<<E già.
Erano quasi dieci anni che andavamo avanti quando arrivarono due plotoni
dell’esercito. Distrussero tutto: quelli che si opposero vennero
trucidati a colpi da spada, gli altri incarcerati. Per fortuna alcune
famiglie riuscirono a fuggire ed a mettere in salvo anche Kao Sin.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso: nessuno avrebbe mai perdonato
a quel gesto così spietato e spinsero Kao Sin ad opporsi all’imperatore.
All’inizio era titubante, poi accettò. Grazie alle Perle
di Saggezza di Lao Ma ne assunse i poteri ed iniziò a peregrinare
nel Celeste Impero, aiutando chiunque ne avesse bisogno e raccogliendo
migliaia di seguaci con l’intenzione di spodestare quel tiranno.
Ricordo perfettamente quello che disse loro: “È forse
di qualcuno l’aria, la terra, l’acqua? Ha un padrone il
falco che vola nei cieli o la lince che corre per le foreste? Allora
perché dovremmo noi diventare gli schiavi di qualcuno? È
forse un dio cui dobbiamo obbedienza? Allora non prostriamo il capo
ai suoi piedi e fissiamolo negli occhi. Così vedremo che è
un uomo come noi e non ha il diritto di tenerci incatenati alla sua
volontà. Non temo di morire per mano delle sua guardie perché
so che ci saranno altre cento persone pronte a proseguire quello che
sto facendo. Fratelli miei, per dare ai vostri figli il futuro che
meritano e la possibilità di una vita migliore, sollevatevi
dalla polvere e combattete non per me, ma con me. Non temete di morire
perché i posteri vi ricorderanno come eroi e nei loro cuori
non morirete mai!”>>
<<Non c’è molta gente in grado di parlare così
direttamente al cuore della gente…>> disse Olimpia, colpita
da quelle parole.
<<È la degna erede di sua madre>> concluse Xena.
Mao Su sorrise. Tirò su col naso e si asciugò le lacrime
di commozione, poi trasse un altro respiro e continuò.
<<Tra le fila di Kao Sin iniziarono ad entrare soldati e guardie:
ormai eravamo quasi diecimila, pronti a morire per la nostra guida.
Fu allora che lei ebbe un’idea: gli uomini dell’esercito
avrebbero procurato delle uniformi e durante il cambio delle ronde
nel palazzo reale ci saremmo sostituiti alle vere guardie. In poche
settimane tutti i veri soldati vennero catturati ed i nostri occupavano
i loro posti. Attaccammo in una notte di nebbia. Entrammo nel palazzo
reale e prendemmo prigionieri l’imperatore, la corte e tutti
i nobili che risiedevano lì. Alcuni di noi morirono e quelle
guardie che non erano state sostituite vennero uccise. Kao Sin dovette
scegliere tra la vita di pochi e il bene di tutti.>> Xena ed
Olimpia si scambiarono un tenero sorriso.
<<Al mattino Kao Sin decise di parlare con l’imperatore
per trovare una soluzione senza doverlo destituire ma questi si mostrò
ostinato ed all’improvviso aprì un anello e ne bevve
il contenuto. Dopo pochi attimi si accasciò al suolo senza
vita. La notizia si diffuse a macchia d’olio ed in molti affollarono
lo spazio di fronte al palazzo, chiamando come nuova imperatrice Kao
Sin. Lei, invece, aveva tutta un’altra idea: voleva creare un
modo di governare in cui tutti avessero voce nel governo e prese una
decisione incredibile. Assunse provvisoriamente il potere, eliminò
completamente tutte le tasse imposte dal suo predecessore e ridimensionò
quelle che erano state innalzate. Poi per ogni mestiere creò
una corporazione incaricata di nominare due suoi rappresentanti che
avrebbero fatto parte del governo e sarebbero stati sostituiti ogni
due anni. Questi avrebbero eletto un imperatore tra di loro che con
loro avrebbe guidato il paese per un lustro, poi sarebbe stato sostituito.
