-
E’ che durante la sua vita Adriano ha intessuto rapporti così strani con gli altri! - le spiegò Xena. - Hai notato
anche tu quanta premura e quanto affetto aveva nello sguardo per il
suo giovane Antinoo? E quanta freddezza di contro aveva per la moglie
Sabina? - le chiese Olimpia. - Certamente… è la prima cosa che ho
notato! - - Xena tu pensi che Vibia Sabina possa centrare
qualcosa nel complotto? - - Non lo so Olimpia… ma lo scopriremo presto!
- rispose Xena. - E Cabria? Credi che possa centrare? A volte per
manie di grandezza i cospiranti si fanno profeti ed esecutori della
cospirazione… - continuò Olimpia -
No, Cabria è solo un povero uomo che probabilmente non ha mai ascoltato
nessuno nella vita… per questo è così fanatico adesso! - ipotizzò
la principessa guerriera. - Il giovinetto pieno di acne? - rimbrottò
ancora Olimpia. - Ma l’hai visto? Magro infilzo com’è dubito sia capace
di tanto! - commentò Xena. Le due tacquero per un attimo, soffermandosi
a sentire il rumore delle ultime stille d’acqua cadere sul terreno
compatto, poi Xena fu come folgorata da un’idea: - Non ci resta che
fare una cosa… - cominciò la guerriera con ritrovato ottimismo: -
Dobbiamo dividerci e scoprire quanto più possibile del passato di
Adriano e di tutta la gente che ruota attorno a lui! - concluse la
guerriera. -
Quindi? - rispose Olimpia. - Quindi al più presto io mi recherò a
Roma, e tu rimarrai qua, indagheremo per conto nostro e quando ci
vedremo ci racconteremo tutto! - concluse Xena. - Ma ti fermerai molto
a Roma? - le chiese preoccupata Olimpia.-
No, cercherò di fermarmi il meno possibile, cosicché possa tornare
qui da te per il tramonto! - le disse Xena alzandosi dalla sedia e
dandole una pacca sulla spalla. - Dove vai adesso? - le chiese Olimpia seguendola
con la coda dell’occhio. - Vado a spazzolare Argo nella stalla, mi
preparo per partire e appena smette di piovere vado! - le spiegò Xena.
Olimpia annuì rassegnata: quando Xena decideva nessuno poteva farle cambiare idea.La
guerriera aprì la porta e uscì dalla camera per poi rientrarvi frettolosamente
e dire premurosa ad Olimpia: - Te lo prometto,
finita questa storia staremo un po’
insieme per conto nostro, lontano da questa vita tribolata! - le due
si sorrisero e Xena andò via con maggiore serenità. Così
come aveva predisposto Xena, le due donne passarono separate alcuni
giorni a cercare ininterrottamente anche solo un microscopio indizio
che riconducesse Adriano ad una congiura, ma i loro tentativi furono
pressoché vani ed ogni volta che cercavano di venire a capo del bandolo
della matassa, non facevano altro che aggrovigliarla di più.
Le
ricerche di Olimpia non avevano dato l’esito sperato, e lei era arrivata
ormai al punto di chiedere informazioni anche ai pretoriani. Nessuno
di tutti quelli di cui sospettava, sembrava confermare le sue ipotesi:
Cabria, Vibia Sabina, Cornelia Sabina; neppure gli amici più strani
di Adriano come Euforione e Flegone, e persino il medico Ermogene.Un
pomeriggio fresco e ventilato, non avendo cavato come sempre un ragno
dal buco, Olimpia, decise di aspettare l’arrivo di Xena andando a
leggere un libro nella biblioteca poco distante dal palazzo; accadde
proprio in quel frangente, qualcosa di assolutamente inaspettato.Mentre
saliva le scale della biblioteca, Olimpia sentì poco distante dei
lamenti; tese l’orecchio e si accorse che questi provenivano dal retro
di un basso muro in laterizio, che divideva la biblioteca dagli hospitalia,
la cui vista era occlusa da un’alta siepe di alloro. Accarezzando
nervosamente i suoi sais, si appiattì contro il muro e si piegò sulle
ginocchia avviandosi circospetta verso quei soffocati lamenti; si
sforzava di risultare più naturale possibile al passaggio della gente
che la guardava stupita. Il suo atteggiamento fu notato anche da Milone
e Polite, i due pretoriani di turno, che le si avvicinarono incattiviti.
- Cosa stai facendo? - tuonò la voce di Polite. - Ehm… niente di preoccupante,
mi ha preso in crampo nel ginocchio! - sorrise Olimpia prendendosi
a massaggiare la gamba, cercando di nascondere accuratamente il sai.
- Fai attenzione, adesso che a corte non c’è Xena, sei più vulnerabile!
