episodio n. 17
stampa

2
3
4
5

Lo sguardo interrogatorio di Olimpia era molto più eloquente di qualsiasi domanda potesse porre eppure la Principessa Guerriera rimase silente, un mezzo sorriso che le incurvava appena le labbra.
Olimpia: <<Ho capito, non vuoi dirmi di chi si tratta, vero? Come vuoi tienitelo per te, tanto la dovrò vedere!>>
Xena: <<Di questo dubito fortemente>>
Ancora una volta il bardo la guardò sorpresa. Ancora una volta Xena rimase in silenzio. Olimpia, rassegnata, si limitò a seguirla senza più parlare.
Passo dopo passo si stavano avvicinando al cuore pulsante della città, le strade si facevano più affollate e le abitazioni più signorili che il temporale non aveva scalfito. Ad Olimpia non sfuggirono gli sguardo curiosi dei passanti che le fissavano con i loro occhi obliqui. Avevano lasciato le loro vesti occidentali per alcune locali mon non passavano inosservate.
Xena: <<Lao Ma>> esordì senza una spiegazione.
Olimpia: <<Come, scusa>> era rimasta di ghiaccio.
Xena: <<Hai capito bene, stiamo andando da Lao Ma, o meglio dove riposano le sue spoglie. Quando Ming Tien la uccise, consegnò il suo corpo ad un monastero per evitare che fosse oggetto di venerazione. I monaci la seppellirono e le tributarono tutti gli onori che merita una grande regina. Stiamo andando proprio lì>>
Olimpia annuì. A volte le sarebbe piaciuto incontrare questa donna così saggia da lasciare un segno così profondo in Xena nel suo periodo più buio. Forse non era destino…
Svoltarono in una traversa minore e si trovarono di fronte ad una struttura in pietra viva enorme. La Principessa Guerriera si diresse sicura verso il portone e colpì con forza il battente. Uno spioncino rettangolare si aprì ed apparvero gli occhi di un monaco.
Xena: <<Vengo dal lontano Occidente per rendere omaggio alla regina>>
Monaco: <<Devi essere Xena>> il giovane aprì la porta <<prego, entrate, il maestro Xiyong vi attende.>>
Le due si scambiarono un’occhiata stupita ed oltrepassarono la soglia che il monaco richiuse alle loro spalle.
Monaco: <<Siate le benvenute, straniere. Prego, vi condurrò dal gran maestro del tempi delle Acque Sussurranti, lui deciderà se ammettervi al mausoleo della regina>> il monaco si voltò ed iniziò a camminare, Xena ed Olimpia al seguito. L’uomo aveva indossi una tonaca arancione, con un panno cremisi drappeggiato. Il monastero era abbastanza grande ed al suo interno scorreva un fiumiciattolo, probabilmente una vena sotterranea ce emergeva solo in quel punto. I tre attraversarono un giardino centrale creato con il più perfetto artifizio, un luogo di pace per l’anima dove molti seguaci meditavano seduti sui talloni. Ogni tanto qualche gong risuonava cupo nell’aria, scandendo la vita in quell’oasi della mente. La porte di una costruzione in legno chiaro le colse impreparate. Il monaco fece scorrere l’unico battente, si tolse le scarpe ed entrò, inviandole ad imitarlo. Quando entrarono, il profumo d incenso le avvolse e quasi non videro la figura seduta al centro. Xena gli si avvicinò, poggiò il pugno chiuso destro sulla palma sinistra aperta e si piegò appena in avanti. Quando l’uomo la guardò negli occhi si sedette innanzi a lui, Olimpia al fianco.
Xiyong: <<Vedo che hai fatto ritorno in questo paese, così lontano dalla tua Grecia>> la sua voce sembrava provenire da un altro tempo. La Principessa Guerriera lo guardò sorpresa: cosa ne poteva sapere lui della sua vita?
