Lo
sguardo interrogatorio di Olimpia era molto più eloquente di
qualsiasi domanda potesse porre eppure la Principessa Guerriera rimase
silente, un mezzo sorriso che le incurvava appena le labbra.
Olimpia: <<Ho capito, non vuoi dirmi di chi si tratta, vero?
Come vuoi tienitelo per te, tanto la dovrò vedere!>>
Xena: <<Di questo dubito fortemente>>
Ancora una volta il bardo la guardò sorpresa. Ancora una volta
Xena rimase in silenzio. Olimpia, rassegnata, si limitò a seguirla
senza più parlare.
Passo dopo passo si stavano avvicinando al cuore pulsante della città,
le strade si facevano più affollate e le abitazioni più
signorili che il temporale non aveva scalfito. Ad Olimpia non sfuggirono
gli sguardo curiosi dei passanti che le fissavano con i loro occhi
obliqui. Avevano lasciato le loro vesti occidentali per alcune locali
mon non passavano inosservate.
Xena: <<Lao Ma>> esordì senza una spiegazione.
Olimpia: <<Come, scusa>> era rimasta di ghiaccio.
Xena: <<Hai capito bene, stiamo andando da Lao Ma, o meglio
dove riposano le sue spoglie. Quando Ming Tien la uccise, consegnò
il suo corpo ad un monastero per evitare che fosse oggetto di venerazione.
I monaci la seppellirono e le tributarono tutti gli onori che merita
una grande regina. Stiamo andando proprio lì>>
Olimpia annuì. A volte le sarebbe piaciuto incontrare questa
donna così saggia da lasciare un segno così profondo
in Xena nel suo periodo più buio. Forse non era destino…
Svoltarono in una traversa minore e si trovarono di fronte ad una
struttura in pietra viva enorme. La Principessa Guerriera si diresse
sicura verso il portone e colpì con forza il battente. Uno
spioncino rettangolare si aprì ed apparvero gli occhi di un
monaco.
Xena: <<Vengo dal lontano Occidente per rendere omaggio alla
regina>>
Monaco: <<Devi essere Xena>> il giovane aprì la
porta <<prego, entrate, il maestro Xiyong vi attende.>>
Le due si scambiarono un’occhiata stupita ed oltrepassarono
la soglia che il monaco richiuse alle loro spalle.
Monaco: <<Siate le benvenute, straniere. Prego, vi condurrò
dal gran maestro del tempi delle Acque Sussurranti, lui deciderà
se ammettervi al mausoleo della regina>> il monaco si voltò
ed iniziò a camminare, Xena ed Olimpia al seguito. L’uomo
aveva indossi una tonaca arancione, con un panno cremisi drappeggiato.
Il monastero era abbastanza grande ed al suo interno scorreva un fiumiciattolo,
probabilmente una vena sotterranea ce emergeva solo in quel punto.
I tre attraversarono un giardino centrale creato con il più
perfetto artifizio, un luogo di pace per l’anima dove molti
seguaci meditavano seduti sui talloni. Ogni tanto qualche gong risuonava
cupo nell’aria, scandendo la vita in quell’oasi della
mente. La porte di una costruzione in legno chiaro le colse impreparate.
Il monaco fece scorrere l’unico battente, si tolse le scarpe
ed entrò, inviandole ad imitarlo. Quando entrarono, il profumo
d incenso le avvolse e quasi non videro la figura seduta al centro.
Xena gli si avvicinò, poggiò il pugno chiuso destro
sulla palma sinistra aperta e si piegò appena in avanti. Quando
l’uomo la guardò negli occhi si sedette innanzi a lui,
Olimpia al fianco.
Xiyong: <<Vedo che hai fatto ritorno in questo paese, così
lontano dalla tua Grecia>> la sua voce sembrava provenire da
un altro tempo. La Principessa Guerriera lo guardò sorpresa:
cosa ne poteva sapere lui della sua vita?