- la beffeggiò Milone, e i due si allontanarono. Olimpia tirò un sospiro
di sollievo e proseguì con maggiore cautela.Svoltò
con il cuore in gola l’angolo e con sua grande sorpresa vi vide accoccolato in un angolo con le braccia che
cingevano le ginocchia il giovane Antinoo. Le
lacrime scorrevano copiose sul volto del ragazzo, che tentava di nascondere
il viso sulle ginocchia. -
Perché stai piangendo?- gli chiese Olimpia avvicinandosi con maggiore
tranquillità. Antinoo non rispose in principio, anzi sembro quasi
seccato dall’ospite inattesa. - Cosa c’è che non va? - incalzò Olimpia
decisa a scoprire i motivi di quel comportamento. - Nulla, nulla di
importante - cercò di mentire Antinoo Tirando
su col naso. - Stai piangendo a dirotto, ti si sente a otto spanne
di distanza, non raccontarmi fandonie! - parlò spazientita Olimpia
andando a sedersi accanto al ragazzo. - Senti, il tuo imperatore rischia
la vita! Se sai qualcosa che mi può aiutare a scoprire del complotto
devi dirmelo, prima che sia troppo tardi! - gli intimò poi la barda.
Dopo la sua iniziale riluttanza all’idea di dover condividere un fardello
così pesante con qualcuno, Antinoo riprese: - Giuri che tutto quello
che ti dirò rimarrà solo tra te e me? Né Xena, ne Adriano dovranno
sapere… nessuno deve saperlo! - le disse timoroso il giovane. - Te
lo giuro Antinoo! - disse Olimpia poggiandogli una mano sulla spalla
insegno di incoraggiamento, poi continuò: - Però ora parla, deve essere
qualcosa che ti opprime in maniera indicibile se sei ridotto così…
- Antinoo annuì, poi finalmente le rivelò: - Vedi Olimpia, sono alcuni
mesi che sto consultando un sacerdote di Apollo, che ogni tanto mi
da alcuni oracoli… - cominciò Antinoo. -
Bene Antinoo, e per cosa stai consultando il sacerdote? - gli chiese
Olimpia. -
Proprio a proposito della congiura contro Adriano di cui tanto vi
state occupando voi altri… Sai, Cabria ne parlava così frequentemente
profilandomi dinnanzi l’aspettativa di catastrofi imminenti che ho
cominciato a crederci pure io, nonostante Adriano mi abbia sempre
detto di non preoccuparmi… - continuò il giovane. -
Ebbene? - gli chiese Olimpia febbrilmente curiosa di sapere il responsi
dei vaticini.Gli
occhi di Antinoo tornarono lucidi, pronti ad accogliere un nuovo imminente
pianto, fu scosso da un tremito e singhiozzando biascicò una frase
confusa: - Un oscuro baratro attenderà l’imperatore Adriano…- - Cosa
hai detto? - gli chiese Olimpia porgendogli un fazzoletto per
tergersi il viso. - Olimpia, l’oracolo… - mormorò ancora frastornato
il giovane. - Ho capito Antinoo, ma cosa diceva di preciso questa
profezia? - lo ammonì la barda. Antinoo rimase taciturno, tanto era
il dolore che provava in quel momento che non riusciva a parlare,
ma vedendo lo sguardo impaziente e bramoso di risposta di Olimpia,
prese la pergamena che era poggiata sull’erba accanto a lui e la porse
alla donna.Olimpia
lo guardò un istante prima di capire che avrebbe dovuto prendere quella
pergamena e leggerla lei stessa, poi così fece: strappò la pergamena
di banca carta virginea dalla mano tremula del giovane, vi tolse il
nastro di seta rosso che la teneva avvolta, la srotolò e finalmente
lesse: - “Un oscuro baratro attenderà l’imperatore Adriano, mettendolo
duramente alla prova. Urge sacrificare tutto ciò che di più prezioso
esista per l’imperatore. Il pegno di un solo grande tesoro potrà rendergli
la vita, se il sacrificio non avverrà, le sventure più orribili patirà…”
- alla barda sembro per un attimo ghiacciarsi il sangue nelle
vene: Quali oscuri presagi celava quella predizione?Arrotolò
con cura la pergamena restituendola al legittimo proprietario, poi
finalmente gli chiese: - Qual è la cosa più preziosa che Adriano abbia?
- Antinoo non fiatò. Olimpia ci pensò un attimo su: non c’era dubbio,
la cosa più cara che aveva Adriano era sicuramente il suo compagno
Antinoo. Per un attimo condivise lo stesso groppo in gola del giovane,
poi con un filo di voce riprese a parlare: - Siamo sicuri che vada
interpretata così? Stando a questa profezia tu… tu devi… - - Morire!
