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episodio n. 2
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Olimpia udì i suoi inconfondibili passi sulle scale.

Si sistemò nel letto e spense la luce, nel tentativo di farle credere che dormiva.

Cercò di moderare il suo respiro. Xena era bravissima e si sarebbe accorta se non dormiva.

Si esercitò e cercò di calmarsi il più possibile, per far sembrare il suo respiro rilassato come nel sonno. Si mise infine nella sua posizione preferita, si accucciò meglio e attese.

Due secondi dopo la chiave di Xena apriva a serratura, mostrando la stanza nell’ombra.

“Dorme?” si chiese istintivamente. Ma la risposta le fu subito data.

Nonostante l’esercizio, Olimpia si era agitata quando aveva sentito Xena entrare e il suo respiro tradiva una risata.

-Ma guarda…- disse tra sè, la principessa guerriera - avrei giurato che dormivi questa volta- disse mentre si slacciava l’armatura.

Olimpia cercò di resistere ancora un po’ e non rispose.

Xena scostò le coperte dalla sua parte di letto e si infilò sotto. Olimpia non si tratteneva più, ma avrebbe dato tutto l’oro del mondo purché uno, almeno uno scherzo all’amica le fosse riuscito.

Xena attese un po’, poi stanca del gioco iniziò a farle il solletico.

Nel giro di pochi secondi si scatenò una battaglia a suon di risate e schiamazzi che sfociò in una cruenta lotta a cucinate, seguita dalla cattura con le coperte e il lancio di pochi oggetti capitati a tiro.

Risero come bambine, divertendosi come non facevano da molto tempo. Troppe tensioni, nell'ultimo periodo con la morte e il ritorno in vita di Xena. Un po’ di sano divertimento ci voleva proprio.

Quando sentirono i muscoli delle mascelle indolenzirsi e quelli dell’addome tirare per le tante risate smisero di “giocare” e si sdraiarono sul letto.

-Guarda che putiferio... - constatò Olimpia.

Durante la lotta un cuscino si era squarciato e aveva liberato una quantità esagerata di piume che ora svolazzavano ovunque nella loro piccolissima stanza.

Le coperte e le lenzuola erano disfatte sul letto e ora erano disperse un po’ ovunque… per non parlare dei loro vestiti… era quasi impossibile riconoscerli e ritrovarli.

Xena si guardò intorno e vide che in fondo Olimpia aveva ragione.

-Colpa tua- disse infine la guerriera.

-Mia?? Scusami ma se la memoria non mi inganna, sei stata tu a cominciare!!!-

-No, mia cara… chi è quella stolta ragazzina che faceva finta di dormire?? -

-Questo non ti dà il diritto di scatenare una battaglia tremenda! -

-lo sai che mi piacciono le battaglie… -

-Era anche previsto rompere un cuscino?-

-Un incidente di percorso… capita! -

-Allora adesso "ti capita" di mettere tutto a posto... -

-E a te "capita" d’aiutarmi? … che dici? -

-Dico che per una volta potresti farlo da sola-

Xena si alzò di malavoglia, fingendo di iniziare a mettere in ordine la stanza, ma ecco che improvvisamente prese Olimpia per la vita e la gettò a terra.

-Ma che fai?!- si lamentò la poetessa sotto le risate della principessa guerriera.

-Io dico che mi aiuterai… in due si fa prima -

La principessa guerriera sollevò con impeto la donna da terra e la baciò con passione. Olimpia non se lo aspettava minimamente e quell’azione la riempì di gioia.

-Va bene… Sai sempre come convincermi… - disse alla compagna.

-Ho imparato che con te le maniere forti non servono… piuttosto sono meglio quelle dolci…-

Quindi di comune “accordo” iniziarono a mettere in ordine la stanza della locanda, anche se ormai mancavano pochissime ore allo spuntare dell’alba.

 

-Ma perché non mi aspetti mai??-

-Perché sei troppo lenta!-

La principessa guerriera si era sfilata velocemente l’armatura e si era tuffata nel lago, alla ricerca di un po’ di refrigerio.

Si immerse completamente, mentre ammirava la luce del giorno nascere, sconfiggendo le tenebre.

Nonostante il sonno e la stanchezza causatagli dalla veglia della notte precedente, ora avevano molti programmi a cui pensare: visitare Corinto, un villaggio ormai molto importante che distava poco da locanda. Ma prima optarono per un bel bagno.

