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A carte scoperte

di Bard and warrior

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CAPITOLO 11: INDOVINA CHI VIENE A CENA?

Il display dell’orologio digitale sul cruscotto della jeep di Alex, segnava le 17.00 del pomeriggio, ma nella stagione invernale le tenebre calavano prima, così le due ragazze parcheggiarono nel viottolo di periferia dove abitava Jodie, sotto un lampione acceso. Alex spense lo stereo, si mise una maglietta sportiva a maniche lunghe grigia, e fece per scendere dall’auto, ricordandosi che doveva prendere da quel posto, alcune delle sue cose che erano rimaste ancora lì, dopo che se n’era andata; quindi si risedette sul sedile di guida piuttosto pensierosa. Marissa notò la sua tensione e le disse premurosa: - Cosa c’è, qualcosa non va? - Alex alzò lo sguardo che fino ad allora era stato fisso sullo sterzo e comunicò la notizia a Marissa: - No, nulla… mi sono solo ricordata che se non sbaglio devo avere ancora molta della mia roba a casa di Jodie… - parlò alquanto impensierita. - Perché ti ostini a chiamarla casa di Jodie? Non è forse anche casa tua? - la rimproverò Marissa, che a sua volta si mise una giacca nera per proteggersi dal freddo che era improvvisamente calato su Los Angeles. - Si, lo è stata per un periodo di tempo che speravo coprisse l’arco della mia intera esistenza, ma così non è stato… ed ora non mi sento più di considerare questo posto casa mia…- le spiegò rattristata Alex. Marissa intuì che la scelta di lasciare Jodie, non fu molto semplice per Alex, anzi la vide alquanto sofferta, eppure non riusciva a capire il perché; così, preso il coraggio a due mani, sospirò, e le chiese: - So che Jodie è una persona dal carattere molto particolare, ma posso sapere perché vi siete lasciate? - le chiese Marissa. - Proprio a causa del pessimo carattere di Jodie… non è una persona con cui si riesce a trattare facilmente… - le ribadì Alex. - Si, ma posso sapere quali sono i motivi che ti hanno spinto a rompere il rapporto instaurato con lei? - chiese con più insistenza Marissa.
Alex ci pensò qualche istante su prima di risponderle, dunque le disse: - Sono tanti i motivi: la sua stupida gelosia, il suo egoismo, il pensare sempre e solo ai suoi bisogni rispetto a quelli degli altri, la stupidità, l’ignoranza con la quale affronta le situazioni a volte, la superficialità, l’ipocrisia e tante altre cose… un giorno, semmai ti dovesse capitare di averci a che fare, capirai! - constatò Alex, stizzita al solo pensiero di dover affrontare quella persona che stava descrivendo in maniera così pessima. - Scusa la domanda, sei libera di non rispondere però se non hai voglia, ma mi chiedevo di cosa tu ti fossi innamorata, dato che, a quanto ho capito non è una persona molto raccomandabile questa tipa! - le chiese curiosa Marissa. - Marissa, è difficile rispondere ad una domanda del genere… ma credo che quando senti di amare, ami e non ti chiedi perché; almeno io così sono fatta: non è che mi metto a pensare perché ho amato Jack e non Robert; non mi chiedo perché ho amato Jodie piuttosto che una qualsiasi altra ragazza… l’ho fatto e basta, anche se spesso ne ho pagato le conseguenze… - parlò Alex scendendo dalla vettura con uno zaino vuoto in mano, dove poter sistemare la roba da prelevare. Marissa la seguì immediatamente, e le due si incamminarono fianco a fianco, sul sentiero che conduceva all’appartamento della ragazza. - Prendiamo la roba e ce ne andiamo via al volo, ok? - le disse improvvisamente Alex carica di tensione, tensione che tra l’altro non passò inosservata a Marissa, la quale ripose: - Che ti prende? Sei così nervosa… - - No, figurati e che…- Alex si interruppe un istante, per poi continuare cercando di consigliare più se stessa che l’amica: - Non lasciarti intimidire da lei e lascia che sia io a parlare! - Marissa annui col capo, seppure titubante e scettica della buona riuscita di quell’incontro. - E… non dire niente della catenina… - concluse Alex. - Hai detto che di lei non te ne frega niente! - le rispose Marissa alludendo al fatto che se aveva fatto così tanta strada per poi non chiedere alla sua ex di ridarle la catenina, allora significava che per lei non era ancora finita la storia. - Si, è vero… No, non me ne frega niente! - rispose dando parvenza di essere decisa Alex. Marissa la guardò perplessa, constatando solo allora che per l’amica quella situazione sarebbe stata più dura da affrontare del previsto. - Se mi chiede di restare interrompila! - le chiese Alex cercando di prevedere le mosse di Jodie e di organizzare una eventuale controffensiva. - Vorrei vedere! Devi riportarmi a casa; anzi, ti ricordo che Helen e Victoria ci aspettano! - le disse Marissa pizzicandole il braccio. - Brava! Bella scusa ricordatela! - parlò tutta agitata Alex, che successivamente riprese fiato e suonò il campanello. La loro attesa fu brevissima, dato che Jodie si apprestò ad aprire immediatamente, positivamente colpita del ritorno a casa di Alex. Jodie la squadrò da capo a piedi poi disse rivolta alla sua ex: - Me lo sentivo che saresti venuta! - Ma il suo entusiasmo svanì immediatamente, quando vide Marissa accanto ad Alex; così arrabbiata chiese: - Lei che ci fa qui? - Alex fissò prima Jodie, poi Marissa: la sua salivazione si azzerò, il corso dei suoi pensieri si arrestò, così ella scoprì che non riusciva a trovare le parole adatte per sbrogliare il bandolo della matassa; fu quindi provvidenziale l’intervento di Marissa, che dapprima la guardò più volte sott’occhio incoraggiandola a parlare, ma notando il suo prolungato silenzio, sciolse il dubbio della mora interlocutrice dicendo: - Dobbiamo prendere della roba di Alex… E torniamo subito a casa - Jodie fissò Alex, per cercare nella sua espressione un riscontro alle parole di Marissa; la bionda dunque avallò le parole dell’amica, quindi Jodie le rispose: - Se lo dici tu… - e si fece da parte, accostandosi al lato sinistro dell’uscio per lasciarle entrare. Appena furono dentro, senza aggiungere altro, Alex si recò diritta filata nella camera da letto e cominciò a frugare nervosamente nel guardaroba e nei cassetti.
-Te la spari una birra? - chiese intanto Jodie a Marissa, che era seduta sulla spalliera del divano in attesa che Alex tornasse in salotto. - No, dobbiamo ripartire! Stasera! - le rispose spiccia Marissa. - Ok! Ho trovato un paio di magliette, un reggiseno e dei jeans larghi: che cos’hai altro di mio? - Entrò parlando spazientita Alex nel salotto. - Niente, te lo giuro! - le disse serafica Jodie. - Posso dare un’occhiata approfondita? - incalzò Alex con tono intimidatorio. - Puoi cercare anche tutta notte, se ti va… - disse sorridendole ammiccante Jodie. Alex rimase parecchio seccata da quell’ammiccamento, specialmente data la presenza dell’amica; si rivolse quindi a Marissa parlandole con tono più remissivo: - Mi sbrigo in fretta! - Marissa seguì con lo sguardo ogni singolo movimento di Alex, che spariva nuovamente nei meandri di quelle stanzette del tutto ignote a lei; poi notò che Jodie la stava fissando insistentemente xon un’aria mista tra il disgustato ed il disprezzo, quindi le disse con una punta di sadismo: - Brutto separarsi, vero? - - Sarai la prossima: facci il callo! - parlò Jodie difendendosi alla meglio dal duro colpo ricevuto, mentre si avvicinava spavalda a Marissa, per condividere con lei la spalliera del divano. - Ah… guarda che io non sono la sua… - farfugliò imbarazzata Marissa, capendo solo allora l’astio che Jodie nutriva nei suoi riguardi: la mora era convinta che lei ed Alex stessero insieme, per questo era così insopportabile. - Figurati se le interessi! - concluse Jodie cercando di annientare tutta la sensuale femminilità che trasbordava da ogni poro della persona che era Marissa. Alex rientrò nuovamente nel salotto, reclamando a gran voce, con un paio di stivali da moto in mano: - I mie stivali da moto! - - Quelli sono i miei! - esclamò tranquilla Jodie. Alex le si avvicinò tuonando: - Tuoi un accidente! Perché? - - Perché te li ho comprati io! - la provocò Jodie. - Vedi quanto sei stupida? E’ questo il tuo problema! - parlò infuriata Alex sbattendo gli stivali sul divano, al di sopra del suo zaino. Marissa rimase a fissare Alex a lungo e pensierosa: - “Non l’avevo mai vista così arrabbiata, eppure nonostante la sua durezza, sono più che sicura che in realtà sta indossando solo una maschera di indifferenza per Jodie, perché in fondo soffre molto di questa separazione… dopotutto se non avesse creduto profondamente nell’amore per lei, probabilmente non avrebbe pensato subito di abbandonare la casa paterna, creando una rottura così drastica e definitiva con le sue radici…” - convenne tra se e se la ragazza. - Ahhh adesso ricomincia! - parlò Jodie tediata dal comportamento paranoico della sua ex, sollevando gli occhi al cielo.
Dato l’incanzante precipitare degli eventi, Marissa si rese conto di dover lasciare da sole le due, per dargli il tempo di chiarirsi; oltretutto, le risuonò in mente l’eco delle parole di Alex: - “ Non dire niente della catenina…” - e intuì che Alex non era ancora riuscita a trovare la catenina, anzi forse neppure ci aveva provato veramente a cercarla; così prese una scusa per uscire di scena, e lasciare le due contendenti a risolvere le loro beghe; quindi disse: - Io vado in bagno…- La giovane fu presa in scarsa considerazione dalle due, che avevano ormai cominciato a colpirsi con una infinita raffica di stilettate verbali: - Quale sarebbe il mio problema? Muoio dalla voglia di saperlo! - le strillò contro Jodie. - Non so neanche da dove cominciare! Sai che ti dico? Tieniti i miei stivali, tieniti i miei dischi, tieniti tutto: chi se ne frega! - parlò Alex urlando ancora di più di quanto non avesse fatto Jodie. - Tu sei matta da legare! Non puoi piombare qui così e prendere tutta la tua roba! - incalzò a gran voce Jodie. - Si che posso! E se la metti così mi porto via anche gli spilli! - riprese Alex picchiettando minacciosa sulla spalla sinistra della sua ex. - Ma fa un po’ come ti pare! Tanto te ne sei sempre fregata se io ci sto male! - disse Jodie cominciando a fare la parte della vittima. Marissa stette ad ascoltare gran parte del loro litigio, mentre si intrufolava nella camera da letto di Jodie. Appena entrata, con sua grande sorpresa vi notò un letto matrimoniale, e la sua mente si soffermò per un attimo a pensare, mentre prese a carezzare le coperte dalla parte che era più vicina alla porta; quella dove era solita dormire Alex: - “ Quante volte Alex e Jodie su questo letto si sono scambiate le più tenere effusioni; quante volte hanno dormito abbracciate… quanto ha puntato Alex sulla sua vita con Jodie? Tutto quello che aveva forse, e lo dimostra il fatto che insieme a lei ha affittato una casa abbastanza comoda per due, ha preso un letto matrimoniale, ed ha trasferito tutta la sua roba a casa della compagna.. ed ora tutta la sua vita ideale questa sera sta andando in frantumi…- rimuginò Marissa tra se e se, per poi sospirare e dire a voce sommessa: - Povera Alex: ancora una volta, la vita è stata poco generosa con te… ma io ritroverò il tuo cuore, te lo restituirò. Perché è giusto che tu abbia una nuova opportunità di ricominciare, lontano da qui, lontano da lei, lontano dalle tue fragili illusioni…- E prese quindi a scavare in un portagioie che trovò sul comodino di fianco al letto. Scavò freneticamente, esasperata ma tenace nel suo intento: restituire il ciondolo all’amica, ed alla fine la sua pazienza fu premiata: trovò quello che cercava. Soddisfatta del buon esito della sua impresa, poté finalmente abbandonare la stanza e ritornare nel salotto dove le due ancora litigavano, appena in tempo per vedere la resa di Alex che irretita dalla mora, smorzò i toni chiedendole: - Ma che diavolo vuoi da me? - - Resta qui…ti scongiuro! - le disse Jodie avvicinandosi e cingendole con le mani i fianchi, cercando di avvicinarla quanto più possibile a se, per poi continuare: - Voglio parlare di noi: ne ho diritto, no? - Alex socchiuse gli occhi rassegnata, quasi vinta dal giogo della mora: Jodie era quasi riuscita a convincerla della sensatezza delle sue parole… ma a un tratto Marissa, infastidita profondamente più dal gesto del cingerle la vita, che dalle parole usate da Jodie nei riguardi di Alex, entrò decisa nella stanza schiarendosi rumorosamente la voce, e fissando costante Jodie con sguardo di sfida, aspettò che lei le rivolgesse parola; solo di tanto in tanto fissava Alex leggendone negli occhi l’indecisione più totale. - Perché non torni a casa con la jeep di Alex? Ci penso io a riaccompagnarla! - esordì Jodie con freddezza, sperando che quel fastidio vivente rappresentato da Marissa, le si togliesse dalle scatole. - No, è escluso! - obiettò immediatamente Marissa. - Perché? Che vuoi? - le chiese con molto poco garbo Jodie. Marissa chiuse gli occhi per un istante in cerca di una risposta per controbatterla, pensò molto intensamente, ma l’unica cosa, la migliore che le potesse venire in mente in quel momento fu: - Figurati se lascio qui la mia ragazza, con te per tutta la notte! - disse la ragazza, che aveva cominciato ad ordire la trama di una farsa pazzesca, nel solo intento di proteggere Alex e strapparla dalle grinfie di Jodie. Alex a quelle parole si voltò immediatamente, piacevolmente stupita dall’appiglio, nonostante fosse solo una spudorata bugia, che Marissa le aveva gettato per toglierla dai guai; ma a tratti quasi non riusciva a credere alle sue orecchie: Marissa stava dicendo così solo per offrirle una scusa per andare via, o in cuor suo, quella era la manifestazione di qualche sentimento latente nei riguardi della bionda? - Ma come? Hai detto che non era la tua ragazza… - la rimproverò Jodie, lasciandole intuire che non aveva affatto creduto a quello che aveva detto poco prima. - Hai capito male, malissimo! - le disse spazientita Marissa fissando intensamente Alex. Jodie fissò a sua volta Alex per l’ultima volta, poi le tolse le mani di dosso, e la bionda trovò solo in quell’istante il coraggio per rompere definitivamente con il proprio passato, ricambiando il suo sguardo con atteggiamento di sufficienza; poi prese lo zaino, si avvicinò a Marissa e disse: - Andiamo! - La giovane la strinse forte a se, passandole da dietro una mano sul fianco, ed abbracciate uscirono di casa. - Brava! Bella prova! L’hai fatta nera! - commentò Alex appena le due furono fuori dall’abitazione di Jodie, divincolandosi dall’abbraccio dell’altra. - Grazie! Dici che l’ha bevuta? - le chiese ansiosa di riscuotere consensi Marissa. - Ma scherzi? S’era già convinta che stavamo insieme quando ti ha vista al Bait Shop la settimana scorsa! - le spiegò Alex infervorata - E tu che le hai detto? - chiese curiosa Marissa. - La verità: che non era vero! Che pensi, ho difeso il tuo onore! - scherzò sorridendo soddisfatta Alex. - Grazie: molto gentile! - rispose Marissa aprendo la portiera ed infilandosi nella vettura. Anche Alex si sedette al posto di guida, cercò per qualche istante le chiavi della jeep nelle tasche e le rispose: - Grazie a te! Almeno sono riuscita a riprendermi i miei pantaloni e tutti i miei cd… chi se ne frega se non ho trovato… - Ma il suo discorso fu interrotto da Marissa, che porgendole una mano sulla spalla, richiamò la sua attenzione sull’altro braccio che le passò dinnanzi agli occhi, e con il palmo aperto, le lasciò scoprire cosa la sua mano mantenesse; con sua somma sorpresa, Alex vi trovò la catenina a forma di cuore. La bionda dunque la prese dalle mani di Marissa molto delicatamente, incredula di aver riavuto finalmente la sua catenina, poi curiosa chiese a Marissa: - Come diavolo…- ma le parole le si soffocarono in gola: il ritrovamento del cuore da parte di Marissa fu letto da lei come un gesto altamente simbolico, e ciò la lasciò esterrefatta. Marissa dunque le spiegò: - Ho frugato qui e là… - Alex se lo rigirò più volte contenta per le mani, finché Marissa non si mise le mani nella tasca della giacca e vi tirò fuori qualcos’altro; una cosa che mise subito in bellavista dicendo ad Alex: - Ed ora… ce l’hai tutt’e due! - e fece penzolare anche l’altro identico ciondolo sotto gli occhi strabiliati di Alex, che la fissò colma di gratitudine, e fu forse proprio in quell’occasione che il suo sguardo tradì i suoi sentimenti, rivelandoli inaspettatamente ad una fin troppo perspicace Marissa, che a sua volta la fissava colma di affetto, e di altre mille strane ma intense sensazioni, percependo tutto l’amore che provava per lei. Fu fortissimo l’imbarazzo tra le due per alcuni istanti, tanto che Alex distolse il suo sguardo da quello di Marissa, per poi prendere l’altro ciondolo dalle mani della giovane, e stringendolo per un attimo, forte nel palmo della sua mano, con gli occhi socchiusi sentenziò: - No, uno lo tieni tu! - e senza aggiungere altre parole, si apprestò ad allacciare il ninnolo al collo dell’amica, la quale si chinò immediatamente per riceverlo senza fare una piega. Mentre Alex le allacciava il ciondolo, le due si guardarono molto intensamente, e complice la serata intensa, entrambe in quel momento, avrebbero voluto potersi baciare, ma nessuna delle due fece il primo passo, per paura di essere respinta, anche se i loro sguardi, il loro tenero sorriso, erano molto più eloquenti di mille parole. In quel momento Alex meditò tra se e se: - “Marissa, ti amo da morire…” - mentre in contemporanea Marissa realizzò fissando intensamente i suoi occhi azzurri profondi, resi cupi da un velo di amarezza: - “Quale immensa magia è in grado di fare il tuo sguardo su di me? Mi sembra di essere sotto un potente incantesimo… Cosa mi sta accadendo? Se solo mi guardi mi dai la certezza di poter essere la donna più imbattibile del mondo… se solo mi sfiori, un fuoco si accende in me, ed arde alimentandosi di ogni tuo singolo gesto, ogni tua singola parola…” - Alex ritornò col pensiero alla realtà, e si accorse di avere il volto, pericolosamente troppo vicino a quello di Marissa, quindi si scostò delicatamente mentre l’altra con riacquistata lucidità, le chiedeva: - Come mi sta? - Alex la squadrò dagli occhi fino al decolté, con lo sguardo languido di un’innamorata che spasima per la sua bella, poi disse con un filo di voce: - Una favola! - e non poté fare a meno di arrossire violentemente. Riavendosi da quell’attimo di smarrimento, e cercando di tenersi ben ancorata alla realtà, piuttosto che all’immaginazione, Alex le si rivolse nuovamente dicendole: - Ora però corriamo da Victoria visto che si sta facendo tardi, ok? - - Si, ma dove abita? - le chiese Marissa cominciando ad accusare la stanchezza della giornata. - Non temere, poco lontano da qui! E poi ci sono io con te non ti può accadere nulla finché sarai con me! - parlò rassicurandola Alex, che mise in moto il veicolo, svoltando sulla prima strada a sinistra e proseguendo diritto su un corso per circa venti minuti.

