Xena
e Olimpia stavano quindi dirigendosi verso Leucade; passeggiavano
per il sentiero a piedi, tirandosi dietro i loro cavalli. La guerriera
era ancora molto arrabbiata con la dea, e proprio per questo era rimasta
taciturna lungo tutto il viaggio. Olimpia le era rimasta accanto ed
ogni tanto gettava qualche occhiata fugace verso di lei, che però
non ne incrociava lo sguardo, anzi, col suo portamento fiero, guardava
sempre avanti ed i suoi occhi azzurri erano diventati impenetrabili,
mentre i suoi pensieri imperscrutabili. Sapeva quanto stavolta ci
fosse rimasta male, perché la sua sorpresa era stata spifferata
dalla stessa persona, e per la seconda volta.
<Già la stessa persona e per la seconda volta
>
pensava. Poi rifletté: < Ricordo come se fosse ieri la sorpresa
che Xena mi volle fare per il mio compleanno, l'ultimo prima della
sua morte
Mi disse che Re Triopa aveva bisogno del nostro aiuto
a Tebe
così ci dirigemmo là; dopo l'incontro con
Ifigenia e la nostra consueta battaglia di scherzi, entrammo nel tempio
di Venere per presentare la dea ad Ifigenia, e fu là che dandomi
gli auguri, Venere svelò per la prima volta, il segreto che
Xena custodiva gelosamente per se
il Fato volle che sbagliò
giorno e Saffo andò via senza che io la potessi sentir declamare
Ma dopo tutte quelle vicissitudini, quando finalmente recuperammo
l'Elmo di Mercurio, fui colta di sorpresa quando Xena mi consegnò
nel suggestivo tramonto di una rupe a picco sul mare, quella stupenda
ode che aveva fatto scrivere per me da Saffo
Eh si, dopo quel
gesto, le ho voluto ancora più bene...>
Elaborando questi pensieri sentì dunque il bisogno di prendere
per mano la guerriera, che fu costretta a fermarsi; Xena ignara di
tutto quello che stava passando per la testa a Olimpia in quel momento,
fu colta di sorpresa, ed aveva infatti un'espressione confusa. Il
bardo la guardò negli occhi e le disse con aria accomodante:
<Ehi, guarda che non crolla mica il mondo se Venere mi ha svelato
la sorpresa
Io ti apprezzo lo stesso, non hai bisogno di dimostrarmi
assolutamente nulla, perché so quanto grande è l'affetto
che provi per me!> Gli occhi di Xena si fecero di colpo meno impenetrabili;
sembrava che la donna stesse per cedere all'emozione, che stesse per
dire qualcosa di importante all'amica, ma si controllò pronunciando
solo:
<Guarda, siamo arrivate; quella è la casa di Saffo! Pronta?>
Olimpia fissò il suo sguardo in quegli occhi cerulei, stappando
di prepotenza un accenno di sorriso da parte della guerriera, poi
annuì e le disse: <Pensa a quello che ti ho detto!>
CAPITOLO 5
La casa di Saffo, dall'esterno sembrava essere una specie di tempio,
anche se era meno alta di un simile edificio; era impossibile non
riscontrare in quell'abitazione le forme classiche del Partenone o
di altri importanti templi, che venivano messe ancora più in
risalto, da quel dorato tramonto. La residenza era circondata da un
ampio giardino, e il sentiero che portava all'ingresso, era costeggiato
di piante di betulle e piccoli fiori profumati. Appena Olimpia vide
tutto ciò, vi affogò gli occhi, perdendosi in quella
infinita bellezza; solo adesso stava poco a poco riuscendo a capire,
come mai la somma poetessa, aveva nelle sue opere quell'ispirazione
così "celestiale". Xena d'altronde era ancora imbronciata
per quel che era accaduto al mercato; così non fece molto caso
a tutto ciò che la circondava, ma non poté fare a meno
di staccare gli occhi di dosso a Olimpia: <Quanto è felice!>
Pensava.
