episodio n. 15
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Il salone era molto ampio, solare e spazioso. Al centro alcuni divani e dei bellissimi tappeti persiani ricoprivano il pavimento, delle grandi anfore di stile greco abbellivano la stanza, mentre alle parti erano dipinti ritratti di divinità o affreschi di vita quotidiana. Murel con un gesto della mano le invitò ad accomodarsi in uno dei divani presenti nella stanza. Xena ed Olimpia si sedettero e prima che potessero dire qualcosa Murel chiese cortesemente se desideravano qualcosa da mangiare o da bere. Olimpia qualcosa l’avrebbe presa volentieri, ma declinò l’offerta con garbo, come fece anche Xena.
Murel da perfetta signora di casa, anche se aveva poco più di diciassette anni, disse alle serve:-portate un po’ d’acqua alle nostre ospiti… ammesso che sia ancora dell’acqua in questa casa e in tutto l’Egitto - disse ignorando il rifiuto di poco prima.
-c’è una grave carestia?- domandò Xena a Murel e l’Egiziana annuì con il capo.
La schiava arrivò in quegli attimi reggendo un piccolo vassoio dove c’erano quattro bicchieri d’acqua. Olimpia notò che l’acqua aveva uno strano colore giallognolo e rifiutò il bicchiere che la schiava le porgeva, poi toccò con il gomito Xena pregandole di non berla neppure lei. Xena notò il colore dell’acqua e rifiutò anche lei. Murel e Tanus, al contrario, presero il bicchiere e bevvero avidamente quella specie d’acqua.
Olimpia si toccò la gola disgustata come se quell’acqua la stesse bevendo lei e per poco non fece una smorfia di disprezzo. La schiava gentilmente depositò il vassoio con i bicchieri su un tavolinetto lì vicino:-in caso cambiaste idea-
Olimpia fece un sorriso di circostanza, guardandosi bene, dal bere quell’acquaccia.
Murel, quando ebbe finito di bere, si schiarì la voce ottenendo l’attenzione di tutti ed iniziò:- Xena, Olimpia… quello che dobbiamo dirvi risale a moltissimo tempo fa. ..alla creazione del mondo da parte delle nostre divinità Egizie.-
Olimpia tese le orecchie con molta attenzione, voleva capire tutto di questa faccenda.
Murel riprese:-il paradiso creato da Osiride era perfetto. Vi regnava la felicità e l’amore. Ma poi venne Seth, odiato fratello di Osiride invidioso della felicità del fratello. Osiride lo accolse ma gli impose una condizione: se veniva in pace, poteva restare altrimenti doveva andarsene velocemente. Seth, allora, accecato dall’avidità e dall’odio si levò contro Osiride.-
Xena si sentì strana… lei sapeva quel discorso gliene aveva parlato tanto, tanto tempo fa Aristarco. Prima che si lasciassero, prima della nascita di Seleuco.
Cominciava a capire quale era il problema dell’Egitto, ne stava prendendo la triste consapevolezza.
Sicura e come sempre con un velo di tristezza, la voce di Murel continuò il suo racconto:- a Seth non bastò l’aver ucciso Osiride. Tagliò il suo corpo in tanti pezzi, esattamente quattordici. Di questi quattordici pezzi, solamente uno non è stato ritrovato negli angoli remoti della terra in cui Seth l’aveva spedito: i genitali del dio.