Quella sera fu molto particolare per Helen e Victoria che erano rimaste sole in casa per il fine settimana considerato che i genitori di Victoria erano andati a trascorrere un week-end a Portland da alcuni parenti; le due ragazze approfittarono quindi di quel periodo, per concedersi un po’ di tempo da dedicare esclusivamente al loro amore e a tutto quello rappresentavano le piccole gioie quotidiane dello stare insieme, che sicuramente avrebbero aiutato a crescere quel sentimento. Dopo una movimentata mattina di gare e tanta fatica, le due decisero ovviamente, di trascorrere quella serata nella maniera più semplice e rilassante possibile: guardando un dvd alla televisione, spaparanzate sul divano, sotto una pesante coperta.
Data l’incontenibile voglia di Victoria di una bella focaccia fatta in casa, Helen volle accontentarla, decidendo di preparare lei stessa la cena per quella sera, visto che la compagna era veramente molto stanca.
Helen era dunque in cucina, alle prese con farina lievito acqua e sale, intenta nella preparazione di una pizza, mentre Victoria si cimentava con il lettore dvd in salotto, ma trovava non pochi problemi nell’impostazione di quell’aggeggio, così chiamò in soccorso la compagna a gran voce: - Amore, non riesco a far partire questo coso infernale! - parlò agitata Victoria mentre batteva un colpetto sul lato superiore del lettore dvd. - Non dirlo a me amore, questa pizza mi sta facendo impazzire: la pasta non ne vuole sapere di diventare elastica… era meglio se uscivamo a comprarla la pizza, piuttosto che improvvisarci pizzaiole! - le rispose Helen altrettanto disperata. Victoria allora, parlò per sdrammatizzare: - Amore, accetto anche di non vedere il dvd del mio film preferito, ma ti prego, non farmi rimanere digiuna! Non dopo una giornata con tre partite di fila! - - Ma come, non ti sei ancora saziata con i nostri interminabili baci? - le disse provocandola Helen dalla cucina. Victoria sorrise a quella battuta, poi si soffermò a pensare che stava attraversando un periodo della sua vita particolarmente felice; grata ad Helen di questa cosa, ma anche un po’ per stuzzicarla, si recò dunque in cucina, cinse la donna da dietro, e la abbracciò stretta. La mora voltò la faccia verso di lei, lasciò cadere sul tavolo il panetto di pasta lievitata che aveva in mano, poi congiunse lievemente le labbra a quelle della sua ragazza, e si lasciò andare ad un lungo e profondo bacio; Victoria la accolse con molta passione e ricambiando con foga la tenera effusione. Appena le due ebbero la forza necessaria per staccarsi l’una dall’altra, Victoria riprese il discorso interrotto prima del bacio continuando a scherzare: - Non è che non mi piaccia divorare i tuoi baci, ma personalmente ho bisogno di qualcosa di più nutriente da mettere sotto i denti, o giuro che svengo dalla fame! - Helen le fece un sorrisetto ammiccante, e ridacchiando rispose: - E ti pareva: pensi solo a mangiare tu! Comunque abbiamo appena constatato che non possiamo scambiarci le mansioni in casa, per cui cara la mia ragazza… - si interruppe un istante slacciandosi le fettucce del grembiule, per poi continuare nuovamente dandole un pizzicotto sulla guancia: - Ecco il tuo grembiulino, io vado a programmare il lettore, tu finisci la pizza! - le disse Helen afferrando decisa il telecomando dal tavolo, e facendolo volteggiare nell’aria, mentre usciva dalla stanza fischiettando. - Ehi: ancora un po’ che ti pavoneggi, e rischi di non passare più attraverso le porte, a causa del tuo ego che ti gonfia come una mongolfiera! Datti un contegno, super donna! - la prese in giro Victoria stendendo velocemente con le mani, un grande disco di pizza nella teglia.
Mezz’ora dopo, le due furono pronte per la loro intima cenetta a base di pizza, film, e tante coccole; si sedettero infatti vicine sul divano, e cominciarono a mangiare una grossa fetta di focaccia ricoperta di pomodoro e formaggio, mentre Victoria afferrò il telecomando dal tavolo e con un dito premette play, ed il film “Shakespeare in love” cominciò. - Vicky, non c’era un film più movimentato? - si lamentò Helen appena vide il fotogramma con il titolo. - Possibile che preferisci film dove la gente si squarta e si sbudella, a dei grandi classici che hanno scritto la storia del cinema? - la rimproverò amorevolmente Victoria. - Ok, vediamo pure questo film sdolcinato, ma non prendertela con me se poi mi addormento! - incalzò Helen. Victoria la fissò intensamente per poi citarle a mò di sfottò una frase del film: - Ti amo Will, oltre la poesia! - - Bleah! - fu la sola risposta della mora che si voltò verso l’altro lato. Le due avevano in poco tempo terminato la pizza, ed erano sedute con i piedi appoggiati sul tavolino antistante al divano; giacevano sotto le coperte, immobili, strette l’una all’altra; Helen infatti, teneva avvinghiata a se Victoria, abbracciandola con un braccio dietro la schiena, mentre la bionda, aveva chinato il capo sulla sua spalla, rilassata dall’atmosfera serena che si respirava, mentre era assorta nella visione del film. Poco prima della metà del primo tempo del film, Victoria udì improvvisamente un respirone che la fece sobbalzare; si voltò verso Helen per constatare se stesse bene, ma notò immediatamente che la mora, come previsto, si era addormentata colta dalla stanchezza e dalla noia di quel film. - “Non c’è nulla da fare: non sei tagliata per i film sentimentali!” - pensò sorridendo Victoria, e le carezzò delicatamente il volto. Helen non accennava a svegliarsi dal sonno profondo in cui era piombata, così la ragazza, si arrestò a fissarla incantata dalla splendida bellezza, dalla perfezione delle fattezze dei tratti somatici della donna che gli si offrivano così generosamente in vista; fu quindi presa da un’ improvvisa eccitazione, che la condusse a stuzzicare Helen dandole dapprima dei piccoli baci sulle labbra semi dischiuse, poi infilandole leggermente la lingua in bocca, ed infine cominciò a palpare il generoso seno dell’amante. - Cos.. stai facendo? - si ridestò di colpo Helen, le cui parole soffocarono in un gemito di piacere. - Non riesci a vederlo da te? - le disse maliziosa Victoria, facendola sdraiare sul divano e salendole addosso, cominciando a baciarla vogliosa ininterrottamente, per poi parlare a fatica: - Voglio… - - Vuoi? - le chiese provocatoria Helen, che le mise una mano dietro la nuca spingendo la bocca della ragazza verso la sua e baciandola con estrema passione. - Te.. ti voglio! - sospirò Victoria dando ad intendere ad Helen che era ormai giunta l’ora della loro prima volta. - Ma sei sicura? Guarda che non c’è fretta, posso aspettare se vuoi… Non sciupare un’occasione così bella ed importante se non ti senti pronta… - le disse Helen. - No, voglio farlo qui e subito! - le disse Victoria continuando a baciarla, per poi interrompersi e dirle: - O sei tu che hai bisogno di tempo per fare l’amore con me? - Helen le sorrise rassicurandola, la baciò e cominciò a muoversi esattamente come Victoria voleva: le sbottonò i primi due bottoni della camicia e cominciò a disseminare di baci il suo decolté, mentre Victoria sembrò volare per qualche istante in paradiso, finché un inaspettato trillo di campanello sconvolse tutti i loro piani. - Dannazione! Chi sarà? - imprecò Helen scendendo di corsa dal divano, cercando di darsi un tono. - Ma no! proprio ora? - esclamò Victoria depressa perché per quella sera era andata in bianco.
Il campanello della porta della casa di Victoria, suonò nuovamente e con molta insistenza. - Dai, vai ad aprire… - parlò Victoria invitando l’altra ad aprire la porta. - Perchè scusa? E’ casa tua: apri tu! Magari sono i tuoi che hanno avuto qualche imprevisto e sono tornati prima…- constatò Helen alquanto allarmata dalla situazione. Victoria si alzò dal divano, risistemandosi alla meglio la camicia nei pantaloni, ed accorse ad aprire. - Buonasera! - disse Marissa quando la porta dinnanzi a lei si spalancò. Victoria la fissò per qualche istante incredula, poi disse: - Ciao Marissa! Che bellissima sorpresa! - Al solo udire il nome di Marissa, anche Helen si avvicinò all’uscio con molto stupore, così Marissa la chiamò in causa dicendo: - Guarda chi ti ho portato? - Helen poté vedere a fianco di Marissa Alex, ed il suo cuore si riempì di ulteriore gioia, perché adesso tutta la sua famiglia era al completo in quella casa. - Ehi Hel! Vecchia mia! - esclamò Alex. Helen spalancò le braccia lanciandosi in un caloroso abbraccio, che fu accolto con trasporto anche dalla bionda. - Ma non dovevi lavorare? - chiese curiosa Victoria ad Alex. - Si, ma l’ho convinta io a venire qui per il fine settimana! - parlò allegra Marissa. - Ma che bugiarda, avevo già programmato di venire; sei tu che ti sei accodata! - le disse Alex dandole con la punta delle dita un colpetto sulla fronte. - E l’operazione salvataggio catenina è stato un ottimo pretesto per venire, ma ti ricordo che te l’ho fornito io! - incalzò Marissa pizzicandole un braccio. - Quale catenina? - chiesero perplesse Helen e Victoria notando la grande complicità instauratasi tra Alex e Marissa. - Oh, nulla, è una storia troppo lunga che adesso non mi sembra il caso di dilungarmi a raccontare! - spiegò Alex con una strana smorfia stampata in faccia, e le quattro sorrisero. Improvvisamente però, calò il silenzio tra loro, e tutte si squadrarono ben bene a vicenda; fu in quel momento che Alex notò i bottoni aperti della camicetta di Victoria, che sbadatamente la ragazza non aveva richiuso, ed un vistoso succhiotto sul collo di Helen, che non poteva non passare inosservato. Rimase dunque impensierita da ciò che aveva appena visto concludendo tra se e se pensò: - “Forse siamo arrivate nel momento sbagliato; stavano consumando il loro amore, anche se non mi risulta che stiano insieme… però non si spiegherebbe altrimenti il loro malcelato disagio al nostro arrivo…” - Il silenzio fu però interrotto dal rumoroso mugolio dello stomaco di Marissa che visibilmente imbarazzata disse alle presenti: - Scusate ragazze ma non ci vedo più dalla fame! - le quattro sorrisero, poi Alex tornando sui suoi pensieri, si ravvide e chiese serissima: - Ha forse interrotto qualcosa il nostro arrivo? - Le due tacquero imbarazzate. Marissa fissò prima Helen e Victoria che avevano entrambe lo sguardo basso; Alex le fissò spaesata: non riusciva a capire di cosa stessero parlando; mentre con estremo imbarazzo, forse perché avevano intuito che Alex aveva capito che stavano insieme, le altre due arrossirono violentemente, poi Helen si schiarì la voce e tossendo nervosamente disse: - Ma no! Cosa vai pensando! - - S… Si, Helen ha ragione, nessuna interruzione, nessun disturbo! Prego ragazze entrate pure! - disse Victoria rossa come un peperone, invitandole ad entrare e richiudendo la porta dietro di loro, una volta che tutte erano in casa.
