Scesi
nella fresca cantina impregnata di un forte odore di mosto Xena inizia
subito a parlare dell’accaduto saltando i convenevoli:
- Stamattina mentre stavamo raccogliendo delle mele Olimpia si è
sentita male e all’improvviso è scomparsa davanti ai
miei occhi … -
- Come sarebbe “è scomparsa?” -
- Si è dissolta Iolao! Come un fantasma. Ancora non riesco
a credere come sia stato possibile. Sò solo che poco dopo la
donna che è con me ora, è sbucata da dietro un albero
e mi è saltata al collo felice di rivedermi e dicendo di essere
Olimpia. -
- Sei sicura che sia Olimpia? - chiede Iolao dubitando dell’identità
del bardo.
- Ha molti ricordi del passato e stranamente la sua memoria si ferma
a poco prima della nascita della figlia. Non sà chi sia Speranza
e a guardare il suo aspetto si direbbe proprio che sia la Olimpia
di quegli anni. O forse qualcuno ha fatto un incantesimo a quella
del presente … io non so cosa pensare. -
- Quindi è per questo che stai cercando Hercules? … E’
molto strano … chi potrebbe avere interesse a fare una cosa
del genere … hai qualche sospetto? -
- Potrei pensare al dispetto di qualche dio ma ne sono rimasti solo
due e non avrebbero motivo di fare una cosa del genere. Venere è
innocua e con Marte ci tolleriamo dopo l’aiuto che gli abbiamo
dato negli ultimi tempi. -
- Se fossi in te, di Marte non mi fiderei troppo… pugnalerebbe
sua madre volentieri se ne trarrebbe interesse … -
Xena riflette qualche secondo sul parere di Iolao:
- Hai ragione e l’ho spesso imparato a mie spese … ad
ogni modo Hercules è l’unico che ha i mezzi e la conoscenza
per aiutarmi in questo momento, non credi? -
- Infatti … Hercules è a Tebe sta aiutando un suo amico
a costruire la sua nuova casa dopo che è rimasto vedovo e ha
un figlio piccolo da crescere. Mi pare che si chiami Zorba …
-
- Ti ringrazio Iolao… avrei bisogno di un altro favore se non
è chiederti troppo con tutti i problemi che hai … -
- Dimmi pure … -
- Olimpia in questo momento mi rallenta le ricerche. Inoltre potrebbe
capire quello che sta succedendo e non deve saperlo. Potrebbe essere
pericoloso dirle ciò che è accaduto se veramente viene
dal passato come stiamo pensando. Inoltre farebbe centinaia di domande
e rimarrebbe sconvolta in ogni caso. Ti chiedo di tenerla al sicuro
in casa tua finchè non sarò tornata. Viaggerò
tutta la notte e spero di tornare con o senza Hercules per l’alba.
In fondo Tebe non è molto lontana da qui. -
- D’accordo Xena. Non temere qui è al sicuro. -
- Ti ringrazio Iolao. … parto subito. Occupati tu di Olimpia
… -
Quell’ulteriore raccomandazione fa capire a Iolao l’apprensione
di Xena per la compagna.
I due risalgono la scala della cantina e si salutano velocemente poi
Xena va nella stalla a prendere Argo. Prima di montarlo si avvicina
al viso dell’animale per accarezzarlo:
- Lo so che sei stanco e non ti ho fatto riposare Argo, ma Olimpia
è in pericolo e ora dovrai correre come il vento perché
voglio riportarla presto da me … -
Anche quella sera la luna non si fa attendere a lungo. Ad un ora dal
calare del sole Olimpia è pronta per uscire furtivamente dal
tempio.
Le stanze sono illuminate solo dalla debole luce delle fiaccole appese
qua e là lungo le pareti e per il bardo non è difficile
sgattaiolare fuori dalla sua stanza senza farsi notare dalle guardie
di Marte poste a sua sorveglianza fino al momento delle nozze. Sfruttando
l’oscurità Olimpia raggiunge la sala del trono del dio
della guerra e cerca i sai che le guardie le hanno sottratto mentre
la scortavano nelle sue stanze. Una volta recuperate le armi adagiate
sopra un tavolo pieno di pugnali, cerca di raggiungere rapidamente
l’uscita dove ci sono due guerrieri posti a guardia.
Con decisione affronta l’uomo che è alla sua sinistra
colpendolo dietro la nuca con un solo colpo che gli fa perdere i sensi
e senza esitare stende anche il secondo guerriero, che un attimo dopo
aver realizzato cosa stesse accadendo, viene colpito al viso col dorso
di un sais.
