Ad
un tratto ode un fruscio tra i sottili rami di un cespuglio e intuendo
che non si tratti di Argo, scatta in piedi sguainando la spada. Dopo
essersi guardata intorno per qualche istante la guerriera corre in
direzione del rumore che aveva udito e nascosta da un cespuglio vede
la sua compagna di avventure rannicchiata a terra, quasi nascosta
e visibilmente impaurita. Il bardo vedendola si alza e la abbraccia:
- Oh Xena! Finalmente … non posso crederci, sei tu! -
L’abbraccio di Olimpia è lungo e carico di affetto al
contrario di quello di Xena che resta quasi immobile come confusa
dagli eventi: nell’aspetto di questa bionda fanciulla non riconosce
la sua Olimpia. Disorientata Xena si ritrae bruscamente sciogliendo
l’abbraccio e scettica punta la spada alla gola del bardo:
- Che sei tu? -
- Ma come chi sono Xena?! … Sono io, Olimpia … che ti
succede?! -
- … Stai mentendo! - afferma sicura la principessa guerriera.
- No! … Sono proprio io credimi …come puoi non riconoscermi?!
-
La lacrime solcano il volto del bardo, che smarrita, si lascia vincere
dalla paura e dalle emozioni.
Xena la osserva per qualche attimo combattuta sul da farsi, poi decide
di rinfoderare la spada e mettere alla prova la donna per andare a
fondo a questa strana faccenda:
- Se sostieni di essere Olimpia … dimmi, che cosa abbiamo raccolto
poco fa da un albero? -
- Che cosa? … Ma se ci siamo ritrovate solo ora! -
- Ritrovate? … Ma quand’è che ci saremmo separate!!
-
- Da quando … - la frase della donna non trova conclusione.
Non ha più ricordi di ciò che le è accaduto se
non qualche flash confuso.
- Poco fa io e la vera Olimpia abbiamo raccolto delle mele …
smettila con questa falsa e dimmi chi sei! -
La principessa guerriera è nervosa: Olimpia è scomparsa
inspiegabilmente e ora ha di fronte a se una donna all’apparenza
tutto e per tutto identica a lei qualche anno fa: cappelli lunghi,
completo verde e marrone e sguardo dolce e innocente. Nell’osservarla
attentamente nota dei lividi sui suoi polsi, segno che è stata
legata in modo energico:
- Chi ti ha fatto quei segni sui polsi? -
- … Non lo so … io … ricordo solo che ti stavo cercando
e che ti sono stata molto lontana … - cerca di spiegare la donna
mentre si osserva le braccia e le mani.
- … E’ follia … - controbatte Xena - … Tu
… tu sembri l'Olimpia di molti anni fa! Non riesco a capire
dove sia finita quella di sempre e che ho avuto accanto fino ad ora!
-
La guerriera chiude per un istante gli occhi cercando di mantenere
la calma e riprende a guardarsi intorno in cerca della compagna. Senza
esitare si avvicina ad aArgo e si prepara a partire mentre Olimpia
la osserva da lontano incredula:
- Dove stai andando? -
- Devo cercare qualcuno o qualcosa che mi aiuti a capire che succede.
-
- E hai intenzione di lasciarmi qui?! -
La mora guerriera monta in sella dando di spalle al bardo e dopo aver
dato un deciso colpo al fianco di Argo inizia la sua marcia senza
proferire parola convinta del fatto che quella donna non sia la sua
compagna di avventure, bensì potrebbe trattarsi di un nuovo
nemico.
- Xena! … Non puoi andartene così! Torna indietro! -
grida la bionda fanciulla che per la disperazione scoppia in lacrime
inginocchiandosi a terra.
La principessa guerriera arresta la sua marcia e resta per un attimo
ad osservare Olimpia sino a quando i rimorsi vincono la sua razionalità
e la conducono a tornare indietro:
- Il tuo cavallo è vicino a quella quercia. Fai in fretta,
ti aspetto … - istruisce con tono distaccato Xena.
Il bardo si asciuga gli occhi e ancora afflitta va a prendere la sua
cavalcatura:
- Non ho mai avuto un cavallo mio durante i nostri viaggi …
- dice cercando di calmarsi dal pianto e dalla delusione per il benvenuto
che ha appena ricevuto.
Avvicinatasi al cavallo ne scioglie le briglie legate al tronco di
un giovane e sottile albero, mentre Xena la attende ansiosa di riprendere
il cammino: vuole scoprire al più presto cosa stia accadendo.
