La
poetessa guardandola soggiunse: <Ora tocca a me sentirmi in imbarazzo
>
E fece un sorriso provocatorio, poi aggiunse: <Lei è stata
una delle mie amanti; Beh, all'inizio non era una storia seria: Organizzavamo
i nostri incontri amorosi nel tiaso giù a Militene
poi
alla fine, lei è diventata la mia Olimpia.>
Detto questo si rattristò, ma Xena si accorse di questo repentino
cambiamento d'umore, così le chiese: <E in seguito?..>
Saffo non rispose, facendole palesemente capire che quello era un
argomento sul quale non voleva spingersi oltre per quella sera. Così,
deviando il discorso, chiese a Xena: <Sinceramente Xena, cosa provi
per Olimpia?>
La principessa guerriera da
che stava spaparanzata sulla sedia, fece un balzo all'indietro per
evitare di finire col volto sul davanzale della finestra, tanto che
le era giunta inaspettata quella domanda; poi arrossendo evidentemente
borbottò: <M
ma che domande mi fai?>
Saffo invitandola ad una veloce risposta le disse: <Veramente Xena,
rispondi: la ami?>
Xena arrossì ancora abbassando lo sguardo e disse: <Certo
che la amo, ma non nel modo che intendi tu!>
Poi alzandosi e sviando il discorso disse: <Comunque si è
fatto tardi, vado a dormire e faresti bene a farlo anche tu!>
Mentre la guerriera stava uscendo dalla stanza, Saffo richiamò
la sua attenzione dicendo: <Dovresti dirglielo sai? Presto o tardi
dovrai farlo!> la guerriera continuò a camminare per tutto
il tempo della frase di Saffo, poi si arrestò e le disse:
<Saffo, non sono l'unica ad avere dei segreti, che in quanto tali,
non voglio siano svelati; perciò non accetto la predica da
te! Tu piuttosto, cerca di non concentrarti troppo su questi tuoi
"amori impossibili"!> E andò via. La poetessa
rimase per un po' a fissare un punto indefinito della stanza;
<Come avrà fatto ad intuire quali sono i miei problemi?>
pensò.
CAPITOLO 6
Una nuova mattinata era sorta per le nostre eroine, che quel giorno
erano impegnate a cimentarsi in una "giornata tipo" di una
donna di Lesbo. Fu così che insieme a Saffo, lasciarono la
residenza apprestandosi a raggiungere il cuore di Militane.
Anche quel giorno, come un po' di tempo a quella parte, quando non
era in giro a declamare le sue poesie, Saffo si dedicava alle giovani
donne del "tiaso"
<Vedete..> spiegava Saffo <
Il tiaso è una comunità
femminile in cui una veterana istruisce le più giovani, iniziandole
al canto, alla poesia ed alla musica. Generalmente in ogni tiaso,
è anche istituito il culto delle divinità, ed il nostro
si regge sulla protezione di Venere!>
Le due guerriere si scambiarono rapidi cenni di intesa fra di loro,
poi la bionda disse ironicamente: <Oh, naturalmente!>
Istintivamente Xena si voltò dietro, sentendo un'altra presenza
alle loro spalle, ed effettivamente costatò che la Dea dell'Amore
era apparsa poco prima.
Anche Olimpia, facendole cenno di sparire si voltò, ma Venere
le rassicurò dicendo loro che Saffo non poteva vederla. La
divinità, si piazzò quindi fra le due guerriere, continuando
per un po', insieme il tragitto. Appena arrivate all'edificio, dall'imponente
sembianza di un tempio, sull'acropoli di Militene, Saffo e Olimpia
vi entrarono subito, poiché la somma poetessa, aveva invitato
la bionda guerriera a toccare con mano l'esperienza del tiaso; Olimpia,
che era affascinata da tutto ciò, decise di seguirla. Xena
invece, rimase ancora un po' fuori a parlare con Venere.
Venere la guardò chiedendole: <Scusami, so che sei ancora
arrabbiata con me perchè ho rovinato la sorpresa per Olimpia...>
Ma Xena le disse: <No, non scusarti, sono io che ho esagerato.
Vedi, volevo che stavolta la sorpresa riuscisse perfettamente, ma
ho perso la testa quando tu gliel'hai rivelata. Mi sono arrabbiata
perchè è successo per la seconda volta consecutiva;
ma mi ha fatto infuriare ancora di più il fatto che io non
riesca mai a renderla felice come vorrei!>
Venere allora cercò di consolarla dicendole: <Oh, ma lei
lo sa perfettamente che tu vuoi solo il meglio per lei!>
Xena incalzò: <Si, ma a me non basta che lei lo sappia!