Nonostante le ricerche di Iside e Neftis non furono mai ritrovati. Questo è il Talismano di Seth. Secondo il mito il Talismano è il più potente degli amuleti magici, chi lo possedere domina tutte le forze del male e della magia.-
-che genere di magia?-domandò Olimpia incuriosita. Tanus rispose per Murel, con la sua voce misteriosa ma al contempo gentile:-nera, ovviamente. Chi si impossessa del Talismano, diventa il braccio destro di Seth, il dio del male-
Olimpia, sempre più incuriosita da quella storia di sangue e magia, incitò la donna a proseguire il suo racconto, ma prima domandò:-ma se è tanto pericoloso, deve essere custodito in un posto molto sicuro, e protetto da chi voglia impossessarsene-
Tanus annuì e rispose:-certo, è sempre stato così, almeno fino a trenta anni fa-
Murel spiegò:- trenta anni fa, una donna straniera venne in Egitto con la sua temibile armata. Si scontrò molte volte con la nostra armata, ma venne sempre sconfitta, così si alleò a Seth. Il maligno gli diede il potere per sconfiggerci e lei distrusse e saccheggiò la città di Asyut, oggi non ne rimangono che inutili rovine. Non contenta, si mise alla riceca del Talismano di Seth. Quella volpe riuscì a trovare dove era nascosto ma non riuscì ad impossessarsene, così sfidò Seth ma se ne andò subito dopo, di lei non si seppe più nulla. Tuttavia ora, in Egitto, se si è particolarmente abili, è facile ritrovare il talismano. Nella mente di tutti ora è impressa la storia di quella pazza e dell’orrenda sfida che fece a Seth…-
-che genere di sfida?-
-nessuno lo sa- rispose Tanus –ma sicuramente offese il dio del male, perché la maledì, assieme alle rovine di Asyut e al tempio. Ed è certo che si vendicherà-
-ma perché ci rimettete voi, ora? Nonostante tutto il talismano è ancora al suo posto, no?- chiese Olimpia, dubbiosa. Murel scosse il capo:- è proprio questo il grande problema Olimpia. Il talismano è stato ritrovato, se ne è impossessata una ragazza.-
-capite,ora?-disse Tanus –se quella guerriera non l’avesse trovato, forse ora l’Egitto sarebbe ancora salvo.- e presa acqua dalla caraffa, ne bevve ancora.
Olimpia, sempre più incuriosita chiese di nuovo:- se non ho mal capito, a causa di questa guerriera il talismano è stato ritrovato. Che rischi corre ora l’Egitto?-
Murel esaudì i suoi dubbi:-la ragazza che ha il talismano ora è diventata un demone e risponde ai comandi di Seth, finalmente il dio del male può accedere alla Terra, grazie al vortice che si è aperto.
Abbiamo cinque giorni per impedire a Seth di accedere alla terra-
Xena, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, disse:- il dio del male, ovvero il maligno, il diavolo che dir si voglia, non può introdursi nel nostro mondo, come può Seth riuscirci solo grazie ad un vortice?-
Murel alzò le spalle, non sapeva che rispondere:-non lo so, Xena. Purtroppo noi possiamo dirti solo quello che hai sentito, ovvero ciò che tutti sanno in Egitto-
-e come possiamo saperne di più?- domandò di nuovo la guerriera mora.
Murel ebbe come un sussulto,e disse prontamente:-forse conosco io qualcuno che possa aiutarci! mi hanno raccontato , tempo fa, che c’è una vecchietta qui a El Kharga… una strega pare, un’importante sacerdotessa di Iside. Tipo un oracolo di voi greci che abita nel bellissimo tempio al centro della città: potremo rivolgerci a lei!-
A tutti parve una buona idea, Tanus propose:- potremo andare domani, è un po’ in periferia , lì c’è pericolo di sommosse e azioni di brigantaggio ma nonostante tutto è abbastanza sicuro.- concluse Tanus con aria sicura. Olimpia chiese, il perché di tanto disordine in città e l’egizio-macedone rispose:-innanzitutto è proprio la natura che sente l’imminenza e l’avvicinarsi di questa catastrofe: di notte accadono strani fenomeni e di giorno la terra trema quasi in continuazione, la venuta di Seth è vicina purtroppo .. l’imperatore di Roma, il divino Claudio se ne frega di ciò che accade. Briganti e predoni hanno preso il sopravvento, non c’è più sicurezza in città e come se non bastasse una grave carestia irrompe sull’Egitto. Il cibo e l’acqua scarseggiano-
Xena e Olimpia annuirono, certo non era semplice, proprio un bel problema.
