed era in dolce
compagnia…- Victoria chiese: - Chi Ryan il tuo ex? E con chi
era? - - Con la mia cara sorellastra Lindsday… Accidenti, ci
mancava solo lei ad incasinare la mia vita! - - Non puoi soffrirla?
- le chiese incuriosita Victoria.- No, per nulla! Diciamo che questo
argomento è l’unico sul quale io e mia madre andiamo
d’accordo! - sospirò Marissa. - Comunque mi spiace, so
quanto tenevi a Ryan… - la consolò Victoria.
Marissa rifletté un attimo poi disse: - Già… Ma
ormai la nostra storia è finita. E’ un capitolo chiuso,
e quel che ho visto stamattina me lo dimostra! Per lui la nostra storia
è morta e sepolta nel più profondo dei cimiteri! Ma
sai cosa c’è? - si fermò un istante per poi concludere
con ritrovata grinta: - C’è che sono stanca di struggermi
in questo mio dolore! Andiamo, sono giovane, avrò mille altre
possibilità di amare nella vita! Nel frattempo voglio guardare
avanti, voglio divertirmi, voglio fare tutto quello che mi piace!
Voglio frequentare chi voglio quando voglio! Voglio vivere ancora!
-
- Ecco! Questo è lo spirito giusto! - esclamò Vicky.
Nel frattempo un cameriere passò di lì per rassettare
su un tavolino poco distante, Marissa si voltò e con molto
brio gli chiese: - Per favore, puoi portarmi una birra? -
Vicky la fissò sbalordita: - Bel modo per ricominciare! - la
rimproverò. - E dai! Brindo solo alla mia nuova vita! - rispose
Marissa sorridendo.
- Beh, almeno l’intento è buono! - sospirò Victoria
rassegnata al fatto che Marissa era sempre la stessa nevrotica casinista
di quattro mesi prima.
- A proposito, domani sera che fai? - chiese Marissa cambiando discorso.
- Devo allenarmi sia stasera che domani, ma domani mi sbrigo prima,
sai fra poco ho un’importante partita. Perché? - chiese
curiosa Vicky. - No, volevo proporti un giro per la baia. Ci sarà
anche Summer che vorrebbe fare una bella rimpatriata prima di partire
con Zack per l’Italia. Le farebbe piacere se venissi anche tu:
lei ti adora, e si gloria ogni volta che esce con te! Si sente più
importante! - - Non deve: sono un essere umano come voi, non un mostro
sacro! - la prese in giro Vicky. - Si, ma vallo a ficcare in testa
a lei! - ribatté Marissa gesticolando.
Vicky sorrise guardando l’orologio, poi si alzò, salutò
Marissa e disse: - E’ tardi ora scappo! - E Marissa alzò
una mano per salutarla.
Marissa rimase da sola con la sua birra, ancora un po’ nel locale,
e le capitò di ripensare a quelle due strane ragazze che aveva
incontrato poco prima, così sorrise, ma il suo sorriso si trasformò
in rabbia, quando gettando uno sguardo fuori dal locale notò
passare Ryan e Lindsday mano nella mano, abbracciati. Tuttavia si
ricordò della promessa fatta a se stessa poco prima, prese
la borsetta ed uscì dal bar, decidendo di andarsi a comprare
un costoso vestito, dato che quando era nervosa fare shopping la calmava,
e poi doveva pur sperperare in un modo i soldi della carta di credito
datigli dalla sua odiosa madre.
L’indomani
sera era giunto presto, e Marissa era nella sua camera, che si stava
preparando, per uscire con le amiche. Tirò fuori dal suo guardaroba
una lunga gonna nera di stoffa, un maglioncino di pizzo color lilla,
ed un giubbino di quelli corti, sempre nero. Si vestì celermente
e diede un ritocco al suo make-up, poi scese di corsa le scale. -
Buonasera a tutti! - disse frettolosamente infilando la porta, ma
sua madre uscì dalla cucina e le disse: - Perché non
ceni con noi? - - Forse perché non mi va? - la provocò
Marissa, che chiuse la porta dietro di se, e filò di corsa
via.
Marissa, Vicky e Summer, passeggiavano parlottando sul pontile affacciandosi
di tanto in tanto per sentire il mare che si frangeva al di sotto
di esso. Ad un certo punto, Summer si voltò verso la strada
e con sua somma sorpresa esclamò: - Guardate quelle luci: provengono
dal locale laggiù! - Le altre due si voltarono per vedere,
quindi Vicky considerò: - Che strano, sono quattro mesi che
abito qui, e non l’ho mai visto aperto prima di stasera! - -
Io invece ho visto gente che ci lavorava qualche giorno fa, e si affannavano
anche tanto! - concluse Marissa, per poi aggiungere: - Beh, perché
non andiamo a vedere di cosa si tratta? -
Senza pensarci due volte, colme di curiosità, le tre si avvicinarono
all’edificio, la cui forma era molto strana, sembrava una specie
di pagoda cinese, o almeno quella era l’impressione che faceva
vedendone il tetto a forma di grande cappello; mentre dell’interno
si intravedeva ben poco, e tutto in prevalenza filtrato dalle luci
rosse, viola, arancioni e blu, che soffuse erano accese all’interno.
Era inconfondibile invece, il baccano che proveniva dall’interno,
accompagnato dal vociferare dei passanti incuriositi, che commentavano
l’apertura di quel posto. - I nuovi gestori devono aver operato
un vero e proprio miracolo! - constatò Summer.
Marissa sollevò il capo, e vide che sopra di lei giganteggiava
un’insegna luminosa, la cui luce blu fluorescente lasciava intravedere
con intermittenza la scritta “Bait Shop”.
- Che nome carino per un locale! - esclamò; nel frattempo Vicky
notò una locandina all’ingresso e cominciò a leggerla:
- “Festeggiamo insieme l’inaugurazione del Bait Shop:
vieni anche tu ed avrai l’ingresso omaggio con consumazione
e musica dal vivo a soli 5 dollari!” - Non credendo alle loro
orecchie, le altre due si avvicinarono per dare una sbirciatina alla
pubblicità. Un’idea balenò nella mente della geniale
Marissa: - Ragazze! Allora, perché non approfittiamo di questa
grandiosa occasione? Non vorrete mica lasciarvi scappare una serata
del genere? - disse tutta infervorata.
- Non vorrai mica fartela scappare? - ironizzò Vicky urtando
Summer e prendendosi gioco di Marissa.
- Andiamo! - concluse Marissa avviandosi verso il corridoio di ingresso,
e sparendo dalla vista di Victoria e Summer. - Ma dove sarà
andata quella pazza adesso? - chiese Summer. - Non chiedermelo, la
conosci da più tempo di me, dovresti sapere che non resiste
al rischio ed all’ignoto! - - Beh, entriamo pure noi allora!
- concluse Summer. Dopo poco però, anche Summer e Victoria
si persero.
La semioscurità dell’ingresso sparì di colpo,
rivelando agli occhi di Marissa, un’atmosfera gioiosa e frizzante,
sollecitata anche dai ritmi rock della band che quella sera suonava
nel locale. Il suo primo istinto fu gettarsi in pista nella mischia
e ballare, ballare fino allo stremo.
Approfittando
dell’assenza delle amiche, Vicky si reco al bagno per darsi
una rinfrescata. Vi entrò dentro e si recò verso l’unico
lavabo che non fosse occupato, cominciando a lavarsi mani e viso.
Accanto a lei, una ragazza molto alta si stava rifacendo il make-up.
Victoria, la ignorò completamente, almeno finché non
successe qualcosa di del tutto inaspettato, complice anche il phon
elettrico per asciugare le mani, posto al centro dei due lavandini.
Accadde infatti che mentre Victoria si asciugava le mani, anche l’altra
ragazza allungò distratta le sue per asciugarle, con il risultato
di un vero e proprio scontro. - Scusami tanto! - disse Vicky desolata.
- No! Scusami tu, ero distratta! - le disse l’altra, che la
guardava dritta negli occhi.
Vicky era imbarazzata, aveva lo sguardo basso, moriva di vergogna,
ma ad un tratto si sentiì prendere la mano e tirarla sotto
il getto di acqua fredda. - Cosa fai? - chiese allarmata Victoria.
- Temo di averti procurato un profondo taglio a causa delle mie unghia
lunghe… - le rispose l’altra, per poi continuare: - Non
ti preoccupare, ora disinfettiamo e mettiamo un cerotto! - - Ma non
è nulla! - constatò Vicky.- Fa nulla, sempre meglio
disinfettare! - incalzò l’altra. Presto tutto il supplizio
per Victoria fu finito, ed ella si ritrovò a dover dire, sempre
più imbarazzata alla sua premurosa interlocutrice: - Grazie…
come posso sdebitarmi? - La ragazza le mise una mano sulla spalla,
mentre l’altra mano la poggiò sotto il suo mento e delicatamente
lo spinse in su, cercando di far incrociare le sguardo di Victoria
con il suo. Le disse soltanto: - L’unico modo che conosco per
farti sdebitare, è quello che tu mi faccia un bel sorriso!
- E Vicky fu costretta a guardarla, ma appena incrociò il suo
sguardo, non poté credere ai suoi occhi: si trovò di
fronte ad una ragazza alta, con un fisico statuario e possente, ed
i lunghi e folti capelli neri, ed in breve si specchiò nel
mare dei suoi occhi, e dischiuse un timido sorriso. - Oh, finalmente
non guardi più solo le mie scarpe! Hai degli occhi molto belli,
lo sai? - le disse la ragazza. Victoria, non riuscendo a sostenere
la situazione, abbassò nuovamente lo sguardo. - Perchè
abbassi lo sguardo di nuovo? Ti do forse troppo imbarazzo? - le chiese.
Arrossendo vistosamente Victoria farfugliò: - N.. No! Ma che
dici! - - Oh, beh, a me invece sembra proprio di si… Comunque
piacere, mi chiamo Helen! - le disse la ragazza porgendole la mano
e cercando di metterla a proprio agio. Victoria afferrò con
delicatezza la sua mano e disse: - Piacere, Victoria! - - Victoria?
Che bel nome! - scherzò Helen, per poi continuare: - Ascolta,
se sei sola, ti va di sederci insieme ad un tavolino, così
mi onori un po’ della tua compagnia? - Victoria cominciò
ad inalberarsi, strabuzzò gli occhi, e cercò di parlare
esternando la propria disapprovazione, ma prima fu anticipata dall’altra:
- Oh, ti prego, non fraintendere! La verità è che il
locale è di una mia amica ed io sono stata invitata, ma ora
lei sta lavorando e non può darmi retta, dato che sono sola
e non conosco nessuno in città, che ne dici se scambiamo due
chiacchiere? - - Ah, mi stavo preoccupando! Quand’è così,
ok! Ma bada, anche io sono nuova di Newport e non so ancora tanti
pettegolezzi! - scherzò Victoria con maggiore serenità.
- Oh, va bene lo stesso! Possiamo parlare comunque del più
e del meno! - E le due uscirono insieme dal bagno, cercando un posto
tranquillo per parlare.
Marissa
si sentiva esausta dopo aver dato fondo a tutte le sue energie, la
musica del gruppo che suonava le piaceva particolarmente, ed avrebbe
continuato a ballare se solo ne avesse avuto le forze, ma così
non fu, ed abbandonò la pista recandosi verso il bancone del
bar per rinfrescarsi e sedare la sete.
Si sedette dunque su uno sgabello, si pulì le perle di sudore
che le incorniciavano la fronte e chiese alla barista voltata di spalle:
- Scusa, ti spiace darmi una birra? - La ragazza voltata le rispose:
- Certo che te la do, scusa solo un secondo! - e continuò a
svolgere le sue faccende. Poco dopo la barista prese un bel bicchiere
profondo, lo riempì di birra alla spina e lo poggiò
in un piattino, a sua volta poggiato in un vassoio, al quale aggiunse
una scodella con dei salatini ed altri stuzzichini vari. Mentre ancora
stava ultimando l’ordinazione, alcune persone le si avvicinarono
e dissero: - Ciao Alex! Ancora auguri per il locale! - Alex si voltò
con il vassoio in mano e fece per ringraziare cordialmente, ma la
sua attenzione fu richiamata da Marissa che sbigottita esclamò:
- Alex? - Alex si voltò verso Marissa poggiando il vassoio
sul banco e chiedendole: - E’ tua la birra vero? - - C…Certo!
- balbettò sorpresa Marissa, che rimase letteralmente senza
fiato nel constatare la bellezza della persona che le stava di fronte,
e che l’altro giorno, un po’ per la linea difensiva adottata
dalla stessa Alex, un po’ per distrazione non aveva avuto modo
di notare. Aveva i lineamenti del viso perfetti, i suoi profondi occhi
azzurri erano molto espressivi, aveva la folta chioma bionda lunga
legata con uno chignon, ed una ciocca blu che scendeva al lato del
volto. Il suo fisico era molto curato. Marissa non poté far
a meno che riconoscere a se stessa, che quella ragazza era davvero
bella. - Ci conosciamo? - chiese Alex avvertendo l’insistente
sguardo di Marissa su di lei. - Oh, si! - esclamò Marissa,
per poi continuare: - Ricordi il Dry Dock? Ieri ci siamo incontrate
lì, e tu e la tua amica mi avete tolto di torno un rompiscatole!
Non ho parole per ringraziarvi!- - Ah, si! - disse Alex, cominciando
a focalizzare l’episodio, per poi dire: - Beh, non dovresti
ringraziare me, Ha fatto tutto Helen! Spero solo non l’abbia
mandato al pronto soccorso! - rispose Alex, pulendo con un panno il
bancone.
Il dialogo tra le due si interruppe, eppure Marissa sentiva in cuor
suo che voleva continuare a parlare con quella persona, ma non sapeva
proprio cosa dire, così, guardandosi intorno, prese a parlare
della prima cosa che le venne in mente: - Allora, questo è
il tuo locale? - chiese. Alex rispose: - Beh, non esageriamo: non
proprio mio! Io l’ho preso solo in gestione! Non avrei tutti
i soldi che servono per rilevare questo posto dal proprietario! -
Sorridendo Marissa disse: - Ieri mi dicesti che non eri di qua…
ma dato il fatto che hai aperto un locale, posso intuire che hai deciso
di fermarti per un po’ a Newport? - - Beh, puoi vederlo da te:
Ormai il locale è bello e inaugurato! - rispose Alex. - Speriamo
allora che sia sempre pieno così! - esclamò Marissa
cominciando a bere. - Già… - sospirò Alex, poggiando
entrambe le mani sul bancone e guardando il gruppo sul palco, che
nel frattempo aveva cominciato a suonare canzoni più soft.
- Sai… - le disse Marissa sgranocchiando i salatini, per poi
ultimare: - E’ uscito fuori proprio un bel localino; era chiuso
da non so quanti anni ed ora mi sembra un sogno vederlo aperto! -
- I sogni a volte possono diventare realtà! - le disse Alex
fissandola, con un filo di nostalgia nella voce.
- A proposito: - Io mi chiamo Marissa: non abbiamo ancora avuto modo
di presentarci! - le disse tendendole la mano. Alex la afferrò
vigorosamente rispondendo: - Piacere Al…ops, credo che tu sappia
già molto bene il mio nome! - ed entrambe risero di gusto.
Poi Alex le chiese: - A proposito, sei venuta da sola? - - No! Sono
venuta con due mie amiche, ma non le vedo più in giro! - sorrise
parlando Marissa. - E’ molto strano: il locale è estremamente
piccolo! Come si fa a perdersi praticamente in 50 metri di spazio?
- constatò Alex. - Dai, non pensarci, non fa nulla: se mi vogliono
mi cercano loro. Io per ora sto bene dove sto! - disse Marissa.
