Nota
dell'autrice: "Desidero dedicare questo episodio
a Xandrella, mia compagna di scrittura fino a questo mometo. Inoltre
un grazie particolare va a Sietta per la gentile collaborazione che
ha offerto nel corso della stesura del racconto... se ha visto la
luce è anche merito tuo!"
Darkamy
CAPITOLO
I
Da sempre la luna
che risplende in cielo illuminando la terra di debole e soffice luce,
cede il suo posto al sole, una volta trainato dal carro di Apollo.
E anche in quest’alba d’estate il disco lucente inizia
la sua salita verso il cielo, grande mantello tinteggiato di rosa,
indaco, giallo e azzurro. Lievi rumori iniziano ad udirsi tra le vie
cittadine e mentre le prime porte si aprono, i mercanti iniziano a
posizionare la merce sui banchi, i pescatori con reti alla mano salgono
sulle loro imbarcazioni, le donne raccolgono l’acqua dal pozzo
e i fornai aprono le botteghe lasciando nell’aria il soffice
profumo del pane sfornato.
Xena e Olimpia dopo aver lasciato in custodia i loro cavalli allo
stalliere si incamminano verso il porto dove ad attenderle vi è
una galea pronta a salpare per raggiungere le rive dell’India:
- Stiamo imbarcando gl’ultimi barili … - si introduce
il capitano della nave vedendo sopraggiungere le due guerriere –
Tra poco potrete imbarcarvi. -
- Ti ringrazio – risponde il bardo mentre passa una mano tra
una ciocca di capelli per scostarla dalla fronte.
Xena osserva la sua compagna per qualche istante per poi volgere lo
sguardo al sole arricciando gli occhi offesi dai forti raggi di luce:
- Sei bellissima … - è il commento della principessa
guerriera.
- Non credo proprio … - risponde con un velo di imbarazzo Olimpia
– Ho dormito poco questa notte devo avere un viso spaventoso!
-
- Ti sbagli … metti in ombra il disco di Apollo con tutto il
tuo splendore. -
Le labbra di Olimpia si allungano in un dolce sorriso e mentre incontra
lo sguardo di Xena, la mora di avvicina a lei per donarle un bacio:
- Ti amo … -
- Anch’io … - risponde il bardo cercando di nuovo gli
occhi cristallini della sua compagna, per poi dar vita ad un nuovo
bacio carico di passione.
- Xena!!! … Olimpia!!! Anche voi qui!! -
Ad interrompere questo momento di effusione vi è l’intromissione
di una voce maschile, giovane ed entusiasta. Le due donne volgono
lo sguardo in direzione delle voce e vedono a pochi centimetri da
loro un ragazzo che le osserva con un grande sorriso dipinto in volto:
- Fillide!! Che ci fai qui?? – domanda Olimpia con tono scocciato
mascherato da finta gioia.
- Come sarebbe cosa ci faccio qui!! Ma è naturale!! Io sono
un grande guerriero e vado sempre dove c’è bisogno di
me! -
A questa esclamazione Xena si lascia sfuggire una lieve risata canzonatrice
mentre Fillide non curante continua a parlare:
- E voi amiche mie che ci fate qui? -
- Stiamo partendo … andiamo in India – risponde la guerriera
dai capelli corvini.
- Davvero?? Che combinazione voluta dagli dei! Anch’io mi devo
imbarcare su questa galea! -
- E perché mai ti spingi tanto lontano da casa? -
- Te l’ho già detto Xena … io sono un grande guerriero
e qui in Grecia non ci sono più condottieri alla mia altezza
che vale la pena sfidare … un giorno in una taverna un uomo
mi ha parlato dell’India e sono rimasto incantato dalla descrizione
di questa terra meravigliosa, così mi sono detto “Se
è un posto così diverso dal mio, forse troverò
qualche guerriero in gamba da poter sfidare!” capisci? -
- Certo … - risponde Xena con assoluta mancanza di convinzione.
- E voi invece? -
- Andiamo a trovare mia figlia, Evi.-
- Che bello!! Ero già eccitato per questo viaggio, ma ora che
ho trovato voi qui sono ancora più contento … desideravo
da tempo vivere una nuova avventura con voi! -
Il giovane, trasportato dall’entusiasmo, si fa incontro alle
due guerriere avvolgendo entrambe in un caloroso abbraccio. Al contrario
Xena e Olimpia si osservano a vicenda con sguardo sconvolto mentre
cercano di divincolarsi dall’effusione del figlio illegittimo
di Corilo:
- Va bene Fillide, basta così! – esclama Olimpia.
