episodio 12

EPISODIO N. 12
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di GXP

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L’insostenibile leggerezza dell’essere - parte II

 

 

- Era ora! - commentò Marte e, battute le mani due volte, fece riapparire le luci e le musiche ritmate invocate precedentemente dalla sorella.

Hercules aveva provveduto a trovare altre sedie per i tre nuovi ospiti mentre Iolao rianimava il camino con qualche difficoltà.

- Permetti? - disse Marte arrogantemente e con un colpo di indice scagliò delle fiamme tra le radici e il ceppo che l’anziano nemico/amico aveva posto dell’anima del caminetto.

- Tutto facile per te, vero? – commento sarcastico l’anziano combattente.

Marte rispose con una smorfia, facendo comparire un boccale di birra nelle mani e simulando un brindisi a Iolao.

Olimpia si sedette tra i genitori di fronte a Corilo seduto in mezzo ai figli.

- Io sono Fillide, tuo figlio, nato dalla relazione con ... -

- So chi sei figliolo - gli rispose poggiandogli una mano sulla spalla - Da lassù si vedono molte cose -

- Padre, io non sapevo che ci saresti stato anche tu, Xena non ci aveva detto nulla di tutto ciò - interruppe Virgilio.

- Non so spiegarti quale fosse il piano. So solo che ho avuto questa opportunità e l’ho colta al volo -.

- Spiegatemi come è successo - chiese Olimpia.

- Figlia mia, non possiamo rivelarti ciò che è mistero anche per noi - disse la madre

- La tua amica ha fatto in modo di farci venire qui, come non ci interessa- disse più bruscamente il padre. Non aveva mai nutrito simpatie per Xena e non voleva concedergliene nemmeno ora. Olimpia lo guardò con rimprovero.

- Ma lei ora dov’è? - domandò nuovamente la festeggiata.

- Non lo sappiamo cara - rispose dolcemente la madre - Ma sono certa che non devi temere nulla, tornerà - accarezzò il viso perplesso che la figlia le mostrava.

Venere sentì di dover intervenire - Io direi che qui ci vorrebbe ancora più allegria, che ne dite gente? - disse ad alta voce e con una scrollata di capelli, fece cadere della polvere dorata su tutti loro.

- BOCCALI!- urlò allegramente e dei boccali colmi di birra apparvero nelle mani di tutti gli invitati.

- SPAZIO!- disse con tono civettuolo, allargando le braccia ed il grosso tavolo su cui si stava banchettando venne sollevato sopra le loro teste.

- MUSICA e LUCI!- la musica già presente aumentò di volume mentre le luci si facevano sempre più bizzarre.

- Ed ora… I PUPILLI!!- urlò piena di gioia.

Si sedette sulla sua sedia di legno, che subito trasformò in un comodo scranno, e con uno schiocco di dita fece comparire davanti al pubblico cinque ragazzi muscolosi e cosparsi d’olio, vestiti solo con un perizoma, che si esibivano in pose atletiche mostrando bene tutte le loro curve. Un’ovazione compiaciuta partì dalle amazzoni mentre Evi osservava divertita ed un po’ imbarazzata dall’angolo in cui si era rifugiata, vittima dei suoi sensi di colpa verso Corilo. Olimpia rimase spiazzata dalla mossa della dea, mantenendo le distanze per parlare ancora con i suoi famigliari e Corilo. Insieme decisero di uscire da quella casa per udirsi meglio e si sedettero attorno al fuoco da campo allestito dalle amazzoni. A loro si unirono Virgilio e Fillide.

Hercules, Iolao e Marte osservavano inorriditi le performance dei ragazzi di Venere.

- Potresti unirti a loro- disse ironico Iolao sgomitando l’amico

- Credo che per me non ci sia più nulla da fare qui, vi saluto - disse Marte mentre si preparava a scomparire.

- Dove credi di andare, devi riportare Xena qui! - lo fermò Hercules.

- Quello accadrà autonomamente quando Olimpia si addormenterà - detto ciò scomparve.

- Siamo rimasti soli amico - disse Iolao mentre sorseggiava la sua bevanda.

- Usciamo di qui o prederò a calci nel sedere qualcuno di quei bell’imbusti- commentò il semidio.

Il bagliore provocato dalla scomparsa di Marte attirò gli occhi di Olimpia verso l’interno della casa. Ne vide uscire i due uomini intenti a parlare tra di loro. Li chiamò.