- Sempre ammesso che nel frattempo non si siano accoppiate con qualcuno…
in tal caso… sarebbe inutile che tu le aspettassi! - scherzò
Alex. - Ma chi? Parli di Summer e Victoria? Ma non farmi ridere! -
scherzò a sua volta Marissa, che però dovette spiegarsi
meglio, dato lo sguardo interrogativo di Alex, così concluse:
- Voglio dire, Summer è subissata dai suoi problemi amorosi!
Vive una vita incasinata e non penso ci tenga a complicarsela ulteriormente.
Quanto a Vicky, beh, per lei non esistono altri amori al di fuori
della pallavolo e dei suoi adorati libri! - Alex sorrise incrociando
il suo sguardo con quello di Marissa, poi le chiese: - E tu? Che ami?
-
Marissa diventò di colpo seria: nella sua mente tornò
come un vivido flashback il ricordo di Ryan e Lindsday mano nella
mano, ed il suo sguardo si incupì.
Alex la osservò intuendo il suo repentino cambiamento di umore,
e seriamente le disse: - Scusa, non volevo essere invadente…
- Marissa che intanto aveva abbassato lo sguardo, lo rialzò
lievemente accompagnandolo ad un cenno di assenso del capo; poi guardò
l’orologio e disse: - Accidenti! E’ proprio tardi! Devo
recuperare quelle due e volare a casa, sennò chi la sente la
cara mammina! - e detto questo prese il portafogli dalla borsetta
per pagare la sua consumazione. Poggiò i soldi sul banco e
si fissò ancora una volta a guardare Alex. Alex a sua volta
fissò prima i soldi, poi Marissa, prese la banconota in mano
e contemporaneamente la mano dell’altra, e gliela aprì
delicatamente restituendole i soldi. Marrisa la fissava perplessa,
così Alex le disse semplicemente: - Non devi! Stasera per te
offre la casa! - Marissa sfilò delicatamente la sua mano dalla
mano di Alex e disse : - Sono ancora una volta in debito con te: grazie!
Spero di rivederti presto. Ciao! - Alex la vide allontanarsi e sollevò
un braccio per salutarla, la osservò uscire dal locale cominciando
ad avvertire una strana sensazione farsi largo in lei.
CAPITOLO
3: SENTIMENTI A CONFRONTO
Una
splendida giornata di sole, nonostante il freddo del mese di gennaio,
faceva da cornice ad una mattina di relax per Marissa e Victoria,
che incontratesi alla villa di Caleb Nicol, stavano sedute sul letto
della stanza di Marissa ad ascoltare distrattamente musica e a raccontarsi
quella che era stata la loro serata. - Lo sai? Ieri sera mi è
capitata una cosa incredibile! - Raccontò entusiasta Victoria.
- Ah si? Mai quanto quello che è successo a me! - rincarò
la dose Marissa. - Tu dici? - la sfidò Vicky. Marissa la guardò,
cercò il telecomando e spense lo stereo, poi disse: - Avanti,
racconta! - Vicky sorseggiò la cioccolata calda, che l’amica
le aveva preparato, poi si schiarì la voce e cominciò
a raccontare: - Tutto è cominciato quando ho perso di vista
sia te che Summer…approfittai per andare al bagno, per darmi
una sistemata e chi vi ho trovato lì? Una stupenda ragazza
che mi ha invitata a passare la serata con lei! - -Wow! E tu? - chiese
infervorata Marissa. - All’inizio non mi andava… mi sembrava
una cosa alquanto ambigua, ma poi mi sono convinta, ed ho trascorso
il resto della serata a chiacchierare e a divertirmi con lei! - le
spiegò Victoria. - Oh bene! Sono contenta! - rispose Marissa,
che iniziò col prenderla in giro: - Ma ti stai buttando sull’altra
sponda? - le disse ridendo. - No, no! - arrossì Vicky che concluse:
- Comunque pensavo che se mi trovassi particolarmente bene, e se il
nostro rapporto sfocia in un qualcosa di più profondo, non
vedo chi può impedirmi di farlo! - constatò seriamente
Vicky. - Si, è giusto! - osservò Marissa. - A proposito.
Tu invece che hai fatto che sei sparita nel nulla? - le domandò
Vicky per sviare l’imbarazzante conversazione. - Ho rivisto
Alex! - rispose contenta Marissa. - Alex? ma chi? Quella tipa strana
del Dry Dock? - - Si proprio lei! E comunque non è affatto
strana, o meglio non lo è più di tanto rispetto all’altra
gente! - - E così ora te la difendi anche? Ohi Ohi, sento odore
di buone nuove nell’aria! - concluse Vicky restituendo la battuta
di poco prima a Marissa. - Dai, smettila! Sto solo dicendo che è
simpatica e gentile… Se non fosse stato per lei, ieri sera mi
sarei annoiata mortalmente!! - sorrise parlando Marissa. - Cara Marissa,
ti comunico ufficialmente che stiamo per attraversare l’altra
sponda! - scherzò Vicky alzandosi dal letto ed andandosi a
sedere sulla sedia vicino alla scrivania. Marissa la seguì
con lo sguardo, prima di ricordarsi per qualche attimo del volto e
gli occhi espressivi di Alex, quelli occhi profondi che proprio non
riusciva a cancellare. - Ma dai non dire scemenze! Sai benissimo che
oltre Ryan per me non esiste più nessuno! - si giustificò,
scuotendo la testa e tentando di scacciare quel pensiero dalla sua
mente. Vicky esordì dicendole: - Seriamente, passeresti all’altra
sponda? - - No! Sai bene come la penso: non posso cancellare il mio
passato con un colpo di spugna per mettermi con la prima donna che
incontro! - parlò seriamente Marissa.
Ma dimmi, com’è la ragazza che hai conosciuto? - chiese
Marissa rimettendo gli occhiali da sole sugli occhi. - Oh… è
bella, alta, occhi chiari, capelli neri, fisico possente… mi
ha detto che insegna arti marziali! - raccontò ancora Victoria.
- E come mai era al Bait Shop ieri sera? - incalzò Marissa
- Perché è un’amica della persona che gestisce
il locale… - rispose Victoria - Sul serio? - sgranò gli
occhi Marissa per poi dire: - Non è che per caso questa persona
si chiama Helen? - - Si! Ma tu come lo sai? - chiese Vicky. - Semplice,
è lei l’energumena che mi ha tolto la seccatura di quel
tipo al Dry Dock! - - Ciò significa che Alex ed Helen sono
amiche? E che Alex gestisce il Bait Shop? Giuro mi sarei aspettata
tutto tranne questo!! - parlò sorpresa Victioria. - Il mondo
è pieno di sorprese Vicky! - sospirò Marissa, che si
interruppe un istante bagnando le labbra nella sua cioccolata, poi
riprese: - Ad esempio, non si può dire che a Summer la serata
sia andata bene! - - E perché? - chiese incuriosita Victoria.
- Ha incontrato Seth che ci ha provato di nuovo con lei! Era molto
imbarazzata, così è uscita di corsa dal locale ed è
tornata a casa, mentre Seth è rimasto solo. Chissà dove
sarà andato a fare danno quello scemo! - parlò Marissa
e le due sorrisero insieme a crepapelle, poi continuò: - Per
una serie di intoppi, è stata costretta a spostare anche il
suo viaggio in Italia con Zack… - - Poverina Summer! Non la
invidio proprio! - concluse Victoria.
- Comunque al Bait Shop intendo tornarci al più presto! - disse
Marissa tornando al discorso sulla sera prima divenendo molto seria.
- Io ti seguo a ruota! - ultimò Victoria, che si voltò
verso la sua sacca e vi tirò fuori un libro, poi disse: - Ora
però studiamo un po’, ok? - - Se proprio non abbiamo
altra alternativa… - sbuffò Marissa.
Il
campanello di casa di Alex suonava all’impazzata, quasi come
se la persona al di fuori della porta volesse gettarla giù.
Alex fu svegliata dal suono infernale, si alzò di soprassalto
dal letto, ed indossando di corsa il pantalone del pigiama si precipitò
ad aprire. - Chi diavolo sarà che butta giù la porta?
- disse alterata. Quando aprì la porta si ritrovò davanti
Helen. Un guizzo di rabbia passò attraverso i suoi occhi, fece
accomodare l’amica e richiudendo la porta dietro di se disse:
- Ma sai che ora è? - e si lasciò andare ad un grosso
sbadiglio. - Buongiorno a te, si tutto bene grazie: serata ok! - la
prese in giro Helen tirando fuori dalla borsa un pacchetto caldo e
profumato di vaniglia. - E chi te lo ha chiesto! - rispose Alex stiracchiandosi.
- Va bene, so che sono le 11 del mattino, e che ciò per te
significa aver dormito solo per 5 ore, ma devo raccontarti una cosa
bellissima che mi è successa ieri sera! - si giustificò
Helen. - Spero sia una cosa vitale, altrimenti non ti perdono di avermi
svegliata! - la punzecchiò Alex - E dai non fare la scorbutica,
ti ho portato le ciambelline fritte che ti piacciono tanto! - le rispose
Helen fissandola con due grandissimi occhioni. Disarmata di fronte
a quello sguardo, Alex sorrise, abbandonò la sua aria da dura
e scherzando disse: - Mi hai portato le ciambelline per darmi il contentino!
- Poi si sedette sul divano sbadigliando, aveva i capelli ancora arruffati
dal sonno e le orecchie poco disponibili all’ascolto, ma capì
che tanto Helen si era stanziata lì per ora, e non se ne sarebbe
andata finché non le avrebbe raccontato cosa era successo.
La sua unica speranza era quella che presto Helen andasse in palestra,
così da toglierle il disturbo. Tra Alex ed Helen c’era
molta confidenza, perché entrambe erano scappate via dal loro
paese di origine, per cercare di migliorare la loro vita. Avevano
fondato praticamente una famiglia insieme, pur essendosi conosciute
a Los Angeles circa tre anni prima, ed ognuna delle due puntava sull’altra.
Helen era orfana, mentre Alex era scappata dai suoi genitori per un
capriccio adolescenziale, ma da allora non aveva più fatto
ritorno a casa. Era naturale dunque che Hel sapeva di poter svegliare
Alex, come Alex sapeva che Helen aveva bisogno di un consiglio in
quel momento, altrimenti non i sarebbe mai permessa di disturbarla
a quell’ora. - Allora cosa dovevi dirmi di tanto importante
da non poter attendere fino a oggi pomeriggio? - la incitò
a parlare Alex. Helen, conoscendo a menadito la casa di Alex, si recò
verso il frigorifero e vi prese un bicchiere di latte, poi si sedette
comodamente sul divano e cominciò a raccontare: - Ieri al locale
ho conosciuto una ragazza… - esordì. - E tu mi svegli
di prima mattina per parlarmi una ragazza? Sai benissimo che sono
agnostica all’amore in questo periodo! - la interruppe l’amica.
- Guarda che non voglio presentartela, piace a me! - puntualizzò
Helen. - E dunque? - disse Alex spronandola a continuare. - Dunque,
ho conosciuto questa ragazza e ho parlato con lei per molto tempo
ieri sera… sono giunta alla conclusione di provare qualcosa
per lei! - raccontò seria Hel. - Ma non farmi ridere, non hai
mai creduto all’amore a prima vista! - si burlò di lei
Alex. - Al, sento che è diverso stavolta, non so spiegarlo,
ma è così! Per favore, possiamo parlarne seriamente?
- la esortò Helen. - -Tu mi stai chiedendo consiglio sulla
tua vita amorosa? E’ incredibile! Fammi affacciare, vediamo
se il tempo sta cambiando! - continuo imperterrita Alex. - Vabbè,
ho capito! Non ti sei svegliata bene stamattina, e data la tua incapacità
ad intavolare un discorso serio, me ne vado: perdo solo tempo così!
- si arrabbiò Helen posando il bicchiere sul tavolo e prendendo
la borsetta, si voltò verso l’uscita. - No, dai, scusami,
rimani qui, parliamo! - la trattenne Alex scusandosi per averla presa
poco seriamente, per poi continuare: - A parte la stranezza del fatto
che ti sia rivolta a me per un consiglio, non vedo dove sussista il
problema! Ti piace una ragazza? Ok! Sei sempre stata una rubacuori,
vedrai che la otterrai anche stavolta! - la incoraggiò - E’
diverso stavolta Alex, totalmente diverso. Per dirla tutta, mi sembra
anche che a lei le donne non le si filino… Cosa devo fare? -
chiese aiuto Helen tornando a sedersi sul divano. - Se non le piacciono
le donne a questa tua amica,suggerirei di metterti l’animo in
pace! - le consigliò Alex - Hai altre alternative a questa?
- si informò Helen. Alex le si sedette accanto, addolcì
il tono di voce e molto amichevolmente le disse: - Ascolta, sei sempre
stata brava a trovarti le fidanzate, non capisco perché ti
demoralizzi adesso. Ti piace veramente? Parlale chiaramente, o tutt’
al più faglielo capire: corteggiala! Non so cos’altro
dirti! Ma sono sicura di una cosa, comunque vada, anche stavolta farai
le scelte migliori per te, perché…beh, perché
in fondo, sei una che piace alle donne! - le sorrise Alex, poggiandole
una mano sulla spalla. Helen si voltò e ricambiò il
sorriso, poi l’altra le chiese: - A proposito: come si chiama
la fortunata prescelta? - Serenamente Helen pronunciò quel
nome: - Victoria, ma per gli amici Vicky! -
Alex mutò espressione improvvisamente, perse colorito e fu
costretta ad appoggiarsi al mobile per non cadere tanto fu il suo
stupore. - Alex, ma cosa c’è, non stai bene? - si preoccupò
Hel - Si… - sibilò Alex nella cui mente riaffiorò
prepotentemente il ricordo della ragazza della sera precedente, quella
con la quale aveva scambiato qualche chiacchiera. Ricordò anche
che Marissa le aveva parlato di Vicky, e non poteva credere che la
sua migliore amica si fosse innamorata dell’amica di quella
ragazza che le procurava così tante emozioni. Riprendendosi,
con un filo di voce disse: - Hel, credo di conoscerla… - - Sul
serio? E come la conosci? - domandò incuriosita Helen - Voglio
dire, non la conosco personalmente, ma so che è l’ amica
di quella ragazza che difendesti al bar qualche giorno fa… Ricordi?
- parlò Alex. - Oh si! Quanto è piccolo il mondo! -
esclamò Helen.
Mentre calò qualche istante di silenzio tra le due, il telefonino
di Helen squillò, così la ragazza fece cenno ad Alex
di aspettare qualche minuto; scavò rapidamente nella borsa,
lo estrasse e aprendolo cominciò a parlarvi. La telefonata
fu piuttosto breve, ma dopo di quella, Helen, salutò frettolosamente
Alex ringraziandola e dicendole premurosamente: - Io credo che sia
arrivata anche per te l’ora di conoscere l’amore, perciò,
non indurire il tuo cuore e lascia che la gente ti ami! - dunque scappò
via per andare a lavorare.
La porta di casa si richiuse ed Alex si abbandonò cadendo,
del tutto priva di forze sul divano. Le parole che gli aveva detto
Helen risuonarono più volte nella sua mente, associate all’immagine
di quella ragazza, ai suoi occhi così sconosciuta che risultava
essere Marissa. - Marissa… Marissa… - continuava a ripeterle
il suo cuore, ma la sua mente, le spiattellava davanti, attraverso
tanti flashback, tutte le sue delusioni amorose, compresa l’ultima
di Jodie, la cui storia si era protratta fino a qualche mese prima
del suo arrivo a Newport.