- gli urlò disperato Antinoo, il cui attaccamento alla vita reclamava
prepotentemente questo verdetto. - Devi parlarne con Adriano! - gli
consigliò subito Olimpia. - E’ fuori discussione! - tagliò corto Antinoo.
- E allora come ti comporterai? - chiese ancora la barda. In un guizzo
di ritrovato coraggio, Antinoo balzò in piedi, fissò Olimpia negli
occhi, quindi le disse: - Non vedo altra alternativa…. Non sono un
codardo: affronterò il mio destino! - Fece dunque per andarsene. -
Ricorda la promessa che mi hai fatto Olimpia: non una parola con Xena
ne tantomeno con Adriano o qualsiasi altri membri della corte; i vaticini
rivelati ad altri provocano provocano alterazioni irreversibili nel
destino di coloro che ne vengono al corrente! -gli disse voltato di
spalle, mentre si era già incamminato verso la palestra, poi continuò:
- Sei leale, e sincera e so che non mi tradirai mai! - - Mi rendi
complice di un grande segreto! - rispose Olimpia - E comunque ho già
sacrificato il mio falcone per allungare 10 anni della sua vita, inoltre
a corte ci siete tu e Xena, varrà a qualcosa avere le guerriere più
forti del mondo dalla nostra parte! Non è detto che debba avverarsi
la profezia! - concluse Antinoo voltandosi finalmente per guardarla
negli occhi con ritrovato vigore.Appena
Antinoo fu abbastanza lontano da non poterla udire, Olimpia accigliata,
sussurrò: - Non so se potrò mantenere questa promessa Antinoo…Ne va
del destino di molte vite… - Ma la sua attenzione fu calamitata subito
dai discorsi di qualcun altro che rivelavano un presunto viaggio dell’imperatore
in Egitto a breve.-
“Egitto?” - pensò tra
se e se sorpresa nell’apprendere quella notizia trapelata; poi udì
nuovamente: -Va sedare alcune faide tra i villaggi delle due sponde
opposte del Nilo, dopodiché farà anche un’ispezione entro le province
egiziane del suo impero…- udì ancora la donna, ed infine: - Partirà
dal porto di Ostia tra due giorni… avrà con se pochi uomini… speriamo
in bene! - Olimpia si sporse leggermente oltre il muro per vedere
chi stesse parlando, ma scorse soltanto Vibia e Cornelia Sabina parlare
con Euforione, l’amico farfallone dell’imperatore. Appena
i tre se ne furono andati, uscì da dietro quel muro per dirigersi
nella stanza al palazzo: si era ormai imbrunito il cielo, il sole
stava tramontando, e di lì a poco sarebbe tornata finalmente Xena.La
porta della stanza del terzo piano dell’ala est del palazzo si aprì,
lasciandovi entrare una stanchissima Xena che si massaggiava ripetutamente
i nervi accavallati del collo. - Salve! - la accolse Olimpia con un
sorriso. - Come va? - le chiese Xena.-
Ti ho aspettato a lungo invano questi giorni… - - Mi dispiace, alcuni
imprevisti mi hanno costretto a trattenermi a Roma più del necessario….
- le rispose Xena avvicinandosi per abbracciarla. - Ti vedo un po’
sciupata, hai mangiato in questi giorni? - le chiese Olimpia accogliendo
energicamente l’abbraccio. - Quando potevo… - le rispose fugace Xena,
per poi continuare: - Ho dovuto mettermi alle calcagna di Gaio Licinio,
Tito Popidio e gli altri senatori… non è stato facile ma ho scoperto
tanti deliziosi aneddoti sul passato di questi signori! - concluse
Xena con aria stanca ma soddisfatta, poi si sciolse dall’abbraccio
e togliendosi armatura e calzari si distese sul letto. - A te invece
come è andata? - chiese ad Olimpia che le fu subito accanto voltata
su di un fianco, sapendo che di lì a poco avrebbe dovuto esporre a
Xena le conclusioni a cui era giunta.-
Nulla di fatto Xena… - sospirò delusa la barda, che continuò: - Nessuno
a corte sembra anche solo lontanamente pensare di attentare alla vita
dell’imperatore! - Le due si baciarono fugacemente, per interrompere
la nostalgia che le loro bocche avevano avuto l’una dell’altra, poi
Olimpia parlò nuovamente: - Ho cercato informazioni su Cabria… Un
uomo giusto, onesto, stravagante ma è un fedele servitore dell’imperatore,
nonché suo grande amico. Adriano gli salvò la vita quando erano commilitoni,
e l’uomo che non aveva nessuna voglia di fare il guerriero poté dedicarsi
alla filosofia, insegnandone i primi rudimenti ad Adriano. Sinceramente
non credo possibile sia coinvolto in questo complotto…Gli è troppo
riconoscente! - - Non ci resta che escluderlo dalla congiura allora..