Attraversando il vialetto, nei pressi dell'uscio dell'abitazione,
Olimpia recitò dei versi:
<Messaggero di primavera, usignolo dal canto soave.> Ma subito
una voce, fece loro da sottofondo: <Ehi, prodi guerriere, da questa
parte!>
Olimpia ebbe un tuffo al cuore, quando vide sotto l'uscio della casa,
una donna non molto alta, con i capelli castani lunghi e ricci acconciati
in un piccola treccia. Tutta un fremito, si volse verso Xena chiedendole:
<Xena, è lei?>
La guerriera rispose con un'alzata di spalle come per dire: <Mi
sembra di no.>
La donna le invitava ad avvicinarsi senza aver paura; così
le due eseguirono. Appena furono abbastanza vicine, la piccola donna
disse: <Buongiorno guerriere, io sono Cleide, vi stavo aspettando;
sapevo che Attis non avrebbe lasciato mia madre nei guai!>
Olimpia balbettò un confuso: <S..sei Saffo?>
Cleide la guardò perplessa e schiarendosi la voce disse: <No,
sono sua figlia.>
Xena si rese conto che l'amica era in preda ad una forte emozione,
così prese parola presentandosi: <Piacere Cleide, io sono
Xena e lei e Olimpia
>
Fu interrotta da Cleide che con un guizzo di meraviglia spalancò
gli occhi e disse: <Xena di Amphipoli e Olimpia di Potidea? Le
due guerriere più forti del mondo?>
Olimpia
disse ritrovando la sua solita loquacità: <Bhè, non
esageriamo adesso
Comunque credo che tu abbia capito perfettamente
chi siamo!>
Cleide con riverenza: <E' un onore per me ospitarvi nella mia umile
abitazione...>
Xena pensò tra sè e sè: <Mica tanto umile,
questo posto sembra quasi un tempio! Credo che se Minerva lo vedesse,
per la sua particolare ubicazione, e per tutto ciò che lo circonda,
abbandonerebbe il Partendone sull'acropoli di Atene, e trasferirebbe
il suo culto qua!> Olimpia la guardò mentre inarcava il
sopracciglio cercando di intuire quali pensieri, quella mente inaccessibile
stava facendo; ma Cleide le riportò alla realtà dicendo:
<Oh Dei, se Attis mi avesse detto che avrei ospitato voi due, avrei
preparato un'accoglienza più sfarzosa!>
Olimpia le disse un po' a disagio: <No Cleide
Va bene così,
credimi.>
<Ah già, la vostra fama di grande umiltà vi precede,
e non solo quella! Anche noi abitanti di questa relegata isola, sappiamo
quali siano state le vostre imprese nell'arco di tutti questi anni
Deve essere eccitante vivere una vita come la vostra!>
Xena adombrandosi le disse: <Noi non agiamo per avere la gloria,
per essere guide intellettuali o militari del popolo greco o di qualsiasi
popolo del mondo; il nostro operato è frutto di tanti sacrifici
che la nostra vita ogni giorno ci impone di fare. Non cadere nell'errore
di essere così superficiale, perché ti assicuro che
la nostra vita non è bella e facile come può sembrare!>
Olimpia le disse con tono di ammonimento: <Va bene Xena, penso
che abbia capito, stai esagerando ora!> poi continuò: <Comunque
stiamo perdendo di vista l'obiettivo fondamentale: aiutare Saffo!>
Xena disse calmandosi un po': <Olimpia ha ragione; Cleide scusami,
è che non amo parlare della mia vita privata nè come
guerriera, nè come donna!>
Cleide ammiccò maliziosamente sia lei che Olimpia, poi di nuovo
entrambe, e disse: <Capisco
>
Le due guerriere si accorsero che molto probabilmente aveva frainteso
quelle parole, si guardarono ed arrossirono dalla vergogna: ma Xena
cercò di recuperare il suo autocontrollo dicendo: <Cleide,
spiegaci quel che è successo; Attis ci ha chiesto aiuto, ma
è stata piuttosto vaga sull'accaduto!>
La donna disse: <Xena, non so dirtelo con precisione, ho solo intuito
qualcosa; ma credo che sia giunto il momento per voi, di fare una
chiacchierata con mia madre. Entrate vi prego, vi condurrò
nei suoi appartamenti.>
Le guerriere non se lo fecero ripetere due volte, e seguirono Cleide
entrando in casa.