Alex si sdraiò sul divano; aveva gli occhi lucidi, stava cedendo
al pianto, mentre osservava un punto impreciso del soffitto rimuginando:
- La mia vita è una completa rovina… sono scappata di
casa a 18 anni, non ci sono più tornata da allora, eppure mi
chiedo come sarebbe stata la mia vita se avessi trovato il coraggio
di rimanere ed affrontare mio padre…Ho vissuto gli orrori della
violenza dell’uomo che mi aveva messa al mondo, ed ora ho paura,
ho paura di lasciarmi andare completamente all’amore. Non voglio
più soffrire, non posso più permettermelo. Vorrei tanto
trovare una persona con la quale costruire qualcosa di solido…
una famiglia... so di essere di gusti difficili ed è per questo
che con tutte quelle che mi ha presentato Helen non mi sono trovata
bene… Io voglio qualcuno capace di amarmi per davvero, capace
di trasmettermi forti emozioni, di condividere ed intrecciare la mia
vita alla sua…Non posso soffrire ancora! - si ripeté
più volte, prima di cedere esausta al sonno ed alla stanchezza,
addormentandosi rannicchiata sul divano.
CAPITOLO 4: RITORNO AL BAIT SHOP
Erano
trascorsi circa una decina di giorni dall’inaugurazione del
Bait Shop, ed alcune cose erano cambiate mentre Marissa e Victoria
perdevano tempo a decidere in quale occasione si sarebbero ripresentate
al locale di Alex.
Una mattina, trovandosi in classe, durante un noiosissimo compito
di matematica, Marissa (il cui foglio era più bianco ed immacolato
della neve), come suo solito era distratta, rintanata nei suoi pensieri,
quando tutt’ad un tratto, osservando al di fuori della finestra
la pioggia scrosciante, ebbe una folgorazione: - “Perché
non tornare stasera al Bait Shop?” - pensò tra se e se.
Cercando adepte che perorassero la sua causa, si voltò prima
verso Summer, seduta accanto a lei, ma vide che era troppo impegnata
a risolvere il suo sudoku, per starla ad ascoltare, poi guardò
Victoria davanti a lei, china con la testa sul compito, che scriveva
come una forsennata. Non potendo comunicare con lei, seduta al banco
davanti al suo, prese un foglio di carta e vi scrisse: - “Stasera
serata al Bait Shop; non prendere impegni! Ok? Appuntamento verso
le 20.30…” - lo richiuse e lo fece scivolare lentamente
in terra, sotto i piedi di Victoria, per poi schiarirsi la voce e
dire: - Pratt, hai perso un foglio! - e le indicò il foglio
sotto la sua sedia. Victoria intuendo dal suo comportamento, il secondo
fine di Marissa, la assecondò, si chinò a prenderlo,
ringraziò e lo aprì per leggere. Appena finito, si voltò
verso lo zainetto poggiato sulla spalliera della sedia, e fece per
prendere una penna: questa fu la scusa ufficiale per poter rispondere
sottovoce a Marissa: - Ok! -
La
giornata volse presto a termine per le ragazze, che si preparavano
a vedersi per andare al loro locale preferito.
Marissa era nella sua camera a truccarsi, quando sua madre aprendo
la porta, entrò di soppiatto dicendole sgarbatamente: - Intuisco
che neppure stasera rimarrai a casa! - Marissa che era impegnata a
mettersi il rimmel, la fissò dallo specchio con la coda dell’occhio,
sbuffò poi rispose: - Intuisci bene! - Julie accostò
la porta dietro di se e arrabbiata le chiese: - Ma perché ti
stai comportando così: non capisco! Cosa ti manca? Hai tutto;
tante altre ragazze farebbero carte false per fare la vita che fai
tu; vorrebbero avere ciò che hai tu, ma non possono! - - Per
favore non ricominciare con i tuoi stupidi discorsi moralisti! Non
te lo concedo! - la interruppe bruscamente Marissa, per poi continuare
infuriata: - Tu sei l’unica che non può venirmi a dire
cosa devo fare o non fare! - Julie smorzando il tono della conversazione
chiese: - Ma perché, non capisco, cosa ti ho fatto? - - Cosa
credi, che io non sappia che stai con Caleb solo per convenienza?
Credi che non sappia che aspetti solo la sua morte per rilevare tutti
i suoi averi? E pensi che io non sappia che appena puoi ti infili
nel letto di qualcun altro? Sei una sporca opportunista! Non ti sopporto!
- le rinfacciò Marissa - Ti impedisco di parlarmi così!
Buona o cattiva che io sia, sono pur sempre tua madre! - esplose Julie
che le si avvicinò dandole una sonora sberla sulla guancia.
Marissa si toccò la guancia dolente, fissò sua madre
esternandole tutto il disprezzo che aveva per lei, poi scappò
verso la porta, e prendendo la borsetta le strillò: - Avrei
preferito non avere una madre, piuttosto che averne una come te! -
infilò le scale e scese di sotto. Arrivò all’ingresso
per prendere il suo giubbino, passando per il salotto nel quale stava
studiando Lindsday. La sorellastra essendo preoccupata per il suo
fragile stato emotivo, causato dell’accesa conversazione che
non aveva potuto fare a meno di ascoltare, si recò da Marissa
e le chiese: - Tutto ok? - - Si. Ciao - rispose fredda Marissa prima
di uscire e sbattere dietro di se la porta.
In poco tempo incontrò Victoria e le due furono al Bait Shop.
Marissa di solito raccontava sempre tutto a Victoria, ma stavolta
non fu così e stette in silenzio, tanta era l’amarezza
che provava; sicuramente più avanti gliel’avrebbe raccontato,
ma ora proprio no: doveva rielaborare mentalmente i fatti che erano
successi, e cercare prima di sbollire la rabbia che aveva in corpo.
Victoria, d’altro canto non era stupida, aveva intuito benissimo
che quella sera a Marissa era successo qualcosa di spiacevole, e visto
il comportamento silenziosamente insolito dell’amica, e l’alone
rosso rimastole sul volto, capì che la ragazza aveva avuto
problemi a casa. Rispettando la sua decisione di non parlare, Victoria
le si limitò soltanto a dire con molta premura: - Ora sei in
giro: Pensa solo a divertirti e lascia a casa i tuoi problemi, vedrai
che questa serata si aggiusta! - quindi le carezzò la spalla
con la mano, e puntando un dito contro il grosso cupolone del Bait
Shop, le indicò la sua fonte di distrazione per la serata.
La
musica era molto alta all’interno del locale, e appena entrarono
sia Vicky che Marissa si sentirono per un attimo confuse e assordate.
Bastò molto poco però, per ambientarsi di nuovo a quel
posto e a quella gente, un target giovanile molto vasto, così
Marissa quasi come fosse ipnotizzata dalla musica house di quella
sera, propose a Victoria di gettarsi nella mischia e ballare fino
a che non sarebbero cadute esauste a terra. Per nulla favorevole all’autolesionismo
di Marissa, Victoria declinò gentilmente l’invito rispondendole
che l’avrebbe aspettata seduta al bancone del bar.
- Vai a cercare Helen? - la stuzzicò Marissa, cominciando a
muovere braccia e bacino a tempo di musica - Perché no!?! Mi
hai dato una buona idea! - le rispose Victoria sorridendole. E si
allontanò dalla pista da ballo.
Victoria si sedette su uno sgabello al bancone del bar, ed aspettò
con pazienza che tornasse Alex, che non c’era. Mentre attendeva
si guardava intorno, nella speranza di poter intravedere Helen. Nel
frattempo, Alex di ritorno dal deposito poggiò rumorosamente
per terra una cassa colma di bottiglie di birra che andavano sistemate
nel frigorifero; la vide seduta e le disse: - Ciao! - - Ciao! Non
ti avevo sentita arrivare! - rispose cordialmente Victoria. - Strano,
ho fatto un gran casino! - scherzò Alex, per poi continuare
con tono professionale: - Desideri qualcosa da bere? - No grazie!
Non voglio nulla. Come va? - rispose Victoria - Bene grazie e a te?
- rinviò la domanda Alex tagliando velocemente delle fette
di limone da intingere in un cocktail. - Tutto bene, a proposito,
io sono Victoria! - disse presentandosi la ragazza. - So benissimo
chi sei, la tua amica ti ha dipinto in maniera molto colorita la scorsa
volta! - scherzò nuovamente Alex, ed entrambe sorrisero. -
Come mai qui? - le chiese poi con più serietà. - Mah,
nulla di particolare, passavo di qui e mi sono detta: perché
non farmi un giro al Bait Shop? - disse Vicky cercando di non lasciar
trapelare i veri motivi che l’avevano spinta fin lì.
- Interessi particolari qui al Bait Shop? - chiese allusiva Alex per
poi ultimare: - Magari hai pensato: potrei incontrare Helen! - Victoria
arrossì violentemente, abbassò il capo imbarazzata e
rispose: - No, no, ma cosa vai a pensare… - poi lo risollevò
leggermente, guardando di sfuggita Alex il cui sguardo su di lei sembrava
dirle: “prova a raccontarla a qualcun’ altra!”.
Così spalle al muro Victoria fu costretta a confessarle: -
Già… - - Non c’è imbarazzo alcuno, non temere,
è lecito che tu sia qui! Qualunque sia il motivo che ti ha
spinto a venire! - le disse incoraggiandola Alex. A quelle parole
Victoria trovò il coraggio necessario per tornare a guardarla
negli occhi, quindi la fissò rasserenandosi della sicurezza
che quegli occhi azzurri e sinceri sapevano infonderle, colse la palla
al balzo e le chiese: - Come mai non la vedo? - - Beh, in realtà
non è venuta! - commentò Alex, indaffarata a versare
dei salatini nei piatti, e preparare un vassoio da portare ad un privé
- Come? - le chiese Victoria delusa - E’ rimasta a casa perché
in questi giorni non è stata bene! - le spiegò Alex
- E cosa ha avuto? - chiese preoccupata Victoria. - Oh, nulla di grave,
solo un’influenza! Le passerà: ha sopportato di peggio
nella vita! - sorrise Alex parlando stranita del fatto che una persona
grande, grossa e forte come Hel fosse stata messa praticamente in
ginocchio dall’influenza. - E ora come sta? - chiese Victoria.
Alex lesse molta apprensione nei suoi occhi, e capì che forse
la ragazza aveva bisogno di poter vedere e parlare con Helen, così,
fulminata da un’idea le disse: - Senti, facciamo una cosa: Ti
do il suo indirizzo, così la vai a trovare di persona e le
chiedi tutto quello che vuoi! - Victoria strabuzzò gli occhi
dicendo impacciata: - Ma no… non è il caso… voglio
dire, a stento mi conosce… - - Non ti preoccupare, sono sicura
che le farà piacere vederti! - la rassicurò Alex. -
Sul serio? - incalzò la ragazza. - Ho per caso la faccia di
una che va in giro a raccontare frottole? - obbiettò Alex con
tono falsamente arrabbiato.
Victoria sorrise della battuta e disse: - Ok, grazie! - quindi si
segnò l’indirizzo su un pezzo di carta, e scappando via
come un razzo verso la pista da ballo urlò alla barista: -
Grazie Alex, sei un tesoro! - Alex le sorrise, scosse il capo e continuò
a fare le sue faccende.
Victoria arrivata in pista, afferrò Marissa per un braccio
e le disse: - Ti fa nulla se scappo? Alex mi ha dato l’indirizzo
di Helen, non sta bene e vado a trovarla a casa. Posso lasciarti sola?
Mica combini qualche guaio? - Marissa le si appoggiò pesantemente
su di un braccio a causa dei suoi giramenti di testa; aveva volteggiato
per più di un’ora, e in quel momento le pareva che tutta
la stanza stesse muovendosi attorno a lei, ma capì chiaramente
le parole di Victoria e la incitò ammiccandole un sorrisetto:
- No, no! Vai! -
- E non ridere così scema! - rimbrottò Victoria pensando
a cosa Marissa stesse pensando a sua volta in quel momento. - Ok a
domani, scappo! Prometto che ti racconto tutto! - le disse in seguito
Victoria. Le due si salutarono e la bionda uscì di fretta,
recandosi verso la sua auto.
Come
di consueto, ad un certo orario la musica house e tutti i pezzi da
discoteca lasciavano il posto a pezzi melodici più pacati,
e Marissa decise di smettere di ballare, anche perché si sentiva
molto stanca; anche per quella sera si era scatenata, a scapito dei
suoi poveri piedi che le dolevano terribilmente, a causa delle scarpe
con il tacco. Si sedette a peso morto sulla prima sedia che vide per
riposarsi un attimo, poi pensò di andare a salutare Alex, dopotutto
glielo doveva, era tutta la sera che non si era fatta viva, e poi
aveva la gola secca, avrebbe approfittato per prendere qualcosa di
dissetante. Così si incamminò verso il bancone, che
però trovò vuoto; si poggiò ad uno sgabello ed
aspettò che Alex tornasse. Passarono circa quindici minuti
prima che Marissa potesse realizzare ciò che effettivamente
stava accadendo, una cosa che andava via via sfuggendo al suo controllo:
vicino al palco intravide Seth, che non era solo, ma in dolce compagnia,
la sua dolce compagna era Alex. I due si stringevano forte mentre
ascoltavano il dolcissimo pezzo: Blu eyes blu di Erick Clapton, i
cui assoli di chitarra riempivano l’atmosfera di amore e voglia
di stare insieme. Marissa li squadrò ben bene rodendosi dentro,
così pensò tra se e se: - “Seth, brutto bastardo!
E’ così che cerchi di riconquistare Summer? Vai in giro
rimorchiando ragazze, mettendoti con la prima che incontri?”
- In realtà, l’impatto con quella situazione fu molto
più duro di quanto lei si sforzasse di credere, tanto che non
riusciva a capire cosa le stesse accadendo: la infastidiva il fatto
che Seth stesse facendo il cascamorto con un’altra che non fosse
Summer, o era gelosa che l’oggetto delle sue attenzioni fosse
Alex? Marissa rimase a fissarli a lungo, ma d’improvviso Alex
si voltò verso il bancone e vi scorse Marissa, che puntava
insistente il suo sguardo su di loro, allora si divincolò dall’abbraccio
di Seth e continuò ad ascoltare quel pezzo a distanza di sicurezza
da lui. - Ehi che ti prende? - chiese Seth spiazzato. - N.. No nulla,
ho un po’ di caldo! - si giustificò Alex voltandosi di
nuovo verso il bancone nella speranza di rivedere Marissa, che però
non era più lì. - Scusami vado a prendere una boccata
d’aria… - disse poi rivolgendosi ancora a Seth. - Stai
bene? - chiese il ragazzo preoccupato dei suoi atteggiamenti. Alex
non rispose e sentendosi un nodo in gola, imboccò l’uscita.
- Cosa diamine vuoi? Non ti è bastato litigare questa sera?
Abbiamo dato il meglio di noi davanti a tutti, persino Lindsday ci
ha sentite! - urlò Marissa per telefono, appartatasi sul retro
del locale. - Ma piantala di dirmi cosa devo o non devo fare! Starti
a sentire è solo una perdita di tempo per te e per me! - continuò.
Attirata dal parlare concitato, Alex soggiunse sul retro del Bait
Shop e celandosi dietro ad un angolo sbirciò, vedendo che Marissa
era a telefono, probabilmente con qualcuno che non gradiva sentire.
Alex fu tentata ad andarsene, ma invece rimase, giusto in tempo per
ascoltare le battute finali: - Non chiamarmi più quando sono
fuori intesi? No mamma, non ti azzardare più! Ok? Notte! -
e Marissa staccò la chiamata scagliando il telefono in terra.
Si sentiva a pezzi dopo quella discussione e si sedette, facendo attenzione
a non cadere, su una panchina sgangherata. Fissava il vuoto come in
cerca di risposte, quando all’improvviso sbucò dal nulla
una persona che le si sedette vicino. Marissa alzò lo sguardo
ed incontrò quello di Alex. - Ehi! - fu la prima cosa che disse.
Alex le sorrise e le chiese: - Come va? - - Non bene…ma non
ho voglia di parlarne - - Ok! Non parliamone allora! E’ per
questo motivo che sei uscita dal locale? - le domandò Alex
recuperando il cellulare che Marissa aveva gettato, restituendoglielo.