Io voglio proteggerla, voglio che lei possa essere libera e felice
di fare ciò che vuole.>
Venere continuò: <Xena ma lo stai già facendo: Ogni
volta che combatti per rendere il mondo un pochino migliore, tu combatti
non solo per tutte le persone indifese, ma anche perchè Olimpia
possa vivere la sua vita senza ulteriori tribolazioni!>
<E' vero, ma esigo di più!> disse decisa Xena.
<Non ti sembra di pretendere un pò troppo da te stessa?
Scusa se te lo dico, so che sono la persona meno adatta a giudicare,
ma questa tua ostinazione, talvolta ossessiva, ti rende irrazionale,
e finisci col commettere errori enormi... Ad esempio, in Giappone,
tu eri convinta che per poter salvare le anime dei quarantamila periti
ad Higuchi, rimanere morta era l'unica soluzione possibile; hai compiuto
la tua redenzione, è vero... Ma non hai calcolato quanto questa
tua decisione avesse potuto incidere su coloro che avevi lasciato
qua... E sai quanto terribile sia stato per Olimpia, vederti andar
via all'imbrunire, quando poteva restituirti la vita... Dimmi ora:
A cosa è servita questa tua ostinazione?>
Xena l'ascoltava senza fiatare, trovando le sue convinzioni abbastanza
veritiere; per quanto si sforzasse dunque, non riuscì a trovare
una risposta a quella domanda; così la Dea continuò:
<Voglio dire: Smettila, almeno con lei, di fare la testarda, perchè
è questo tuo modo di porti che la rende infelice! E' il fatto
che tu decida tutto e sempre, senza interpellare nessuno, che la fa
star male! Non ti accorgi che molto spesso compi dei gesti nobili
che poi richiedono sacrifici talmente grandi come la tua o la sua
vita? Perchè comportarti così dove che potreste prendere
le decisioni importanti insieme, come una normale coppia di ehm...
amiche qualsiasi?>
Xena riflettendo su quello che stava ascoltando disse: <Tu credi?!>
Venere aggiunse: <Certo che lo credo! E se lo dico io, fidati...
in fondo sono pur sempre una Dea!>
Le due risero di gusto, poi Venere tornò seria dicendole: <Ora
va, ti aspetta. Ma ricordati che lei non cerca la sua felicità
lontano come pensi tu! Perchè la sua vera felicità,
è averti accanto quando si sveglia, poter stare con te tutti
i giorni della sua vita, ed augurarti la buonanotte quando va a dormire!
Non occorre compiere gesti grandi per un'amica; perchè già
essere un'amica come te, è una cosa grande!>
Xena le sorrise dicendole: < Grazie di tutto! Comunque adesso renditi
utile e cerca di scoprire qualcosa di più sulle pene di Saffo.
Sei pur sempre una Dea, no!? Allora non sfruttare i tuoi poteri solo
per giocare a nascondino con noi!>
<Però l'idea di questo nuovo gioco, non è malaccio;
ci manca solo una persona che aspetti che gli altri si nascondano
e poi si metta a cercarli; perfetto!!> Xena le lanciò un'occhiataccia;
poi, Venere sparì nel suo dorato fascio di luce dicendole:
<Scherzavo naturalmente!>
Dunque Xena entrò nel grande edificio.
Poco dopo, raggiunse Olimpia e Saffo; la poetessa stava impartendo
uno dei suoi insegnamenti di canto, mentre la bionda guerriera, in
disparte in un angolino della stanza, la osservava attentamente. Xena
le mise la mano sulla spalla e lei si voltò riconoscendo il
volto sorridente dell'amica. Stettero per un po' a guardare, poi Olimpia
si rivolse a Xena:
<Guarda è perfetta, è solare... raggiante! Non sembra
neppure la persona piena di problemi che abbiamo conosciuto ieri sera.>
<Già, ma nonostante le apparenze, credo che Saffo stia reagendo
piuttosto male alla sua crisi... anche se davanti agli altri, non
lo da a vedere. Pensa che stamattina Cleide prima di uscire, mi ha
raccontato che è stata la sua preoccupazione a spingerla a
mandare quel messaggio ad Attis, perchè non molte sere fa,
ha udito il pianto disperato della madre, ed alcune sue invocazioni
ad Venere; poi ha parlato di un giovane Paone... Vaone... non ricordo
il nome preciso adesso. Infine ha chiaramente detto che il Fato stavolta
non si accanirà contro di lei...>
Olimpia si adombrò, rimuginando su quelle ultime parole: <Credi
che Saffo abbia intenzione di uccidersi?> chiese preoccupata.