Xiyong: <<Vedi principessa guerriera, so molto più di
quanto non immagini. Anni di meditazione mi hanno permesso di vedere
i cuori delle persone e di parlare alle loro menti. Cosa ti ha spinta
fin qui?>>
Xena: <<Se puoi vedere il mio cuore, saprai certamente qual
è la risposta: sono giunta per liberare Kao Sin, la figlia
della regina a cui voglio ora porgere omaggioo>>
L’anziano saggio sorrise.
Xiyong: <<Eppure è un altro il sentimento più
grande nel tuo cuore,, superiore persino alla gratitudine verso Lao
Ma>> e fissò gli Olimpia dritta negli occhi. La ragazza
si sentì come un libro aperto e non potè che abbassare
lo sguardo.
Per pochi attimi calò il silenzio, solo qualche suono ovattato
si udiva leggero. Il maestro del tempio aveva chiuso le palpebre e
sembrava assorto nella sua meditazione personale. Le due donne attesero
pazientemente che prendesse la sua decisione.
Xiyong: <<Seguitemi>> con un gesto fluido, l’uomo
si alzò e si diresse rapido verso la porta. Le due donne lo
seguirono. Un camminamento coperto da una tettoia di legno portava
ad un’area non visibile dal giardino, interamente ricoperta
di un’edera rigogliosa. La porta si aprì non appena l’uomo
di avvicinò e fece cenno a Xena di entrare. Quando Olimpia
fece per seguirla, un suo sguardo la bloccò. Non appena la
Principessa Guerriera ebbe varcato la soglia, gliela richiuse alle
spalle di scatto.
Xiyong: <<Questa è una cosa che deve fare da sola. Il
nemico che deve affrontare è ben peggiore di quanto possa immaginare.
Hai visto cosa le sarebbe accaduto se non avesse ricevuto la giusta
preparazione>>
Olimpia: <<Ma lei come sa dei miei sogni?>>
Xiyong: <<L’acume non ti manca, avrai già raggiunto
da sola la risposta.>>
“Non mi piacciono quelli che parlano come gli Oracoli!”
Xiyong: <<Per quanto non possano piacerti, nelle loro parole
c’è la più pura delle verità e la verità
più pura non è che la convinzione che dimora in noi
e nel Tao>>
Olimpia: <<Il Tao…è la seconda volta che lo sento
nominare eppure non ho avuto l’occasione di comprenderne il
significato>> il suo sguardo lo inviava a colmare quella mancanza.
Xiyong: <<Vieni, siediti>> si accostò ad una panca
che prima Olimpia non aveva notato <<Ebbene, il mondo è
fatto di opposti: bene e male, giusto e sbagliato, cielo e terra,
uomo e donna…il Tao è la rappresentazione del loro equilibrio.
Se non ci fosse il male, il bene non avrebbe ragione di esistere…>>
Con la sua cadenza lenta e pacata, l’anziano maestro catturò
l’attenzione dell’amazzone che non riusciva a smettere
d’ascoltarlo, persa in una dimensione senza né tempo
né spazio.
La porta si aprì
di scatto ed Olimpia sobbalzò, improvvisamente si rese conto
che i raggi del sole si erano fatti rossastri ed il cielo si stava
oscurando. Quando vide Xena, nei suoi occhi notò una luce diversa…un’energia
nuova ben più potente di quanto avesse mai visto. La Principessa
Guerriera salutò l’anziano monaco e prese a camminare
verso l’uscita. Olimpia l’imitò e la seguì
sotto lo sguardo sorridente del maestro del Tempi delle Acque Sussurranti.
Olimpia: <<Sai non mi ero resa cono che fosse passato così
tanto tempo! Quell’uomo è davvero una persona molto saggia,
sai…ehi, mi ascolti?>>
Non ricevette risposta. La seguì in silenzio fino alla casetta
dell’anziana signora.
CAPITOLO
X
La fortezza era
lì in tutta la sua imponenza ad opporsi alle loro forze. Sembrava
stesse dicendo loro di andar via, tanto si sentiva inespugnabile.
Tanto inespugnabile quanto la considerava il suo nuovo padrone. Gli
occhi di Xena non si staccavano dalla piccola luce che brillava, imperterrita,
sulla torre sinistra. Era diretta lì, erano diretti lì.