- Allora ragazze! E’ un piacere rivedervi, ci siamo sentite veramente poco in questi giorni! - esclamò Marissa posando la borsa in terra ed andandosi a sedere stanca sul divano. - Si, è vero, ma siamo state super impegnate! - constatò immediatamente sorridente Victoria, che appoggiandosi alla parete del soggiorno aggiunse: - Se avete fame magari posso prepararvi qualche panino con tonno e maionnaise,da annaffiare con una bella birra… E’ poco, lo so, ma è tutto ciò che abbiamo in casa al momento… - - Tanto per cambiare! - ironizzò Alex giocherellando con le chiavi della sua jeep. - In che senso? - le chiese curiosa Helen estraendo il dvd dal lettore che ormai avevano spento. - No, nulla di personale… è solo che da quando Marissa è diventata assidua frequentatrice notturna di casa mia, sta diventando consuetudine la cena a base di pane e tonno… - spiegò pazientemente Alex mettendosi le chiavi in tasca. - E non sei contenta? Il pesce, specialmente le specie ittiche conosciute col nome di pesce azzurro, contengono molto fosforo! - la prese in giro Victoria. - Come no! Non ho forse l’aria di una persona più intelligente, rispetto a come mi avevi lasciata qualche settimana fa!?! - ironizzò Alex. - No, hai solo l’aria di una persona molto strapazzata e spossata… - intervenne Helen con molta serietà. Alex sospirò, raggiunse Marissa sul divano e parlò: - In effetti avevo proprio bisogno di qualche giorno di vacanza… Durante la vostra assenza sono successe tante cose… - spiegò Alex fissando Marissa anziché le sue interlocutrici, e la cosa non passò inosservata ne ad Helen ne a Victoria, che si scambiarono fugaci cenni d’intesa, poi Alex continuò: - Ma stasera non sono dell’umore giusto per raccontarvi quello che ci è accaduto ultimamente a Newport… Voglio trascorrere un fine settimana tranquillo, in compagnia di gente che mi vuol davvero bene… - parlò Alex cambiando repentinamente umore. Le tre percepirono nitidamente questo suo sbalzo d’umore, ed osservarono silenziose Alex che andò vicino alla finestra e gettò qualche occhiata distratta fuori, cercando di evadere eventuali domande che avrebbero potuto rivolgerle. - Che cos’ha? - sussurrò Victoria all’orecchio di una perplessa Helen, ed entrambe presero a fissare Marissa che era l’unica a non essersi minimamente scomposta. Appena si accorse che le due la stavano fissando, Marissa, cercando di stemperare l’improvvisa tensione venutasi a creare, colse l’occasione per chiederle: - Possiamo fermarci qui per tre giorni? - - Certo che si, oltretutto siamo sole in casa per l’intero week-end, perché i miei sono andati a Portland da alcuni parenti… basterà solo uscire a fare la spesa domani! - constatò Victoria guardando Helen in cerca di approvazione. - Ok. Ora, però sono stanca e non ho fame. Se non ti spiace puoi indicarmi la camera dove devo alloggiare? Così mi sistemo e vado a dormire, sono esausta. - si arrestò un istante per poi continuare: - Sempre ammesso che voi non dobbiate raccontarci delle novità… - parlò allusiva Alex, riferendosi a quel che aveva potuto vedere poco prima sull’uscio di casa.
- No, nessuna novità… - parlò Helen optando di tenere ancora nascosta per il momento la loro relazione alle due. Victoria capì che il silenzio di Helen era dovuto al fatto che la situazione era troppo delicata per poterla affrontare quella sera, in cui gli animi erano fortemente agitati, quindi si rivolse ad Alex dicendole: - Va bene Alex, se vuoi riposare seguimi, ti darò una camera poco distante da quella di Helen, ed alloggerò Marissa nella camera di fianco alla tua se siete d’accordo! - - Per me ogni letto è buono per dormire. - constatò cupa Alex, prendendo il suo borsone ed avviandosi con Victoria su per le scale. - Buonanotte. - fu l’ultima sua esclamazione prima di sparire definitivamente di sopra con passo felpato.
Marissa ed Helen rimasero da sole in salotto; i loro umori sembravano anche essi mutati in balia del comportamento di Alex, anche se Marissa sembrò non farci più di tanto caso all’atteggiamento assunto dall’amica, Helen, sembrò preoccuparsi enormemente, così colse la palla al balzo e fissando Marissa le domandò: - Tu sai perché Alex è così strana in questo periodo? - - Beh, siete amiche… dovresti conoscerla: sotto la corazza da dura che indossa, oltre la sua grinta e la sua superbia si cela in realtà una persona estremamente sensibile, che in questi giorni sta tendendo sempre di più ad uscire fuori da lei… - parlò Marissa fissandola negli occhi. - Certo che la conosco, ma cosa vuoi dire? Non capisco… - continuò Helen grattandosi nervosamente sotto il mento. Proprio in quell’istante ridiscese di sotto Victoria, che sbadigliando si recò verso la cucina, aprì il frigorifero e vi trasse fuori delle lattine di coca cola fredda; ne stappò una e cominciò a bere avidamente. Poi raggiunse le due sul divano, porgendo anche a loro la bibita, e cominciarono a chiacchierare. - Allora, come mai Alex si è adombrata stasera, quando le è stato detto che aveva un’aria strapazzata? - chiese Victoria rivolgendosi a Marissa.
- Per favore puoi dirmi cosa è accaduto a Newport durante la nostra assenza? - incalzò Helen allarmata. Marissa le guardò sorseggiando la sua bevanda, poi sospirò come se stesse finalmente prendendo coscienza dell’apprensione delle due, e pacatamente rispose loro: - Alex è molto stanca e spossata in questo periodo: fa dei turni di lavoro massacranti, e per di più la sua ridottissima vita privata sta andando a rotoli; poco tempo fa ha lasciato Seth, e stasera ha troncato definitivamente anche con Jodie… - A quelle parole, Helen ingurgitò di traverso la sua coca cola, tossì ripetutamente chiedendo poi sconcertata: - Cos… Cosa stai dicendo? - - Chi è Jodie? - domandò stupita Victoria completamente ignara della situazione. - La persona che Alex riteneva essere la donna della sua vita! - spiegò stupita Helen. - Che a quanto pare ora è diventata la sua ex anima gemella! - incalzò con calma Marissa, mettendoci anche una punta di ironia, mentre la bionda cercava conferma alle parole di Marissa nello sguardo preoccupato e malinconico di Helen. - Hel, qualcosa non va? - le chiese poi. Helen ignorò la frase di Victoria e rivolgendosi a Marissa le chiese: - Com’è andata la storia? - - Qualche giorno fa Jodie è venuta a Newport, nella speranza di convincere Alex a tornare a Los Angeles con lei, ma non essendo riuscita ad attuare il suo progetto, decise per vendicarsi del rifiuto di portare con se l’unico simbolo che ancora le teneva unite: un ciondolo a forma di cuore… - raccontò Marissa interrompendosi e sorseggiando la bibita. - Quel ciondolo? - chiese Victoria guardando il lucido monile che sfoggiava Marissa al decoltè, intuendo che qualcosa di alquanto strano era successo . - Si, è questo che stasera siamo andate a riprenderci! - sentenziò Marissa toccandosi orgogliosa il suo trofeo. Alle due parve un po’ bizzarro il fatto che Marissa avesse quel ciondolo, e per un attimo pensarono che Alex glielo aveva regalato come pegno del suo amore, ma se era così perché non avevano detto loro che stavano insieme?
Marissa tagliò corto, si alzò dalla poltrona e prendendo la sua borsa, disse sbadigliando: - E questo è tutto ragazze; ora sono stanca: vado a dormire. Buonanotte! - - Vuoi che ti accompagni? - le chiese cordialmente Victoria. - No! Non ti scomodare, mi sistemo nella camera accanto alla tua! - e così dicendo andò di sopra meditando: - “Che diamine le è preso stasera ad Alex? E’ andata via dileguandosi alla chetichella! Bella forza, poi lascia a me il compito di spiegare il perché delle sue lune!” -
Le due ragazze dal salotto videro sparire Marissa, che aveva portato in casa loro una grande confusione. Victoria andò a prendere posto accanto ad Helen che aveva un braccio appoggiato sulla spalliera del divano, braccio che spostò su Victoria cingendole le spalle non appena le si sistemò vicino. Victoria si sentì abbracciare molto teneramente dalla compagna che tuttavia aveva uno sguardo smarrito e perso nel vuoto. - Cosa c’è amore? - le sussurrò dunque la bionda in un orecchio, con tutta la dolcezza che poteva. Hel trasalì come se il corso dei suoi pensieri fosse stato interrotto da quella vocina sottile e squillante, dunque rispose: - No, nulla riflettevo… - - Sei preoccupata per Alex? - - Si, non capisco questo suo atteggiamento… - - Hel, guarda che ha solo lasciato una persona con la quale non stava bene, cosa c’è di strano? - le chiese ammonendola Victoria. - Non capisci: Alex non avrebbe mai mollato Jodie per niente al mondo… è vero ultimamente attraversavano una forte crisi, ma non immaginavo che potesse lasciarla così facilmente a meno che…- un pensiero balenò per qualche istante nella testa di Helen: - “Che Alex si sia innamorata sul serio di Marissa al tal punto di gettare al vento tutto quello che aveva costruito con Jodie… Se lo ha fatto deve amare profondamente Marissa; non c’è altra spiegazione!” - - Hai visto anche tu il ciondolo di Marissa stasera? - parlò Victoria attirando nuovamente la sua attenzione.- Si… - fu l’unica risposta di Helen che si immerse nuovamente nei suoi pensieri. - Questa faccenda si fa poco chiara… - mugugnò Victoria tra se e se, cominciando a fissare pensierosa un punto indefinito del pavimento lustro del salotto.

