episodio n. 11
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Dal di fuori della stanza, gli altri tre, ai quali si era aggiunto Wilbur, stavano aspettando, ma a quella manifestazione così palesemente esasperata dell’immenso dolore che stava provando Xena in quel momento, si guardarono in faccia, capendo che ormai era finita e che Olimpia li aveva lasciati. Beawolf con lo sguardo perso nel vuoto disse: <E’ tutta colpa mia! Non avrei dovuto lasciarle fare quella pazzia…> <Smettila Beawolf! Non è colpa di nessuno! Nessuno al di fuori di Bradl!> lo ammonì Wilbur. Grinilde altrettanto addolorata disse: <Il ragazzo ha ragione Beawolf. Non potevamo prevedere che andasse a finire così. Ancora una volta la battaglia contro un mostro nelle nostre terre, porta Xena a perdere la cosa che aveva di più cara a questo mondo, e sinceramente, dubito che abbia ancora poi tanta voglia di aiutarci! Ma non la si può biasimare!> Brunilde era fissa con lo sguardo in un punto indefinito della stanza, ascoltava i due parlare, ma non risuciva a sua volta a proferire parola. Grinilde le poggiò una mano sulla spalla e disse: <Come ti senti?> Brunilde si spostò da quel tocco e disse con una tale durezza: <Vado a prepararmi: Scenderò con le altre valchirie per prendermi le spoglie mortali di Olimpia e riportarle su nel Walallah!> <Sinceramente, ti dico che forse non potrai avere Olimpia neppure da morta Brunilde, sicuramente Xena vorrà riportarla in Grecia. Potrebbe tornare a Potidea, nel sepolcreto dei suoi genitori; potrebbe essere sepolta come amazzone; potrebbe, come è probabile che accada, essere sepolta ad Anfipoli, nel sepolcreto della famiglia di Xena, quindi credo che Xena non ci permetterà assolutamente di tenerla con noi, nel Paradiso degli Eroi!
E credo che Olimpia non abbia bisogno di stare nel nostro Walalah, nel quale sarebbe sicuramente senza Xena!> la rimproverò Grinilde. Brunilde, incurante dell’osservazione fatta da Grinilde, suo diretto superiore continuò: <Eh no! Stavolta faccio a modo mio: Vado e ritornerò per gli onori funebri della mia amica!> e sparì alla velocità della luce.
Beawolf e Grinilde si guardarono rassegnati: <Non si rassegnerà mai ad accettare quale sia la natura del rapporto di Xena e Olimpia! Loro sono inscindibili anche dopo la morte!> le disse Beawolf. Grinilde annuì e poi aggiunse: <Dobbiamo stare molto vicini a Xena, ora più che mai!>


CAPITOLOLO 7

Beawolf, Grinilde e Wilbur udirono il cigolio della porta che si stava aprendo dietro di loro. Capirono che tra breve, la Principessa Guerriera li avrebbe raggiunti, ed assunsero un atteggiamento più composto e il meno possibile commiserante.
La guerriera infatti, uscì dalla stanza con gli occhi colmi di lacrime, farfugliando parole quasi incomprensibili, tanto che era sotto shock, ma una frase sembrò giungere netta alle orecchie dei tre: <Olimpia ti vendicherò!> Cercarono di richiamare ripetutamente a loro, l’attenzione della guerriera, ma fu tutto inutile, pareva non ascoltarli assolutamente! Xena si allontanò subito piangendo, aprendosi un varco tra i presenti, senza rivolger loro neppure una parola; si stava recando alle stalle, forse avrebbe preso Argo II e chissà dove sarebbe andata a sfogarsi, come faceva di solito.
Appena Xena fu sparita dalla loro vista, i tre entrarono nella stanza per far visita alla defunta.

Pioveva a dirotto nello scorcio di gelida notte scandinava; tra qualche ora sarebbe giunta l’alba, e le tenebre avrebbero abbandonato il cuore e la vista di Xena, ma non l’avrebbe abbandonata la terribile disperazione che provava in quei momenti. Ad una inverosimile velocità, Xena spingeva il suo cavallo tra boschi e colline, lontano, più lontano che poteva, doveva correre, scaricarsi, sfogarsi fino a che il sonno non l’avrebbe avvolta nella sua coltre, con l’illusione che l’indomani avrebbe saputo vivere un po’ meglio senza Olimpia; ma la verità era che con Olimpia, anche una parte di Xena era morta: la migliore! Quella che era capace di slanci di generosità eccezionali, quella capace di comprendere, aiutare, e saper perdonare…
Poi il suo pensiero andò ad Evi: come avrebbe fatto a dirle che la sua cara Olimpia non c’era più?