Olimpia le stava affianco, l’espressione preoccupata: cosa era
accaduto a Xena in quelle stanze? Entrambe avevano indossato le loro
vesti ed attendevano un segnale: il cambio della ronda. La luna si
era alzata ma in quel giorno restò buia, dando il favore dell’oscurità
al loro attacco. Quando il passo cadenzato delle guardie giunse al
suo orecchio, la Principessa Guerriera illuminò la lama della
sua spada ad una lucerna una, due e tre volte. Le risposero tre bagliori
da ovest: l’attacco poteva avere inizio.
Pochi istanti dopo, centinaia di passi spezzarono il silenzio e le
mura occidentali vennero assaltate da un manipolo di uomini guidati
da Nagasaki. Dalla fortezza si udirono corni squillare e segnalare
l’allarme, al frastuono dell’attacco si aggiunse quello
dei soldati che accorrevano in difesa. Quando i movimenti parvero
concentrarsi ad ovest, Xena fece un cenno con la mano e si avviò
verso le porte principali. Qui i loro uomini avevano lasciato il portale
ligneo spalancato ed entrarono senza problemi. L’interno era
ben più tetro dell’esterno: la luce delle fiaccole appese
al muro creava giochi d’ombra spettrali. Xena si mosse rapida
verso la scalinata che portava alla torre, dando ordine di liberare
i prigionieri di quell’ala. Solo Olimpia la seguì.
Olimpia: <<Potrebbe servirti man forte!>> si giustificò
mentre salivano i gradini a chiocciola. Quando finalmente giunsero
in cima, si trovarono innanzi un lunghissimo corridoio. Lo percorsero
guardando in ogni cella e le trovarono tutte vuote. Ormai pronta ad
andar via, Xena osservò nell’ultima cella e intravide
una figura rannicchiata su se stessa. Quando abbatté la porta
a spallate la vide in viso e non riuscì ad aprire bocca. Innanzi
ai suoi occhi c’era Lao Ma.
Kao Sin: <<Xena, sapevo che saresti giunta! Presto, prima che
il Tiranno scopra il tuo piano!>>
Xena: <<Ma tu sei…identica a tua madre>> le parole
non riuscivano ad uscire dalle sue labbra per lo stupore. Kao Sin
sorrise e fece spallucce. Finalmente iniziarono a precorrere il corridoio
a ritroso, scendendo rapidamente gli scalini nella speranza di non
dover contare troppi morti in fondo alle scale. Lasciarono andare
un sospiro di sollievo quando videro che i soldati giacevano per terra
morti o storditi. Alla vista di Kao Sin, tutti inchinarono il capo
e lei sorrise.
Kao Sin: <<Sono tornata libera ma non è finita. Xena,
il Tiranno è ancora vivo e pericoloso. Dobbiamo sconfiggerlo
per…>>
Xena: <<Dov’è? Portami da lui!>> la interruppe
secca la principessa Guerriera. C’era una determinazione rinnovata
nel suo sguardo, una luce sfavillante che avrebbe illuminato a giorno
una stanza. Kao Sin annuì e s’incamminò in un
corridoi parallelo a quello per la torre. Xena ed Olimpia la seguirono.
Xena: <<È un uomo solo, non credo che avrò bisogno
di man forte questa volta>>
Olimpia non le rispose, si limitò a continuare a camminare
dietro Kao Sin, gli occhi fissi sulla sagoma della ragazza. Xena rimase
silente. Le pareti sembravano infinite, le fiamme delle torce danzavano
al loro passaggio. Una porta d’acero si parò sul loro
cammino, sbarrandoli la strada. Kao Sin si fermò e le attese.
Dalla sua espressione fu chiaro che il pericolo annidato in quella
stanza era ben maggiore di quello che avevano affrontato sino ad allora.
Xena: <<Rimanete protette dietro qualcosa, e tu, Olimpia, intervieni
solo se sarò in difficoltà. Solo se necessario>>
pareva più un ordine il suo che un invito. L’amazzone
annuì.
Con un calcio, Xena frantumò i cardini arrugginiti della porta
ed il battente si schiantò al suolo con il fragore di un tuono.
La Principessa Guerriera avanzò a passo sicuro nella sala.