Funzionò, anche se non proprio come voleva. Quando tutti i
rappresentanti erano giunti nella capitale per la prima seduta del
nuovo governo, Kao Sin annunciò che si sarebbe ritirata a vita
private e che il Celeste Impero era nelle loro mani però si
trovò di fronte all’opposizione di tutti i membri che
la incastrarono eleggendola imperatrice a vita. Da quel giorno rifiorì
l’economia ed il benessere si diffuse uniformemente. Mai il
Celeste Impero conobbe giorni più gloriosi.>> concluse
emozionata la ragazza.
<<Se ogni sovrano governasse per il bene del suo popolo, non
ci sarebbero tante ingiustizie. Purtroppo sono in pochi coloro disposti
a dividere il potere per il bene degli altri>> disse Olimpia
con un po’ di rammarico.
<<Hai ragione fin troppo. Il rifiorire del Celeste Impero lo
ha reso una preda appetitosa per quei barbari, giusto?>> chiese
Xena.
<<Non proprio. Inizialmente il nuovo governo aveva intrecciato
dei rapporti commerciali con i nomadi del nord, in modo da non dare
loro motivo di attaccare. Per anni è andato tutto bene poi,
pochi mesi fa, un attacco improvviso e Kao Sin è stata catturata.
Il resto lo sapete>> concluse la ragazza.
Xena rimase pensierosa mentre Olimpia cercava di confortare la ragazza.
“L’attacco è stato improvviso, nessun sentore di
malumore, niente. Per tutti gli dèi che cos’è
successo?”
<<Xena, terra in vista!>> dal timone la voce di Polissene
giunse possente e la guerriera si voltò verso la prua:le coste
del Celeste Impero erano lì, le avrebbero raggiunte prima di
sera.
<<Finalmente a casa, se la posso ancora chiamare casa>>
disse Mao Su. Lo sguardo di Xena si fece serio.
<<Sta’ tranquilla, chiunque sia e per quanti uomini dispone
non riuscirà a fermarci: riporteremo l’ordine a qualunque
costo e con qualunque mezzo>>
CAPITOLO
III
Apparentemente
era tutto tranquillo, la gente continuava i suoi affari nella più
completa normalità. O semplicemente nel tentativo di vivere
una pseudo vita serena. Ovunque posasse lo sguardo, Xena vedeva uomini
armati fino ai denti che sorvegliavano le botteghe e le navi in arrivo.
<<Non era così che lo ricordavo, Xena. mi sembra impossibile
che sia stato ridotto in questo stato…come si può essere
così crudeli?>> chiese il bardo.
Olimpia era semplicemente sconvolta. Alla sua sensibilità non
potevano sfuggire quei volti scarni, quelle vesti così lacere
e quegli occhi impregnati di sofferenza e rabbia, una rabbia stimolata
dalla loro muta impotenza. Cominciarono a camminare ma ogni strada
era uguale alla precedente, Mao Su non disse una parola. Ad ogni passo
gli occhi le si inumidivano sempre di più, le lacrime presero
a scendere silenti sul viso ed i loro segni rilucevano sotto i raggi
del sole morente.
Sull’imbrunire giunsero in una piccola via alla periferia della
capitale dove viveva Mao Su. Sullo stipite della porte erano impressi
i segni dell’incendio si era scatenato pochi giorni innanzi.
<<Per fortuna la porta ha retto. La casa è piccola ma
non posso offrirvi di meglio>>
<<Noi guardiamo l’essenza delle cose, non ci preoccupa
se l’arredamento è un po’ spartano>>ironizzò
Xena. sorridendo e riuscendo a coinvolgere anche Mao Su. La ragazza
annuì un po’ sollevata ed aprì la porta. La prima
stanza che videro era molto accogliente: le pareti erano rivestite
in legno e la luce vermiglia del tramonto diffondeva una sensazione
di tepore.