- rifletté Xena. - Per quanto contrastato e tormentato possa essere
il rapporto di Adriano con la sua consorte, non sospetto neppure di
Vibia Sabina…Quando i due si sposarono Sabina era poco più che un’adolescente
e Adriano aveva già altre inclinazioni sessuali… Non ha mai saputo
dare un erede all’imperatore in quanto frigida, per questo Adriano
ha preferito altri tipi di rapporti. Sabina comunque è un gran tanto
furba, e sa che se sciala nel lusso e nella ricchezza lo deve esclusivamente
al suo matrimonio…non avrebbe alcun interesse ad uccidere il sovrano,
anzi ne ricaverebbe solo svantaggi…. Idem per Cornelia! - osservò
Olimpia proseguendo nell’esposizione delle indagini. - Giusta osservazione
Olimpia! Nessuno sputerebbe nel piatto dove mangia… - concluse Xena.
- Antinoo è un giovinetto della Bitinia venuto a Roma con l’imperatore
all’incirca 7 anni fa… E’ forte e coraggioso, fedele e leale e grato
all’imperatore di non averlo venduto come schiavo. Adriano stravede
per il suo migliore amico nonché consigliere; è sicuramente incensurato
al pari di Cabria! Non avrebbe motivo alcuno per attentare alla vita
del sovrano, anch’egli come Sabina ne ricaverebbe solo svantaggi dalla
morte dell’imperatore, considerato che a corte non è ben visto da
alcuni! - constatò Olimpia, che continuò: - Anche se… - ma improvvisamente
si arrestò ricordandosi della promessa fatta ad Antinoo: - “Giuri
che tutto quello che ti dirò rimarrà solo tra te e me? Né Xena, ne
Adriano dovranno sapere …”- - Anche se? - chiese curiosa Xena.
- Ehm no, nulla di importante - rispose evasiva Olimpia, affrettandosi
a deviare discorso per dirottare l’attenzione di Xena su altro: -
Ho inoltre conosciuto Euforione e Flegone, due ex commilitoni di Adriano,
suoi subordinati nella battaglia contro i Daci. Sono molto strambi,
uno è ossessionato dal sesso, l’altro ha il vizio del vino, sono così
fuori di testa, che non avrebbero neppure la lucidità necessaria per
organizzare una congiura… senza contare che sono lo zimbello di tutta
Villa Adriana… anche i pretoriani li considerano due nullafacenti
parassiti che vivono alle spalle dell’imperatore… - disse Olimpia.
- Va da se che sono insospettabili per lo stesso motivo di Sabina
ed Antino… - ultimò il pensiero di Olimpia la principessa guerriera.
- Esattamente… troppi svantaggi da una sua eventuale morte! - rimarcò
la barda. - Per quanto riguarda il giovane Marco Aurelio, più che
amico di Adriano è un discepolo di Cabria, anch’egli si occupa molto
di questioni filosofiche, ed è spesso a corte da Adriano perché a
quanto pare è anche un ottimo suonatore di cetra… l’imperatore adora
la musica ed adora il talento e l’intelligenza di Marco. Ha grande
considerazione di lui. Il ragazzo d’altro canto gli è riconoscente
per avergli messo a disposizione una cospicua somma di denaro che
gli permesso di studiare con i migliori precettori; spesa che la sua
famiglia da sola non si sarebbe potuta accollare! - parlò ancora Olimpia.
Ci fu un istante di pausa che spezzò il racconto, quindi la barda
fece mente locale per ricordare ciò che ancora non aveva detto, poi
riprese: - C’è ancora Ermogene medico personale di Adriano… - - Non
credo sinceramente che un medico possa organizzare una congiura alle
spalle dell’imperatore quando da solo ha tutti i mezzi possibili per
ucciderlo… Insomma basta somministrare un po’ di cicuta al posto di
una tisana… o accoltellarlo mentre è voltato di spalle fermo su un
letto in attesa di una visita…. O ancora drogarlo a poco a poco con
i semi di papavero, finchè non sopraggiunge un arresto cardiaco! -
espose Xena. - Non fa una grinza il tuo ragionamento! - si complimentò
Olimpia. - Infine, ma non so quanto può essere rilevante per la nostra
indagine, ho osservato per un po’ il comportamento delle guardie…
Alcuni pretoriani: Cimno, Milone, Sila, e Celso, tendono sempre a
creare un drappello di guardia a parte rispetto agli altri pretoriani;
sono spesso in giro a gozzovigliare e creano sempre dei pretesti per
poter fare a cazzotti con gli altri soldati. Mi stupisce che Lucio
Calpurnio non gli abbia ancora puniti! - commentò Olimpia, ripensando
un istante a quelle parole. - A proposito di Lucio Calpurnio! In questi
giorni praticamente non l’ho mai visto! - balenò in mente alla barda.