Un lungo corridoio illuminato da qualche fiaccola qua e là,
poi un'ampia sala con un camino e delle sedie con un tavolo; Cleide
fece accomodare le sue ospiti là; poi sparì in fondo
alla sala imboccando un breve corridoio. Le due si guardarono attorno
stupite, notando tanti splendidi quadri e statue di tutte le divinità;
inoltre la stanza era ben pulita, ordinata, ed un odore di incenso
vi si espandeva, fino ad inebriare anche le loro narici. Dalla finestra
di quella camera la luce del tramonto penetrava, eseguendo un suggestivo
gioco luci ed ombre; tutto ciò che c'era in quella casa, dava
loro un senso di pace e serenità, tanto che non riuscivano
a spiegarsi, come mai Saffo fosse piombata in crisi; così nella
magia di quel momento, senza nemmeno accorgersene, le due guerriere
si lasciarono trasportare in un tenerissimo abbraccio davanti a quella
finestra che illuminava d'ambrato i loro visi stanchi al crepuscolo.
Quella tenerissima scena fu interrotta da Saffo che schiarendosi la
voce cominciò a parlare: <Ehm
buonasera care amiche!
A che devo l'onore di avervi ospiti a casa mia?> Le due guerriere
si voltarono di scatto sobbalzando, fu allora che videro Saffo poggiata
vicino allo stipite della porta di quella stanza che le guardava con
le braccia conserte; poi si avvicinò, come per cercare di guardare
meglio le due guerriere.
Xena le si avvicinò porgendole una mano in segno di saluto
e disse: <Saffo! E' da un po' che non ci si vede>
La poetessa accolse la mano di Xena nella sua e disse:< Si, non
ci vediamo da quando mi chiedesti di scrivere quella poesia per la
tua amica! Oh, devo dire che ti trovo in ottima forma
un po'
sciupata forse, ma bene!>
Xena la ringraziò, poi si apprestò a fare le presentazioni
con Olimpia; il bardo sentiva le ginocchia che le tremavano, ed il
cuore battere all'impazzata nel petto, come se volesse sfondare la
gabbia toracica per uscire via
aveva di fronte la somma poetessa
e
ed erano tutte sensazioni incredibilmente stroncanti e belle;
le mancavano le parole, non sapeva cosa dire per non rischiare di
risultare banale, finché Xena non fece avvicinare Saffo dicendole:
<Saffo, questa è Olimpia!>
La donna si avvicino a Olimpia porgendogli la mano, ed istantaneamente
la fissò negli occhi, rimanendo profondamente affascinata da
quegli stupendi occhi smeraldo che adesso sembravano persi ed inespressivi;
Xena vedendo l'espressione intontita dell'amica, le mise una mano
sulla spalla e la scosse leggermente; Olimpia ritornò in sè
e vide che Saffo stava porgendole la mano; fulmineamente l'afferrò
e disse:
<Onorata di fare la tua conoscenza oh somma poetessa!> e fece
un inchino, ma Saffo la trattenne dicendole: <No Olimpia, alzati,
non c'è bisogno di fare l'inchino; non sono una divinità!>
E le tre si misero a ridere.
Si sedettero al tavolo bevendo del latte; Saffo guardando Olimpia
le disse:
<Sicché conosco finalmente la compagna d'avventure di Xena!>
il bardo annuì;
poi si voltò verso la Principessa Guerriera: <Devo ammetterlo
Xena, è davvero una donna fantastica; ora capisco perché
hai voluto che ti scrivessi quella poesia!>
Xena con una punta di imbarazzo disse: <Ehm
già! Sono
contenta che ti sia simpatica!> Saffo incalzò: <Oh, mi
è molto più che simpatica: mi piace!>
Olimpia che fino ad allora aveva ascoltato la conversazione, fece
dei colpi di tosse nervosi ed imbarazzati, perché il latte
che aveva bevuto, udendo quelle parole le era andato di traverso.
Xena invece, le lanciò un'occhiataccia, poi Saffo scoppiò
a ridere e le disse: <Tranquilla, non te la rubo mica sai!?!>
Xena si tranquillizzò e le disse:
<Sono contenta, sapevi che anche lei è una poetessa?>
Olimpia subito la rimproverò: <Xena
ma perché
non ti impicci degli affari tuoi?>
Saffo la guardò sorpresa e le disse: <Ma davvero?>
Olimpia le disse: <Non darle retta Saffo, Xena esagera sempre quando
si tratta di esaltare le mie qualità di scrittrice!>
Saffo si alzò facendo un giro per la stanza, la squadrò
tutta dicendole: <E' incredibile come una donna dall'apparenza
guerriera come te, coltivi la passione per la poesia
Ma io purtroppo
credo che o si sappia usare bene la spada nella vita, o la penna
Scusa, senza sminuire te, s'intende!>
Xena notando una punta di delusione nella sua amica disse: <Ed
invece ti dico che Olimpia le sa usare entrambe, ed anche molto bene!>
Saffo avvicinandole la bocca vicino all'orecchio le si rivolse con
aria maliziosa: <E sa fare anche qualcos'altro molto bene?>
Olimpia diventò tutta rossa in volto, ma anche Xena era in
evidente imbarazzo, così dopo qualche istante di silenzio Saffo
continuò scherzosa: <Ehi, non siate così pudiche;
stavo solo scherzando. Non abbiate vergogna!>
Poi si incupì e rimase taciturna guardando il soggiungere delle
tenebre dalla finestra.