Il
giorno successivo Mao Su portò Xena ed Olimpia al mercato.
La gente si muoveva con una fretta timorosa, lanciando occhiate cariche
di terrore. Infatti ovunque si posasse lo sguardo si vedevano uomini
armati fino ai denti che avanzavano con fare baldanzoso e prepotente.
<<Quelli sono i barbari che hanno invaso il Celeste Impero.
Camminano spavaldi, convinti di essere degli dèi in terra!
Quanto schifo mi fanno! Trattano la gente come stracci, soprattutto
se sono deboli!>> La ragazza stava alzando il tono della voce
quando Xena la fermò.
<<Shh! Abbassa la voce, potrebbero sentirti! Per ora non possiamo
fare niente ma sta sicura che la pagheranno!>> gli occhi della
Principessa Guerriera saettavano di determinazione.
Olimpia le sorrise dolcemente, con una vena di soddisfazione non del
tutto trasparente. Quanto era magico il sentimento che le univa!
Continuarono a camminare tra la folla, reprimendo spesso l’istinto
di spaccare la faccia a qualcuno di quegli energumeni puzzolenti.
<<Ehi, tu, ti rendi conto di che hai fatto?>> la voce
rozza ed impastata dall’alcool bevuto attirò l’attenzione
delle tre. Uno di quei barbari aveva afferrato un ragazzino per il
bavero e lo teneva sollevato a qualche centimetro da terra. Era terrorizzato.
<<Mi dispiace, signore, non è stato intenzionale! Non…non..mi…i…
permetterei mai di…i…mancarle…le di rispetto! Non…non…acca…drà
più!>> cercò di dire balbettando.
<<Con le tue scuse pulisco lo sterco del mio cavallo, pezzo
di idiota! Mi hai spinto e qualunque cosa dica non cambia questo fatto!>>
l’omone stava per tirargli un pugno in pieno viso quando il
suo polso venne afferrato da una frusta.
<<Vigliacco che non sei altro, prenditela con quelli della tua
altezza!>> la Principessa Guerriera lo fissava con occhi di
ghiaccio. L’uomo la guardò con sufficienza, ignaro di
ciò che lo aspettava. Con un ghigno strafottente si avvicinò
alla donna.
<<E tu chi sei, straniera? Non hai nessun potere qui! QUI comando
IO!>>
l’alito pesante che quel rozzo individuo le fece assumere un’espressione
disgustata ma sostenne la guerra di sguardi…e la vinse. L’omone
alzò il braccio destro con l’intento di colpirla al volto
con un manrovescio Xena balzò all’indietro con una capriola
e lo colpì alla mascella con un perfetto calcio circolare.
L’uomo cadde a terra stordito ma si rialzò subito dopo.
<<Non ne hai ancora abbastanza?>> lo canzonò la
Principessa Guerriera.
L’uomo contorse il viso per la rabbia e, sfoderando una sciabola
enorme, si lanciò in un attacco frontale dall’alto. Senza
problemi, la guerriera parò l’affondo e rispose con un
fendente orizzontale al busto. L’uomo, però, riuscì
a retrocedere e la lama lo graffiò appena. Lanciò un
altro paio di attacchi scoordinati che Xena riuscì ad evitare
senza impaccio fino a quando lo colpì con forza alla nuca con
l’elsa della spada. L’uomo cadde a peso morto con il viso
nella polvere.
<<Ti ringrazio, ti ringrazio! Ti devo la vita!>> il ragazzo
si stava inginocchiando ai piedi della guerriera quando lei lo fermò.
<<NO, aspetta, non ti inginocchiare! >>
<<Non sei forse una dea?>>
<<No, non sono affatto una dea. Ora alzati da lì>>
chiuse secca la guerriera.
Olimpia ebbe un impercettibile moto di stizza quando notò la
dolcezza del sorriso di Xena.