In fondo vide un uomo seduto su di uno scranno, alle su spalle un
enorme arazzo con un dragone verde dalle fauci spalancate. Un presentimento
si fece strada nella mente di Olimpia mentre trovava riparo dalla
vista dietro una colonna.
Tiranno: <<Così tu saresti la donna che ha ucciso i miei
generali innanzi a tutti, quella straniera di cui si vociferava l’arrivo
e che quella maledetta di Kao Sin aveva richiamato non so ancora come>>
Xena: <<Sì, sono io>> la sua voce era fredda, atona.
Continuò ad incedere sicura verso di lui, gli occhi fissi nei
suoi. Ancora non riusciva a vederlo in viso ma aveva un’aria
familiare.
Tiranno: <<Quindi adesso sei venuta per uccidermi, porre fine
alla mia tirannia e riportare l’ordine nel Celeste Impero, giusto?>>
Xena: <<Vedo che l’acume non ti manca. Sfodera la spada,
non voglio uccidere un uomo disarmato>>
Il Tiranno rise e la sala si saturò dell’acuta malignità
del suo cuore. Scosse la testa mentre la guerriera gli si avvicinava
sempre più. Fino a poterlo vedere bene in viso. Per la seconda
volta, sgranò gli occhi per lo stupore.
“Non è possibile, non è possibile! Ho ucciso io
Ming Tien anni fa eppure adesso è di fronte a me!”
Tiranno: <<Sì, Xena, sono identico al Dragone Verde,
non è vero? Già, il defunto Ming Tien, il padre che
non ho mai conosciuto!>> il suo odio era tale da rendere pungente
l’aria stessa.
Xena rimase a fissarlo, la spada tra le mani. Credeva di aver chiuso
con Ming Tien ad Illusia ed invece ecco l’incubo che ritornava
a tormentarla. Un fantasma del suo passato che tornava a tormentarla.
Ming Shan: <<Mio padre mi diede il nome di Ming Shan e mi fece
crescere lontano da qui, dai suoi nemici e dalla sua stessa corte.
Quando ricevetti la notizia che era stato ucciso da te, Principessa
Guerriera, giurai sul mio stesso sangue che se non ti avessi uccisa
mi sarei tolto la vita. Per la memoria di mio padre e del mio voto,
è giunta per te l’ora di ritornare negli Inferi. Non
ho potuto apprendere il potere di…mia nonna eppure ti sconfiggerò
ugualmente, straniera!>>
Ming Shan si alzò e sfoderò una katana nera come le
sue vesti. Xena lo guardò negli occhi, la lama in posizione
di difesa, e si preparò allo scontro. La lama di lui saettò
fulminea, subito bloccata da quella della Principessa Guerriera. La
lotta ebbe inizio. Le lame guizzavano rapide e precise, nessun errore
da ambo le parti. Avevano due stili diversi eppure nessuno riusciva
ad affondare in modo costruttivo. I colpi finivano a vuoto e sulla
lama avversaria. L’equilibrio delle forze pareva perfetto, stoccate
e contrattacchi si alternavano in un’altalena di armonia, quasi
si trattasse della danza di un tempo antico, dimenticato.
Olimpia tramava nel vedere Xena impegnata in quel duello, così
simile al suo sogno. “E se fosse stata davvero una premonizione?”
in quegli istanti le parole del maestro del tempio vennero obliate
dalla paura e dall’inquietudine.
La Principessa Guerriera lanciò una stoccata che legò
la lama del suo avversario in una morsa d’acciaio e la scaraventò
a qualche metro.
Xena: <<Tutto qui quello che sai fare? Combattiamo ad armi pari!>>
e gettò la sua lama verso la spada di Ming Shan. L’uomo
sorrise ed assunse la posizione di difesa. La Principessa Guerriera
si impegnò in una serie di colpi netti, volti a colpire di
taglio. L’abilità di Ming Shan era elevata e lo scontro
parve tornare in equilibrio. Improvvisamente l’uomo si lanciò
in un calcio circolare all’altezza della mascella della donna
che lo scaraventò via con il solo sguardo.