Xiyong: <<Vedi principessa guerriera, so molto più di quanto non immagini. Anni di meditazione mi hanno permesso di vedere i cuori delle persone e di parlare alle loro menti. Cosa ti ha spinta fin qui?>>
Xena: <<Se puoi vedere il mio cuore, saprai certamente qual è la risposta: sono giunta per liberare Kao Sin, la figlia della regina a cui voglio ora porgere omaggioo>>
L’anziano saggio sorrise.
Xiyong: <<Eppure è un altro il sentimento più grande nel tuo cuore,, superiore persino alla gratitudine verso Lao Ma>> e fissò gli Olimpia dritta negli occhi. La ragazza si sentì come un libro aperto e non potè che abbassare lo sguardo.
Per pochi attimi calò il silenzio, solo qualche suono ovattato si udiva leggero. Il maestro del tempio aveva chiuso le palpebre e sembrava assorto nella sua meditazione personale. Le due donne attesero pazientemente che prendesse la sua decisione.
Xiyong: <<Seguitemi>> con un gesto fluido, l’uomo si alzò e si diresse rapido verso la porta. Le due donne lo seguirono. Un camminamento coperto da una tettoia di legno portava ad un’area non visibile dal giardino, interamente ricoperta di un’edera rigogliosa. La porta si aprì non appena l’uomo di avvicinò e fece cenno a Xena di entrare. Quando Olimpia fece per seguirla, un suo sguardo la bloccò. Non appena la Principessa Guerriera ebbe varcato la soglia, gliela richiuse alle spalle di scatto.
Xiyong: <<Questa è una cosa che deve fare da sola. Il nemico che deve affrontare è ben peggiore di quanto possa immaginare. Hai visto cosa le sarebbe accaduto se non avesse ricevuto la giusta preparazione>>
Olimpia: <<Ma lei come sa dei miei sogni?>>
Xiyong: <<L’acume non ti manca, avrai già raggiunto da sola la risposta.>>
“Non mi piacciono quelli che parlano come gli Oracoli!”
Xiyong: <<Per quanto non possano piacerti, nelle loro parole c’è la più pura delle verità e la verità più pura non è che la convinzione che dimora in noi e nel Tao>>
Olimpia: <<Il Tao…è la seconda volta che lo sento nominare eppure non ho avuto l’occasione di comprenderne il significato>> il suo sguardo lo inviava a colmare quella mancanza.
Xiyong: <<Vieni, siediti>> si accostò ad una panca che prima Olimpia non aveva notato <<Ebbene, il mondo è fatto di opposti: bene e male, giusto e sbagliato, cielo e terra, uomo e donna…il Tao è la rappresentazione del loro equilibrio. Se non ci fosse il male, il bene non avrebbe ragione di esistere…>>
Con la sua cadenza lenta e pacata, l’anziano maestro catturò l’attenzione dell’amazzone che non riusciva a smettere d’ascoltarlo, persa in una dimensione senza né tempo né spazio.

La porta si aprì di scatto ed Olimpia sobbalzò, improvvisamente si rese conto che i raggi del sole si erano fatti rossastri ed il cielo si stava oscurando. Quando vide Xena, nei suoi occhi notò una luce diversa…un’energia nuova ben più potente di quanto avesse mai visto. La Principessa Guerriera salutò l’anziano monaco e prese a camminare verso l’uscita. Olimpia l’imitò e la seguì sotto lo sguardo sorridente del maestro del Tempi delle Acque Sussurranti.
Olimpia: <<Sai non mi ero resa cono che fosse passato così tanto tempo! Quell’uomo è davvero una persona molto saggia, sai…ehi, mi ascolti?>>
Non ricevette risposta. La seguì in silenzio fino alla casetta dell’anziana signora.