Xena si massaggiò lentamente la pelle: il contatto con l’acqua fredda era piacevole nonostante i brividi. Da molti giorni aspettava di rilassarsi con un bagno anche se normalmente per lei il freddo era una gran seccatura ma nulla in confronto al caldo. Al contrario di quello che pensava Olimpia, lei adorava il caldo. A suo avviso, dal freddo ci si poteva coprire ma dal caldo, non ci si può mica spogliare! Il bardo di solito le rimproverava di indossare un’armatura troppo pesante ma la convinzione della principessa guerriera rimaneva sempre la stessa: meglio il freddo. Meglio l’aria secca che quella umida. Meglio la tramontana dello scirocco.

Dopo un po’ sentì un tuffo: anche Olimpia si era lanciata nelle fredde acque.

-Ah… ci voleva!- affermò la poetessa mentre si bagnava i capelli….

-Devo ammettere che questo posto è carino… peccato sia così poco frequentato!-

-In effetti non c’è quasi nessuno che non sia del posto, ma sai qual è la cosa più strana? È come se la gente avesse paura di questa tranquillità, di questa quiete stupenda… -

Le parole di Olimpia riportarono velocemente Xena alla vicenda dell’altra sera, ma scacciò subito quel pensiero interpretandolo come un’ossessione insignificata.

-Comunque queste sono solo paure popolari… a me questo posto piace da matti e non mi dispiacerebbe lavarmi qui tutte le mattine!-

-E sarebbe anche ora!- la schernì la guerriera dagli occhi cerulei.

-Cosa?? Cos'hai detto??-

-Hai capito benissimo…. -

-Non ti permetto di trattarmi così- Olimpia si finse indispettita e si immerse per qualche minuto tentando di spaventare la principessa guerriera.

Ma quando riemerse trovò una bella sorpresa… Xena era sparita.

-Xena?… Dai smettila di fare questi stupidi scherzi!!!! Tanto lo so… ormai non sei più tanto imprevedibile, sai? Ti sei sicuramente immersa dopo di me, quindi hai preso più aria… e allora...-

-Olimpia!-

Xena era uscita dall’acqua, si era vestita velocemente e ora impugnava la spada in una mano e il chakram nell’altra apprestandosi a montare Argo II.

- Olimpia, … ho sentito delle urla… raggiungimi appena puoi- e corse via al galoppo.

Olimpia restò sola, senza parole.

- Raggiungerti, dove??? …..è sempre così. Dovrei essere abituata, invece ogni volta è sempre peggio… quando ti stai rilassando… va bene, Olimpia… forse è il caso che vai a dare il tuo INDISPENSABILE aiuto a quella guerriera da quattro soldi!- uscì dall’acqua rabbrividendo e afferrò i vestiti: odiava queste missioni improvvise ma dopotutto, era stato quest’aspetto della vita di Xena ad affascinarla e che l’aveva portata a lasciare la sua Potidea…

Mise i pugnali al loro posto e montò in groppa al cavallo.

Xena giunse in un punto della foresta dove alcune donne stavano parlando ad alcuni bambini che urlavano di paura e tremavano come foglie. Le donne indossavano strani vestiti neri, molto attillati e un paio di stivali rosso fuoco, mentre i capelli erano spettinati e tutti tirati all’indietro.

Xena scese da cavallo e si avvicinò senza essere vista: evidentemente le grida dei bambini avevano coperto il suo arrivo e gli strani esseri non si erano ancora accorti di lei. Sentì alcune parole, le ultime, prima che la situazione diventasse come normale, quando le donne si accorsero di essere pericolosamente osservate:

-Avanti, è la ragazzina con i capelli rossi…- stavano per afferrare una bambina dai riccioli rosati quando Xena intervenne:

-Scusate… Che cosa state facendo??-

Le donne sembrarono agitarsi improvvisamente e si girarono come se nulla fosse accaduto:

-Niente - rispose una - Ecco, noi stavamo cercando la nostra sorellina, ma evidentemente non è qui…- conclusero con apparente fretta d’andarsene.

Xena capì che non aveva nulla in mano per accusarle di qualsiasi molestia e a suo malgrado le donne se ne andarono correndo come gazzelle, sollevando la polvere.

In quel momento arrivò Olimpia, che già stravolta per la folle corsa rimase turbata nel vedere che questa volta erano coinvolti dei bambini.

