La piccola comitiva
arrivò poco dopo e Olimpia, decise di non dire nulla dei fantasmi
che aveva visto nella casa di Murel.
Xena spiegò quello che la sacerdotessa aveva detto loro
Olimpia disse riflettendo:-allora Seth s’impossesserà
di un corpo.. lo utilizzerà per la sua venuta e per l’eternità…perché
Xena, ti senti in pericolo?-
La principessa guerriera rispose:- be, credo che voglia vendicarsi
per l’inganno di trenta anni fa.. quella volta non riuscì
a farmi diventare un suo demone ma ora ha l’opportunità
di utilizzare il mio corpo a suo piacimento, se lo vorrà.-
e guardando Murel –credo che anche tu sia in pericolo, Murel.
Dopo tutto sei la sorella di Rehusi, il suo braccio destro…-
Tanus assentì:- si è vero. Bisogna ritrovare l’arma
di Maat…-
Xena rimase perplessa, sentiva di essere proprio lei, la prescelta
di Seth. e se fosse accaduto? Le ritornò in mente quando era
diventata maligna, quando nel Tibet aveva dovuto invocare il male
per fermare Lord Larek… e aveva rischiato di far del male ad
Olimpia in quell’occasione, e se fosse accaduto di nuovo?
Olimpia sarebbe stata di nuovo in pericolo…no, non voleva…
Doveva proteggerla.. si, proteggerla da se stessa… questo, si
rendeva conto, era doloroso per entrambe ma convenne che era la cosa
giusta da fare.
Disse con la tristezza nel cuore:-forse dovremo dividerci…-
Tutti fissarono Xena, che seduta, teneva lo sguardo verso il basso.
Olimpia non capì che la divisione principale era proprio tra
lei e Xena, ma credette che sarebbe stata sola con la WP, liberandosi
almeno per un po’ di quell’odioso Tanus.
-si…- disse Olimpia contenta. –è la cosa giusta.-
e guardò dolcemente Xena negli occhi, sognante per il tempo
che finalmente avrebbero passato insieme.
Xena la guardò e in un momento realizzò che la sua amica
aveva frainteso.
Cercò di dire qualcosa ma Murel la precedette.
-approvo –disse l’Egiziana. –ma come ci divideremo?-
Xena colse l’occasione per spiegare la sua idea:- io credo che
tu Murel debba allontanarti, non so….-
-potrei andare al tempio più grande di Iside che si trova in
un villaggio qui vicino. Lì potrei cercare di ampliare i miei
poteri per il combattimento finale.- propose l’Egiziana.
-non da sola però.- l’ammonì Tanus. –ti
ricordo che anche tu sei nel mirino di Seth.-
Olimpia colse la palla al balzo:-potresti accompagnarla tu Tanus,
mentre io e Xena cerchiamo l’arma…-
Xena scosse la testa:- no, Olimpia.- la poetessa la fissò negli
occhi increduli.
-ecco io pensavo che tu potresti proteggere Murel da Seth, mentre
io e Tanus troviamo l’arma…-
Tanus aggiunse vittorioso:- mi dispiace, ma io potrei essere d’aiuto
a Xena, conosco le scritture sacre e le divinità egizie. Xena
ha bisogno di una guida da sola non la troverà mai- Xena assunse
un’espressione di disappunto a quelle parole, soprattutto all’ultima
parte della frase.
Olimpia scosse la testa incredula e credette che Xena voleva restare
sola con Tanus. ma lei non voleva mollare così.* eh, no non
ti liberi facilmente di me*
-NO!- urlò alzandosi – MAI!-
Tanus trattenne una risata, senza capire che Olimpia in quel momento
avrebbe potuto ammazzarlo. Disse:-Olimpia… ti prego, è
per la salvezza dell’Egitto….-
-ma quale Egitto, razza di porco!- Urlò la donna, le guance
arrossate, i pugni stretti.
-Olimpia!- l’ammonì Xena, mai aveva visto la sua amica
più fidata, in un attacco così profondo di protezione
nei suoi confronti… non credeva proprio che avrebbe reagito
così.
