episodio
n. 2
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-E questo è tutto! - Virgilio concluse e si bagnò la gola con dell’acqua. Seduti al tavolo di una locanda i tre amici avevano finalmente fatto chiarezza sugli ultimi avvenimenti della loro vita. L'uomo si era spostato dall’Egitto per andare a trovare sua madre Melania colto dalla nostalgia per il villaggio e i suoi ricordi d'infanzia. Poi toccò alle guerriere spiegare perché si trovavano lì. Fu Xena a farlo. Olimpia sembrava assente come se fosse ancora in convalescenza di un dolore appena superato. Di una malattia da cui si è guariti da poco e che ha portato uno sgomento difficile da dimenticare. Xena spiegò al giovane che su idea di Olimpia si erano recate in un villaggio molto particolare: -Si, è davvero molto carino Virgilio, l’hai mai visto?- -No, ma mi piacerebbe molto vederlo.. ci sono locande o qualcosa del genere?- -Si, noi abbiamo preso una camera alla locanda - -Perfetto, ne prenderò una anch’io. Corinto è una bella città e anche se mi sono procurato una certa fama qui, non è proprio il posto ideale per l’ispirazione!- -Ti capisco- concluse Xena dando uno sguardo fuori dalla taverna. Nonostante fosse ormai buio c’erano ancora tante persone. -Xena che ne dici se torniamo?- propose Olimpia. -Si, ah… mentre tu eri su qualche limbo lontano, Virgilio ha deciso di fermarsi un po’ nel nostro villaggio..contenta?- -Eccome! Andiamo, è buio dobbiamo sbrigarci!- li esortò Olimpia. Così i tre amici slegarono i cavalli, e si diressero verso uno dei paesetti più incantevoli della Grecia. Quello che era chiamato “l’oasi” della penisola Greca.
Arrivarono nei pressi del villaggio che era ormai mezzanotte passata. Tenevano i cavalli al passeggio normale, tanto non si poteva fare di più visto com’era intricato il bosco. Olimpia alzò la testa nel tentativo di scorgere la luna. Ma non la trovò: -Ehi questa sera non c’è la luna!!!!!- -E' un peccato….avrei proprio voluto comporre versi questa sera - ammise Virgilio con una fitta di delusione. -E allora componili questi versi, che ti serve la luna? Ti deve fare compagnia??- chiese Xena divertita dalla situazione. -No… Xena, ma non lo sai che la luna è la musa dei poeti?- le spiegò, prendendola leggermente in giro. -No, ma sinceramente averlo saputo non mi ha cambiato la vita- concluse la principessa guerriera seccata. Odiava quando erano proprio le sue conoscenze a metterla a disagio, anche se nei confronti degli amici. I tre proseguirono per un percorso leggermente curvilineo fino a che non arrivarono ad un cartello con l’insegna di “Glene”. -Siamo arrivati- li informò Olimpia che si era leggermente spostata in avanti. I tre scesero da cavallo e si avviarono verso il paesino. Xena prese tra le mani la piccola chiave di bronzo con la scritta in caratteri grassetto “8” e si mise in testa alla fila indiana che faceva un leggero slalom tra gli alberi. La principessa guerriera li stava distanziando e gli altri due rimasero un po’ in disparte. -E' davvero così bello, questo posto?- chiese ad un certo punto il ragazzo. -Si, è davvero particolare. Vedrai piacerà anche a te. È l’ideale per rilassarsi- -Meno male, non ne potevo proprio più del caos di Corinto- -Si, ci voleva anche per noi… ma tu non sai quanto mi ci è voluto per convincere Xena a venire qui!|- -Davvero? E alla fine, come hai fatto?- -Con l’unico modo per convincerla: metterla di fronte al fatto compiuto. Ce l’ho portata dicendole che volevo farle una sorpresa. Poi quando siamo arrivate si è accorta dell’inghippo, ma non se l’ha presa visto che il posto vale veramente la pena di essere visitato!- -Ti è andata bene!- -Diciamo che ero sicura di quello che facevo… altrimenti non avrei rischiato- I due risero mentre si apprestavano a raggiungere la guerriera, ormai quasi fuori dalla foresta. -Ah, Virgilio ti ho mai raccontato di quello stupido che un giorno ha fatto una serenata a Xena?- Olimpia attese la reazione della donna per continuare. Era sicura che si fosse messa a ridere quanto lei. Ma Xena stava stranamente in silenzio… muta, impegnata a guardare il paesino davanti a sè, ormai avevano attraversato la foresta ed erano arrivati. -Ehi non ti devi arrabbiare… lo sai che a me piace scherzare, no?- ancora nessuna risposta. Olimpia continuò a farfugliare qualcosa quando sentì il rumore metallico delle chiavi della locanda che Xena aveva in mano, cadere pesantemente a terra. Scambiò uno sguardo veloce con Virgilio poi si avvicinò alla donna per capire cosa le stesse accadendo. Rimase anche lei ammutolita nel vedere la scena che le si parò davanti: Glene, l’oasi della Grecia, non esisteva più.