Xena si rilassò, ma notò il suo strano comportamento
e le disse diventando di colpo seria: <Saffo, cosa c'è che
non va?>
Saffo le rispose nervosamente cercando di mascherare il suo forte
dolore interno: <Nulla! Ti sembro per caso una persona a cui le
cose non vadano bene?>
Xena disse: <No, mi sembri solo una persona in preda a delle crisi
depressive!>
Saffo si spostò dalla finestra dicendo a Xena: <Xena io
sto benissimo!>
La guerriera cominciò a parlarle spazientita: <Saffo se
tu fossi stata benissimo come dici, Cleide non avrebbe mandato un
messaggero in Grecia in cerca di aiuto; se fossi stata bene, Attis
non ci avrebbe cercato in lungo ed in largo per farci venire da te;
e sempre se fossi stata bene, avresti continuato a rivolgere le tue
suppliche a Venere! Credo che tu non stia poi così bene come
vuoi farci credere!> Saffo diventò triste, si girò
di nuovo verso la finestra e si mise a guardare la luna alta nel cielo;
Olimpia si alzò andandole vicino e ponendole una mano sulla
spalla commentò: <Saffo, quello che sta cercando di dirti
Xena, è che ci sono tante persone che sono preoccupate per
te, se non ci dici quello che ti succede come possiamo aiutarti?>
La donna si girò per incontrare il suo sguardo che le trasmise
un senso di serenità, ma disse: <Scusatemi, ma adesso non
mi va di parlarne
Si è fatto tardi.>
Poi deviando il discorso disse: <Rimanete a dormire qua stanotte
vero? Cleide ha già preparato la stanza per voi
> Olimpia
disse: <Si, penso che ci convenga fermarci qua stanotte; potremo
riprendere la nostra discussione domani, intanto possiamo andare a
riposare; così domattina saremo come nuove>
Xena annuì consenziente; in quel momento entrò Cleide
che in seguito condusse le due nella loro stanza.
Appena entrate, le due richiusero la porta dietro di loro. La prima
cosa che Xena notò entrando in quella stanza, fu il giaciglio
abbastanza grande da ospitare comodamente entrambe per quella notte;
da ciò ebbe la conferma che Saffo e la figlia avevano effettivamente
frainteso il rapporto che aveva con Olimpia; ma d'altronde come darle
torto? Anche altre persone prima di loro avevano frainteso, ed a volte
anche giudicato quel loro rapporto, e questo la faceva stare male.