Ming Shan: <<Ecco dov’erano le Perle di Saggezza!>>
la sua voce esprimeva odio, rabbia, risentimento. Xena continuò
a fissarlo, movendosi in coordinazione alle sue mosse. Doveva far
attenzione o non avrebbe avuto scampo. Un oggetto di metallo le sfiorò
improvvisamente il viso, cogliendola di sorpresa.
Ming Shan rise: <<Ad ognuno le sue risorse>>
Terminata la frase iniziò a lanciare delle stelle affilatissime
che portava nella cintura. La guerriera dovette evitarle servendosi
di una serie di capriole volanti, riuscendo così ad evitare
i colpi più letali. Cominciò a perdere sangue dalla
coscia destra sotto lo sguardo atterrito di Olimpia e Kao Sin. Ming
Shan si congratulò, ironico. Xena rimase fredda come il marmo
mentre la paura di Olimpia cresceva ad ogni colpo. Quando la Principessa
Guerriera l’aveva disarmato si era illusa che tutto fosse fino,
poi quel gesto di sfida…perché?
“Adesso è ora di chiuderla!” pensò la Principessa
Guerriera e congiunse le mani sul petto. Ming Shan la guardò
stupito, intuendo però quali fossero le sue intenzioni. L’attacco
finale, la sua morte. Le palpebre di Xena si aprirono di scatto ed
i suoi meravigliosi occhi cerulei saettavano potere, un potere che
trascendeva qualsiasi altro: la forza della mente. La donna alzò
la mano destra e scagliò contro Ming Shan una sfera che pareva
di fuoco. L’uomo incasso il colpo e cadde per terra esanime.
Xena tirò un sospiro di sollievo e gli voltò le spalle,
volgendosi all’uscita certa che ormai fosse cadavere. In quell’istante,
l’erede del Dragone Verde, con l’ultimo pugno di energie
rimastegli, scattò in piedi e lanciò un pugnale alle
sue spalle. Xena si girò appena in tempo per veder Olimpia
ricevere la lama in pieno petto. Il chakram fu più veloce della
luce e Ming Shan cadde, lo sterno trapassato dal chakram che grondava
sangue. La guerriera si precipitò sul corpo di Olimpia e la
prese tra le braccia. Kao Sin si stava avvicinando rapida.
Xena: <<Olimpia, forza, non puoi morie così. Fatti forza,
troverò un modo per…>> non riusciva più
a frenare le lacrime che le inondavano il viso. Con una mano sporca
di sangue, l’amazzone cercò di asciugagliele e Xena gliela
baciò dolcemente.
Olimpia: <<Xena, amore mio, non potevo…lasciarti..morire.
ho dovuto, perdonami.>> la sua voce si faceva sempre più
flebile, il colorito più cereo. Xena scuoteva la testa tra
le lacrime mentre Olimpia le sorrise prima di spirare. La guerriera
non trattenne un urlo disperato poi le chiuse gli occhi e la baciò
un’ultima volta. Con delicatezza estrasse la lama dal suo petto
pallido sul quale il sangue risaltava la cruda realtà: Olimpia
si era sacrificata ancora una volta per salvarle la vita. Aveva rinunciato
alla sua vita affinchè lei potesse continuare a farlo. C’era
prova d’amore puro ed incondizionato più grande di questa?
La Principessa Guerriera prese tra le braccia il corpo della ragazza
ed uscì da quella sala, il cuore gonfio di dolore ed il viso
rigato di lacrime. L’esultanza degli uomini che aveva guidato
le parve fastidiosa e li sorpassò senza una parola, quasi come
se fossero inesistenti. Kao sin la seguì con il chakram tra
le mani. Xena camminava dritta davanti a se, decisa a dare ad Olimpia
le esequie che meritava come Regina amazzone. “Non posso credere
che si sia buttata su quella lama. Ha preferito la mia vita alla sua,
ed ora mi sento responsabile anche della sua morte. Per quante volte
abbia sofferto a causa mia, non ha mai smesso di essermi vicina, di
amarmi a tal punto da sacrificare se stessa!”
Kao Sin: <<XENA! XENA! FERMATI, ASPETTA!>> la ragazza
correva, cercando di raggiungere la donna che, nel frattempo, si era
fermata.
