La
principessa guerriera cominciò a raccattare le loro cose sparse
per l'accampamento, mentre Olimpia piegava le coperte usate la sera
prima. Attis le attendeva impaziente; ad un tratto
Olimpia chiese parlando anche per l'amica: <Ma dove dobbiamo andare
di preciso?> Attis rispose con una speranza ritrovata: <Bhè,
la mia amica, si trova a Lesbo; è la che dovrete dirigervi;
però io non posso venire con voi
>
Xena pensò ad alta voce, edificando subito un piano ben articolato:
<Lesbo è un' isola del Mare Egeo, dobbiamo prendere la nave
per arrivarci, ed il porto più vicino, è quello di Eubea;
è là che per ora siamo dirette! Poi una volta a Lesbo
sapremo tutto e decideremo il da farsi.>
Attis soggiunse: <Anche io andrò ad Eubea, giusto per non
fare insospettire Alceo; potremmo proseguire un po' il viaggio insieme,
sempre che a voi non dispiaccia avere una terza persona con voi
Ho come l'impressione, anzi, quasi la certezza che stiate bene anche
da sole!>
Xena e Olimpia la fissarono interdette, il bardo addirittura arrossì;
Xena le bisbigliò nell'orecchio: <Ma che vuole questa, perché
sta parlando con frasi a doppio senso?>
Olimpia le sussurrò: <Ma è per caso qualche lontana
parente di Venere?> poi tossendo nervosamente incalzò ad
Attis:<N..No, ma che dici, forza sbrighiamoci che la tua amica
ci aspetta!>
CAPITOLO 3
Xena e Olimpia si trovavano sulla nave attraccata ancora nel porto
di Eubea, di lì a poco sarebbe salpata; raggiunsero la prua
della nave, e affacciandosi al parapetto scambiavano le ultime parole
con Attis.
La donna disse loro: <Quando vi troverete a Lesbo, attraccherete
a Militene, una volta là, chiedete di Cleide, è la figlia
della mia amica, colei che mi ha mandato il messaggio dicendomi che
sua madre purtroppo stava molto male; non mi ha spiegato altro, mi
spiace, ma so che l'aiuterete e vi ringrazio in anticipo!>
Le ancore furono levate in quel momento, la nave stava salpando. Xena
e Olimpia salutarono Attis rassicurandola di non preoccuparsi e con
rapidi cenni di mano; quindi riuscirono ad udire appena, le ultime
parole che la donna diceva loro:
<Salutatemi la mia terra, salutatemi la mia gente e
>
Olimpia urlando: <E? Cosa? Non ti sento!>
Attis:<Niente
Buon viaggio!>
Appena la nave fu abbastanza lontana, Attis diventò triste,
i suoi occhi si inumidirono e continuò la frase interrotta
poco prima <
E dite a Saffo che la amo ancora!>
Era il tramonto e l'indomani mattina sarebbero giunte a Lesbo; Xena,
sulla nave, respirava quell'aria salmastra che le era sempre piaciuta,
mentre guardava sfaccendare i marinai; improvvisamente la sua attenzione
fu calamitata dalla vista di Olimpia, sola soletta dall'altro lato
del parapetto, sporta verso il celeste e placido mare che la nave
solcava; la guerriera le si avvicinò allacciandola da dietro
e sfiorandole la spalla con un bacio delicato;
le disse con molta calma: <Qualcosa non va?>
Olimpia prese quella forte mano poggiata sulla sua spalla e la strinse:
<No, non è nulla
>
Xena preoccupata aggiunse: <E il tuo mal di mare?>
Olimpia disse bofonchiando: <Sono anni che viaggio insieme a te
sulle navi, ed ancora avverto questo senso di malessere ogni volta
che navighiamo per più di mezza giornata! Comincio a pensare
che per quanto uno si sforzi, certe cose non cambino mai
>
Xena la ammonì dolcemente: <Olimpia, non puoi sforzarti
di non sentirti male, forzeresti inutilmente il tuo corpo
E'
sempre stato un problema per te il mal di mare; tuttavia non devi
cercare di abolirlo, ma solo di alleviarlo quando ti viene: usa i
punti di pressione che ti ho insegnato; starai meglio!>
Olimpia si sporse di nuovo dalla nave, Xena si affacciò al
parapetto raggiungendola, poi si voltò per vedere la sua compagna
che aveva il volto illuminato d'arancio, lo stesso colore del cielo
in quel sereno tramonto, e negli occhi un bagliore che avrebbe potuto
paragonare tranquillamente ad un vigoroso fuoco; era bello vedere