CAPITOLO X

La fortezza era lì in tutta la sua imponenza ad opporsi alle loro forze. Sembrava stesse dicendo loro di andar via, tanto si sentiva inespugnabile. Tanto inespugnabile quanto la considerava il suo nuovo padrone. Gli occhi di Xena non si staccavano dalla piccola luce che brillava, imperterrita, sulla torre sinistra. Era diretta lì, erano diretti lì. Olimpia le stava affianco, l’espressione preoccupata: cosa era accaduto a Xena in quelle stanze? Entrambe avevano indossato le loro vesti ed attendevano un segnale: il cambio della ronda. La luna si era alzata ma in quel giorno restò buia, dando il favore dell’oscurità al loro attacco. Quando il passo cadenzato delle guardie giunse al suo orecchio, la Principessa Guerriera illuminò la lama della sua spada ad una lucerna una, due e tre volte. Le risposero tre bagliori da ovest: l’attacco poteva avere inizio.
Pochi istanti dopo, centinaia di passi spezzarono il silenzio e le mura occidentali vennero assaltate da un manipolo di uomini guidati da Nagasaki. Dalla fortezza si udirono corni squillare e segnalare l’allarme, al frastuono dell’attacco si aggiunse quello dei soldati che accorrevano in difesa. Quando i movimenti parvero concentrarsi ad ovest, Xena fece un cenno con la mano e si avviò verso le porte principali. Qui i loro uomini avevano lasciato il portale ligneo spalancato ed entrarono senza problemi. L’interno era ben più tetro dell’esterno: la luce delle fiaccole appese al muro creava giochi d’ombra spettrali. Xena si mosse rapida verso la scalinata che portava alla torre, dando ordine di liberare i prigionieri di quell’ala. Solo Olimpia la seguì.
Olimpia: <<Potrebbe servirti man forte!>> si giustificò mentre salivano i gradini a chiocciola. Quando finalmente giunsero in cima, si trovarono innanzi un lunghissimo corridoio. Lo percorsero guardando in ogni cella e le trovarono tutte vuote. Ormai pronta ad andar via, Xena osservò nell’ultima cella e intravide una figura rannicchiata su se stessa. Quando abbatté la porta a spallate la vide in viso e non riuscì ad aprire bocca. Innanzi ai suoi occhi c’era Lao Ma.
Kao Sin: <<Xena, sapevo che saresti giunta! Presto, prima che il Tiranno scopra il tuo piano!>>
Xena: <<Ma tu sei…identica a tua madre>> le parole non riuscivano ad uscire dalle sue labbra per lo stupore. Kao Sin sorrise e fece spallucce. Finalmente iniziarono a precorrere il corridoio a ritroso, scendendo rapidamente gli scalini nella speranza di non dover contare troppi morti in fondo alle scale. Lasciarono andare un sospiro di sollievo quando videro che i soldati giacevano per terra morti o storditi. Alla vista di Kao Sin, tutti inchinarono il capo e lei sorrise.
Kao Sin: <<Sono tornata libera ma non è finita. Xena, il Tiranno è ancora vivo e pericoloso. Dobbiamo sconfiggerlo per…>>
Xena: <<Dov’è? Portami da lui!>> la interruppe secca la principessa Guerriera. C’era una determinazione rinnovata nel suo sguardo, una luce sfavillante che avrebbe illuminato a giorno una stanza. Kao Sin annuì e s’incamminò in un corridoi parallelo a quello per la torre. Xena ed Olimpia la seguirono.
Xena: <<È un uomo solo, non credo che avrò bisogno di man forte questa volta>>
Olimpia non le rispose, si limitò a continuare a camminare dietro Kao Sin, gli occhi fissi sulla sagoma della ragazza. Xena rimase silente. Le pareti sembravano infinite, le fiamme delle torce danzavano al loro passaggio. Una porta d’acero si parò sul loro cammino, sbarrandoli la strada. Kao Sin si fermò e le attese. Dalla sua espressione fu chiaro che il pericolo annidato in quella stanza era ben maggiore di quello che avevano affrontato sino ad allora.
Xena: <<Rimanete protette dietro qualcosa, e tu, Olimpia, intervieni solo se sarò in difficoltà. Solo se necessario>> pareva più un ordine il suo che un invito. L’amazzone annuì.
