Il
suono di passi leggeri toccò il fine udito della Principessa
Guerriera che, voltandosi, incontrò lo sguardo di Mao Su. La
giovane sorrise timidamente e prese a fissare le assi della tolda.
<<Dimmi, Mao Su, che cos’è accaduto nel Celeste
Impero da spingere chicchessia a volere la vita di Kao Sin?>>
chiese diretta la Principessa Guerriera.
<<È una lunga storia, forse e meglio sederci.>>
esordì la ragazza.
Xena ed Olimpia annuirono ed entrambe la seguirono verso il rostro
dove una sporgenza strutturale della nave fungeva da seduta. Quando
tutt’e tre furono sedute, Mao Su prese un lungo respiro e si
accinse al racconto.
<<Il Celeste Impero è cambiato moltissimo negli ultimi
anni. Quando Kao Sin e sua sorella si scontrarono, inutile che ve
ne racconti, il sovrano era una uomo poco incline alla clemenza, talmente
ottuso da credere che avrebbe ottenuto obbedienza dal suo popolo solo
tenendolo sotto il giogo di una tirannide spietata. Le carceri erano
sovraffollate e le esecuzioni all’ordine del giorno: la gente
temeva anche nel mettere il naso fuori di casa!>> la ragazza
trasse un profondo respiro, poi proseguì.
<<Quello che il sovrano aveva ottenuto era solo terrore, non
rispetto. Gli anni passavano ed ad ogni raccolto ci si trovava di
fronte a nuove tasse ed imposte sempre più alte per permettere
a quel sanguinario ed alla sua corte di bivaccare nel lusso più
esagerato mentre i bambini morivano di fame a centinaia per le strade
di ogni città. I pochi che possedevano ancora qualcosa assoldavano
ogni genere di mercenario per proteggersi da coloro che, spinti dalla
disperazione, si erano dati alla criminalità. Kao Sin era ancora
rispettata e passava le sue giornate nel tentativo di distribuire
quello che le era rimasto>>
<<Eppure non sembrava che ci fosse tanta miseria a quanto mi
ricordo! I mercati erano affollati e le merci provenivano da ogni
dove, come può essere precipitata così la situazione?>>
interruppe la voce di Olimpia e l’espressione di Xena la supportava.
<<L’imperatore non aveva preso il potere perché
suo padre era ancora vivo quando siete giunte voi. Morì poche
settimane dopo in circostanza che al popolo non fu mai permesso conoscere
e suo figlio gli subentrò alla guida del paese>> I cenni
d’assenso delle due donne le fecero capire che la spiegazione
era stata esauriente. Mao Su continuò da dove era stata interrotta.
<<Le tasse lievitarono a velocità impressionante e molti
si trovarono senza una casa dove poter dormire, così Kao Sin
trasformò il palazzo di Lao Ma in un ricovero per tutti coloro
che la tirannide dell’imperatore aveva impoverito a tal punto.
Si viveva tranquilli lì, io ero solo una bambina quando Kao
Sin mi prese sotto la su ala. Sapete, creò anche una sorta
di scuola affinchè tutti potessero imparare a leggere e scrivere.
Tutti cercavano di rendersi utili, gli anni passarono rapidi e ben
presto l’intero palazzo di Lao Ma divenne perfettamente funzionale
ed organizzato ma…>>
<<L’imperatore non poteva permettere una cosa del genere>>
concluse Xena
<<E già. Erano quasi dieci anni che andavamo avanti quando
arrivarono due plotoni dell’esercito. Distrussero tutto: quelli
che si opposero vennero trucidati a colpi da spada, gli altri incarcerati.
