In
un batter d'occhio i due si ritrovano all'interno del fitto bosco situato ai piedi
della montagna.
- Accidenti ... quegl'uomini avevano tutta l'intenzione di
farci la pelle!!! - commenta Xena ancora spaventata. - Ma che gli abbiamo fatto?!
-
- Non lo sò .. questa storia non mi convince ... secondo me è
opera della donna che ci ha ridotto in questo stato ... - ribatte Marte massaggiandosi
una spalla. - Olimpia passerà di qui per tornare alla locanda. Aspettiamola
qui, almeno per un po' saremo al sicuro. -
- Ma piove qui!!! -
Il dio
della guerra lancia uno sguardo di disappunto a Xena impedendole di replicare.
Di tutta risposta Xena schiocca le dita e fa comparire di fronte a sè un
piccolo giaciglio coperto sotto al quale arde un piccolo fuoco.
Marte osserva
"l'operato di Xena" un po' sorpreso:
- Stai imparando in fretta -
- Se dobbiamo aspettare .. mettiamoci almeno comodi!! -
CAPITOLO
VII
Il temporale
preannunciato da Olimpia non tarda ad arrivare ... debole gocce di pioggia iniziano
a bagnare il terreno facendosi ben presto più fitte ed intense. Le due
donne hanno trovato una caverna da poco e hanno fatto in tempo a ripararsi prima
che iniziasse a piovere.
- Meno male che ho raccolto un po' di legna lungo
il sentiero - commenta Olimpia mentre stende la sua pelle d'orso sulla fredda
superficie rocciosa del tunnel - Abbiamo rischiato di dormire alla ghiaccio stanotte!!
-
- Io non nè posso più di questa vita mortale!! - commenta
Venere osservandosi una ciocca dei suoi biondi capelli ormai sporchi e sfibrati.
La
guerriera di Potidea si inginocchia a terra accatastando i rami raccolti. Strofina
due pietre l'una contro l'altra dando origine a brevi scintille che ben presto
danno vita a un piccolo fuoco. Poi guarda per qualche istante la compagna di viaggio
e non può nascondere un sorriso: l'ex dea dell'amore si osserva i capelli
arruffati con un espressione piuttosto buffa.
- Vado a cercare qualcosa da
mettere sotto i denti Venere .. farò presto. -
L'ex dea dell'amore
fa un breve cenno col capo senza distogliere l'attenzione ai suoi capelli, mentre
Olimpia corre sotto la pioggia alla volta della boscaglia.
Intanto Vendetta
corre al galoppo in sella al suo destriero corvino lungo un sentiero
appena battuto; sebbene siano ormai semi cancellate dalla pioggia,
la dea distingue senza problemi le impronte di Olimpia e Venere e
spona il suo cavallo all'inseguimento delle due donne. Ad un tratto
la sua attenzione viene catturata dal bagliore di un piccolo fuoco
che arde all'interno di una grotta. Con un balzo scende da cavallo
e procede a passo d'uomo verso la meta. Il destriero si ferma a pochi
metri di distanza dalla caverna, mentre Vendetta si avvicina furtiva
dando le spalle alla parete rocciosa, facendo attenzione a non fare
alcun rumore. Si ferma sul ciglio del tunnel e spia leggermente al
suo interno: Venere è seduta di fronte al fuoco con le mani
protese in avanti nel tentativo di riscaldarsi per quanto è
possibile. Nota anche il giaciglio di Olimipia ma della donna neanche
l'ombra. Il suo sguardo corre lungo il terreno e nota delle impronte
che si dirigono verso la foresta.
Avendo capito che la guerriera si è allontanata per
qualche tempo appoggia le spalle alla parete rivolgendo lo sguardo verso il sentiero
seguito da Olimpia. Incrocia le braccia e chiude gli occhi restando in attesa
del suo ritorno.
Non
ci mette molto la poetessa a catturare un coniglio per la cena. Con la sua preda
tra le mani, torna verso la caverna mentre ormai il temporale si sta svolgendo
in tutta la sua violenza ... lunghi lampi squarciano il cielo posticipati da tuoni
suggestivi, il vento soffia impetuoso squotendo con forza i rami degl'alberi e
accompagna la pioggia che si riversa sul terreno rendendolo fangoso e pesante.