L’aggressione di Olimpia è rapida e silenziosa per assicurarsi
che nessuno si accorga di nulla. Per evitare di lasciare tracce, rialza
a peso morto i due uomini svenuti e li adagia su due piccole colonne
poste ad ornamento dell’ingresso:
- Dovreste mettervi a dieta! - ironizza il bardo verso i due guerrieri
per poi correre in direzione della boscaglia: ora potrà raggiungere
il tempio delle Parche indisturbata.
Nel frattempo
Marte, ignaro della fuga di Olimpia si manifesta ancora una volta
alle Parche per convincere le tre sorelle a collaborare:
- Signore, sono venuto ad informarvi che anche senza il vostro aiuto
sono riuscito a scambiare le due biondine, ma ora devo chiudere la
faccenda al più presto … prima che Xena mi metta i bastoni
tra le ruote. Tenerla d’occhio e assicurarsi che non ficchi
il naso in affari che non la riguardano è già difficile,
quando sono in due non c’è davvero da stare tranquilli!
-
Il dio della guerra si avvicina al filo della vita di Xena e lo accarezza
con un dito per qualche attimo, per poi riprendere a parlare:
- Voglio sposare Olimpia di fronte al vostro cospetto. La vostra presenza
consoliderà l’accordo. -
- Che accordo? - domanda Cloto.
- Olimpia diventerà la mia regina: mi darà un erede
e guiderà le mie armate alla riconquista del potere. -
- Ti abbiamo già detto che non abbiamo più intenzione
di aiutarti Marte. - contrasta Atropo.
- Abbiamo assecondato fin troppo i tuoi assurdi progetti. - continua
Lachesi.
- Forse state dimenticando che noi abbiamo un accordo … mi dispiace
per voi ma non potete sottrarvi e badate … la mia pazienza è
limitata, non vi conviene farmi arrabbiare. - intima il dio della
guerra - Rispettate i patti o affronterete la mia collera! -
- Noi non ti temiamo! - contrasta ancora una volta Atropo.
Il dio della guerra si avvicina alle tre sorelle con sguardo minaccioso
e visibilmente irritato:
- Forse non me … ma Giove si! Non sfidatemi! -
Mentre i quattro
sono intenti nel dialogo, una presenza furtiva si introduce nel tempio
nascondendosi nella penombra delle alte colonne: Olimpia ha raggiunto
il tempio ma non avrebbe creduto di trovare lì Marte. Intuendo
la serietà del dialogo si avvicina lentamente all’altare
e inginocchiandosi a terra si nasconde dietro la lastra di marmo per
origliare:
- Non osare
ricattarci! - intima Atropo.
- Siete voi che mi state costringendo. Vi devo ricordare che ciò
che abbiamo fatto per cambiare le nostre sorti nel futuro non sarebbe
molto gradito a mio padre? -
- Sappiamo bene come sono andate le cose - risponde Atropo.
- Bene, allora se non volete che Giove venga a sapere che avete cambiato
il destino per salvare la vostra immortalità vi conviene collaborare!
-
- Tu periresti con noi! - controbatte Cloto.
- No … è qui che ti sbagli, mio padre non può
nulla contro di me … ma voi …beh, lo sapete da sole come
finirebbe! -
Le tre donne restano in silenzio per qualche istante mentre Marte
scoppia in una risata di soddisfazione. Lui non rischia granchè
di fronte al padre degli dei ma loro …
Olimpia ascolta
il dialogo nascosta dietro all’altare e intuisce che si sta
parlando del debito delle tre sorelle padrone del destino con Marte
e nonostante non sappia di cosa si tratti, realizza che non riceverà
l’aiuto che si aspettava. Deve elaborare un nuovo piano ma prima
di tutto deve allontanarsi e far ritorno al tempio della guerra prima
che il dio la scopra. Facendo attenzione a non farsi vedere, il bardo
si dirige verso l’uscita e corre al tempio prima che Marte faccia
ritorno alla sua dimora.
- E va bene Marte,
non abbiamo scelta … ti aiuteremo ancora una volta … -
riprende dialogo Cloto.
- … Ma sia chiaro che dopo che il matrimonio sarà celebrato
… - continua Lachesi.
- … Il nostro debito nei tuoi confronti sarà saldato.
- conclude Atropo.