- Che bel viaggio che ci aspetta! – commenta Xena volgendo gli
occhi al cielo.
Fillide prende la sacca che aveva posato a terra e portandola sulle
spalle, si avvia fischiettando alla rampa che conduce alla nave mentre
Olimpia lo segue con gli occhi e la sua espressione si fa sempre più
rassegnata:
- Lo sai Xena … temo proprio che tu abbia ragione! -
CAPITOLO
II
Sono
già trascorsi due giorni dall’imbarco. La galea ha affiancato
le coste della Grecia per poi dirigersi a largo spinta dal vento figlio
di Eolo. I giorni si presentano sereni e caldi, il cielo limpido e azzurro
accoglie il sole che splende alto, abbracciando la cristallina superficie
del mare con i suoi possenti raggi calorosi e sfavillanti.
La nave solca le acque, una volta regno di Nettuno, frastagliandone
la superficie da cui si riesce a scorgere la vita di alcuni esseri marini:
branchi di salmoni fuggono veloci mentre i delfini accompagnano l’attraversata
della galea saltando gioiosamente fuori dall’acqua accanto alla
plancia dell’imbarcazione.
Xena siede su di un gradino del ponte affilando la lama della sua spada
con una pietra; con lei vi sono anche Olimpia e Fillide, entrambi appoggiati
alla murata della nave ad osservare l’oceano. Il bardo, sempre
combattuta dai suoi malesseri, fissa con attenzione l’orizzonte
cercando distrazione e serenità mentre il figlio illegittimo
di Corilo legge incuriosito una sua pergamena desideroso di conoscere
le leggendarie imprese del padre:
- Olimpia, non capisco… in questo tuo racconto mio padre sembra
un idiota… -
- A cosa ti riferisci? -
- In questo passaggio tu descrivi mio padre come un guerriero goffo
e impaurito … ma dagli scritti che ho letto lui non era così!
-
- Di quali scritti parli? -
- Dei suoi naturalmente! Me li ha fatti leggere mia madre. Lei quando
ero bambino per farmi addormentare ogni sera mi raccontava un avventura
di Corilo: il più grande guerriero che la Grecia abbia mai conosciuto.
-
- Davvero? -
- Si! Non hai altre pergamene?? – domanda il giovane sbirciando
curioso nella bisaccia del bardo – Voglio leggere altri racconti
sulle sue gesta eroiche! -
- Fillide … - lo richiama la bionda guerriera togliendogli dalle
mani la sacca – Corilo era un vero eroe, ma non perché
fosse stato un grande guerriero, ma perché aveva un animo generoso
e nobile. -
- Questo fa onore alla sua memoria e ti ringrazio, ma ciò che
dici non è corretto: mio padre era il guerriero più forte
di tutti i tempi e io, sangue del suo sangue, voglio eguagliare la sua
fama … anzi, la supererò! Coraggio dammi la sacca voglio
leggere altre pergamene!! -
- Credo che per oggi tu abbia già letto abbastanza! – commenta
il bardo scocciata dai continui commenti del giovane che accompagnano
la sua lettura.
- Affatto! – esclama cocciuto Fillide strappando dalle mani di
Olimpia la bisaccia per poi prendere un nuovo manoscritto e iniziare
a leggere ad alta voce con entusiasmo.
- Dei dell’Olimpo! Non bastava la nausea, pure lui ci voleva…
ma che ho fatto di male! – esclama la donna volgendo gli occhi
al cielo in segno di sopportazione.
Xena osserva la compagna sorridendo per poi rinfoderare la spada ed
avvicinarsi in suo aiuto:
- Fillide, perché non vai sottocoperta a leggere? Ti troverai
più comodo steso sul tuo giaciglio… -
- Ti ringrazio Xena ma preferisco restare qui a far compagnia ad Olimpia
commentando con lei questi splendidi racconti! -
L’ingenuità della sua risposta viene controbattuta da uno
sguardo contrariato di Xena che da chiara indicazione al giovane di
seguire le sue istruzioni:
- Ripensandoci … forse hai ragione tu Xena, sottocoperta potrò
trovare un po’ di refrigerio dal calore del sole… -
Il giovane fissa lo sguardo severo della guerriera per un altro istante
deglutendo più volte quasi impaurito per poi afferrare le pergamene
e correre a rifugiarsi nella sua cabina come un fanciullo che si nasconde
dalla madre dopo aver combinato una marachella:
- Grazie! – esclama Olimpia tirando un lungo respiro di sollievo.