Piuttosto infreddolita, Olimpia corre in direzione della caverna desiderosa di
un riparo e di un bel fuocherello con la quale potersi riscaldare un po'.
Ma
a mano a mano che si avvicina alla grotta avverte una strana inquietudine nell'aria:
non che ci fosse qualcosa di particolare o di sospetto nei dintorni, ma ha una
brutta sensazione. Decisa a restare in guardia, rallenta il passo e si muove con
più cautela. E' ormai a pochi metri dall'ingresso della caverna quando
un bagliore la distrae. Con la coda dell'occhio ne identifica la provenienza:
è un globo infuocato. Il colpo è velocissimo e Olimpia lo schiva
a fatica lasciandosi cadere di mano il coniglio appena catturato. Con uno scatto
si volta in direzione dell'origine di quel colpo micidiale: è un piccolo
angolo nascosto da un roccione sporgente, ma grazie alla luce di un fulmine vicino
riesce a identificare una sagoma umana.
Vendetta non tarda a uscire allo scoperto:
-
Finalmente sei tornata .. era da un po' che ti aspettavo!! -
Venere viene
insospettita dal boato che quel globo aveva provocando schiantandosi al suolo
ed esce dalla caverna per controllare cosa stia succedendo e vedendo Vendetta
non riesce a trattenere un grido che fa voltare la dea nella sua direzione. Dopo
averla guardata con uno sguardo carico di malvagità, Vendetta inizia ad
avvicinarsi ad Olimpia con un ghigno intimidatorio dipinto in volto;
-Ora ti mostro come muore un guerriero Venere ... non ti allontanare
troppo, dopo tocca a te!-
La poetessa di Potidea tenta di soffocare la tensione celandosi dietro
a un velo di indifferenza e strafottenza. Lentamente si china in avanti
ad afferra i sai mentre la dea della Vendetta si ferma di fronte a
lei a pochi metri di distanza. Tra le due non occorrono nè
parole nè spiegazioni: entrambe sanno qual'è il piano
dell'avversaria. Olimpia tiene i sai tra le mani stringendoli il più
possibile per fare buona presa mettendosi in posa difensiva; poi resta
a guardare l'avversaria cercando di studiare la situazione: sta per
afrontare una divinità. Come può vincencere lo scontro?
Gli dei sono immortali, non hanno punti deboli e non si stancano.
Che speranze ha di chiudere l'incontro a suo vantaggio? O meglio come
può porre fine allo scontro senza rimetterci la vita?
Mentre
la osserva, Olimpia nota che la dea porta dietro la schiena la spada di Marte
e sulla vita mostra il chakram di Xena appeso a una cintura in pelle nera. La
dea porta su di sè queste armi con fierezza, soddisfatta di averle sottratte
ai legittimi proprietari e contenta di mostrare i suoi " trofei" ai
nemici. Dopo qualche istante di riflessione, il bardo riesce a impostarsi un piccolo
piano offensivo: non potendo sconfiggere la sua avversaria, l'unica cosa che può
fare è disturbarla e darsi alla fuga; ma la cosa più importante
è riuscire a sottrarle la spada di Marte nel corso del combattimento. E'
quella la chiave per porre fine alla malaugurata vicenda: in questo modo può
restituire l'immortalità a Marte che a sua volta è in grado, quale
divinità, di togliere a Xena la cintura di Venere; una volta riacquistata
la sua identità, la principessa guerriera saprà sicuramente porre
fine a questa assurda situazione.
Decisa a raggiungere il proprio intento,
Olimpia si getta all'attacco infastidendo Vendetta con un fendente diretto alla
gola. La dea lo schiva e risponde con una ginocchiata che la bionda guerriera
evita spostandosi su un lato e risponde con un calcio circolare colpendo il volto
dell'avversaria che si era da poco sbilanciata in avanti. Cercando di cogliere
quest'occasione, il bardo di Potidea gira il sais in posizione d'attacco e con
la lama si scaglia verso Vendetta cercando di ferirla lungo il fianco. Olimpia
sà bene che quast'attacco non serve a nulla ma le dà il pretesto
per tagliare la cinghia che lega il fodero della spada alla schiena della dea.
