Ma
i suoi pensieri furono interrotti quando il pesante portone della
sala dei filosofi si riaprì
per farvi entrare le persone da lui convocate. Adriano squadrò uno
per uno i presenti, poi soffermando lo sguardo su Xena cominciò a
parlare: - Carissimi amici, vi ho convocato per prendere una decisione
con voi! - si arrestò un attimo come per trovare le parole che gli
mancavano, dunque riprese: - Mi giungono voci che è stata ordita una
congiura nei miei confronti, un complotto che potrebbe costare la
vita a me o ai miei cari… Ma voi sapete quanto importante sia la ricognizione
in Egitto per rinnovare la nostra alleanza con un popolo dalle grandi
tradizioni, che ci rifornisce anche ottimi prodotti, per cui questo
viaggio bisogna compierlo comunque. Coloro che decideranno di venire
con me, non avranno vita facile, dovranno stare attenti della loro
stessa ombra ed aiutare quanto più possibile gli altri…Non sarà un’impresa
facile, per questo adesso vi chiedo di decidere della vostra sorte
e di comunicarmi chi di voi sarà con me e chi non partirà! - concluse
l’imperatore. Il silenzio e la tensione calarono tra i presenti, che
solo in seguito cominciarono a parlottolare tra di loro valutando
i pro e i contro della missione. - Io vengo con te! - esclamò ad un
tratto Antinoo ossessionato dalla profezia; in una situazione del
genere non voleva assolutamente lasciare da solo il suo imperatore.
- Anche io vengo Adriano! - gli fece coro Cabria sorridendo generosamente
all’uomo poggiato sul tavolo. - Io sono con te mio imperatore! - tuonò
Lucio Calpurnio battendosi una mano sul petto e innalzandola in alto.
-“Bugiardo!” - pensò tra
se e se Olimpia guardando disgustata la sua pantomima. - Ermogene,
credo che tu sia l’unico che debba venire per forza amico caro! -
sorrise bonario l’imperatore al medico che rispose: - Vi servirà un
buon medico a bordo! - - Anche io verrò con te imperatore!
- parlò Sergio, - Anche io! - si aggiunse Polite. - E io! - annunciò
Fabio. - Anche io verrò! - ultimò Severo. Xena osservava immobile
la scena, e le parve di vedere che Calpurnio e alcuni degli uomini
si scambiassero cenni di intesa. - Sono quelli i soldati indisciplinati?
- domandò poi sottovoce ad Olimpia, avvicinandosi al suo orecchio.
- Si… - le confermò l’altra in un bisbiglio. - Anche noi verremo con
te! - parlarono i pretoriani Milone, Cimno, Celso e Sila. All’appello
ora mancavano solo tre pretoriani e le due guerriere. Adriano guardò
dalla loro parte, poi uno dei tre prese parola: - Mio imperatore…
io ho una madre vecchia e malata e sono il solo a poterla accudire
cosa accadrà se muoio in battaglia? - disse Valerio tirandosi indietro.
A lui si accodò anche un altro soldato:-
Io invece ho una moglie incinta, non vorrei rendere il mio
bambino orfano di padre prima ancora che nasca… - continuò Varrone.
- Io… io… non vedo bene mio imperatore, sono quasi cieco! - scoppiò
a piangere il terzo e più vecchio dei tre soldati: Siconio. - Bene,
allora il nostro gruppo è completo! - ultimò Adriano, non tenendo
conto della decisione di Xena ed Olimpia, ma anzi prendendo parola
e dicendo: - Naturalmente Xena ed Olimpia, non voglio che voi veniate!
- - E per quale assurdo motivo? - gli chiese Olimpia. L’imperatore
fissò le due guerriere, e fu colto da un tuffo al cuore: non voleva
rischiare la loro vita. Se un imperatore moriva se ne faceva un altro,
ma se fossero morte Xena ed Olimpia il mondo come avrebbe fatto?Quindi
ripeté: - Non ho bisogno del vostro aiuto! Il mio è un ordine e se
no n lo eseguite vi faccio mettere ai ceppi! - Xena lo fissò colma
di rancore dicendo all’amica: - Bastardo! Ci ha tagliate fuori! -
Quindi sia lei che la compagna uscirono sbattendo la porta.- Ah, ma
se crede di avermi messo fuori gioco si sbaglia quell’idiota! - disse
stizzita Xena tormentandosi le nocche delle mani le une contro le
altre.- E cosa vorresti fare? - chiese Olimpia. - Andare con loro
ad Ostia! - dichiarò serafica Xena.- Hai sentito che se ci azzardiamo
a trasgredire l’ordine verremo messe ai ceppi? - le fece notare la
barda. - E da quando in qua noi impavide guerriere ubbidiamo agli
ordini di un imperatore? - constatò Xena strizzandole l’occhio; le
due si guardarono, Olimpia le sorrise poi rispose: - Già! Quando mai!
