Capitolo
Secondo/Atto Secondo
Intanto, Kharisma, attenta a non essere vista, uscì di soppiatto
dal monastero.
Cavalcò veloce, nella fredda notte.
Non aveva neanche diciott’anni e da molto piccola era stata
abbandonata dai genitori che avevano paura di lei poichè era
nata con dei poteri particolari. Era in grado di condizionare gli
eventi… Ma i suoi genitori, semplici contadini, avevano a priori
considerato il suo dono una maledizione, e così, l’avevano
abbandonata alle porte del Monastero. Il Maestro Grahaam l’aveva
cresciuta ed accudita con l’amore di un padre. Aveva coltivato
anche il suo spirito e i suoi poteri che, però, la giovane
non aveva mai usato per mancanza di interesse.
Entro breve, la giovane arrivò nei pressi di un accampamento.
Sicura, scese da cavallo e si diresse verso la tenda più grande,
posta al centro.
<<Voglio parlare con Lord Larek.>> Disse alle guardie.
Una di queste entrò nella tenda. <<Lord Larek…
c’è…>>
<<Fatela entrare.>> La guardia non aveva fatto in tempo
a concludere la frase, che l’uomo aveva già capito.
La sua postura era ancora da meditazione: le gambe incrociate, le
braccia posate rilassate su esse, l’indice ed il pollice congiunti
ad “O”, gli occhi chiusi.
Kharisma entrò e s’inginocchio a qualche passo di distanza
dall’uomo.
Questo, finalmente, si mosse: si alzò, infilò una casacca
e bevve del vino. Quindi s’inginocchiò di fronte alla
ragazza.
Kharisma alzò lo sguardo ed incontro quello dell'uomo. Aveva
gli occhi cristallini come il ghiaccio. Cosa piuttosto strana per
un Tibetano.
Kharisma non riusciva a staccare lo sguardo, era incantata da quell’uomo
che con il solo potere dello sguardo la sottometteva completamente
al suo volere, alla sua persona.
<<Parla.>> Disse Larek, esortando la ragazza.
E Kharisma parlò. Rivelò tutto sull’arrivo di
Xena, sul discorso fatto dal Maestro, sul piano.
E continuò a parlare per molto ma Larek già non ascoltava.
La notizia dell’arrivo della famigerata Principessa Guerriera,
disposta a dare tutto per fermarlo, l’aveva entusiasmato.
Egli non conosceva confine, nè traguardo. Era la classica persona
che non si sarebbe mai accontentata nella vita.
Aveva consacrato la sua intera esistenza al male, il suo cuore era
andato perso o, forse, non aveva mai svolto altro che funzione biologica,
in lui.
La fama di Xena era giunta anche fino alle orecchie di Larek…
Sapeva ciò di cui era capace. Doveva ammettere a sè
stesso che, probabilmente, avrebbe potuto fermare anche lui. Oh, no,
non doveva permetterlo. Il suo piano si stava per compiere, il potere
supremo stava per essere suo, era troppo vicino alla meta per rischiare.
Xena andava fermata, distratta.
La mente di Larek lavorava veloce ed in men che non si dica, escogitò
un piano…
La
porta fu aperta di colpo. Xena scattò immediatamente in posizione
seduta.
<<Xena, presto, il villaggio viene distrutto!>> Esclamò
Kharisma, allarmata.
<<Cosa?!>> Chiese Olimpia svegliatasi anch’ella.
<<E’ Larek… stanno compiendo un massacro!>>
Xena si stava già vestendo. Stessa cosa Olimpia.
Corsero veloci come il vento e Kharisma le seguì.
<<Kharisma vattene! Torna al Monastero!>> Esclamò
Olimpia.
Ma la ragazza sembrava non sentirla ed anche se in difficoltà,
tenne la velocità della corsa delle due guerriere.
Le tre non riuscivano a scorgere ancora il vilaggio ma sentivano i
suoni della battaglia: tutto era strepitante. Urla, grida e…
un intenso odore. Odore di fumo.
<<Xena…>> Sussurrò Olimpia, avendolo avvertito.
Xena annuì, sapendo che anche l’amazzone aveva captato
il fastidioso odore:il villaggio stava bruciando.
Alla mente del bardo corsero subito le immagini di quell’ultima
battaglia con Xena, prima della disgrazia, ad Higuchi. Una sensazione
di sconforto la invase. Chiuse un attimo gli occhi. Ormai era una
guerriera e non doveva lasciarsi sopraffare dalle emozioni.
Volse un’occhiata verso Xena: il portamento fiero, il volto
sicuro, determinato, pronto alla battaglia.
Le due guerriere incrociarono lo sguardo per un istante, infondendosi
reciproco coraggio.