Tanus si alzò irato, e disse:-prova a ripetere ciò che
hai detto…-
Olimpia colse l’occasione per attaccare Tanus:-hai capito benissimo,brutto
pervertito-
Tanus:-adesso basta!- e sfoderò la spada, lanciandosi verso
Olimpia.
La donna sorrise contenta e sfoderando i sais parò l’attacco
di Tanus.
Olimpia attaccava con una ferocia incredibile Tanus, mentre il ragazzo
non poteva far altro che difendersi, tale era la furia della donna
greca. Olimpia fece un affondo con il sai destro, che l’egizio
parò a fatica, poi con il sinistro mirò alla caviglia
dell’uomo, ma il ragazzo saltò, evitando il colpo.
Tanus, finalmente, attaccò con la spada ma Olimpia la fermò
con entrambi i sais.
Un rumore metallico e la spada di Tanus cadde a terra assieme ai sais
di Olimpia.
I due antagonisti si girarono contemporaneamente verso Xena, che riprese
il chakram.
Xena aveva indignazione nel volto, sia per Olimpia che per Tanus.
La guerriera dagli occhi cerulei fissò prima Olimpia e poi
Tanus.
Glaciale disse:-da te, Olimpia, questo non me lo sarei mai aspettato.
Che diavolo ti prende?- urlò alla fine.
Olimpia chiuse gli occhi e sussurrando disse:- mi dispiace.. non so
che mi sia preso.-
Xena riprese fredda:- prepareremo tutto, all’alba Murel e Olimpia
partiranno per il tempio di Iside –poi guardando Olimpia negli
occhi; la poetessa abbassò subito lo sguardo.- confido in te
Olimpia, proteggi Murel: non le deve accadere niente mentre io e Tanus
cerchiamo l’arma.- Olimpia annuì mesta.
Xena se ne andò dalla stanza, per dirigersi verso la propria.
Tanus, vittorioso disse ad Olimpia:-gran brutta malattia la gelosia…-
Olimpia lo fissò negli occhi:-non voglio che soffra, stalle
lontano..- sibilò con rabbia. Tanus scoppiò in una fragorosa
risata e se ne andò anche lui dalla stanza.
Era notte.
La principessa guerriera attraversò la casa di Murel immersa
nel buio e si diresse nella camera sua e di Olimpia, sperò
che la poetessa fosse addormentata ma la trovò in piedi, davanti
alla finestra. A guardare di fuori. Olimpia sentì la presenza
di Xena subito dopo e si voltò di scatto. Era così triste
che avrebbe voluto piangere.
Xena la guardò per un po’ negli occhi, poi si sedette
sul suo letto. Olimpia si sedette sul proprio ma non smise di fissare
la donna. –Xena…- disse sottovoce. La principessa alzò
lo sguardo fino ad incontrare quello di Olimpia.
-quando hai smesso di volermi bene?- continuò Olimpia sottovoce,
questa volta abbassando gli occhi. Xena si sentì come se qualcuno
l’avesse pugnalata al cuore… che ora lentamente sanguinava.
-io….- balbettò.- non ho mai smesso di volerti bene.
- disse piano Xena, fissando Olimpia.
Olimpia scosse la testa poi disse piano:-si lo so.-
Xena sospirò di sollievo, cercò di dire qualcosa ma
diavolo non era mai stata brava con le parole. Olimpia iniziò
a piangere. -che c’è ora?- domandò Xena.
Olimpia si asciugò gli occhi e alzandosi in piedi disse:- lo
so che tieni a me, ma forse questo non è sufficiente-
-non è sufficiente?-
Olimpia scosse la testa e tentò di spiegarsi:-tu dici di volermi
bene, ma non capisci quando ti aiuto e cerco di avvisarti di non affezionarti
alle persone che poi ti faranno soffrire, tu mi tratti come una stupida!prendi
la mia come gelosia e non capisci che voglio metterti in guardia!!!
A che serve un’amica se non a dare consigli, che ci sto a fare
io insieme a te, se tu non mi dai l’opportunità .-
Xena, incredula fissava Olimpia. Era così ferita che credeva
che sarebbe morta di lì a poco.–non mi starai lasciando,
vero Olimpia?- più che una domanda era una supplica.