<Abbiamo praticamente passato una vita insieme io e Olimpia; abbiamo
avuto mille avventure; lei sa tutto di me, ed io so tutto di lei
e ci ritroveremo legate anche in vite future. Eppure sento che non
le ho mai detto abbastanza quanto sia importante per me, e non certamente
nel senso in cui intende Saffo!> Olimpia, che si era seduta sul
giaciglio le chiese: <Xena, ti sei preoccupata per Saffo; ma tu
come stai?>
Rinvenendo dai suoi pensieri, la guerriera rispose: <Bene, perché?>
Olimpia: <Voglio dire: Sei ancora arrabbiata per la faccenda del
mercato?>
Xena le andò vicino sedendosi e guardando fuori dalla finestra:
<Con Venere? No
> Olimpia aggiunse: <No ma
>
<Che vuoi dire?>
Olimpia tirò un sospiro e disse: <Tu e Saffo avete la testardaggine
in comune; questo difetto che non vi permette di sfogarvi con chi
vi tende la mano per aiutarvi
>
Xena senza degnarla di uno sguardo le disse: < Non è vero!>
Olimpia le incalzò: <Si che lo è! Altrimenti non
avresti paura di dirmi che non sei arrabbiata con Venere, ma solo
con te stessa, per un tuo problema di coscienza; perché pensi
che per quanti sforzi tu faccia, non riesci mai a rendermi la felicità
che vorresti che avessi! Sai che puoi nascondere a tutti i tuoi stati
d'animo, ma non a me che ti conosco da quando ero solo una fanciulla
>
Xena si sentì messa a nudo; effettivamente il discorso di Olimpia
era molto sensato; non poteva più nasconderle che aveva centrato
il punto della situazione, così commentò: < E allora?>
Olimpia si pose in ginocchio sul giaciglio, dietro di lei slacciandole
l'armatura e cominciò a farle un vigoroso massaggio sulle spalle,
i cui muscoli erano tesi dall'inquietudine poi le disse dolcemente:
<Rilassati Principessa Guerriera; sembra che tu stia portando il
peso di tutto il mondo sulle tue spalle
Io credo solo che tu
debba smetterla di tormentarti per tutto, anche per le cose che non
commetti! Xena sei un'umana ed hai i tuoi limiti e le tue sofferenze;
non puoi farti carico anche di quelle di tutto il resto del mondo;
e soprattutto non puoi creartene altre con il tuo modo ostinato di
vedere la vita. Anche a causa di questo sei morta in Giappone!>
Xena che stava davvero cominciandosi a rilassare sotto il tocco talora
deciso e vigoroso, talora dolce e vellutato, del massaggio di Olimpia,
le disse: <Ma
> la donna la fermò ponendole un dito
sulle labbra ed aggiunse sussurrandole nell'orecchio:
<Niente ma! Ricordi che ti ho detto stamattina? Ebbene, ti ho detto:
"Io ti apprezzo lo stesso, non hai bisogno di dimostrarmi assolutamente
nulla, perché so quanto grande è l'affetto che provi
per me!">
Xena la guardò finalmente negli occhi e disse: <Si, ricordo
ma non capisco
>
Olimpia si sedette accanto a lei ponendole il capo sulla spalla e
disse: <E' questo il punto: Tu non capisci che cerchi in maniera
sbagliata di rendermi felice; so che vuoi darmi solo il meglio, per
farmi vivere questa vita già piena di privazioni in un modo
migliore. Tu desideri la mia felicità, ma non ti accorgi che
l'unica vera felicità, per me è averti accanto; ed è
una felicità che non potrà mai essere ripagata con un
tramonto sul mare; o con un regalo sontuoso; ne tantomeno con i versi
di Saffo! Perché l'unica cosa che mi rende davvero felice è
poterti vedere e parlare quando lo desidero, e sapere che tu sarai
là, sempre per me!>
Quelle parole quanto mai dolci, furono per Xena un grande incoraggiamento;
fu felice che il suo bardo gliele stava dicendo e così le pose
una mano sui capelli accarezzandoglieli. Poi le alzò il mento
e la guardò negli occhi e le pose un bacio molto affettuoso
sulla guancia.
Poco dopo, Olimpia si era addormentata; la guerriera però non
riusciva a prender sonno; proprio per questo, decise di andare fuori
a prendere una boccata d'aria.
Stava dunque attraversando il corridoio, quando passando dal salone,
dove poco prima aveva conversato con Saffo e Olimpia, vide un tenue
bagliore provenire da quella stanza; decise quindi di entrare per
darvi un'occhiata.
Xena entrò dunque nella stanza, e si accorse allora, di una
figura che vi gironzolava; la guerriera fece per accendere un ulteriore
candela sul tavolo di legno ruvido, ed improvvisamente la fiammella
smorzò il buio di quella stanza con una luce soffusa. Sentì
poi una voce rompere il silenzio: <Xena, che ci fai ancora alzata?>
La guerriera rispose senza scomporsi più di tanto: <Piuttosto
sono io che dovrei farti questa domanda, vero Saffo?> La poetessa
le si avvicinò stando dall'altra parte del tavolo, la guardò
e le chiese: <Mi fai compagnia?>
Xena ci pensò un attimo, poi le disse: <Veramente stavo
andando a fare quattro passi in giardino perché non riuscivo
a dormire; ma visto che me lo chiedi
volentieri!>
Le due si sedettero così, nei pressi della finestra e spensero
le candele. Le stelle erano accese nel cielo terso, e l'aria si era
rinfrescata; c'era una quiete che rasserenava l'anima, ed il silenzio
di quella stanza era solo, di tanto in tanto, rotto dallo stridulo
verso di qualche civetta passeggera, o da qualche insonne cicala.