- Hercules, Iolao. Marte se ne è andato? -

- Sì, riteneva la festa conclusa- rispose Iolao.

- Conclusa? Chi sta gestendo questo rito allora? – chiese perplessa la donna.

- Da quanto abbiamo capito, si concluderà non appena tu ti addormenterai. Quindi non hai più bisogno di lui - spiegò il semidio.

- E Xena?- domandò ancora la bionda.

- È un dettaglio che non conosciamo- rispose nuovamente Hercules con tono dispiaciuto.

- Io credo che tutti dovremmo ringraziare questa valorosa donna che ci ha riportato un amico, un padre, un valoroso guerriero, grazie Xena - disse Virgilio in piena commozione alzando lo sguardo verso il cielo.

Tutti annuirono eccetto Olimpia e suo padre. In quel momento Evi abbandonava la casa e, vedendo tutti raggruppati davanti al fuoco, ebbe un attimo di esitazione... il dolore per aver ucciso il migliore amico di sua madre, non l'aveva mai lasciata…e ora, faccia a faccia con lui, per di più con i suoi figli, stava ancora peggio.

Corilo la notò. Si staccò dagli amici e la raggiunse.

Scese il silenzio. Tutti assistevano alla scena un po’ intimoriti. Si trovarono l’uno di fronte all’altra. Virgilio cominciò a tremare preso dal ricordo e dalla rabbia. Sebbene l’avesse perdonata tempo fa, ora, avendo avuto il padre tra le braccia ancora una volta, aveva rianimato quel fuoco vendicativo che fremeva sotto la pelle.

Corilo mise una mano sulla guancia della ragazza.

- Sei bella come tua madre-

- …io-

- E con il tempo…sei diventata dolce come Olimpia-

Evi sfoderò un mezzo sorriso imbarazzato.

- Sorridi proprio come lei... -

La giovane alzò lo sguardo ora rammaricato. Corilo la osservava negli occhi con dolcezza e il suo sorriso la rincuorava.

- Chi mi ha ucciso è morto tanto tempo fa. Livia non c'è più. Ora davanti me c'è una ragazza genuina, onesta, messaggera di pace: la figlia delle mie due migliori amiche -

Evi rimase senza parole. Le lacrime cominciarono a scenderle sulle guancie mentre Corilo le teneva le mani sulle spalle.

- Padre, sei sicuro di ciò che dici?- chiese Virgilio preoccupato più della propria reazione.

- Sicuro! Virgilio, figlio mio, non è giunto il momento di accasarsi per te? Potresti continuare l'attività che io e tua madre eravamo riusciti a creare con tanto sacrificio.

- Padre, è un messaggio subliminare? Perché io non ne capisco il nesso!-

- Padre, padre! Io sono un ottimo cuciniere! Lasciamo al bravo Virgilio la poesia e a me i fuochi!- squittì Fillide.

Tutti scoppiarono a ridere, compresa Evi, che venne abbracciata da Corilo in modo molto caloroso.

Trascorsero il resto della sera in racconti e memorie dei momenti trascorsi insieme tra lacrime di commozione e risate di gioia. Ci fu solo un attimo di disagio quando il padre di Olimpia commentò negativamente una delle avventure di Xena, Olimpia e Corilo, tacciando Xena di ipocrisia.

Corilo ne prese immediatamente le difese, mentre Olimpia, un po’ scocciata dalla sparizione dell’amica chiese semplicemente al padre di non proseguire con certi argomenti. Fu Fillide, degno figlio di suo padre, a causare il danno.

- Sì, signore, Xena è una gran donna. Ha fatto tutto questo per amore di Olimpia e non capisco perché lei non accetti le scelte di sua figlia. Insomma, è grande ormai. Guardi noi: siamo fratelli, siamo completamente diversi eppure ci vogliamo bene e mio padre ha concesso a mio fratello di fare il poeta. Che c’è di male? –

- Che c’entra con il mio discorso, ragazzo. Xena è una persona egoista che pensa solo a se stessa. Stava bene con mia figlia e non ci ha pensato due volte a portarmela via –

- Padre, basta. È stata una mia scelta –

- La conoscevi appena, come potevi scegliere? Ti avrà certamente circuita con promesse di denaro e fama!

- Mi credi così sciocca?-

- Certo che no! È lei che è abile con le menzogne!-

- Padre, falla finita!-

- Erodoto, io credo che ti stia sbagliando. Xena è certamente una persona capace di persuadere, ma lo fa a fin di bene. Quante volte l’ho vista gabbare i nemici con le sole parole - la difese Virgilio.

