EPISODIO N. 6
stampa il racconto



di Xandrella

stampa il racconto

A Amy che cerca la perfezione in ciò che di mio legge e a Dori, per il tempo che mi ha dedicato per la stesura di questo racconto.

Capitolo 1 – Una notte movimentata

 

Avvolta in una morbida coperta di pelliccia, Olimpia leggeva con enfasi uno dei propri racconti fresco di scrittura, alla luce ondeggiante del fuoco acceso per riscaldare la fredda notte, che lei e Xena avrebbero come di consueto, trascorso all’aperto.

La principessa guerriera ascoltava pigramente e piuttosto insonnolita per l’ora tarda e l’abbondante cena a base di carne di lepre e fave, consumati avidamente dopo un’intera giornata di marcia in direzione di Tebe.

-         Hey, ma mi ascolti? – chiese d’un tratto il bardo indispettita, non ricevendo i segni d’approvazione a cui era abituata normalmente durante la lettura serale.

-         Eh?… scusami Olimpia ma sono molto stanca stasera. … ti ascoltavo comunque, mi sono persa solo nell’ultima parte. Hai descritto molto bene la battaglia con i predoni: è …avvincente! – la donna le sorrise in modo convincente sollevandosi sui gomiti e spalancando gli occhi azzurri che faticavano a rimanere aperti nel tentativo di mascherare la sua disattenzione.

-         Mhmok ho capito, la nostra serata finisce qui… andiamo a dormire? – propose mascherando un pizzico di delusione mentre riavvolgeva la ruvida pergamena.

-         No dai, finisci di leggere. So quanto ci tieni: sono cinque giorni che ti vedo scrivere ogni volta che hai un momento libero. – La donna si allungò verso il giaciglio della bionda per afferrare velocemente la sacca e impedirle di riporre il racconto.

-         Non importa posso finire domani non preoccuparti… - gli occhi di Xena la fissarono inquisitori per alcuni secondi - …non guardarmi così, dico sul serio! Dai mettiamoci sotto le coperte, stanotte ho freddo! -  con altrettanta rapidità riprese la sacca dalle mani della guerriera e riposta la pergamena, si dedicò al consueto rito della sera, sistemando minuziosamente gli angoli della coperta prima di accucciarsi alla sinistra di Xena.

-         Domani sera preparo io la cena, così potrai iniziare a leggere prima. … voglio riascoltarlo daccapo! – propose risoluta la mora nel tentativo di ripagare la rinuncia del bardo.

-         Sta tranquilla… non ce ne sarà bisogno. Domani notte se tutto andrà bene potremmo dormire in una comoda taverna a Tebe e gustarci una cenetta rilassante accanto al fuoco di un camino…- Olimpia chiuse gli occhi immaginando tutte quelle comodità appena descritte che si concedeva raramente.

-         e bere della birra fresca! Mhm…-

-         Vacci piano! Non ho intenzione di trascinarti in camera mezza addormentata! –

-         Che vorresti dire? Guarda che “IO” reggo bene l’alcool… a differenza tua! –

-         Proprio per questo io mi fermo al primo bicchiere! … Comunque dobbiamo tirare un po’ di somme prima di fantasticare: non credo ci restino abbastanza denari per concederci domani tutto questo. – l’osservazione di Olimpia le riportò alla realtà.

-         Hai ragione… ma non abbiamo selvaggina, né pesce da vendere. Mi pare che ci siano delle fattorie qui intorno a cui potremmo chiedere lavoro, ma dobbiamo alzarci prima dell’alba per andare a cercarle. –

-         Mi che posso scordarmi il letto domani… - concluse la bionda con rassegnazione infilando la testa sotto le coperte – brr… che freddo! Tu non vieni? – domandò sollevando appena le coperte per mostrare gli occhi e la punta del naso alla sua interlocutrice.

-   Ok, ti seguo nella tana e abbandono queste terre di Odino! – concluse Xena prima di sparire nel buio delle coperte e lasciando che il bosco s’immergesse nel silenzio.

 

 

Il profondo riposo delle due donne era destinato ad essere interrotto nel cuore della notte da spaventosi lampi e forti tuoni che dalla montagna si spostavano velocemente verso la valle e la boscaglia, nella loro posizione. Il fragore di un potente tuono che sembrava scagliato da Zeus sulla terra in tutta la sua collera, risvegliò entrambe le guerriere ad un’ora insolita per gli spostamenti.

-         Dobbiamo trovare riparo da qualche parte e in fretta. – suggerì Xena strofinandosi gli occhi e saltando in piedi, abbandonando il tepore delle coperte come chi entra in una vasca di acqua gelata dopo diverse ore passate al sole d’agosto.

-         Sarà una corsa inutile, sento già le prime gocce venir giù…- sentenziò tremante il bardo, infilando alla rinfusa le sue cose nella sacca.

-         Non mi preoccupa la pioggia, ma i fulmini. Siamo troppo esposte in questa macchia, è meglio incamminarci verso ovest, lontano dal temporale e dalla boscaglia. –

Sistemate le ultime cose e tranquillizzati alla meglio i cavalli disorientati e nervosi per il rumore dei lampi, le due ripresero in silenzio la marcia sotto la pioggia battente, che in breve tempo le rese completamente fradice.