Per fortuna alcune famiglie riuscirono a fuggire ed a mettere in salvo
anche Kao Sin. Fu la goccia che fece traboccare il vaso: nessuno avrebbe
mai perdonato a quel gesto così spietato e spinsero Kao Sin
ad opporsi all’imperatore. All’inizio era titubante, poi
accettò. Grazie alle Perle di Saggezza di Lao Ma ne assunse
i poteri ed iniziò a peregrinare nel Celeste Impero, aiutando
chiunque ne avesse bisogno e raccogliendo migliaia di seguaci con
l’intenzione di spodestare quel tiranno. Ricordo perfettamente
quello che disse loro: “È forse di qualcuno l’aria,
la terra, l’acqua? Ha un padrone il falco che vola nei cieli
o la lince che corre per le foreste? Allora perché dovremmo
noi diventare gli schiavi di qualcuno? È forse un dio cui dobbiamo
obbedienza? Allora non prostriamo il capo ai suoi piedi e fissiamolo
negli occhi. Così vedremo che è un uomo come noi e non
ha il diritto di tenerci incatenati alla sua volontà. Non temo
di morire per mano delle sua guardie perché so che ci saranno
altre cento persone pronte a proseguire quello che sto facendo. Fratelli
miei, per dare ai vostri figli il futuro che meritano e la possibilità
di una vita migliore, sollevatevi dalla polvere e combattete non per
me, ma con me. Non temete di morire perché i posteri vi ricorderanno
come eroi e nei loro cuori non morirete mai!”>>
<<Non c’è molta gente in grado di parlare così
direttamente al cuore della gente…>> disse Olimpia, colpita
da quelle parole.
<<È la degna erede di sua madre>> concluse Xena.
Mao Su sorrise. Tirò su col naso e si asciugò le lacrime
di commozione, poi trasse un altro respiro e continuò.
<<Tra le fila di Kao Sin iniziarono ad entrare soldati e guardie:
ormai eravamo quasi diecimila, pronti a morire per la nostra guida.
Fu allora che lei ebbe un’idea: gli uomini dell’esercito
avrebbero procurato delle uniformi e durante il cambio delle ronde
nel palazzo reale ci saremmo sostituiti alle vere guardie. In poche
settimane tutti i veri soldati vennero catturati ed i nostri occupavano
i loro posti. Attaccammo in una notte di nebbia. Entrammo nel palazzo
reale e prendemmo prigionieri l’imperatore, la corte e tutti
i nobili che risiedevano lì. Alcuni di noi morirono e quelle
guardie che non erano state sostituite vennero uccise. Kao Sin dovette
scegliere tra la vita di pochi e il bene di tutti.>>
<<Al mattino Kao Sin decise di parlare con l’imperatore
per trovare una soluzione senza doverlo destituire ma questi si mostrò
ostinato ed all’improvviso aprì un anello e ne bevve
il contenuto. Dopo pochi attimi si accasciò al suolo senza
vita. La notizia si diffuse a macchia d’olio ed in molti affollarono
lo spazio di fronte al palazzo, chiamando come nuova imperatrice Kao
Sin. Lei, invece, aveva tutta un’altra idea: voleva creare un
modo di governare in cui tutti avessero voce nel governo e prese una
decisione incredibile. Assunse provvisoriamente il potere, eliminò
completamente tutte le tasse imposte dal suo predecessore e ridimensionò
quelle che erano state innalzate. Poi per ogni mestiere creò
una corporazione incaricata di nominare due suoi rappresentanti che
avrebbero fatto parte del governo e sarebbero stati sostituiti ogni
due anni. Questi avrebbero eletto un imperatore tra di loro che con
loro avrebbe guidato il paese per un lustro, poi sarebbe stato sostituito.
Funzionò, anche se non proprio come voleva. Quando tutti i
rappresentanti erano giunti nella capitale per la prima seduta del
nuovo governo, Kao Sin annunciò che si sarebbe ritirata a vita
private e che il Celeste Impero era nelle loro mani però si
trovò di fronte all’opposizione di tutti i membri che
la incastrarono eleggendola imperatrice a vita. Da quel giorno rifiorì
l’economia ed il benessere si diffuse uniformemente. Mai il
Celeste Impero conobbe giorni più gloriosi.>> concluse
emozionata la ragazza.