- Si! - Tra le due calò il silenzio, poi Alex le disse: - Capisco
che vuoi rimanere per un po’ sola, e che a casa non ci vuoi
ritornare, ma non puoi rimanere qui fuori, tra poco verrà a
fare il diluvio universale! - le disse scherzando Alex alzando lo
sguardo al cielo e notando dei grossi e cupi nuvolosi neri. - Non
mi importa! - rispose Marissa. - Allora, facciamo un accordo: se tu
ritorni dentro, ti offro il mio ufficio come luogo di meditazione,
e mi impegno a non farti disturbare da nessun seccatore; tu in cambio
entri al coperto e non prendi freddo, che già c’ho Helen
a casa malata con l’influenza, ok? - Alex riuscì a rubare
un sorriso da Marissa e la condusse di nuovo dentro, accompagnandola
alle scale per salire nel suo studio. Prima di salire Marissa si voltò
verso lei e le disse: - Io non ti considero una seccatrice, potresti
farmi tu un po’ di compagnia! - - Solo se pensi ti possa servire
a qualcosa! - constatò Alex. Marissa annuì, ed Alex
le disse: - Aspetta allora, sistemo un paio di cose e salgo, tu avviati
intanto: queste sono le chiavi! - e la osservò sparire di sopra.
Alex girovagò per il locale mettendosi alla ricerca di Seth
e quando lo trovò gli disse: - Scusa se sono andata via senza
darti spiegazioni, ma non sto molto bene sono andata a prendere una
boccata d’aria fuori, ma il mal di testa non ne vuole sapere
di andare via. Temo di dover andare un po’ a riposare…
- inventò Alex con aria patetica. - Ti accompagno a casa? -
chiese Seth. - No, non occorre, salgo nel mio studio! - - Allora ti
tengo compagnia! - incalzò il ragazzo - Ho detto che non è
necessario! - parlò Alex, accompagnandolo bruscamente vicino
all’uscita. - Allora buonanotte! A domani! - disse Seth. - A
domani e scusami ancora per la serata andata buca! - rispose Alex,
che con un po’ di rimorso lo vide andare via, ma finalmente
poté salire a fare compagnia a Marissa.
Quando arrivò davanti alla porta del suo studio, Alex bussò
con insistenza,così che Marissa potesse capire che era lei.
Poco dopo infatti la ragazza la venne ad aprire e molto silenziosamente
richiuse la porta, mentre Alex sistemava qualche scartoffia sulla
sua scrivania.
Marissa camminava nervosamente su e giù per la stanza, distraendo
Alex che la seguiva con la coda dell’occhio. - La pianti di
andare avanti indietro? Se insisti ancora un po’ consumi il
pavimento e ci ritroviamo giù! - scherzò Alex. - Scusami…-
rispose Marissa. - Dai, non stare in piedi, c’è il divano,
accomodati! - le disse Alex additandole il divano. Marissa si sedette,
e guardò Alex negli occhi, Alex a sua volta ricambiò
lo sguardo dicendole dolcemente: - Rilassati, fai come se stessi a
casa tua! - - Non nominiamo casa, per carità! - parlò
Marissa con tono ironico, per poi dire ad Alex : - Ti spiace se mi
tolgo le scarpe? Mi stanno tormentando! - - Tranquilla fa con comodo…
- Alex si alzò, si diresse verso un mobile e vi scavò
dentro per poi continuare a parlare: -…Qui al Bait Shop, siamo
molto attrezzati: diamo in dotazione anche le mascherine antigas!
Ne vuoi una? Io la metto per precauzione! - scherzò ancora
Alex porgendo una mascherina a Marissa che la prese, la guardò
intuendo cosa intendesse Alex, e continuando il tono scherzoso della
conversazione gliela tirò contro. - Ma come siamo manesche
stasera! - la prese in giro Alex - E non hai ancora visto il peggio
di me! - le disse Marissa sfoderando un sorriso a cinquantaquattro
denti. - E che c’è di peggio di una scorbutica lunatica?
- incalzò Alex - Questo! - disse Marissa tirandole un cuscino
in faccia - Ah, vuoi la guerra? E guerra sia! - dichiarò Alex.
Le due si presero per un po’ a cuscinate, dandosi battaglia
sul divano e ridendo a crepapelle quando si facevano il solletico
a vicenda, così dopo un po’ giacevano stremate sul divano,
tutte spettinate, con un sorriso inebetito stampato sul volto. - Cavoli,
non mi divertivo così da una vita! - le disse Marissa. Alex
la guardò sorridendo e dicendole: - A chi lo dici! - Ma il
suo buonumore si arrestò di colpo quando, guardando in volto
Marissa si accorse della macchia rossa sulla gota destra: - Marissa,
ma cosa hai fatto al volto? - le chiese estremamente seria, avvicinandosi
e sfiorando a malapena la zona arrossata. - Oh, nulla! - rispose Marissa
imbarazzata della situazione venutasi a creare. - Marissa, questi
sono segni di violenze: sei stata picchiata da qualcuno di recente?
- le si rivolse Alex preoccupata. - No, nessuno ti ho detto! - - Se
non parli non posso aiutarti; se mi hai voluto qui è perché
evidentemente avevi da dirmi qualcosa, cosa aspetti a farlo? - le
parlò preoccupata Alex. Marissa abbassò lo sguardo verso
il pavimento poi rispose: - Hai ragione, sono stata picchiata da mia
madre, ma era solo uno schiaffo… - - Mi spiace - constatò
affranta Alex.
- Ma perché - le chiese in seguito. Marissa diventò
di colpo seria, si pulì con un dito gli occhi lucidi e cominciò
a raccontare: - Oh Alex sapessi… La mia vita è un disastro…
Ho una pessima situazione familiare: Mio padre è andato via
qualche tempo fa, dopo una lunga e tormentata relazione amorosa con
mia madre; mia madre si è messa con un ricco miliardario solo
perché è un’arrampicatrice sociale, e vuole essere
a tutti i costi più ricca di quanto già non lo sia;
inoltre ho una sorellastra che mi gira per casa, e non so neppure
da dove è sbucata, e per di più si è fidanzata
anche con il mio ex; ho avuto problemi con la droga, con l’alcool,
sono stata una cleptomane… - parlò Marissa, come se ad
ogni punto del suo discorso si disprezzasse sempre di più.
- Cavoli, ho sempre creduto di aver avuto un’infanzia difficile,
ed una giovinezza ancora peggiore… ma di fronte alla tua situazione,
sono costretta a cederti la palma della sfiga! - constatò con
serietà Alex. - Perché, non sei stata felice? - le chiese
Marissa incuriosita. - Ti sembra felice una che scappa a 15 anni di
casa perché stufa marcia del fatto che il padre la picchiava?
- parlò ricordando dolorosamente Alex alzandosi dal divano
ed andando a picchiare un pugno contro il muro dalla rabbia. - Ti
picchiava? - chiese attonita Marissa - Si, per questo ho riconosciuto
subito quei segni sul tuo volto… - disse tristemente Alex. -
Ora quanti anni hai? - domandò Marissa. - 17… - rispose
Alex. - Ed è da allora che te ne vai da sola in giro per l’America?
Sei mai più tornata a casa? - le chiese Marissa. - No, non
ci sono tornata, d’altronde mio padre, al mio primo accenno
di ribellione nei suoi riguardi, fu ben felice di sbattermi a calci
fuori di casa…- parlò Alex. - Perché? - chiese
confusa Marissa. Alex la fissò e si accorse che la ragazza
che le stava davanti, si stava ponendo mille domande sulla vita, domande
a cui nessuno mai aveva provato a rispondere per aiutarla ad uscire
dalla sua insicurezza; fu dunque presa dalla tenerezza e la andò
vicino dicendole: - Fammi posto, vengo a sedermi anche io sul divano
degli sfigati! - disse Alex, continuando il suo discorso: - ...Fin
da quando ero piccola mio padre era abituato a picchiarmi per le più
svariate sciocchezze… Mia madre non era forte di carattere,
o forse non riusciva a combattere contro la violenza di mio padre…
Non so dirti ora, ma fatto sta che non parlava mai ogni volta che
lui mi menava, e se solo osava farlo, ci finiva di mezzo anche lei.
E così ogni volta che il caro papino tornava a casa e le sue
cose non erano andate bene, era sempre pronto a prendersela con me…
Beveva molto… ed io con il disincanto che ho acquistato in giro
per l’America sono giunta alla conclusione che fosse l’effetto
dell’ alcool a renderlo così violento.. - sospirò
Alex - Ti faceva molto male? - le chiese Marissa poggiandole un mano
sul ginocchio - Si, spesso mi prendeva con un bastone, o con la cinta
o con tanti altri attrezzi che adesso per fortuna non ricordo. Una
volta per scansarmi dalla sua cinta sono caduta ed ho battuto la testa
tagliandomi… e da allora mi è rimasta una cicatrice…
- raccontò Alex che abbassò il capo spostando una ciocca
di capelli in prossimità della fila, per far vedere la cicatrice
a Marissa: - Ecco, proprio qua, vedi? - le indicò, passandole
un dito attorno. Marissa guardò prima la cicatrice, poi la
fissò negli occhi: era senza parole, ma si scoprì estremamente
coinvolta dalla vita di quella ragazza che in un certo qualsenso rispecchiava
un po’ la sua, anche se per fortuna non aveva un ricordo così
orrendo di suo padre. - Spero tu abbia solo questa cicatrice…
- disse poi Marissa. - Sul corpo si, ma le cicatrici più grandi,
quelle che non si sono ancora del tutto rimarginate sono nel mio cuore
e a volte continuano a sanguinare… - rispose Alex dai cui occhi
scese una lacrima. Marissa la abbracciò con trasporto, ed aspettò
che si riprendesse. Appena Alex si risollevò col morale disse:
- Ma basta parlare di me, stasera la protagonista sei tu, raccontami
della tua storia con il tuo ex ragazzo; è per questo motivo
che l’altra volta non rispondesti alla mi domanda? - le chiese
Alex - Non so dirtelo; quando si parla di lui da un lato mi viene
un netto rifiuto, dall’altro ci sto ancora molto male…
Sono solo una stupida a pensare che possa tornare sui suoi passi:
ormai sta con un’altra, non gli interesso più, e la cosa
è così palesemente evidente da mandarmi in crisi! Ma
in cuor mio lo so che lui sono acqua passata…. quindi come dissi
tempo fa a Victoria voglio smetterla di autocommiserarmi; voglio guardare
avanti nella vita; non sarà sempre tutta in salita per me,
non trovi? - parlò triste Marissa - No, non lo sarà!
- le sorrise Alex mettendole una mano sulla spalla. Poi cercò
di incoraggiarla: - Ti comprendo, comprendo perfettamente la tua difficoltà
ad avere rapporti normali con la tua famiglia, dato che per te sono
loro la fonte primaria dei tuoi problemi, però ti do solo un
consiglio: guarda sempre avanti nella vita, anche se questo significa
andare contro tutto e tutti!- - E come posso? - le chiese Marissa
fissandola con occhi interrogativi. - Vedi, a me piace paragonarmi
ad un salmone selvatico… questi pesci vivono in mare, ma vanno
a deporre le loro uova nei letti dei fiumi… Quando è
inverno, sono capaci di nuotare per miglia e miglia, risalire i corsi
d’acqua, andare spesso controcorrente, sfidare gli ostacoli,
le prove impervie messegli davanti dall’uomo e dalla natura…
a volte nel loro cammino trovano la morte, eppure non sono mai andati
contro la loro natura… La vita è così Marissa,
e tu come quel salmone hai solo una cosa da fare: nuotare! Nuota,
nuota controcorrente, nuota anche se ti ferisci, se stai morendo:
nuota, e combatti per i tuoi ideali. Questo è il solo consiglio
che una come me ti possa dare… - parlò Alex fissando
un punto indefinito del pavimento. Marissa si rasserenò: quanta
verità c’era nelle parole di Alex; quanto ricca di sorprese
si stava dimostrando ai suoi occhi quella sconosciuta, con la quale
era nato subito un bel feeling.
Si voltò verso di lei, le sorrise e le disse: - Grazie! - Alex
le sorrise, poi si alzò dal divano, si mise il giubbino, prese
le chiavi della macchina e disse: - Di nulla! Vieni, è tardi:
ti riaccompagno a casa, so che Vicky è andata via e tu sei
rimasta a piedi! - - Ok, accetto volentieri il passaggio! Anche se
proprio non mi va di ritornare a casa! - disse Marissa rimettendo
le scarpe ed alzandosi dal divano.
Appena furono davanti al cancello della villa, Marissa scese dalla
geep di Alex, ma prima di salutarla e richiudere la portiera le domandò:
- Alex, stasera ti ho vista abbracciata a Seth, posso sapere cosa
c’è tra di voi? Lo ami o no? - Alex le sorrise, poi le
rispose: - Amare è una parola grossa Marissa… Mi piace,
perché ha il fascino dello sfigato, ma dire amore è
difficile! - poi Alex le rivoltò la domanda: - E tu? Ami ancora
il tuo ex? - - Chi Ryan? No, non credo valga la pena struggersi per
uno che ti considera talmente invisibile e insignificante da non badare
a quanto ci stia male nel vederlo uscire con un’altra! - constatò
Marissa. - Ecco, ora che lo hai detto, prova a convincere davvero
te stessa di questa cosa! - le consigliò Alex. Marissa richiuse
la portiera ed esclamò dolcemente: - Buonanotte amica mia!
-
- Buonanotte anche a te, torna a trovarmi quando vuoi: le porte di
casa mia e del mio locale saranno sempre aperte per te! -
Marissa si allontanò sparendo nella semioscurità del
giardino della villa; Alex che era stata fino a quel momento ad aspettare
che rientrasse in casa, premette l’acceleratore e andò
via, pulendo con il tergicristallo le prime gocce di pioggia che erano
cominciate e cadere.
CAPITOLO 5: UNA CATTIVA GIORNATA
Il
raggi del primo sole mattutino penetravano dalla finestra, attraversando
completamente la stanza di Alex. La ragazza fu svegliata bruscamente
dalla luce fastidiosa, ed il suo primo istinto fu quello di guardare
l’orario sbirciando con gli occhi ancora semichiusi dalla sveglia
posta sul suo comodino.
L’orologio segnava le 08.00: era praticamente l’alba per
Alex considerato il fatto che fosse andata a dormire alle 05.00; eppure
nonostante la sua voglia di rimanere ancora un po’ nel letto,
data la sua stanchezza, fu costretta ad alzarsi, poiché fu
presa dal panico di dover andare a sistemare il Bait Shop dato che
la sera precedente non aveva potuto farlo. Si mise seduta al centro
del grosso letto matrimoniale, si stiracchiò ben bene e fece
per alzarsi infilandosi svogliata le ciabatte. Come era solita fare
ogni mattina, accese la televisione per guardare il notiziario e il
meteo, ed alzando il più possibile la voce della televisione,
si recò in cucina a prepararsi un caffé. Tra uno sbadiglio
ed un altro, con la lentezza che solo un bradipo che deve andare in
letargo può avere, Alex aprì con flemma la credenza,
gettandovi a casaccio una mano, nella speranza di prendere prima o
poi il contenitore del caffé. Dopo qualche tentativo fallito,
si decise a prestare più attenzione a ciò che stava
facendo, e solo allora, sollevando gli occhi per vedere nel mobile,
si accorse di non avere più caffé.
- Porca Miseria! - esclamò portandosi una mano sulla testa
- E adesso? - si domandò.
Grattandosi nervosamente la guancia pensò: - “Non tutto
è perduto: vado a prendere il caffé da Helen , così
approfitto anche per vedere come sta!” - e sorrise soddisfatta
all’idea che aveva avuto. Con ancora la televisione accesa,
si recò quindi nel bagno per farsi una rinfrescante doccia
mattutina; con su l’accappatoio poi, aprì le ante dell’armadio
per prendere i suoi vestiti: la sua scelta cadde su un paio di jeans,
ed un golfino giallo con lo scollo a V, abbinato ad una camicia bianca
con il colletto buttato in fuori; si rivestì di fretta, si
mise le scarpe da ginnastica: le sue amate Converse blu, poi spense
la televisione, prese le chiavi di casa, mise il giubbino grigio ed
uscì.