2 CAPITOLO:
Al posto del villaggio c’erano macerie e fuoco. Uomini che gridavano in preda all’orrore e alla paura. Olimpia toccò lievemente il braccio alla compagna. Era una vita che vedevano scene di questo tipo, ma alla morte non ci si abitua mai. Specialmente a quella senza senso. Chi poteva aver attaccato Glene? Un paesino non ricco, solitamente tranquillo e pacifico. -Ma cosa… - balbettò Virgilio… nemmeno lui capiva cosa poteva essere accaduto. C’erano ovunque sagome di persone che piangevano. Xena si avvicinò ad uno di loro. Era un uomo in lacrime che teneva stretto a sè il cadavere senza vita di una bambino biondo, probabilmente suo figlio. Quella visione portò Xena indietro nel tempo, quando anche lei aveva stretto senza vita il corpo di suo figlio Seleuco. E ancora non era riuscita a dimenticarlo anche se non provava nessun rancore verso Olimpia. Scacciò quel pensiero e si concentrò sul massacro di Glene. -Che cosa è successo?- chiese all’uomo inginocchiandosi. -Non lo so- fu l’unica risposta che ottenne. Nient’altro. Neanche chiedere come era morto il bambino portava alla memoria dell’uomo qualcosa. Erano tutti come paralizzati dal dolore e non riuscivano a ricordare nulla, nemmeno a distanza di qualche minuto. Anche Olimpia e Virgilio cercarono informazioni da cui poter aprire una pista ma non riuscirono a concludere nulla. Alla fine si riunirono e si chiarirono , ognuno disse la sua. La prima a parlare fu Olimpia:- Ma come è possibile che non ricordino nulla? Come si fa a scordare la morte di un parente caro? Le immagini dovrebbero rimanere impresse come se qualcuno le avesse incise su pietra… - - L ’hai detto...- l’interruppe Xena. Ancora una volta le immagini di Seleuco morente le tornavano nella mente ma non solo del fanciullo anche di Linceo, di Anfipoli distrutta… furono le parole di Olimpia a riportala alla realtà. -Comunque è stata un’azione senza dubbio molto veloce, come hanno fatto a ridurre così una città nel giro di una giornata??- -Hai ragione- constatò Virgilio… - dovevano essere dei guerrieri molto esperti, magari con dei cavalli molto veloci- -Non c’era nessun cavallo- li interruppe la principessa guerriera, quasi parlando a sè stessa. Olimpia e Virgilio non sapevano come interpretare quell’intervento. -Come fai ad esserne così sicura?- le chiese Olimpia. -Guarda tu stessa- Xena le indicò il terreno.- Non ci sono orme o segni del passaggio di un solo cavallo… erano fanti. - concluse la principessa guerriera. -Fanti?- ripetè incredula Olimpia. Com’è possibile che erano fanti? Un’azione tanto veloce a piedi? - -E non è tutto - aggiunse Xena -Quando siamo arrivati non c’era traccia di un’armata, almeno distante cinque giorni da qui… - -Ma allora com’è possibile?- chiese Virgilio. Gli occhi delle due guerriere si incontrarono. Era proprio un bel mistero. Xena aggrottò la fronte e si massaggiò lievemente le tempie. Si sentivano ancora grida di orrore, pianto… disperazione. Se prima la piccola lotta con i contadini l’aveva divertita ora questo cruento giallo da risolvere la faceva diventare pazza… non c’era un solo indizio che potesse aiutarla!!! -Hei… avete notato che non c’è rimasta una sola donna, qui al villaggio?