- Do ragione a mio figlio. Salvò anche me più volte con l’inganno della parola - aggiunse Corilo.

- Lo dite voi stessi che è un’ingannatrice. Se fosse veramente la gran donna che dite ora sarebbe qui a godersi il lavoro ben riuscito e invece dov’è? - domandò arrogantemente il padre di Olimpia, alzandosi e spostandosi nello spazio intorno al fuoco prima di proseguire – Non c’è! E sapete perché non c’è? Perché deve aver di certo ingannato qualcuno per averci qui e sicuramente ora starà pagando il suo debito o starà cerando di fuggire dal pagamento –

Il dubbio esplose dentro Olimpia come una bomba. Xena non c’era. Era scomparsa poco prima che Marte desse inizio al rito. Poi Marte se ne era andato ritenendo che il suo lavoro fosse finito. Che i due si fossero accordati? Conosceva Marte. Poteva chiedere poche cose a Xena e quella su cui puntava di più era il ricatto sentimentale. Che cosa avevano messo in gioco quei due? Perche Marte l’aveva soggiogata con quel sortilegio qualche sera prima? Che cosa voleva dimostrarle? Perché l’aveva torturata con i ricordi dei momenti passati con Burnhilde? Era solo sopruso gratuito oppure celava un messaggio che l’aedo doveva decifrare? Nella sua mente le immagini del sogno vissuto durante il rito amazzone si sormontavano alle domande ed ai ricordi che da giorni la perseguitavano. La voce dei partecipanti si faceva sempre più acuta e dal semplice scambio di opinioni si era passati ad una vera e propria discussione in cui era intervenuto anche Hercules.

- Io non accetto - disse il semidio in tono baritonale - che la reputazione di una mia cara amica venga così infangata-

Fece una breve pausa osservando dritto negli occhi il padre di Olimpia. Erano entrambi visibilmente alterati, i muscoli di Hercules venivano sottolineati dalla luce delle fiamme.

-Lei, Xena, sa benissimo quello che fa e sa cosa è disposta a perdere per ottenere ciò che vuole. Non posso accettare che un’antipatia così sciocca come la tua, Erodoto, sia motivo di dissidio con tua figlia e con Xena stessa –

- E che cosa dovrebbe ottenere? Ha già preso mia figlia!- ruggì l’uomo.

Fillide intervenne prontamente con la sua voce stridula e decisamente fuori luogo.

- Beh ma dopo il tradimento di Olimpia… - si tappò subito la bocca con le mani. Virgilio, Hercules e Iolao lo osservarono disgustati da tanta ingenuità.

- Che cosa? – chiese inorridito Erodoto.

- Ma come è potuto succedere?- chiese Corilo schioccato.

- Di…dicevi di vedere molte cose da lassù padre… io… - cercò di giustificarsi il ragazzo.

- Stai zitto – lo rimproverò Virgilio.

Calò il silenzio. L’atmosfera di serenità si era lentamente dissolta per poi precipitare violentemente nel dissenso generale.

- Questo dimostra che Xena ha preso mia figlia con l’inganno e che appena ne ha avuto l’opportunità mia figlia è scappata con un altro, ma Xena è andata a riprenderla con la forza. Ecco perché ci ha chiamati qui. Per convincere Olimpia a stare con lei. Ma non la merita! – sentenziò il padre.

- Questo è davvero troppo! – esclamò Evi balzando in piedi imitato da Virgilio che si mise davanti al padre del bardo.

- Non diamo retta alle parole avvelenate di un padre geloso – le disse.

- A dire il vero Olimpia è tornata di sua iniziativa dopo che Brunhilde, la valchiria, aveva sentenziato la fine della loro amicizia! – disse Fillide preso da uno scatto d’ira. Ma la bocca gli venne subito richiusa da Evi che chiese scusa a tutti. Si parlava di sua madre. Le era impossibile resistere al moto impetuoso che le muoveva il cuore. Ma ora chiedeva di ignorare le parole dell’amico. Era però troppo tardi. Il padre di Olimpia andò su tutte le furie.

- Brunhilde? Brunhilde? Una Valchiria?! Figlia, credevo che l’interesse per Xena e la sua vita scellerata fosse dettato da qualche stregoneria o pazzia dovuta alla morte di Perdicca. Ma ora capisco che con te non c’è più nulla fa fare! Il tuo posto era in casa con un uomo che provvedeva per te, ma tu così rifiuti ogni tuo dovere! Sei una vergona! –

- Padre, ti prego -

- No, non hai nessun diritto di pregarmi. Io rinnego la tua nascita e ogni tuo beneficio in qualità di figlia!