“Come sei stupida, Olimpia! È solo un ragazzino, potrebbe
essere suo figlio! Eppure mi da così fastidio!” Scosse
la testa cercando di scacciare quei pensieri.
<<Se solo Kao Sin non fosse stata catturata ora questo non accadrebbe.>>
poi si rivolse a Xena <<Non c’è nessuno che possa
organizzare una resistenza e molti hanno paura solo ad uscire di casa.
I loro soprusi diventano sempre più opprimenti ma nessuno si
ribella! Spero solo che Kao Sin riesca a fuggire per guidarci!>>
<<Sono qui per questo! Mi chiamo Xena ed ho intenzione di liberare
Kao Sin e voi da questi barbari vigliacchi! Da sola però non
posso farcela. Ho bisogno di gente che conosca bene tutta la zona
e che sia in grado di combattere. Puoi aiutarmi?>>
<<Sì, certo, contate pure su di me! Una volta libera
Kao Sin il Celeste Impero sarà salvo!>> il ragazzo era
entusiasta.
<<Non libererete nessuno!>> la voce possente di un uomo
le fece girare di scatto: una decina di soldati le circondavano, spade
in mano.
<<Penso che siamo nei guai!>> disse Olimpia
<<Sono d’accordo>> convenne Xena
<<Cosa facciamo?>> Mao Su sembrava preoccupata
Il lampo soddisfatto che illuminò gli occhi della Principessa
Guerriera fu eloquente: intendeva combattere. I guerrieri si stavano
avvicinando con fare minaccioso quando Xena ed Olimpia partirono all’attacco
simultaneamente. La lama della spada roteava veloce, i sais guizzavano
come lampi, ogni colpo era preciso e mirato, nessun errore, nessuna
sbavatura. Sembrava che i corpi delle due donne, al clangore delle
armi, danzassero in un ancestrale rito. I muscoli tesi ed evidenti
sotto la pelle si contraevano ritmicamente accompagnati da movimenti
fluidi. Mao Su rimase a bocca aperta innanzi a quello spettacolo:
aveva visto molta gente combattere ma nessuno a quel modo…così
equilibrato. In breve il drappello fu liquidato e quelli che non giacevano
riversi nella polvere bagnata dal loro stesso sangue scappavano a
gambe levate come conigli.
Le armi tornarono al loro posto e la loro luce si offuscò nei
foderi.
<<Non è consigliabile rimanere in città, ci siamo
fatte notare non poco e non in positivo. Presto ne arriveranno molti
altri e non saprei proprio come cavarmela>> commentò
Olimpia.
Di fronte allo sguardo ancora adorante della giovane orientale, Xena
inarcò le sopracciglia con fare interrogativo: perché
la guardava a quel modo?
<<Bhè, hai visto un fantasma o cosa?>> le chiese
senza troppo tatto.
<<No, solo che, sai, combattete in modo straordinario! Sembra
quasi che qualcosa vi unisca anche nella lotta! Sembrate l’una
il riflesso dell’altra seppure con caratteristiche diverse,
come il nostro Tao!>>
<<Il vostro cosa?>> chiese curiosa Olimpia
<<Per tutti gli dèi dell’Olimpo (ma ce ne sono
ancora?) ne arrivano altri. Molti altri. Troppi altri! C’è
un posto sicuro fuori città, ragazzo?>> Xena si rivolse
al giovane che le osservava ancora più stupito di Mao Su.
<<Sì, c’è una grotta poco dopo il limitare
della Grande Foresta. La conoscono solo in pochi, poi l’ingresso
è nascosto da un manto di edera!>>
<<Accompagnaci!>> quello della guerriera sembrava più
un ordine che una richiesta.
Il ragazzo annuì onorato e prese a correre all’impazzata.
Xena colpì delicatamente Argo II e la fece correre avanti mentre
lei, Olimpia e Mao Su seguivano la figura agile di quel giovane.