-addio.- disse la poetessa con gli occhi umidi e alzatasi dal letto,
corse via.
Xena non ebbe neppure la forza di chiamare Olimpia per un maggiore
chiarimento, non si aspettava nulla di tutto questo, quella non era
la sua Olimpia.
Olimpia non le avrebbe mai detto cose simili, mai! Si accasciò
sul letto e chiuse gli occhi. Forse aveva ragione a sospettare che
Olimpia non fosse in lei, ma comunque fatto sta che le aveva detto
addio.
Nulla sarebbe stato più come prima.
Olimpia pianse
tutta la notte, appoggiata ad un divanetto nella sala della casa di
Murel. Davanti a lei, una candela appoggiata ad un tavolinetto. Ora
aveva finito tutte le lacrime che aveva a disposizione, non aveva
più neppure la forza per piangere. Non sapeva perché
aveva detto quelle parole a Xena, non lo avrebbe mai fatto. Fatto
sta che gliele aveva dette, ed ora Xena se ne sarebbe andata per sempre.
Dopo la missione non l’avrebbe mai più rivista. si picchiò
dandosi leggeri colpi alla testa e all’addome…. Come aveva
potuto fare questo, come?
Ma ormai era troppo tardi per tornare in dietro. Ormai Xena non le
avrebbe mai più rivolto la parola.
Con che faccia ora gli avrebbe chiesto scusa?
Olimpia rimase immobile a fissare la fiamma della candela. Improvvisamente
si sentì la testa molto pesante e che le girava; sentiva freddo…
tanto freddo dentro.
Un rumore. Piccolo e quasi impercettibile, proprio accanto a lei.
Sentì la paura immobilizzarle ogni muscolo. Si guardò
intorno e in un attimo capì.
Quello era il suo sogno, o meglio quell’incubo che le aveva
gettato tanta angoscia.
Girò lentamente il capo e vide la morte che avanzava sicura,
come nel suo sogno.
Un cobra strisciava lentamente sul divanetto, accanto a lei.
Soffocò un grido, si appiattì e cercò di stare
immobile, sentiva nel cuore la stessa angoscia simulata nel suo sogno,
la stessa certezza che Xena non ci sarebbe stata questa volta. Il
cobra saettò. Olimpia gemette di dolore, tenendosi il polso
sanguinante, ove erano incisi due profondi solchi. Sentì qualcosa
espanderle nel suo corpo, forse non veleno, ma sicuramente qualcosa
che già da qualche giorno sentiva parte di se, qualcosa come
il male.
Fissò il cobra, che si dileguò lentamente come fosse
stato fumo.
CAPITOLO
IV
Il mattino seguente, come avevano deciso il giorno prima, Xena e Tanus
si diressero verso un’oasi, accanto alle rovine di Asyut e lì
avrebbero cercato l’arma di Maat, l’unica arma al mondo
capace di uccidere il corpo in cui albergherebbe Seth nel mondo dei
vivi. Tutti già erano sui cammelli, pronti per la partenza.
Olimpia guardava fiera l’orizzonte, il polso fasciato, gli occhi
semichiusi; si rifiutava a priori di incontrare lo sguardo di Xena.
La guerriera mora, lo percepiva.
Sospirò e disse:- bene, partiamo. Ci vediamo domani al tempio
di Iside, se tutto va per il meglio.-
-certo, andrà tutto bene.- disse Murel sforzandosi d’essere
ottimista, non le sfuggiva certo la tensione che c’era tra Xena
e Olimpia. Capiva che qualcosa non andava, qualcosa più grande
della semplice gelosia.
-allora a domani- salutò Tanus. Olimpia non salutò nessuno,
il suo sguardo era fisso all’orizzonte. I cammelli di Xena e
Tanus iniziarono a muoversi, poco dopo anche quelli di Murel e Olimpia.
Murel si trovava leggermente più indietro rispetto ad Olimpia,
che proseguiva nel suo impenetrabile silenzio. Sembrava un’altra.