Come previsto, la spada cade a terra ma Vendetta irritatata blocca la sua avanzata
con una gomitata; poi l'afferra per la gola e facendo trazione sul braccio, la
spinge con violenza a terra facendola cadere di schiena a qualche metro di distanza.
Decisa a non concedere tregua alla mortale, Vendetta le lancia contro un globo
infucato. Olimpia lo repinge con il sais ma perde la presa sull'arma. La dea l'attacca
nuovamente con una ginocchiata e la poetessa, ancora a terra, non può evitarla
e la riceve in pieno torace. La bionda fanciulla non demorde e tenta un affodo
con l'unico sais rimastole, ma Vendetta afferra la lama e le sottrae l'arma dalle
mani. Spiazzata da questa complicazione, Olimpia fa leva sulle braccia e compie
un balzo all'indietro che le permette di allontanarsi leggermente dalla nemica
e di ragionare sulla prossima mossa. Divertita, l'immortale guerriera resta immobile
consentendole di allontanarsi, sicura della sua superiorità.
Olimpia
resta ferma per qualche istante senza distogliere neanche per un istante lo sguardo
da quello dalla dea, mentre cerca di riprendere fiato. In seguito si avvicna nuovamente
e fingendo un calcio diretto agli stinchi, colpisce Vendetta al volto con un poderoso
calcio frontale; poi insiste con una raffica di pugni diretti al torace che le
permettono di guadagnare terreno. Purtroppo la pioggia incessante rende il suolo
sempre più pesante e la lotta si fa faticosa e stancante.
Ben
presto Olimpia cala la guardia esausta e la dea della vendetta ne approfitta per
ferirla ad un fianco con la lama del sais. Prima di cadere a terra dolorante il
bardo colpisce la mano della nemica facendo cadere il pugnale a tridente, ma la
dea non è affatto impensierita da questo gesto e dimostra la sua malvagità
colpendo ripetutivamente il fianco ferito della mortale che ormai non è
più in grado di rispondere alla sua offensiva.
Venere resta inpietrita
a guardare lo svolgersi dello scontro; le lacrime le offuscano la vista e le solcano
le guance: la sua migliore amica sta per essere uccisa e non sà cosa fare
per impedirlo. Non è una guerriera e non ha alcuna esperienza in fatto
di lotta; inoltre la cosa che la spaventa di più è la sua attuale
mortalità. Fin dall'inizio della sua esistenza, era consapevole che avrebbe
condotto una vita immortale: il pensiero che un giorno o l'altro il sole avesse
tramontato anche per lei non l'aveva mai sfiorata. Non aveva mai rischaito prima
di allora di perdere la vita e il solo pensiero ora la impietriva dal terrore.
Ma quello "spettacolo" crudele alla quale stava assistendo scatena
in lei un impulso aggressivo che non avrebbe mai creduto di avere.
Decisa ad aiutare Olimpia, Venere corre verso Vendetta e le si avvinghia
sulla schiena interrompendo così il suo attacco sulla bionda
guerriera.
-Lasciala stare maledetta!!!-
L'ex dea dell'amore viene scaraventata a terra ma si rialza e si getta nuovamente
alla carica colpendo Vendetta al torace con una spallata e facendola cadere a
terra. Senza esitazioni si siede sull'addome della nemica a gambe divaricate impedendole
di rialzarsi e la prende per i capelli.
Olimpia resta a osservare incredula:
mai avrebbe creduto che Venere avrebbe preso parte ad un combattimento per difenderla.
-
Olimpia, fa qualcosa .. non riuscirò a tenerla a bada ancora per molto!!
- grida Venere spronando la compagna a trovare una soluzione.
La poetessa si
rialza a fatica e raccoglie la spada di Marte.
- Venere allontanati .. fuggi
nella boscaglia. -
L'ex dea dell'amore obbedisce e con un agile scatto si allontana in
direzione della foresta, mentre Vendetta si gira furiosa verso Olimpia.
La dea le scaglia contro un globo infucato, ma la mortale guerriera
riesce a respingerlo con la lama della spada e a riversaglielo contro.
