UNA VITA PER DUE
di Zeta
(terza parte)
ATTENZIONE: in questa fan fiction appaiono personaggi che s'ispirano,
nell'aspetto e nel carattere, ai personaggi di Xena e Gabrielle,
chiarisco però di non voler infrangere nessun Copyright.
Non posso dirvi cosa contiene la mia storia perché non l'ho
ancora deciso, ma vi chiedo fin d'ora di essere clementi!
Eventuali commenti, critiche, consigli potete scriverli all'indirizzo
intubino@libero.it
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[capitolo
13]
Sorridevo,
canticchiavo fra me e me, accennavo persino qualche maldestro passo
di danza… cosa può fare l’amore!
Non ricordavo d’aver mai provato una serenità come quella,
non ricordavo, o più probabilmente non sapevo, cosa fosse quella
pace interiore che ti scalda il cuore!
E’ la felicità, è un raggio di sole che filtra
improvviso fra le nuvole di una giornata uggiosa e, per chissà
quale motivo, colpisce proprio te!
L’ho
meritata?
L’ho guadagnata?
Ho fatto qualcosa di speciale per ottenerla?
NO, non ho fatto proprio niente! Anzi… non l’ho cercata,
l’ho rifiutata, allontanata, disprezzata!
Ma alla fine… lei a trovato me!
Come un dono, riservatomi e creato per me molto tempo prima che io
fossi anche solo un pensiero nella mente di Dio, Sara è entrata
nella mia vita e… non c’era nulla che io potessi fare
perché, ovunque andassi, qualunque cosa facessi, qualunque
cammino percorressi, era destino che lei fosse con me.
Allora
capii una cosa importante!
Ero una donna che aveva sempre combattuto con le unghie e coi denti
per avere ciò che aveva ottenuto nella vita, ero convinta che
ogni cosa avesse un prezzo e che tutto si poteva comprare o vendere!
Ero convinta che Sara volesse me per via di chissà quale dote
avesse intravisto nel mio carattere, dote che certamente non avevo!
Ero convinta che nel momento stesso in cui avesse scoperto d’essersi
sbagliata, che il suo era solo un abbaglio, lei mi avrebbe lasciato,
sarebbe scappata, inorridita, lontano da me e mi avrebbe spezzato
il cuore!
Ero convinta che l’unico modo per legarla a me fosse quello
di fingere d’essere ciò che non ero e di alimentare la
sua illusione, era darle ciò che chiedeva.
Non era così!
Lei
non mi chiedeva niente, il suo amore per me non chiedeva nulla in
cambio, nemmeno che io l’amassi a mia volta!
Sara non mi amava perché io lo meritavo, il suo era un dono…
questo mi cambiò!
Con
quella nuova certezza nel cuore preparavo la mia serata con lei.
Rivelarle che io l’amavo nello stesso modo in cui lei mi amava
sarebbe stata la mia sorpresa ed i volevo che accadesse nel modo più
speciale e romantico possibile!
Avrei sfoggiato il mio sorriso più ammaliante, l’atteggiamento
più sexy, le parole più dolci, lo sguardo più
pieno d’amore e desiderio… solo per giurarle che tutto
quello era solo per lei, che tutto ciò che possedevo era suo,
come lo era il mio cuore.
L’aspettavo
con impazienza e… sorridevo, canticchiavo, accennavo un maldestro
passo di danza…
[capitolo
14]
Il mio “diabolico” piano per la serata prevedeva due fasi
facili facili: cena romantica e poi di corsa a casa mia dove tutto
era pronto per noi!
Il
piano era semplice, è vero, ma, nonostante tutto, più
si avvicinava l’ora dell’appuntamento, più mi sentivo
agitata.
Sapevo che lei mi amava, ma quella consapevolezza non m’impediva
di essere assalita da una marea di preoccupazioni!
Chissà se tutti gli innamorati provano la stessa cosa prima
del primo appuntamento!
Già, perché per me era il primo appuntamento con la
persona che amavo, il mio primo vero amore… ero emozionata e
anche quella era una sensazione nuova!