Dopo qualche altro minuto di attesa Olimpia monta a cavallo e una
volta raggiunta Xena si avviano insieme al sentiero che le condurrà
fuori dalla boscaglia:
- Dove andiamo? -
- A cercare un amico … so che non è lontano da qui in
questo periodo. - sentenzia Xena con tono enigmatico.
CAPITOLO
IV
Nel
frattempo nella grotta delle Graie, Olimpia sta riprendendo i sensi.
E’ riversa a terra con i polsi legati e un topocammina vicino
al suo viso. Vedendolo, sobbalza per lo spavento, poi cerca di alzarsi
ma si rende conto di essere legata e avverte inoltre un forte mal
di testa. La grotta è molto buia e fredda e Xena non c’è.
Dopo qualche istante il bardo avverte una presenza alle spalle: una
delle Graie senza occhio le fa da guardia. La paura si fa ancora più
forte:
- Salve Olimpia! - sogghigna la vecchia senza denti. - Finalmente
ti sei svegliata… ti fa molto male la testa? -
Olimpia si ritrae:
- Dove mi trovo? Dove è Xena?… io ti ho gia visto! -
- Certo ... Sono Panfredo, qui ci sono anche le mie sorelle ci conosci?
-
- Lasciami! - il bardo cerca di allentare la corda mentre le altre
due si accorgono del suo risveglio e si avvicinano.
- Si vede che questa è la più vecchia! - commenta Deino
osservando la guerriera con l'occhio che condivide con le sorelle.
- Prestami l’occhio, sono curiosa, voglio vederla anch’io!
- dice Enio.
- Siete le Graie, vero? - domanda Olimpia inorridita nel vedere il
loro scambio dell’organo della vista.
- Sii - risponde prontamente Panfredo.
- Cosa volete da me? -
- Oh, sta tranquilla non vogliamo mangiarti. Sei qui perché
presto sarai regina! -
- Cosa?! E di quale regno? -
- Di tutti i regni! -
- … E realizzerai il tuo sogno avendo un figlio… - aggiunge
Deino.
- Io non voglio avere nessun figlio! Lasciatemi andare! -
Proprio in quell’istante Marte compare alle loro spalle. Nel
vederlo Olimpia rimane a bocca aperta: il dio ha scuri capelli mossi
che gli cadono sulle spalle, un folto pizzetto intorno al mento e
indossa un rigido abito di pelle scura che gli copre l’atletica
e possente muscolatura. Non è il Marte del suo presente, bensì
quello di molti anni fa:
- Tu?! … Tu sei il responsabile di tutto questo?! -
- Però!! … Negli ultimi anni sei diventata ancora più
carina … - esclama compiaciuto il dio per poi rivolgersi alle
Graie - Avete fatto un ottimo lavoro finora. Non deludetemi adesso.
Fate in modo che Xena non arrivi alla verità e riprenda la
vita di sempre con la sua “nuova” Olimpia… o forse
dovrei dire “vecchia”? - conclude scoppiando in una fragorosa
risata.
Dopo qualche attimo Marte si china verso Olimpia e afferrandola per
un braccio la costringe ad alzarsi per poi allontanarsi dalla grotta
portando la bionda guerriera con se.
Nel frattempo al presente, Xena e Olimpia marciano in sella ai rispettivi
cavalli a passo lento attraversando l’ultimo tratto della boscaglia.
Xena è immersa nei suoi pensieri: chi ha portato via Olimpia
e perché lo ha fatto? Che senso ha porre sul suo cammino un’altra
donna identica alla sua amica? E chi è questa donna?
- Xena? Dove stiamo andando?… - chiede timidamente il bardo
cercando di guardare in viso la principessa guerriera che invece guarda
fissa davanti a sé - Voglio dire… andiamo a cercare un
amico, ma chi è? -
- Vedrai… -
La fredda risposta delude Olimpia:
- Xena credimi sono io! Non riesco a capire come tu non lo ritenga
possibile…eppure mi pare d’avere lo stesso aspetto di
quando ci siamo separate! -
- Veramente sei diversa anche in quello… Dimmi Olimpia, dove
e con chi siamo state di recente? - controbatte Xena mettendo la donna
alla prova per l'ennesima volta.