Pesanti gocce precipitavano dal cielo rosso senza mai accennare a diminuire, scosse da un forte e freddo vento, mentre le malcapitate si affannavano chissà dove in cerca di un riparo con cavalli al seguito. Il terreno carico di pioggia, divenuto fangoso e viscido rendeva sempre più difficile camminare ad una buona andatura senza scivolare. Spesso Xena si voltava per tendere la mano alla compagna nei punti dove il terreno diventava maggiormente scosceso e pericoloso con i cavalli.

-         Che notte! – Commentò Olimpia volgendo brevemente gli occhi al cielo scuro.

-         Già… non accenna a smettere… dobbiamo proseguire purtroppo. –

Ebbero il tempo di fare ancora pochi passi, che un fulmine cadde a pochi metri dalle loro spalle colpendo in pieno un alto albero. Il tronco squarciato in più parti, prese immediatamente fuoco illuminando la zona e i cavalli spaventati per l’assordante frastuono s’impennarono più volte, scalciando.

-         Lasciamoli andare… domattina si saranno calmati e li riprenderemo. Accidenti sono quasi diventata sorda! Tu stai bene? – domandò ad Olimpia guardando Argo che si allontanava al galoppo a briglie sciolte.

-         Si, ma che colpo! Mi sento il cuore in gola... Allontaniamoci da qui. –

-         Già, è meglio proseguire. – Xena guardò un’ultima volta il tronco ormai nero devastato dalla scarica e dalle fiamme che andavano rapidamente spegnendosi per la pioggia battente. Poi s’incamminò nuovamente, seguita da Olimpia. Ma ebbero il tempo di fare pochi passi che alle loro spalle un pesante ramo si staccò dall’albero colpito poco prima dal fulmine e cadde

-         Si, ma che colpo! Mi sento il cuore in gola... Allontaniamoci da qui. –

-         Già, è meglio proseguire. – Xena guardò un’ultima volta il tronco ormai nero devastato dalla scarica e dalle fiamme che andavano rapidamente spegnendosi per la pioggia battente. Poi s’incamminò nuovamente, seguita da Olimpia. Ma ebbero il tempo di fare pochi passi che alle loro spalle un pesante ramo si staccò dall’albero colpito poco prima dal fulmine e cadde pesantemente sul capo del bardo.

Le grida di Xena, le fitte di dolore inspiegabili alla testa, infine il buio nero della notte e il silenzio.

 

Capitolo 2 – Risvegli

 

Quando la donna riaprì gli occhi, Xena era appoggiata alla finestra di pietra che dava sul giardino ad osservare un passero coraggioso che accettava avidamente le briciole di pane che un bambino gli stava lanciando sempre più vicino ai suoi piedi. Un sospiro attirò l’attenzione della Principessa Guerriera verso il letto, dove il bardo giaceva priva di conoscenza da due giorni, dopo il forte colpo ricevuto durante il temporale.

-         Olimpia…riesci a sentirmi?...Sapevo che avevi la testa abbastanza dura per reggere il colpo…- gli occhi di Xena erano diventati lucidi e attendevano con ansia le prime parole della donna.

-         Dove mi trovo?...- lo sguardo della bionda osservò velocemente la lunga stanza piena di letti in cerca di un posto o di persone a lei familiari.

-         Quando quel ramo ti è caduto sulla testa hai subito perso i sensi. Sapevo che non eri in pericolo di vita ma non era stata certo una carezza, così ti ho portato al riparo nella fattoria più vicina e da lì il mattino dopo mi hanno indicato questo ricovero. E’ qui che curano i soldati tebani feriti in battaglia… riesci a muovere il collo? –

-         … Si, credo di si… ma mi gira la testa… -

-         E’ normale, domani ti sentirai molto meglio. Se hai fame vado a prepararti del brodo. Sono due giorni che sei a stomaco vuoto. – Xena sorrideva. Era felice di rivedere la sua amica sveglia dopo la grande paura. Aveva cercato di raccontare l’accaduto in modo da non spaventarla troppo, ma il colpo alla testa era stato davvero violento e aveva temuto il peggio. I sacerdoti del ricovero non avevano certo placato la sua preoccupazione quando avevano esaminato l’ematoma sul capo del bardo. Qualcuno aveva anche proposto un’incisione ma la Principessa Guerriera si era rifiutata di accettare il loro aiuto. Sapeva come curarla e non l’avrebbe mai messa nelle mani di sconosciuti.

-         Non ho fame… Posso avere dell’acqua? Ho molta sete…- disse con tono sofferente mentre scricchiolava il collo muovendo la testa in più direzioni.

-         Certo. Vado a prenderne una brocca fresca al pozzo… non stirare troppo il collo se ti fa male. Tra qualche giorno ti rimetterai completamente. … vado e torno, non muoverti! – Xena si allontanò velocemente, voltandosi più volte a guardarla in preda all’apprensione.

