episodio n. 15
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La piccola comitiva arrivò poco dopo e Olimpia, decise di non dire nulla dei fantasmi che aveva visto nella casa di Murel.
Xena spiegò quello che la sacerdotessa aveva detto loro
Olimpia disse riflettendo:-allora Seth s’impossesserà di un corpo.. lo utilizzerà per la sua venuta e per l’eternità…perché Xena, ti senti in pericolo?-
La principessa guerriera rispose:- be, credo che voglia vendicarsi per l’inganno di trenta anni fa.. quella volta non riuscì a farmi diventare un suo demone ma ora ha l’opportunità di utilizzare il mio corpo a suo piacimento, se lo vorrà.- e guardando Murel –credo che anche tu sia in pericolo, Murel. Dopo tutto sei la sorella di Rehusi, il suo braccio destro…-
Tanus assentì:- si è vero. Bisogna ritrovare l’arma di Maat…-
Xena rimase perplessa, sentiva di essere proprio lei, la prescelta di Seth. e se fosse accaduto? Le ritornò in mente quando era diventata maligna, quando nel Tibet aveva dovuto invocare il male per fermare Lord Larek… e aveva rischiato di far del male ad Olimpia in quell’occasione, e se fosse accaduto di nuovo?
Olimpia sarebbe stata di nuovo in pericolo…no, non voleva…
Doveva proteggerla.. si, proteggerla da se stessa… questo, si rendeva conto, era doloroso per entrambe ma convenne che era la cosa giusta da fare.
Disse con la tristezza nel cuore:-forse dovremo dividerci…-
Tutti fissarono Xena, che seduta, teneva lo sguardo verso il basso. Olimpia non capì che la divisione principale era proprio tra lei e Xena, ma credette che sarebbe stata sola con la WP, liberandosi almeno per un po’ di quell’odioso Tanus.
-si…- disse Olimpia contenta. –è la cosa giusta.- e guardò dolcemente Xena negli occhi, sognante per il tempo che finalmente avrebbero passato insieme.
Xena la guardò e in un momento realizzò che la sua amica aveva frainteso.
Cercò di dire qualcosa ma Murel la precedette.
-approvo –disse l’Egiziana. –ma come ci divideremo?-
Xena colse l’occasione per spiegare la sua idea:- io credo che tu Murel debba allontanarti, non so….-
-potrei andare al tempio più grande di Iside che si trova in un villaggio qui vicino. Lì potrei cercare di ampliare i miei poteri per il combattimento finale.- propose l’Egiziana.
-non da sola però.- l’ammonì Tanus. –ti ricordo che anche tu sei nel mirino di Seth.-
Olimpia colse la palla al balzo:-potresti accompagnarla tu Tanus, mentre io e Xena cerchiamo l’arma…-
Xena scosse la testa:- no, Olimpia.- la poetessa la fissò negli occhi increduli.
-ecco io pensavo che tu potresti proteggere Murel da Seth, mentre io e Tanus troviamo l’arma…-
Tanus aggiunse vittorioso:- mi dispiace, ma io potrei essere d’aiuto a Xena, conosco le scritture sacre e le divinità egizie. Xena ha bisogno di una guida da sola non la troverà mai- Xena assunse un’espressione di disappunto a quelle parole, soprattutto all’ultima parte della frase.
Olimpia scosse la testa incredula e credette che Xena voleva restare sola con Tanus. ma lei non voleva mollare così.* eh, no non ti liberi facilmente di me*
-NO!- urlò alzandosi – MAI!-
Tanus trattenne una risata, senza capire che Olimpia in quel momento avrebbe potuto ammazzarlo. Disse:-Olimpia… ti prego, è per la salvezza dell’Egitto….-
-ma quale Egitto, razza di porco!- Urlò la donna, le guance arrossate, i pugni stretti.
-Olimpia!- l’ammonì Xena, mai aveva visto la sua amica più fidata, in un attacco così profondo di protezione nei suoi confronti… non credeva proprio che avrebbe reagito così.