- Lucio Calpurnio dici? - la interruppe Xena - Che strano l’ho visto
girare per Roma in questi giorni! - concluse. - Forse era a Roma per
conto di Adriano…. - rifletté Olimpia che subito continuò: - E tu cosa hai scoperto a Roma? -Xena
si alzò dirigendosi verso il cestino di frutta sul piccolo tavolo
tondo, afferrò una mela e prese a sgranocchiarla ritornando sul letto.
Si sprimacciò con una mano il cuscino per sistemarlo meglio sotto
la testa, inghiottì e prese a parlare: - Dunque, non mi è stato facile
seguire in contemporanea i movimenti di quattro persone diverse, soprattutto
se si considera che sono scortate abitualmente da tre pretoriani…
ma mi sono avvalsa anche di testimonianze indirette e laddove non
sono riuscita a capire, qualcuno mi ha illuminato ugualmente; fortunatamente
sono stata aiutata! - - Ah
si? - esclamò sorpresa Olimpia. - Si, mi ha aiutato molto un generale
dell’esercito romano! Un uomo possente, alto, di carnagione olivastra
con corti capelli scuri e occhi neri come la pece… Mi sembra si chiamasse
Antonino Pio! - - E che hai scoperto? - incalzò Olimpia preferendo
non approfondire l’argomento sul generale romano poiché già sentiva
ribollire il sangue nelle vene dalla gelosia. - Ognuno dei quattro
senatori ha un motivo più o meno valido per complottare contro Adriano!
- sorrise soddisfatta e sicura della sua affermazione Xena, che diede
un altro morso alla mela. - E quali sarebbero questi motivi? - chiese
Olimpia mettendosi a sedere al centro del letto e cominciando a far
volteggiare una mela in aria per poi afferrarla al volo. - Beh, iniziamo
dal principale sospettato: Gaio Licinio Flavio, il capo del senato…
- disse la guerriera. - Gaio Licinio Flavio? - domandò Olimpia. -
Si, è il suo nome completo! - la informò la guerriera, per poi continuare:
- Prima che Adriano venisse incoronato imperatore, il suo predecessore
Traiano, così come aveva a sua volta fatto il suo predecessore Nerva,
annunciò ufficialmente al senato come si sarebbe dovuta modificare
la linea di successione al trono: non più un sistema di tipo parentale
con la trasmissione di poteri da padre in figlio, ma uno di tipo meritocratico,
dove il più meritevole veniva adottato dall’imperatore per essere
educato all’arte di saper governare… - iniziò a raccontare Xena. -
Perfetto! Ma non vedo cosa centri Licinio con questa storia! - obiettò
Olimpia. - Fammi finire: A quei tempi Licinio era un senatore proveniente
da una illustre e nobilissima famiglia, la
Gens Flavia che annoverava tra i
suoi appartenenti ben tre imperatori. Egli era lo zio dell’ultimo
di quegli imperatori: Domiziano, e padre di Stefano, il diretto successore
al trono per linea parentale dopo Domiziano, non avendo questo lasciato
eredi.Accadde
però che Domiziano fu assassinato in un complotto, e guardacaso tra
i cospiranti c’erano Licinio e Stefano, esecutore materiale della
congiura… - prese una pausa Xena. - Non capisco… - parlò osservandola
perplessa Olimpia. - Dunque Olimpia: Stefano e Licinio hanno partecipato
alla congiura per togliere di mezzo Domiziano e dare il trono a Stefano!
Ma qualcosa è andato storto e Stefano non ha potuto coronarsi imperatore!
- esplicò in maniera più esaustiva Xena. - Scommetto che alcuni senatori
non approvarono il modo di agire di Licinio, quindi appena fu possibile
indebolirono il suo potere di senatore e piazzarono sul trono Nerva,
giusto? - parlò riflettendo Olimpia, arrivando ella stessa alla conclusione
della storia.-
Esattamente! - concluse la guerriera. - D’accordo, ma cosa c’entra
Licinio con Adriano? - continuò la barda. - Alla morte di Nerva, non
avendo ancora la maggior parte dei poteri che ha adesso, non poté
far salire il figlio al trono; egli stesso quindi auspicò la salita
al trono di Traiano, convincendo il senato intero, nonché esercito
ad eleggerlo. In battaglia, non si sa come, Stefano salvò la vita
di Traiano, e sia Licinio che il figlio pensarono da quel momento
l’imperatore avesse contratto un debito di gratitudine nei suoi riguardi…
Effettivamente Traiano era molto affezionato a Stefano, ma fortunatamente
era un uomo molto giusto e non cedette all’affetto per quel poco di
buono; scelse di lasciare l’impero nelle mani di una persona più che
affidabile…. - - Adriano! - esclamò Olimpia. - Già! - ultimò Xena.