Appena fuori, constatò che nonostante l’aria fosse gelida
e pungente, quella era proprio una bella giornata: calma, limpida
con il cielo sgombro di nubi all’orizzonte. Tanta era la tranquillità
di quel mattino che addirittura si sentiva il mare frangersi, sprigionando
grossi schizzi che talvolta arrivavano ad altezze molto elevate, al
di sotto della scogliera, poco distante da casa sua. Si poggiò
sul corrimano di ferro dell’entrata del suo appartamento e si
soffermò a respirare la brezza marina, godendosi la piacevolezza
della giornata. Alex chiuse gli occhi inspirando l’aria a pieni
polmoni e si soffermò a sentire per qualche attimo il verso
dei gabbiani; dopo aver svolto questo rituale di osservazione, quasi
come se fosse una sorta di training autogeno, si incamminò
verso casa di Helen, pochissimo distante da casa sua.
Nonostante Alex ed Helen vivessero praticamente quasi sul mare, la
via nella quale abitavano non era molto elegante, ed al contrario
delle grandi e colorate arterie cittadine, aveva la connotazione tipica
della strada periferica. D’altra parte con il tipo di lavoro
che svolgevano, non avevano grandi possibilità economiche,
per cui dovettero scegliere un posto dove il costo dell’affitto
fosse basso. Questo traspariva benissimo dall’aspetto dei caseggiati
di quella strada, costituiti di tanti appartamenti a schiera, tutti
dipinti di bianco con il tetto grigio, e fatti in prevalenza di legno:
le tipiche case per le vacanze. Solo che Alex e Helen erano costrette
ad abitare in un luogo così 365 giorni all’anno. Nonostante
l’aspetto di quelle case non fosse al top della bellezza, non
significava però che gli interni fossero brutti; anzi, erano
case comode e pratiche nelle quali potevano starci comodamente una
o due persone; inoltre la casa di Alex e quella di Helen, erano tra
tutte, le più carine, quelle arredate meglio grazie al buon
gusto delle loro affittuarie.
Appena
giunta sull’uscio della casa di Helen, Alex bussò con
insistenza, matematicamente certa che a quell’ora Helen fosse
in casa.
La ragazza infatti, non tardò molto ad aprire la porta. - Buongiorno
Hel! - disse Alex trovandosela davanti ancora in pigiama. - Ma dico:
sei scema? - rimbrottò Helen parandosi gli occhi con la mano,
a causa dell’improvvisa troppa luce. - Perché? Cosa ho
fatto? - chiese Alex. - Per poco non mi buttavi giù la porta!
E poi sono solo le 08.40 del mattino! - la rimproverò Helen.
- Ma come, non sei proprio tu quella che sostiene che il mattino ha
l’oro in bocca? - la prese in girò Alex. - Cosa vuoi
Kelly? - domando seccata Helen - Ehi, calma, non c’è
affatto bisogno che mi chiami per cognome per stabilire le distanze!
Sono venuta per vedere come tu stessi, ed anche perché mi devi
fare un favore… - parlò Alex. - Di che si tratta? - rispose
Helen con calma: - Te ne prego: fammi una tazza di caffé! A
casa l’ho finito e sai che senza caffè vado in crisi!
- la scongiurò Alex con tono melodrammatico. - Ok, entra! -
le disse Helen facendosi da parte, per poi aggiungere: - Ma bada:
Non fare troppa cagnara! - Alex le rispose: - Fino a prova contraria
quella che a prima mattina si reca a casa della gente per fare cagnara
sei tu! - le rinfacciò Alex, riferendosi al fatto che sovente
Helen andasse a disturbarla appositamente la mattina per il solo gusto
di farla alzare dal letto. Poi aggiunse: - A proposito, come mai oggi
hai mancato al nostro appuntamento quotidiano, nel qual io ti tiro
il paradiso a terra per un buon quarto d’ora? - Shhht! Non urlare!
Parla poco! - le disse Helen tappandole la bocca con una mano. - Ok,
ok! Ma perché tutti questi misteri! - le chiese Alex sottovoce.
- Vieni in cucina che ti spiego! - soggiunse Helen. - Va bene…
- disse Alex fissandola perplessa da capo a piedi, ed entrambe entrarono
in cucina richiudendo la porta dietro di loro. - Allora? Mi spieghi
l’arcano? - le chiese Alex sedendosi vicino al tavolo. Helen
si voltò di spalle, aprì la credenza e prese l’occorrente
per preparare il caffé, poi disse: - Sta dormendo! - - Chi?
Pussy? - chiese Alex - Ma quale Pussy! Il mio gatto è già
sveglio da tre ore, l’ho sentito grattare vicino la porta di
ingresso e ho dovuto aprirla per farlo uscire! Tre ore fa circa!-
rispose Helen - Scusa allora, ma proprio non capisco! - affermo guardandola
Alex. Il caffè intanto era pronto, Helen lo versò in
due tazze e lo servì a tavola, poi si sedette e cominciò
a sorseggiarlo, anche Alex la imitò. Improvvisamente, con una
frase a bruciapelo Helen rispose all’amica: - Victoria: è
lei che sta dormendo! - La rivelazione di Helen lasciò sconvolta
Alex che strabuzzò gli occhi, sputò il caffé
che le stava andando di traverso, e sbigottita disse: - Ha dormito
qua? - - Si! - esclamò soddisfatta Helen. - Allora state insieme?
- continuò Alex - No! - fu l’unica risposta di Helen.
- Ma scusa eh, ci dormi insieme però non state insieme? E’
un controsenso! - incalzò Alex - Non necessariamente dormire
insieme significa stare insieme! - le disse Helen fissandola con aria
bonaria, per poi continuare: - …Ma questo tu che sei agnostica
all’amore non puoi capirlo; anche se ti confesso che ho la vaga
sensazione che presto anche ti accorgerai di cosa questo significhi!
- le sorrise maliziosa Helen, alludendo ad un’eventuale futura
relazione amorosa di Alex. - Mah! - le rispose la bionda. Helen lesse
titubanza negli occhi di Alex, quindi dovendole una spiegazione si
schiarì la voce e disse: - Ora ti spiego: ieri sera avevo ancora
qualche linea di febbre, ed approfittando della mia malattia, mi sono
spaparanzata davanti alla televisione, per passare una noiosissima
serata in compagnia del reality più demenziale d’America…
- - Valle di lacrime scommetto! - la interruppe Alex. - Esatto! Ad
ogni modo, mi ero ripromessa di andare a dormire presto per poter
andare a lavorare nel caso mi fossi sentita meglio…sai, i soldi
fanno sempre comodo! Improvvisamente però, sento suonare il
campanello… all’inizio non volevo aprire, ma poi ho pensato
che poteva essere qualcuno che voleva qualcosa di importante, che
ne so: tu, il proprietario di casa... quindi ho aperto, e sorpresa
delle sorprese: mi sono ritrovata Victoria davanti in tutto il suo
splendore. Mi ha detto che era stata al Bait Shop e che mi aveva cercato,
ma tu spiegandole cosa mi era successo, le avevi dato il mio indirizzo,
così è passata a trovarmi…- - Ecco, appunto potresti
almeno ringraziarmi dato che ho fatto da ponte fra voi! - scherzò
Alex. - Inoltre ha avuto un’idea molto carina: ha portato due
pizze e abbiamo cenato insieme conversando tutto il tempo del più
e del meno. Erano le quattro quando abbiamo finito di parlare, e non
me la sono sentita di farla ritornare a casa con la stanchezza che
aveva addosso ieri sera. così le ho proposto di dormire da
me. Tutto qua! - ultimò Helen per poi aggiungere: - E non guardarmi
così: dorme nella camera degli ospiti, mica nel mio letto!
- le disse girandole giocosamente la faccia verso l’altro lato
con una mano.
Alex diventò seria e disse: - Allora ti sei trovata bene? Sono
molto contenta! Sai, ieri sera ti cercava disperatamente, ed anche
se all’inizio non me lo ha detto esplicitamente, sono sicura
che sia stata contenta di ricevere il tuo indirizzo; lo dimostra il
fatto che non se lo è fatto ripetere due volte, prima di venirti
a trovare! -
constatò. - Si, me lo ha detto che sei stata subito molto disponibile!
- puntualizzò Helen. per poi ultimare: - Devo ammetterlo tu
e lei siete riuscite a stupirmi! - - No cara, ha fatto tutto Victoria!
Io non c’entro nulla, le ho solo dato un indirizzo! - Alex le
rispose.
Helen prese ad preparare una spremuta di arance, pane burro e marmellata,
e canticchiava. Alex notando attentamente i suoi movimenti le disse:
- Hai cominciato a fare colazione al mattino? - - Non è per
me, ma per Victoria! - esclamò Helen - Stai andando proprio
fuori di testa! - le disse Alex, mentre l’amica stava continuando
ad armeggiare con coltelli e tostapane; poi Helen le confessò:
- Abbiamo parlato di tutta la nostra vita, ed è stato un qualcosa
di estremamente edificante! Ad esempio: lo sapevi che si è
trasferita da poco qua? - - Si, da quattro mesi! - le rispose Alex
. - E sapevi che lei è di Los Angeles, ma ha vinto una borsa
di studio per l’Harbor High di Newport? - continuò Helen
- Si…- rispose con tedio Alex - E allora sapevi che gioca nella
squadra di pallavolo delle Los Angeles Girls? - incalzò Helen
- Si, ti dico anche il ruolo: alzatrice! - sospirò Alex - Giusto…
- parlò Helen cominciando ad avere qualche perplessità
- Però non lo sai che è la più brava della sua
scuola? Che a soli 20 anni gia scrive articoli per un giornale e che
ama viaggiare, fare sport e leggere? - tornò alla carica Helen.
- No! Helen, non capisco dove tu voglia arrivare! - le disse Alex
insospettendosi di un fraintendimento da parte dell’amica. -
Cosa ne sai tu di tutte queste cose: non è che mi stai circuendo
la ragazza? - le chiese con tono semiserio Helen. - La pianti o no
di dire cavolate? - la ammonì Alex, per poi continuare con
più calma: - Se lo so è perchè queste informazioni
me le ha date la sua amica, che poi è la famosissima ragazza
del Dry Dock! - - Con la quale stai intrattenendo una sorta di amicizia!
- la canzonò Helen. - E a te chi te lo ha detto? - chiese incuriosita
Alex. - Victoria e Marissa parlano molto di noi fra di loro, e mi
ha confessato che Marissa ha una simpatia particolare nei tuoi riguardi.
parlò Helen sottovoce. - Cosa c’entra, anche a me sta
simpatica Marissa, ma non per questo penso che debba sfociare tutto
in qualcosa di più! - disse arrossendo Alex. - E poi ormai
sto conoscendo Seth, e mi piace molto! - parlò Alex cercando
di convincere più se stessa che Hel - Ma non farmi ridere!
Quando mai ti sono interessati gli svampitelli! Alex, il solo fatto
che tu gli abbia concesso a Seth di lavorare nel tuo locale come inserviente,
non significa che tu debba per forza metterti con lui, per apparire
quanto più normale possibile! E poi guarda in faccia la realtà:
è l’inserviente più scansafatiche che io abbia
mai conosciuto!- le parlò schiettamente l’amica. - Helen,
non mettermi tarli nella testa per favore, oltretutto Marissa pensa
ancora al suo ex. Non mi sembra proprio il caso di imbarcarmi in rapporti
impegnativi nei quali perdo in partenza!- disse alterata Alex. - E
chi è questo ex fidanzato? - domandò Helen. - Te lo
ricordi il biondino che accompagnò Seth al Bait Shop quando
lo assunsi? Temo proprio che sia Ryan, l’amico di Seth; tutto
mi riconduce a lui se penso che l’estate scorsa Seth stava con
la migliore amica di Marissa: Summer, e Marissa stava con il migliore
amico di Seth: sono loro quattro le ex coppie dell’anno scorso,
ne sono sicura! - concluse Alex - No!! E’ mister muscolo dal
ciuffo d’oro l’ex di Marissa?- disse Helen prendendolo
in giro, per poi continuare: - Beh, però potrebbe essere un
vantaggio, lei ama i capelli biondi e tu sei bionda - scherzò
Hel.- Ah ha ha! Spiritosa! - fece Alex con una smorfia. - Ma lei sa
che tu sai? - domandò con ritrovata serietà Helen -
No, lei non sospetta che io so… Ieri sera però si è
lasciata scappare il suo nome, per questo sono sicura che sia lui;
inoltre quando sto con Seth, mi racconta vita morte e miracolo dei
bei tempi andati. Quel ragazzo ha la bocca più aperta di un
forno di campagna! - concluse Alex - Dovresti dirlo a Marissa che
sai! - suggerì Helen - E perché mai? Tanto per me resterà
sempre e solo un’amica. Anzi, proprio ieri l’ho riaccompagnata
a casa dopo che Victoria l’aveva lasciata al locale, e l’ho
fatto solo per amicizia! - parlò stizzita Alex - E non ti domandi
cosa ti abbia spinto ad accompagnarla a casa? - incalzò Helen
volendole strappare a tutti i costi dalla bocca la confessione che
lei aveva un feeling particolare con Marissa. - Certo è ti
rispondo anche: l’ho accompagnata perché non aveva l’auto,
si era fatto tardi e per di più non era neppure dell’umore
adatto per ritornare a casa da sola! - strillò Alex per poi
prendere la borsetta e dire tagliando corto: - E comunque scusami,
non ne voglio parlare! Ora tolgo il disturbo perché ho da fare
al Bait. A stasera! - Alex aprì la porta della cucina e si
incrociò con Victoria che si era appena svegliata; la salutò
cordialmente e le disse: - Scusami se ti ho svegliata! - Poi si voltò
verso Helen e le disse: - Ciao, se hai bisogno chiamami! - Ed uscì
sbattendo la porta. Che le è preso? - le chiese Victoria -
- Oh, nulla di che… era un po’ nervosetta stamattina,
spero non sia stata colpa del caffé troppo ristretto che le
ho fatto! - sorrise Helen cercando di sdrammatizzare, suscitando l’ilarità
di Victoria. - Allora Vicky, ti va di fare colazione? le chiese Helen
cercando di sorvolare l’argomento - Volentieri le disse Victoria
per poi continuare: Perché non mi hai svegliata per tempo?
Ho perso una giornata di scuola! - - Beh, vista l’ora assurda
che abbiamo fatto a causa della mia logorrea , lasciarti riposare
mi sembrava il minimo che potessi fare! - Hai ragione, non avrei dato
il meglio di me oggi! - sorrise Victoria azzannando famelica un tramezzino
grondante di marmellata.
- Hai fame eh! - le disse Helen sorridendo porgendole un tovagliolo
per farla ripulire il muso. - Sai, sono contenta di essere venuta
ieri sera, ti trovo un persona molto interessante!- si abbandonò
ad una confidenza Victoria - A chi lo dici! - rispose Helen fissandola
nei suoi splendidi occhi verdi che le ricordavano molto il colore
del bosco in alta montagna, la montagna da dove Helen proveniva, ed
ogni volta che la guardava le sembrava un po’ come ritornare
a casa.
Alex,
arrivata già da un po’ al Bait Shop, si gettò
a capofitto nel lavoro per non ripensare alla discussione avuta con
Helen circa i suoi presunti sentimenti per Marissa. - “Che stupidaggini
Io e Marissa insieme, sfigate come siamo!”- pensò tra
se e se sorridendo. Nonostante lavorasse come una forsennata però,
quella mattina era molto deconcentrata, distratta; aveva altri grilli
che le saltavano per la testa, e finì col rompere alcuni dei
calici che stava ripulendo con il risultato di tagliarsi un dito.