Colpita dalla sua stessa arma Vendetta resta a terra per qualche istante
stordita. Questi brevi minuti agevolano la fuga di Venere e consentono
ad Olimpia di allontanarsi: ora che ha con sè la spada di Marte
non deve fare altro che fuggire e raggiungere il prima possibile l'ex
dio della guerra. Ma questo piano viene prontamente contrastato da
Vendetta che vedendo la situazione sfuggirle di mano si teletrasporta
verso Olimpia e la butta a terra con un calcio. Profondamente innervosita
la dea non da tregua all'avversaria e la indebolisce con una raffica
di colpi bene assestati;il bardo indietreggia sempre più finendo
pericolosomante sul ciglio di una rupe irta e profonda. Vendetta approfitta
della situazione e con un calcio fa perdere l'equilibrio a Olimpia
che cade nel dirupo. Prima di precipitare la poetessa afferra il ciglio
roccioso con la mano destra, ma fatica molto a mantenere salda la
presa perchè il dolore al fianco dovuto alla ferita infertole
con la lama del sais le impedisce di trasmettere forza al braccio.
La situazione per Olimpia è piuttosto critica: non può
aiutarsi con la mano sinistra perchè brandisce la spada e la
presa è sempre più debole a causa dell'acqua che le
inumidisce la mano e non le consente di far preda sulla roccia viscida
e bagnata. Divertita Vendetta posa un piede sulla mano della mortale
facendole perdere la presa sempre più, ma si ferma ripetutamente
per qualche istante per poi ricominciare a premere con maggiore forza.
Ad un tratto, però, viene fermata dalla voce di Eco che risuona
tra le pareti del precipizio con tono severo:
" Hai finito di perdere tempo!!"
- Mi sto solo divertendo
un po' ... voglio assaporare ogni istante della fine di questi inutili esseri!!
-
" Le voci degli dei si fanno sempre più insistenti ... vogliono
ottenere la loro rivalsa al più presto ... smettila di giocare!!"
Vendetta
sembra contrariata da questo ordine impartitole da Eco, ma non può fare
a meno di obbedire e con tono pacato risponde:
- Ai tuoi ordini. -
Con
un calcio, la dea colpisce la mano di Olimpia facendole perdere la presa. La guerriera
precipita nel vuoto sotto una fragorosa risata di Vendetta che resta a fissare
l'avversaria assaporandone la sconfitta. Poi, quando le tenebre le nascondono
la visuale, si volta e guardando in direzione della foresta si rivolge ad Eco
dicendo:
- La prima ha pagato .. ora tocca agl'altri tre. -
" Bene
Vendetta .. fa presto a svolgere il tuo incarico .. hai l'eternità per
soddisfare la sua sete di morte e ditruzione."
- Forse tu non hai ancora
capito, io voglio godermi ogni istante di questa mia vittoria ... voglio vederli
strisciare ai miei piedi prima di ammazzarli!! -
"Non ti sei resa conto
che la situazione ti può sfuggire di mano in ogni istante?"
- Sfuggirmi
di mano? ... Ti preoccupi troppo Eco! -
" Attenta perchè la tua
arroganza potrebbe costarti caro .."
Vendetta non controbatte all'avvertimento
di Eco sicura di sè e delle sue possibilità e con un fischio richiama
il cavallo. In attesa del suo arrivo esclama:
- Peccato che quella spada sia
finita laggiù .. al termine di questa storia verrò a riprendermela...non
mi dispiace essere la nuova dea della Guerra! -
Il destriero non ci mette
molto a raggiungere la sua padrona e si ferma a pochi passi da lei. La dea monta
in sella e mentre afferra le redini chiude il colloquio con Eco dicendole:
-
Questa è la mia guerra e voglio giocarmela a modo mio .. non permetterò
a nessuno di contrastare i miei piani .. mi prenderò tutto il tempo che
voglio .. nulla eguaglierà la soddisfazione che proverò a distruggere
i miei nemici. -
CAPITOLO
VIII
Da molto
la pioggia cade anche tra gl'alberi della foresta. Xena e Marte si trovano sotto
un'imponente pino a ripararsi dall'acqua grazie all'operato di Xena che ha creato
un riparo accogliente. I due stanno da tempo aspettando il ritorno di Olimpia
e si sono accomodati intorno a un fuoco a chiacchierare per ingannare l'attesa:
mai prima d'ora avevano conversato così tranquillamente, quasi come due
vecchi amici; tuttavia Marte è visibilmente teso e resta in guardia: la
sua attenzione viene richiamata da ogni singolo suono e da ogni minimo movimento
della foresta.