Ora capiva finalmente, per la prima volta, tutto quello che aveva provato Olimpia, quando lei era morta ad Higuchi, a differenza che lei alla fine era riuscita a ritornare da Olimpia, ma Olimpia? Chissà se riuscirà a ritornare mai da lei…
Arrivò nella stessa radura in cui, non molto tempo fa, si era fermata a riflettere, nella stessa radura in cui parlò con Odino, accese un focolare, si mise a sedere in riva al torrente e cominciò a gettarvisi dentro piccole pietruzze, osservando le increspature così torbide che riflettevano la notte nel bosco. La luna rischiarava il cielo, Xena alzò lo sguardo e pensò: <Quante volte ci siamo fermate a guardarti insieme? Quante volte prima di dormire gettavamo un occhiata in su per vedere di che forma eri?> E in un momento, come un flashback, le passarono davanti tutte le immagini più belle, della sua vita con Olimpia, da quando la prese con se, fino a quando litigarono a causa di Brunilde qualche ora prima. All’improvviso non riuscì a trattenere più le lacrime, che come un fiume in piena ruppero la sua diga emotiva, traboccandole dagli occhi.. <Olimpia, sto tanto male senza di te, sento un vuoto incolmabile, un’ansia opprimente…cosa ne sarà adesso di me, se non ci sarai più tu a prenderti cura di me? Tra un minuto sarà gia domani, ma domani sarà tutto uguale lontano da te…>
Stette qualche attimo in silenzio, e nella sua mente tornò l’eco della vendetta, lo ascoltò attentamente, si lasciò cullare da quell’idea di massacrare l’uccisore dell’amica, e poi si alzò di scatto: <Odino! Odinooo! Re degli Asi, mi senti? Ti sto chiamando. Avevi formulato un accordo fra di noi, un accordo che aveva bisogno solo della mia approvazione! Beh, sai qual è la mia risposta? Da adesso hai la mia approvazione! Perciò fa presto, sbrigati con quella spada, che prima uccidiamo Bradl, prima posso indossare il lutto e ritirarmi per tutta la vita dai campi di battaglia!> poi sospirò sommessamente: <…Come avrebbe voluto lei…> E si abbandonò di nuovo al pensiero della sua compagna.
Il re degli Asi comparve sul suo bruno destriero, piombando giù dal cielo in tutta la sua regalità. Si fermò proprio dinnanzi alla principessa guerriera e scese da cavallo. Odino poteva scorgere nel cuore e negli occhi di Xena, il dolore per aver perso la cosa per lei più cara al mondo, e ne era davvero amareggiato; così inaspettatamente si avvicinò alla guerriera e la abbracciò, sciogliendo in quell’abbraccio tutto l’astio e l’attrito che avevano entrambi tenuto da parte per l’altro, in quegli anni. Odino sussurrò a Xena: <Xena… so tutto! Mi dispiace! E’ stata una gravissima perdita per tutti noi; molti di noi erano legati alla tua amica da un vincolo di profondo e sincero affetto, tu in primo luogo…ma devi essere forte!> <Odino, apprezzo le tue parole, ma risparmia il fiato per i convenevoli, e usalo per accelerare i tempi! Forgia quella spada, che al resto penso io!> Xena sollevò gli occhi e li fissò in quelli di Odino. Il re si accorse che erano all’improvviso diventati pieni di ira e di desiderio di vendetta.
Odino parlò con impeto: <La spada è qui!> e mostrò un fodero tempestato di smeraldi, a Xena quel colore fece venire in mente i suoi personali smeraldi che la fissavano sempre, in ogni momento della giornata: gli occhi di Olimpia. Ma fu un pensiero che scacciò subito dalla testa. <Bene!> disse Xena: <Odino, qual è il piano che avevi in mente? E’ il momento di attuarlo!> <Beawolf e il suo esercito dovranno marciare verso il passo del Turpaj, ed attendere lì Bradl, che attirato dalle mie valchirie in un’imboscata, si dirigerà sicuramente verso di loro. Tu aspetterai lì con Beawolf ed ingaggerete una battaglia, nella quale tu avrai una sola occasione per uccidere Bradl, e bada che se sbagli è lui ad uccidere te! Io assisterò anche se impotente, alla battaglia, in fondo siete pur sempre il mio popolo…> <Tu non ti preoccupare. Bradl sarà morto ancora prima che si possa accorgere che l’ ho colpito!> affermò Xena sfoderando la spada dal fodero che la custodiva e facendola roteare più volte sulla sua testa: <Gran bella spada!> affermò compiaciuta. Poi continuò: <Allora? Quando si va?> Odino le disse: <Xena, stai dimenticando un piccolo particolare…> <Ah si? E quale?> Odino tirò fuori una mela dorata che gettò contro Xena, la guerriera la prese al volo e con determinazione cominciò a darle il primo morso, poi il secondo. Odino allarmato disse: <Xena! Solo mezza, ricorda!!>
<Si, si..> concluse frettolosa Xena, che dopo mezza mela si sentì contorcere, pervadersi di un piacere immenso, ed anche una lieve sensazione di pace le alleviava il dolore della scomparsa così angosciante dell’amica, poi disse: <Lo sento Odino! Sono pronta!> <Si, lo noto…> disse perplesso sulla decisione che aveva preso Odino, poi il re degli Asi, invitò Xena a tornare al castello e ad informare gli amici dei suoi piani.