All’agitazione preesistente, si aggiunse anche il panico della
telefonata di Seth, che la avvisava che quella mattina per motivi
familiari non sarebbe potuto andare a lavorare. Le toccò quindi
ripulire anche i bagni, e rifornire i frigoriferi del bancone del
bar di merce da prelevare dal deposito. Verso metà pomeriggio
era talmente stanca da non riuscire più a muovere un dito;
aveva un forte mal di testa, così si rintanò nel suo
studio e si sdraiò sul divano, cercando di riposare un po’.
Una strana sensazione si fece largo in lei, quando appoggiò
il suo corpo dalla parte sulla quale era stata poggiata Marissa la
sera precedente; prese un cuscino e se lo poggiò sotto la testa,
poi ne prese un altro che lanciò per aria divertendosi a riprenderlo,
mentre in maniera del tutto inconscia il suo pensiero stava correndo
verso Marissa.
CAPITOLO 5: ASCOLTARE IL PROPRIO CUORE
Passarono
alcuni giorni dall’avvicinamento di Helen e Victoria, che si
scoprirono molto prese l’una dall’altra, tanto che cominciarono
a vivere quasi in simbiosi: facevano tutto assieme, dalle cose più
impegnative alle più semplici, scoprendo di avere molte cose
in comune, prima fra tutte l’amore lo sport a livello agonistico,
d’altronde non era più un mistero ormai che Vicky giocasse
nella squadra di pallavolo giovanile della città di Los Angeles,
così come non era più una novità sapere che Helen
era una bravissima istruttrice di arti marziali, ed un’atleta
pluripremiata grazie ai suoi quindici anni di esperienza.
Le due cominciarono quindi a frequentarsi più assiduamente,
non solo nell’ambito Bait Shop, ma anche da altre parti, intrattenendo
una bella e sincera amicizia.
Una domenica mattina di metà gennaio, si diedero appuntamento
ai giardinetti pubblici per il loro consueto allenamento mattutino,
che prevedeva la parte del cardio-fitness in comune, così Helen
si offrì di accompagnarla dato che si stava avvicinando la
data dell’inizio del campionato per Victoria che si sentiva
molto agitata. Quella mattina Helen era seduta su una panchina, all’ombra
di un grande cedro del libano, ed osservava la desolazione del parco
nella quiete domenicale della cittadina, che invece nei giorni feriali
era piuttosto caotica; vi era poca gente ai giardini pubblici, la
maggior parte della quale faceva footing, o portava a spasso il proprio
cane.
La giornata era discreta: un timido sole spuntava di tanto in tanto
aldilà delle nubi, riscaldando a malapena le cose che sfiorava,
e lei era lì con le cuffie nelle orecchie ad ascoltare musica,
mentre aspettava la sua amica. Improvvisamente, la sua attenzione
fu attirata da qualcuno che in lontananza si muoveva abbastanza velocemente
verso di lei. Appena fu in grado di focalizzare, si alzò in
piedi, tolse le cuffie dalle orecchie e disse a gran voce: - Ciao
Vicky! - salutando con la mano. Il suo saluto fu ricambiato ed in
poco tempo, Victoria la raggiunse.
- Ehi, sei in anticipo! - le disse Victoria salutandola affettuosamente
appena le fu vicina. - Si! So che ci saremo dovute vedere solo tra
venti minuti, ma ero sveglia, e siccome so che tu cominci sempre molto
presto i tuoi allenamenti mi sono detta: Perché non cominciare
ad avviarsi ai giardini? Può darsi che già la trovo
a correre!- rispose Helen - Hai fatto bene! Così adesso mi
annoio di meno! Correre da sola non è un granché divertente!
esclamò Victoria. - Soprattutto se consideri che non hai qualcuno
accanto con cui spettegolare mentre fingi di allenarti! - scherzò
Helen, facendo sorridere la sua amica.
Victoria prese fiato, si sedette qualche istante sulla panchina per
riposarsi e bere il suo integratore di sali minerali, ed invitò
Helen ad aspettarla qualche istante. - Nessun problema! - le disse
la mora, sedendosi nuovamente sulla panchina poco distante da lei,
togliendosi la visiera che aveva sul capo.
Victoria distese le membra, poggiò il capo sulla spalliera
della panchina, alzò lo sguardo verso il sole e chiuse gli
occhi. Ad Helen la cosa non passò inosservata, così
furtivamente si fermò a guardarla per qualche istante, e subito
la raffica di pensieri che aveva maturato nel periodo in cui si erano
conosciute, le schizzò in mente: - “Come sei bella, Sei
la creatura più splendida che abbia mai visto, l’essere
più angelico che sia mai entrato nella mia vita!” - pensò,
constatando che la sua esistenza ed i suoi comportamenti avevano cominciato
a mutare in funzione di Victoria; ella pendeva letteralmente dalle
sue labbra, amava ogni suo singolo gesto, ogni suo singolo comportamento,
ogni suo sorriso ed ogni sua arrabbiatura: amava tutto di lei, compreso
il fisico, quel fisico asciutto e tonico che quella mattina traspariva
dal di sotto degli attillati pantaloni in poliestere della nike, della
sua magliettina con lo swoosh della nike al centro, la felpa arrotolata
intorno ai fianchi, e il giubbino con il logo della sua federazione
di pallavolo. Era così attraente, così bella, così
irraggiungibile, tanto che Helen si perse per un po’ nei suoi
pensieri, vagheggiando su come sarebbe la vita insieme a quella ragazza,
ma fu riportata alla realtà da Victoria che le disse: - Io
sono pronta: mi sono riposata abbastanza, vogliamo ripartire? - Helen
trasalì scuotendo il capo, e senza darle troppo a vedere nessuna
delle cose che pensava su di lei le disse: - Ok, andiamo! - per poi
proporre: - Cosa ne dici di fare dieci volte il giro del parco? Poi
se ci avanza un po’ di tempo facciamo streetching sul pontile!
- - Dico che è un’ottima idea! - rispose Victoria, e
le due cominciarono a camminare a passo sostenuto per qualche metro,
cambiando poi il passo in una leggera corsa.
- Sai, io credo che Marissa ed Alex starebbero molto bene insieme!
- esordì Victoria parlando con un po’ di fiatone. - Si,
ma purtroppo non sta a noi decidere con chi stiano bene o male le
nostre amiche… Non possiamo pretendere che loro brucino le tappe:
una relazione amorosa è un qualcosa di molto serio; non possiamo
pretendere che perché noi crediamo che stiano bene insieme,
loro debbano necessariamente finire insieme… Se invece questo
dovesse succedere non dobbiamo spingerle ad accelerare i tempi, Vicky.
Dobbiamo aspettare, vedere le situazioni come evolvono, e ti garantisco,
se son rose fioriranno! - le rispose Helen, con tutta l’obiettività
di cui era capace, cercando di evitare di affrontare discorsi sull’amica
per non sbilanciarsi troppo, circa la tempesta sentimentale che stava
scuotendo Alex in quel periodo.
- Comunque si sono avvicinate molto in questi giorni! - constatò
Victoria. - Si, ma non è sufficiente per dire che hanno le
basi giuste per stare insieme; prendi noi ad esempio, facciamo tutto
insieme, eppure mica siamo fidanzate? - le disse provocatoria Helen.
- Beh… hai ragione, in effetti…- terminò Victoria
con una punta di rammarico.
Dopo circa un’ora di allenamento, finalmente le due arrivarono
nei pressi del pontile, e fecero streetching. Si affacciarono dunque
dal pontile per osservare qualche minuto il mare che scorreva al di
sotto di esse, poi Helen chiese a Victoria: - Cosa fai stasera? -
- Oh, nulla di importante, penso di studiare… - rispose tranquillamente
Victoria. - Facciamo una cosa: anticipati un po’ con lo studio,
così stasera mi accompagni al cinema! - soggiunse Helen. -
Mhm… mi sembra un’ottima idea, e cosa si va a vedere?
- chiese Victoria - Hostel! - rispose infervorata Helen. - Ma che
schifo! E’ un film orrendo! Tra gli horror, è uno dei
più crudi e violenti che abbia mai conosciuto! Se sono queste
le condizioni mi sa che stasera ti do buca! - esclamò Victoria
- E cosa ti piacerebbe vedere, invece? - chiese Helen - Un storia
romantica o un cartone animato! - - Beh, non è che sia proprio
il mio genere… L’unico cartone animato che ho visto al
cinema è stato Madagascar! però ti accompagno volentieri,
e lascio a te la scelta! Purché però non si vada a vedere
Wallace e Gromit: la maledizione del coniglio mannaro! - la prese
in giro Helen - Perché? E’ un cartone animato adorabile!
E’ candidato anche agli oscar come miglior film di animazione
per il 2006! - parlò Victoria. Helen fece spallucce, così
Victoria incalzò: - Allora andiamo a vedere Brokerback Mountain!
- - Ma è una storia tristissima! - si lamentò Helen.
- Scusa, ma non hai detto che dovevo scegliere io? E comunque so benissimo
che è una storia tragica, ma guardo il positivo: almeno se
piango ho chi mi consola! - rispose Victoria facendole l’occhiolino.
- E va bene… Mi hai convinto! - cedette Helen per poi ultimare:
- E’ tardi, ora vado. A stasera allora. Passo a prenderti io
alle 19.30 ok? - -Perfetto! Allora ciao! - le disse Victoria. - Ciao
a stasera! - le disse Helen prima di andare via.
Quella
domenica fu una giornata molto pesante per Alex, che cominciò
a lavorare duramente nel suo locale sul far della sera.
Alex si sentiva alquanto nervosa quella giornata: si muoveva freneticamente,
gettandosi a capofitto nel lavoro, per non pensare a nient’altro
che non fosse il soddisfacimento delle sue aspettative economiche.
Una delle cose che la metteva in crisi era il suo profondo travaglio
interiore causato dall’ “uragano Marissa”; d’altronde
i suoi rapporti con Marissa erano ancora poco confidenziali, ma in
fondo le andava bene così: una parte di lei, non voleva assolutamente
che la loro amicizia divenisse più intensa. Inoltre, ripensava
anche al bacio scambiato con Seth qualche sera prima: fu un’esperienza
traumatica per lei. Alex sentiva di non amarlo, e finalmente realizzò
che le parole che Helen le rivolse qualche tempo prima, erano assolutamente
vere, ahimé, per sua sfortuna. Decise così che avrebbe
dovuto affrontare al più presto un discorso con Seth circa
la loro separazione.
Quella sera era quindi al bancone del bar, intenta a shakerare un
cocktail, e a preparare degli stuzzichini per alcuni clienti, ed approfittava
di quei pochi attimi liberi che aveva per cercare di riposare, date
le sue notti insonni. Un evento particolare ed inaspettato però,
contribuì a turbare ulteriormente quella serata; difatti mentre
stappava una birra, per un ragazzo al banco, si ritrovò seduto
di fronte a lei, sullo sgabello aldilà del bancone Seth. -Bella
serata, vero? - disse retorico Seth cercando anche solo il minimo
pretesto per attaccare bottone con Alex. - Seth! Non ti ho sentito
arrivare! - esclamò sorpresa la ragazza, per poi concludere:
- Beh, non è poi tanto diversa dalle altre disordinate e caotiche
serate! - - Perché dici così? Mi sembra che stia andando
tutto alla grande! - rispose Seth. Alex annuì senza proferire
parola e riprese a lavorare ignorando completamente il ragazzo. -
Qualcosa non va? - chiese Seth stranito da quel comportamento. - No,
va tutto ok, solo che non mi aspettavo di vederti stasera, dato che
hai lavorato fino ad oggi pomeriggio! - disse Alex malcelando il suo
fastidio nel vederlo - Si, ma non ci siamo visti proprio perché
sei tata tutto il tempo nel tuo studio! - parlò Seth. - E perché
sei venuto stasera? Dovevi dirmi qualcosa di urgente? - chiese Alex
spinta dal rimorso di dovergli dire che tra loro era finita prima
ancora che fosse cominciata. - Eh… in effetti… Sono venuto
per chiederti una cosa… - parlò Seth, timoroso di una
cattiva reazione da parte di Alex - Di cosa si tratta? - chiese con
disponibilità Alex. Seth distolse lo sguardo dai suoi occhi,
si sfregò nervosamente le mani, poi prese coraggio e disse:
- Ecco… vedi… Volevo solo invitarti al ballo invernale
della mia scuola che si terrà la settimana prossima! - sospirò
pesantemente, conscio di essersi tolto un peso, poi alzò di
nuovo lo sguardo verso Alex. Alex distolse a sua volta lo sguardo
dal ragazzo cambiando repentinamente umore: si irrigidì tutta,
e la sua disponibilità nei confronti di Seth sparì immediatamente;
assunse un’espressione corrucciata, poi gli disse semplicemente:
- No, grazie, queste cose non mi interessano! - - Ma… - obbiettò
Seth cercando di convincerla. - Ascolta Seth, credo che tu abbia frainteso
tutto! Ho pensato molto a quello che sta succedendo tra di noi, e
sono arrivata alla conclusione che io e te è meglio che si
rimanga solo amici. Non voglio rapporti impegnativi: fidanzati che
ti invitano a dei stupidi balli scolatici, etc: lo vuoi capire o no?
Il solo fatto che ti abbia baciato la scorsa volta, non significa
che io e te stessimo insieme, ne tantomeno che provo amore nei tuoi
riguardi. Mi piaci, è innegabile, ma oltre l’attrazione
non c’è più nulla. Un solido rapporto di coppia
non si costruisce solo perché una persona ti piace perché
ti fa ridere, e io con te sto bene solo per questo, ma finisce tutto
qua! Hai capito? - gli disse schiettamente Alex per poi continuare:
- So che esci da poco da una disfatta amorosa che ti ha provato molto,
ed è proprio per questo che voglio parlarti sinceramente: non
voglio tu soffra ulteriormente! - - Io non lo credo! Stai solo cercando
di alzare un muro tra di noi. Sono sicuro al 100% che tu sei attratta
da me, e che, se solo me lo concederai potrei renderti felice: potremmo
essere una bella coppia insieme perché… - Seth non finì
neppure di parlare, che Alex davanti a lui uscì dal bancone
e si diresse verso i tavolini. Seth la seguì con lo sguardo.
Appena fu vicino ad un tavolino, Alex baciò per prima un ragazzo,
uno a caso tra la folla, uno sconosciuto qualsiasi; successivamente
baciò una ragazza, anch’esse sconosciuta. Quello fu il
messaggio che Alex volle dare a Seth, il cui significato voleva dire
che per ella un bacio non era importante al fine di un coinvolgimento
amoroso, e che era dichiaratamente bisessuale. A Seth ci volle un
poco prima di incassare il colpo, ma quando realizzò, la prima
cosa che chiese fu quella di licenziarsi. Da persona onesta e corretta
quale si reputava, Alex accettò le sue dimissioni, quindi prese
parte dell’incasso della serata e glielo offrì come liquidazione.
Seth prese i soldi e senza neppure salutare uscì confuso dal
locale.
Alex fu molto dispiaciuta di quell’increscioso momento, ma d’altronde
l’unico modo per poter spezzare con Seth un legame che stava
diventando così impegnativo al punto di soffocarla, era quello.
E poi non voleva prenderlo in giro, perché lo considerava pur
sempre un amico.
Victoria
ed Helen uscirono dal cinema verso le 22.00, la serata era filata
liscia come l’olio come sempre, e si apprestarono ad avviarsi
verso il parcheggio dove era fermato il coupé di Helen. - Allora,
ti sei divertita? - le chiese la mora prendendola a braccetto. - Si,
da morire, è la prima volta che guardo un film strappalacrime
e non piango! - rispose ridendo Victoria. - Merito mio! Sono un ottimo
supporto io, che pensi!?! - scherzò Helen - Oh, cominciano
le manie di onnipotenza? Io credo che se non ho pianto è perché
la trama non era poi così catastrofica! - la stuzzicò
Victoria. - Come no, ma se uno dei due muore! - incalzò Helen.