Attraversando il corridoio, Marissa passò accanto alla porta della camera di Alex, e non seppe resistere all’impulso irrefrenabile di vederla ancora una volta prima di andare a dormire; approfittando dunque del fatto che volesse sincerarsi sulle condizioni emotive dell’amica, la ragazza lasciò la valigia vicino al muro, e quasi come se la sua volontà si muovesse autonomamente da lei, con una forza molto maggiore delle sue gambe, pose una mano sulla maniglia della porta. Indugiò solo un istante, con la paura di disturbare il sonno di Alex, poi facendosi coraggio abbassò la maniglia.
La stanza era immersa nell’oscurità, solo dalla finestra con la tapparella non del tutto abbassata, penetrava un rivolo di luce che si posava sul letto, illuminando flebilmente il corpo tonico di Alex distesa sul giaciglio supina. Marissa fece silenziosamente qualche passo verso di lei, ma sobbalzò istantaneamente quando una voce calma la interruppe dicendole: - Come mai sei ancora sveglia? - Alex accese la luce dell’abat-jour e Marissa poté finalmente vederla. La ragazza si riebbe dallo spavento nel riconoscere la voce dell’amica che togliendosi gli auricolari dall’orecchio e spegnendo il lettore cd, le diede uno sguardo fugace. Marissa per un attimo, sembrò notare gli occhi lucidi dell’amica e fu stretta da un nodo alla gola. Poi ruppe il silenzio chiedendole: - Cosa ascoltavi?-
- Oh, nulla di che… - tagliò corto Alex. - Su, fammi sentire! - le disse Marissa cercando di afferrare le cuffie che l’amica le strappava puntualmente di mano. - Eh, no, dai… vai a dormire! - le rimbrottò Alex. Ma la tenace Marissa, vinta dalla sua curiosità, ingaggiò uno scherzoso ma estenuante corpo a corpo con l’amica e tanto fece che la ebbe vinta, riuscendole a strappare le cuffie dalle mani. Si sedette sul letto di fianco all’altra, accese il lettore ed ascoltò brevemente il ritornello della canzone: “…But you and I know the reason why, I'm gone, and you're still there. I'm gone, and you're still there. I'm gone, and you're still there…” Marissa spense nuovamente il lettore, guardò Alex e chiese: - Come si chiama questa canzone? - La bionda non rispose, e si limitò a sospirare rumorosamente. - Almeno dimmi chi è la cantante! - la supplicò Marissa picchiettandola in un braccio. - Rachael Yamagata. - le sussurrò Alex ricominciando a rintanarsi nei suoi pensieri.
Marissa reagì a quel nuovo muro fra di loro, perdendo la sua espressione spensierata, ed assumendo un tono serissimo: - Helen e Victoria sono preoccupate per te… che ti prende? - disse rivolta all’amica. - Nulla… - rispose concisa Alex. - Andiamo, va a raccontarlo a qualcun’altra! - incalzò Marissa. Alex distolse lo sguardo da lei, ma Marissa catturandole il volto tra le mani e fissando lo sguardo di Alex nel suo disse, cambiando argomento: - Non ti ho ancora ringraziato per questo bellissimo ciondolo! - le tenne quindi fermo il volto tra le mani, e le diede un bacio sulla guancia in segno di riconoscenza, pochissimo distante dal bordo più esterno delle sue labbra; Alex sussultò sotto quel tocco. L’incanto si interruppe subito però, quando Marissa si alzò dal letto e disse: - Ok, recepito il messaggio; non hai voglia di chiacchierare con me stasera… Io vado a dormire visto che una testarda di mia conoscenza non ne vuole sapere di confidarsi. Comunque dormo nella camera dopo quella di Victoria: se hai bisogno di me sai dove trovarmi. Buonanotte! - le parlò con calma Marissa uscendo dalla stanza e richiudendo piano la porta dietro di se. Alex rimase esterrefatta da quel bacio e ci volle qualche istante prima che tornasse con i piedi sulla terraferma; una certezza si faceva sempre più strada in lei: sentiva di amare Marissa in maniera profonda e travolgente.