L’alba scandinava illuminava di arancione tutti gli oggetti che lambiva, la rugiada sulle foglie cadeva per terra e si frangeva nelle pozze d’acqua accumulatesi dalla sera precedente. Tutto era calmo, estremamente quieto, ma quella era la classica quiete che portava imminente l’annuncio di una irrimandabile battaglia.
Al passo del Turpaj tutto era pronto per l’ennesima, e forse l’ultima battaglia contro Bradl. Beawolf, Wilbur e quei dieci uomini che Odino chiamava esercito erano tutti schierati in prima linea, pronti a difendere la vita della loro gente. C’erano tutti, tranne una persona: Xena. Prima che i presenti cominciassero a chiedersi dove fosse finita la principessa guerriera, comparve fra loro; Beawolf e Wilbur notarono subito che aveva al collo il ciondolo che fino a poco tempo fa era appartenuto ad Olimpia, e capirono che prima della battaglia Xena era stata da lei.
Xena raggiunse i suoi dietro la rudimentale trincea che si erano creati, ed aspettava in religioso silenzio che le valchirie conducessero Bradl da loro.
Non dovettero aspettare molto per la verità, perché in lontananza si cominciarono ad udire urla di battaglia e schiamazzi di vario genere, accompagnati del cupo verso del mostro. <Tutti ai posti di combattimento: Stanno arrivando! State attenti amici, combattete più che potete, ma non fatevi colpire!> disse imperativa Xena. Poi parlò Beawolf: <Amici, qualunque cosa accada, sappiate che oggi noi siamo chiamati a combattere per la salvezza del popolo Geato. Non importa quanti siano i codardi rimasti a casa. Non importa quanti siano i contadini che non si sono voluti arruolare. Oggi importa solo che noi vinciamo a tutti i costi! Per tutte quelle persone già morte nel tentativo di contrastare Bradl, per Olimpia in particolar modo, per tutti i bambini ramasti orfani e le donne vedove, combattiamo uniti, e insieme vinceremo per il popolo Geato!> Wilbur allora incalzò urlando: <Per il popolo Geato!> E tutti risposero in coro: <Per il popolo Geato!> alzando le spade, mentre già le valchirie erano visibili all’orizzonte. Prima di combattere, Xena si rilassò un attimo, prese il ciondolo della compagna tra le mani e lo strinse forte al petto: <Olimpia, dammi tu la forza di contrastare Bradl. Dammi tu la forza di ucciderlo!Sai che non può rimanere in vita. Ridurrebbe tutti come ha ridotto te, piccola amica mia! Stammi vicina e sostienimi nella battaglia!Ti voglio bene!>
Era giunto il momento: le valchirie erano arrivate da loro portando anche il mostro, tutto, per adesso, stava andando secondo il piano di Odino.
Dalle trincee dietro le quali erano nascosti, le valchirie sentirono chiaramente: <All’attacco!!> e tutti i guerrieri uscirono a combattere, mentre le donne valorose tirarono un sospiro di sollievo.
Ognuno cercava come poteva di sfinire Bradl, che si ritrovava a dover combattere contro quattro valchirie tra cui Brunilde e Grinilde, contro i dieci uomini di Beawolf, il re dei Geati e il suo compagno Wilbur, mentre Xena aspettava paziente il momento giusto per vendicarsi e scagliare il colpo di grazia al mostro. Il mostro, con una furia sovrumana, cominciò con l’abbattere i primi tre guerrieri, scaraventandoli con un colpo di coda circa 100 metri più in là, facendo finire la loro corsa contro un albero, poi uccise una delle quattro valchirie trafiggendola con i suoi artigli.