- disse ad un certo punto Virgilio, interrompendo il silenzio che si era formato. Xena sgranò gli occhi: perdinci aveva ragione! Dovunque volgeva lo sguardo non c’era traccia di una presenza femminile… solo qualche bambina ma non donne… Anche Olimpia sembrò molto stupita dall’affermazione del giovane e istintivamente, come Xena, si guardò intorno… Virgilio aveva ragione da vendere. Come aveva fatto a non notarlo prima? Aveva interrogato decine di uomini alla ricerca di qualche indizio interessante, ricerche a vuoto ovviamente, ma non aveva mai parlato con una donna finora. Che fossero state rapite? E come da dei fanti? Non aveva senso. Se la teoria di Xena era giusta non c’era soluzione che reggesse… solo dal cielo poteva provenire un attacco tanto veloce e senza cavalli…ma visto che di equini volanti se ne parlava solo nelle fantasie popolari, lasciò perdere quest’ipotesi. Anche se questa storia delle donne non la convinceva. Forse erano state uccise. La poetessa ci pensò su, poi capì che doveva andare alla ricerca di eventuali cadaveri femminili. Virgilio si unì a lei nel macabro compito, lasciando Xena sola con i suoi pensieri. La principessa guerriera si sedette su un masso a riflettere. Quale essere era stato capace di questo massacro? Si prese la testa fra le mani mentre ancora cercava di dare un senso logico a tutta quell’assurda situazione….. Intanto una bambina le si era avvicinata. Era tutta sporca di fango, ma la sua chioma bionda e spettinata era ben visibile anche nell’oscurità… dove invece il suo visino sporco si confondeva benissimo. Era Helene. -Ciao- balbettò la bambina. Xena si volse di scatto. Sorrise nel vedere la piccola ancora viva, anche se istintivamente provò una fitta di paura pensando alla fine che potevano aver fatto i suoi genitori… si schiarì la voce poi le rispose: -Ciao, Helene…- -Scusa… mi puoi aiutare?- -Certo… ma anche tu devi aiutare me.- -Davvero io posso aiutarti? - gli occhi di Helene si erano illuminati al pensiero di poter essere utile ad una donna come Xena… -Che devo fare? - continuò. -Mi devi aiutare a capire… che cosa è successo poco fa?- -Io…io non lo so. Io stavo dentro casa mia… quando… - -Quando?- -Non so che è successo- Xena sospirò rassegnata. -Tutto qui?- -Si…non so nient’altro.- concluse definitivamente Helene. -Dov’è la tua famiglia?- -la mamma non so dov’è… Papà dorme… mia sorella… ecco tu mi devi aiutare a trovare la mia sorellina... ha un anno meno di me e si chiama Sara.- Xena la prese dolcemente tra le braccia, come la prima volta che si erano viste. “Il mio papà dorme…” pensò…era chiaro che era morto. Una fitta d’ansia colmò il respiro di Xena che pensò al futuro della bimba. La madre scomparsa, il padre ai campi elisi, la sorella da trovare… che vita poteva mai essere quella? -Allora? mi aiuti?- la implorò Helene. -Si… avanti dimmi dove si trovava Sara,prima - Helene indicò con la manina il bosco. Xena rabbrividì. Il bosco, dove c’era stato l’incontro di Helene con la signora e quello di lei e Olimpia con le donne e i bambini… tanti pensieri turbarono la sua mente mentre si dirigevano nel foresta. Un brivido attraversò la schiena della principessa guerriera al pensiero di trovare il cadavere di Sara da qualche parte. -La mia sorellina era andata a prendere la palla che giocando le era scivolata… poi non l’ho vista più… - -Questo è accaduto prima o dopo l’assalto?