CAPITOLO 12: SINCERITA’

Il fine settimana di Alex e Marissa stava volgendo al termine, da ormai due giorni Alex si era chiusa in un interminabile silenzio, spezzato di tanto in tanto solo per rispondere alle domande insistenti delle sue amiche.
Quella mattina le quattro decisero di andare a visitare il museo MOMA di San Francisco, per trascorrere una giornata all’insegna della cultura.
La promotrice di questa idea fu Victoria, che tra tutte sembrò quella più entusiasta di fare un giro nella cultura; così, mentre le altre tre vagavano distrattamente per le sale del museo, sempre più annoiate a mano a mano che ci si addentrava, Victoria si infervorava sempre più ad ogni capolavoro che vedeva. Ogni tanto riusciva persino a spingere Helen dalla sua parte e coinvolgerla nella visione di alcuni quadri che gli piaceva commentare.
Alex e Marissa stettero tutto il tempo leggermente più arretrate, non si scambiarono nessuna parola dopo la sera precedente, anche se entrambe, quando erano certe che l’altra non poteva vederla, si scambiavano delle fugaci occhiate. Marissa riusciva a scorgere una punta di disagio celata in fondo al modo di comportarsi di Alex, e la attribuì al gesto da lei compiuto la scorsa sera; avrebbe voluto poterla avvicinare per chiarirsi, ma come suo solito in quel periodo, Alex aveva innalzato una barriera che le impediva di comunicare con chiunque, finendo col farsi soltanto del male.
Nonostante Helen fosse con Victoria, che la coinvolgeva a pieno in tutte le cose che faceva, la preoccupazione per Alex era un tarlo nel suo cervello e non sapeva più come fare per strappare le parole di bocca all’amica.
All’uscita dal museo, le quattro amiche andarono a fare un pic-nic al Central Park; nonostante la stagione fosse abbastanza rigida, quella mattina il sole aveva permesso loro di poter stare all’aperto, così le ragazze decisero di alloggiare all’ombra di un grande leccio. Mentre Victoria stendeva con impeccabile impegno un’ enorme tovaglia a quadretti bianchi e rossi, Helen si incaricò di andare a prendere dall’auto il cestino con le bibite e le vivande, e chiese ad Alex di accompagnarla, mentre Marissa passeggiava lungo il laghetto poco distante dal loro punto di ritrovo; solo di tanto in tanto si abbassava a raccogliere qualche ciottolo e si divertiva a gettarlo facendogli fare dei rimbalzi, per vedere l’ acqua incresparsi.
Nonostante fosse seccata dalla richiesta appena ricevuta, Alex non si tirò indietro ed accompagnò pazientemente Helen, all’auto parcheggiata pochi metri più in là, al di fuori delle recinzioni del parco.
Appena furono arrivate, Helen che fino ad allora aveva taciuto, approfittò per poterle rivolgere qualche domanda, spinta dalla segreta speranza di riuscire finalmente ad intendere il comportamento dell’amica.
- Allora, come va? Ti stai divertendo? - fu la sua prima domanda giusto per rompere il ghiaccio. - Va… - rispose fugacemente Alex, senza degnarle di uno sguardo, per poi riprendere alquanto pensierosa: - … No, oggi proprio non riesco a divertirmi… - - Vuoi dirmi che non ti è piaciuto girare il museo!?! - le chiese ironica Helen facendo in realtà il verso a Victoria, per poi continuare: - Quando Vicky prende queste iniziative così assurde per me, mi verrebbe da strozzarla! - e sorrise di gusto. La sua risata si spense ben presto però, quando i suoi occhi ricolmi di lacrime per lo sberleffo fatto alla sua ragazza, si voltarono a guardare la sua interlocutrice. Fu allora che tornando ad essere seria le disse: - Veramente tu non riesci più a divertirti da un pezzo ormai! Posso sapere cosa ti prende? - incalzò austera la mora. - Ma nulla ti dico! - ricusò Alex. - Sai benissimo che non è vero! - insistette Helen. - E invece si ti dico! - parlò Alex. - Sei una bugiarda! - osservò Helen - Non sei nel mio cervello per sapere se è vero o no! Quindi smettila di fare domande imbecilli! - ringhiò Alex. Helen non prese bene quelle parole, si infuriò, lasciò cadere il cestino a terra e con un impeto di rabbia scagliò Alex contro il cofano della macchina spintonandola. - Stammi bene a sentire: pensi che noi siamo così assurdamente cieche da non vedere che tu stai attraversando un pessimo periodo? Credi davvero che dire “no nulla” possa aiutarti? Se sei così masochista da farti del male tormentandoti l’anima a causa di problemi che ti rifiuti di affrontare da sola o comunque con il nostro supporto, fa pure, ma abbi la compiacenza di non farlo pesare, perchè c’è gente che si sta preoccupando di te, ed un minimo di rispetto ce lo devi! - le disse Helen che mollò la presa, si sistemò meglio lo smanicato scuro che si era nell’impeto slabbrato, e prendendo nuovamente il cestino in mano si avviò lasciando Alex da sola.
- Mi spiace Helen che siate in pensiero per me, prometto che prima possibile vi dirò tutto… - sussurrò Alex con gli occhi lucidi, mentre la sua voce tremula sembrava trasportata dolcemente dalla lieve brezza che si era appena alzata.

Le quattro ragazze furono finalmente pronte per il loro pranzo campestre ed insieme si sedettero sul prato attorno alla tovaglia. Alex ed Helen non si degnarono di uno sguardo per tutto il tempo, sotto gli occhi stupiti di Victoria, che in cuor suo aveva immaginato che tra le due c’era stato un litigio.
Victoria facendo finta di nulla, versò del succo d’arancia nei bicchieri delle altre tre, mentre Helen afferrò un toast; anche Alex e Marissa cominciarono il loro pranzo, assaggiando degli involtini di verdura fatti dalla stessa Victoria. Il convivio fu interrotto solo di tanto in tanto da qualche battuta sulla la gente che passava da quelle parti.
Prima che il pranzo potesse finire però, Alex e Marissa ricevettero una notizia per loro del tutto inaspettata: approfittando della situazione, e del clima inaspettatamente sereno e rilassato venutosi a creare, nonostante l’indifferenza con cui si trattassero a vicenda la mora e la bionda, Victoria prese parola esordendo con un discorso serio ma alquanto vago: - Ragazze, visto che siamo tutte qua quest’oggi, e siamo belle fresche e riposate, io ed Helen volevamo dirvi una cosa importante… - Quelle parole richiamarono immediatamente l’attenzione di Alex e Marissa che si scambiarono finalmente una fugace occhiata, la prima dopo un’intera mattinata, quindi dissero all’unisono: - Di cosa si tratta? - Le due arrossirono violentemente, dunque Helen disse farfugliando dall’emozione: - Beh… ecco… in verità è una decisione che abbiamo maturato stamattina al museo e ci sembrava giusto… voglio dire che voi… - - Allora? Non teneteci sulle spine! - esclamò Marissa posando delicatamente il bicchiere che aveva in mano sulla tovaglia. - Non so da dove cominciare… - parlò nuovamente Helen imbarazzata, arrossendo eppure evitando accuratamente di guardare Alex negli occhi. Victoria consapevole di non potersi più tirare indietro, chiuse un momento gli occhi, cercando di trarre forza dal profondo della sua anima e dalla convinzione del sentimento che nutriva verso la sua Helen, poi disse finalmente tutto d’un fiato: - Vabbè, senza troppi giri di parole ragazze, penso che ormai lo abbiate capito che io ed Helen ci siamo messe insieme! - il suo colorito mutò dal rosa pallido ad un rosso acceso ma poté tirare un sospiro di sollievo per essersi liberata di un peso che le opprimeva il cuore. Helen che nel frattempo si era concessa tra una pausa e l’altra un bicchiere d’acqua per far risalire il livello di salivazione, colta da quell’affermazione così cruda e diretta, riuscì solo a farsi andare la sorsata appena ingerita di traverso, con l’effetto di tossire rumorosamente. Marissa invece strabuzzò gli occhi stupita da ciò che le sue orecchie avevano appena udito, ed appena si riebbe dal colpo, subito si protese in avanti per incontrare l’abbraccio della sua amica Victoria, abbraccio che successivamente rivolse anche ad Helen. L’unica persona a rimanere imperturbabile nell’apprendere la notizia del fidanzamento di Helen e Victoria fu proprio Alex che sospirò dicendo semplicemente: - Avevo sospettato di aver interrotto qualcosa di forte fra di voi quando siamo arrivate l’altra sera… - L’atteggiamento di totale apatia della bionda nei riguardi di una notizia tanto bella, fu tale da far perdere nuovamente le staffe ad Helen, che le sbraitò ironicamente contro dicendole. - Per carità, non essere così allegra se la tua migliore amica si è fidanzata con la donna della sua vita, sta attenta che tutti questi sorrisi potrebbero paralizzarti il viso! - dunque si alzò furibonda prendendo a calci una bottiglia d’acqua e se ne andò verso il laghetto; fu seguita a ruota da Victoria che la rincorreva cercando invano di farla ragionare.
Cadde ancora il silenzio tra Alex e Marissa che nel frattempo erano rimaste nuovamente sole . - Guarda che si aspettava maggiore comprensione da te dato che sei la sua unica famiglia! - parlò improvvisamente Marissa con calma, rompendo il silenzio tra loro, per poi continuare: - Se fossi stata tu al suo posto, avresti cercato sicuramente l’affetto e la comprensione dei tuoi cari! In fondo non capita tutti i giorni di sentirsi dire che due persone a noi vicine, due nostre amiche, si sono messe insieme e si sentono felici! - Alex sospirò, pensò per un attimo alla sua travagliata storia con Marissa cercando di mettersi nei panni di Helen per un attimo: e se al posto delle amiche ci fosse stata lei ad annunciare il suo fidanzamento con Marissa? Poi ritornò alla realtà e le rispose secca: - Mi spiace, so che avrei potuto dargliene un po’ di più, ma in questo periodo sono fuori fase… - - Si può sapere cosa ti prende? - parlò Marissa cercando inutilmente il suo sguardo. - Ho alcuni pensieri per la mente… - rispose vagamente Alex, guardando un punto indefinito della tovaglia a quadretti rossi. - E neppure a me puoi dirli? - parlò spintonandola delicatamente con la spalla Marissa come per cercare di creare complicità tra lei e l’amica. - No, almeno finché non li avrò chiariti per prima a me stessa. - riprese risoluta Alex - Capito… - ultimò Marissa dispiaciuta che anche il suo nuovo tentativo di approccio fosse fallito; di nuovo il silenzio cadde tre le due.
Si sentivano cinguettare gli uccelli, gli scoiattoli andavano freneticamente di ramo in ramo per raccattare qualche ghianda, e il vicino ruscello scrosciava placido; improvvisamente tutti questi soavi suoni della natura a Marissa parvero assordanti come il rumore del caotico traffico cittadino; ciò era dovuto probabilmente all’idea della mancanza di comunicazione con l’unica persona che in quel momento della sua vita fosse davvero in grado di capirla. Doveva fare qualcosa, non poteva sopportare che un nuovo altissimo muro si alzasse tra di loro, così Marissa prese un dolcetto con panna e fragoline da un vassoio che Victoria aveva poggiato sulla tovaglia, e dopo averci dato un morso, si voltò verso Alex, richiamò la sua attenzione e glielo spiaccicò tutto in faccia. La bionda dapprima non reagì bene, e cercando di restituire all’amica pan per focaccia intraprese un corpo a corpo con Marissa nel quale cercava di vendicarsi; senza neppure accorgersene, tanta era l’energia che ci mettevano, le due cominciarono a rotolare assieme sul prato, e lì Alex si lasciò ancora travolgere, malgrado la sua opposizione, da quelle intense sensazioni che provava abitualmente quando stava con Marissa. Ad un tratto però, Marissa si fermò repentinamente a cavalcioni sul corpo di Alex, le due si guardarono un istante negli occhi, poi la ragazza avvicinando il suo volto a quello della bionda odorò intensamente l’aroma di panna e fragoline mischiato al profumo dalle note ambrate di Alex; le parve quasi di avere un mancamento tanto era l’inebriamento che gli procurò la miscela di fragranze, e successivamente con un dito prese un po’ di panna dalle labbra di Alex e la leccò via.
Questa situazione non passò inosservata ad Helen e Victoria che nel frattempo avevano fatto ritorno al luogo del pranzo, ma sentendo gli schiamazzi, si nascosero dietro ad un grande platano ed ebbero modo di osservare integralmente la scena.