Spronarono i loro cavalli e s’addentrarono nel cuore della battaglia.
Ciò che si presentò davanti a loro, era terrificante.
Gran parte di coloro che stavano ancora in piedi, erano guerrieri.
E tutti erano impegnati in quel gran massacro collettivo. Un fuoco
divampava velocemente, trasportato dal vento. Bruciava case, botteghe…
Degli uomini correvano come forsennati, cercando di spegnere le fiamme
che li avvolgevano. Urlo disperate riecheggiavano nell’aria
intrisa di morte.
Subito dopo, una piccola testa, quella di un bambino volò praticamente
davanti a Xena ed Olimpia.
La madre non ebbe neanche tempo di piangere il proprio figlio che
fu spedita anch’essa nell’aldilà.
Xena scattò giù da cavallo e si fiondò contro
altri due guerrieri che stavano per decapitare tre giovani messi in
fila.
Un guerriero le parò la strada, la Principessa Guerriera lanciò
il proprio grido di battaglia e lo eliminò all’istante.
Fece appena in tempo a salvare i tre fanciulli.
La sua mente era pervasa dai ricordi in cui lei, era dall’altra
parte della battaglia.
Nonostante tutto quello che le era successo ultimamente, ancora non
era riuscita a perdonarsi. Ogni qualvolta vedeva una tale scena, il
suo rimorso tornava a galla, vivo e doloroso.
Ma Xena non lo dava a vedere, anzi, cercava di reprimerlo. L’unica
cosa che voleva e doveva fare, era combattere per salvare quegli inermi.
Anche nella sua mente tornarono le immagini della battaglia ad Higuchi,
ma neanche questo poteva fermarla.
Cercò subito di individuare una cisterna per l’acqua.
In quell’istante, stessa cosa fece Olimpia. Entrambe trovarono
ciò che cercavano ma senza bisogno di usarla perchè
cominciò a nevicare, dapprima qualche fiocco, poi fu come se
qualche divinità lanciasse dall’alto centinaia di sacchi
contenenti candida neve.
Olimpia guardò verso l’alto ed un grande fiocco le cadde
sul naso. Poi dei passi, in corsa, veloci, dietro di lei. Si girò
di scatto: era un guerriero diverso dagli altri con un'armatura più
possente.
L’amazzone aveva raccolto da terra una spada e la teneva salda
in mano.
L’uomo l’attaccò senza farsi attendere oltre. Un
sordo colpo che Olimpia parò. Poi fu la volta della donna di
attaccare finchè i colpi si susseguirono veloci e un fendente
in pieno stomaco costrinse l'uomo a cadere in avanti.
<<E questo era Larek?!>> Chiese Olimpia, stupita d’aver
sconfitto il così temuto e rinomato Lord Larek.
<<No – Esclamò una voce possente – Io sono
Larek>>
Tutto si fermò all’istante. I guerrieri smisero il loro
massacro, i cittadini rimanenti vivi, per quanto possibile, si zittirono.
Xena estrasse la propria spada da un cadavere appena colpito e si
mise in posizione di difesa. Olimpia fece lo stesso.
Kharisma era rimasta sul suo cavallo per tutto il tempo della battaglia,
sorvegliata da Xena ma non c’era stato bisogno di difenderla.
Nessuno l’aveva attaccata. E Xena l’aveva notato.
<<Così mi vuoi sfidare, Principessa Guerriera?>>
Chiese l’uomo.
<<Sì.>> Rispose Xena, cercando di continuare ad
apparire sicura.
Larek scese da cavallo. Si muoveva lentamente, con compostezza. Sembrava
tranquillo, pacato. Più un monaco che un guerriero.
Olimpia sentì un brivido di freddo attraversarle la schiena.
Quell’uomo le incuteva un certo timore. Aveva qualcosa di spaventoso,
spettrale. Traspirava una freddezza totale, assoluta mancanza di sentimento.
Larek e Xena mossero dei passi l’uno verso l’altro. E
la battaglia tra loro, iniziò.
Lord Larek era veloce come il vento nel muoversi e potente come un
uragano nel colpire.
Ogni qualvolta Xena parava un suo colpo, sentiva la sua forza addosso.
Ma nessuno poteva fermare la Principessa Guerriera. Così la
guerriera cercò maggiore concentrazione accrescendo la potenza
del proprio spirito, motivato ad arrestare l’ascesa di quell’essere
infame.
Nella colluttazione l’uomo, riuscì a colpire la guerriera
alla gamba ma nel momento in cui credeva di aver ottenuto un vantaggio,
Xena lo disarmò noncurante del dolore.