Murel propose loro di riposarsi un po’ prima di buttarsi a capo fitto in questa avventura, ma Xena aveva già in mente ben altri programmi:- io devo andare alle Rovine di Asyut.-
-a che scopo?- chiese Olimpia incuriosita dalla strana idea.
Xena impiegò qualche secondo per trovare una risposta decente, ma riuscì solo a dire:-voglio vedere se riesco a trovare qualcosa che ci possa aiutare..-
Olimpia pensò “Xena, non sono fessa” e ribatté, pronta:-e cosa?- detestava quando la lasciava allo scuro delle sue idee, ma purtroppo questo avveniva costantemente, era un parte di Xena.
Lievemente si pentì di quello che aveva detto.
-lo scoprirò quando ci arriverò- disse tagliente e anche un po’ seccata la voce di Xena.
La principessa guerriera continuò:-starò qui prima di sera- e con passo felpato, lasciò la stanza, non prima d’aver salutato Olimpia, Murel e Tanus. Quest’ ultimo, in particolare la seguì con lo sguardo finché non scomparve oltre la soglie di casa.
Restò un po’ pensieroso, poi disse:-vado con lei- e fece per alzarsi, ma Olimpia lo fermò, prendendolo per un braccio.- non farlo- disse semplicemente, Tanus rimase immobile, attendendo spiegazioni.
-quando fa così è perché vuole restare sola- continuò Olimpia, sforzandosi di sorridere, un po’ infastidita dal quel comportamento. –è fatta così…-
Tanus ricambiò il sorriso, anche il suo molto falso, e aggiunse:-non ti preoccupare Olimpia, non mi vedrà nemmeno, voglio solo essere sicuro che non corra pericoli. Le rovine di Asyut sono maledette, te l’ho detto- e con fare sicuro si alzò dal divanetto.
-sa cavarsela da sola- disse Olimpia, questa volta la sua voce era tagliente come un suo sai. Tanus sbuffò e roteò gli occhi scuri, belli e provocatori quanto quelli di Marte.
-non ti preoccupare la tua amica è al sicuro con me.-
Olimpia si sentì avvampare di rabbia e vergogna.
Si sentì invadere da una forza fortissima e si rese conto che se solo l’avesse voluto, lo avrebbe potuto uccidere. “ma cosa sto pensando…” pensò poi reggendosi la mente.
Era strano, insomma non era da lei pensare certe cose solamente perché qualcuno era interessato a Xena. Infondo Marte ne aveva fatte sempre di peggio.
Non disse più nulla solamente un:-ci vediamo dopo, allora-
Tanus, soddisfatto e vittorioso, salutò le donne che sedevano in silenzio e si diresse verso l’uscita.

CAPITOLO II
Xena spinse il suo cammello ad un’andatura sempre più veloce, era impaziente, non solo di arrivare alle rovine, ma anche di vedere colui che la stava seguendo da quando aveva lasciato la città. Qualcuno molto abile, senza dubbio, faceva andare il cammello con velocità e cautela. Ed era sicuramente era uno del posto per essere così abile e sicuro di se, perché nonostante il deserto non presentasse riparo per nascondersi, lui ci riusciva benissimo, naturalmente lei aveva sentito la sua presenza molto prima. Arrivò alle rovine di Asyut.
Si, erano proprio come l’ultima volta che le aveva viste, forse ridotte anche peggio. Un brivido le passò per la schiena. L’individuo, dietro di lei si era avvicinato, anche senza voltarsi, poteva capire che stava circa a sei metri dietro di lei. Xena fece indietreggiare il cammello e quando fu sicura di farcela, spiccò un grandissimo salto all’indietro ed atterrò esattamente davanti al cammello dello sconosciuto, sfoderando la spada. Tanus, dopo aver smaltito la sorpresa per l’arrivo di Xena, alzò le mani, ridendo e in segno di resa. Xena sbuffò:-Tanus. perché mi hai seguito?-
Il ragazzo, si scompigliò i capelli biondissimi e scese dal cammello con abilità:- per assicurarmi che tu stessi bene-
Xena alzò gli occhi al cielo:-molto gentile, ma so cavarmela da sola- e voltandogli le spalle, rinfoderò la spada, e si diresse con passo deciso verso le rovine.