- Mi stava facendo impazzire! -
- Si, me ne sono accorta – risponde premurosa Xena accarezzando
i capelli della compagna. – Come ti senti? –
- Come sempre quando sono a bordo di una galea … -
- Mi dispiace – commenta nuovamente la donna dai capelli corvini
cingendo Olimpia per la vita.
I corpi delle due donne si avvicinano in un caloroso abbraccio che viene
accompagnato da un bacio che Xena decide di donare alla sua compagna,
che risponde a questo gesto con altrettanto trasporto lasciando che
la sua lingua inizi un delicato gioco nella bocca della principessa
guerriera. Mentre l’effusione si consuma il loro sguardi si fondono
per un istante e le loro mani iniziano a percorrere curiosamente i lineamenti
dei loro corpi:
- Porta pazienza, mancano solo tre giorni all’arrivo. –
la conforta Xena appoggiando la fronte su quella del bardo.
- Va bene. – risponde la donna dondolando la testa per lasciare
che la punta del suo naso accarezzi quello della compagna. - Avrei proprio
bisogno di una bella vacanza. – commenta Olimpia tirando un lungo
respiro.
- Ora pensiamo a passare qualche giorno da Evi, poi ti prometto che
ti lascerò scegliere la nostra prossima meta dove passare qualche
giorno di riposo assoluto.-
- Come se non ti conoscessi abbastanza… non so quante volte ti
ho sentito pronunciare queste parole, ma poi va sempre a finire che
succede qualcosa che esige l’aiuto della “leggendaria principessa
guerriera”! – risponde Olimpia con tono scherzoso.
Xena osserva il bardo fingendosi contrariata e raccogliendo la sua provocazione
risponde con un smorfia che fa rassomigliare per un istante la sua espressione
a quella di una fanciulla:
- Scommettiamo che questa volta ti lascerò fare la vacanza che
desideri? -
- Ci sto… uhm, vediamo… se ho ragione io raccoglierai la
legna e cucinerai per una luna … -
- Una luna??? Ma stai scherzando?! E’ troppo! – la interrompe
la principessa guerriera.
- Se invece avrai ragione tu mi occuperò dei cavalli per lo stesso
numero di giorni. – conclude la bionda non curante della precedente
esclamazione di Xena che resta a fissarla pensierosa per qualche secondo
passando una mano sotto al mento mentre decide cosa fare:
- Ci sto! -
Ancora
una volta al tramonto il chiarore del giorno si spegne nel momento in
cui il sole si dissolve dietro l’orizzonte. Mentre la notte cala
avvolgendo l’ambiente circostante di tenebre, un forte vento porta
con se grandi nuvoloni che si stagliano poderosi nel manto stellato
oscurando velocemente la luna e la sua pallida luce.
- Stiamo andando in contro ad una tempesta … - commenta il capitano
della galea osservando con preoccupazione l’orizzonte da cui si
intravedono nitidi fulmini scaturiti dalle masse nuvolose che si fanno
sempre più vicine.
- Sarà meglio mantenere la rotta – suggerisce Xena affiancando
l’uomo al comando del timone.
- Si, credo che tu abbia ragione. -
La principessa guerriera si congeda dalla postazione sorridendo al suo
interlocutore per poi avvicinarsi ad Olimpia che, seduta vicino all’albero
maestro, è intenta a tagliare una mela. Xena si inginocchia di
fronte al bardo che vedendola sopraggiungere le porge una fetta del
frutto dalla buccia rossa ricevendo in cambio una dolce carezza sulle
spalle:
- Quella tempesta ci sta venendo incontro vero? – domanda Olimpia
seppur consapevole della risposta della compagna.
- Temo proprio di si, ma non preoccuparti … è una galea
robusta, continueremo l’attraversata senza grandi difficoltà.
-
Detto questo la mora dai capelli corvini si rialza e si dirige verso
la punta della nave per poi appoggiarsi al muretto lasciando che il
suo sguardo si perda ad osservare i dintorni. Dopo qualche minuto Olimpia
si alza e si avvicina alla principessa guerriera ancora intenta a scrutare
l’orizzonte che appare confuso dall’oscurità della
notte:
- Cosa guardi con tanta attenzione? – domanda il bardo accarezzando
più volte la schiena di Xena.