- Forse sapeva della precedente congiura, ed ha preferito alla crudeltà
ed all’ ipocrisia dei Licinii, la lealtà e soprattutto l’umanità di Adriano. Così mettendo capendo che la riconoscenza
per quell’uomo non lo avrebbe portato da nessuna parte, ha preferito
onorare un guerriero piuttosto che un figlio di papà… - provò ad ipotizzare
Olimpia. - Può essere, ma non lo so di preciso. So solo che sta accadendo
esattamente come anni fa: una congiura ad danni dell’imperatore. Quando
si mette un senatore alle strette è sempre pronto ad organizzarti
una congiura coi pochi dissidenti che trova! - borbottò rammaricata
Xena. - Va bene, Licinio a modo suo ha un ottimo movente per una congiura,
ma gli altri? - rimuginò Olimpia sdraiandosi con la testa sul cuscino
mentre guardava il soffitto affrescato della stanza. - Antonino che
ha combattuto la battaglia contro i Daci assieme ad Adriano e Cabria,
mi ha detto che anche Publio Valeriano era nella spedizione, e non
sopportava assolutamente l’idea che pur essendo valoroso quanto Adriano
fosse finito come suo subordinato. Fin da quei tempi fra i due nacque
un odio mortale, odio che si aggravò quando Adriano lo deferì all’imperatore
chiudendogli per sempre le porte della carriera militare… - espose
pacata la guerriera. - Anche la vendetta mi sembra un bel movente
per una congiura! - concluse Olimpia, poi si ricordò: - Ma Tito Popidio
e Marco Quintilio? Che mi dici di loro? - disse addentando a sua volta
la mela. - Per quanto riguarda Tito Popidio so che fu colpito da una
legge che fece Adriano appena fu fatto imperatore; fu subito dopo
la battaglia contro i Daci: i suoi soldati gli chiedevano una ricompensa
per i servigi militari prestati a Roma… Egli intuì che la ricompensa
maggiore a cui aspirava un soldato che si congedava dall’esercito
era un piccolo appezzamento di terra, ma secondo i suoi calcoli i
terreni che aveva non bastavano per tutti i combattenti, così cominciò
a limitare gli spazi di un gran numero di costruzioni destinate a
scopi pubblici: teatri, palestre, terme, ma comunque non risolse il
problema. Il senato allora gli
propose di togliere le terre ai contadini e a tutta la classe plebea
che ne possedeva, e di darli hai soldati. Adriano che ebbe pietà per
tutta quella povera gente che avrebbe dovuto sfrattare in maniera
coatta, fece dunque un censimento dei territori che Roma possedeva
e decise infine di togliere gli appezzamenti di terreno solo a chi
ne possedeva più di due, ovvero solo a coloro che erano proprietari
terrieri e formavano parte della classe agiata di Roma: i patrizi.
Tra questi patrizi c’era anche il nostro caro Tito Popidio, che si
vide portar via il suo territorio prediletto: un vigneto alle pendici
dei Colli Albani, appartenente al comprensorio dov’ egli possedeva
anche una villa per la villeggiatura! - - Vuoi dire che Popidio complotta
contro Adriano a causa di un vigneto? - chiese sbalordita Olimpia.
- In pratica si! - rispose Xena, per poi aggiungere: - Adriano nel
corso della sua vita ha pestato i piedi a molte persone…. - - Si,
ma lo ha fatto perché ha visto molte ingiustizie! Come si può togliere
la terra ad un poveraccio per darla ad un soldato? Come si può odiare
una persona che ti deferisce per la tua cattiva condotta? Ma soprattutto
come si può odiare una persone salita al trono al posto di un profittatore?
- parlò stizzita Olimpia cercando di giustificare gli atteggiamenti
di Adriano. - Per quanto nobili possano essere stati gli intenti di
Adriano, rimane di fatto che si è messo contro parecchia gente; tutti
quelli che ha mandato in esilio erano apertamente contro di lui, ma
questi che tramano alle sue spalle si fingono amici fedeli per non
destare sospetti, ma alla prima occasione…. - constatò Xena, lasciando
volutamente correre sul finale. - D’altronde anche Cesare
fu assassinato proprio dai suoi fedelissimi, il figliastro Bruto in
primis!- aggiunse Olimpia. Xena annuì e sospirando riprese a parlare: -
Quanto a Marco Quintilio è un senatore molto giovane ed inesperto,
ma colmo di ambizioni; non ha un motivo preciso per agire contro Adriano,
è solo influenzato da cattive compagnie… Pensa di essere dalla parte
del più forte schierandosi con Licinio…. È incredibile quanto la brama
di potere a volte ci renda ciechi e stupidi! - concluse Xena. - Allora
dobbiamo avvertire subito Adriano, ogni ora che passa aumenta il pericolo
per lui ed i suoi cari! - disse Olimpia allarmata, precipitandosi
verso la porta. - Ferma! - le intimò Xena. - Ma… - obiettò la barda.