<<Se ogni sovrano governasse per il bene del suo popolo, non
ci sarebbero tante ingiustizie. Purtroppo sono in pochi coloro disposti
a dividere il potere per il bene degli altri>> disse Olimpia
con un po’ di rammarico.
<<Hai ragione fin troppo. Il rifiorire del Celeste Impero lo
ha reso una preda appetitosa per quei barbari, giusto?>> chiese
Xena.
<<Non proprio. Inizialmente il nuovo governo aveva intrecciato
dei rapporti commerciali con i nomadi del nord, in modo da non dare
loro motivo di attaccare. Per anni è andato tutto bene poi,
pochi mesi fa, un attacco improvviso e Kao Sin è stata catturata.
Il resto lo sapete>> concluse la ragazza.
Xena rimase pensierosa mentre Olimpia cercava di confortare la ragazza.
“L’attacco è stato improvviso, nessun sentore di
malumore, niente. Per tutti gli dèi che cos’è
successo?”
<<Xena, terra in vista!>> dal timone la voce di Polissene
giunse possente e la guerriera si voltò verso la prua:le coste
del Celeste Impero erano lì, le avrebbero raggiunte prima di
sera.
<<Finalmente a casa, se la posso ancora chiamare casa>>
disse Mao Su. Lo sguardo di Xena si fece serio.
<<Sta’ tranquilla, chiunque sia e per quanti uomini dispone
non riuscirà a fermarci: riporteremo l’ordine a qualunque
costo e con qualunque mezzo>>
CAPITOLO
III
Apparentemente
era tutto tranquillo, la gente continuava i suoi affari nella più
completa normalità. O semplicemente nel tentativo di vivere
una pseudo vita serena. Ovunque posasse lo sguardo, Xena vedeva uomini
armati fino ai denti che sorvegliavano le botteghe e le navi in arrivo.
<<Non era così che lo ricordavo, Xena. mi sembra impossibile
che sia stato ridotto in questo stato…come si può essere
così crudeli?>> chiese il bardo.
Olimpia era semplicemente sconvolta. Alla sua sensibilità non
potevano sfuggire quei volti scarni, quelle vesti così lacere
e quegli occhi impregnati di sofferenza e rabbia, una rabbia stimolata
dalla loro muta impotenza. Cominciarono a camminare ma ogni strada
era uguale alla precedente, Mao Su non disse una parola. Ad ogni passo
gli occhi le si inumidivano sempre di più, le lacrime presero
a scendere silenti sul viso ed i loro segni rilucevano sotto i raggi
del sole morente.
Sull’imbrunire giunsero in una piccola via alla periferia della
capitale dove viveva Mao Su. Sullo stipite della porte erano impressi
i segni dell’incendio si era scatenato pochi giorni innanzi.
<<Per fortuna la porta ha retto. La casa è piccola ma
non posso offrirvi di meglio>>
<<Noi guardiamo l’essenza delle cose, non ci preoccupa
se l’arredamento è un po’ spartano>>ironizzò
Xena. sorridendo e riuscendo a coinvolgere anche Mao Su. La ragazza
annuì un po’ sollevata ed aprì la porta. La prima
stanza che videro era molto accogliente: le pareti erano rivestite
in legno e la luce vermiglia del tramonto diffondeva una sensazione
di tepore.
Il
giorno successivo Mao Su portò Xena ed Olimpia al mercato.
La gente si muoveva con una fretta timorosa, lanciando occhiate cariche
di terrore. Infatti ovunque si posasse lo sguardo si vedevano uomini
armati fino ai denti che avanzavano con fare baldanzoso e prepotente.
<<Quelli sono i barbari che hanno invaso il Celeste Impero.
Camminano spavaldi, convinti di essere degli dèi in terra!
Quanto schifo mi fanno! Trattano la gente come stracci, soprattutto
se sono deboli!>> La ragazza stava alzando il tono della voce
quando Xena la fermò.