- Uhm … potrebbe anche starmi bene, ma no … potrei avere
ancora bisogno di voi. La Xena del presente potrebbe crearmi dei problemi,
è da tempo che sta cercando disperatamente la sua Olimpia dopo
la sua caduta nel cratere infuocato insieme a Speranza … Sto
facendo in modo che non rappresenti una minaccia ai miei piani ma
nel caso che qualcosa andasse storto avrò bisogno ancora una
volta di voi per sistemare anche lei. -
Il dio si interrompe per qualche istante, considerando il da farsi
accarezzandosi più volte il mento con una mano:
- Celebrerete le mie nozze con Olimpia e se sarà necessario
mi aiuterete a sistemare Xena. A quel punto considererò chiusa
la faccenda e vi garantirò il mio silenzio nei confronti di
Giove. -
- D’accordo … - accetta Atropo rassegnata.
- Molto bene, celebreremo le nozze al più presto … -
conclude Marte soddisfatto congedandosi da loro.
Tornata nelle
stanze del tempio Olimpia si siede vicino alla finestra ad osservare
la luna che splende alta nel cielo, mentre la mente si affolla di
pensieri: la faccenda si fa sempre più complessa e le sarà
difficile trovare una soluzione.
Era convinta di poter far chiarezza grazie all’aiuto delle Parche
ma ora il bardo sà che le tre sorelle sono vittime del ricatto
di Marte.
Tuttavia non riesce a spiegarsi cosa possa essere accaduto per far
cedere la giustizia e l’onesta delle custodi del destino a un
ricatto del dio della guerra. Cosa hanno fatto le Parche che Giove
non deve sapere?
Mentre riflette sul da farsi e a chi poter chiedere aiuto, la sua
mente si rivolge a Xena:
"Come agirebbe lei ora? … Chissà cosa starà
facendo ora che è sola nel futuro … un momento e io?!
Cioè, io nel passato … chissà dove mi trovo…
forse a quest’ora sono già a Potidea alle prese Speranza
e il Distruttore … ci sono anche i miei genitori lì …
e Leuca … vorrei tanto rivederli. I miei genitori … sono
morti mentre giacevo nei ghiacci con Xena a riposare per 25 anni.
E questo sempre per colpa di Marte! … Avrei tanto voluto salutarli
un’ultima volta. Non facevo loro visita da anni … avranno
pensato che di loro non me ne importava più nulla… Se
solo potessi andare a trovarli … mi basterebbe guardarli da
lontano… Che sto dicendo! Non posso farlo. Se mi vedessero il
futuro potrebbe cambiare e non potrei più tornare a casa. Non
devo muovermi dal tempio"
CAPITOLO
VII
Nella grotta
sporca e umida delle Graie, le tre vecchie sono intente nei loro affari.
La donna col dente sta consumando la sua cena: un malcapitato topo;
intanto la sorella con l’occhio sta osservando le vicende del
futuro mentre l’ultima rimasta sta reclamando metà della
cena!
- Sei un’ingorda! Lasciamene un po’! - grida Enio.
- No! Non ti meriti niente! Ieri ne hai mangiati due! Cosa credi che
i topi abbondino qui dentro?! - controbatte Panfredo.
La sorella affamata brancolando nel buio cerca di afferrare l’altra
per suonargliele di santa ragione quando la Graia con l’occhio
ha una visione di Xena al galoppo verso Tebe:
- Maledizione! Volete fare un po’ di silenzio voi due! Xena
sta andando a cercare Hercules e ha lasciato la nostra Olimpia da
Iolao! Adesso come faremo a fermarla? -
- Oh no! Adesso Marte non ci porterà il seguace di Dahak che
ci aveva promesso per pranzo domani! - commenta egoisticamente Enio.
- Taci stupida! Qui se non stiamo attente finiremo noi sulla brace!
Altro che pranzo! Se Olimpia non è con Xena non possiamo fare
l’incantesimo. Continuerà a cercare la sua Olimpia e
non si accontenterà mai di quella che ha a fianco! - dice la
Graia che sta mangiando sputacchiando un po’ di peli di topo.
- Ma sei un genioo! Brava! Non ci eravamo ancora arrivate! …
E smettila di sputare o ti cadrà il dente e lo perderemo un’altra
volta come è successo ieri! - ironizza Enio tirandole uno schiaffo
sul braccio con tutta la forza che un anziano, seppur immortale, può
avere.
Denio scuote la testa di fronte a tanta stupidaggine e continua ad
osservare nella sfera cosa sta facendo nel loro presente Olimpia:
- Beh almeno la futura sposa di Marte se ne sta tranquilla nel tempio.
… Credete che ci inviterà alle nozze? -
- Se non si mangiano seguaci di Dahak io non vengo alla festa e non
gli porto nemmeno un dono! - risponde stizzita Enio che ormai pensa
a una cosa sola: mangiare.