- Lo faremo, ma tutto a suo tempo, mi serve ancora qualche giorno
per ricondurre ai congiuranti Lucio Calpurnio, comincio a credere
che non sia un caso che si trovasse a Roma in questi giorni… l’ho
inoltre visto parlare spesso con Marco Quintilio… - - Non possiamo
avvisare subito comunque? - domandò irrequieta Olimpia. - Per quanto
bene accette siamo qui a corte, non credi che se dovessimo formulare
accuse sbagliate nei riguardi del capo delle guardie pretoriane e
dei membri del senato saremmo messe ai ceppi? Neppure Adriano potrà
fare niente per noi, e la voce del senato si esprimerà unanime sulla
nostra condanna a morte… dopotutto alcuni senatori non hanno visto
di buon occhio il fatto che noi siamo qui… Ti ricordi alla cena nel
triclinio imperiale? - la biasimò la guerriera - Tutta quella gente
che ci guardava storto e sussurrava parole poco carine nei nostri
riguardi? - rammentò Olimpia. - Esatto! - concluse Xena.-
E sia Xena, ma non più di due giorni, ho sentito dire in giro che
Adriano partirà per un controllo delle province egiziane dell’impero
esattamente tra due giorni! - la informò la ragazza.-
Ce la faremo Olimpia… - le disse Xena malcelando la crescente preoccupazione
di non farcela, che si annidava negli spazi più remoti del suo cuore.Nonostante
avesse chiesto ad Olimpia di aspettare ancora, la coscienza di Xena,
le urlava che era necessario avvertire immediatamente l’imperatore,
così non riuscendo a dormire, la guerriera si alzò silenziosa dal
letto e andò ad affacciarsi al balcone della sua camera. Tutto era
nero lì fuori, eppure l’ oscurità aveva favorito la sua meditazione:
sapeva quale era la cosa giusta da fare ora. Inspirò una boccata di
aria salubre e pungente, poi tornò nella stanza, sospirò e si mise
i calzari, poi controllando che Olimpia dormisse profondamente, sgusciò
con passo felpato fuori dalla stanza, richiudendo delicatamente la
porta dietro di lei.La
porta della sala del trono si aprì con violenza, Adriano vide la principessa
guerriera entrare risoluta e dirigersi verso di lui. - Buonasera Xena!
Non riuscivi a dormire? - le chiese trovando un po’ strano vedersi
la guerriera nella sala del trono a quell’ora di notte. - Vedo che
non sei solo! - esclamò Xena poggiando lo sguardo su Antinoo che era
seduto vicino a lui alla scrivania. - Stavamo giocando a dadi per
trascorrere un po’ di tempo… E’ da molto che non mi svago un po’,
e questo giovanotto è sempre pronto a divertirsi! - - Lo vedo! - disse Xena fissando il giovane sorridente. Poi
riprese brusca: - Fallo uscire! - disse indicando Antinoo. - E perché
dovrei! - si ribellò l’imperatore. - Fallo uscire per favore! - disse
nuovamente Xena invitandolo ad obbedire.
Adriano guardò Xena negli occhi e capì che la donna doveva
parlargli di una cosa molto seria, d’altronde se non fosse stato così
non si sarebbe presa lo scomodo di recarsi nella sala dei pilastri
dorici a notte fonda. Adriano si voltò quindi verso il giovane e disse:
- Va Antinoo, aspettami in camera! - - Ma… - obiettò il ragazzo. -
Fa come il tuo imperatore ti ordina! - tuonò maestoso l’uomo, e il
ragazzo ubbidendo, suo malgrado uscì. -
Allora, cosa c’è di tanto importante? - chiese poi seccato l’imperatore,
giocherellando con uno dei dadi. - Senti, non so a te quanto interessi
questa cosa, visto che non ne sembri minimamente turbato, ma ora devi
starmi a sentire, o sarà peggio per te! - parlò nervosa Xena sequestrandogli
letteralmente il dado con cui giocava. Poi continuò alterata: - Ci
sono ottime probabilità che il senato stia congiurando contro di te,
e tu che fai? Ti vai a fare una gita sul Nilo! Ma dico sei uscito
fuori di senno?? - - E chi starebbe
congiurando contro di me! - rispose Adriano come se finalmente stesse
prendendo coscienza del pericolo incombente.