<Penso che sia probabile; comunque ho incaricato Venere di scoprirne
di più> le rispose Xena, giocherellando nervosamente col
chackram che teneva appeso come sempre vicino alla cintola.
<A proposito, com'è andata con Venere?> soggiunse Olimpia.
<Beh, ci siamo chiarite e...>
<E...> continuò Olimpia curiosa.
Xena non trovò il coraggio per parlarle, tacque così
per l'ennesima volta e si giustificò dicendo: <E mi ha promesso
che ci avrebbe aiutato...>
Fra le due cadde il silenzio, un silenzio che fu spezzato solo poco
dopo, dalle voci congiunte di entrambe: <Xena>
<Olimpia>, quindi si interruppero, per poi parlare ancora insieme:
<No, parla prima tu!>
Vedendo che nessuna delle due riusciva a spiccicare una sola parola,
si sorrisero imbarazzate, e fu in quel momento che Saffo le chiamò
per presentarle alle sue giovani fanciulle: <Fanciulle, vi presento
due donne straordinarie: Xena di Amphipoli e Olimpia di Potidea. Credo
che abbiate sentito già qualche leggenda sul loro conto...>
Le fanciulle sobbalzarono di gioia e subito si attorniarono alle due
eroine, che letteralmente sommerse, si sentirono a disagio; qualcuna
di loro chiedeva di raccontare i loro ultimi viaggi, qualcuna come
avessero fatto a conoscere Saffo; solo un paio di loro, le invitarono
addirittura ad accompagnarle quella sera all'anfiteatro del paese,
per sentire declamare Saffo. Quando le due appresero che quella sera
dunque Saffo avrebbe declamato, la poetessa le guardò dicendogli:
<Che avete da guardarmi, ve lo avrei detto dopo! Comunque spero
che vi uniate a noi!>
Xena con un tono abbastanza seccato per l'inaspettata sorpresa rispose:
<Naturalmente...>
Quindi Saffo continuò rivolgendosi alle pretendenti delle guerriere:
<Anattoria, Ero: credo che il vostro sia tutto tempo sprecato,
se pensate di conquistare qualcuna delle due. Vedete ormai loro sono
talmente legate l'una all'altra che....> poi si abbassò
sussurrando maliziosamente qualcosa nell'orecchio delle due, di cui
Xena e Olimpia non riuscirono ad afferrare il significato. Dopo di
ciò, le giovani si ritirarono di "buon ordine" e
Saffo sorrise alle due come per dire: <Tranquille, ho sistemato
tutto.>
Quello stesso pomeriggio, Xena e Olimpia erano sedute sul prato, all'ombra
di un oleandro, e respiravano la fresca aria campestra della residenza
di Saffo. Ad un certo punto la bionda chiese: <Xena, cosa volevi
dirmi oggi, prima che Saffo ci interrompesse?>
La guerriera fece per ricordare, poi disse: <Ah, niente di importante>
<Sicura? Mi sembravi piuttosto imbarazzata...> incalzò
Olimpia
<Nulla, davvero...Tu piuttosto cosa dovevi dirmi?>
Olimpia si interruppe un attimo per respirare quell'aria carica di
profumi di fiori primaverili, poi continuò: <Niente di importante,
mi chiedevo solo dove fossi andata ieri notte; mi sono accorta che
non eri a dormire.>
<Beh, non riuscivo a prendere sonno e sono andata a fare due passi;
poi ho incontrato Saffo e ci siamo intrattenute a parlare.>
<Ah, capisco...> poi Olimpia aggiunse: <Di che avete parlato?>
Xena la fissò di nuovo imbarazzata, poi disse distogliendo
lo sguardo da lei: <Oh beh, nulla di particolare... Niente di serio...>
Ma il loro discorso fu interrotto dall'arrivo di Venere;
Olimpia esclamò: <Accidenti ogni volta che parliamo un po'
per conto nostro veniamo interrotte!>
Xena invece pensò: <E' stato davvero provvidenziale l'arrivo
di Venere stavolta; ero a corto di argomenti...>
Venere sembrava piuttosto allarmata, e con voce grave disse: <Ragazze,
forse ci sono... So qual'è il problema che affligge Saffo!>
Le due risposero all'unisono: <E qual'è?>
Prima di continuare, Venere si sedette accanto a loro sull'erba e