- Erodoto… – disse con tono di supplica la moglie Ecuba.

- Taci, donna! - la zittì lui - Che questo rito si spezzi subito! - urlò al cielo l’uomo.

- NO! – urlarono in coro Corilo, i figli, Evi e la stessa Olimpia.

- Che accidenti succede qua fuori?!? – esclamò Venere, apparsa poco distante dal gruppo animato.

- Adesso basta con tutti questi dissidi- disse scrollano un dito verso il cielo, poi proseguì – Oggi è un giorno di festa. Vi ordino di ritornare ai lieti ricordi e che nessuna ombra oscuri i vostri sorridi. Adesso! –

Una strana sensazione attraversò il cuore dei presenti. Si sedettero nuovamente attorno al fuoco riprendendo la narrazione delle buffe avventure vissute con Corilo, come se nulla fosse successo.


Capitolo 16 – limbo


Quando la principessa guerriera riaprì gli occhi, si ritrovò distesa su una roccia bianca. Accanto a lei sedeva Marte. Un cerchio alla testa le infastidiva la vista, ma nonostante ciò si mise a sedere.

- Che ci fai tu qui? - chiese bruscamente.

- Veglio su di te - fu la risposta dolce del dio.

- Dove sono? -

- In un luogo chiamato limbo. Qui ci rimangono le persone che ancora non possono accedere ai piani alti e quelle che aspettano di essere giudicate –

- Fa parte del patto? -

- Sì. Se ricordi ti dissi che non potevi assistere alla comparsa delle persone evocate –

- Mi hai taciuto che sarei finita qui -

- È una loro garanzia. Se uno dei redivivi fuggisse e riuscisse a scoprire la fonte del rito, potrebbe interrompere il legame spirituale che si è instaurato e rimanere per sempre nel tuo mondo. Questo comporterebbe decisamente un bel caos. Non trovi Xena?-

- Sei tu il collegamento -

- È per quello che sono qui -

- Nessuno di loro può batterti. Come puoi pensare di essere in pericolo? Non sanno nemmeno come ci sono arrivati sulla terra! –

- Sanno che sei tu l’artefice e questo può bastare per sperare in una mossa falsa –

- Nessuno di loro è così egoista da lasciarmi qui –

- Nessuno, certamente – disse il dio sarcastico, poi si toccò il pizzetto – Ma dopo molto alcool il senno può lasciare la mente. Infondo il padre di Olimpia non ti ha mi retto molto. Potrebbe giocare d’astuzia. –

- Olimpia non glielo permetterebbe –

- Ne sei certa? È suo padre –

- Non hanno mai avuto grandi rapporti –

- C’è anche sua madre –

Xena tacque. Marte proseguì.

- Se non ci saranno sorprese domattina sapremo se il tuo piano ha funzionato e decideremo se sarai mia in eterno o no –

- Già – rispose stizzita la guerriera - C’è modo di vedere come vanno le cose ? –

- No – rispose seccamente il dio – ma ti posso dire che spero sempre salti tutto all’ultimo secondo –

- Smettila, Marte –

I due si guardarono.

- Xena, è mai possibile che tu non voglia capire? –

- Capisco benissimo, Marte. Mi domando come sia possibile che sia tu a non capire –

- Lei non ti merita! Io ti ho aspettato per cinque lustri! – disse lui concitato.

- Sì, consolandoti con mia figlia! – rispose lei agitata.

- Non sapevo fosse tua figlia! Quante volte te lo devo ripetere? –

- All’infinito, Marte e ugualmente continuerò a non crederti! – rispose acidamente

- Non l’amavo e se l’ho amata era solo un pallido ricordo di te! Perché mi ricordava te! E questo dovrebbe farti capire che sono sincero quando dico che ti amo! –

- Oh, Marte, il vaticinio è già stato scongiurato. Puoi evitarti la scenata –

- XENA! – ruggì lui mettendole le mani alle spalle e scrollandola poi sibilò – Sarai mia se questo piano fallirà! –

- Avrai il mio corpo, ma mai la mia anima – sussurrò lei con cattiveria osservandolo dritto negli occhi.