Con un calcio, Xena frantumò i cardini arrugginiti della porta ed il battente si schiantò al suolo con il fragore di un tuono. La Principessa Guerriera avanzò a passo sicuro nella sala. In fondo vide un uomo seduto su di uno scranno, alle su spalle un enorme arazzo con un dragone verde dalle fauci spalancate. Un presentimento si fece strada nella mente di Olimpia mentre trovava riparo dalla vista dietro una colonna.
Tiranno: <<Così tu saresti la donna che ha ucciso i miei generali innanzi a tutti, quella straniera di cui si vociferava l’arrivo e che quella maledetta di Kao Sin aveva richiamato non so ancora come>>
Xena: <<Sì, sono io>> la sua voce era fredda, atona. Continuò ad incedere sicura verso di lui, gli occhi fissi nei suoi. Ancora non riusciva a vederlo in viso ma aveva un’aria familiare.
Tiranno: <<Quindi adesso sei venuta per uccidermi, porre fine alla mia tirannia e riportare l’ordine nel Celeste Impero, giusto?>>
Xena: <<Vedo che l’acume non ti manca. Sfodera la spada, non voglio uccidere un uomo disarmato>>
Il Tiranno rise e la sala si saturò dell’acuta malignità del suo cuore. Scosse la testa mentre la guerriera gli si avvicinava sempre più. Fino a poterlo vedere bene in viso. Per la seconda volta, sgranò gli occhi per lo stupore.
“Non è possibile, non è possibile! Ho ucciso io Ming Tien anni fa eppure adesso è di fronte a me!”
Tiranno: <<Sì, Xena, sono identico al Dragone Verde, non è vero? Già, il defunto Ming Tien, il padre che non ho mai conosciuto!>> il suo odio era tale da rendere pungente l’aria stessa.
Xena rimase a fissarlo, la spada tra le mani. Credeva di aver chiuso con Ming Tien ad Illusia ed invece ecco l’incubo che ritornava a tormentarla. Un fantasma del suo passato che tornava a tormentarla.
Ming Shan: <<Mio padre mi diede il nome di Ming Shan e mi fece crescere lontano da qui, dai suoi nemici e dalla sua stessa corte. Quando ricevetti la notizia che era stato ucciso da te, Principessa Guerriera, giurai sul mio stesso sangue che se non ti avessi uccisa mi sarei tolto la vita. Per la memoria di mio padre e del mio voto, è giunta per te l’ora di ritornare negli Inferi. Non ho potuto apprendere il potere di…mia nonna eppure ti sconfiggerò ugualmente, straniera!>>
Ming Shan si alzò e sfoderò una katana nera come le sue vesti. Xena lo guardò negli occhi, la lama in posizione di difesa, e si preparò allo scontro. La lama di lui saettò fulminea, subito bloccata da quella della Principessa Guerriera. La lotta ebbe inizio. Le lame guizzavano rapide e precise, nessun errore da ambo le parti. Avevano due stili diversi eppure nessuno riusciva ad affondare in modo costruttivo. I colpi finivano a vuoto e sulla lama avversaria. L’equilibrio delle forze pareva perfetto, stoccate e contrattacchi si alternavano in un’altalena di armonia, quasi si trattasse della danza di un tempo antico, dimenticato.
Olimpia tramava nel vedere Xena impegnata in quel duello, così simile al suo sogno. “E se fosse stata davvero una premonizione?” in quegli istanti le parole del maestro del tempio vennero obliate dalla paura e dall’inquietudine.
La Principessa Guerriera lanciò una stoccata che legò la lama del suo avversario in una morsa d’acciaio e la scaraventò a qualche metro.
Xena: <<Tutto qui quello che sai fare? Combattiamo ad armi pari!>> e gettò la sua lama verso la spada di Ming Shan. L’uomo sorrise ed assunse la posizione di difesa. La Principessa Guerriera si impegnò in una serie di colpi netti, volti a colpire di taglio. L’abilità di Ming Shan era elevata e lo scontro parve tornare in equilibrio. Improvvisamente l’uomo si lanciò in un calcio circolare all’altezza della mascella della donna che lo scaraventò via con il solo sguardo.