tristemente disse: <Credo che sia il momento di rivelarvi un fatto
che mi accadde moltissimo tempo fa... Per una faccenda delicata, dovetti
un giorno, recarmi a Lesbo; non ebbi modo di teletrasportarmi, ma
dovetti spostarmi come una comune mortale. Partii dunque dalla Grecia
e navigai per mare, fino a che non raggiunsi quest'isola. Il vecchio
traghettatore che conduceva quella "tinozza galleggiante",
mi traspostò fino a destinazione, senza farmi pagare nulla;
io fui rimasta talmente colpita da quella sua gentilezza, che volli
premiarlo... Gli regalai un balsamo che ebbe il potere di trasformarlo
in un giovane bellissimo, tanto che tutte le donne di Lesbo se ne
innamorarono. Quel giovane era Faone...>
Xena sobbalzò stupita chiedendo: <Quel Faone?> la Dea
annui, mentre Olimpia le guardava smarrita: <Scusate, volete spiegarmi
cosa sta accadendo? Forse mi sono persa qualche passaggio!?! Chi è
questo Faone?> disse.
Venere e Xena fugarono insieme la sua curiosità: <E' la
causa delle pene d'amore di Saffo!>
<Volete dire che Saffo sta soffrendo per amore? E' questo il suo
problema?>
Venere rispose: <Credo proprio di si...>
Olimpia continuò: <Ma come?... E' una bella donna, è
intelligente, famosa... Credevo che si trovasse bene, e che fosse
legata sentimentalmente anche alle fanciulle del tiaso...>
Venere rispose: <Ascolta: Saffo ha una personalità focosa,
passionale... Tuttavia ha anche un incredibile sensibilità...
Lei ha amato il suo sposo dal quale ha avuto Cleide; ma la sua concezione
dell'amore, la spinge aldilà delle differenze fisiche tra uomo
e donna, perciò ha amato anche tante fanciulle del tiaso, tra
queste prima tra tutte Attis. Ma ora purtroppo, si è follemente
invaghita per Faone...>
Olimpia chiese: <Come può una persona nella cui vita entrano
più persone che in un porto di mare, amare così tanto?
Voglio dire...>
La dea la interruppe continuando: <So quello che vuoi dire: Ti
stai chiedendo se quello che prova per tutte queste persone sia vero
amore o solo attrazione fisica... Ma ti posso assicurare che, ahimè,
è proprio amore! Io so riconoscerlo, no!?!> ed aggiunse:
<Vedete ragazze, la realtà è che l'amore ha sempre
fatto soffrire Saffo. Olimpia, tu conosci qualche suo verso, vero?
Ti sei mai chiesta da dove venga la sua ispirazione? Ebbene, se noti
attentamente, ti accorgi che in essi traspare tutto il suo dolore
nel momento in cui perdeva qualcuno a lei caro... Questo fatto si
è andato rafforzando specialmente quando nel tiaso, lei si
affezionava alle fanciulle, poi loro dovevano abbandonarla, o perché
andavano in un'altra città, o perché, come Attis si
sposavano... Saffo sembra una persona che dalla vita ha avuto tutto,
ma non è così!>
Olimpia rimase in silenzio, pensierosa, mentre Xena che aveva ascoltato
tutto chiese: <Ma se Faone è così a causa di un tuo
incantesimo, potresti fargliene un altro.>
Venere
rispose addolorata: <E' questo il punto: Quell'incantesimo era
irreversibile; temo di non poter fare assolutamente nulla per aiutare
Saffo!>
Olimpia si alzò di scatto; sembrava furiosa, poi puntò
il dito contro Venere e disse: <Come può la dea dell'amore
non fare nulla per cancellare un suo sortilegio? E' assurdo!> Detto
ciò, si allontanò. Venere rimase meravigliata e mortificata
allo stesso tempo;
Xena accortasene le disse: <Dalle tempo Venere... in fondo non
è facile per lei accettare che Saffo stia considerando il suicidio;
e probabilmente è quello che farà.>
Venere abbassò lo sguardo dicendo affranta: <Non è
facile neppure per me Xena, specialmente perchè io sono la
causa di tutto ciò!> La guerriera le pose una mano sulla
spalla.