La
foresta era poco fitta, ricca di una folta vegetazione arbustiva.
Le foglie verde smeraldo sfavillavano sugli alberi filtrando i raggi
dorati del sole. i loro passi erano rapidi ma felpati, non un rametto
si spezzò al loro passaggio.
<<Ecco, siamo arrivati!>> disse il giovane e con la mano
destra scostò una fitta tenda di edera rampicante da una parete
rocciosa, rivelando così l’ingresso di una caverna.
<<Perfetto. Puoi andare e ricordati di interpellare chiunque
sia fedele a Kao Sin: ogni uomo o donna potrà essere utile
per liberarla! Ora va’, prima che non ti trovino al villaggio!>>
disse Xena.
Il ragazzo sorrise ed annuì molto velocemente, poi si voltò
e ripercorse correndo il sentiero tra gli alberi. Le tre entrarono
con cautela nella grotta che scoprirono illuminata da alcune fenditure
della roccia.
<<Bene, adesso non possiamo far altro che aspettare che qualcuno
si faccia vivo!>> commentò Olimpia.
<<Non proprio, dovremmo cercare di ritornare in città,>>
Mao Su la guardò la Principessa Guerriera con aria interrogativa
<<Lì abbiamo lasciato le Perle di Saggezza e se dovremmo
organizzare un piano ci sono indispensabili!>> completò
la donna.
<<Bhè, le ricercate siete voi non io. Potrei andare in
città, recuperare le Perle di Saggezza e portarvi degli abiti
diversi, in modo da farvi passare inosservate>> propose Mao
Su.
<<Ottima idea! Così potremo tranquillamente continuare
a cercare uomini per la nostra causa!>> Olimpia fu come al solito
ottimista questa volta anche Xena fu dalla sua parte.
<<Sono pienamente d’accordo con voi. Allora Mao Su, io
ed Olimpia ci daremo da fare per rendere un po’ più accogliente
questo buco mentre tu vai in città, d’accordo?>>
La ragazza annuì e, dopo aver ascoltato sorridente le raccomandazioni
di Olimpia, voltò loro le spalle e s’incamminò
per la foresta.
<<È una brava ragazza, sono contente che anche Kao Sin
possa contare su persone così devotamente affezionatele.>>
fu il commento della Principessa Guerriera
La guerriera cinse con un braccio le spalle di Olimpia che le appoggiò
il capo nell’incavo della spalla poi le si mise di fronte e,
sollevandosi appena sulle punte, congiunse le sue labbra a quelle
di Xena. Il bacio fu molto dolce, le labbra delle donne si sfioravano
appena in una danza d’amore. Le mani di Olimpia si congiunsero
dietro la nuca della guerriera quando questa le cinse la vita, dapprima
con dolcezza poi con vigore. Quell’abbraccio, che si faceva
sempre più intenso all’unisono con le loro emozioni,
fu solo l’alba di qualcosa di ben più passionale.
“Qualunque cosa abbia fatto nella vita non sarà mai abbastanza
grande da giustificare questo dono! Ringrazio il destino che ha intrecciato
le nostre vite. Con lei il senso di vuoto che mi accompagnava si è
dissolto come neve al sole, lasciando che l’amore crescesse
rigoglioso nel mio cuore come il più florido degli alberi.
Quando sento le sue braccia cingermi, mi sento protetta, rassicurata.
Benché non sia più l’ingenua fanciulla di campagna
di quando l’ho conosciuta l’idea che lei non sia al mio
fianco mi fa tremare come una foglia al vento. L’ho persa troppe
volte per poterlo sopportare ancora. Ho giurato sulla mia stessa vita
che niente e nessuno mi potrà separare da te, Xena, nessuno!”