- Marte, rillassati - esclama la principessa guerriera avvicinandosi
all' ex dio della guerra.
- Rilassarmi ... non è cosa facile sapendo
che potremmo essere attaccatti da un momento all'altro! -
I due si guardano
per un istante negli occhi, poi Xena riprende a parlare cercando di distrarre
Marte in modo da sentirlo maggiormente vicino a lei.
Ad un tratto un lampo
squarcia il cielo illuminando per un attimo la zona circostante; il tuono che
lo segue è quasi assordante e per un momento il terreno trema. Xena coglie
l'occasione e si getta tra le braccia del compagno di viaggio fingendosi impaurita
e il guerriero instintivamente l'accoglie in un abbraccio concedendole di fare
un altro passo avanti nel suo tentativo di conquista.
Passato qualche altro
minuto, Marte, un po' imbarazzato, fa per sciogliersi dall'abbraccio quando Xena
lo afferra lungo i fianchi e lo bacia a sorpresa. Per l'ennesima volta, il dio
è costretto a doversi allontanare dalla compagna, ma questa volta Xena
è più determinata e volendo andare fino in fondo, non concede a
Marte di allontanarsi; la passione di quel gesto è tale da costringere
l'ex dio della guerra a lasciarsi trasportare: Xena s'interrompe per un istante
e guardando il guerriero con sguardo vincente, orgogliosa di aver fatto decadere
ogni sua forma di resistenza, per poi riprendere a baciarlo con maggiore trasporto.
Il
piano della principessa guerriera è finalmente andato in porto ma la donna
non può assaporarne i frutti perchè l'ex dio della guerra viene
presto distratto da alcuni rumori sospetti in lontananza. Marte si alza di scatto
e tende l'orecchio in direzione dei suoni cercando di identificarne la fonte:
riconosce in breve i passi di una persona che si avvicina velocemente. Nonostante
la pioggia gli renda più arduo il compito, il guerriero capisce che si
tratta del suono prodotto dai calzari infangati di una persona che sta correndo
nella loro direzione:
- Qualcuno sta venendo da questa parte - sentenzia Marte
rivolgendosi alla principessa guerriera.
- Finalmente!! Dev'essere Olimpia!
-
- No, non credo ... dai rumori distinguo una persona sola ... fa sparire
quel fuoco e nasconditi dietro a quell'albero laggiù -
Xena lo guarda
un po' contrariata ma obbedisce al suo comando: con uno sciocco di dita fa sparire
in un lampo l'accampamento che aveva creato, poi si allontana di qualche passo
e si nasconde dietro a un grosso albero.
Marte si guarda intorno e si posiziona
al fianco di un tronco, seminascosto da un piccolo cespuglio. Il guerriero resta
in agguato mentre aspetta che l'individuo in corsa si avvicini permettendogli
così d'identificarlo.
I passi si odono sempre più vicini e l'ex
dio della guerra si prepara per un assalto. Infatti, dopo qualche altro istante,
balza fuori dal suo nascodiglio aggredendo il misterioso passante afferrandolo
per le spalle; i due finiscono a terra e solo in quel momento Marte può
finalmente dare un volto alla presenza inquietante:
- Venere!! Che ci fai tu
qui!! Dov'è Olimpia!! - esclama Marte non appena riconosce il volto della
sorella.
- Marte!! Oh, meno male che vi ho trovati! - risponde l'ex dea dell'amore
abbracciando il fratello.
Vedendola visibilmente scossa, il dio abbraccia
Venere per qualche istante, che una volta tranquillizzata, domanda di Xena.
-
Sta tranquilla è qui con me - risponde Marte con tono fermo.
- Xena!