Le rovine di Asyut non erano altro che delle mura, mal conservate che ancora chiudevano, in un semicerchio, quella che una volta era un villaggio.
Si vedeva ancora il portone del villaggio, con un’anta rotta.
Tanus l’ammonì:- non entrare, Xena. Non c’è nulla, là dentro. Solo morti-
Xena sbuffò e disse:-Tanus non t’ho chiesto io di venire. Comunque voglio entrare da sola, quindi è meglio che mi aspetti qui, insieme ai cammelli-
Tanus avrebbe voluto seguirla ma decise di non intromettersi e si sedette su un masso e restò lì.
Xena camminò lentamente verso le rovine e con cautela entrò in quello che una volta era un paese. Come ebbe varcato la soglia un vento freddo che le entrò dentro.
Xena si toccò l’addome, quel vento era stato come la lama di una spada che la trapassava da parte a parte, ma non era ferita.
Camminò lentamente tra i resti degli scheletri, molti stavano ormai diventando polvere. Xena sentì gli occhi riempirsi di lacrime e di ricordi.
Sentì un forte mal di testa e un capogiro. Non riuscì a reggersi in piedi e cadde a terra, sbattendo la testa su un masso.
Restò lì per alcuni secondi, poi riaprì gli occhi e tentò d’alzarsi.
Purtroppo non ci riuscì: era come se qualcuno le tenesse un piede sulla spina dorsale.
Con immensa fatica riuscì a sedersi su un masso. Ansimava e sanguinava da uno zigomo, dove aveva sbattuto.
Non sapeva che le stava accadendo, ma era come se si sentisse morire. Sentì una presenza accanto a se, ma nonostante i suoi sforzi non riuscì in alcun modo, ad individuare chi fosse. La pelle le si accapponava appena era sicura che si fosse avvicinata, e veniva scossa dai brividi.
Appoggiò i gomiti alle ginocchia e si sorresse la testa, così pesante che si stupì come poteva ancora stare attaccata al collo.
Ancora un dolore fortissimo all’addome, questa volta come se fosse un pugno.
Tossì e cominciò a pensare d’andarsene ma capì subito che non ci sarebbe riuscita. Come se qualcuno la trattenesse. Iniziò ad avere paura, lei lì stava morendo.
Forse avrebbe dovuto dare ascolto a Tanus e accontentarsi di girare intorno alle mura, non di inoltrarsi dentro. Quel luogo era maledetto, ma lei se ne era infischiata, come trenta anni fa quando aveva ignorato tutti che gli raccomandavano di non sfidare Seth.
Sentì il cuore diminuire l’intensità dei battiti e la circolazione delle mani e delle gambe fermarsi. Questa volta non l’sarebbe scampata. Il respiro, come s’aspettava si stava troncando… sentì qualcosa stringerle la gola e poteva percepire in modo papabile la mano che le impediva di respirare.
Cercò di dimenarsi ma invano, s’accorse di sapere chi era che le stava provocando tutto questo e con il fiato corto disse :-Seth…- la strana presenza la gettò con forza all’indietro, Xena cadde, batté la testa e perse i sensi.

-Xena.. cosa dobbiamo fare???- urlò l’uomo. La principessa guerriera sbuffò, poi si portò davanti alla truppa e si girò verso i suoi uomini, gridando ,disse:-in questa città c’è l’oro che cerchiamo… si dice che sia tenuto nel tempio della città.-
un uomo disse:-dobbiamo assalire il tempio, comandante?-
Xena rispose malefica:-qui tutti sono molti ricchi… bracciali, collane… questi matti egizi portano anche addosso le loro ricchezze!-
Il suo vice comandante, insicuro chiese:-dobbiamo perquisire la gente rubando qualche braccialetto??- Xena spronò il cavallo e si parò davanti a lui, poi lo prese per il collo e lo tirò verso di se, fino a farlo cadere da cavallo, l’uomo stava per morire asfissiato ma Xena non mollava la presa.