-Ma Xena, che è successo?-

-Non lo so Olimpia, chiediamo a loro, piuttosto.- I fanciulli intanto, come se avessero superato un nemico comune, stavano discutendo sulla loro audacia e sul loro coraggio. Ora non sembravano avere più paura e parlottavano tranquillamente, quasi non fosse accaduto nulla.

-Ragazzi, che è successo?- chiese Xena con garbo.

Il bambino che prese parola sembrava essere quello con maggiore età e quello che poteva definirsi il “capo” del gruppo.

-Quelle donne ci hanno chiamato in disparte in questa foresta… sembravano persone normali, fino a quando non gli sono spuntati gli occhi gialli e …- disse imitando la sguardo delle donne e gesticolando per rendere meglio l’idea - Ci hanno chiesto come ci chiamavamo e poi …..-

-Poi volevano me - si intromise una bambina dai riccioli rosati.

-E cosa volevano da te?-

-Non lo so... -

Olimpia e Xena si scambiarono uno sguardo di comprensione.

I racconti dell’avvenimento continuarono a susseguirsi, molti dicevano la loro, ma ognuno era fortemente contraddittorio nei confronti degli altri. A chi credere?

Le due guerriere sospirarono e lasciarono correre l’accaduto rimandando i fanciulli alle loro famiglie. Del resto, che altro potevano fare? Non avevano nulla con cui provare un sospetto o un movente valido per il quale indagare. Ma Xena si sentiva stranamente inquieta. Era la seconda volta che riceveva quel tipo d’informazione in cui c'entrasse una donna con gli occhi gialli: ora addirittura ce n'erano due.

Le coincidenze iniziarono a susseguirsi e la principessa guerriera notò che anche l’altra volta c’era di mezzo una bambina.

Stava cavalcando Argo, quando si accorse dello sguardo incerto che Olimpia aveva posato su di lei.

-Sono bambini, non ci pensare!-

-Non penso a loro-

-Xena!-

-Che c’è?…-

-Mi stai nascondendo qualcosa?-

Xena sospirò. Perché mentire? Sfogarsi con Olimpia le avrebbe dato sicuramente un po’ di tranquillità.

-Ieri sera quando sono uscita per andare al pozzo, una bambina mi è corsa incontro tremando di terrore. Mi ha raccontato che una signora le aveva fatto paura. E pare che questa signora abbia delle iridi bionde come i tuoi capelli e che sappia bene come terrorizzare i fanciulli. Ecco tutto. -

Olimpia pensò un po’, poi disse:
-Ma tu dopo che hai fatto? Voglio dire, dopo di quello che ti aveva detto la bambina…-

-Sono andata a controllare. In effetti quello che mi aveva riferito Helene poteva anche essere vero…-

-Helene?-

-La bambina. Soltanto che nonostante la terra fosse smossa, e le tracce erano più che evidenti, non c’era traccia della donna. Anche se …-

-Anche se?-

-Mi sentivo osservata, Olimpia. Come se qualcuno mi stesse guardando con insistenza-

-La signora?-

-Non so che dirti-

Xena era ritornata pensierosa, mentre insieme imboccavano il sentiero per Corinto.

Anche Olimpia rifletteva molto sull’accaduto. Nonostante tutto però non sapeva che credito dare alla situazione, se essere preoccupata come la sua amica, o se non badare molto alla cosa; considerandola una scemenza di bambini. Eppure Xena era preoccupata. Lo si vedeva chiaramente.

Le prove non gli davano motivi sufficienti per pensare chi sa cosa, ma il suo fiuto le suggeriva di stare allerta e sentiva i nervi del corpo tesi come una corda d’arpa.

Il silenzio cadde tra loro. Un silenzio forzato, un silenzio inusuale.

Fu, come sempre, Olimpia ad interrompere il mutismo.

-Guarda là, Xena!-

La barda indicò alla principessa guerriera il villaggio che si estendeva ai loro piedi. Era molto grande, quasi come Atene. Erano su una piccola collina e dall’alto potevano mirarlo in tutto il suo splendore. Si vedevano distintamente le figure di numerosi templi, palazzi di giustizia e arene. Xena nonostante fosse mossa da oscuri sentimenti, cercò di sembrare naturale e di sorridere.

-Dai, andiamo - esortò l’amica a scendere la collina alla volta di Corinto.

Arrivate all’interno del villaggio le due legarono i cavalli e iniziarono a passeggiare per le vie di Corinto, tutte addobbate dalle bancarelle del mercato che vendevano i più svariati prodotti e le più belle merci.