“Senza
di lei la mia vita non avrebbe senso! È riuscita ad aprirmi
gli occhi con la forza della sua dolcezza, ad illuminare la mia vita
con la luce della sua purezza. Mi sono aggrappata ai suoi occhi di
smeraldo come ad un’ancora di salvezza e mi hanno condotta fuori
dal baratro in cui ero piombata. Se non l’avessi incontrata,
sarei ancora quel mostro assetato di sangue e vendetta che sto cercando
di riscattare. Ed è il suo amore che tiene in vita il mio lato
buono e che impedisce alle tenebre di riprendermi con loro. Non mi
è mai piaciuto definirmi proprietà di qualcuno eppure
le appartengo completamente: corpo, anima, mente, spirito portano
tutti il marchi dell’amore che mi lega a lei. I nostri destini
sono intrecciati oggi e lo saranno sempre, fino alla fine dei giorni.
Ti amo, Olimpia, e non smetterò mai di amarti!”
<<Forse
è meglio se ci rivestiamo, non vorrei che Mao su tornasse prima
del previsto!>> mormorò quasi per convincere più
se stessa che Xena.
<<Sarei terribilmente tentata di dirti che non me ne importa
niente però credo che tu abbia ragione. Sai, potrei stare così
per sempre, non mi servirebbe nient’altro all’infuori
di te!>>
Gli occhi di Olimpia si velarono di lacrime d’amore e non potè
fare a meno di abbracciarla e baciarla con tutto l’amore di
cui era capace. Xena la ricambiò con altrettanto trasporto
e il suo cuore si ribellò terribilmente quando le loro labbra
si separarono.
CAPITOLO
IV
“Per
fortuna la casa è ancora tutta intera!” pensò
Mao Su quando varcò la soglia. Movendosi con estrema cautela,
la ragazza raggiunse il piano superiore e cercò alcuni suoi
abiti. Trovati, si diresse verso la piccola libreria che possedeva.
Quasi come se la sua mano fosse autonoma, afferrò saldamente
il dorso delle Perle di saggezza e corse via a perdifiato.
<<La
tua determinazione sarebbe ammirevole se non fosse per i problemi
che mi sta causando, cara Kao Sin>> il sarcasmo dell’uomo
era pungente.
Kao Sin: <<Non temo per la mia vita. Se uccidi me, altri cento
ti faranno pagare i tuoi crimini, Tiranno!>>
Tiranno: <<Questo sì che è un bel nome, decisamente
mi piace! Da oggi sarò il “Tiranno”!>> la
sua risata gelida saturò l’aria di crudeltà.
Il cigolio dei cardini del portone lo fece voltare. Sotto i suoi occhi
una guardia si irrigidì nel saluto militare.
Guardia: <<Signore, abbiamo perso delle guardie in città.>>
Tiranno: <<E tu saresti venuto per dirmi solo questo? Gli uomini
valgono meno delle mosche, non mi interessa se oggi ne abbiamo persi
degli altri!>> la voce era piuttosto seccata.
Guardia: <<Signore, non erano delle guardie semplici! Giù
in città avevate dislocato i generali. Sono stati uccisi alcuni
di loro! Ecco perché mi sono permesso di disturbarla, signore.>>
la voce dell’uomo era rotta dalla paura.
Gli occhi del Tiranno si spalancarono, ancora più iracondi
di prima. il volto gli si contrasse in un’orribile smorfia di
rabbia che però riuscì a contenere. Chi non riuscì
a trattenersi fu Kao Sin, sulle cui labbra comparve un sorriso soddisfatto.
Tiranno: <<COSA?! I miei generali uccisi…e da chi?>>
la sua voce sembrava il ringhi di un animale che umana.
Guardia: <<Non sappiamo chi siano, signore. L’unica cosa
certa è che si trattava di due donne. Una alta, con lunghi
capelli corvini, occhi di ghiaccio e la forza di dieci uomini. L’altra
con corti capelli d’oro, occhi smeraldo e usava dei sai. Solo
due uomini si sono salvati, signore. Gli altri credo che siano ancora
al villaggio, cosa dobbiamo fare signore?>>
Gli occhi del Tiranno bruciavano di rabbia. I suoi generali, i migliori
guerrieri nomadi mai visti erano stati sconfitti. Da due donne per
giunta. Era furioso ed umiliato.