Arrivai
sotto casa di Sara in perfetto orario, ostentavo sicurezza, ma avevo
il cuore in gola!
Probabilmente Sara dovette accorgersene immediatamente perché,
dopo avermi scrutata in viso, mi osservò con un sorriso beffardo
per poi tranquillizzarmi con un dolcissimo bacio.
- Che faccia seria che hai! – mi disse – E’ di me
che hai paura? – e scoppiò a ridere.
- Mi stai prendendo in giro, signorinella?- risposi io con lo stesso
tono scherzoso -
- No, Amore, non mi permetterei mai! – ma il suo sorriso contenuto
a stento diceva proprio il contrario!
Scoppiammo entrambe a ridere, il ghiaccio era rotto.
Per
la cena avevo prenotato in un ristorantino davvero romantico, era
posizionato su un’altura e la vista del lago da quella posizione
era davvero speciale!
Entrate nel locale, aiutai Sara a levarsi il soprabito e, mentre lei
si avvicinava all’enorme vetrata per osservare estasiata il
magnifico panorama, io rischiai un mezzo infarto!
Sara indossava una abito da sera color panna, lungo, con due spalline
sottili ed un’ampia spaccatura che scendeva lungo una gamba…
controluce vedevo il suo corpo, non ne avevo mai visto uno così
bello!
Rimasi incantata a fissarla finché lei non mi richiamò
al suo fianco per godere con lei della vista sul lago.
-
Come siamo belle stasera! – mi disse lei con un filo di voce
e con un velo di rossore sul volto.
Il mio abbigliamento era decisamente più semplice del suo,
indossavo un paio di pantaloni neri ed una leggera maglietta bianca
a maniche lunghe, ma con una scollatura abbastanza ampia da lasciare
scoperte le spalle.
- Non bella come te – risposi un po’ in imbarazzo.
Era incredibile, tutto quello che diceva, anche le cose più
semplici, avevano il potere di farmi battere il cuore a mille!
La
cena fu speciale!
Non ricordo cosa mangiammo perché in verità io mi saziai
solo di lei, dei suoi occhi, dei suoi sorrisi, della carezza della
sua mano e del suono dolcissimo della sua voce.
La serata passò fra una battuta e l’altra, con intervalli
di sguardi e incitamenti, di cui io non avevo mai abbastanza, dentro
di me, stava crescendo un desiderio folle di baciarla, spogliarla,
averla, mai prima d’allora avevo provato una sensazione del
genere.
Lei aveva certamente intuito cosa mi stava accadendo, anche perché
continuavo in ogni modo a provocarla, a darle dei segni.
Arrivò l’ora del caffè, dopo di che ci alzammo
e, più veloci della luce, pagammo e ci dirigemmo alla macchina.
Nessuna
delle due diceva una parola, forse per paura di rompere l’incanto
del momento, o forse perché l’emozione ed il desiderio
di entrambe era palpabile e sarebbe stato inutile guastare tutto con
le parole.
Arrivammo
a destinazione, ma, una volta in casa fummo colte da un certo nervosismo
e da un filo d’imbarazzo.
Leggevamo l’una negli occhi dell’altra il medesimo desiderio,
ma nessuna delle due trovava il coraggio di prendere l’iniziativa.
Forse per sciogliere la tensione, Sara si diresse all’ampia
finestra del soggiorno e l’aprì per far entrare l’aria
fresca della sera
Si era alzato un vento leggero che le muoveva il vestito e i capelli.
Di nuovo mi sentii affascinata dalla visione del suo corpo in controluce.
Il tessuto si adattava al corpo e lei era completamente nuda sotto
al vestito per non lasciare gli antiestetici segni degli indumenti
intimi.
Niente di strano, se è vero che anche molte modelle in passerella
usano questo accorgimento.
Senza accorgermene le ero scivolata alle spalle guardando anch'io
l'orizzonte e le stelle. Le cingevo il fianco con il braccio.
- Abbracciami… - mi aveva chiesto con una voce così bassa
da lasciarmi dubitare d’aver sentito bene. Ma l’accontentai,
le cinsi la vita rimanendo alle sue spalle.