Xena: <<Cosa c’è?>> sembrava quasi che la
stesse rimproverando per averle fatto perdere tempo.
Kao Sin: <<Qualcuno può restituirti ciò che hai
perso!>> e le porse il chakram.
Xena: <<In questo momento era l’ultimo dei miei pensieri>>
e fissò il viso pallido di Olimpia.
Kao Sin: <<Non hai capito, c’è qualcuno che può
riportare Olimpia dal Regno dei Morti!>>
La Principessa Guerriera la guardò con occhi pieni di rinnovata
speranza, una speranza che non credeva di poter più provare.
Kao Sin le fece cenno di seguirla e s’incamminò verso
il Tempio delle Acque Sussurranti. Xena non poteva credere alle sue
parole, aveva quasi paura di esserne delusa.
“Ti riporterò indietro, Olimpia, sarai ancora con me!”
Non appena la ragazza avvicinò la mano all’enorme porta
di bronzo che chiudeva l’entrata, questa aprì i suoi
battenti senza che nessun monaco l’avesse tirata. Kao Sin si
diresse spedita verso il luogo dove avevano incontrato il maestro
Xiyong. Anche qui, la porta si aprì non appena le si avvicinò.
L’anziano saggio era seduto al centro della sala, addentrato
in una profonda meditazione. Kao Sin gli si avvicinò e lochiamo
senza dar peso ad alcun cerimoniale, conscia del fatto che sarebbe
stato inutile.
Xiyong: <<Vedo che sei tornata in libertà, mia cara ragazza.
Dimmi, cosa ti porta in questo luogo dopo tanta sofferenza?>>
gli occhi del maestro non si staccavano da quelli di Xena.
Kao Sin: <<Saggio Xiyong, vengo a chiederle di rendere la vita
ad un’innocente morta per la salvezza di un’altra vita.>>
Xiyong si alzò e raggiunse Xena, prendendo delicatamente dalle
sue braccia il cadavere di Olimpia. Lentamente lo condusse al centro
della sala e lo distese sul pavimento di legno, le braccia incrociata
appena sotto la ferita.
Xiyong: <<Togliti i calzari ed avvicinati, Principessa Guerriera>>
si inginocchiò innanzi alla salma.
Xena si accostò a piedi nudi e prese a fissare il viso angelico
di Olimpia, sembrava fosse solo addormentata. Il monaco aveva preso
a recitare parole in una strana lingua che non conosceva eppure non
le sembrava di essere tanto lontana dal loro significato.
Xiyong: <<Affinché la sua anima faccia ritorno dal regno
delle anime, c’è bisogno di un sacrificio, Principessa
Guerriera. Cosa sei disposta a donare per lei?>> la sua voce
era solenne.
Xena: <<La mia stessa vita e quelle future se fosse necessario>>
Il monaco assentì col capo e le porse un pugnale rituale con
l’elsa ricoperta di fregi sacri, facendole segno di incidersi
il polso. Presa l’arma tra le mani, Xena tagliò le proprie
carni senza una piega. Il sangue prese a colare copioso dalla ferita,
riversandosi sul corpo di Olimpia e sul taglio che le aveva lacerato
il petto.
Xiyong: <<Che la fiamma di questa vitata torni a splendere radiosa
e che la sua forza rinasca dal sangue versato>> ed impose le
mani sul polso ferito della Principessa Guerriera. Il sangue continuava
a fluire e con lui la vista della donna si faceva sempre più
annebbiata, le forze le scivolavano di dosso. “Devo resistere,
per Olimpia, devo farlo per lei!” fu quello che riuscì
a pensare prima che la sua mente cadesse in un oblio cosciente.
Sulla ferita di Olimpia iniziò ad accendersi una fioca luce,
che si faceva sempre più forte. Kao Sin non poteva credere
ai suoi occhi: quello sfavillio stava rimarginando il corpo della
ragazza. Xiyong interruppe le sue litanie quando il petto dell’amazzone
si alzò. Xena riuscì solo a vederle scuotere la testa,
poi cadde senza forze sul pavimento di legno. “Sei salva Olimpia,
amore mio, sei salva!”