Anche stavolta era riuscita a scegliere la cura adatta a lei e da lì a pochi giorni era sicura di rivederla in piedi, pronta a riprendere il viaggio. Riavvolse la corda del pozzo pensando ai dettagli del soggiorno a Tebe quando uno dei sacerdoti di Esculapio uscì dal ricovero gridando il suo nome.

- Presto Xena! La tua amica ha il delirio! –

- Cosa dici?... Olimpia? –

- Si, presto! Il Maestro voleva parlarle per vedere come sta e lei ha iniziato a piangere, dimenarsi e farfugliava cose senza senso! –

- Levati di mezzo! – con uno spintone, Xena fece da parte l’uomo e si diresse di corsa verso l’edificio, sicura che Olimpia fosse solo turbata dalle insistenti attenzioni non richieste dei sacerdoti. La scena che si presentò ai suoi occhi sembrava darle ragione: due uomini erano accanto al suo letto nel tentativo di calmarla mentre altri due pregavano a gran voce ai piedi del letto.

- Cosa sta succedendo qui? Lasciatela in pace! – la guerriera si fece largo accanto al bardo, senza incontrare opposizione.

Il più anziano dei quattro prese la parola: - Volevamo solo accertarci del suo stato di salute! Nessuno voleva farle del male. Ma dice di non sapere chi sia Xena e non ricorda nulla dell’incidente... Tutto questo è molto strano…–

La Principessa Guerriera fissò basita i sacerdoti: non poteva credere alla loro versione. Eppure Olimpia era sconvolta senza ragione e piangeva nascondendo il volto tra le ginocchia.

-         Allontanatevi per favore, adesso provo a calmarla io. Si è appena ripresa magari ha avuto un attimo di smarrimento. Vi informerò più tardi delle sue condizioni di salute. – il tono gentile ed educato della donna, ripagò gli adepti di Esculapio dell’accusa ricevuta qualche momento prima e i quattro si ritirarono senza replicare.

- Olimpia… che cos’hai? – Non appena furono rimaste da sole Xena si sedette sul letto. Trovava l’atteggiamento della donna alquanto strano.- Non piangere, non ce n’è motivo. I sacerdoti volevano solo aiutarti. Hanno preparato degli unguenti prodigiosi per la tua ferita in questi giorni, sai?... Parlami, dimmi qualcosa… magari posso aiutarti. – La mora allungò una mano verso il braccio del bardo per accarezzarla. Vederla indifesa e spaurita risvegliava in lei una dolcezza e un senso di protezione unici.

Le accarezzò più volte i capelli corti finchè sollevò il viso dalle braccia dove si era accovacciata, mantenendo gli occhi bassi e gonfi di lacrime.

-…Non vuoi proprio dirmi che succede?... Presto ce ne andremo da qui. Se vuoi anche domattina ma voglio vederti in piedi e con qualcosa di sostanzioso nello stomaco prima di sera. –

- Dove vuoi portarmi? … - Lo stava chiedendo con un espressione quasi impaurita.

- Non volevi andare a Tebe a divertirti un po’? … Se hai cambiato idea possiamo tornare indietro…- Quel discorso iniziava a sembrarle assurdo.

- Mi dispiace tanto… io… - le parole le morirono in gola. Olimpia sembrava frenata dalla vergogna o da un senso di disagio analogo.

- Di cosa? …Parla pure. Voglio capire che sta succedendo e aiutarti. Non avere timore. – Xena dubitò che qualche malaugurato evento fosse capitato al bardo a sua insaputa. Ma quando? Come? Attese a lungo una risposta guardando il suo sguardo a occhi bassi persi nel vuoto.

- … Io non ricordo il mio nome… - disse a un tratto singhiozzando - e nemmeno il tuo… non so dove mi trovo…ho paura…- La bionda fissò implorante gli occhi sgranati di Xena in cerca delle risposte. Ora era lei ad aspettare che l’altra trovasse la forza per parlare. Ci volle un po’ prima che la donna riuscisse a ricollegare gli eventi e trovare il modo giusto per comunicarli all’amica.

- …Il colpo che hai ricevuto alla testa ne è la causa. – rispose risoluta Xena cercando di controllare le sue emozioni. In quel momento Olimpia aveva bisogno di sentirsi rassicurata sull’inspiegabile vuoto che la circondava. Non poteva farle domande perché erano necessarie solo risposte. - Sono sicura che presto ritroverai i tuoi ricordi, Olimpia. Ti racconterò io tutto ciò che vuoi sapere. E magari ascoltando i miei aneddoti, tra qualche giorno ricorderai tutto. – “O magari tra qualche mese o qualche anno, come è successo a me” disse a stessa Xena, rifiutandosi subito dopo, di credere a un pensiero tanto pessimista. L’anello del potere le aveva fatto perdere i ricordi per molto tempo ma Olimpia non era sotto l’influsso di un potere misterioso. Si! Avrebbe presto recuperato la memoria e sarebbero tornate alla vita felice di sempre. …O forse no?....

Non riuscì ad aggiungere altro e l’abbracciò forte. Poteva sentire la paura che provava dal respiro irregolare e dal battito del suo cuore.