Aveva un’aria così seria e cattiva. Murel prese coraggio
e disse:-a che pensi?-
Olimpia si girò, la guardò un istante, poi disse:-a
niente.-
Murel non si arrese:-posso chiederti una cosa?- Olimpia annuì.
-quando sei giunta in Egitto, ho capito subito che eri una donna particolare.
Vedevo in te una luce così diversa dalle donne egiziane, una
luce… non so… di felicità. Quando parlavi con Xena
o..-
-NON VOGLIO SENTIRLA NOMINARE!- urlò Olimpia improvvisamente.
Murel sobbalzò sulla sella a quegli urli e tacque.
Olimpia rimase silenziosa. E lei continuò:-ma ora non la vedo
più Olimpia.-
Olimpia scoppiò a ridere istericamente:- e ti sorprendi? Non
mi ha dato retta ed è partita con Tanus!-
-ma come fai ad essere così cieca? Lei non prova nulla per
Tanus, NULLA!E poi Tanus non è la persona che credi tu! Olimpia
devi dirmi perché ti senti così cattiva… io ..
io ho paura di sapere ciò che ti sta accadendo, amica mia.-
Olimpia sbruffò nervosamente rispose:-io non solo mi sento
più cattiva- e la fissò negli occhi – ma ti assicuro
che se nominerai ancora una volta Xena e la nostra grande amicizia…-
prese un sai dallo stivale,se lo passò sulla gola da destra
a sinistra.-chiaro?-
Murel annuì mesta. Aspettò che la donna deponesse il
suo sai, e riprese notando il polso fasciato:- che hai fatto al polso?-
-un morso-
-un morso? E cosa ti ha morso? Un serpente??-
-un cobra- rispose indifferente la donna bionda. Murel capì
in un attimo ciò che stava accadendo e disse preoccupata:-posso
vedere la ferita?-
-mi stai scocciando Murel.- disse Olimpia, ma poi acconsentì:
fece avvicinare il suo animale al cammello di Murel e si tolse lentamente
la benda dal polso sinistro.
Murel esaminò con orrore i due piccoli, sudici fori, e il pus
che era uscito copioso, ora indurito assieme al sangue. Murel s’inumidì
un dito e lo passò sulla ferita, poi se lo riportò in
bocca. –non è veleno.- disse poi presa da panico –
oddio Olimpia, dobbiamo tornare subito indietro, credo di sapere il
motivo del tuo odio! Tu non sei così, c’è Seth
dietro tutto!!! Avanti possiamo ancora raggiungere Xena e Tanus!-
Olimpia scattò subito,prese un sai e lo mise alla gola della
donna egizia.
-ora noi andremo al tempio di Iside. Non voglio più vedere
Xena, mai più..- Murel chiuse gli occhi impaurita, mentre sentiva
la gelida lama toccare sempre più insistente la pelle del suo
collo –ti avevo già avvertita Murel. Ora noi proseguiremo.
Non un’altra parola o ti costringerò a farti tacere troncandoti
le corde vocali-
Murel sospirò mentre riprendevano il loro viaggio, verso il
tempio di Iside.
L’egiziana fissò Olimpia seguire il ritmo lento e consueto
del cammello, gli occhi come sempre, inespressivi.
*Seth ha deciso di vendicarsi nel peggiore dei modi.
Catturare Xena e albergare nel suo corpo, non sarebbe stato sufficiente,
lui ha scelto Olimpia*
Arrivarono all’oasi
indicata dalla veggente, prima di quanto potessero mai sperare. Xena
non aveva parto bocca durante il tragitto e lo stesso aveva fatto
Tanus, rispettando il silenzio della donna. Xena aveva una sguardo
al contempo triste che determinato, voleva andarci in fondo in questa
storia, non poteva credere che sei anni con Olimpia fossero stati
cancellati di colpo, da una banale gelosia. No, ormai ne era sicura.
In tutto questo c’era qualcosa sotto, ma dannazione sembrava
che il suo istinto l’avesse abbandonata, non riusciva a capire
che cosa. L’oasi era bella, accogliente, una piccolo laghetto
in mezzo, alcune palme attorno e un pozzo abbastanza grande. Un lieve
venticello scompigliava i capelli della principessa guerriera che
sembrò per un attimo rilassarsi al contatto con tale freschezza.
Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare. La sua mente vagava,
non pensava a nulla. Tanus lo notò: quella era l’influenza
benevola di Maat, figlia di Ra.
Xena si destò poco dopo dal breve incantesimo creato da quel
vento, si riscosse e scese determinata dal cammello.
-forse anche tu saresti dovuto andare con loro- disse Xena rivolta
a Tanus.
Tanus scosse la testa:- no, credo di essere più utile a te.-
Xena assunse un’espressione contratta, poi tornò a fissare
le placide acque del laghetto. Dove si nascondeva l’arma? Sotto
l’acqua?
-Maat è una dea astratta. Figlia di Ra, Maat personifica la
giustizia, la verità. È qualcosa di superiore, un senso
di lealtà. Una regola a cui dei e uomini devono sottostare-
pronunciò con vigore Tanus. –lasciati andare e troverai
l’arma-
Xena scosse la testa:-non capisco. Io queste storie astratte proprio
non le comprendo, mi hanno sempre insegnato a ragionare ed utilizzare
l’istinto, a combattere per ottenere qualcosa…-
-ora invece devi utilizzare la forza del pensiero.- l’interruppe
Tanus –Quest’oasi non è un tempio dove puoi avere
un contatto con il dio; questo è un luogo scelto dalla dea,
per potersi contrapporre al male che regna nelle mura di Asyut. Lasciati
andare, se vorrà donarti l’arma per sconfiggere Seth,
sarà lei a cercare te.-
Xena continuava a non capire. –devo gettarmi in acqua?-
Tanus scosse dolcemente la testa e si avvicinò alla guerriera.
Posò le sue mani sulle spalle della donna. Xena continuava
a non comprendere.
-io non ho nessuno potere. Forse ti sarebbe stata più utile
Murel, però anch’io posso fare qualcosa.- le indicò
di stendersi. Xena, anche se un po’ contrariata si sedette a
terra, poggiando il capo su un cuscino fatto da stoffe e panni che
componevano la sella di Tanus. sentì ancora un venticello fresco
e rilassante, che le fece provare un gran senso di tranquillità
e serenità.
Tanus s’accorse che Xena stava per essere presa nel mondo di
Maat, così la scosse leggermente dal suo torpore. –che
c’è?- domandò Xena.- stavo per..-
-lo so. Ma voglio dirti una cosa: il mondo di Maat è qualcosa
di estremamente bello, ma anche pericoloso. Devi giurarmi che ne farai
ritorno.-
Xena annuì, con un pizzico di ilarità:-ma certo…-
-non scherzare!- L’ammonì Tanus –dovrai far ricorso
a tutta la tua voglia di tornare a casa, per uscirne!-
Xena comprese la gravità del pericolo e disse:-sta tranquillo,
tornerò.-
-giuralo! Giuralo sulla triade sacra di Tebe:giuralo su Amon-Ra, Muth
e Khons! sei l’unica speranza per l’Egitto!! Giuralo!!!-
-io delle tue divinità non ne capisco molto. Ma lo giuro…-
Tanus fece un sospiro di sollievo e sorrise:- me lo auguro per te.
un giuramento fatto su Amon-Ra, Muth e Khons la sacra triade di Tebe,
è un giuramento inviolabile!-
Xena ricambiò il sorriso e disse:-lo avrei mantenuto comunque,
ho qualcosa in sospeso qui.- Tanus le fece uno sguardo del tipo “lo
so” poi disse sfiorandole la fronte con la punta delle dita:-vai-
Xena chiuse gli occhi e si lasciò andare.
Sentì una musica lontana, come quella di un carillon, una musica
leggera.
Si sentì diversa, più leggera, più semplice e
più pura.
Si lasciò andare completamente.
E Maat l’accolse nel suo mondo.