Fatti avanti ... è Venere! -
- Sono felice di rivederti ... - esclama
la principessa guerriera uscendo allo scoperto - Ma dov' è Olimpia? -
Venere si inginocchia a terra esausta e mentre riprende fiato racconta:
- Abbiamo trovato l'Oracolo e ci ha rivelato l'identità di
colei che ha combinato tutto questo disastro: si tratta della dea
della Vendetta. E' stata risvegliata da Eco, che ha ascoltato i lamenti
degli dei dell'Olimpo uccisi da Xena per proteggere Eve. Il suo compito
è quello di vendicare la loro morte e distruggere ciò
che resta del culto di Belur. -
I due compagni si guardano in faccia e fortemente
sorpresi da quello che hanno appena udito restano in silenzio ad ascoltare il
racconto dell'ex dea dell'amore:
- Stavamo ritornando indietro quando Vendetta
si è presentata a noi e ha sfidato Olimpia ... io sono riuscita a fuggire,
ma lei stava ancora combattendo con Vendetta quando l'ho lasciata e francamente
non credo che abbia vinto lo scontro... - conclude Venere con tono affranto.
-
Che cosa?! ... Hai lasciato Olimpia da sola in balia di una divinità assetata
di sangue?!! - esclama Xena con tono di voce alterato dalla preoccupazione.
Venere
abbassa il capo dispiaciuta mentre Xena continua ad aggredirla:
- Ma come hai
potuto lasciarla da sola?!! Lei aveva bisogno di te!! .. E' la tua migliore amica!
-
- Ma cosa vuoi che faccia io eh? .. Sentiamo, cosa avrei potuto fare?! ..
Io sono la dea dell'amore .. non una guerriera, riesco a malappena a gestirmi
come mortale .. come potevo esserle d'aiuto?! - controbbatte Venere scoppiando
in lacrime. - La cosa più saggia era allontanarmi da lì .. per Olimpia
ero solo una preocccupazione in più .. tanto valeva toglierle un peso!
-
Xena resta a guardare un attimo Venere, dispiaciuta per le cattiverie che
le ha appena detto. Ma non ha modo di scusarsi perchè ad un tratto il loro
raduno viene interrotto dall'intromissione di un battere di mani provenire dal
bosco. Marte inizia a guardarsi in giro ma la foresta è troppo buia e non
riesce a scorgere nulla; l'atmosfera è inquietante e un'aria gelida si
alza scuotendo lievemente i rami degl'alberi. Xena istintivamente sente una presenza
nascosta e alza lo sguardo in cerca dell'intruso; Marte vede che la principessa
guerriera ha notato qualcosa e segue la direzione del suo sguardo.
Non ci vuole
molto per capire di chi si tratta: Vendetta li ha trovati. La dea è in
piedi sulla cima di un albero ad osservarli con un perfido sorriso dipinto in
volto.
Marte riconosce in lei, la donna che qualche giorno prima aveva attaccato
il suo tempio rubandogli l'immortalità:
- Finalmente ho l'onore di rivedere
la ladra dei poteri divini altrui ... gradirei riavere indietro la mia spada!
-
- Quanto coraggio viene fuori dalla bocca di un vile come te! -
L'ex
dio della guerra le lancia uno sguardo carico di astio e fa per attaccarla fisicamente
ma Xena gli afferra un braccio e lo ferma:
- Ragazzi, cerchiamo di stare calmi
e risolvere le cose con diplomazia. - commenta la principessa guerriera guardando
prima Marte e poi Vendetta.
- Voglio informarvi che ho già sistemato
la vostra bionda amichetta .. ma non vi allarmate, la rincontrerete presto! -
- Che cosa!? - esclama Xena sconcertata dalle parole della dea.
Marte
si avvicina a Xena e la stringe tra le spalle mentre Venere, sconvolta, resta
ammutolita con lo sguardo perso nel vuoto. Per un attimo cala il silenzio: Vendetta
resta immobile a osservare compiaciuta la disperazione dei suoi nemici mentre
i tre compagni di avventura restano nel più totale silenzio immersi nel
dolore della perdita e mentre il volto di Venere viene rigato da una lacrima,
Xena, tra le braccia di un Marte impietritro e affranto, trema di rabbia: non
può credere che la persona che rappresentava tutta la sua vita si sia spenta
così, all'improvviso, senza che lei fosse neppure presente.