- Di recente? … Io ricordo che Marte ha cercato di farti impazzire
e siamo andati da tua madre Irene. Poi abbiamo aiutato Boadicea in
Bretagna contro Cesare. - Olimpia avverte un forte dolore alla testa
quando prova a ricordare - … Non ricordo altro ... -
Xena tira le briglie di Argo per fermarlo. Ciò che ha udito
risale a più di venticinque anni prima e a guardare bene la
persona che ha davanti ora, le sembra di vedere la Olimpia di quegl’anni:
- Olimpia, dimmi, quando ci siamo divise. È importante ti prego
cerca di ricordare… -
Lo sguardo del bardo si fa pensieroso e diventa cupo mentre si sforza
di far riaffiorare il passato nella sua mente:
- … Non me lo ricordo … mi dispiace. -
La principessa guerriera azzarda un’altra domanda:
- Il nome Speranza ti dice niente? -
Olimpia scuote la testa dispiaciuta temendo di deludere Xena. La principessa
resta a riflettere ancora per qualche istante: ciò che le ha
detto le da quasi la certezza di avere di fronte la vera Olimpia anche
se si tratta di quella del passato:
- Mi dispiace per come ti ho trattato finora … è evidente
che qualcuno ci ha giocato un brutto tiro ma riusciremo a rimettere
le cose a posto vedrai. -
Il tono di Xena è rassicurante e per la prima volta da quando
l’ha rivista, Olimpia riconosce in lei la donna a cui è
legata da un affetto profondo. Tuttavia non riesce a comprendere le
sue parole:
- Che significa “qualcuno ci ha giocato un brutto tiro”
Xena? -
La principessa guerriera non ha tempo per spiegare ciò che
è accaduto e non vuole spaventare la donna che ha di fronte
più di quanto lo sia già:
- Fidati di me Olimpia… ti ho mai tradito? -
- No, mai. - risponde il bardo senza esitazione.
- Bene, allora sta tranquilla. Ci sono pane e frutta in quella bisaccia
sul lato del cavallo. Mangia qualcosa, devi essere affamata. Raggiungeremo
Tebe al tramonto se galoppiamo di buona lena senza fare soste superflue.-
Marte e Olimpia si trovano nel tempio della guerra dove è aperta
la profonda voragine infuocata in cui il bardo precipitò molti
anni prima con la figlia Speranza, per salvare Xena. Guardandosi intorno
la bionda guerriera riconosce lo stesso altare e le stesse armi poste
come lugubre ornamento delle pareti. I dettagli di quei tristi momenti
riaffiorano nella sua mente come un brutto sogno che all’improvviso
si è costretti a vivere:
- Come posso trovarmi ancora qui Marte?! Riportami indietro! Subito!
- esclama Olimpia visibilmente contrariata.
Senza proferir parola, il dio della guerra prende un pugnale dello
stivale e lo porta all’altezza del petto del bardo. Temendo
le sue intenzioni, la bionda guerriera fa velocemente un passo indietro
e cerca di farsi scudo con le braccia, mentre Marte quasi compiaciuto
della sua paura, si avvicina a lei e recide con il pugnale la corda
che le imprigionava i polsi per poi rinfoderare l’arma nello
stivale destro:
- Non temere Olimpia. Non ho intenzione di farti del male. E se vuoi
che “ti riporti indietro”come tu hai appena detto, sappi
che l’ho già fatto…non mi dire che non riconosci
questo posto? -
- Per mia sfortuna so dove mi trovo, ma non riesco a capire perché
mi hai portato nel passato e in questo posto maledetto! -
Marte si avvicina lentamente alla bionda guerriera prendendole una
mano per stringerla tra le sue:
- Mia cara Olimpia…Tu sei qui per restare accanto a me per sempre.
Sarai la mia regina della guerra. Le Graie mi hanno fatto vedere in
anticipo gli eventi futuri e mi sono accorto…come dire…che
tanti errori inutili possono essere evitati. Xena è troppo
presuntuosa, per accettare le mie generose offerte e se proprio il
crepuscolo degli dei deve arrivare per tutti gli immortali, eccetto
me e Venere, preferisco assicurarmi discendenza con l’unica
donna a cui Xena non sarebbe capace di torcere un capello. Inoltre
sei diventata una guerriera forte e valorosa e questo ti rende perfetta
per regnare sul trono accanto a me. -
Marte porta la mano di Olimpia vicino alle sue labbra ma prima di
poterla baciare, il bardo la ritrae disgustata trattenendo a stento
la collera per ciò che ha appena udito:
- Il tuo piano è folle! Ma se pure esistesse una sola ipotesi
di successo per te, hai dimenticato una cosa fondamentale per il tuo
piano: non accetterò mai di diventare la tua sposa! E a questo
si aggiunge che Xena mi sta già cercando e quando saprà
che dietro a tutto questo ci sei tu, la pagherai cara! -
Marte risponde agli avvertimenti con una falsa e fragorosa risata
che s’interrompe di colpo per riprendere il dialogo:
- Xena in questo momento, ti ha già ritrovata, solo che sei
più giovane ai suoi occhi. -
Olimpia riflette brevemente arrivando alla più ovvia conclusione:
- Ci hai scambiate?! … Non funzionerà Marte, conosci
Xena, sai che non si arrenderà prima di mettere le cose a posto.