- Senti l'aria della sera? – continuò con un tono incredibilmente
sensuale. Nel far ciò mise le mani tra i capelli e li tirò
su, lasciando scoperto il collo… la mia Stellina tentava di
sedurmi e ci riusciva benissimo!
Avvicinai dolcemente la mia bocca al collo di Sara e iniziai a baciarlo,
lei si girò tra le mie braccia e mi disse:
- Baciami… ti prego! –
Non so dire quanto durò quel bacio, so solo che per la prima
volta iniziavo a sentirmi una donna vera, e ricominciai a sentire
sensazioni dimenticate.
Il fresco della brezza sulla mia pelle, il delicato tocco delle mani
di Sara sul mio corpo che mi provocavano dolci scariche elettriche.
- Ti amo, Sara - pensai - Ti amo e non immagini neppure quanto! -
[capitolo
15]
Da quel momento in poi non riesco tuttora a capacitarmi di come possa
aver mantenuto memoria di tutto ciò che successe, tanto il
seguito fu travolgente!
Presi Sara per mano e la condussi nella mia camera.
Dormivo in un grande letto matrimoniale, il copriletto di raso lucido
rimandava i bagliori della luna nascente, che era l'unica cosa che
illuminasse la stanza, altrimenti completamente buia.
Mentre Sara guardava di fuori, verso la luna, passai alle sue spalle
e, mentre le baciavo il collo, abbassai le spalline del sua abito
da sera.
L’abito scivolò silenziosamente sulla sua pelle e potei
vedere, per la prima volta, il corpo di Sara completamente nudo. Sapevo
che era bella, ma fui travolta dall'emozione della sua vista senza
veli. Non avevo mai visto tanta perfezione in una donna...
Lasciò che continuassi a baciarla e ad accarezzarla, poi le
dissi:
- Non ti andrebbe di spogliarmi? –
Non aspettava altro: si voltò e in un istante maglia e reggiseno
erano spariti, non dovette passare molto tempo prima che il resto
gli facesse compagnia.
Avevo paura che il cuore mi scoppiasse da un momento all'altro per
la felicità. Era la prima volta che non provavo il minimo disagio
a trovarmi nuda davanti ad un'altra persona. Trovai naturale tutto
quello che stava succedendo, come se fosse stato scritto da qualche
parte che dovesse succedere.
Fu altrettanto naturalmente che scivolammo sul letto e iniziammo ad
accarezzare i nostri corpi nudi.
Tramite le nostre mani facevamo conoscenza reciproca di tutte le zone
dei nostri corpi, quasi a voler recuperare tutto il tempo perduto.
- Amore mio dolcissimo... mi pare di amarti da sempre – le sussurrai.
Le mie mani le accarezzavano delicatamente il seno, mentre la mia
bocca lo baciava e la mia lingua indugiava sui suoi capezzoli, ormai
duri da fare male.
Ogni piccolo colpo di lingua su quei capezzoli così gonfi era
un dolce tormento.
Accarezzandomi i capelli mi disse:
- Amore, mi fai impazzire... -
La mia lingua continuò giù per il corpo. Passò
lungo il ventre e indugiò lungo il pube, dove la baciai a lungo,
continuando ad accarezzarla lungo i fianchi e sul seno.
Ormai sapevamo entrambe dove volevamo arrivare: dolcemente lei aprì
le gambe e mi dischiuse il suo dolce fiore, senza più vergogna
o imbarazzo.
La mia lingua prese ritmicamente a massaggiarle il clitoride, anch'esso
gonfio per l'eccitazione di cui il suo corpo era pervaso.
Sentii le labbra della sua vulva gonfiarsi. Dalla schiena iniziava
a partire il tremore che preludeva all'orgasmo
- Non ti fermare, Amore mio... - mi disse. Io non accelerai il ritmo
della mia lingua, lasciando che il tremore invadesse ogni zona del
suo corpo.
Non le davo tregua, sapevo che quello era il momento più importante
per lei e, senza fretta, l’accompagnai verso il massimo piacere.