- -Non lo so- Helene scese dalle braccia di Xena per controllare di persona se ci fosse la sorella. Ad un certo punto Xena scorse delle brevi impronte ed una palla gialla… si, Sara era passata di lì… le impronte proseguivano per un breve tragitto dove si univano a delle altre. Poi scomparivano di colpo. Xena guardò meglio e poco distante trovò Sara. Con la testa mozzata. Con una fretta incredibile coprì gli occhi ad Helene e convincendo la bambina che la sorella era partita con la mamma, la esortò a tornare al villaggio. Scortò la piccola finché non la vide correre tra le braccia di un uomo… forse lo zio. Piena di terrore si diresse verso quel che rimaneva di Sara… la vista di quel piccolo corpo martoriato le fece uscire un grido d’orrore che soffocò abilmente con la mano destra. Chi poteva aver compiuto una cattiveria del genere? Osservando scrupolosamente la bambina la riconobbe: era la fanciulla dai riccioli rosati che aveva visto l’altro pomeriggio. “Avanti è quella con i capelli rossi..” le ritornarono in mente le parole delle donne… Sussultò leggermente al pensiero che la signora dagli occhi gialli, le donne e il massacro avessero un possibile collegamento. Guardando meglio la bambina notò che non era stata semplicemente uccisa… era stata usata per un rito. Il collo era stato tagliato di netto, ma evidentemente prima era stato morso. Morso? Xena si avvicinò di più al piccolo cadavere. Alcuni fendenti arrivavano fino in profondità quindi era stato proprio morso… ma da chi? Pensò alle bestie feroci e ai lupi che c’erano in Grecia (molto rari s’intende) che di notte popolano i boschi in montagna. O anche alle volpi. Ma ancora una volta tutto questo non aveva senso. Se era stato un animale feroce a mozzargli la gola… perché limitarsi solo al collo? Una fiera qualunque avrebbe trovato più che gradito il pasto con il corpicino di Sara. Quindi anche l’ipotesi del rito stava sfumando… come anche quella della bestia feroce. Decise di dare una piccola sepoltura alla bambina, era il minimo che potesse fare dopo quello che era accaduto. Ma proprio mentre cercava un modo per adagiare al meglio la piccola notò un’incisione sul ventre della giovane. Ancora una volta il suo sangue freddo (o per meglio dire ghiacciato) le permise di avvicinarsi e osservare bene la ferita. Il sangue copioso che ne era uscito non aveva in alcun modo coperto l’iscrizione che lasciava intravedere un numero scritto in lettere romane : IV. Senza pensare a quello che volesse minimamente dire seppellì la piccola ricoprendola di terra e adagiò sopra un fiore rosa, un “non ti scordar di me” raccolto poco prima. E pregò. Non sapeva neppure a chi. Forse al Dio di Belhur e di Michele ….. non le era chiaro. Pregò per la piccola. Per quel piccolo corpo sfregiato, per la piccola Helene e al trauma di una vita senza l’affetto dei suoi cari, senza amore. Restò ancora qualche minuto immobile davanti al piccolo cumulo di terra, mentre le lacrime le rigavano le guance… lacrime amare e intrise di vendetta.