Le due donne stavano in silenzio godendosi quel momento di tranquillità,
finché Saffo non chiese a Xena: <Allora, che mi dici di
Olimpia?>
<Beh, cosa vuoi che ti dica
lei è la mia inseparabile
compagna di avventure
>
<Questo lo so; ma dove e come l' hai conosciuta?>
La guerriera tirò un sospiro e disse: <Dunque: è
stato molto tempo fa, lei era poco più che una fanciulla. Non
sono sempre stata la buona vecchia Xena che conoscete; in passato
infatti, quando la conobbi, stavo attraversando un profondo periodo
di crisi
Sai, ero cambiata, avevo scelto davvero di stare dalla
parte del bene, ma dopo tutti i crimini che avevo compiuto, nessuno
credeva più in me; poi all'improvviso è apparsa lei,
una popolana di Potidea, fatta prigioniera con i suoi amici, dagli
uomini di Draco. Io la liberai, ma venni ferita, quindi lei mi porto
in casa sua per medicarmi; il padre mi cacciò. Prima di andare
via, mi chiese di prenderla con me, poiché credeva che Potidea
non fosse il posto giusto per lei. In principio rifiutai, ma la sua
caparbietà, la spinse a scappare di casa per raggiungermi
E ringrazio tuttora gli Dei, che hanno voluto così, perché
mi salvò da una lapidazione, voluta dagli abitanti di Amphipoli,
compresa mia madre Irene, che intendevano giustiziarmi per i miei
torti. Ma lei, li convinse a lasciar perdere
>
Saffo chiese incuriosita: <E come ci riuscì, sapeva gia
combattere?>
La donna sorridendole le disse: <No, ma sapeva già usare
bene la sua arma migliore!>
<E qual'era, il sais?>
Un altro sorriso poi rispose: <No! La lingua!!>
<Vuoi dire che la tua amica li convinse solo parlando?>
<Beh, avresti dovuto vederla
fu molto convincente! Comunque
da allora è sempre rimasta con me.>
Saffo ascoltava divertita il discorso, per poi dire facendosi seria:
<Quanto importante per te?>
Xena ci pensò, quindi sospirando disse: <Vorrei poter essere
poetica in questa risposta ma, temo che dovrai accontentarti della
verità nuda e cruda: Olimpia è la cosa più importante
per me
Ma è difficile da spiegare
>
Saffo con un espressione mista tra il malizioso e il curioso incalzò:
<Provaci
>
Xena rassegnandosi disse: <Siamo alle solite, sempre a fraintendere
stai?! Comunque
io credo di avere un debito enorme nei confronti
di Olimpia: Ti ho già spiegato che ho avuto un passato parecchio
turbolento. Vedi, credo che non ne sarei mai potuta uscire se non
fosse stato per lei
Quando più nessuno, nemmeno mia madre,
era disposta a starmi vicino, a guidarmi sul giusto cammino, a fidarsi
di me, mi sono ritrovata smarrita, sul punto di cadere in un baratro;
ma mentre stavo lasciandomi andare, ho sentito le sue mani afferrarmi,
la sua presenza costante; ho avuto a che fare con il suo carattere,
ed in qualche modo la sua dolcezza, la sua determinazione, il suo
altruismo, la sua generosità, sono a poco a poco diventati
una torcia perennemente accesa, che illumina e rischiara il mio cammino,
ogniqualvolta percorro sentieri oscuri. Mi è sempre stata accanto,
ed è diventata tutto per me; non potrei mai pensare di perderla,
se questo dovesse accadere, io la seguirei, perché non posso
stare lontana da lei
>
Così dicendo, Saffo la guardò negli occhi accorgendosi
che erano lucidi, presi dalla commozione; Saffo le rispose: <Non
immagini quanto sia tremendo perdere una persona che ami!>
Xena poi continuò: <Ho dovuto conoscere e amare Olimpia
per ritrovare me stessa.>
Saffo assunse un espressione solenne, e fissando la luna si limitò
a dire: <Xena, l'ho sempre saputo che il vostro legame, non è
un legame fisico, ma un vincolo fortemente spirituale; è così
giusto?>
La guerriera poggiò le mani incrociate dietro il capo e si
stiracchiò sulla sedia annuendo, poi disse: <Ma tu? Dimmi,
chi è questa Attis?>
di
Bard and Warrior
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il racconto