<<Shh! Abbassa la voce, potrebbero sentirti! Per ora non possiamo
fare niente ma sta sicura che la pagheranno!>> gli occhi della
Principessa Guerriera saettavano di determinazione.
Continuarono a camminare tra la folla, reprimendo spesso l’istinto
di spaccare la faccia a qualcuno di quegli energumeni puzzolenti.
<<Ehi, tu, ti rendi conto di che hai fatto?>> la voce
rozza ed impastata dall’alcool bevuto attirò l’attenzione
delle tre. Uno di quei barbari aveva afferrato un ragazzino per il
bavero e lo teneva sollevato a qualche centimetro da terra. Era terrorizzato.
<<Mi dispiace, signore, non è stato intenzionale! Non…non..mi…i…
permetterei mai di…i…mancarle…le di rispetto! Non…non…acca…drà
più!>> cercò di dire balbettando.
<<Con le tue scuse pulisco lo sterco del mio cavallo, pezzo
di idiota! Mi hai spinto e qualunque cosa dica non cambia questo fatto!>>
l’omone stava per tirargli un pugno in pieno viso quando il
suo polso venne afferrato da una frusta.
<<Vigliacco che non sei altro, prenditela con quelli della tua
altezza!>> la Principessa Guerriera lo fissava con occhi di
ghiaccio. L’uomo la guardò con sufficienza, ignaro di
ciò che lo aspettava. Con un ghigno strafottente si avvicinò
alla donna.
<<E tu chi sei, straniera? Non hai nessun potere qui! QUI comando
IO!>>
l’alito pesante che quel rozzo individuo le fece assumere un’espressione
disgustata ma sostenne la guerra di sguardi…e la vinse. L’omone
alzò il braccio destro con l’intento di colpirla al volto
con un manrovescio Xena balzò all’indietro con una capriola
e lo colpì alla mascella con un perfetto calcio circolare.
L’uomo cadde a terra stordito ma si rialzò subito dopo.
<<Non ne hai ancora abbastanza?>> lo canzonò la
Principessa Guerriera.
L’uomo contorse il viso per la rabbia e, sfoderando una sciabola
enorme, si lanciò in un attacco frontale dall’alto. Senza
problemi, la guerriera parò l’affondo e rispose con un
fendente orizzontale al busto. L’uomo, però, riuscì
a retrocedere e la lama lo graffiò appena. Lanciò un
altro paio di attacchi scoordinati che Xena riuscì ad evitare
senza impaccio fino a quando lo colpì con forza alla nuca con
l’elsa della spada. L’uomo cadde a peso morto con il viso
nella polvere.
<<Ti ringrazio, ti ringrazio! Ti devo la vita!>> il ragazzo
si stava inginocchiando ai piedi della guerriera quando lei lo fermò.
<<NO, aspetta, non ti inginocchiare! >>
<<Non sei forse una dea?>>
<<No, non sono affatto una dea. Ora alzati da lì>>
chiuse secca la guerriera.
<<Se solo Kao Sin non fosse stata catturata ora questo non accadrebbe.>>
poi si rivolse a Xena <<Non c’è nessuno che possa
organizzare una resistenza e molti hanno paura solo ad uscire di casa.
I loro soprusi diventano sempre più opprimenti ma nessuno si
ribella! Spero solo che Kao Sin riesca a fuggire per guidarci!>>
<<Sono qui per questo! Mi chiamo Xena ed ho intenzione di liberare
Kao Sin e voi da questi barbari vigliacchi! Da sola però non
posso farcela. Ho bisogno di gente che conosca bene tutta la zona
e che sia in grado di combattere. Puoi aiutarmi?>>
<<Sì, certo, contate pure su di me! Una volta libera
Kao Sin il Celeste Impero sarà salvo!>> il ragazzo era
entusiasta.