Nonostante le gravi perdite, la battaglia continuava. Ognuno cercava di stancare e sfinire Bradl come poteva, anche se ormai i segni della lotta cominciavano a manifestarsi sui corpi feriti di quelle persone. Anche Bradl era sfinito, ed aveva bisogno di sangue umano per trovare le energie, così, facendosi largo tra i combattenti, e scaraventandoli fuori dalla mischia si avvicinò ad altri due soldati ai quali diede un morso, e staccandogli le braccia morirono dissanguati. Alla vista di quell’orrore, altri due soldati dell’ “esercito” di Beawolf corsero a cercare riparo tra i cespugli degli alberi, avevano troppa paura per continuare a combattere. Wilbur li richiamò: <Venite qui! Dove andate disertori della patria? Tornate a combattere per i Geati!> e non si accorse di essere troppo esposto a Bradl, che in un attimo lo ferì di striscio ad un braccio. Subito Brunilde e Grinilde si gettarono contro il mostro, ma furono ferite ad una gamba, e scaraventate in aria. Il mostro, stava mettendo alle strette Wilbur, che sembrava però difendersi con molto onore, nonostante tutto, il ragazzo era troppo inesperto per avere a che fare con mostri specialmente di quelle dimensioni. Xena osservava la scena e si sentiva spingere da una mano invisibile verso la battaglia, un alito di vento spirò intorno a lei, che sembrava le stesse dicendo: <Xena, aiuta Wilbur, lascia perdere il momento propizio per la vendetta!> Quella voce nel vento le suonò così familiare che pensò: <Olimpia: sei tu?> Non ebbe neppure tempo di realizzare che Olimpia la stava mettendo ancora una volta sulla retta via, che subito si accorse che Beawolf era accorso in difesa di Wilbur, il quale leggermente ferito, si era messo da parte per lasciar combattere il suo re. Brunilde e Grinilde erano al suolo prive di conoscenza, e solo un’ altro soldato e un’altra valchiria, rimasta ancora a combattere, ma che era ormai evidente che fosse stremata, così come il soldato. Xena lanciò il suo urlo di battaglia: <Shiiiiih! E si gettò con uno dei suoi salti mortali nella mischia. Subito il guerriero e la valchiria cedettero stremati, ora erano solo Beawolf e Xena a combattere fianco a fianco per la loro salvezza e la salvezza del popolo scandinavo. Fu una lotta all’ultimo sangue, una lotta “titanica” tra i due guerrieri, ed il mostro che stava per avere la meglio su di loro. Improvvisamente, notando la mano di Bradl, Xena urlò a Beawolf: <Guarda! Brunilde gli ha tolto due dita! Aveva ragione!> <Si, ma se non ci sbrighiamo lui toglierà a noi le braccia!> ironizzò Beawolf.
Ad un certo punto, Beawolf si voltò all’indietro per vedere come stesse Wilbur, e quella distrazione gli fu fatale. Il mostro affondò i suoi artigli dietro le spalle larghe del guerriero, mettendolo subito ko. Xena osservò la scena ed urlò: <Noooo!> Poi menò un fendente con la spada datagli da Odino e staccò l’artiglio del mostro che tuttavia rimase conficcato nella schiena del guerriero che adesso giaceva a terra. Wilbur gli corse incontro, cercando di togliere quell’artiglio della schiena del re, e di portargli soccorso. Xena a sua volta, era l’unica che aveva impegnato la lotta con Bradl. <Ciao Xena!> Gli disse il mostro <Da quanto tempo non ci vediamo? Hai visto che bei tatuaggi ho fatto alla tua piccola amica?> e la ferì ad un braccio. Xena si manteneva il braccio, per evitare la copiosa fuoriuscita di sangue. Il mostro incalzò: <E’ già morta? Quanto tempo ha impiegato a morire? Oh, credo non molto, considerato che il sai le aveva squarciato praticamente il fegato!> e fece un ghigno malefico. Xena in serie difficoltà, chiuse gli occhi e ripensò alla sua amica sul letto di morte. Quanto aveva dovuto soffrire Olimpia a combattere contro quella bestia immonda. <Brutta bestia! La prima cosa che ti mutilerò è la lingua. Non so se sia più tagliente la tua lingua o i tuoi artigli!> gli abbaiò contro Xena. Il mostro, allora stufatosi disse: <Ne ho abbastanza di questo giochino. Mi sto stancando e ti voglio uccidere, come ho fatto con la tua piccola Olimpia! Sai, mi sono divertita a morte a torturarla!> <Sei solo una bastarda Hilda! Sei sempre stata la più subdola delle tre Figlie del Reno! Anche quando vi restituii l’oro del Reno sottratto a Grindl, tu guardasti me e la mia compagna, con una tale gelosia, che mi venne il voltastomaco!> <Tu! Tu non ti sei mai degnata di starmi a sentire, ti offrii la possibilità di diventare come noi Figlie del Reno, a patto però che non mi avresti mai lasciata, e tu rifiutasti… Tempo dopo scopro che ti eri impegnata con una biondina che non aveva ne arte ne parte! Olimpia: Quanto era sciocca quella donna!> <Non parlare così di lei!> Tuonò Xena <Si vede che siete anime gemelle, sai, anche lei mi ha detto la stessa cosa di te!> Gli occhi di Xena, a quell’affermazione si accesero di nuovo di tutto l’amore che provava per quella donna, la sua Olimpia, e mise in affondo un fendente allo stomaco di Bradl. Il mostro per tutta risposta fece un verso spaventoso, e prese Xena per il collo, stringendo sempre più la presa e sogghignando. <Vuoi vedere come è morta la tua amica?> E per un momento, Bradl fece rivivere a Xena, tutti i tormenti subiti da Olimpia; ferendo Xena esattamente negli stessi posti.