Ciò stupì Larek profondamente… nessuno era riuscito
a disarmarlo negli ultimi anni e la cosa aumentò la sua aggressività
nel combattimento a mani nude. I suoi colpi erano diretti, precisi,
perfetti. Xena dovette incassarne parecchi. L’uomo parò
un pugno della guerriera e le ossa della mano della donna scricchiolarono
tutte. Larek la costrinse in ginocchio e in quella posizione la donna
riuscì a colpirlo alle gambe, facendolo cadere a sua volta.
La Principessa Guerriera sfruttando un momento di disattenzione del
nemico, eseguì il pinch sull’uomo e, per un attimo, sembrò
avere la vittoria in pugno. Dovette ricredersi però quando
questo riuscì a sbloccarsi da solo il colpo paralizzante.
Xena non poteva crederci: nessuno oltre lei c’era mai riuscito,
prima.
Lo stupore si leggeva negli occhi della Principessa Guerriera e Larek
rise, schernendola. Di scatto Larek si rialzò ed afferrata
la spada da terra colpì ripetutamente Xena che a fatica riuscì
a rialzarsi. Un colpo di spada del nemico proprio sulla mano rotta,
fu il più potente dei fendenti dati fino a quel momento. Xena
sentì il dolore arrivarle fino al cervello. Larek attaccò
di nuovo e Xena finì a terra.
L’uomo puntò l'arma e s’apprestò a colpirla,
al fine di decapitarla.
Come in un film al rallentatore, la spada scese ma prima che potesse
arrivare al collo di Xena, fu fermata da un'altra spada: quella di
Olimpia.
Larek, stupito dell’audacia della bionda, la guardò,
gelido negli occhi. Nonostante quelle iridi color ghiaccio incutessero
un certo timore all’amazzone, questa sostenne lo sguardo dell’uomo,
quasi sfidandolo.
Larek colpì ancora Xena, che si stava per rialzare ed Olimpia
lo attaccò all’istante.
Sorprendendo Larek, il bardo riuscì ad evitare qualche attacco
dell’uomo, finchè Xena non si rialzò e lo attaccò
anch’ella.
Per la prima volta, in quell’istannte, l’uomo si sentí
davvero in difficoltà.
<<Kharisma!>> Urlò il perfido condottiero.
La ragazza, che già era scesa da cavallo e s’era avvicinata
al fulcro della sfida, cominciò a radiare luce.
Incrociò le braccia sul petto, coi palmi aperti che sfioravano
le spalle. I suoi capelli vennero mossi dal vento ed il suo corpo
s’alzò di qualche centimetro da terra. Sotto lei, la
candida neve aveva già formato una specie di tappeto, sporcato
dal rosso sangue delle vittime di quella battaglia.
A Xena ed Olimpia fu subito tutto chiaro: Kharisma era una traditrice
ed era stata lei ad avvertire Larek di tutto.
<<Per il potere del Fato, degli Elementi e della Morte, chiamo
a me il potere, per far sì che queste anime gemelle, prendano
l’una il posto dell’altra>>
Recitò la ragazza.
Non appena ebbe finito, Xena ed Olimpia sentirono qualcosa di strano
e si guardarono immediatamente. Non poterono credere a quel che era
successo: Xena vedeva il proprio corpo dall’esterno e lo stesso
Olimpia. Si sentirono entrambe smarrite per un istante.
<<Xena…>> Sussurrò l’amazzone.
Capirono entrambe l’accaduto: l’anima di Xena era stata
messa nel corpo di Olimpia e quella del bardo nel corpo della principessa
guerriera.
Non fecero in tempo a fare o pensare null’altro che Larek attaccò
la guerriera bionda in cui ora si celava lo spirito di Xena. La Principessa
Guerriera scaraventò l’uomo a terra ma questo, lanciò
un pugnale che teneva nascosto nella veste e colpì Olimpia
nello stomaco.
<<Olimpia!!>> Urlò Xena, disperata!
Larek rise vittorioso. <<Ritiriamoci!>> Urlò.
Tutti gli uomini cominciarono ad andarsene e Larek per primo, seguito
da Kharisma.
Xena abbracciò quello che sarebbe dovuto essere il suo corpo
ma dentro al quale stanziava la sua amica.
<<Olimpia…>> Sussurrò con voce preoccupata
e colma d’affetto, accarezzandole i capelli.
<<Xena, mi dispiace…>>
<<Ssh – la zittì. – tu non hai colpa. Andrà
tutto bene, ti porto al Monastero.>>
Con qualche difficoltà, dato il cambio di stazza, la Principessa
Guerriera issò a cavallo l’amazzone e reggendola saldamente,
cavalcò più veloce che poteva fino a destinazione.
di
Lisa
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il racconto