- è più facile perquisire la gente quando è morta!!- e lo buttò a terra, l’uomo si dimenò in uno spasimo, poi riprese a respirare correttamente.
tutta la truppa gioì con lei e incitò il suo nome, dicendo di volere l’azione.
-e allora andiamo. Seth ci ha dato il potere!- disse Xena, sguainando la spada e cavalcando velocemente verso il villaggio di Asyut.
Sentì le persone fremere e gridare di paura, poi correre all’impazzata di qua e di là come le gazzelle all’arrivo delle tigri.
Eh si, ora lei si sentiva una tigre. Si sentiva invasa dai poteri che Seth gli aveva conferito e si accorse che se solo avesse voluto, avrebbe potuto far crollare il villaggio con un solo sguardo. Ma che divertimento ci sarebbe mai stato, così?
Entrarono in Asyut come un vento freddo e al suo passaggio, ciò che rimaneva era morte. Come previsto da Xena, nella città si accampava anche parte dell’esercito Egizio, pronto a contrastare la sua avanzata ancora una volta, ma questa volta, sarebbe andato in modo diverso.
Molti dei cittadini, inoltre,si improvvisarono guerrieri cercando di aiutare i loro combattenti contro l’ incursione di Xena e impugnavano coraggiosamente lance o bastoni. I guerrieri di Xena ne massacrarono a migliaia, svaligiarono i templi, uccisero tutto ciò che c’era da uccidere. Grazie al potere conferitogli da Seth, l’armata Egizia presente ad Asyut fu sbaragliata e rimasero solamente un piccolo gruppetto di persone, la maggior parte donne e uomini anziani che si erano arresi al nemico.
Un uomo, si fece avanti per parlarle. Ma Xena con un gesto della mano, dall’alto del suo cavallo bianco, lo invitò a tacere. Poi disse:-non mi piace il vostro villaggio-
e nel mentre si puliva le mani lorde di sangue.
L’uomo disse, leggermente irato, ma stando ben cauto:- ma noi non ti abbiamo fatto niente. Volevi l’oro, l’hai avuto.-
-ti ho già detto che questo posto non mi piace. E non mi piacete neppure voi, con le vostre stupide usanze e i vostri stupidi vestiti. E le vostre stupide facce-
Una donna raggiunse l’uomo e disse:-ti prego non farci del male- poi inginocchiandosi,-ti prego, ragazza-
Xena smontò da cavallo, prese la donna per i capelli e ringhiò:- non mi piace neppure chi supplica e chiede perdono- rimase un po’ soprappensiero,poi riprese-. Ma sia,voglio essere magnanima-.
Xena fece quattro conti:- va bene, mettetevi in fila.- disse, poi si avvicinò ai contadini che impauriti ma pieni di speranza, avevano ubbidito senza fiatare.
Xena con ironia numerò gli uomini:- 1 2,1,2,1,2… quelli con il numero 1 facciano un passo avanti- . Avanzarono quelli con il numero 1.
-gli altri ammazzateli.- disse con noncuranza. Subito tutti gridarono ingiurie e perdono, ma i numeri due non ebbero scampo. Le spade degli uomini di Xena li massacrarono uno per uno.