-Ti serve qualcosa? - chiese a un certo punto Olimpia.

-No...- commentò Xena con un certo disprezzo per le merci di poca qualità esposte al mercato. Era affollatissimo e le persone si spalleggiavano in continuazione le une con le altre, tanto che il bardo spesso e volentieri dovette fermarsi per non urtare delle donne anziane.

-Mamma mia quanta gente!- commentò esasperata la poetessa che non riusciva a passare.

-Credevo lo sapessi-

Olimpia alzò gli occhi al cielo:- Non mi abituerò mai alla calca.-

-Neanche io. Considerando che quando è caldo e c’è calca la gente mi innervosisce.-

Olimpia indovinò dove voleva arrivare Xena e si sciolse al sol pensiero.

-E quando la gente si innervosisce si arrabbia...- continuò la principessa guerriera - e se si arrabbia …-

-Scoppiano le risse, accidenti hai ragione!- concluse Olimpia.

Neanche l’avessero detto o anche pensato, subito si sentirono delle minacce e si accorsero che la calca si stava addensando intorno a poche persone urlanti temendo il ribaltamento del mercato. Si fecero largo tra la folla, che ormai si era accerchiata attorno alla scena per ascoltare. Il litigio era evidentemente tra amici. I due uomini si stavano minacciando da molti minuti,ed erano già pronti a venire alle mani.

-Che è accaduto?- chiese Olimpia ad una vecchietta molto interessata alla scena.

-Quello è Palemone, il falegname più rinomato della città. Pensa che mio figlio è parente del padre, perché…..-

-Si, ma che è successo, precisamente?-

-E… Palemone è arrabbiato con Imeneo perché gli ha fregato la donna… e comunque mio padre diceva sempre che era una brava persona, perché un giorno…-

-Va bene, va bene.- concluse Olimpia spazientita.

La vecchietta rimase delusa ma in compenso i due iniziarono a urlare come pazzi e uno dei due lanciò un pugno all’altro che barcollò finendo a terra.

Olimpia toccò il braccio di Xena esortandola ad intervenire.

-Aspetta- le disse la guerriera, sorprendendo la giovane bionda.- Lasciali sfogare. Ormai dovresti saperlo. Quando due vogliono combattere, non li ferma nulla -

-Ma… -

-Aspetta, se la situazione degenera come penso che accadrà, noi ci saremo - disse tranquillizzando il bardo.

Fu così. La situazione degenerò.

A prendere le parti di uno, intervennero altri due, mentre per Imeneo ne vennero altri tre. Volarono minacce, poi iniziarono a guardarsi in cagnesco….

-Allora?-

-Andiamo!-

Xena e Olimpia si fecero ancora largo tra la folla e si posero tra i due antagonisti.

-E tu chi sei?- chiese uno dei tanti.

-Ma chi se ne frega!- commentò un altro. Xena guardò Olimpia con aria divertita.

Olimpia si schiarì la voce e cercò di calmare i due contendenti:- Ascoltate, qualsiasi cosa abbia provocato la vostra lite, sicuramente non sarà qualcosa che non si possa risolvere con la parole… -

Ma ecco che fu interrotta bruscamente:- Quel'idiota… Mi ha rubato la donna! La mia Velia era tutto per me... perderla è stato come perdere la vita!-

-Velia - ribatté quell’altro - ha capito che c’è qualcosa di meglio che un falegname da quattro soldi come te … me! Ed ora è felice! -

Xena si grattò la fronte. Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura ma si divertiva, eccome se si divertiva! Ecco cosa le mancava della loro vita, quelle piccole situazioni, quelle liti da risolvere, quelle lotte che la eccitavano e la divertivano al tempo stesso!

Cercò comunque di mantenere la calma e con la freddezza che la contraddistingue “esortò” a modo suo, i due uomini a darsi una calmata.

-Adesso basta! Io dico che potete anche andare a casa vostra, sedervi a tavolino senza far volare le sedie… e parlarne da persone civili. E tu... - disse indicando Palemone -Dovresti fartene una ragione se Velia ha scelto Imeneo. Lei lo ama... e tu - aggiunse rivolgendosi al contendente - Non ti vantare troppo, Velia potrebbe cambiare idea sul tuo conto se sapesse come stai aggredendo questo poveretto!-

Olimpia sorrise nel vedere lo sguardo impaurito di Imeneo.