La giornata stava volgendo al termine quando le quattro amiche fecero ritorno in casa di Victoria. Dopo l’episodio verificatosi con Marissa, Alex tornò ad essere muta, immersa nei suoi angoscianti pensieri.
La prima cosa che la bionda fece appena entrò in casa, fu quella di andarsi a fare una doccia rigenerante poiché dopo la “battaglia del pasticcino”, come l’aveva battezzata Marissa, si sentiva stanca ed appiccicaticcia; salì dunque sul pianerottolo che conduceva verso le camere da letto, entrò velocemente nella sua stanza per prendere la biancheria, un jeans ed una felpa puliti e subito si infilò nel piccolo bagno che aveva in comune con Marissa. Aspettò solo il tempo di lasciar scorrere l’acqua affinché divenisse della temperatura ottimale, si spogliò velocemente ed entrò nella doccia, richiudendo dietro di se la porta.
Marissa era molto soprapensiero quella sera, e così passò a prendersi una coca cola dal frigorifero che bevve avidamente, prima di salire di sopra ed infilarsi distrattamente nel bagno; si rese conto che quest’ultimo era occupato, solo quando realizzò che il rumore di sottofondo che la accompagnava da un po’, era in realtà lo scroscio d’acqua della doccia, verso la quale istantaneamente si voltò. Le porte dei vetri satinati della cabina le lasciarono appena intravedere le generose e tondeggianti forme del corpo di Alex. Marissa si sorprese ad ammirare insistentemente la solouette della bionda amica verso la quale si sentiva sempre più irrimediabilmente attratta: ne osservava ogni centimetro di pelle, compreso quel tatuaggio che aveva sul fondoschiena e che dal di fuori della cabina si vedeva a malapena, finché presa da una vampata inspiegabile di calore non fu costretta ad uscire in punta di piedi dal bagno, così come vi era entrata.
Dopo la doccia Alex si era rinfrescata, ma le sue idee rimanevano ancora confuse, uscì completamente rivestita dal bagno, si avviò verso il piano inferiore per prendere dal frigo qualcosa di fresco da bere, poi accese la televisione e si mise comoda sul divano. Nella sua mente però rigirava sempre la stessa idea: trovare le parole giuste con le quali spiegare ad Helen e Victoria la sua situazione, ed intanto bevevo, bevevo fino alla nausea. Quando fu raggiunta da Helen e Victoria, che si erano precedentemente dedicate a sistemare la roba che avevano portato fuori per il pic-nic, era ormai alla sua sesta birra e leggermente alticcia, con l’occhio un poco spento, invitò le amiche a sedersi sul divano accanto a lei per scambiare quattro chiacchiere. Era la prima volta in tre giorni che Helen e Victoria vedevano Alex così socievole, ma osservando ai suoi piedi le bottiglie vuote e riverse, subito attribuirono la sua apertura al fattore alcol.
Dopo un rapido scambio di occhiate fra le fidanzate, entrambe convennero che forse era il caso di sedersi, e quantomeno di cercare di far rinsavire Alex.
- Allora, come va? - le chiese Victoria sedendosi sulle gambe di Helen, che nel frattempo aveva preso posto accanto ad Alex. - Bene, mai andata meglio! - disse singhiozzando Alex mentre fissava la bottiglia che alzava al cielo, l’ennesima stava per scolarsi.
- E’ questa che ti fa parlare in questo modo! - soggiunse Helen cercando di toglierle la bottiglia dalle mani per farla smettere. - Lasciami stare, di che ti impicci tu, in fondo la fidanzata l’hai trovata; sono io quella che è rimasta sola e che è costretta ad attaccarsi ad una bottiglia per illudermi che tutto vada bene! - parlò con tono infantile Alex - Ma piantala di dire scemenze! - continuò Helen. - Non sono scemenze: è la verità! Credo di aver fatto male a lasciare Jodie, almeno lei era l’unica che fosse disposta ad amarmi e a portarmi a letto. Ora invece non ho nessuno, o peggio c’è qualcuno che non riesco a togliermi dalla testa, ma è un qualcuno di cui non posso innamorarmi! - sbraitò Alex la cui voce raggiunse anche il piano superiore, ridestando Marissa dal sonno leggero in cui era piombata da qualche minuto: sentiva parlottare dal basso ed era combattuta, una parte di lei voleva sgattaiolare fuori dalla stanza, scivolare giù dalle scale e infilare la porta della cucina dove avrebbe potuto origliare indisturbata, ma un’altre parte le diceva che non poteva farlo, dopotutto non erano affari suoi. Cosa doveva fare?
- Ma cosa diamine ti prende? - disse Victoria ad Alex. La ragazza chiuse gli occhi per un istante, sospirò forte e fece per parlare, abbandonando quel tono infantile ed irritante, a favore di uno più serio e grave; quasi come se la sbornia appena smaltita le avesse riportato l’ordine nel cervello disse: - Ma non avete capito che io sto impazzendo d’amore per Marissa? Non riesco più a vivere in pace senza il desiderio costante di averla tutta per me! - - Scusa, ma perché non gliene parli? - la incoraggiò Victoria. - Ho paura che lei non ricambi i miei sentimenti, preferisco non sapere cosa prova per me piuttosto che fugare tutti i miei dubbi e sentirmi dire che a lei le donne non piacciono. In fondo lei è sempre stata con gli uomini, non posso competere con il suo Ryan, e poi perché dovrebbe scegliere proprio me, proprio una donna e per di più una piena di casini? Una che non potrà mai offrirle nulla di buono nella vita se non quei pochi spiccioli che il mio capo chiama retribuzione! - si sfogò Alex, per poi continuare: - A volte dai suoi atteggiamenti mi sembra di capire che sta solo aspettando che io la baci per lasciarsi andare; altre volte invece, mi sembra così fredda ed impassibile che quasi mi sento un’estranea per lei… eppure entra ed esce da casa mia come se fossimo già una coppia collaudata!- una morsa di tristezza attanagliò il cuore della ragazza che presa da un nodo in gola si lasciò scivolare giù dagli occhi un grosso lacrimone. - Non piangere ora, dai! Io credo che invece dovresti affrontare con lei questo problema, cercare di parlarle e di farle capire che vuoi sincerità e chiarezza da lei… - incalzò Victoria. - Secondo voi è normale che ci si fermi a dormire da un’amica tutte le sere? E’ normale che si aggira per casa mia in slip e canottiera senza badare se fra di noi esiste o no un’intimità tanto profonda? E’ normale che un’amica si adagi dopo una giornata andata male sulla tua spalla e si addormenti mentre vede un film? - parlò Alex sottoponendo alle altre due alcuni degli atteggiamenti che ultimamente aveva assunto Marissa nei suoi riguardi.
- Magari lei non ci pensa che a te possa dare fastidio… - le rispose Victoria tentando di giustificare la sua amica. - E’ questo il punto: non mi da assolutamente fastidio, anzi, fosse per me potrebbe girare anche nuda per casa, ma solo se fra noi ci fosse un certo tipo di rapporto! - incalzò Alex. - Senti, l’unica soluzione al tuo problema è chiedere direttamente alla fonte quello che ha intenzione di fare. Devi essere diretta con Marissa credo che tu non abbia altra strada che dichiararle il tuo amore. Ti preoccupi che ti dica no, ma perché? E se invece ti dicesse si? Non saprai mai lei cosa pensa di te se almeno non ci provi a farglielo capire! - intervenne grintosa Helen. - Credi che non glielo abbia già fatto capire? - le rispose Alex - Evidentemente non hai toccato i tasti giusti! - insistette Helen. - Ma se le ho provate tutte! - replicò Alex. - L’hai mai invitata a cena fuori? Le hai mai regalato un mazzo di fiori? - parlò nuovamente Victoria. - E perché dovrei farlo, ti ho detto che non so neppure se sono nei suoi pensieri. Pensa le ho regalato la parte di catenina che siamo riuscite a riprenderci da Jodie, la sua risposta è stata un semplice “come mi sta?” - constatò Alex - Devi parlarle non hai scelta! E poi scusa, male che vada ci starai male per un po’ ma alla fine ti scorderai di lei, il tempo passa Alex e anche le ferite più brutte guariscono! - le disse incoraggiandola Helen.
- Sarà come dite voi ma sono così confusa in questo periodo: il lavoro che faccio è stressante ed anche frustrante; prima ho rotto con Seth perché non sentivo di amarlo, ora ho rotto anche con Jodie, non riuscirei a sopportare di essere scaricata da Marissa prima ancora di metterci insieme. Perciò devo rifletterci bene! - concluse Alex - Tu hai innanzitutto bisogno di riposo ora, va a letto che è tardi, poi con calma domani penserai a cosa dirle! - le disse Helen esortandola ad andare a letto. - Si, sarà il caso che vada, anche perché domani dobbiamo ritornare a Newport, inoltre ho un gran mal di testa… - disse Alex. - Colpa di tutta questa schifezza che ti sei bevuta! - osservò Victoria che aggiunse: - Aspetta, ti prendo una medicina contro il mal di testa. -
Dal ballatoio del piano superiore Marissa aveva ascoltato tutta la conversazione; alla fine non aveva resistito alla tentazione di sapere, e ora che aveva saputo si sentiva angosciata dalla situazione, non perché non provasse nulla per Alex, ma perché sentirsi attratta da una donna era una cosa totalmente nuova per lei ed era confusa almeno quanto Alex; in fondo il problema dalla confusione di Alex era lo stesso anche per lei, sebbene i motivi cambiassero. - “Allora era questo che ti opprimeva? Stavi male per il fatto che non riuscivi a dirmi che mi amavi? Non so se mai avrò il coraggio di fartelo capire che per me è lo stesso, ma purtroppo tengo troppo alla mia libertà ed alla mia vita per ricominciare una storia, anche se mi accorgo che non so più stare senza te…” -
- Io la amo Helen, sento davvero di amarla! - concluse Alex bevendo la medicina portatale da Victoria.
- “Anche io credo di amarti Alex, ma ho tanta paura…” - sussurrò tristemente Marissa prima di tornare di nuovo in camera.
- Allora io vado a letto. Grazie mille ragazze e scusate se in questi giorni avete dovuto sopportare una bisbetica esaurita con i suoi sfoghi uterini! - sorrise distesa Alex prendendosi gioco di se.
Helen e Victoria si guardarono, e a loro volta sorrisero all’amica che imboccando le scale disse loro: - Vi voglio bene! - - Helen le rispose: - Anche noi e tanto. Scusaci se siamo state un po’ dure con te! - - Buonanotte ragazze! - disse Alex sorridendo. - Buonanotte! - risposero in coro le due salutando l’amica che ormai era giunta di sopra.