Kao Sin: <<La tua rovina è giunta, finalmente. L’attendevo
da molto tempo. La tua tirannide ed il tuo potere sono destinati a
sbriciolarsi tra le tue mani. Presto sarai giudicato per i crimini
di cui ti sei macchiato ed allora non potrai sottrarti alla tua pena!>>
Tiranno: <<Cosa blateri? Che ne puoi sapere…>> le
parole gli morirono in gola, colpito dalla verità che aveva
finalmente compreso.
Le labbra contratte in una smorfia, gli occhi come tizzoni e la mascella
serrata, si avvicinò alla donna.
Tiranno: <<TU! Chi sono quelle donne? Tu lo sai,vero? Certo
che lo sai!>> e la compì con un manrovescio sulla gota
destra.
Kao Sin incassò il colpo senza una parola, continuando a sorridere
compiaciuta.
Kao Sin: <<Loro sono la tua rovina. Per quanto possa non crederci,
per mano loro tu cadrai e la polvere in cui hai gettato gli altri
ricoprirà te!>>
L’urlo di rabbia dell’uomo riempì l’aria
come un tuono.
<<Con
queste lepri siamo a posto per due giorni!>> la voce di Xena
irruppe nella grotta. La guerriera entrò tenendo per le orecchie
due animali grassocci che penzolavano senza vita.
Olimpia era seduta su alcune pelli con una pergamena sulle ginocchia
e lo stiletto sotto il mento.
Al suono della voce di Xena si voltò e la guardò negl’occhi
con una dolcissima tenerezza.
Xena: <<Cos’è, hai voglia di coccole oggi?>>
la sua voce era molto dolce.
Appoggiate per terra le lepri, Xena si stava avvicinando ad un bardo
sorridente quando Mao Su entrò con un affanno rumoroso.
Mao Su: <<La casa…era intatta…Ho…preso…il…libro!>>
e si sedette pesantemente mentre il petto si alzava ed abbassava ritmicamente
alla ricerca d’aria.
Xena: <<Non c’era bisogno di correre per tutto il tragitto!>>
le poggiò una mano sulla spalla sorridendo <<Comunque
ben fatto!>>
La ragazza, che ora respirava con più controllo, sorrise orgogliosa
di se stessa.
Xena prese tra le sue mani le Perle di saggezza e si sedette al fianco
di Olimpia, poi aprì con timoroso rispetto il potente libro.
Xena: <<In queste pagine c’è più potere
di quanto ne abbiano tutti i regni del Mondo Conosciuto. Kao Sin non
ti ha mai trasmesso le conoscenze di questo libro, vero?>> Mao
Su scosse la tesa eppure non c’era rammarico nei suoi occhi.
Mao Su: <<E non voglio possederlo, almeno non più. Quando
glielo chiesi mi disse che, per quanto allettante possa sembrare,
quel genere di potere è un fardello troppo pesante per il cuore
e che lei stessa faticava a sopportarlo, non voleva che soffrissi
anch’io.>>
Xena: <<Credo che sia la scelta migliore. So perfettamente quanto
sia difficile. Olimpia, sei sicura di voler apprendere quello che
c’è in questo libro?>> negl’occhi della Principessa
Guerriera c’era preoccupazione.
Olimpia: <<Sì, Xena, sono sicura. E poi ci sarai tu al
mio fianco, vero?>> e le sorrise. Xena annuì col capo,
la sua espressione era molto più serena.
Xena: <<Domani ci aspetta una dura giornata, è meglio
se ci riposiamo.>>
Olimpia: <<Sono d’accordo. I giacigli li ho sistemati
in fondo, sono già pronti>> e il bardo si alzò
per spegnere quel che restava delle braci del fuoco.
di
Nihal