nei suoi occhi verdi, quel meraviglioso contrasto di colori
ma paradossalmente sentiva il suo sguardo lontano, perso nel tempo
e nello spazio; all'improvviso una ciocca di capelli corvini le fu
scompigliata dal vento, e andò a mischiarsi con le ciocche
biondo oro della compagna che sembrava assorta;
Xena prese fiato respirando a pieni polmoni, poi appoggiandosi di
nuovo con le braccia al parapetto disse: <E' vero che hai il mal
di mare, ma secondo me, in fondo c'è dell'altro che ti turba;
posso sapere cosa ti passa in quella testolina?>
<Niente, cosa vuoi che mi passi!>
<Ah-ha, non fingere con me; sai che ti conosco troppo bene!>
Olimpia le rispose: <Si, so che mi conosci, forse anche più
di me stessa
Comunque davvero, non ho nulla
Il fatto è
che quando vedo un tramonto così, mi viene da pensare a tutte
le cose brutte che sono accadute in Giappone, al momento in cui credevo
di averti perso per sempre e mi rattristo; poi però, non so
per quale miracolo, ma vedo che sei ritornata sana e salva al mio
fianco, e tutta la mia tristezza sparisce, anche se devo ammettere
che mi ci devo ancora abituare del tutto all'idea che tu sei morta
e sei ritornata davvero dall'aldilà!> Xena con fare protettivo:
<Ehi, cosa sono questi brutti pensieri!?! Olimpia, ora sono qua,
ed ho intenzione di rimanerci ancora per molto! Sai benissimo che
non potrei vivere un istante lontano da te
> dunque strinse
la donna nella morsa del suo abbraccio; fu in quell'istante che il
bardo le parse nonostante la sua caparbietà, e la sua rigidità
morale, molto fragile; e con quel caldo abbraccio Xena cercò
di infonderle un po' più di sicurezza; poi le mise una mano
sotto il mento, glielo sollevò leggermente e si avvicinò
col suo volto, arrivando all'altezza del suo orecchio: <A proposito,
mi sembra che questa mattina tu abbia perso la scommessa
vero?>
Come suo solito, Xena stava cercando di sdrammatizzare la situazione;
ma Olimpia che aveva capito le intenzioni provocatorie della sua amica,
si difese sicura di sè: <Non l'ho persa; Attis alla fine
si è ricordata il mio nome, e non è stato necessario
che glielo dicessi tu! Diciamo pure che è finita alla pari!!>
<E va bene, ma sappi che stavolta è finita pari; ma la scommessa
è sempre aperta
Ed io la vincerò!>
<Non ti arrendi mai tu, eh?>
<No mai, mi conosci!>
<Certo, ti conosco
e proprio perché so come sei fatta,
che ti voglio bene per quello che sei!>
Xena fissandola negli occhi e tenendole la mano poggiata sulla sua
le sussurrò: <Allora siamo in due! Ehi bardo
Non cambiare
mai, mi piaci così come sei!>
Olimpia le fece un sorriso colmo di affetto, poi sbadigliando aggiunse:
<Xena vado sotto coperta, vorrei riposare un po' perché
domani ci attenderà una giornata impegnativa. Buonanotte.>
Così dicendo il bardo si apprestò ad allontanarsi, ma
si voltò e aggiunse: <Non fare troppo tardi quassù,
anche tu hai bisogno di riposo!>
La guerriera le fece un sorriso accomodante e disse: <Non preoccuparti,
respiro ancora un po' di questa brezza marina e ti raggiungo!>
Xena osservava Olimpia scendere sotto coperta, la seguì con
lo sguardo finché non sparì del tutto, inghiottita dal
buio parziale del corridoio che portava alla loro camera, mentre ripensava
alle parole dette da Olimpia poco prima
Era veramente
una gioia per lei poter essere ritornata dall’aldilà;
nonostante fosse morta, sentiva ancora vivo, forte, tangibile il vincolo
d’amore con le persone che aveva lasciato sulla terra; le persone
a lei più care: la figlia Evi e la sua donna, Olimpia. Non
poteva pensare di lasciarle definitivamente, aspettando inerme che
la morte non le ricongiungesse di nuovo; Era stato questo il motivo
fondamentale che in cuor suo l’aveva spinta a lottare per tornare
sulla terra. Ed alla fine… c’era riuscita:
era lì con la sua compagna pronta a portare come sempre aiuto
ai più deboli, e la cosa più bella era che lo facevano
INSIEME.