-Xena, finalmente!!!!!- Olimpia corse incontro alla sua amica, che ancora sconvolta non alzava lo sguardo da terra. Olimpia e Virgilio si erano accampati per la notte e avevano acceso il fuoco. Xena non notò neppure Olimpia e la oltrepassò per poi dirigersi vicino al fuoco e sedersi. Il bardo assecondò l’amica e si sedette al suo fianco. L’abbracciò con calore, anche se ignara del coraggio che ancora una volta aveva dimostrato la WP, e cercò di darle serenità. Xena ricambiò il suo abbraccio. -Che è successo?- chiese ad un certo punto Virgilio. Xena e Olimpia si sciolsero ma Xena era ancora visibilmente provata… la principessa guerriera si schiarì la voce e raccontò il tutto ai suoi amici. Olimpia rimase ancora una volta senza parole. Lei al posto di Xena sarebbe svenuta dall’orrore. Sentì un nodo allo stomaco come se fosse stata lei a trovare Sara. Un brivido freddo la invase improvvisamente e la costrinse ad avvicinarsi ancora di più al fuoco. Capì lo stato pietoso in cui si trovava Xena… La poetessa congedò tutti dichiarando che dovevano avere le idee ben chiare per capirci qualcosa il giorno dopo e si sistemò per addormentarsi. Xena la imitò seguita da Virgilio. Ma la principessa guerriera non riusciva ad addormentarsi. L’ossessione del massacro di Glene le impregnava la mente come una spugna e si sentiva come se gli stesse sfuggendo qualcosa. Qualcosa di importante. Spremette le meningi finché esausta dai pensieri, il sonno la colse. Ma non fu un sonno tranquillo. Immagini di un castello, del villaggio bruciato… e poi ancora Helene… Sara… Corilo… tutto ingrossato in un buio totale… in un susseguirsi di immagini senza né ordine, né logica. Poi improvvisamente si svegliò. Era stanca e constatò che aveva toccato il giaciglio da appena mezz’ora. Sentiva ancora dentro di sè le immagini del massacro, di Helene e poi ancora Sara e questa volta non solo la sua morte ma anche quel pomeriggio… quelle donne… Credette di impazzire, così sciolse il cavallo, abbandonò lì Olimpia e Virgilio e partì per una corsa sfrenata e senza senso. Corse. Corse finché la portò il suo bel destriero, perfetto sostituto del primo Argo e che si era meritato il suo nome per eredità. Di solito una corsa in groppa ad Argo la faceva sentire meglio. Non fu così. Le immagini continuavano a susseguirsi rapidamente nei suoi occhi. Xena cercò di prendere coscienza. La presenza di Corilo nel suo precedente sogno poteva dire solo una cosa: il suo migliore amico stava cercando di aiutarla. Chiuse gli occhi lasciandosi trasportare da Argo. Si lasciò andare al ritmo del destriero riflettendo, concentrandosi bene ma il significato di quelle immagini che le appannavano la vista le era ancora sconosciuto. Cavalcò ancora, finché non sentì un dolore allucinante dai muscoli dell’interno coscia, male alla schiena e il cavallo sfinito. Si fermò. C’era un piccolo lago. Capì dove si trovava. Aveva raggiunto il punto dove soltanto la mattina aveva fatto il bagno con Olimpia. Era esausta. Legò Argo e si distese. Ancora una volta il sonno la raggiunse. Il sogno che la tenne imprigionata in un’altra dimensione per soli venti minuti questa volta era molto meno chiaro del primo. Vide non solo Corilo ma anche Sara e Helene. Quello che diceva Corilo nel sogno erano le sue frasi di una giornata precisa, che forse poteva aiutarla a capire questo mistero. Si agitava, si girava, si dimenava… finché si svegliò. Ora capiva. L’unica cosa a cui non aveva dato considerazione. L’unica cosa a cui non aveva pensato. Bevve dell'acqua. Ora più serena. Aveva capito. Ora sapeva cosa Corilo le volesse dire. Si sentiva abbandonata da un peso enorme… ma ora era oppressa da un altro ancora più grande. Ora che aveva capito, doveva agire. Si lavò la fronte e gli occhi ancora pieni d’orrore… Cercò di pronunciare qualcosa per implorare Argo a riportarla da Olimpia, ma la sua mente era pervasa solo dalla parola che per tanto aveva cercato di capire e che ora le risuonava la cosa più ovvia in quella situazione: vampiri. di Diomeche |