Tanus si alzò irato, e disse:-prova a ripetere ciò che hai detto…-
Olimpia colse l’occasione per attaccare Tanus:-hai capito benissimo,brutto pervertito-
Tanus:-adesso basta!- e sfoderò la spada, lanciandosi verso Olimpia.
La donna sorrise contenta e sfoderando i sais parò l’attacco di Tanus.
Olimpia attaccava con una ferocia incredibile Tanus, mentre il ragazzo non poteva far altro che difendersi, tale era la furia della donna greca. Olimpia fece un affondo con il sai destro, che l’egizio parò a fatica, poi con il sinistro mirò alla caviglia dell’uomo, ma il ragazzo saltò, evitando il colpo.
Tanus, finalmente, attaccò con la spada ma Olimpia la fermò con entrambi i sais.
Un rumore metallico e la spada di Tanus cadde a terra assieme ai sais di Olimpia.
I due antagonisti si girarono contemporaneamente verso Xena, che riprese il chakram.
Xena aveva indignazione nel volto, sia per Olimpia che per Tanus.
La guerriera dagli occhi cerulei fissò prima Olimpia e poi Tanus.
Glaciale disse:-da te, Olimpia, questo non me lo sarei mai aspettato. Che diavolo ti prende?- urlò alla fine.
Olimpia chiuse gli occhi e sussurrando disse:- mi dispiace.. non so che mi sia preso.-
Xena riprese fredda:- prepareremo tutto, all’alba Murel e Olimpia partiranno per il tempio di Iside –poi guardando Olimpia negli occhi; la poetessa abbassò subito lo sguardo.- confido in te Olimpia, proteggi Murel: non le deve accadere niente mentre io e Tanus cerchiamo l’arma.- Olimpia annuì mesta.
Xena se ne andò dalla stanza, per dirigersi verso la propria.
Tanus, vittorioso disse ad Olimpia:-gran brutta malattia la gelosia…-
Olimpia lo fissò negli occhi:-non voglio che soffra, stalle lontano..- sibilò con rabbia. Tanus scoppiò in una fragorosa risata e se ne andò anche lui dalla stanza.

Era notte.
La principessa guerriera attraversò la casa di Murel immersa nel buio e si diresse nella camera sua e di Olimpia, sperò che la poetessa fosse addormentata ma la trovò in piedi, davanti alla finestra. A guardare di fuori. Olimpia sentì la presenza di Xena subito dopo e si voltò di scatto. Era così triste che avrebbe voluto piangere.
Xena la guardò per un po’ negli occhi, poi si sedette sul suo letto. Olimpia si sedette sul proprio ma non smise di fissare la donna. –Xena…- disse sottovoce. La principessa alzò lo sguardo fino ad incontrare quello di Olimpia.
-quando hai smesso di volermi bene?- continuò Olimpia sottovoce, questa volta abbassando gli occhi. Xena si sentì come se qualcuno l’avesse pugnalata al cuore… che ora lentamente sanguinava.
-io….- balbettò.- non ho mai smesso di volerti bene. - disse piano Xena, fissando Olimpia.
Olimpia scosse la testa poi disse piano:-si lo so.-
Xena sospirò di sollievo, cercò di dire qualcosa ma diavolo non era mai stata brava con le parole. Olimpia iniziò a piangere. -che c’è ora?- domandò Xena.
Olimpia si asciugò gli occhi e alzandosi in piedi disse:- lo so che tieni a me, ma forse questo non è sufficiente-
-non è sufficiente?-
Olimpia scosse la testa e tentò di spiegarsi:-tu dici di volermi bene, ma non capisci quando ti aiuto e cerco di avvisarti di non affezionarti alle persone che poi ti faranno soffrire, tu mi tratti come una stupida!prendi la mia come gelosia e non capisci che voglio metterti in guardia!!! A che serve un’amica se non a dare consigli, che ci sto a fare io insieme a te, se tu non mi dai l’opportunità .-
Xena, incredula fissava Olimpia. Era così ferita che credeva che sarebbe morta di lì a poco.–non mi starai lasciando, vero Olimpia?- più che una domanda era una supplica.