<<Non libererete nessuno!>> la voce possente di un uomo
le fece girare di scatto: una decina di soldati le circondavano, spade
in mano.
<<Penso che siamo nei guai!>> disse Olimpia
<<Sono d’accordo>> convenne Xena
<<Cosa facciamo?>> Mao Su sembrava preoccupata
Il lampo soddisfatto che illuminò gli occhi della Principessa
Guerriera fu eloquente: intendeva combattere. I guerrieri si stavano
avvicinando con fare minaccioso quando Xena ed Olimpia partirono all’attacco
simultaneamente. La lama della spada roteava veloce, i sais guizzavano
come lampi, ogni colpo era preciso e mirato, nessun errore, nessuna
sbavatura. Sembrava che i corpi delle due donne, al clangore delle
armi, danzassero in un ancestrale rito. I muscoli tesi ed evidenti
sotto la pelle si contraevano ritmicamente accompagnati da movimenti
fluidi. Mao Su rimase a bocca aperta innanzi a quello spettacolo:
aveva visto molta gente combattere ma nessuno a quel modo…così
equilibrato. In breve il drappello fu liquidato e quelli che non giacevano
riversi nella polvere bagnata dal loro stesso sangue scappavano a
gambe levate come conigli.
Le armi tornarono al loro posto e la loro luce si offuscò nei
foderi.
<<Non è consigliabile rimanere in città, ci siamo
fatte notare non poco e non in positivo. Presto ne arriveranno molti
altri e non saprei proprio come cavarmela>> commentò
Olimpia.
Di fronte allo sguardo ancora adorante della giovane orientale, Xena
inarcò le sopracciglia con fare interrogativo: perché
la guardava a quel modo?
<<Bhè, hai visto un fantasma o cosa?>> le chiese
senza troppo tatto.
<<No, solo che, sai, combattete in modo straordinario! Sembra
quasi che qualcosa vi unisca anche nella lotta! Sembrate l’una
il riflesso dell’altra seppure con caratteristiche diverse,
come il nostro Tao!>>
<<Il vostro cosa?>> chiese curiosa Olimpia
<<Per tutti gli dèi dell’Olimpo (ma ce ne sono
ancora?) ne arrivano altri. Molti altri. Troppi altri! C’è
un posto sicuro fuori città, ragazzo?>> Xena si rivolse
al giovane che le osservava ancora più stupito di Mao Su.
<<Sì, c’è una grotta poco dopo il limitare
della Grande Foresta. La conoscono solo in pochi, poi l’ingresso
è nascosto da un manto di edera!>>
<<Accompagnaci!>> quello della guerriera sembrava più
un ordine che una richiesta.
Il ragazzo annuì onorato e prese a correre all’impazzata.
Xena colpì delicatamente Argo II e la fece correre avanti mentre
lei, Olimpia e Mao Su seguivano la figura agile di quel giovane.
La foresta era poco fitta, ricca di una folta vegetazione arbustiva.
Le foglie verde smeraldo sfavillavano sugli alberi filtrando i raggi
dorati del sole. i loro passi erano rapidi ma felpati, non un rametto
si spezzò al loro passaggio.
<<Ecco, siamo arrivati!>> disse il giovane e con la mano
destra scostò una fitta tenda di edera rampicante da una parete
rocciosa, rivelando così l’ingresso di una caverna.
<<Perfetto. Puoi andare e ricordati di interpellare chiunque
sia fedele a Kao Sin: ogni uomo o donna potrà essere utile
per liberarla! Ora va’, prima che non ti trovino al villaggio!>>
disse Xena.
Il ragazzo sorrise ed annuì molto velocemente, poi si voltò
e ripercorse correndo il sentiero tra gli alberi. Le tre entrarono
con cautela nella grotta che scoprirono illuminata da alcune fenditure
della roccia.
<<Bene, adesso non possiamo far altro che aspettare che qualcuno
si faccia vivo!>> commentò Olimpia.