- Non posso dirtelo ancora adesso, non posso accusare gente
se non ho prove necessarie! - parlò Xena - E allora come fai ad esserne
così certa? - domandò l’imperatore
- Le prove te le fornirò presto, ma stami a sentire: tu e le
persone che ti sono care siete in grave pericolo, annulla questa ricognizione
in Egitto! - constatò Xena -Non posso Xena, devo aiutare le colonie
egiziane a tenere a freno i Cartaginesi che hanno mire espansionistiche
sul loro territorio; inoltre devo censire le province del mio impero!
- spiegò Adriano. - Ma così facendo ti esporrai inutilmente! - tuonò
la guerriera. - Devo rischiare! - continuò ottusamente l’uomo. - Adriano
ragiona per favore, a Roma sei noto per la tua giustizia e la tua
intelligenza, come saresti giudicato se permettessi che accadesse
qualcosa ai tuoi cari? I romani si sentirebbero ancora sicuri nel
tuo regno? Non commettere un errore di cui potresti pentirti per tutta
la vita! - - Xena, dimentichi che io mi so difendere benissimo da
solo! - continuò con un briciolo di presunzione l’imperatore. Xena
esasperata lo prese per la tunica e lo scaraventò sulla scrivania,
facendo cadere alcune boccette di inchiostro, qualche rotolo di pergamena
ed una penna d’oca: - Non lo metto in dubbio, ma chi difenderà tutta
la gente che porterai con te in Egitto? E chi difenderà tutta la gente
che invece rimarrà qui a Villa Adriana? I senatori hanno molti adepti!
- disse con veemenza. Poi lasciò andare la presa e l’imperatore si
poté permettere di nuovo di raddrizzare la schiena. - Quello che avevo
da dirti te l’ho detto! Buona serata! - concluse Xena e andò via sbattendo
il dado che aveva in mano così forte sulla scrivania da fracassarlo.
Dopo
una notte insonne trascorsa a meditare su quanto Xena gli aveva detto,
l’imperatore convenne che la principessa guerriera aveva perfettamente
ragione… non poteva mettere a repentaglio la vita dei suoi cari: censire
l’impero era un suo dovere, ma anche salvaguardare la sua famiglia
era un suo dovere.Il
mattino seguente nonostante la pioggia battente e l’improvviso freddo
abbattutosi su Villa Adriana, Adriano lasciò di buon ora la sua camera
per dirigersi verso la sala dei filosofi entro la quale vi trovò Cabria.
- Buongiorno imperatore! - esclamò l’uomo avvolto in una tunica violetta,
sollevando la testa da un libro che stava leggendo. -
Buongiorno a te Cabria! - salutò a sua volta l’imperatore. - Che giornataccia,
visto? L’ideale per rintanarsi qui e leggere un po’ di Platone! -
parlò sorridendo l’ometto.-
Già…- rispose distratto l’imperatore guardando la pioggia battente
cadere nel fossato circolare del Teatro Marittimo; sospirò, quindi
riprese a parlare: - Ma oggi non c’è tempo per parlare di filosofia
amico mio! Anzi ho un favore da chiederti: raduna nel giro del più
breve tempo possibile Ermogene, Antinoo, Lucio e i pretoriani, Xena
ed Olimpia… devo dirvi una cosa importante! - senza farselo ripetere
due volte Cabria obbedì lasciando il libro che stava leggendo, ancora
aperto sul tavolo. Adriano vi si avvicinò e prese a leggere sottovoce
la stessa pagina che poco prima aveva letto l’amico: - L'anima, essendo
immortale, preesiste al corpo degli uomini e conosce il mondo eterno
delle idee. Vivendo nel mondo delle idee, conosce la verità, ma quando
si incarna in un corpo, in un ente terreno, essa non è più anima assoluta,
ma è anima partecipante all'ente, ovvero è parte dell'anima assoluta.
Per questo l'anima dell' uomo, giunta nel mondo sensibile, non è più
in grado di ricordare la visione del mondo delle idee perché non è
più se stessa interamente. L'anima può porre termine al ciclo di reincarnazioni
quando trova la forza di liberarsi completamente da ogni giogo terreno:
il corpo è per essa una gabbia, la tendenza naturale dell'anima infatti,
è quella di ascendere verso la spiritualità pura, il fine ultimo di
ogni autentico sapiente… - Chiuse il libro e lo prese in mano per
riporlo sorridendo: - “Quanta
verità c’è nelle parole di Platone!” - pensò.
di
Bard and Warrior