Lo sguardo del dio mostrava incredulità e delusione. Strinse ancor di più la presa. Venere aveva ragione. Lo aveva raggirato con le parole. Sarebbe stato capace di possederla tutte le volte che lo avesse desiderato. Ma sapeva benissimo che senza la passione della principessa guerriera, senza la sua compiacenza non avrebbe avuto altro che un corpo di cui approfittare. Ma lui l’amava. Amava il suo spirito, la sua determinazione, la sua partecipazione, la sua forza, il coraggio, la prepotenza, la dolcezza, la sensualità. Un corpo privo di tutto ciò lo avrebbe certamente costretto a sciogliere il patto dopo poco tempo. Proprio perché lui l’amava e non avrebbe mai accettato di vederla deperire e lasciarsi usare come un balocco di pezza per adulti. Era stato gabbato.

Contro ogni sua volontà gli occhi si fecero lucidi. Si perdevano nel grigio sguardo di lei che di fronte a lui non si muoveva per svincolarsi dalla stretta ma, anzi, lo osservava. Alla mente gli ritornò il momento in cui la credette morta. Rivide attimo dopo attimo, la sepoltura nel ghiaccio e le parole che le disse: ecco, ora siete vicine. Io ho sempre sbagliato con te, lo so. Lei ti poteva dare l'amore che volevi, puro ed incondizionato. E io non ne sono stato capace. Ma c'erano cose che apprezzavo in te più di lei. Il tuo furore, la tua violenza… la bellezza… quando ti sacrificavi per gli altri eri sua….ma nella mischia della battaglia….eri solo mia.

Lei pareva leggergli nella mente. Si accorse che stava rivivendo qualcosa di importante, perché dal suo sguardo traspariva quel dolore che più di una volta aveva mascherato con la spregiudicata voglia di ricominciare da zero. Il dio allentò la presa allontanandosi da lei di qualche passo. Le diede le spalle e portatosi le mani al viso si nascose il volto. Iniziò a ridere. Una risata da prima piuttosto soffocata. Poi più profonda fino a diventare sguaiata ed isterica.

- Mi hai giocato anche questa volta, Xena! ! Che Olimpia accetti o no il tuo dono in segno di pace, tu non sarai mai mia perché sai bene che non voglio solo il tuo corpo – si voltò puntandole un dito contro - Sei furba ahahahaha, sei davvero molto furba ahaha! Ed è questo che amo di te! Ed è per questo che non mi arrenderò mai! – chiuse la mano a pugno come a volere stritolare un collo invisibile.

-Ti perseguiterò! Ora che la tua amica ha fatto il passo falso io starò lì pronto a prendere il suo posto. – si avvinò a lei con lunghi passi decisi ritrovandosi a pochi centimetri dal suo corpo. La riprese per le spalle

- Che ti ricambi o no io sarò sempre lì. Tu ti sei promessa a me. Siamo legati dal patto. – le disse scrollandola - Quindi anche se non mi amerai con lo spirito il tuo corpo mi apparterrà finché io non deciderò di sciogliere l’incantesimo. - si guardarono negli occhi.

- Ahahaha. È assurdo. Sei nelle mie mani e non voglio approfittare di te! –

Xena gli si avvicino col viso. Marte smise di ridere e si fece serio.

- Se mi sono affidata a te, è perché sapevo che potevo fidarmi. Se non avessi conosciuto Olimpia, sarei certamente caduta tra le tue braccia e tu lo sai bene. Sarei diventata la tua spietata regina ed insieme avremmo dominato il mondo –

- Perché allora non rinneghi questa vita e vieni con me? - chiese ostinato lui.

- Quello che c’è tra noi va oltre il carnale, Marte –

- Un motivo in più per lasciare Olimpia –

Xena taque. Si osservarono ancora negli occhi e lui le portò una mano sulla guancia. Gliela sfiorò e lei ne respirò l’odore per poi baciarne i polpastrelli.

- Xena, questa è la nostra occasione - sussurrò lui mentre col naso sfiorava le labbra di lei posate sulle sue dita.

- Shh -

Fu solo un secondo e la mano che li divideva sparì facendo in modo che le labbra si trovassero. Si baciarono, dapprima lievemente, come se entrambi non fossero certi di ciò che stava accadendo. Poi la passione prese il sopravvento e il bacio divenne più profondo ed appassionato. Marte la stringeva a sé col timore di vederla svanire a causa del rito che accingeva a concludersi. Xena si lasciava toccare ed avvolgere dal calore del dio. Infilava le sue dita tra i ricci del petto raggiungendo il collo a cui si aggrappava con forza mentre si spostavano alla cieca verso la pietra bianca su cui prima giaceva la principessa guerriera addormentata. Il dio vi sbatté con la schiena e l’urto provocò un distacco delle labbra. Si guardarono nuovamente consci di ciò che stavano facendo. Solo allora si accorsero che lo spazio virtuale in cui si trovavano poco prima era svanito e che ora si trovavano in mezzo alla foresta poco distante dalla casa in cui si teneva la festa del bardo.