L'orgasmo la colse al culmine dell'ultima contrazione, quella più
intensa.
Trattenendo a malapena un urlo di piacere intenso, inarcò il
corpo, che si irrigidì come colpito da una scossa elettrica,
e ricadde sul letto, tremante e confusa, incapace persino di esprimersi
a monosillabi.
Mi rilassai e mi godetti quel momento.
Ero stesa al suo fianco, le accarezzavo amorevolmente il ventre e
la coccolavo, baciandola ogni tanto.
Dieci
minuti dopo sentivo che aveva ripreso il controllo di se stessa, seppur
continuasse lo stato di assoluto benessere.
- Come va? Tutto ok? – le chiesi.
- Va d'incanto, Amore, non sono mai stata così... – rispose
con un sorriso.
- Ti amo, lo sai? – le sussurrai all’improvviso –
mi sono innamorata di te, di quel tuo sguardo, di quei tuoi occhi
verdi… ho resistito con tutte le mie forze, ti ho tenuta a distanza,
sono fuggita, ma tu sei stata più forte delle mie paure ed
ora… ora tutto quello che voglio sei tu! Ti Amo, Sara - .
Mi abbracciò e mi strinse la testa sul suo seno senza dire
una parola, i suoi occhi erano umidi per la commozione.
Non smettere di abbracciarmi, amore, non lasciarmi più, l'equivoco
è finito, ci siamo corse dietro fingendo indifferenza per quello
che provavamo l'una per l'altra, ma adesso siamo qui, solo io e te.
Perché questa notte deve finire?
La guardai al chiarore della luna.
- Ti ho mai detto che sei bella? - mi chiese.
- Me lo hai detto tante volte, Amore mio, ma detto da te mi piace
come la prima volta in cui te l'ho sentito dire...-
Mi fece quella domanda perché nel frattempo avevo ripreso ad
accarezzarla.
Ero completamente presa dalla sua bellezza e stavo baciandola con
labbra di fuoco. Il suo corpo caldo reagiva alle sollecitazioni della
mia lingua, contorcendosi dolcemente.
Anche lei era un fuoco, dentro.
Non le ci volle molto per giungere al mio pube e, analogamente a com'era
successo per lei poco prima, le dischiusi la porta della mia intimità.
Quando iniziò ad accarezzarmi, delicatamente, il clitoride,
mi morsi un labbro e repressi un gemito.
- Oh, Amore, Amore mio, ti amo tanto... – gemetti.
Fece scivolare un dito, poi due, dentro le labbra umide della mia
vulva, e con il pollice mi massaggiò il clitoride.
Le due dita si muovevano leggere dentro di me; nel frattempo mi baciava
un capezzolo.
Mentre mi baciava sul seno, io le accarezzavo la testa, facendo passare
le dita fra i suoi capelli. Ma quando, dopo che le contrazioni si
erano fatte più intense, sentii che stava arrivando il momento
di godere dell'orgasmo che mi stava per procurare, mollai i suoi capelli
e lasciai andare le mie mani sul letto, stringendo le lenzuola e mi
costrinsi a rimanere con la testa spinta sul cuscino.
Quando arrivò il momento mi lasciai andare ad un urlo:
- Amore, sto impazzendo! –
Ansimavo ancora, qualche minuto dopo, quando Sara si accoccolò
fra le mie braccia, strofinandosi contro il mio corpo per aggiustarsi
meglio. Mise la sua testa sul mio seno e rimanemmo così, mentre
la luna, ormai alta, aveva invaso con la sua luce argentea tutta la
stanza.
- Dimmi che mi ami, ti prego! - mi chiese.
Accoccolata tra le mie braccia pareva una bambina.
Anche mille volte te lo direi, che ti amo alla follia...
- Ti amo tanto, Sara, angelo mio- le dissi.
- Nessuno mi aveva mai chiamata “angelo”- mi disse lei.
- Nessuno ti ha mai chiamata "angelo" perché nessuno
ti ha amata come ti amo io.. - le risposi.
Ma già si era addormentata, e non poté udirmi.
FINE QUARTA PARTE
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