Ming Shan: <<Ecco dov’erano le Perle di Saggezza!>> la sua voce esprimeva odio, rabbia, risentimento. Xena continuò a fissarlo, movendosi in coordinazione alle sue mosse. Doveva far attenzione o non avrebbe avuto scampo. Un oggetto di metallo le sfiorò improvvisamente il viso, cogliendola di sorpresa.
Ming Shan rise: <<Ad ognuno le sue risorse>>
Terminata la frase iniziò a lanciare delle stelle affilatissime che portava nella cintura. La guerriera dovette evitarle servendosi di una serie di capriole volanti, riuscendo così ad evitare i colpi più letali. Cominciò a perdere sangue dalla coscia destra sotto lo sguardo atterrito di Olimpia e Kao Sin. Ming Shan si congratulò, ironico. Xena rimase fredda come il marmo mentre la paura di Olimpia cresceva ad ogni colpo. Quando la Principessa Guerriera l’aveva disarmato si era illusa che tutto fosse fino, poi quel gesto di sfida…perché?
“Adesso è ora di chiuderla!” pensò la Principessa Guerriera e congiunse le mani sul petto. Ming Shan la guardò stupito, intuendo però quali fossero le sue intenzioni. L’attacco finale, la sua morte. Le palpebre di Xena si aprirono di scatto ed i suoi meravigliosi occhi cerulei saettavano potere, un potere che trascendeva qualsiasi altro: la forza della mente. La donna alzò la mano destra e scagliò contro Ming Shan una sfera che pareva di fuoco. L’uomo incasso il colpo e cadde per terra esanime. Xena tirò un sospiro di sollievo e gli voltò le spalle, volgendosi all’uscita certa che ormai fosse cadavere. In quell’istante, l’erede del Dragone Verde, con l’ultimo pugno di energie rimastegli, scattò in piedi e lanciò un pugnale alle sue spalle. Xena si girò appena in tempo per veder Olimpia ricevere la lama in pieno petto. Il chakram fu più veloce della luce e Ming Shan cadde, lo sterno trapassato dal chakram che grondava sangue. La guerriera si precipitò sul corpo di Olimpia e la prese tra le braccia. Kao Sin si stava avvicinando rapida.
Xena: <<Olimpia, forza, non puoi morie così. Fatti forza, troverò un modo per…>> non riusciva più a frenare le lacrime che le inondavano il viso. Con una mano sporca di sangue, l’amazzone cercò di asciugagliele e Xena gliela baciò dolcemente.
Olimpia: <<Xena, amore mio, non potevo…lasciarti..morire. ho dovuto, perdonami.>> la sua voce si faceva sempre più flebile, il colorito più cereo. Xena scuoteva la testa tra le lacrime mentre Olimpia le sorrise prima di spirare. La guerriera non trattenne un urlo disperato poi le chiuse gli occhi e la baciò un’ultima volta. Con delicatezza estrasse la lama dal suo petto pallido sul quale il sangue risaltava la cruda realtà: Olimpia si era sacrificata ancora una volta per salvarle la vita. Aveva rinunciato alla sua vita affinchè lei potesse continuare a farlo. C’era prova d’amore puro ed incondizionato più grande di questa?
La Principessa Guerriera prese tra le braccia il corpo della ragazza ed uscì da quella sala, il cuore gonfio di dolore ed il viso rigato di lacrime. L’esultanza degli uomini che aveva guidato le parve fastidiosa e li sorpassò senza una parola, quasi come se fossero inesistenti. Kao sin la seguì con il chakram tra le mani. Xena camminava dritta davanti a se, decisa a dare ad Olimpia le esequie che meritava come Regina amazzone. “Non posso credere che si sia buttata su quella lama. Ha preferito la mia vita alla sua, ed ora mi sento responsabile anche della sua morte. Per quante volte abbia sofferto a causa mia, non ha mai smesso di essermi vicina, di amarmi a tal punto da sacrificare se stessa!”
Kao Sin: <<XENA! XENA! FERMATI, ASPETTA!>> la ragazza correva, cercando di raggiungere la donna che, nel frattempo, si era fermata.