- Che cosa è successo? - chiese Xena, ancora legata al collo del dio.

- Credo ci abbiano bandito dal limbo - suggerì lui riavvicinandosi alle sue labbra ma lei si scostò.

- Il rito è finito? - chiese lei senza staccarsi da lui.

- Credo di no. Tu dovresti smaterializzarti, evidentemente certe cose non si possono fare in quella terra di mezzo – commentò con un tono di ironia.

Xena lo osservò un po’ contrariata e si sciolse dall’abbraccio del dio.

- Sento dei rumori, dobbiamo vedere se la festa prosegue - disse lei mentre si risistemava la corazza.

- È finisce così? – chiese lui amareggiato.

- Marte… -

- Ok, ok, lascia perdere Xena - disse allontanandosi da lei e ridandole nuovamente le spalle - Era un altro trucco vero? Che sciocco. Era tutto un trucco. Sapevi che ci avrebbero cacciato senza sospendere il rito. L’hai fatto perché vuoi vedere con i tuoi occhi come sta vivendo il momento la tua Olimpia! –

Xena lo raggiunse imponendosi davanti a lui.

- Marte -

- Oh, Xena lasciami in pace ora. Va’, va da lei -

La guerriera rimase immobile davanti a lui.

- Ho detto di andartene - disse senza guardarla negli occhi.

Lei gli posò una mano sul volto basso e, afferratolo lievemente per il mento, fece in modo di muovere il suo viso per poterlo vedere negli occhi. Si guardarono. Lei gli sorrise ma lui rimase impassibile nel suo sguardo abbattuto.

- Grazie - sussurrò la donna mentre si avvicinava poggiandogli un casto bacio sulle labbra.

Si allontanò nascondendosi tra gli alberi e i cespugli. Riuscì ad avvicinarsi a sufficienza per sentire le chiacchere intorno al fuoco e la musica provenire dalla casa. Rimase lì ad ascoltare finché non vide che la testa di Olimpia cominciava a barcollare: stava cedendo al sonno. Virgilio la esortava a restare sveglia ancora un po’ e Fillide le portava tazze fumanti di miscela.

- Vorrei resistere ancora - diceva lei con la voce roca.

- Bevi Olimpia, bevi! - le consigliava con agitazione Virgilio

Era tutto inutile. Gli occhi venivano attratti dal buio e, sebbene anche Hercules e Iolao cercassero di mantenerla sveglia, loro stessi percepivano la stanchezza prendere il sopravvento.

- Ragazzi. È giunto il momento di salutarci – disse con serenità Corilo.

- Padre, è troppo presto! - supplicò un Virgilio quasi in lacrime - Olimpia, per gli dei! Resta sveglia! - la rimproverava.

Xena assisteva alla scena con il cuore straziato. Aveva certamente fatto un bel dono all’amazzone ma non aveva ipotizzato quanto potesse essere ardua una nuova separazione. Si ricordò di quando dovette lasciare suo figlio Seleuco nei Campi Elisi e di come avesse sofferto, seppur felice di vederlo nel posto che gli spettava di diritto. Si sentì in colpa sebbene il corpo le sembrasse leggero. Stava svanendo nuovamente. Ma come? Non era già riapparsa? Si voltò per cercare Marte e chiedere spiegazioni ma di lui non c’era più traccia.

Tornò a osservare gli amici attorno al fuoco e vide gli abbracci straziati e le lacrime che sgorgavano. Olimpia chiedeva scusa a tutti mentre barcollava come una sonnambula tra un abbraccio e l’altro, sorretta da Evi.

Vide Corilo posarle un bacio sulla fronte mentre i figli gli si stringevano attorno. I genitori di lei la presero tra le braccia in un abbraccio a tre. E mentre ancora i singhiozzi si sentivano nell’aria, Xena si sentì svanire, così come svanirono in fumo bianco le figure dei tre ospiti d’onore.

Fu Hercules che prontamente intervenne per evitare che Olimpia cadesse a terra trascinandosi anche Evi.

- Portiamola dentro - disse con tono imperativo la giovane.

di GXP

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