CAPITOLO 13: TATUAGGIO

- Marissa sveglia! Dobbiamo rimetterci in viaggio! - Alex bussò con insistenza alla porta di Marissa di rima mattina, con la speranza di riuscire a svegliarla, mentre Victoria ed Helen preparavano la colazione aiutandosi gomito a gomito e di tanto in tanto scambiandosi qualche tenera effusione. Da quando Helen si era innamorata di Victoria, si era scoperta anche una casalinga migliore a dispetto di quello che pensava, ma soprattutto una donna forte e grintosa in grado di saper essere all’occorrenza dolce e premurosa; in quanto a Victoria, ella aveva scoperto di essere manualmente molto più abile di quanto immaginava: l’influenza di Helen le aveva insegnato ad affrontare la vita con modi più spicci, molto più pratici. Per questo a loro piaceva immensamente stare insieme, e trarre insegnamento l’una dall’altra, lavorare anche alle piccole cose insieme, perché ciò le aiutava a scoprirsi meglio, e ad innamorarsi anche degli aspetti più nascosti del carattere dell’altra.
Di tanto in tanto, interrompendo i suoi lavori da montacarichi vivente, Alex curiosona quale era, non poteva fare a meno che affacciarsi dalla porta della cucina e vedere le due che sghignazzavano divertite, si abbracciavano e baciavano mentre pasticciavano per la colazione; in cuor suo avrebbe voluto tanto poter fare la stessa cosa con Marissa. Sorrise a ciò che vedeva e andò via pensando: - “ Hanno ragione, devo proprio dire a Marissa che la amo…” -
L’orologio segnava le 8.00 di una tiepida ma nuvolosa mattinata invernale di San Francisco: Alex vestita come suo solito in maniera sportiva, entrava ed usciva di casa con un berretto in testa, mentre portava le borse in auto e tirava su la capote della jeep: la sua previdenza era tale da farle credere che di lì a poco sarebbe venuto giù un bell’acquazzone.
Il trambusto mattutino dell’allegra combriccola riuscì finalmente a far svegliare anche Marissa, che, ancora chiusa in camera, si accingeva a prepararsi per fare ritorno, seppure a malincuore a casa. Era molto pensierosa quella mattina e il discorso che aveva origliato la sera precedente non la faceva stare tranquilla, anche se nemmeno un’ amnesia totale avrebbe potuto cancellarle Alex dalla mente; convenne però con se stessa, che forse invece di opporsi era meglio prendersela come veniva, purtroppo però sentiva imprigionata ancora una parte di se dall’amore per Ryan.
Alex Victoria ed Helen nel frattempo si erano spostate in cucina e sedutesi intorno al tavolo cominciarono a fare colazione.
- Allora oggi partite… noi ne avremo ancora per poco poi rientreremo a Newport e appena torniamo organizziamo una bella uscita a quattro! - parlò Helen aprendo il convivio. - Si, magari fosse così semplice - sorrise Alex arrossendo, per poi continuare: - Piuttosto volevo farvi una domanda personale… - disse schiarendosi la voce Alex alquanto imbarazzata dall’argomento che stava per sfiorare. - Parla pure! - la esortò Victoria. Dopo un istante di tentennamento la bionda parlò: - Ma voi… ehm… ecco… voi avete già… - - Intendi dire se abbiamo già fatto l’amore? Diciamo che la nostra prima volta è stata interrotta dall’arrivo di due rompiscatole che ci hanno fatto una graditissima sorpresa! - disse scherzando Helen prendendo Victoria per mano, la quale nel frattempo sorrideva. - Ops… mi spiace! - disse Alex portandosi una mano alla bocca e facendo un’espressione mortificata alquanto buffa, tale da suscitare la risata delle presenti. - Che avete tanto da ridere voi tre casiniste? - Marissa parlò appoggiata allo stipite della porta della cucina, nella quale sopravvenne e prese posto accanto ad Alex. - Buongiorno - disse poi alzando la tazza capovolta sul piattino. - Casiniste? Ma lo sai che sono le 8.45? - rispose Helen. - Solo le 8.45? - incalzò Marissa - No, già le 8.45! - sottolineo ancora Helen. Alex nel frattempo versò nella tazza di Marissa il cappuccino e le mise davanti del pane con burro e marmellata, ma anche un croissant al cioccolato. - Grazie! Conosci benissimo i miei gusti ormai! - parlò sorridendole dolcemente Marissa mentre col cucchiaino versava ancora un po’ di zucchero nella bevanda calda; Alex la fissò perdendosi in quel sorriso, sotto gli occhi sbalorditi di Helen e Victoria. - Di cosa si stava parlando prima? - disse poi Marissa addentando famelica il cornetto. - Oh niente di importante… - cercò di sviare il discorso Alex alquanto imbarazzata, ma anche colma di rispetto per la privacy delle sue amiche. - Ma se facevate caciara: vi si sentiva da fin sopra le scale! - continuò Marissa. - No, è che Helen ci ha raccontato una barzelletta che ha capito solo lei, si è messa a ridere prima del tempo e noi la prendevamo in giro! - disse Victoria prontamente; Helen guardò per un istante Victoria con istinto omicida, ma subito al di sotto del tavolo ricevette un calcio che la invitava a zittirsi. Marissa le squadrò una ad una e notando il disagio nei loro volti disse: - Voi non me la contate giusta… Ma saprò aspettare! Il viaggio è lungo ed Alex non saprà resistere alla tentazione di raccontarmi! - poi con più serietà si rivolse ad Alex: - Noto con piacere che il tuo umore oggi è discretamente migliorato: sono felice di vederti più serena! - ciò detto le prese la mano fra le sue. - “Eh no! Non davanti a loro!”- pensò tra se e se Alex, ritraendo seppure a malincuore la sua mano da quella di Marissa. Il gesto fece rimanere di stucco Marissa che tuttavia non lo diede a vedere, e facendo finta di niente immerse l’ultimo pezzetto di croissant nel cappuccino.
La colazione proseguì abbastanza piacevolmente, finché per le quattro non giunse il momento di salutarsi.
- E’ ora di andare, sono le 9.30! - disse Alex alzandosi dalla sedia e prendendo le chiavi dell’auto dal mobile di fianco a lei. - E’ già ora? - rispose Marissa. - Si, dobbiamo andare perché non arriveremo prima di un paio d’ore a Newport ed ho promesso al mio principale che passavo al Bait Shop per sistemare le cose prima dell’apertura serale… - - Ma devi lavorare anche stasera? - domandò Helen. - No Hel, stasera c’è Jane ma devo recuperare qualche ora o il capo mi licenzia. Devo tenermelo buono! - spiegò Alex. - Capisco… - ultimò Helen.
- Vado a prendere la borsa di sopra e sono subito da te Alex! - disse Marissa apprestandosi a salire svelta le scale.
Appena rimaste sole Helen e Victoria ne approfittarono per dare qualche ultimo consiglio ad Alex. - Mi raccomando: parlale prima possibile… durante il viaggio per esempio, visto che avete due ore da spendere insieme! - le suggerì bisbigliando Victoria. - Si, approfittane perché ormai non puoi più stare nell’incertezza; a questo punto hai bisogno di capire… E se sarà un no, pazienza; comunque vada ricordati sempre che noi ci saremo! - parlò Helen avallando il discorso di Victoria.
- Eccomi! - esclamò Marissa tornando di sotto. Alex le prese la valigia dalle mani, si mise il giubbino ed il berretto e le quattro si salutarono: - A presto e buona fortuna Victoria! - salutarono Alex e Marissa avviandosi alla jeep. - Ci vediamo tra qualche giorno, giusto il tempo di vincere il titolo! - dissero sorridendo le due mentre si allacciavano forti l’una all’altra come per colmare il vuoto che Alex e Marissa partendo gli avrebbero lasciato.

Le due ragazze erano in auto da ormai mezz’ora, sulla strada di ritorno per casa
e durante tutto quel tempo nessuna delle due aveva proferito parola con l’altra.
Alex che aveva tolto un paio di occhiali da sole mettendoseli a mò di cerchietto, spesso guardava di sottecchi l’amica seduta di fianco a lei e pensando: - “Adesso glielo dico”… - ma vedeva Marissa piuttosto assente quella giornata, e non era sicura della reazione avrebbe avuto una volta appresa la notizia; - “Meglio aspettare ancora un pò”… - pensò ancora Alex corrucciando la fronte mentre si impegnava ad imboccare un rettifilo. - “Si, ma se aspetto ancora un po’ mi vengono i capelli grigi”… - si rispose ancora tra se e se. - “Ad ogni modo, non mi sembra il caso di parlarle oggi, devo almeno capire quali sono realmente i suoi sentimenti nei riguardi miei e di Ryan… Solo dopo potrò finalmente dirle quel che provo!” - concluse, per poi aggiungere: - “Si, ma questo silenzio mi uccide… devo dirle qualcosa altrimenti impazzisco, oltretutto il mal tempo non mi fa neppure ascoltare la radio in santa pace… Accidenti alla frequenza che salta... e accidenti a me: devo parlarle!” - Improvvisamente il cielo cominciò a mandar giù piccoli schizzi d’acqua che a mano a mano che scendevano, diventavano sempre più grandi e frequenti.
- Accidenti, alla fine è venuto il bell’acquazzone che tanto aspettavamo! - esclamò Alex rendendosi conto che forse proprio in quel modo avrebbe potuto rompere il ghiaccio.
- Già… - fu l’unica risposta di Marissa che continuò a guardare fuori dal finestrino.
- Come mai così pensierosa? Qualcosa non va? A colazione non mi sembravi tanto corrucciata! - le disse ancora Alex notando la sua criptica risposta.
- No, nulla di serio… sono ancora assonnata. - rispose Marissa cercando appositamente di sviare il discorso.
- Dimmi la verità tu stai ancora pensando a Ryan! - disse Alex scherzando, ma allo stesso tempo interessata a sondare il terreno. - E tu come fai a saperlo? - le chiese Marissa voltandosi per fissarla negli occhi. In quel momento vide Alex che la stava fissando a sua volta con un espressione molto delusa, e tanto era la sua delusione che per un momento si dimenticò completamente che era al volante ed invase l’altra carreggiata. Si riebbe dallo shock solo quando un grosso tir bussava ripetutamente per farle capire che era contromano; allora con molta destrezza sterzò verso destra e ritornò in corsia.
Marissa sospirò per lo scampato pericolo e rendendosi conto che forse tutto era accaduto a causa della sua risposta secca e diretta ripensò a cosa aveva sentito la sera prima mentre Alex e le altre parlavano, e capendo di aver commesso una gaffe le disse: - Ci sei rimasta male? - - No, affatto sei liberissima di decidere di amare tutte le persone che vuoi… - rispose cercando di sdrammatizzare la bionda, senza accorgersi che in realtà era stata molto pungente nella sua osservazione. - Ti basti sapere che penso ancora a Ryan ma non nel senso che intendi tu… - controbatté Marissa sapendo benissimo che in cuor suo si sentiva sempre più attratta da quella donna con i modi di fare aggressivi ma dolcissimi allo stesso tempo. Il silenzio calò per qualche istante tra le due: - “Alex, ho bisogno di tempo per farmi passare di mente Ryan, ma se ti ho vicino così come stai facendo in questi mesi, credo che alla fine il fatto che io e te finiamo insieme sia inevitabile…” - pensò tra se e se la giovane, guardando per qualche istante nuovamente fuori dal finestrino. - Passando ad altro, ti trattieni molto al lavoro? - chiese ancora Marissa. - Non lo so… - rispose vaga Alex, azionando i tergicristalli per migliorare la visibilità dalla sua auto afflitta ormai da una pioggia torrenziale.
- Ti va se vengo a casa tua a vedere un film? Stasera in seconda serata ci sono gli episodi di The L word! Non mi perdo una puntata! - aggiunse di nuovo Marissa. - Non so a che ora mi sbrigo... - tagliò corto Alex. - Ok, ok! - concluse Marissa intuendo che adesso era Alex a non avere più piacere a parlare, quindi alzò il volume della radio per ascoltare le note di “Have a nice day” degli Stereophonics.
Improvvisamente però, mentre sentiva la musica un flashback le ritornò in mente:

“… Le porte dei vetri satinati della cabina le lasciavano appena intravedere le generose e tondeggianti forme del corpo di Alex. Marissa si sorprese ad ammirare insistentemente la silouette della bionda amica verso la quale si sentiva sempre più irrimediabilmente attratta: ne osservava ogni centimetro di pelle, compreso quel tatuaggio che aveva sul fondoschiena e che dal di fuori della cabina si vedeva a malapena, finché presa da una vampata inspiegabile di calore non fu costretta ad uscire in punta di piedi dal bagno…”

- “Il tatuaggio… le natiche… la sua pelle… Oddio, mi sembra di impazzire dal desiderio…” - pensò vogliosa Marissa cercando però di contenere la sua passione.
- Per favore, ora che svolti l’angolo per entrare a Newport, fermami vicino al supermercato.. - parlò improvvisamente rivolta ad Alex, ancora scossa dalla sensazione eccitante che faceva vibrare il suo corpo, e che le procurava una verve particolare; le balenò in mente una nuova idea.
- Cosa ci devi fare al supermercato? - le chiese incuriosita da quel comportamento Alex.
- Non devo andare al supermercato ma devo fare un servizio urgente di cui mi sono ricordata solo ora! - le spiegò Marissa. - Bah.. - disse per tutta risposta Alex.
Pochi minuti dopo le due arrivarono a destinazione: - Ok, siamo arrivate! - disse Alex accostando ad un marciapiede per far scendere Marissa.
- Grazie del passaggio e scusa la fretta, ma devo scappare! Ci sentiamo per telefono più tardi! - si congedò frettolosa Marissa, che prima di scendere le diede un affettuoso bacio sulla guancia. Alex rimase per qualche attimo perplessa a guardare dove Marissa si stesse dirigendo, ma il suo sguardo cadde per un momento sul display dell’orologio e si rese conto che si era fatto tardi; si affrettò a ripartire alla volta del lavoro, mentre Marissa, avendo fatto qualche passo si portò davanti ad un grande negozio con su scritto l’insegna “TATTOO”, e prima di entrarvi rimuginò tra se e se: - Un tatuaggio, ecco come le comunicherò che mi piace... -