La guerriera risponde alla domanda rivoltale facendo segno ad Olimpia
di fare silenzio ponendo un dito sulle sue labbra. Dopo un istante Xena
chiude gli occhi e si pone attentamente all’ascolto dei suoni
circostanti, mentre il bardo la osserva con crescente preoccupazione:
- Qualcosa non va? -
- Mi sembra di udire il suono di un’altra nave che si avvicina…
-
Olimpia pone attenzione all’orizzonte senza però scorgere
nulla:
- Io non vedo niente, ti sarai sbagliata. -
Xena volge lo sguardo verso Olimpia con espressione poco convinta mentre
il bardo riprende parola con tono premuroso:
- Dovresti andare a riposare un po’… -
- Si, forse hai ragione… tu non vieni? -
- Si, prendo un'altra boccata d’aria e poi ti raggiungo. -
Xena sorride alla bionda guerriera per poi volgere le spalle intenta
a congedarsi quando uno scorcio avvertito con la coda dell’occhio
richiama la sua attenzione facendole osservare ancora una volta in direzione
dei suoni che le era parso di udire in precedenza: una piccola luce
si intravede risollevata di qualche metro dalla superficie del mare.
Olimpia segue lo sguardo di Xena e notando il piccolo bagliore domanda:
- Che cos’è? Sembra una torcia… -
Xena resta immobile senza esprimere la sua opinione lasciando trascorrere
altri secondi come in attesa di aver maggiore conferma dei suoi sospetti.
Ad un tratto si accende un'altra piccola luce seguita poi da altre che
col passare dei secondi compaiono facendosi sempre più numerose
rafforzando la perplessità Olimpia:
- Sono frecce! Frecce dalla punta infuocata! – osserva senza più
dubbi la principessa guerriera.
- Predoni dei mari? – domanda nuovamente Olimpia con voce leggermente
preoccupata.
- La galea è troppo piccola per essere romana… - commenta
Xena riuscendo a scorgere la sagoma dell’imbarcazione –
Devono essere per forza predoni. -
- Si stanno avvicinando velocemente… – continua il bardo.
- Capitano! – grida la principessa guerriera correndo verso il
suo interlocutore – Una galea di predoni ci sta puntando! -
L’uomo si volta di scatto ad osservare la direzione indicatagli
dalla principessa guerriera:
- Accidenti! Com’è vicina! -
- Dobbiamo cambiare rotta! – suggerisce il marinaio che sta accanto
al capitano.
- No, sarebbe un grave sbaglio! – si introduce Xena – La
tempesta è sempre più vicina e la corrente è troppo
forte… -
- Si, ma così lasceremo che loro accostino! – ribatte contrariato
il marinaio.
- E’ inevitabile! La nostra è una galea mercantile…
è troppo carica e pesante! Se si stanno avvicinando così
rapidamente lo dobbiamo a questo, saranno sempre più veloci di
noi, anche nelle manovre… non ci resta altro da fare che batterci!
-
Il capitano dell’imbarcazione resta per qualche istante in silenzio
a considerare sul da farsi e prendere la decisione più responsabile
per fronteggiare questa minaccia senza mettere a repentaglio la vita
del suo equipaggio:
- Xena ha ragione… - sentenzia alla fine l’uomo di mare
– Cosa suggerisci di fare? -
- Quella galea ci sta recuperando con troppa velocità…
sfruttiamo gl’ultimi minuti che abbiamo a disposizione per prepararci
alla lotta. Sveglia tutti gli uomini e ordina loro di armarsi. Un gruppo
deve posizionarsi sul ponte, un altro deve restare sottocoperta pronto
ad intervenire al mio ordine. -
- Perché non farli uscire tutti subito? Avremo più uomini
per fronteggiare l’abbordaggio… -
- Il ponte diverrebbe troppo affollato e questo renderebbe più
arduo il movimento in battaglia… -
- Non ci avevo pensato… -
- Coloro che verranno sul ponte devono armarsi di paramenti, qualunque
oggetto che possa fare da scudo deve essere impiegato… tra poco
oltre ad acqua e fulmini avremo di fronte una pioggia di frecce! -
- Si, Xena! -
di
Darkamy
stampa
il racconto
|