Ma la principessa
guerriera non ha nemmeno il tempo di rendersi conto della drammaticità
della situazione che Vendetta salta giù dall'albero compiendo un salto
mortale con avvitamento finale:
- Ho perso fin troppo con tempo con voi ...
è ora di chiudere i conti una volta per tutte con questa faccenda! -
Vendetta
si passa una mano dietro la testa e sfila tra i capelli una pugnale molto piccolo
a più lame. L'arma si scaglia verso il volto di Venere ma Marte gli si
staglia davanti bloccando la sua avanzata facendolo conficcare nel suo robusto
bracciale:
- Venere prendi Xena e allontanatevi da qui! -
L'ex dio della guerra si butta a terra e rilancia il pugnale alla
leggittima proprietaria; Vendetta viene colta di sorpresa ed evita
la lama per un soffio ma quest'ultima, sfiorandola poco sopra l'orecchio
destro, le taglia una piccola ciocca di capelli.
La
dea vede Venere afferrare Xena per un polso e allontanarsi. Irritata prepara un
globo infuocato:
- E' no, mia cara .. non ti permetterò di scappare
per la seconda volta!! -
Vendetta lancia il globo contro il tronco di un albero
che cade di fronte alle due fuggitive arrestandone la corsa. L'ex dea dell'amore
si guarda intorno in cerca di una scappatoia ma non trova una soluzione; Marte
intanto corre in direzione di Vendetta e l'atterra con una spallata, poi si mette
a cavalcioni sul suo addome e inizia a riempirla di pugni in volto.
Esausto,
si ferma e la dea ne approfitta per colpiro alla testa; il colpo lo stordisce
e gli fa abbassare la guardia per pochi istanti, ma a Vendetta bastano per divincolarsi
dalla presa dell'avversario e rialzarsi.
Una volta in piedi fa un paio di
balzi indietro e posando due dita sul labbro inferiore, emette un fiscio molto
acuto: pochi secondi dopo arriva il suo destriero nero. A pochi passi dalla dea
l'animale si trasforma in un falco; Vendetta alza il braccio consentendo al volatile
di appoggiarsi al suo polso, poi, dopo un rapido sguardo ai nemici, compie un
brusco movimento con il braccio facendo riprendere il volo al suo fedele animale,
che si scaglia velocemente contro Venere e Xena.
L'ex dea dell'amore indietreggia
impaurita dalla presenza del rapace mentre Xena sembra un po' più tranquilla
e sicura di sè e pensa a cosa sia possibile fare ... che cosa può
spaventare un falco?
L'animale inizia ad attaccare entrambe le donne volando
rapidamente verso di loro e minacciandole con i suoi artigli.
Intanto Marte
cerca di occupare l'attenzione di Vendetta in una presa che costringe la dea a
confrontarsi con lui in una prova di forza. Il rapace continua a infastidire Venere
e Xena, ma quest'ultima ad un tratto, schiocca le dita, materializzando tra le
sue mani un'ampolla di vetro colorato. Venere guarda Xena stupita:
- Impari
in fretta eh?! -
La principessa guerriera risponde con uno sguardo di compiacimento
non esitando, però, a portare avanti la sua controffensiva e spruzza il
profumo contenuto nell'ampolla contro l'uccello che viene immediatamente infastidito.
L'animale atterra al suolo e resta immobile per pochi istanti, poi dopo un lieve
bagliore di luce oscura si tramuta in un puma. Il felino si strofina il muso con
una zampa scuotendo un attimo la testa, poi si china verso il basso facendo trazione
sulle zampe anteriori e resta fisso a guardare le due nemiche. In un secondo momento
balza in avanti nel tentativo di attaccare Venere: la donna si dà alla
fuga e si avvicina a Vendetta che nel frattempo riesce a sfuggire alla presa di
Marte e a scagliarsi verso l'ex dea dell'amore a braccio teso colpendola alla
gola. La donna cade indietro e picchiando la testa contro un masso, perde i sensi.