EPILOGO
La testa le faceva
un po’ male e fece difficoltà ad aprire gli occhi quando
sentì il sole riscaldarle il viso. La prima sensazione che
ebbe fu quella di qualcosa di pesante sul petto. Olimpia le si era
addormentata addosso, però non riusciva a capire dove si trovasse.
Improvvisamente ricordò la morte di Olimpia, la cerimonia nel
tempio delle Acque Sussurranti ed il viso della ragazza che prendeva
colore, poi il vuoto. Si mosse per cercare di alzare la testa ad Olimpia
si svegliò. Quando la vide fu come rinascere, si fissarono
sorridenti per un po’, poi l’amazzone l’abbracciò
stretta e le sfiorò appena le labbra con le sue.
Xena: <<Allora sei salva, non era un’allucinazione!>>
questa verità la riempiva di gioia. Olimpia riuscì ad
annuire e continuò a tenerle stretto il viso sulla spalla.
Neanche lei poteva credere che erra ancora viva.
Olimpia: <<Ho visto Belur, sai? Poi una forze mi ha tirata indietro
ed ho aperto gli occhi. Ho visto te, stesa per terra, in una pozza
di sangue ed il polso tagliato. Non riuscivo a capire se ero viva
o nel Tartaro. Poi ho visto Kao Sin ed il maestro Xiyong avvicinarsi
a te e portarti via. Da allora ti sono stata vicina, non hai dato
segni di vita per tre giorni. Il guaritore diceva che ce l’avresti
fatta, che avevi una fibra forte eppure avevo tanta paura>>
La Principessa Guerriera la coccolò accarezzandole un po’
i capelli con la mano.
Xena: <<L’importante è che siamo qui tutt’e
due, no? Comunque devo ringraziarti per avermi salvato la vita>>
Olimpia stava per rispondere quando si aprì la porta ed entrarono
il maestro Xiyong e Kao Sin, rivestita degli abiti imperiali.
Xiyong: <<Salute a te, Principessa Guerriera. Hai ripreso conoscenza
prima del previsto, tra non molto sarai in perfetta forma>>
Kao Sin: <<Ci hai fatto prendere uno spavento! Sembravi morta,
eri così…cadaverica!>>
Xena: <<Ehi, mi sono appena svegliata e volete tramortirmi con
questi discorsi a prima mattina?>>
Tutti e tre si misero a ridere, Olimpia compresa, mentre Xena rimase
perplessa.
Olimpia: <<Mattina? Xena, è quasi il tramonto! Sono passati
tre giorni dall’attacco, ora ho finito di dirtelo>> la
Principessa Guerriera era completamente disorientata. Alla fine decise
di alzarsi in piedi, non ne poteva più di quel letto.
Kao Sin: <<Questa è la tua armatura, le ho fatto dare
una sistemata dal mio armaiolo, era un po’ ammaccata.>>
e le porse la sua corazza. Xena non se lo fece ripetere due volte
ed indossò il corpetto d’acciaio ed i gambali. Stava
per mettere il bracciale destro quando notò la fasciatura.
La tolse e vide che della ferita non rimaneva che una sutura sottilissima
ed appena arrossata.
Xiyong: <<Ti ho ricucita con del filo di seta, non rimarrà
traccia alcuna del taglio>> la precedette.
Xena: <<Ti ringrazio, è proprio un bel lavoro>>
gli sorrise la guerriera.
Kao Sin: <<Tutto il Celeste Impero vi è grato per quello
che avete fatto ed io in particolare. Qualunque cosa desideriate ed
è in mio potere far, non esitate a chiederlo. Spero che mi
onorerete con la vostra presenza almeno per qualche giorno>>
Olimpia: <<Con molto piacere, Kao Sin. Sarò felice di
imparare qualcosa dal maestro Xiyong, se è d’accordo>>
L’anziano annuì, lu7singato dalla richiesta della ragazza.
Xena: <<Senti, Kao Sin, quando si mangia qui da voi? Ho una
fame terribile>>
La sala si riempì di una risata felice. L’incubo era
finito e per sempre.
di
Nihal