- voialtri.. portate un messaggio al tempio di Seth da parte di Xena, ditegli che gli accordi sono rotti, non ho rispettato la promessa.-
Gli uomini, presi da vigliaccheria, corsero all’impazzata verso l’uscita della città. Mentre correvano a Xena venne un dubbio e chiese al suo vice:-quanti uomini occorrono per riferire un messaggio?-
il vice non seppe rispondere e si strinse nelle spalle. Xena si fece dare un arco e una freccia, lui e tutta la truppa fecero altrettanto, poi la donna si rispose:-uno-
e tutti saettarono verso i corridori. Non ci fu nessun superstite al massacro di Asyut: l’unico uomo che non venne ucciso da Xena fu ucciso da Seth, per l’odioso messaggio che gli aveva riportato.

Xena si girò in modo convulso tra la sabbia, poi sospirando ritornò quieta.

-è questo Xena?- chiese un uomo indicando la lapide, ciò che gli premeva sapere era se era proprio quella la lapide del tempio di Seth, dove , secondo la leggenda,era custodito il talismano.
Xena annuì gioendo, poi ordinò a tutti gli uomini di recitare, a turno, i geroglifici scritti sulla lapide. Tra i tanti, qualcuno doveva avere ua buona pronuncia egizia.
E difatti il penultimo uomo si rivelò quello giusto, la lapide si aprì.
Facendo segno di rimanere lì, salvo quattro uomini di sua fiducia, la donna si inoltrò nel tempio e per accedervi, percorsero una lunga scalinata.
Giunsero in un lugubre tempio di pietra.
-fa venire i brividi, eh capo?- domandò uno dei suoi.
- da quando in qua, un uomo ha i brividi?- domandò sarcastica Xena.
Una donna avvicinò correndo verso di loro sguainando un pugnale:-fuori stranieri! Donna, non puoi stare qui!- disse poi guardando Xena negli occhi.
Xena rispose con aria di sufficienza:-io sto dove mi pare-
La donna le venne in contro cercando di attaccarla con il pugnale, Xena con un calcio la disarmò, poi con un altro calcio in faccia e la buttò a terra. Xena passò oltre e con lei anche gli altri, fino ad arrivare all’altare sul quale c’era una scatoletta di pietra.
-il talismano è qui!- disse Xena cercando di aprirla ma inutilmente. Fece provare a tutti i suoi uomini ma il piccolo forziere di pietra non accennava ad aprirsi.
-ed ora?- domandò un uomo. Xena si diresse verso la donna che all’entrata l’aveva attaccata, e prendendola per la gola, la sollevò:-come si fa ad aprire il forziere??-
la donna si dimenò nel tentativo di salvarsi, ma Xena la stringeva sempre più violentemente e domandò una seconda volta:-come posso aprire questo diavolo pezzo di pietra!-
L’egiziana disse a stento:-non puoi… e ora vattene ..vuoi forse morire?…-
Xena, innervosita e punta nell’orgoglio per non poter ottenere ciò che voleva, la sbatté al muro e disse:-no…. ma se non mi aiuterai ti assicuro che presto lo farai tu…-
-non.. puoi…vattene.…non capisci cosa hai fatto, ora l’Egitto sarà in pericolo!.- disse l’egiziana con le ultime forze. Xena la buttò a terra.
Poi disse rivolta a Seth:-e va bene! me ne infischio io, del tuo Talismano e del tuo stupido Egitto!-
Poi ordinò in fretta agli uomini di andarsene, voleva rimanere sola. Gli uomini ubbidirono e lei prese una vasca dorata che si trovava nel tempio, poi vide un cobra sopra l’altare, lo uccise lo dissanguò in modo che il sangue e il veleno confluisse copioso nella vasca. La sua furia omicida si riversò verso la donna che poveraccia giaceva ancora a terra respirando affannosamente. La prese e le tagliò la gola… fece colare il suo sangue finché la vasca non fu abbastanza piena, e poi, toltasi tutto, vi si immerse. Restò lì per un po’, poi si rivestì e firmò l’atto compiuto incidendo il suo nome sulle pareti.
Sapeva d’essere stata maledetta, ma ciò non le importava.
Non sapeva ancora che la maledizione che Seth gli aveva gettato, sarebbe ricaduta, in futuro, su chi amava..

di Diomeche

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