- Si, ma è morto amando fino alla morte l’altro e credimi
non c’è cosa più bella! - si infiammò Victoria
- Se lo dici tu… - concluse Helen per poi aggiungere: - Ti riaccompagno
a casa? - - E se andiamo da qualche altra parte? - rispose Victoria.
- Vogliamo passare al Bait Shop a salutare Alex? - propose Helen.-
No io ho un’idea migliore: Una pizza a casa tua! Così
ti sottopongo anche un progetto che avevo per il campionato! - sentenziò
Victoria. - Consigli tecnici per migliorare la tua ricezione non so
dartene! - la prese in giro Helen che ultimò: - Ok! Casa mia
è sempre aperta per te! Beh, a questo punto fermati a dormire
da me! Prometto che domani ti sveglio in tempo per la scuola; anzi,
sai che facciamo? Ti ci accompagno io, così, sono sicura che
entri e non fai filone! - - Se! Credo che non lo vedrai mai il momento
in cui io marino la scuola? - le disse Victoria mollandole un pizzicotto
sulla guancia. - Quando io ci andavo lo facevo sempre, entravo praticamente
due giorni su quattro! - ricordò sorridendo Helen - Ed i risultati
si vedono! - scherzò ancora Victoria. - Ehi! Potrei offendermi
e scaricarti sotto casa tua! - disse Helen con finto tono arrabbiato
voltandole la faccia. - Dai sciocchina, metti in moto e andiamo, che
già è tardi e dobbiamo passare anche per casa mia! Il
progetto che voglio esporti non può aspettare! - concluse Victoria.
- Ma di che si tratta? - rispose Helen. - Non te lo dico! - la stuzzicò
Victoria. - E dai! - insisté l’altra - No no no! E’
un progetto di cui discutere con molta tranquillità! - - Ma
giuro che ora sono tranquillissima! - incalzò Helen. - Uffà!
E va bene: volevo portarti con me ai campionati a Los Angeles! Dureranno
all’incirca due mesi… Potremo alloggiare per quel periodo
dalla mia famiglia, loro amano avere sempre tanta gente per casa!
Non devi rispondermi ora comunque, è giusto che ti dia un po’
di tempo per pensare… - spiegò Victoria. La salivazione
di Helen si azzerò per qualche istante: la donna che amava
le stava chiedendo di accompagnarla per tre mesi fuori da Newport…
sentì di poter toccare il cielo con un dito, poi controllando
l’emozione disse: - Oh Vicky! Ma certo che ti accompagno! A
patto però che tu mi accompagni nei tuoi ritagli di tempo a
San Francisco: ho da fare un master in arti marziali! - concluse Helen.
- Mi sembra una proposta equa! Affare fatto! - le disse Victoria suggellando
l’accordo con un caldo bacio sulla guancia.
Helen arrossì a quel gesto, sospirò, sorrise e mise
in moto la macchina ingranando in breve tempo la quarta, e sparendo
in un attimo dal buio parcheggio del cinema.
CAPITOLO
6: IL BALLO INVERNALE
Un
nuovo inizio di settimana spuntò per gli studenti dell’Harbor
School, e come in tutti i giorni di lezione, si apprestavano a grandi
masse a varcare i cancelli della scuola.
Erano circa le 08.15 quando Marissa, arrivata a scuola, si apprestò
a salire le scale per entrare nell’edificio scolastico, ma la
sua attenzione fu calamitata da Lindsday e Ryan, che appartatisi in
un angolo dei giardinetti adiacenti allo scalone centrale, si scambiavano
tenere effusioni. Quella scena le dette tremendamente fastidio: anche
se non voleva ammetterlo a se stessa, Marissa era ancora gelosa di
Ryan, nonostante tutti i suoi buoni propositi, perché evidentemente
in fondo al suo cuore c’era ancora un barlume d’amore
per lui. Mentre guardava i due con un’aria disgustata, fu distratta
da un’altra voce che la chiamava squillante da dietro: - Marissa!
Ehi Marissa! - Marissa spostò lo sguardo e vide che la persona
che la stava chiamando era Victoria che si apprestava a scendere dal
coupé di Helen, salutando la ragazza al volante con un bacio
sulla guancia. Marissa aspettò che Victoria la raggiungesse,
mentre Helen rimise in moto, poi Marissa sollevò il braccio
e salutò Helen, che ricambiò il saluto con un sorriso.
Victoria e Marissa entrarono a scuola dirigendosi verso gli armadietti.
- Bella macchina sportiva! Che bolide! - constatò Marissa.
- Si! E’ un mostro di potenza quella macchina! - sorrise Victoria.
- Ma come mai ti ha accompagnato lei a scuola stamattina? - le chiese
incuriosita Marissa. - Ho dormito da lei! - rispose tranquillamente
Victoria - Sul serio? - strabuzzò gli occhi dallo stupore.
- Si, sul serio! - rispose Victoria. - Eh eh eh! Sento aria di novità
in giro! - disse stuzzicandola Marissa. - E non sai ancora la novità
più grande!! - parlò Victoria raccogliendo volutamente
la provocazione, per il solo gusto di dirle che avrebbe passato molto
tempo insieme ad Helen. - E qual’ è? - chiese Marissa
pensandoci su qualche attimo, per poi continuare: - Non dirmi che
state insieme! - - No! - rispose Victoria che a sua volta aggiunse,
svelandole l’arcano: - Fra una settimana ho l’apertura
del campionato a Los Angeles e… Helen mi accompagnerà
per le partite! Staremo due mesi a stretto contatto! - - Ma dai! Che
bello Ma dove starete? - obiettò Marissa - Credo a casa mia…
Sai miei genitori, loro amano avere tanta gente per casa! - disse
Victoria aprendo l’armadietto e tirandovi fuori i libri di fisica
e letteratura - Non è una brillante idea credo… Come
farai a giustificarti per loro per tutte le occhiate, i sorrisi e
le attenzioni che dedicherai ad Helen? - constatò Marissa -
La vuoi la verità? Non me ne importa un fico secco! Se mi scopriranno,
dovranno imparare ad accettarmi! Perché non rinuncio ad Helen!
- rispose decisa Victoria. - Beh, questo ti fa onore! - rispose Marissa
appoggiandosi con un braccio vicino all’armadietto, per poi
gettare un’occhiata aldilà di Victoria ed intravedere
alle loro spalle Summer che stava avvicinandosi.
- Ciao ragazze, come va? - salutò cordialmente Summer. - Summer,
che bello rivederti, sono giorni che non ti fai viva, temevo fossi
partita senza avvisarmi! - rimbrottò Marissa. - Oh no, non
temere! E’ solo che sono stata molto impegnata a conoscere la
famiglia di Zack al gran completo! - rispose la ragazza. - Wow, fantastico!
- esclamò Victoria - Toglierei il wow ed ogni sorta di esclamazione
festosa: è stata una tragedia! - rispose scoraggiata Summer
- Perché? - chiese Marissa - Perché se mi confronto
con loro mi sento la persona più ignorante di questa terra!
L’altra sera ad esempio, sono andata a cena con loro…
Si parlava del cachemire, ed io, per rompere il ghiaccio, ho esposto
la mia teoria sul lavaggio dei panni di lana… Va a saperlo invece
che si riferivano ad un territorio di non so quale parte del mondo
in cui c’è stata non so quale guerra! - ultimò
depressa Summer - Dai, non deprimerti! - la incitò Victoria
per poi continuare: - Basta solo essere un po’ più informati,
tutto qua! - -Si, ma sono troppe le cose che devo leggere! E l’informazione
ogni giorno varia, muta ed io non reggo più il ritmo…
mi accorgo di non essere più al passo con i tempi… Se
solo si potesse fermare il mondo per un giorno, mi rimetterei in carreggiata!
- Parlò Sumer con tono melodrammatico, sistemandosi i libri
in mano, ma lasciando cadere sbadatamente alcune riviste in terra.
Marissa si chinò per raccoglierle e le sfogliò: - Finanza,
economia, geografia, politica estera… Ma che cavolo leggi? -
le disse restituendogliele. - Comunque non è difficile essere
informati: basta guardare di meno valle di lacrime e di più
i telegiornali! - esordì Victoria. Marissa e Summer le gettarono
uno sguardo omicida, poi Summer le disse scherzando: - Tu non hai
diritto di parlare, sai tutto, e non puoi capire come si sentono le
povere ignorantucole come noi! - - Va bene, come non detto: io vado
in classe, devo finire un esercizio prima che arrivi la prof di letteratura!
A dopo! - si congedò Victoria. - A dopo! - le dissero in coro.
Quando Victoria fu sparita dalla loro vista, Summer continuò:
- Coop, sono in crisi! Quando hanno cominciato a parlare di Kofi Hannan
volevo sprofondare! - - E chi è questo? - disse strabuzzando
gli occhi Marissa. - Mah, non so, a quanto pare è un amico
della mamma di Zack che si diverte a volare! Boh! Farà il pilota…
- constatò Summer - Passando ad altro: usciamo stasera? - chiese
Marissa. - No… stasera ho appuntamento con Zack per andare al
cinema! - disse Summer. - Vabbè, ho capito: Tu esci con Zack;
Victoria la settimana prossima va via… credo che mi rifugerò
al Bait Shop e nella cioccolata yo-hoo di Alex stasera! - sospirò
Marissa. - Entriamo in classe, la campanella è appena suonata!
- constatò Summer.
Erano le 13.00 e Marissa concluse la sua giornata scolastica, così,
dopo una pausa breve per il pranzo, essendo membro della commissione
delle feste, si dedicò all’organizzazione del grande
ballo invernale. Era un’ organizzatrice molto brava e le sue
pecche didattiche venivano tutte compensate dalla sua capacità
organizzativa; peccato però che nessuno le desse un voto sull’organizzazione
delle feste, eppure ci teneva a fare bella figura, quindi si impegnava
anima e corpo affinché la preparazione garantisse il risultato
di piacevole cerimonia.
Mentre lavorava nella preparazione dei complementi d’arredo
con la cartapesta, tutti i suoi amici passarono a turno a salutarla
dato che stavano andando via. La prima fu Victoria, che bussando allo
stipite della porta semiaperta disse: - Ciao è permesso? -
- Ma certo, entra! - le disse Marissa. - Come procede? - le chiese
Victoria raccogliendo da terra un paio di forbicine. - Bene grazie…
Sono molto indaffarata! - esclamò Marissa tergendosi con il
dorso della mano una goccia di sudore che le stava scendendo dalla
fronte - Lo vedo: sono passata solo per salutarti! - le disse Victoria.
- Allora, te lo conservo il biglietto per il ballo di dopodomani?
- chiese Marissa prendendo in mano il blocchetto e la penna. - No
grazie, non ho nessuno con cui venire, e poi devo allenarmi mercoledì
sera, ormai manca veramente poco all’inizio dei campionati!
- rispose Victoria - Sicura? Non vuoi portarci Helen? - osservò
Marissa. Victoria ci pensò qualche istante, poi concluse: -
No, sono sicura che si annoierebbe tremendamente; non è il
tipo che partecipa a questi balli studenteschi… ed in fondo
neppure a me piacciono granché queste manifestazioni! Facciamo
una cosa però: So che i soldi del biglietto andranno in beneficenza,
giusto? - - Si! - rispose Marissa. Victoria continuò: - Allora
ti do i soldi per un biglietto, ma non staccarlo, non lo voglio. Prendilo
tu e portaci qualcuno gratis… oppure regalalo a qualcuno che
non hai i soldi per poterci venire…Non so, vedi tu! - - Sei
molto generosa! - disse Marissa stupendosi dello stupendo gesto compiuto
da Victoria, che prima di pensare a se stessa aveva pensato agli altri.
- Ora scappo! - le disse Victoria controllando l’orologio. -
A presto Vicky! - la salutò Marissa sorridendo e chinando il
capo per ritagliare una striscia di cartapesta.
Passò solo qualche istante, e Marissa alzando lo sguardo, vide
arrivare Summer con in mano una tazza di caffé: - Ciao Coop!
Ti ho portato un bel caffè, credevo ne avessi bisogno! - -
Oh, certo! Grazie! - disse Marissa gettando la matita sulla scrivania
e prendendo subito il caffé. Appoggiandosi con il fondoschiena
ad un banco, Marissa sorseggiò il suo caffé fissando
qualche istante Summer, e notò nell’espressione del suo
volto un po’ di tristezza: - Che è successo? - le chiese
con un po’ di apprensione. - Nulla, ho appena litigato con Zack
perché mi ha visto appartarmi per parlare con Seth… Mi
ha detto che non può più venire al ballo della scuola
a causa di problemi familiari…ma so benissimo che è una
scusa! Pensa: mi ha consigliato di portarci Cohen al ballo…
- constatò Summer. - Brutto affare… E quindi? Non li
tengo da parte i vostri biglietti? - chiese Marissa - Boh, non so…
Non rinuncio al ballo invernale e penso che piuttosto che chiederlo
a Seth, mi presenterò da sola…Oltretutto che ne so quel
babbeo chi porta! - disse infastidita Summer per poi aggiungere sconsolata:
- Vado a casa per studiare francese, tanto a quanto ho capito è
saltato anche il cinema, e stasera comunque non mi va di uscire…
- - Ti chiamo stasera prima di andare al Bait Shop.. - ultimò
Marissa.
Mentre Summer usciva dalla stanza, si incrociò con Seth e Ryan,
che avevano fatto la cortesia a Marissa di scaricarle dall’auto
tutti gli scatoloni che aveva portato per allestire il ballo. Summer
fece finta di nulla ed andò via. - Ciao ragazzi! Grazie per
la vostra collaborazione! - salutò Marissa. per poi aggiungere:
- Vi ho conservato quattro biglietti: due per voi e due per le vostre
ragazze - - Ok, grazie! Anche se non so se verremo… - constatò
Ryan - Problemi con Lindsday? - chiese curiosa Marissa - No, niente
di serio, è che non vuole venire al ballo, dice che si sente
troppo timida ed impacciata per queste cose…- spiegò
Ryan. - Capisco… - constatò Marissa con un tenue senso
di sollievo nel cuore. - E tu? - chiese poi rivolta a Seth. - E’
escluso che Alex venga al ballo! Sai com’è fatta, il
suo codice di bulletta di periferia le impedisce di abbassarsi al
livello di qualsiasi ragazzo normale con la voglia di divertirsi!
- constatò Seth. - Peccato! Quest’anno sarà ancora
più bello degli altri anni! - parlò entusiasta Marissa.
I due salutarono andandosene, e Marissa sospirò meditando tra
se e se: - “Speriamo che sia davvero così…”
-
Era
dunque giunta la fatidica sera del ballo. Durante la giornata precedente
erano successe molte cose che avevano mutato la situazione di quella
sera: Lindsday rimase della sua convinzione di non voler partecipare
al ballo, così Ryan trovandosi solo, fu spinto da Marissa,
sola anch’essa, a presentarsi come suo cavaliere al ballo, mentre
Summer, come ella stessa aveva previsto si ritrovò da sola,
o almeno sola fino al momento in cui Seth, anch’esso scoppiato
decise di andare al ballo. Si riformò così lo schieramento
delle due coppie dell’estate prima, con una sola differenza:
ora non stavano più insieme ed erano andati in gruppo solo
per non dare a capire alla gente che erano soli.
Quella sera però, nonostante fosse l’ora di raccogliere
i frutti dei suoi giorni di frenetici preparativi, Marissa non era
tanto entusiasta, ciò dipendeva dal fatto che sua madre aveva
deciso, in quanto responsabile del comitato delle feste scolastiche,
di partecipare anche ella alla cerimonia.