Giunta a Tebe grazie alle indicazioni di alcuni abitanti del villaggio,
Xena raggiunge la casa in costruzione dell’amico di Hercules:
Zorba. La dimora non è ultimata ma permette comunque l’alloggio
al suo interno. Solo quando si ritrova davanti alla porta per bussare,
Xena si rende conto che è notte fonda e che potrebbe recare
disturbo, ma non ha altra scelta.
Nell’istante in cui sta per picchiare contro la porta di legno,
avverte una presenza silenziosa alle sue spalle. Senza voltarsi capisce
di chi si tratta e ride per l’accoglienza che l’uomo in
quella notte e a quell’ora avrebbe riservato a chiunque:
- Credevi fossi un ladro o un assassino? … - chiede Xena ridendo.
- … Non saprei… ma a giudicare dal passo felpato potevi
avere brutte intenzioni … - risponde l’uomo.
Xena si volta in quel momento con il sorriso impresso sulle labbra
pronta a salutare un vecchio amico:
- Hercules! Sono molto felice di rivederti dopo tanto tempo. -
I due si guardano per un attimo prima di abbracciarsi. L’uomo
non è cambiato affatto. Capelli biondo cenere lunghi fino alle
spalle e muscolatura ben sviluppata in evidenza.
- Non sei cambiata affatto Xena … e questo ha del prodigioso
se sei davvero una mortale! -
- Lo sono. Ma c’è dietro una lunga storia che ora non
ho il tempo di raccontarti. -
- Come mai sei venuta a cercarmi? E’ successo qualcosa? -
- In effetti si … -
- Scusami se non ti invito ad entrare in casa, ma il mio amico sta
dormendo e credo si meglio che non venga a conoscenza dei nostri affari.
-
- Figurati non c’è problema. Anzi, allontaniamoci dalla
porta o lo sveglieremo. -
I due iniziano a passeggiare molto lentamente lungo il viale che porta
al sentiero mentre Xena racconta l’accaduto ad Hercules così
come aveva fatto con Iolao:
- … Questo è tutto. Non ho idea di chi possa aver fatto
una cosa simile, ma è certo che c’è sotto lo zampino
di qualcuno. Puoi aiutarmi a capire o almeno a darmi qualche suggerimento?
Hai mai sentito parlare di una cosa simile? -
Hercules riflette qualche momento avvicinandosi al muretto di pietra
per appoggiarsi:
- … Non sò dirti chi può aver fatto questo ma
ricordo che una volta mi è capitata una cosa simile…
litigando con Marte, Zeus schiantò un fulmine a terra e questo
aprì un varco spazio-temporale che portò in questa dimensione
un altro Iolao che nel suo mondo era un giullare di corte. La cosa
più assurda era che nell’altra dimensione ognuno di noi
aveva un doppio. C’eri perfino tu e Olimpia. Fu difficile risolvere
quella situazione e rimettere le cose a posto. -
- Stavolta è diverso però … io non ho visto passaggi
temporali e l'Olimpia che mi sono trovata di fronte è quella
del passato e su questo ormai ho pochi dubbi. -
- Quindi ricapitolando: se l'Olimpia del passato è qui …
quella del presente … -
- Credo si trovi nel passato - conclude velocemente Xena molto preoccupata.
- Per saperlo dovrei tornare “indietro” ma ammesso che
saprei come fare, non so di preciso in che momento del passato cercare.
Olimpia non ha ricordo di Speranza e neppure con uno scrupoloso interrogatorio
potrei risalire alla luna e il giorno precisi… -
- Sarebbe più semplice se conoscessimo chi ha fatto questo.
-
- Io ho tanti nemici Hercules e questo lo sai bene. Chiunque sia stato
purtroppo non ha lasciato tracce … il modo in cui Olimpia è
sparita lascia pensare che si tratti di una divinità ma Venere
è molto affezionata ad Olimpia, non le farebbe mai del male
e di Marte non so cosa pensare… -
- Forse dovremmo parlare con lui anche se non ho molta voglia di rivederlo
… ma … se è per farti un favore e dato che Olimpia
mi è molto cara ci verrò. -
- Grazie Hercules. … Se come suppongo Marte non ne sa niente
non so davvero cosa fare … -
L’eroe le mette una mano sulla spalla per darle conforto:
- Non disperarti Xena. Mantieni la calma; vedrai che verremo a capo
di questa storia. -
- Sei davvero un amico ... poter contare sul tuo aiuto è un
grande sollievo per me. -
L’uomo sorride per il complimento appena ricevuto:
- Entro un attimo ad avvertire il mio amico che partiamo ci metto
un attimo. -
- Va bene. -
di
Darkamy e Xandrella