Xena piangeva disperata soprattutto ora che aveva visto quale fosse stata l’entità della battaglia che aveva portato alla morte di Olimpia, e quasi senza forza cercò di usare per l’ultima volta la spada di Odino. Si ricordò che il re le disse che aveva una sola occasione per colpire mortalmente Bradl, ma quell’occasione sembrava sfumare sempre più. Le forze la stavano abbandonando mentre Bradl stringeva ancora di più la presa alla sua gola. Xena cominciò a tossire, vedeva sfocato, e non riusciva a prendere la mira. Improvvisamente, quasi per magia, sentì il mostro gemere, segno che era stato colpito alle spalle da qualcuno, e Bradl allentò la presa intorno al suo collo. Xena fu libera, e notò chiaramente, mentre Bradl si contorceva su se stesso, che le armi che lo avevano colpito alla schiena, erano dei sais a lei ben noti, ma non fu nessuno dei presenti che si erano ripresi in quegli attimi di panico, a lanciare quelle armi. Con un sorriso Xena disse: <Olimpia! Ora ne sono sicura, so che mi stai vicina, e che mi stai sostenendo in questa difficile lotta!> Così dicendo prese la spada cadutale in terra, e mentre il mostro si contorceva ancora su se stesso, Xena si avventò su di lui e menò un fendente dalla potenza tale da dividere il mostro a metà per tutta la sua lunghezza. <E’ finita Bradl! Ho vinto io!> Urlò Xena al mostro morente che si accasciava al suolo con un sordo tonfo. Il mostro chiuse gli occhi e morì. Xena gettò la spada in terra e alzò lo sguardo al cielo: <Grazie Olimpia, ancora una volta sei stata tu la mia forza!> Poi accorse da Beawolf che nel frattempo fu raggiunto anche da Brunilde e Grinilde. <Xe…na…Sento le forze venirmi meno…> sussurrò con un filo di voce Beawolf. Xena si inginocchiò vicino a lui al lato opposto di Wilbur che ormai affranto non aveva più la forza di sperare, e disse: <Mi rendo conto amico mio, capisco! Stai tranquillo ci siamo noi qui con te!> Beawolf chiuse gli occhi e perdendo la cognizione del tempo, dello spazio e di chi gli stava intorno, aprendoli gli parve di vedere in Xena, il volto di Olimpia; il re lo prese tra le mani e disse: <Olimpia, non c’è visione più angelica e celestiale di te…Ti ho sempre amata, fin dall’inizio che ti ho conosciuta…> Xena aveva capito che all’amico restavano ormai gli ultimi attimi, e che stava perdendo il senno dal dolore, e cominciò a lacrimare, rispondendo però come se ella stessa fosse Olimpia: <Lo so Beawolf che eri innamorato di me…Anche io ti voglio molto bene…> <Già perché non mi ami….tu ami…Ahhh> Xena lo pregò di risparmiare le sue ultime forze. Poi con l’ultimo filo di voce prima di perire Beawolf disse: <Io non ho discendenti, e dopo la mia morte, il mio trono sarà destinato a perire con la mia dinastia e il mio nome… Per questo voglio affidare il mio regno all’unica persona che mi sia stata sempre accanto in tutta la mia vita; voglio che il giovane Wilbur diventi l’erede al trono dei Geati: L’ultimo dei Geati! Per favore Wilbur, accetta il mio dono come ricompensa ad una vita spesa con dedizione a me…E con molta fatica si tolse il suo pendaglio simbolo di sovranità e lo mise al collo di Wilbur. <Da oggi in poi, tu sarai Wilbur I erede al Trono dei Geati, nominato tale con diritto di elezione, dal re Beawolf II in punto di morte!> Disse Beawolf proclamando Wilbur nuovo re, poi si rivolse a Xena: <Raccogli il mio testamento e fa che tutti accettino questa mia decisione!> ciò detto morì. Il dolore di tutti i presenti fu straziante, anche Odino scese dal Walallah per partecipare con affranto a quegli avvenimenti. Il cielo fattosi cupo di nuovo, cominciò ancora a far cadere goccioloni di pioggia.
Tutti, ora che la battaglia era conclusa, erano di nuovo più sereni, e col dolore nel cuore potevano celebrare con tranquillità, il lutto per i propri amici.