Xena: <<Cosa c’è?>> sembrava quasi che la stesse rimproverando per averle fatto perdere tempo.
Kao Sin: <<Qualcuno può restituirti ciò che hai perso!>> e le porse il chakram.
Xena: <<In questo momento era l’ultimo dei miei pensieri>> e fissò il viso pallido di Olimpia.
Kao Sin: <<Non hai capito, c’è qualcuno che può riportare Olimpia dal Regno dei Morti!>>
La Principessa Guerriera la guardò con occhi pieni di rinnovata speranza, una speranza che non credeva di poter più provare. Kao Sin le fece cenno di seguirla e s’incamminò verso il Tempio delle Acque Sussurranti. Xena non poteva credere alle sue parole, aveva quasi paura di esserne delusa.
“Ti riporterò indietro, Olimpia, sarai ancora con me!”
Non appena la ragazza avvicinò la mano all’enorme porta di bronzo che chiudeva l’entrata, questa aprì i suoi battenti senza che nessun monaco l’avesse tirata. Kao Sin si diresse spedita verso il luogo dove avevano incontrato il maestro Xiyong. Anche qui, la porta si aprì non appena le si avvicinò. L’anziano saggio era seduto al centro della sala, addentrato in una profonda meditazione. Kao Sin gli si avvicinò e lochiamo senza dar peso ad alcun cerimoniale, conscia del fatto che sarebbe stato inutile.
Xiyong: <<Vedo che sei tornata in libertà, mia cara ragazza. Dimmi, cosa ti porta in questo luogo dopo tanta sofferenza?>> gli occhi del maestro non si staccavano da quelli di Xena.
Kao Sin: <<Saggio Xiyong, vengo a chiederle di rendere la vita ad un’innocente morta per la salvezza di un’altra vita.>>
Xiyong si alzò e raggiunse Xena, prendendo delicatamente dalle sue braccia il cadavere di Olimpia. Lentamente lo condusse al centro della sala e lo distese sul pavimento di legno, le braccia incrociata appena sotto la ferita.
Xiyong: <<Togliti i calzari ed avvicinati, Principessa Guerriera>> si inginocchiò innanzi alla salma.
Xena si accostò a piedi nudi e prese a fissare il viso angelico di Olimpia, sembrava fosse solo addormentata. Il monaco aveva preso a recitare parole in una strana lingua che non conosceva eppure non le sembrava di essere tanto lontana dal loro significato.
Xiyong: <<Affinché la sua anima faccia ritorno dal regno delle anime, c’è bisogno di un sacrificio, Principessa Guerriera. Cosa sei disposta a donare per lei?>> la sua voce era solenne.
Xena: <<La mia stessa vita e quelle future se fosse necessario>>
Il monaco assentì col capo e le porse un pugnale rituale con l’elsa ricoperta di fregi sacri, facendole segno di incidersi il polso. Presa l’arma tra le mani, Xena tagliò le proprie carni senza una piega. Il sangue prese a colare copioso dalla ferita, riversandosi sul corpo di Olimpia e sul taglio che le aveva lacerato il petto.
Xiyong: <<Che la fiamma di questa vitata torni a splendere radiosa e che la sua forza rinasca dal sangue versato>> ed impose le mani sul polso ferito della Principessa Guerriera. Il sangue continuava a fluire e con lui la vista della donna si faceva sempre più annebbiata, le forze le scivolavano di dosso. “Devo resistere, per Olimpia, devo farlo per lei!” fu quello che riuscì a pensare prima che la sua mente cadesse in un oblio cosciente.
Sulla ferita di Olimpia iniziò ad accendersi una fioca luce, che si faceva sempre più forte. Kao Sin non poteva credere ai suoi occhi: quello sfavillio stava rimarginando il corpo della ragazza. Xiyong interruppe le sue litanie quando il petto dell’amazzone si alzò. Xena riuscì solo a vederle scuotere la testa, poi cadde senza forze sul pavimento di legno. “Sei salva Olimpia, amore mio, sei salva!”