-Mentre entrambe ridacchiavano si imbatterono nel giovane Marco Aurelio,
che girovagava tutto allarmato per i corridoi e chiese loro: - Cosa
sta succedendo? - - Nulla Marco!
Assolutamente nulla! - lo rassicurò Olimpia credendo che non fosse
il caso di coinvolgere ulteriori persone in questa storia, ma il giovane
non ne parve convinto. Xena lo squadrò da capo a piedi, notando che
era un ragazzetto smilzo e ossuto con il volto ricoperto di foruncoli,
ma trasudava enorme coraggio e sangue freddo; decise quindi che di
lui si poteva fidare, d’altronde non aveva altra scelta, quindi pensando
al pericolo incombente anche su quel luogo ponderò le parole e disse:
- Marco, devi farmi un’enorme cortesia: Devi correre subito a Roma,
e dire al generale Antonino Pio di presiedere Villa Adriana con alcuni
dei suoi uomini! - - Ma Xena cosa… - -Non fare domande Marco, esegui
l’ordine e basta! - Marco si
apprestò ad andare, ma Xena lo fermò nuovamente: - Digli inoltre che
se vede aggirarsi da queste parti
i senatori che abbiamo seguito deve rinchiuderli nella sala
dei filosofi! - disse inoltre, ricordandosi che quella sala era provvista
di alto matroneo che sarebbe potuto sicuramente servire in caso di
emergenza. Il ragazzo annuì e sospirando andò via. La
sera soggiunse presto portando con se ansia e dubbi sulla missione
che l’indomani mattina avrebbe aspettato l’imperatore ed il suo seguito.
CAPITOLO 4
Era
il “conticinum” quando Xena si svegliò di soprassalto, turbata da
sogni agitatissimi. La stanza dove giacevano lei ed Olimpia era avvolta
nella penombra, un solo pallido raggio lunare filtrava attraverso
l’immobile tenda e si posava sul corpo candido ed addormentato della
amica. Fuori era tutto avvolto nell’oscurità; la guerriera cercò di
asciugarsi la fronte madida di sudore, per poi voltarsi su di un lato
e continuare quantomeno a riposare, ma il suo cervello era già in
azione e macinava idee su idee su come incastrare i congiuranti, finché
si rese conto che quello era il fatidico giorno della partenza di
Adriano per l’Egitto. Con uno scatto repentino e violento balzò giù
dal letto, si rimise l’armatura e le protezioni, poi si avvicinò cercando
di svegliare la sua amica: - Olimpia, forza, sveglia! - le sussurrò
lentamente nell’orecchio, ma non ottenne risposta alcuna. - Forza
Olimpia, non possiamo permetterci di arrivare tardi! - continuò con
maggiore intraprendenza. - Mhm… Xena… arrivare dove? -
chiese la barda ancora addormentata. - Al porto! - esclamò Xena. -
Oh no non ho voglia adesso di fare la crociera sul Mediterraneo che
mi hai promesso! - rispose con ancora la voce impastata dal sonno
e gli occhi serrati. - Ma sentila un po’! E quando te l’avrei promessa
questa fatidica crociera? - le chiese Xena prendendola in giro, ben
sapendo che Olimpia fingeva di dormire. - Ad ogni modo non importa,
vorrà dire che andrò ad imbarcarmi da sola per aiutare Adriano! -
parlò Xena con falsa noncuranza, mentre si accingeva ad aprire la
porta. - Ehi, aspetta! Dove vai? Dobbiamo andarci insieme! - disse
agitata Olimpia che scattò giù dal letto e si rivestì alla velocità
della luce. Xena sorrise sornione, certa che in quel modo avrebbe
dato una scossa alla sua amica. Infatti pochi istanti dopo furono
già in sella ai loro cavalli alla volta di Ostia. - E come hai intenzione
di incastrarlo? - domandò nuovamente Olimpia. - Non lo so, ma un modo
lo troverò! - - “Eh, perfetto, ancora non lo sa!” - parlò sottovoce
Olimpia che aggiunse: - Speriamo tu lo trovi in fretta!
Accidenti, quanto dista ancora Ostia? - constatò notando solo allora
che fuori era ancora buio - Arriveremo verso il diluculum se andiamo
a passo spedito… - concluse Xena. - Il diluculum? Ho così tanto sonno
che mi addormenterei all’istante! - borbottò Olimpia sbadigliando.