Almeno le prime due ore della festa, trascorsero per i quattro ragazzi
senza particolari intoppi: ballarono più volte insieme, parlarono
risero e scherzarono, Marissa riuscì a sorridere anche dell’incombente
presenza di sua madre; ma la situazione ben presto precipitò
drasticamente: Marissa, chiamata in disparte dalla madre ebbe con
lei un nuovo e violento litigio a causa di un presunto amante della
madre che si era presentato alla cerimonia, ed al quale la madre era
rimasta incollata per tutta la sera; Ryan uscì a prendere una
boccata d’aria e si accorse che si sentiva un pesce fuor d’acqua,
il suo posto non era quello, non era con Marissa; il suo posto era
accanto a Lindsday, anche se la ragazza aveva deciso di non partecipare
al ballo, proprio per questo decise che non poteva stare più
lì, e congedandosi frettolosamente dai presenti, non preoccupandosi
minimamente dove fosse finita Marissa, si recò verso la sua
auto e sfrecciò diritto filato a casa di Lindsday.
Gli unici due che paradossalmente sembravano stare bene insieme, andando
d’amore e d’accordo furono Seth e Summer, che per tutta
la sera non avevano fatto altro che ballare; ma ben presto la tempesta
si abbatté anche su di loro: nel mezzo di un lento, con loro
somma sorpresa, intravidero Zack, il quale era tornato per scusarsi
con Summer e per rimediare al suo errore di non averla accompagnata
alla festa.
A Zack però, non passò inosservato il fatto che loro
stessero ballando insieme un lento, così gli si parò
dinnanzi per dirgliene quattro, ma era talmente nervoso e geloso,
che decise di lasciare di corsa la festa, senza dare ascolto alle
parole che Summer cercava invano di rivolgergli per spiegargli la
situazione.
Ci volle poco tempo per Zack prima di arrivare al Bait Shop; il ragazzo
infatti, essendo molto nervoso non volle ritornare a casa in quello
stato, così si fermò da Alex per bere una cioccolata
fredda. - Ciao! Serata fiacca stasera, vero? - constatò salutando
con gentilezza Zack, e sedendosi al bancone del bar. -Si, tutti i
ragazzi sono andati alla festa invernale dell’Harbor School…
- constatò Alex guardandosi attorno e scorgendo la desolazione
del locale. - A chi lo dici, vengo da lì? - sospirò
Zack per poi continuare: - Mi dai una cioccolata fredda? - Alex lo
servì immediatamente per poi dirgli: - Non hai affatto l’aria
di uno che è stato lì a divertirsi! - - Infatti non
mi sono divertito per niente: ho scoperto che la ragazza con cui sto
da sei mesi ama ancora il suo ex… - raccontò Zack. -
Brutta storia! Ed è bevendo una cioccolata solo soletto che
pensi di conquistarla? Hai dato una bella prova di coraggio: un coniglio
scapperebbe dopo di te! - lo spronò Alex. - E dimmi, cosa dovrei
fare: pestare il suo ex? - e chiese Zack bevendo la cioccolata - No,
essere semplicemente là e farle capire che a lei non rinunci!
- incalzò Alex. Zack posò il bicchiere sul bancone,
rifletté qualche istante e disse: - Ma lo sai che hai ragione?
Il mio posto è la!E poi…ma si! Chi se ne frega se volerà
qualche cazzotto, tanto Seth Cohen lo stendo subito! - Parlò
Zack lasciando il bicchiere mezzo pieno sul bancone e uscendo dal
Bait Shop. Alex lo vide andare via poi sobbalzò allarmandosi,
chiese quindi alla cameriera accanto a lei: - Ha detto Seth Cohen?
-
Summer era molto triste per via del litigio, e si era rifugiata su
una panchina all’esterno del locale. Seth era molto dispiaciuto
dell’accaduto quindi era uscito a cercarla per scusarsi della
brutta serata; quando la trovòsi sedette sulla panchina con
lei, ma una macchina d’improvviso frenò davanti a loro,
e Zack senza dire nulla scese mollandogli un pugno in pieno volto,
provocando la caduta di Seth. - Accidenti! Ma che ti è preso!
- disse Summer a Zack chinandosi verso Seth. Un’altra macchina
d’improvviso frenò bruscamente, ed una voce da lontano
chiamò: Seth! - poi si avvicinò al gruppo. - Alex, che
ci fai qui? - chiese Seth coprendosi il viso con una mano. - Diciamo
che mi sento responsabile per quello che è successo tra di
voi stasera… - Summer guardò infastidita Alex, che ultimò:
- Lui viene con me! -
Alex aiutò Seth a rialzarsi, si misero in auto e lo portò
al Bait Shop per medicarlo. - Sei una frana! - gli disse dolcemente
Alex applicandogli uno straccio con del ghiaccio sul viso. - Mi dispiace
che tu sia venuta prima che io potessi rialzarmi e colpirlo con uno
dei miei pugni micidiali! - rispose Seth scherzando. - Ma piantala
che non sai neppure tenere i pugni chiusi! Vieni qui, ti faccio vedere
io come si fa a difenderti! - gli disse Alex provocandolo e tirandolo
all’impiedi per le braccia.
I due giocarono per qualche istante a picchiarsi, poi cedettero all’attrazione
reciproca e si baciarono un paio di volte.
- Dai, è tardi, torna a casa! - gli disse ad un tratto Alex.
- E mi lasci andare così? Sono molto ferito! - disse Seth con
tono melodrammatico. - Ma se stai meglio di me! - incalzò Alex
pizzicandogli un braccio. - Dai, vai che è tardi! - continuò
la ragazza. - Ok! Grazie - disse Seth congedandosi.
Alex si guardò attorno, e nonostante fosse stanca a causa della
seratina che gli si era profilata dinnanzi, si fece forza e cominciò
a riordinare il macello che era rimasto al Bait Shop durante la sua
assenza. I suoi occhi però cominciarono a chiudersi assonnati,
quindi convenne che per cercare di rimanere sveglia quanto più
a lungo possibile, doveva accendere lo stereo e alzare il volume al
massimo. Si recò dunque vicino allo stereo, lo accese e le
note di Bad Day di Daniel Powter, cominciarono a diffondersi nell’aria.
Prese quindi dei sacchetti dell’immondizia e cominciò
a ripulire i bicchieri ed i tovaglioli lasciati ai tavolini dei privé;
all’improvviso sentì entrare qualcuno nel locale, e convintasi
che fosse Seth disse ridendo: - Seth, sei tu? ti ho detto di andare
via! - Si voltò verso l’ingresso del locale e si ritrovò
Marissa di fronte, appoggiata timidamente allo stipite della porta.
Alex la guardò, ma Marissa eluse il suo sguardo, così
la bionda riprese a fare le sue faccende. Marissa alzò lo sguardo
e le disse: - Ciao… - - Salve! - rispose Alex, pulendo con un
panno umido il tavolino. Marissa si soffermò a sentire la canzone
e rifletté qualche istante, poi disse: - Sembra cucita addosso
a me questa canzone… - constatò con evidente imbarazzo.
Alex si fermò un istante, ma non sollevò lo sguardo
dal tavolino, per paura di incappare nello sguardo dell’altra
e cedere all’infinita tenerezza che provava nei riguardi di
Marissa, ma il suo tentativo fu vano, e dunque le chiese: - Ma tu
non dovevi essere alla festa stasera? - Marissa non rispose, e solo
a quel punto Alex sollevò lo sguardo per incontrare quello
della sua interlocutrice; in quel momento intuì che forse qualcosa
era andata male, così si sedette sul divanetto di pelle argentata
e le disse: - Fammi immaginare: dovevi essere alla festa ma qualcosa
è andato storto! Giusto? - - Esatto… - constatò
Marissa per poi continuare alquanto imbarazzata: - Scusami non so
neppure io perchè sono venuta qua! - - Forse perché
volevi sfogarti? - le chiese Alex sfiorandole dolcemente la mano con
la sua, per poi aggiungere: - Avanti, sono qui! - Marissa fissò
per qualche istante il vuoto, cercò di fare ordine nella sua
mente, di trovare le parole adatte per spiegare ad Alex quale fosse
il suo nodo in gola, ma non vi riuscì; l’unica cosa che
rimbombava nella sua mente erano le parole della canzone di sottofondo,
così con le lacrime agli occhi le disse: - Non riesco, sono
molto nervosa… - Alex si alzò dal divano, e si avviò
a spegnere lo stereo, intuendo che quella musica sortiva in quel frangente
un effetto devastante su Marissa; quindi le disse: - Sei già
troppo depressa, se poi ascolti pure questa canzone, il risultato
è che il tuo morale sembra essere stato investito da un tir!
- poi le tornò vicino, le mise una mano sulle spalle e disse
premurosamente: - Hai bisogno di distrarti, prendi il cappotto che
andiamo a farci un giro sulla spiaggia! - - Ma… - obiettò
Marissa - Niente ma! L’aria salubre del mare, unita all’armoniosa
melodia ipnotica delle onde, sarà una panacea per il tuo umore:
fidati di me! - disse Alex scherzando, aiutandola ad infilarsi il
cappotto. Le due quindi uscirono dal locale.
L’aria della sera era abbastanza pungente, per questo motivo
Marissa si strinse ancora di più nel suo cappotto mentre camminava
sulla spiaggia, fianco a fianco con Alex, che guardava in giro, mentre
aspettava che Marissa cominciasse a parlare. Avevano ormai già
fatto qualche metro, lasciando dietro di loro le orme del tragitto
percorso, impresse nella sabbia umida. - Allora, ti senti un po’
meglio? - le chiese Alex fermandosi. - Si, avevi ragione Alex…
- constatò Marissa fermandosi anch’essa a sua volta..
- Ti va allora di dirmi quello che è successo? - le chiese
Alex carezzandole il viso - E’ per via di tua madre che sei
ridotta così? - aggiunse. - Si, ho avuto l’ennesimo litigio
con lei. Giuro: mi sta esasperando questa situazione! -
Le due ragazze si sedettero su una piccola barca capovolta tirata
in secca, Alex si chinò a raccogliere alcuni sassolini che
si divertiva a scagliare lontano, nel frattempo le disse: - Ti ascolto,
dimmi tutto! - Marissa riprese a parlare: - Lei è la presidentessa
del comitato per le feste scolastiche, perché in tutto ciò
che di mondano esista a Newport, stai sicura che c’è
sempre il suo zampino! Perchè è sempre presente e pronta
a dominare con la sua personalità le situazioni più
disparate! - - E’ carismatica! - affermò Alex. - No!
E’ solo una fanatica, un’esaltata mentale che crede che
se non ci fosse lei, il mondo non sarebbe lo stesso! - sorrise parlando
ironicamente Marissa. - La tua stima nei riguardi di tua madre mi
sorprende sempre di più! - scherzò per sdrammatizzare
Alex. - Scema! - le disse sorridendo lievemente Marissa, dandole un
colpetto con la punta delle dita sulla fronte, e facendogliela arretrare
leggermente. Poi continuò con più serietà: -
Mia madre insomma, è una che ama molto far parlare molto di
se; poco le importa se in negativo o in positivo! Difatti alla festa
di stasera era sulla bocca di tutti! - riprese Marissa - Cosa può
aver fatto di tanto grave da essere condannata senza possibilità
d’appello? - la interrogò Alex - Credi che sia sintomo
di una persona normale portare ad una festa scolastica il suo amante,
assumendo con lui degli atteggiamenti chiaramente equivoci? - parlò
tutto d’un fiato Marissa. - Beh, capisco adesso la tua arrabbiatura!
- constatò Alex. - A me non importa nulla che il suo comportamento
possa ferire in un qualche modo il mio patrigno Caleb; il problema
più grande è che ogni volta che cede alle avances di
un uomo getta fango sul ricordo che io ho di mio padre… Ammazza
per una seconda, ed una terza volta il suo nome ed il suo onore! Ed
è un l’unica donna al mondo che non può permettersi
di fare tutto ciò, perché ella stessa è marcia!
E se adesso mio padre è da chissà quale parte del mondo
è solo per colpa sua! - la bionda gettò i sassolini
che ancora aveva in mano sulla sabbia, poi si voltò per incontrare
il suo sguardo colmo di lacrime; Alex la fissò colma di tenerezza,
tenerezza che arrivò fino al cuore di Marissa e sciolse parte
del gelo in cui era improvvisamente piombato, così la giovane
continuò: - Mio padre ha sempre fatto di tutto per accontentarla,
la amava molto… E’ finito addirittura nei guai per garantirle
il tenore di vita che lei adesso ha. E’ diventato un truffatore,
un ladro ed è stato licenziato! Tutto solo a causa sua e delle
sue assurde pretese, delle sue ambizioni sfrenate! E quando poi è
arrivato il momento di ricompensarlo dei suoi sforzi, mia madre gli
ha voltato le spalle scegliendo un ricco miliardario piuttosto che
la sua famiglia. Ha preferito i soldi ed il successo a noi! - parlò
nervosamente per poi continuare con un urlò: - Lui era l’unico
a tenermi con i piedi per terra, il mio costante punto di riferimento.
E adesso non c’è più! Se n’è andato!
- Alex la afferrò tirandola verso di se, e la strinse in un
forte e caloroso abbraccio. Marissa cominciò a piangere, cercando
protezione tra le braccia di Alex e lasciando scorrere liberamente
le sue lacrime sul petto dell’amica, la cui maglietta chiara
si macchiò di rimmel. Marissa continuò con un filo di
voce: - Ti dissi che sono stata alcolizzata, cleptomane, a volte anche
tossicodipendente, ma tutto è per colpa sua. Io non volevo
che si separassero Alex! Io sono stata sull’orlo di una crisi
di nervi! Sono stata rinchiusa in una clinica psichiatrica tempo fa!
- - Sta calma ora, è tutto passato! - la rincuorò Alex
carezzandole i capelli. - Agli uomini che la corteggiano non piace
lei, ma il suo conto in banca, o la sua elevata posizione sociale!
Perché è tanto cieca da non vederlo? - affermò
con una risata amara Marissa. - Capisco... Ma tu le hai parlato? -
le chiese Alex. - E secondo te perché ci ho litigato stasera?
- disse Marissa divincolandosi delicatamente dall’abbraccio.
- E lei cosa ti ha detto? - le chiese ancora Alex - Che la vita è
sua e che non mi devo azzardare a giudicarla, perché giusta
o sbagliata che sia è pur sempre mia madre, e non crede di
meritare un trattamento del genere da parte mia. Mi ha detto di stare
più attenta alla mia di vita che alla sua, perché lei
è come un gatto: cade sempre all’impiedi, io invece sono
un topolino: preda di tutto e di tutti…E ha concluso dicendo
che se fossi andata a dirlo a Caleb, lei mi avrebbe messo in punizione
togliendomi il telefonino per un mese! - - Che stronza! - constatò
amaramente Alex, per poi dire: - Adesso è tardi però,
ed hai bisogno di riposare: ti accompagno a casa? - le chiese guardandola.
- No, a casa non ci torno! - parlò decisa Marissa. - E dove
ti porto? Non posso mica lasciarti in questo stato da sola per strada!
- le parlò Alex alzandosi da dov’era seduta. - Vai tu
che è gia tardi! Io cercherò un posto dove dormire:
che so un albergo, un motel, o perché no: dormirò qui
sulla spiaggia… - rispose Marissa - Ma sei matta? Guardati!
Stai già tremando dal freddo! - le disse Alex togliendosi il
giubbino e posandoglielo sulle spalle; poi rifletté qualche
istante, valutandone i pro ed i contro, e le disse: - Non si discute:
Vieni a dormire da me per stanotte! - Marissa la fissò riconoscente,
sussurrandole un flebile: - Si… - così Alex le porse
la mano e la aiutò a rialzarsi: - Forza andiamo che è
tardi! - concluse Alex, sistemandole meglio il suo giubbino sulle
spalle, ed abbottonandole il primo bottone per non farglielo scivolare
di dosso.
Ia
parte - IIa parte - IIIa
parte