-
- Chi può dirlo. Tu sai essere molto convincente con lei se
vuoi - la mano di Marte azzarda una carezza ai biondi capelli di Olimpia.
- Non toccarmi! - intima con sguardo odioso il bardo convincendo il
dio della guerra a ritrarre la mano.
- Ti dico una cosa Olimpia: non metterti contro di me e i miei piani
o Xena morirà. Le Parche hanno ancora in mano il filo della
vita della principessa guerriera e sono pronte a tagliarlo al mio
ordine. - Olimpia non ha parole per replicare. Non si aspettava di
dover subire ancora una volta le conseguenze di un vecchio ricatto.
Può solo ubbidire per il momento e pensare ad una soluzione:
- Chi mi garantisce che non l’ucciderai comunque? -
- Le Parche. Le nozze al loro cospetto saranno una garanzia per entrambi.
Benediranno la nostra unione e da quel momento se tu mi tradirai si
sentiranno autorizzate a … -
Marte indica con l’indice e il medio della mano destra un veloce
sforbiciare ironizzando sulla morte di Xena:
- Non hai ancora risposto alla mia domanda…- ribatte la guerriera.
- Sai, non ti ricordavo cosi perfettina! Dunque, se Xena dovesse morire
per causa mia, le Parche porranno fine alla mia vita perché
non ho rispettato l’accordo sancito di fronte a loro. Sei soddisfatta,
ora? - dice con tono seccato, attendendo risposta per qualche secondo.
- Ora si! -
Il dio della guerra schiocca le dita richiamando l’attenzione
di due servitori alti e muscolosi con il volto coperto da una maschera
di cuoio nero e di due ancelle altrettanto alte che fino a quel momento
si trovavano in un'altra sala del tempio:
- Loro si occuperanno di te e ti sorveglieranno fino alle nozze. Dopo
sarai libera di andare dove vorrai ... tu tieni molto alla vita di
Xena e non azzarderai mosse sbagliate. … Portatela via! -
I due uomini afferrano la bionda guerriera per le braccia e la forzano
a camminare verso la porta laterale che dà accesso a un’altra
stanza del tempio,ma Olimpia dà un po’di strattoni per
dimenarsi dalla presa:
- Sò camminare con le mie gambe! Lasciatemi! -
Marte fa cenno ai suoi scagnozzi di accontentarla, restando comunque
accanto a lei per scortarla nella nuova stanza. Le due donne invece
si avvicinano al dio in attesa di ordini. Sono due fanciulle che servono
Marte in nome della loro fede verso Dahak e sua figlia Speranza, di
cui sono seguaci:
- Prendetevi cura di Olimpia, voglio che non le manchi niente. -
Le due giovani dopo aver fatto un cenno col capo in segno di sottomissione,
si ritirano mentre Marte rimasto solo pensa alla sua prossima mossa:
- Ora devo occuparmi di Xena. Devo assicurarmi che non arrivi alla
verità e che accetti la giovane Olimpia accanto a sé.
-
Mentre ripensa ai dettagli del suo piano, lancia un’occhiata
fuori dall’unica finestra del tempio della guerra e osserva
tre seguaci di Dahak intenti a dare fuoco ad alcune cataste di legna.
Sopra, ci sono due fanciulle vive e legate per un sacrificio umano
alla dea da poco morta pugnalata con il sangue della cerva d’oro
per mano di Xena. Gli adepti al signore dell’eterno fuoco incendiano
le pire di legna con delle torce, noncuranti dei lamenti delle due
donne ancora vive sulle cataste. L’aria acquista ben presto
un odore di fumo che inebria le narici del dio della guerra:
“Se quello stolto di Hercules non si fosse intromesso incitando
Xena, a quest’ora Callisto sarebbe ancora viva. Pochi sapevano
apprezzare il suo temperamento…” pensa Marte allontanandosi
dalla finestra e prendendo dal tavolo un calice d’oro in cui
è contenuto dell’ambrosia per berne qualche sorso.
di
Darkamy e Xandrella