<<Non proprio, dovremmo cercare di ritornare in città,>>
Mao Su la guardò la Principessa Guerriera con aria interrogativa
<<Lì abbiamo lasciato le Perle di Saggezza e se dovremmo
organizzare un piano ci sono indispensabili!>> completò
la donna.
<<Bhè, le ricercate siete voi non io. Potrei andare in
città, recuperare le Perle di Saggezza e portarvi degli abiti
diversi, in modo da farvi passare inosservate>> propose Mao
Su.
<<Ottima idea! Così potremo tranquillamente continuare
a cercare uomini per la nostra causa!>> Olimpia fu come al solito
ottimista questa volta anche Xena fu dalla sua parte.
<<Sono pienamente d’accordo con voi. Allora Mao Su, io
ed Olimpia ci daremo da fare per rendere un po’ più accogliente
questo buco mentre tu vai in città, d’accordo?>>
La ragazza annuì e, dopo aver ascoltato sorridente le raccomandazioni
di Olimpia, voltò loro le spalle e s’incamminò
per la foresta.
<<È una brava ragazza, sono contente che anche Kao Sin
possa contare su persone così devotamente affezionatele.>>
fu il commento della Principessa Guerriera
CAPITOLO
IV
“Per
fortuna la casa è ancora tutta intera!” pensò
Mao Su quando varcò la soglia. Movendosi con estrema cautela,
la ragazza raggiunse il piano superiore e cercò alcuni suoi
abiti. Trovati, si diresse verso la piccola libreria che possedeva.
Quasi come se la sua mano fosse autonoma, afferrò saldamente
il dorso delle Perle di saggezza e corse via a perdifiato.
<<La
tua determinazione sarebbe ammirevole se non fosse per i problemi
che mi sta causando, cara Kao Sin>> il sarcasmo dell’uomo
era pungente.
Kao Sin: <<Non temo per la mia vita. Se uccidi me, altri cento
ti faranno pagare i tuoi crimini, Tiranno!>>
Tiranno: <<Questo sì che è un bel nome, decisamente
mi piace! Da oggi sarò il “Tiranno”!>> la
sua risata gelida saturò l’aria di crudeltà.
Il cigolio dei cardini del portone lo fece voltare. Sotto i suoi occhi
una guardia si irrigidì nel saluto militare.
Guardia: <<Signore, abbiamo perso delle guardie in città.>>
Tiranno: <<E tu saresti venuto per dirmi solo questo? Gli uomini
valgono meno delle mosche, non mi interessa se oggi ne abbiamo persi
degli altri!>> la voce era piuttosto seccata.
Guardia: <<Signore, non erano delle guardie semplici! Giù
in città avevate dislocato i generali. Sono stati uccisi alcuni
di loro! Ecco perché mi sono permesso di disturbarla, signore.>>
la voce dell’uomo era rotta dalla paura.
Gli occhi del Tiranno si spalancarono, ancora più iracondi
di prima. il volto gli si contrasse in un’orribile smorfia di
rabbia che però riuscì a contenere. Chi non riuscì
a trattenersi fu Kao Sin, sulle cui labbra comparve un sorriso soddisfatto.
Tiranno: <<COSA?! I miei generali uccisi…e da chi?>>
la sua voce sembrava il ringhi di un animale che umana.
Guardia: <<Non sappiamo chi siano, signore. L’unica cosa
certa è che si trattava di due donne. Una alta, con lunghi
capelli corvini, occhi di ghiaccio e la forza di dieci uomini. L’altra
con corti capelli d’oro, occhi smeraldo e usava dei sai. Solo
due uomini si sono salvati, signore. Gli altri credo che siano ancora
al villaggio, cosa dobbiamo fare signore?>>
Gli occhi del Tiranno bruciavano di rabbia. I suoi generali, i migliori
guerrieri nomadi mai visti erano stati sconfitti. Da due donne per
giunta. Era furioso ed umiliato.
di
Nihal