Xena tornò nel palazzo, solo per prendere la salma dell’amica e deporla su una barella da viaggio che aveva fatto appositamente per lei. Era decisa a seppellire Olimpia nel sepolcreto di famiglia, accanto alla madre e al fratello: le persone più importanti della sua vita.
Mentre pioveva a dirotto, imbracò dunque la slitta sulla sella di Argo II, che per qualche giorno di cammino avrebbe dovuto trascinarsela dietro, ma il vecchio caro buon amico di Xena, non avanzò obiezione alcuna, anzi, sembrava che fosse d’accordo anch’egli. Xena prese anche il cavallo bruno della sua amica e lo imbrigliò insieme ad Argo; avrebbero fatto certamente meno fatica in due, a portare quella lettiga.
Salutò con la morte nel cuore re Wilbur e quel paese, e si apprestò a fare un viaggio lungo e tormentato.
Le faceva uno stranissimo effetto, sapere che in quel posto ci era andata con Olimpia, ed essere consapevole poi, che Olimpia non avrebbe mai più rimesso piede da viva in Grecia, nella sua adorata Grecia…Tutto le pareva diverso, in bianco e nero da quando non era più Olimpia al suo fianco, e provava una terribile nostalgia della sua compagna di tante avventure, della persona che per tanti e tanti anni aveva diviso con lei tutto quello che la vita le offriva, e così pensando si disse: <Non ho più voglia di fare la guerriera, non se non ho più la mia Olimpia al mio fianco… tutto il bene, la generosità, il coraggio che avevo, erano ispirati da lei, era lei, la mia fonte di eterna ispirazione…Non potrò mai rassegnarmi ad una vita senza lei..mai! Piuttosto preferirei la morte, ad una vita senza la mia compagna…Evi, nostra figlia, è lontana, e non potrò certamente trovare consolazione in lei…Quanto mi sembra tutto più difficile ora che non sei più qui…E’ solo ora che ho parole per te, parole che il mio cuore, la mia mente, ha sempre respinto; solo ora trovo il coraggio per dirti che io senza di te sono niente…passerà credo, però adesso sto male, perché ho perso la cosa più bella da stringere a me…>
La pioggia battente le bagnava i capelli, si rese conto di non poter proseguire, avrebbe dovuto trovare una caverna per la notte, così scese da cavallo, il suo primo pensiero andò ad Olimpia, cha aveva tutto il viso e i capelli bagnati; Xena, dimenticandosi che la sua amica era morta, prese due pesanti coperte di pelle e gliele poggiò addosso, si chinò dunque a baciarle la gelida fronte, poi si rese conto del suo enorme errore: <Come poteva un morto sentire freddo?> non fece neppure in tempo a riordinare i suoi pensieri, che un’improvvisa voce dal nulla, richiamò la sua attenzione: <I morti, in quanto tali non possono provare più alcun disagio ne fisico ne mentale!> Odino sbucò dal nulla, accompagnato da Grinilde e Brunilde. <Allora hai proprio deciso di riportarla a casa?> la interpellò Odino, indicando con un dito il corpo giacente di Olimpia. Poi intervenne Grinilde: <Hai idea di quanta strada dovrai fare con un cadavere?> Xena si avvicinò a loro con fare minaccioso: <Se siete venuti qui, per cercare di convincermi a rimanere il corpo di Olimpia in questo paese, nel vostro Paradiso, vi avviso che dovrete rinunciare alla vostra impresa: Olimpia è venuta con me, e viva o morta ritorna a casa con me, sono io che devo riportarla in Grecia. Non le interesserebbe il Walallah, non sarebbe giusto affidarla a voi…Dopo anni in cui ci siamo prese cura l’una dell’altra nella buona e nella cattiva sorte, non posso permettere che veniamo divise così. Io ho bisogno di avere una lapide, un sepolcro entro il quale giace il corpo della mia compagna, per andare a piangerci su ogni volta che sono triste!> E così dicendo, irruppe in un pianto disperato, le cui lacrime le solcavano il volto, mischiate alle gocce di pioggia. <Capisco cosa vuoi dire, ma non sono venuto per convincerti a lasciare le spoglie di Olimpia qui, bensì per ringraziarti del prezioso aiuto che ci hai dato! Grazie Grazie mille Xena. I regni scandinavi ed il Walallah sono liberi grazie a te ed al sacrificio della tua amica!> le parlò colmo di riconoscenza Odino. Xena sorrise amaramente, alzò le spalle e fece per andarsene. Brunilde la fermò: <Aspetta Xena, non andare subito via!> Grinilde aggiunse: <Odino deve chiederti una cosa!> Xena si voltò nuovamente ed inarcando il sopracciglio destro rispose: <Che cosa?> Odino si schiarì la voce e disse: <Visto che sei stata determinante per questa vittoria, e che hai dimostrato nonostante il tuo grave lutto, dedizione per il popolo scandinavo, ed inoltre, che per una volta non hai dettato condizioni come al solito tuo, ubbidendo e non mangiando tutta la mela, volevo ricompensarti chiedendoti se c’è qualcosa che desideri…> Xena sorrise di nuovo rattristata rispondendo: <Odino, ti ringrazio per la tua generosa offerta, ma l’unica cosa che voglio, temo che nessuno possa donarmela! E sai perché? Perché Olimpia è morta, morta! Ed io sto impazzendo dal dolore! Ho mostrato fedeltà al tuo popolo, perché sono legata da un sentimento di profonda amicizia con queste persone. Ecco tutto, ed ora se non ti spiace mi congedo!> Xena riprese il suo cammino, mentre Odino, Brunilde e Grinilde si misero a bisbigliare fra di loro.