-addio.- disse la poetessa con gli occhi umidi e alzatasi dal letto, corse via.
Xena non ebbe neppure la forza di chiamare Olimpia per un maggiore chiarimento, non si aspettava nulla di tutto questo, quella non era la sua Olimpia.
Olimpia non le avrebbe mai detto cose simili, mai! Si accasciò sul letto e chiuse gli occhi. Forse aveva ragione a sospettare che Olimpia non fosse in lei, ma comunque fatto sta che le aveva detto addio.
Nulla sarebbe stato più come prima.

Olimpia pianse tutta la notte, appoggiata ad un divanetto nella sala della casa di Murel. Davanti a lei, una candela appoggiata ad un tavolinetto. Ora aveva finito tutte le lacrime che aveva a disposizione, non aveva più neppure la forza per piangere. Non sapeva perché aveva detto quelle parole a Xena, non lo avrebbe mai fatto. Fatto sta che gliele aveva dette, ed ora Xena se ne sarebbe andata per sempre. Dopo la missione non l’avrebbe mai più rivista. si picchiò dandosi leggeri colpi alla testa e all’addome…. Come aveva potuto fare questo, come?
Ma ormai era troppo tardi per tornare in dietro. Ormai Xena non le avrebbe mai più rivolto la parola.
Con che faccia ora gli avrebbe chiesto scusa?
Olimpia rimase immobile a fissare la fiamma della candela. Improvvisamente si sentì la testa molto pesante e che le girava; sentiva freddo… tanto freddo dentro.
Un rumore. Piccolo e quasi impercettibile, proprio accanto a lei. Sentì la paura immobilizzarle ogni muscolo. Si guardò intorno e in un attimo capì.
Quello era il suo sogno, o meglio quell’incubo che le aveva gettato tanta angoscia.
Girò lentamente il capo e vide la morte che avanzava sicura, come nel suo sogno.
Un cobra strisciava lentamente sul divanetto, accanto a lei.
Soffocò un grido, si appiattì e cercò di stare immobile, sentiva nel cuore la stessa angoscia simulata nel suo sogno, la stessa certezza che Xena non ci sarebbe stata questa volta. Il cobra saettò. Olimpia gemette di dolore, tenendosi il polso sanguinante, ove erano incisi due profondi solchi. Sentì qualcosa espanderle nel suo corpo, forse non veleno, ma sicuramente qualcosa che già da qualche giorno sentiva parte di se, qualcosa come il male.
Fissò il cobra, che si dileguò lentamente come fosse stato fumo.

CAPITOLO IV
Il mattino seguente, come avevano deciso il giorno prima, Xena e Tanus si diressero verso un’oasi, accanto alle rovine di Asyut e lì avrebbero cercato l’arma di Maat, l’unica arma al mondo capace di uccidere il corpo in cui albergherebbe Seth nel mondo dei vivi. Tutti già erano sui cammelli, pronti per la partenza.
Olimpia guardava fiera l’orizzonte, il polso fasciato, gli occhi semichiusi; si rifiutava a priori di incontrare lo sguardo di Xena. La guerriera mora, lo percepiva.
Sospirò e disse:- bene, partiamo. Ci vediamo domani al tempio di Iside, se tutto va per il meglio.-
-certo, andrà tutto bene.- disse Murel sforzandosi d’essere ottimista, non le sfuggiva certo la tensione che c’era tra Xena e Olimpia. Capiva che qualcosa non andava, qualcosa più grande della semplice gelosia.
-allora a domani- salutò Tanus. Olimpia non salutò nessuno, il suo sguardo era fisso all’orizzonte. I cammelli di Xena e Tanus iniziarono a muoversi, poco dopo anche quelli di Murel e Olimpia.