Svenuta, Venere diviene un facile bersaglio per il puma che le si avventa contro,
ma Marte interviene e con un calcio e colpisce il felino al costato facendolo
cadere; tuttavia non riesce a neutralizzarlo: infatti l'animale si rialza in un
attimo e scatta contro l'ex dio della guerra. Quest'ultimo si abbassa e posando
le mani a terra, compie un avvitamento in avanti guadagnando qualche metro sul
suo aggressore, ma il felino non si lascia cogliere di sorpresa e correggendo
la sua avanzata, si rivolge nuovamente nella direzione di Marte avvicinandosi
a sufficienza per attaccarlo alla gola. Il guerriero ferma le fauci della bestia
mettendo il polso nella sua bocca, ma non riesce a liberarsi dal peso dall'animale.
Il felino affonda i suoi artigli nella spalla del dio che perde lentamente il
contrasto con il diretto aversario.
- Xena, prendi Venere e vattene da qua!!
- grida l'ex dio della guerra.
La principessa guerriera guarda il compagno
alle prese con il puma e un po' impressionata fa per correre verso Venere ma Vendetta
le si materializza davanti e la blocca afferrandola per un polso:
- A te ci
penso io .. ti sei goduta la vita immortale?! -
Xena la guarda con disprezzo
ma la dea non si lascia affatto impressionare dal suo sguardo:
- Adesso ti
toglierò l'immortalità così come te l'ho data e poi ti ucciderò
... ma voglio che la tua morte sia particolarmente spettacolare. -
La principessa
guerriera spaventata colpisce Vendetta a una caviglia e fugge prima che quest'ultima
le sottragga la cintura, ma ben presto inciampa e cade a terra non riuscendo,
così, ad allontanarsi di molto. L'immortale guerriera le si avvicina con
tranquillità, sicura della sua superiorità, ma un'istante prima
che si avventi sulla tanto odiata principessa guerriera, un sai proveniente dal
nulla le sfiora il volto fino a conficcarsi con violenza nel tronco di albero.
Vendetta si volta e vede davanti a sè una guerriera che non si sarebbe
mai aspettata di rivedere: Olimpia.
Nessuno può credere ai propri occhi:
la poetessa di Potidea, seppur ferita, è sopravvissuta al precedente scontro
e ora si trova di nuovo di fronte a Vendetta con in mano la spada di Marte.
-
E tu per gl'inferi come fai ad essere ancora viva?! -
Olimpia non risponde
alla domanda della dea e corre in avanti minacciosa. Vendetta non riuscendo a
intuire le sue intenzioni alza la guardia leggermente e focalizza l'attenzione
verso di lei. Xena appofitta della situazione per fuggire, raggiunge Venere e
si teletrasporta su un albero, in modo da essere fuori pericolo riuscendo però,
a seguire l'andamento dello scontro e rassicurarsi sulla vita dei suoi cari.
Olimpia
al contario di ciò che si aspettava Vendetta corre verso il puma e roteando
la spada di Marte, salta in avanti e trafigge il felino trapassando il suo corpo
da parte a parte. L'animale lentamente molla la presa sull'ex dio della guerra
fino a spegnersi a poco a poco e dalla sua ferita, nel momento in cui Olimpia
estrae la spada, spicca una luce tetra dalle sfumature violastre che da origine
in breve a delle cupe nubi che avvolgono il corpo dell'animale; quest'ultime,
si diradano in fretta dissolvendo con se il cadavere della misteriosa creatura.
Olimpia allunga la mano verso Marte e lo aiuta a rialzarsi mentre Vendetta furibonda
si avventa su di loro.
- Credo che questa sia tua ... - esclama Olimpia porgendo
al dio della guerra la sua spada.
- Grazie Olimpia. - risponde Marte sorridendo.
Il
dio brandisce nuovamente la sua spada: il suo corpo viene avvolto da un'aura di
luce intensa e qualche scarica elettrica si estende nell'aria: Marte sta riacquistando
la sua immortalità. Le sue ferite si asciugano in un attimo e il suo aspetto
torna a essere possente e atletico come sempre: il dio della guerra è tornato.