Un’altra frenetica giornata stava volgendo finalmente al termine.
Il sole stava ormai tramontando all’orizzonte, ed Alex dalle finestre del Bait Shop poteva intravedere l’acqua del mare tingersi a poco a poco di arancio. Sospirò rumorosamente, intristita dallo spettacolo così stupendo eppure così malinconico che la natura le stava offrendo in quel momento, ma cercò di scrollarsi i brutti pensieri dalla testa, affrettandosi a finire al più presto il suo lavoro, così si indaffarava a pulire i tavoli con un panno umido, ad apparecchiarli e a rendere il tutto più accogliente possibile. Aveva solo un’altra mezz’ora di lavoro che la separava dal tanto agognato riposo, ed in cuor suo sperava che Marissa non si sarebbe fatta viva per quella serata; dopotutto le parole dell’amica le rimbombavano ancora in mente, e come un tarlo scavavano e si insediavano nei meandri più profondi del suo cervello, provocandole una sensazione somatizzata di nausea.
Improvvisamente però, udì aprirsi la porta di ingresso del locale, ed istantaneamente pensò: - “Sarà Kelly che viene a darmi il cambio…” . Prese quindi il telefonino dalla tasca per controllare l’ora e si accorse che era troppo presto per il cambio di turno.
Le sue aspettative furono disattese nel momento in cui si vide apparire dinnanzi la ragazza castana in jeans e maglioncino dolcevita che sorridendole le disse: - Ciao Al! So che dovevo chiamarti, ma sono passata di persona, visto che mi trovavo in zona; allora stiamo insieme stasera? - Alex, che fino ad allora era rimasta a fissarle imbarazzata le caviglie con la coda dell’occhio, sollevò gli occhi dal centrotavola che con minuziosa cura stava sistemando e le rispose secca: - Buonasera Marissa… a dire il vero sono molto stanca… non so se sia il caso di vederci stasera… - - E dai! Ho noleggiato questo film che dicono sia molto divertente…- rispose prontamente Marissa.
- Guarda, non so se sia il caso, ti ripeto, sono molto stanca… - ribadì Alex recandosi verso la finestra per aprirla e prendere una boccata d’aria, dato che il suo senso di malessere continuava ad aumentare di attimo in attimo a mano a mano che affrontava l’insistente amica; inoltre pensò tra se e se: - “ Non capisco: non siamo fidanzate, e a quanto pare non c’è neppure l’intenzione di diventarlo grazie a Ryan… perché diamine vorrà venire sempre a casa mia?” -
Improvvisamente però la sua attenzione fu calamitata da un qualcosa di del tutto inaspettato: guardò a lungo alla sua destra, ed ebbe la sensazione di svenire dall’ansia quando vide una macchina nera a lei tristemente nota, appostata al di fuori del locale. - “E’ quella dell’altra volta… ricordo benissimo i copricerchioni con lo stemma della mercedes…” - pensò istantaneamente, e subito le scattò un senso di protezione nei confronti di Marissa; così avvicinandosi a lei, la prese per un braccio e la fece allontanare quanto più possibile dalla finestra, dunque le chiese: - Marissa hai notato se qualcuno ti stava seguendo? - - N.. no! - rispose confusa Marissa. - Ma perché? - chiese in seguito? - Qui fuori c’è l’auto nera di grossa cilindrata che vidi anche l’altra volta sotto casa mia… - le spiegò Alex. - Non ricominciamo con le tue assurde paranoie per favore! - le sbraitò contro Marissa per poi continuare: - Era tarda sera e il viale di casa tua è poco illuminato, come fai a dire che è la stessa dell’altra volta? -
- Sta zitta… nasconditi qui… vado a vedere fuori di che si tratta… - disse Alex prendendo il coraggio a due mani. - Ma sei pazza? E se putacaso dovessi avere ragione tu? - rispose preoccupata Marissa, con la paura negli occhi. Alex fissandola, riuscì a scorgervi perfettamente tutta la sua paura e la rassicurò dicendole: - Non posso fare altrimenti, oltretutto a minuti dovrebbe venire anche Kelly a darmi il cambio, non posso barricarmi viva nel Bait… Tu comunque rimani nascosta in questo ripostiglio… ti chiudo dentro a chiave e te la passo da sotto la porta… se non mi vedi tornare fra mezz’ora, apri la porta esci e scappa dalla porta di servizio con la mia jeep! - - Ma che sciocchezze stai dicendo! - urlò Marissa con le lacrime agli occhi. - Fa come ti dico! - rispose Alex mettendosi nei pantaloni un coltello affilato e grosso per nasconderlo, attuò il suo piano, poi si avviò cauta verso l’uscita.
- Per favore sta attenta… non fare mosse avventate! - le disse Marissa bussando con le nocche delle mani ripetutamente dietro alla porta del ripostiglio.
- “Alex se fiuti il pericolo non mettere a repentaglio la tua vita… torna da me…” - pensò Marissa accoccolandosi in un angolo ad aspettare.
Circa una ventina di minuti dopo Alex tornò con Kelly nel locale, e mentre la collega stava cambiandosi nei locali di servizio, si diresse celermente verso il ripostiglio dove era rinchiusa Marissa. - Marissa, mi senti? Puoi uscire! Tutto ok! - disse Alex dando dei piccoli colpetti alla porta. Marissa non se lo fece ripetere due volte e aprì velocemente la porta che la separava da Alex per poi saltarle alla gola per abbracciarla.
- Shhtt! Frena l’entusiasmo… Kelly è di là non vorrei che ci vedesse insieme e fraintendesse! - soggiunse Alex tappandole la bocca. - Ma… - cercò di controbattere Marissa. - Niente ma! Aspettami qui, vado a salutare Kelly e ce ne andiamo… - continuò circospetta Alex. - Ok… - rispose Marissa.
- Andiamo via di qua prima che si faccia ancora più buio… a casa mia saremo al sicuro… - ultimò Alex. - Sei sicura di non voler dormire a casa mia? Dopotutto la villa di Caleb è ben più sorvegliata di casa tua.. - obiettò Marissa. - Io preferisco tornare a casa mia… se tu vuoi tornare a casa tua ti accompagno, non ho problemi! - incalzò Alex. - No, andiamo da te! - rispose Marissa grata per il modo in cui Alex l’aveva protetta.

Alex girò più volte la chiave nella toppa e finalmente si aprì l’ingresso per casa sua; dietro di lei subito vi entrò Marissa. La bionda chiuse di fretta la porta, e prese a spostare un grosso mobile indietro a questa per evitare che si aprisse facilmente. Chiuse le persiane serrando anche li scudi delle finestre, poi accese il riscaldamento e finalmente si concedette qualche istante di relax stappando una bottiglia di birra.
- A parer mio la tua paranoia sta aumentando di ora in ora! - le disse Marissa dopo aver osservato attentamente tutte le operazioni che l’amica eseguiva come una specie di rituale scaramantico contro ignoti furfanti. - La prudenza non è mai troppa! - esclamò seccata Alex sentendosi criticata da Marissa. - La tua prudenza deriva da una mania di persecuzione… - incalzò Marissa. - La mia prudenza deriva dal fatto che non può essere una casualità che tutte e due le volte ti ho vista arrivare con una macchina nera a seguito… - le spiegò Alex. - Potevano essere diverse, dopotutto era buio… - insisté Marissa. - Liberissima di non credermi, ma per me era la stessa macchina! E non voglio discuterne più. Se non mi credi, accomodati, ma guardati le spalle… - concluse secca Alex sorseggiando la sua birra mentre si accingeva a sedersi sul divano.
- Provamelo allora! - continuò Marissa. - Non posso farlo, ora non c’è… facciamo una scommessa: la targa di quell’auto finiva con 786 T, se la prossima volta incappiamo in un’auto nera sospetta guardane la targa! E se vinco io, finalmente ti convincerai che ho ragione! - la sfidò Alex. - Ok, ci sto! - ultimò Marissa che come un fulmine a ciel sereno sentì una fitta nella zona lombare, tanto da accasciarsi sul divano dal dolore.
- Che cos’hai? - le chiese preoccupata Alex. - Mi fa male qui… - indicò Marissa.
Alex si alzò di scatto e cominciò a controllare nei pressi della parte indolenzita, proprio due centimetri più su del fondoschiena, mentre Marissa dolorante si sdraiò sul divano. Appena Alex le sollevò la maglietta, vide al di sotto di essa una garza fissata con un cerotto: - Cosa hai combinato? - le chiese preoccupata, poi scoprì la sua pelle e vi trovò sotto uno splendido tatuaggio raffigurante un sole tribale. Alex rimase spiazzata nell’osservare che era identico a quello che aveva lei sul fondoschiena, dunque le chiese: - E questo? Che significa? - - Marissa le disse: - Ho deciso di farmi un tatuaggio anche io.. - - Si, ma è identico al mio… dove lo hai visto… - la interrogò sbalordita la bionda. Inizialmente Marissa non volle cedere, perché non sapeva come Alex avrebbe potuto incassare la notizia, ma poi si convinse a confessarglielo; si portò in posizione seduta, si schiarì la voce poi disse: - Ehm… quando eravamo a casa di Victoria…si, beh, là io ti ho vista nuda sotto la doccia e… non ho potuto fare a meno di ammirare ed apprezzare il tuo splendido… ehm tatuaggio… l’ho voluto anche io per me, così che possa portare sempre una parte di te con me…- ciò detto abbassò lo sguardo imbarazzata ed impaurita di un’eventuale reazione di Alex, ma per tutta risposta, ella si sedette accanto a lei sul divano, e le prese il viso tra le mani. Le due rimasero ad osservarsi a lungo, occhi negli occhi, mentre le loro bocche si avvicinavano sempre più affamate, desiderose di schiudersi l’una contro l’altra. Un lampo di lucidità balzò nella mente di Alex che ormai quasi sulle labbra di Marissa pensò alle due parole che in auto quella mattina l’avevano freddata: - “ - Dimmi la verità tu stai ancora pensando a Ryan! - - E tu come fai a saperlo? - ” - Sospirò dunque e coraggiosamente esulò da quella situazione dicendo: - Aspetta, ti metto della pomata sul tatuaggio… hai bisogno di un antibiotico per impedire eventuali infezioni… dopo però andiamo a dormire perché sono molto stanca… - - Ehm… si… - si limitò a dire Marissa imbarazzata, ma sommamente dispiaciuta di non aver approfondito quella situazione.
- Dovresti prestarmi un pigiama però… - cercò ancora di rompere il ghiaccio Marissa. - Sai dov’è appena finito va in camera e prendilo pure! - rispose secca Alex, e appena terminato, senza ulteriori indugi andò in bagno a prepararsi per la notte.
Poco dopo, entrambe erano in pigiama, pronte per affrontare una notte che per Alex si sarebbe rivelata insonne.
- Non ti ho ancora ringraziata per come mi hai protetto oggi pomeriggio… - disse Marissa presentandosi scalza ai piedi del divano dove giaceva Alex. - Di nulla… - rispose con distacco. Marissa capì che il quasi bacio tra loro due aveva profondamente turbato Alex, e decise di non insistere più per quella sera. Si limitò quindi a darle la buonanotte, e fece per tornarsene in camera; ad un tratto però si arrestò e sentendo una forza interiore molto più grande di lei, si costrinse a tornare indietro per sfiorare con le mani il volto di Alex prima di dirle: - Ti voglio molto bene… - - Buonanotte. - la risposta di Alex fu ancora una volta secca ed infastidita.
- Buonanotte… - concluse Marissa che si ritirò nella stanza angustiata.

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