Murel si trovava leggermente più indietro rispetto ad Olimpia, che proseguiva nel suo impenetrabile silenzio. Sembrava un’altra. Aveva un’aria così seria e cattiva. Murel prese coraggio e disse:-a che pensi?-
Olimpia si girò, la guardò un istante, poi disse:-a niente.-
Murel non si arrese:-posso chiederti una cosa?- Olimpia annuì.
-quando sei giunta in Egitto, ho capito subito che eri una donna particolare. Vedevo in te una luce così diversa dalle donne egiziane, una luce… non so… di felicità. Quando parlavi con Xena o..-
-NON VOGLIO SENTIRLA NOMINARE!- urlò Olimpia improvvisamente.
Murel sobbalzò sulla sella a quegli urli e tacque.
Olimpia rimase silenziosa. E lei continuò:-ma ora non la vedo più Olimpia.-
Olimpia scoppiò a ridere istericamente:- e ti sorprendi? Non mi ha dato retta ed è partita con Tanus!-
-ma come fai ad essere così cieca? Lei non prova nulla per Tanus, NULLA!E poi Tanus non è la persona che credi tu! Olimpia devi dirmi perché ti senti così cattiva… io .. io ho paura di sapere ciò che ti sta accadendo, amica mia.-
Olimpia sbruffò nervosamente rispose:-io non solo mi sento più cattiva- e la fissò negli occhi – ma ti assicuro che se nominerai ancora una volta Xena e la nostra grande amicizia…- prese un sai dallo stivale,se lo passò sulla gola da destra a sinistra.-chiaro?-
Murel annuì mesta. Aspettò che la donna deponesse il suo sai, e riprese notando il polso fasciato:- che hai fatto al polso?-
-un morso-
-un morso? E cosa ti ha morso? Un serpente??-
-un cobra- rispose indifferente la donna bionda. Murel capì in un attimo ciò che stava accadendo e disse preoccupata:-posso vedere la ferita?-
-mi stai scocciando Murel.- disse Olimpia, ma poi acconsentì: fece avvicinare il suo animale al cammello di Murel e si tolse lentamente la benda dal polso sinistro.
Murel esaminò con orrore i due piccoli, sudici fori, e il pus che era uscito copioso, ora indurito assieme al sangue. Murel s’inumidì un dito e lo passò sulla ferita, poi se lo riportò in bocca. –non è veleno.- disse poi presa da panico – oddio Olimpia, dobbiamo tornare subito indietro, credo di sapere il motivo del tuo odio! Tu non sei così, c’è Seth dietro tutto!!! Avanti possiamo ancora raggiungere Xena e Tanus!-
Olimpia scattò subito,prese un sai e lo mise alla gola della donna egizia.
-ora noi andremo al tempio di Iside. Non voglio più vedere Xena, mai più..- Murel chiuse gli occhi impaurita, mentre sentiva la gelida lama toccare sempre più insistente la pelle del suo collo –ti avevo già avvertita Murel. Ora noi proseguiremo. Non un’altra parola o ti costringerò a farti tacere troncandoti le corde vocali-
Murel sospirò mentre riprendevano il loro viaggio, verso il tempio di Iside.
L’egiziana fissò Olimpia seguire il ritmo lento e consueto del cammello, gli occhi come sempre, inespressivi.
*Seth ha deciso di vendicarsi nel peggiore dei modi.
Catturare Xena e albergare nel suo corpo, non sarebbe stato sufficiente, lui ha scelto Olimpia*

Arrivarono all’oasi indicata dalla veggente, prima di quanto potessero mai sperare. Xena non aveva parto bocca durante il tragitto e lo stesso aveva fatto Tanus, rispettando il silenzio della donna. Xena aveva una sguardo al contempo triste che determinato, voleva andarci in fondo in questa storia, non poteva credere che sei anni con Olimpia fossero stati cancellati di colpo, da una banale gelosia. No, ormai ne era sicura. In tutto questo c’era qualcosa sotto, ma dannazione sembrava che il suo istinto l’avesse abbandonata, non riusciva a capire che cosa. L’oasi era bella, accogliente, una piccolo laghetto in mezzo, alcune palme attorno e un pozzo abbastanza grande. Un lieve venticello scompigliava i capelli della principessa guerriera che sembrò per un attimo rilassarsi al contatto con tale freschezza.
Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare. La sua mente vagava, non pensava a nulla. Tanus lo notò: quella era l’influenza benevola di Maat, figlia di Ra.
Xena si destò poco dopo dal breve incantesimo creato da quel vento, si riscosse e scese determinata dal cammello.
-forse anche tu saresti dovuto andare con loro- disse Xena rivolta a Tanus.
Tanus scosse la testa:- no, credo di essere più utile a te.-
Xena assunse un’espressione contratta, poi tornò a fissare le placide acque del laghetto. Dove si nascondeva l’arma? Sotto l’acqua?
-Maat è una dea astratta. Figlia di Ra, Maat personifica la giustizia, la verità. È qualcosa di superiore, un senso di lealtà. Una regola a cui dei e uomini devono sottostare- pronunciò con vigore Tanus. –lasciati andare e troverai l’arma-
Xena scosse la testa:-non capisco. Io queste storie astratte proprio non le comprendo, mi hanno sempre insegnato a ragionare ed utilizzare l’istinto, a combattere per ottenere qualcosa…-
-ora invece devi utilizzare la forza del pensiero.- l’interruppe Tanus –Quest’oasi non è un tempio dove puoi avere un contatto con il dio; questo è un luogo scelto dalla dea, per potersi contrapporre al male che regna nelle mura di Asyut. Lasciati andare, se vorrà donarti l’arma per sconfiggere Seth, sarà lei a cercare te.-
Xena continuava a non capire. –devo gettarmi in acqua?-
Tanus scosse dolcemente la testa e si avvicinò alla guerriera. Posò le sue mani sulle spalle della donna. Xena continuava a non comprendere.
-io non ho nessuno potere. Forse ti sarebbe stata più utile Murel, però anch’io posso fare qualcosa.- le indicò di stendersi. Xena, anche se un po’ contrariata si sedette a terra, poggiando il capo su un cuscino fatto da stoffe e panni che componevano la sella di Tanus. sentì ancora un venticello fresco e rilassante, che le fece provare un gran senso di tranquillità e serenità.
Tanus s’accorse che Xena stava per essere presa nel mondo di Maat, così la scosse leggermente dal suo torpore. –che c’è?- domandò Xena.- stavo per..-
-lo so. Ma voglio dirti una cosa: il mondo di Maat è qualcosa di estremamente bello, ma anche pericoloso. Devi giurarmi che ne farai ritorno.-
Xena annuì, con un pizzico di ilarità:-ma certo…-
-non scherzare!- L’ammonì Tanus –dovrai far ricorso a tutta la tua voglia di tornare a casa, per uscirne!-
Xena comprese la gravità del pericolo e disse:-sta tranquillo, tornerò.-
-giuralo! Giuralo sulla triade sacra di Tebe:giuralo su Amon-Ra, Muth e Khons! sei l’unica speranza per l’Egitto!! Giuralo!!!-
-io delle tue divinità non ne capisco molto. Ma lo giuro…-
Tanus fece un sospiro di sollievo e sorrise:- me lo auguro per te. un giuramento fatto su Amon-Ra, Muth e Khons la sacra triade di Tebe, è un giuramento inviolabile!-
Xena ricambiò il sorriso e disse:-lo avrei mantenuto comunque, ho qualcosa in sospeso qui.- Tanus le fece uno sguardo del tipo “lo so” poi disse sfiorandole la fronte con la punta delle dita:-vai-
Xena chiuse gli occhi e si lasciò andare.
Sentì una musica lontana, come quella di un carillon, una musica leggera.
Si sentì diversa, più leggera, più semplice e più pura.
Si lasciò andare completamente.
E Maat l’accolse nel suo mondo.