Nel frattempo, Olimpia era rientrata in casa, per recarsi nella stanza
di Saffo. Aprì con violenza la porta trovandovi la poetessa
intenta a prepararsi per lo spettacolo di quella sera. Saffo fu molto
sorpresa nel vedersela piombare in camera in quel modo; soprattutto
perchè sapeva che Olimpia era una persona estremamente educata,
ma se aveva agito così, doveva essere profondamente turbata
perciò le chiese:
<Olimpia! Che ci fai qui?>
La bionda rispose: <Saffo, cos'è questa storia?>
La poetessa non capiva il suo atteggiamento, così con fare
accomodante le disse:<Ti ho visto poco fa dalla finestra, eri in
giardino con Xena, e sembrava che stesse parlando di cose importanti...>
Olimpia tagliò corto dicendo: <Ma ora sono qua!>
Saffo con un atteggiamento provocatorio le chiese beffarda: <Lo
vedo... ma sei venuta per qualche prestazione ehm... particolare!?!>
Olimpia la rimproverò: <Ma che dici! Voglio solo sapere
che cos'è questa storia!!>
<Che storia?> rispose Saffo ingenuamente.
Olimpia esplose di rabbia e molto istericamente le disse: <Smettila
di fingere con me! Saffo, non nascondere il tuo dolore sotto quella
coltre di sprezzante sfrontatezza e serenità; voglio sapere
cosa ti sta accadendo, ma soprattutto chi è questo Faone!>
A quelle parole, Saffo si rabbuiò chiedendole: <Chi ti ha
detto quel nome?>
<Non ha importanza. Avanti, parla!>
Le lacrime calde cominciarono a bagnare il volto di Saffo, che ora
agli occhi di Olimpia appariva come una fanciulletta alle prese con
la sua prima cotta, poi schiarendosi la voce le parlò: <Faone
è un giovane che amo alla follia. Siamo stati amanti per un
pò; ma poi...>
<Poi? Continua!> chiese impaziente di una risposta Olimpia.
Saffo si asciugò le lacrime, e riprendendosi disse: <Nulla,
sto meglio. E scusami, ma non ho voglia di parlare di questo argomento,
ne ora, ne mai!>
Olimpia l'ammonì dicendole: <Ma potresti sfogarti! Sono
sicura che ti gioverebbe...>
Ma fu interrotta dalla poetessa che, avendo mille risorse, sviò
abilmente la conversazione chiedendole: <Posso fare una domanda
a te, invece?>
Olimpia fu infastidita dal fatto che ancora una volta la poetessa
non stesse affrontando quell'argomento; com'era possibile che una
donna così forte, stesse scappando dai suoi problemi? Saffo
distolse i suoi pensieri e incalzò: <Allora?>
<Avanti, sentiamo!>
<Cosa rappresenta per te Xena?>
Olimpia notò: <Ma non capisco cosa c'entri adesso Xena con...>
<Allora vuoi rispondermi?> controbatté la poetessa.
Olimpia prese fiato e rispose: <Se anche avessi tutte le stelle
del cielo, tutte le conchiglie del mare, tutti i granelli di sabbia,
senza di lei, la mia vita sarebbe comunque vuota... E se possedessi
anche tutto l'oro di questo mondo, ma non avessi lei, sarei la persona
più povera che esista! Lei è quanto di più caro
ho al mondo: è la mia migliore amica, la mia confidente, mia
sorella... la mia anima gemella! Siamo complementari, diverse come
il giorno e la notte, eppure i nostri cammini, sono destinati a rimanere
uniti in eterno.>
Saffo le sorrise dicendole: <E' molto bello sai, quello che hai
detto! Devi volerle un bene sconfinato!>
<E' così infatti; ma non credere che io mi sia dimenticata
che stavamo parlando di te; allora?>
La donna la rimproverò: <Non per essere scortese, ma è
meglio che pensi agli affari tuoi! Vuoi un consiglio biondina? Cerca
di spingere la tua amica a prendere una decisione importante, invece
di perdere tempo con una vecchia poetessa volubile, che crede ancora
all'amore, nonostante l'amore non l'abbia mai portata a nulla di buono!>
di
Bard and Warrior
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il racconto