Il tempio di Iside
si elevava completamente solo in mezzo al deserto, accanto una piramide,
sepolcro di un faraone passato, probabilmente appartenente alla stirpe
dei Tolomei. Murel ed Olimpia erano entrambe stanche, ma la sola vista
del tempio, diede conforto e un senso di protezione a Murel che poverina
, non aveva fatto altro che tremare per tutto il viaggio; aveva molta
paura di Olimpia
La bella ed indemoniata Olimpia ora appariva confusa, come se non
ci stesse capendo più niente, come se non si ricordasse chi
era e che diavolo ci faceva lì.
Sempre stando in silenzio, le due legarono i cammelli ed entrarono
nel tempio.
Il tempio era bellissimo, una grande statua di Iside si ergeva al
centro dell’edificio sacro, formato da colonne di marmo rosa,
teli bianchi pendevano dal soffitto.
C’erano vasi di fiori, ma stranamente erano tutti secchi.
Il tempio , notarono, era completamente abbandonato a se stesso. Murel
non sapeva spiegarsi perché uno dei templi più importanti
di una dea come Iside fosse trattato così. –ma che è
successo qui?- domandò l’affascinante egiziana mentre
constava che il tempio era probabilmente stato saccheggiato ed ora
era deserto. Sentirono un rumore provenire da dietro la statua di
Iside.
Murel guardò istintivamente Olimpia che subito sfoderò
i sais in postura d’attacco e si fece avanti.
L’egiziana la bloccò:-aspetta, non andare potrebbe essere
pericoloso!-
Olimpia sbuffò:-non mi importa del pericolo! Devo proteggerti,
no? e allora fatti da parte!-
Le due stavano ancora litigando quando sentirono una voce sinistra
in avvicinamento,sembrava una risata. Una strana ombra uscì
da dietro la statua ancora ridendo. Murel urlò di paura. Una
donna camminava lentamente verso di loro, i capelli erano gonfi, neri
e lunghissimi e volteggiavano come se fossero animati, era alta, vestita
con una veste bianca da cui traspariva il suo scheletro, perché
lei non aveva cute, solo un leggero strato di squame.
Come fosse un serpente. Al polso destro un braccialetto d’oro.
Lo strano essere parlò:-salve Olimpia.-
Olimpia fissò impaurita la donna, che sembrava guardarla intensamente
anche se non aveva occhi, le sue cavità oculari erano vuote.
–che vuoi?- chiese.
-te- rispose la donna iniziando a correre verso la donna con una spada
sguainata. Murel si sentì spingere a terra da Olimpia, e cadde
per fare spazio alla poetessa che voleva respingere l’attacco
del demone. L’impatto del demone contro Olimpia fu fortissimo.
Il bardo con i sais cercò di tenere a bada la lama del demone
che , con una forza sempre maggiore, spingeva furiosamente verso il
suo busto.
Olimpia capì che non poteva continuare, non sarebbe mai riuscita
ad evitare che la spada del mostro si conficcasse nelle sue carni.
Così raccolse forza e spinse indietro la spada, un po’
soltanto,il necessario per spostarsi; l’arma del demone si conficcò
nel pavimento.
Olimpia decise di sfruttare l’occasione e si lanciò contro
il mostro, cercando di prenderlo da dietro, ma lo spirito maligno
evitò l’attacco e rinunciò a recuperare l’arma.
Trasformò le sue braccia in due potenti lame.
Olimpia non si scoraggiò ma era palese che non sarebbe mai
riuscita a vincerlo: le due lame del mostro maligno saettavano in
continuazione nella sua direzione e lei non poteva far altro che pararle
come capitava. Olimpia tentò di colpirlo, ma perse l’equilibrio
e cadde a terra. Il mostro colse l’occasione e si slanciò
con impeto verso di lei, con entrambe le lame.
Il bardo le evitò per un soffio, girandosi di lato.
Murel sentì il bisogno di aiutare Olimpia, così si alzò
in piedi e cercò l’appoggio dei suoi poteri.
Intanto Olimpia teneva a bada l’immondo essere che sembrava
non stancarsi mai, invece lei ormai sentiva la stanchezza e soprattutto
la certezza che non l’avrebbe sconfitto, che quella sarebbe
stata la sua ultima battaglia.
di
Diomeche