Il tempio di Iside si elevava completamente solo in mezzo al deserto, accanto una piramide, sepolcro di un faraone passato, probabilmente appartenente alla stirpe dei Tolomei. Murel ed Olimpia erano entrambe stanche, ma la sola vista del tempio, diede conforto e un senso di protezione a Murel che poverina , non aveva fatto altro che tremare per tutto il viaggio; aveva molta paura di Olimpia
La bella ed indemoniata Olimpia ora appariva confusa, come se non ci stesse capendo più niente, come se non si ricordasse chi era e che diavolo ci faceva lì.
Sempre stando in silenzio, le due legarono i cammelli ed entrarono nel tempio.
Il tempio era bellissimo, una grande statua di Iside si ergeva al centro dell’edificio sacro, formato da colonne di marmo rosa, teli bianchi pendevano dal soffitto.
C’erano vasi di fiori, ma stranamente erano tutti secchi.
Il tempio , notarono, era completamente abbandonato a se stesso. Murel non sapeva spiegarsi perché uno dei templi più importanti di una dea come Iside fosse trattato così. –ma che è successo qui?- domandò l’affascinante egiziana mentre constava che il tempio era probabilmente stato saccheggiato ed ora era deserto. Sentirono un rumore provenire da dietro la statua di Iside.
Murel guardò istintivamente Olimpia che subito sfoderò i sais in postura d’attacco e si fece avanti.
L’egiziana la bloccò:-aspetta, non andare potrebbe essere pericoloso!-
Olimpia sbuffò:-non mi importa del pericolo! Devo proteggerti, no? e allora fatti da parte!-
Le due stavano ancora litigando quando sentirono una voce sinistra in avvicinamento,sembrava una risata. Una strana ombra uscì da dietro la statua ancora ridendo. Murel urlò di paura. Una donna camminava lentamente verso di loro, i capelli erano gonfi, neri e lunghissimi e volteggiavano come se fossero animati, era alta, vestita con una veste bianca da cui traspariva il suo scheletro, perché lei non aveva cute, solo un leggero strato di squame.
Come fosse un serpente. Al polso destro un braccialetto d’oro.
Lo strano essere parlò:-salve Olimpia.-
Olimpia fissò impaurita la donna, che sembrava guardarla intensamente anche se non aveva occhi, le sue cavità oculari erano vuote. –che vuoi?- chiese.
-te- rispose la donna iniziando a correre verso la donna con una spada sguainata. Murel si sentì spingere a terra da Olimpia, e cadde per fare spazio alla poetessa che voleva respingere l’attacco del demone. L’impatto del demone contro Olimpia fu fortissimo.
Il bardo con i sais cercò di tenere a bada la lama del demone che , con una forza sempre maggiore, spingeva furiosamente verso il suo busto.
Olimpia capì che non poteva continuare, non sarebbe mai riuscita ad evitare che la spada del mostro si conficcasse nelle sue carni. Così raccolse forza e spinse indietro la spada, un po’ soltanto,il necessario per spostarsi; l’arma del demone si conficcò nel pavimento.
Olimpia decise di sfruttare l’occasione e si lanciò contro il mostro, cercando di prenderlo da dietro, ma lo spirito maligno evitò l’attacco e rinunciò a recuperare l’arma. Trasformò le sue braccia in due potenti lame.
Olimpia non si scoraggiò ma era palese che non sarebbe mai riuscita a vincerlo: le due lame del mostro maligno saettavano in continuazione nella sua direzione e lei non poteva far altro che pararle come capitava. Olimpia tentò di colpirlo, ma perse l’equilibrio e cadde a terra. Il mostro colse l’occasione e si slanciò con impeto verso di lei, con entrambe le lame.
Il bardo le evitò per un soffio, girandosi di lato.
Murel sentì il bisogno di aiutare Olimpia, così si alzò in piedi e cercò l’appoggio dei suoi poteri.
Intanto Olimpia teneva a bada l’immondo essere che sembrava non stancarsi mai, invece lei ormai sentiva la stanchezza e soprattutto la certezza che non l’avrebbe sconfitto, che quella sarebbe stata la sua ultima battaglia.


di Diomeche

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