Dopo qualche attimo, Grinilde richiamò Xena: <Ehi, Xena! Fermati un attimo per favore!> <Cos’altro c’è ancora?> E mentre si voltava, Odino le lanciò l’altra metà mela che aveva mangiato lei per acquistare il potere di uccidere mostri e divinità. L’espressione di Xena fu molto meravigliata quando prese la mela al volo. Odino le disse: <Sei disposta a tutto pur di riportare in vita Olimpia?> Gli occhi di Xena si illuminarono di una fierezza e di una combattività strabiliante, tirò su col naso poi rispose: <Certo, sarei disposta anche a gettarmi da un dirupo o attraversare cocenti lingue di fuoco perché solamente chi non l’ ha incontrata può amare la vita più di lei, ma se Olimpia è finita, non serve più a niente la mia vita!> <Non devi far nulla di tutto ciò!> la corresse Grinilde:<Devi solo reciderti leggermente le vene di un polso…> <…E spezzettare la mela d’oro che hai ricevuto da Odino!> continuò Brunilde: Negli occhi di Xena si riaccese la speranza quando realizzò che forse un modo c’era in fondo per far tornare la sua amica. Odino le disse: <Quando hai eseguito queste due operazioni, versa qualche goccia del tuo sangue nella bocca di Olimpia, e miscela con la mela spezzettata qualche altra goccia. Poi inserisci tutto nella bocca di Olimpia e fa in modo che mandi giù!> Stesso in presenza dei tre, Xena cominciò dunque il suo rituale spezzettando prima la mela, poi recidendosi la vena del polso destro. Qualche fiotto di sangue sgorgò dal taglio e lo passò subito in bocca ad Olimpia, poi rimescolò mela e sangue e cercò di far ingerire quella poltiglia alla compagna. Dopo queste operazioni, la prese tra le braccia e la strinse forte forte a se, quasi come volesse trasmettere il battito del suo cuore a quello della compagna, per farlo cominciare a battere di nuovo. Xena restò a fissare i tre immobile, con occhi sbarrati ed un’espressione che sembrava dire: <Ma allora? Perché non succede nulla?> Quando all’improvviso, sentì il corpo di Olimpia farsi di nuovo caldo e morbido. La guerriera, incurante degli sguardi indiscreti dei presenti, cominciò a piangere come una bambina, quando, dal basso si sentì una calda mano sul volto che le asciugava alla meglio le lacrime. <Olimpia! Sei viva! Sei tornata per me!> fu la sua prima esclamazione quando vide che gli occhi della sua barda stavano cominciando a schiudersi. <Xena! Sei qui con me!> le disse Olimpia sfiorandole i capelli e tutto quanto fosse palpabile per sentire se non stava sognando. <No Olimpia, sei tu di nuovo con me!!> le urlò piena di gioia. Olimpia fece cenno che voleva alzarsi, accortasi dei presenti, così Xena la aiutò. Appena su, emise un sonoro: <Ahii!> <Calma ragazzina!> le disse Odino, per poi continuare contento e scherzoso: <Ti abbiamo restituito la vita! Ed uno degli aspetti negativi della vita, è sentire dolore quando si viene feriti!> I presenti risero di cuore, la prima risata schietta e sincera dopo tanto penare. <Bene, visto che qua non servo più, tolgo il disturbo!> Disse sempre scherzando Odino, facendo un occhiolino ad Olimpia. Xena gli gridò contro: <Grazie Odino per avermi reso il dono più bello della mia vita! Senza di lei stavo così male!> <Lo so, cosa credi? Comunque visto che oggi mi sento buono, non ti privo neppure più del potere che hai sviluppato mangiando metà della mela! Sei una donna speciale che può uccidere uomini, e di nuovo dei e mostri! Mi raccomando, fanne buon uso di questo dono, e non metterlo al servizio del male, anche se so che con la tua compagna vicino, questo non succederà!>