Xena sapeva sempre come fare a “convincere” le persone e non era mai venuta meno nel suo intento altruista. Anche se stavolta sarebbe andata un po’ diversamente.

Ad un certo punto Palemone venne illuminato da una visione: - Velia!- Urlò con tutta la voce che poteva.

Di tutta risposta una donna dalla capigliatura castana si fece largo tra la folla, molto imbarazzata e anche abbastanza impaurita.

-Guardaci Velia. Chi dei due sconfiggerà questa guerriera avrà la tua mano!- Imeneo sembrò convinto e insieme con i suoi amici si schierò davanti alle guerriere sfoderando le armi: non spade, solo bastoni e pezzi di legno.

Olimpia intuì che l’amica non si sarebbe tirata indietro nemmeno per tutto l’oro del mondo e sfoderò i sais. Xena la guardò sorridendo. Il bardo ricambiò lo sguardo. “Quanto si diverte!” pensò con una fitta di rammarico, ricordando il passato della principessa guerriera.

-Contieniti- le suggerì Olimpia. - Sono solo contadini!!-

-Tranquilla. Li stordiremo solo un po’ - commentò divertita la donna.

Lo scontro ebbe inizio. Xena non ebbe bisogno di estrarre la spada ma iniziò a battersi senza troppi problemi con quelli che le capitavano a tiro compresi i passanti che si aggiungevano alla mischia. Tutta povera gente che sentiva la mancanza di un osso rotto e sapeva a chi rivolgersi. Olimpia, dal canto suo non fece troppo male a nessuno. Come al solito si limitò a difendersi e a fare il possibile per la sua incolumità. Un calcio ad uno e a quell’altro e la principessa guerriera aveva finalmente ritrovato la sua linfa vitale. Combattere era una delle cose che adorava fare di più.

Se Olimpia glielo avesse chiesto avrebbe negato fino all’esaurimento, giustificando la lotta dicendo:“è solo un necessità”. Ma Olimpia poteva leggerle dentro meglio di chiunque altro. Non poteva negare che le piaceva.

Il suo sacrificio le aveva dato un po’ di più di tranquillità. Non c’erano più fantasmi a popolare i suoi sogni. Ora Olimpia la vedeva rilassata. Che si fosse perdonata? Lo credeva ancora impossibile. Conosceva Xena e sapeva che il suo orgoglio e l'onore non glielo avrebbero mai permesso. Eppure ora era diversa e si vedeva da come combatteva quella piccola battaglia. Una volta avrebbe sbuffato, ora invece era eccitata e combatteva come fosse l’ultima volta.

Forse avendo assaggiato la morte, ora era diventata meno spericolata? Xena prudente? Il pensiero la fece sorridere e per un attimo si lasciò distrarre scoprendo il fianco all’avversario pronto a colpirla. Xena accorgendosi della difficoltà della compagna, intervenne per salvarla da un colpo di bastone e riscuoterla dai suoi pensieri.

- Olimpia fai attenzione! A che pensi?- La bionda annuì lentamente in un misto di divertimento e vergogna. Ma tutto passò in un attimo e concluse presto la sua mini-battaglia.

Quando tutti si furono“calmati” Xena si stirò la schiena e si diresse verso la bionda per assicurarsi dello suo stato. In quel momento una voce nettamente familiare attirò la loro attenzione:

-Vedo che non hai perso l’abitudine di risolvere tutto a modo tuo, Xena!- era una voce allegra, simpatica e cordiale. Chi poteva essere? La folla si aprì e distinse la figura di un giovane guerriero nel fior degli anni: Virgilio!

Olimpia gli volò tra le braccia e i due si salutarono cordialmente come avrebbe fatto la poetessa con il padre del ragazzo.

-Olimpia, che bello rivederti!-

-Fa piacere anche a me Virgilio!- La principessa guerriera si unì al gruppo.

-Xena…vedo con piacere che sei sempre quella di un tempo!!- la mora gli sorrise.

-Ma dimmi, perché non sei rimasto in Egitto? - chiese la poetessa.

-Bhè ecco… vedete...- cercò di spiegare il ragazzo prima di essere interrotto da Xena.

- Bhè, che ne dite se andiamo a parlarne davanti a un boccale di sidro?- propose.

-Non cambierà mai!!!- esordirono Olimpia e Virgilio all’unisono.

di Diomeche

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