Mentre Xena si lasciava cullare da questo pensiero, e dall'ondeggiare
pacato della nave, fu colta alla sprovvista dall'arrivo di una "simpatica
canaglia" di Dea, che comparsa con il suo solito lampo di luce
giallastra, e la sua solita veste rosa confetto, le si parava ora
dinnanzi:
Venere: <Salve Xena! Da quanto tempo non ci vediamo? Ti sono mancata?>
<Se vuoi che sia sincera
No, neanche un po'!>
<Ehi, ehi
non dirmi questo, o mi farai sentire una presenza
indesiderata
>
<Se lo dici tu
Comunque qual buon vento ti porta da queste
parti?>
<Vento di sorprese!!>
Xena rimase un attimo confusa, le parole della Dea, le erano suonate
abbastanza insensate, ma sapeva di avere a che fare con le Dea dell'Amore
che aveva la "cattiva" fama di essere bella ma anche un
poco cretinella, perciò non si stupì più di tanto,
anche perché sapeva che Venere era strana, ma in fondo non
pericolosa, quindi nelle sue parole, dette seppur con malizia non
c'era inganno; inarcò dunque il sopracciglio destro e senza
scomporsi più di tanto le disse: <Spiegati meglio!>
Venere con aria da saputella: <Bhè, non c'è nulla
da spiegare; sai com'è ogni tanto mi ricordo di far visita
alle mie migliori amiche
soprattutto adesso che sò che
andranno a Lesbo!>
<Si, siamo dirette là; ma posso sapere cosa c'è di
tanto interessante in quell'isoletta in cui gli uomini sono sempre
in battaglia e le donne a filar la lana?>
Venere con voce maliziosa: <Oh mia cara Xena, sei sicura che le
donne se ne stiano buone buone a filare la lana a casa?>
Xena ebbe un attimo di ripensamento, poi disse: <Tu mi nascondi
qualcosa
>
Venere cambiando discorso: <Ad ogni modo, sai da chi state andando?>
<Per la verità non di preciso
Ci è stato detto
da una donna di nome Attis, che dovevamo cercare una certa Cleide
una volta arrivate a Militene, e lei poi ci avrebbe spiegato tutto
>
Venere abbastanza meravigliata: <Attis
Allora avevo visto
bene! Vuol dire che Attis le è ancora legata
>
Xena iniziando a seccarsi: <Venere, tu sai più di quello
che vuoi farmi credere in questa storia; ho come l'impressione che
le tue "innocenti" domande, siano in realtà ben mirate
Ti conviene parlare se non vuoi tornare a fare un tuffo nel Mare Egeo
da cui sei nata!>
Venere ponendo le mani dinnanzi al corpo come per difendersi, cominciò
con voce piagnucolante: <E va bene
ti dirò quello
che so, che non è molto per adesso
E poi sono nata dalla
spuma del mare Ionio, ignorante!>
Xena le lanciò uno sguardo omicida, la dea si ricompose e cominciò:
<Apri bene le orecchie: la persona che ha bisogno di voi, è
nientemeno che Saffo!>
Xena sbiancò in volto al solo udir pronunciare quel nome; poi
con voce tremolante disse: <Saf
Saffo? La somma poetessa?
Il mito di Olimpia?>
Venere continuò canzonandola: <Si, si: la somma poetessa
Il mito di Olimpia
la donna che ti scrisse quell'ode che regalasti
alla tua biondina il giorno del suo ultimo compleanno, quando andaste
a Tebe
Saffo! Proprio lei, non mi sembra ce ne siano altre in
giro! O per lo meno non con quelle
ehm
inclinazioni!>
Poi continuò cercando di intonare poeticamente la poesia: <Aspetta
come faceva quella stupenda ode? Ah
C'è un momento quando
ti guardo in cui non riesco a parlarti
la mia lingua si blocca;
poi il fuoco corre sotto la mia pelle e tremo
>
Xena riavutasi dal colpo, subito le disse: <Si va bene ho capito,
ma ora smettila con quella poesia!>
Venere la fissò esterrefatta: <Perché, non ti è
piaciuta? E pensare che Saffo l'aveva scritta invocando me e pensando
alla sua compagna Attis
Xena, non capisci proprio cosa vuol
dire l'arte!>
Xena ironicamente: <Bhè, scusa se sono dalla mattina alla
sera con una spada in mano a difendere i più deboli, a rincorrere
i cattivi e a restituire la libertà agli oppressi
Ma
forse l'arte è più importante di tutto questo! E comunque
questa faccenda mi è poco chiara
Finisci di dirmi quello
che sai!>
Venere replicò: <E' questo il punto: non sò di preciso
cosa stia accadendo alla mia protetta, perciò non so dirti
altro! Ma ho come l'impressione che lo scopriremo molto presto!>
Xena stupita: <Eh? Cosa hai detto? Scopriremo? Vuoi dire che in
questo nostro viaggio ci sarai anche tu?>
Venere estremamente soddisfatta: <Si! Oh, ma non preoccupatevi,
vi lascerò in pace!>
Xena mugugnò fra sè e sè: <Perfetto: Ora si
che la faccenda si complica!>
di
Bard and Warrior
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