Grinilde lo canzonò rivolgendosi a Xena: <Wow! Ritieniti fortunata, di solito non fa doni del genere a tutte! Evidentemente sei entrata di nuovo nelle sue simpatie…> E Odino avendo sentito, scrollò le spalle, indicando a Grinilde di farsi gli affari suoi, e sparì. Nell’euforia generale, Olimpia fece un rapido calcolo poi disse: <Xena, dov’è Beawolf?> Di nuovo ripiombò tutto in un silenzio abissale, poi rispose Brunilde: <Vedi piccola Olimpia…Beawolf è… è…> <E’ morto!> esclamò secca e dispiaciuta Xena. Olimpia si gettò al collo della compagna dicendo: <No! No!! Come è possibile? Xena, perché non lo hai difeso? Perché ? Come è potuto accadere?> Grinilde fu l’unica a trovare le parole per quel momento, così carezzandole la spalla le disse: <Vedi Olimpia, arriva il momento per ognuno di noi di staccarsi, ad un certo punto, dalla vita terrena, per ricongiungersi ai propri avi valorosi, per Beawolf era arrivato il momento. Ha lottato come un leone per difendere fino alla fine quello in cui credeva, ed ha eletto Wilbur come suo successore al trono dei Geati. Vedi piccola Olimpia, ogni uomo viene al mondo per iniziare, vivere e concludere un proprio ciclo vitale…> Olimpia si strinse ancora di più nell’abbraccio della possente guerriera che in quel momento pareva volerla proteggere da verità così crude. Nessun altro proferì parola, solo Brunilde dopo qualche attimo disse: <Comunque stai tranquilla Olimpia. Beawolf è morto da eroe, ed in quanto eroe mi sono occupata io personalmente di accompagnarlo nel Walallah! Ora sta bene e mi ha detto di salutarti, e di non piangere troppo la sua assenza!> Olimpia si asciugò le lacrime con un braccio, era ancora molto debole ed in preda ad un capogiro, si dovette sedere per recuperare un po’ di forze.
Anche Grinilde e Brunilde si congedarono ora che tutto era stato portato a termine ed andarono via salutando le loro amiche.
Rimaste sole, Xena non poteva far altro che rimirare il miracolo accadutole quella sera: La sua Olimpia di nuovo con lei. Era per lei una sensazione di rasserenante calma, pace e tranquillità. Olimpia era intenta a sistemarsi i suoi fedeli sais, che Xena le aveva porto, nei calzari, poi si sedette per riposare. Le ferite le facevano ancora molto male, così le sfiorava, coprendole, per proteggerle meglio possibile dalle infezioni. Xena la osservava attentamente, poi ruppe il silenzio dicendole: <So che se anche eri morta, mi hai aiutato a combattere contro Bradl!> <Chi io?> rispose serafica Olimpia. Xena incalzò: <Si proprio tu, pensi che non me ne sia accorta? Chi credi abbia lanciato i sais con meticolosa precisione contro il mostro se non una persona perfettamente esperta? Grazie mille comunque!> Olimpia sorrise divertita, ammettendo che c’era anche un po’ il suo zampino, ma anche per il fatto che era stata scoperta dalla sua compagna; ciò significava intima conoscenza fra le due, perché Xena sapeva che la sua amica non l’avrebbe abbandonata, e rincuorava Olimpia.
Poi il bardo notò il ciondolo che Xena portava al collo dal quale non si separava mai e le disse: <Xena! Quel ciondolo ha un’aria molto familiare! Non è che per caso è proprio il mio?> rise provocandola. <Oh…Si, è proprio il tuo! Quando sei morta io…> <Xena, basta con questo discorso, ora sono di nuovo qui con te!> la ammonì Olimpia. <Prendilo di nuovo, te lo comprai quella volta al mercato ad Atene ed è giusto che lo tenga tu! Sai, mi è stato di grande aiuto!> Xena si tolse il ciondolo, e lo rimise al collo della compagna, sedendosi vicino a lei e prendendo le sue mani nelle proprie. <Si, questo è il nostro portafortuna!> Xena la fissò in quegli smeraldi, contenta di poterlo rifare finalmente, dopo tanto tempo, e dolcemente le disse poggiando il suo capo contro quello dell’amica: <Olimpia, io non ho bisogno di nessun portafortuna!> <Ah no?> le rispose Olimpia. <No!> le disse Xena, per poi incalzare: <Il mio più grande portafortuna sei tu! Sei il più potente talismano che conosca!>
<Davvero?> disse seriamente Olimpia <Si, stanne certa!> rispose serena Xena.

di Bard and Warrior

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