EPILOGO

La testa le faceva un po’ male e fece difficoltà ad aprire gli occhi quando sentì il sole riscaldarle il viso. La prima sensazione che ebbe fu quella di qualcosa di pesante sul petto. Olimpia le si era addormentata addosso, però non riusciva a capire dove si trovasse. Improvvisamente ricordò la morte di Olimpia, la cerimonia nel tempio delle Acque Sussurranti ed il viso della ragazza che prendeva colore, poi il vuoto. Si mosse per cercare di alzare la testa ad Olimpia si svegliò. Quando la vide fu come rinascere, si fissarono sorridenti per un po’, poi l’amazzone l’abbracciò stretta e le sfiorò appena le labbra con le sue.
Xena: <<Allora sei salva, non era un’allucinazione!>> questa verità la riempiva di gioia. Olimpia riuscì ad annuire e continuò a tenerle stretto il viso sulla spalla. Neanche lei poteva credere che erra ancora viva.
Olimpia: <<Ho visto Belur, sai? Poi una forze mi ha tirata indietro ed ho aperto gli occhi. Ho visto te, stesa per terra, in una pozza di sangue ed il polso tagliato. Non riuscivo a capire se ero viva o nel Tartaro. Poi ho visto Kao Sin ed il maestro Xiyong avvicinarsi a te e portarti via. Da allora ti sono stata vicina, non hai dato segni di vita per tre giorni. Il guaritore diceva che ce l’avresti fatta, che avevi una fibra forte eppure avevo tanta paura>>
La Principessa Guerriera la coccolò accarezzandole un po’ i capelli con la mano.
Xena: <<L’importante è che siamo qui tutt’e due, no? Comunque devo ringraziarti per avermi salvato la vita>>
Olimpia stava per rispondere quando si aprì la porta ed entrarono il maestro Xiyong e Kao Sin, rivestita degli abiti imperiali.
Xiyong: <<Salute a te, Principessa Guerriera. Hai ripreso conoscenza prima del previsto, tra non molto sarai in perfetta forma>>
Kao Sin: <<Ci hai fatto prendere uno spavento! Sembravi morta, eri così…cadaverica!>>
Xena: <<Ehi, mi sono appena svegliata e volete tramortirmi con questi discorsi a prima mattina?>>
Tutti e tre si misero a ridere, Olimpia compresa, mentre Xena rimase perplessa.
Olimpia: <<Mattina? Xena, è quasi il tramonto! Sono passati tre giorni dall’attacco, ora ho finito di dirtelo>> la Principessa Guerriera era completamente disorientata. Alla fine decise di alzarsi in piedi, non ne poteva più di quel letto.
Kao Sin: <<Questa è la tua armatura, le ho fatto dare una sistemata dal mio armaiolo, era un po’ ammaccata.>> e le porse la sua corazza. Xena non se lo fece ripetere due volte ed indossò il corpetto d’acciaio ed i gambali. Stava per mettere il bracciale destro quando notò la fasciatura. La tolse e vide che della ferita non rimaneva che una sutura sottilissima ed appena arrossata.
Xiyong: <<Ti ho ricucita con del filo di seta, non rimarrà traccia alcuna del taglio>> la precedette.
Xena: <<Ti ringrazio, è proprio un bel lavoro>> gli sorrise la guerriera.
Kao Sin: <<Tutto il Celeste Impero vi è grato per quello che avete fatto ed io in particolare. Qualunque cosa desideriate ed è in mio potere far, non esitate a chiederlo. Spero che mi onorerete con la vostra presenza almeno per qualche giorno>>
Olimpia: <<Con molto piacere, Kao Sin. Sarò felice di imparare qualcosa dal maestro Xiyong, se è d’accordo>>
L’anziano annuì, lu7singato dalla richiesta della ragazza.
Xena: <<Senti, Kao Sin, quando si mangia qui da voi? Ho una fame terribile>>
La sala si riempì di una risata felice. L’incubo era finito e per sempre.

di Nihal

2
3
4
5

Stampa il racconto


www.xandrella.com