Le due guerriere trascorsero il resto del viaggio fino
ad Ostia in silenzio, colte un po’ alla sprovvista dalla stanchezza,
ma riuscirono ad arrivare ugualmente ad Ostia prima dell’imperatore,
così come Xena aveva previsto.Le prime luci dell’alba cominciarono
a riflettersi sul mare placido, tingendolo di una strana patina giallastra
in superficie; il porto cominciava ad animarsi di nuovo, sopraggiungevano
infatti le prime navi di pescatori che rientravano dopo una nottata
di pesca con le reti colme di grossi pesci dorati e luccicanti, le
prime imbarcazioni di mercanti lasciavano il porto alla volta di terre
esotiche dalle quali importare ogni sorta di prodotto, altre navi
erano ormeggiate con sopra alcuni schiavi che le tiravano a lucido.
Girando girando, Xena ed Olimpia scovarono la darsena entro cui sostavano
le navi della flotta imperiale. Si avvicinarono lentamente a queste,
notando che sulla Poseidonia, la nave ammiraglia, alcuni marinai stavano
caricando delle casse contenenti ogni sorta di provviste, delle armi,
delle cime e delle mappe di navigazione. - E’ su quella che dobbiamo
salire! - parlò frenetica Xena indicando la nave ad Olimpia con un
dito. - E tu che ne sai? - rispose Olimpia. - Quella è la nave ammiraglia
della flotta imperiale. E’ la più veloce e leggera di tutte, è una
trireme che scivola via sull’acqua, in poco tempo saremo in Egitto!
- incalzò Xena. - Non che io ne abbia particolarmente voglia! - sbuffò
Olimpia. - Vuoi aiutare Adriano si o no? - rimbrottò Xena. - Ma certo
che lo voglio! - - Allora convieni con me che è necessario andare
in Egitto! - continuò Xena. - Ma si, dico solo che per me non è facile
tornare in Egitto! - sospirò Olimpia. - Devi vincerla questa paura dell’Egitto Olimpia,
altrimenti non potrai mai godere a pieno delle bellezze di quella
terra! - la rimproverò Xena - Bellezze dici? Peccato che a me abbia
portato solo dolore! - si lamentò la barda - Certo, tu hai problema
con quella terra, perché è là che hai sofferto di più, ma mica l’Egitto
è solo Antonio o Yodoshi! - la ammonì dolcemente Xena, per poi continuare:
- Sforzati di vedere le cose sotto un’altra prospettiva, altrimenti
soffrirai per tutto il viaggio, ma soprattutto cerca di ricordare
che io sono qui! E che non stai portando le mie ceneri da nessuna
parte! - concluse Xena rivangando l’episodio della sua morte in Giappone.
- E’ vero… - constatò Olimpia. - Forza adesso, troviamo una stalla
per i cavalli e imbarchiamoci prima che Adriano metta piede sulla
nave! - disse Xena poggiandole amorevolmente la mano sulla spalla
come segno di incoraggiamento. - Si, tra poco sarà l’ hora prima e
tutti quelli che devono imbarcarsi saranno qui… - constatò Olimpia
squadrando il cielo per vedere ad occhio e croce quale fosse l’orario.
- Parlami dei soldati indisciplinati che hanno destato i tuoi sospetti!
- le disse poi Xena mentre si avviavano verso una stalla poco distante
dalla darsena.L’ hora prima giunse presto, e
le guerriere riuscirono a nascondersi sulla nave giusto un attimo
prima che Adriano e il suo seguito arrivasse al porto.Mentre
chiacchieravano a bassa voce fra di loro a causa dell’eccessiva somma
di denaro pretesa dallo stalliere per accudire i loro cavalli, Xena
scorse in lontananza il drappello di uomini che giungeva lentamente
alla nave. - Ecco Adriano! E con lui ci sono anche Antinoo, Cabria,
Lucio Calpurnio ed altri! - disse Xena, ed entrambe scesero a nascondersi
sotto coperta per uscire al momento opportuno. - Abbiamo
caricato tutto quello da lei richiesto divino imperatore! - dissero
i marinai facendo un profondo inchino al sovrano. - Perfetto! - osservò
Adriano iniziando a salire a rilento sul pontile della nave. - I rematori
dove sono? - chiese Antinoo imbarcandosi impaziente di ritornare
per un po’ nella sua terra, sebbene afflitto dal terribile destino
che lo aspettava. - Stanno per arrivare! - Tra due primi in punto
partirete! - parlò nuovamente il marinaio.Senza ulteriori
complicazioni, in due primi salirono a bordo tutti i rematori e gli
uomini dell’imperatore; solo Adriano in veste rossa e dorata si attardava
sulla passerella di poppa scrutando l’orizzonte caliginoso. - Cosa
guardi? - gli chiese Cabria avvicinandosi silenzioso, iniziando a
guardare anch’egli in direzione dell’imperatore. - Niente…
- sospirò Adriano. - Non verranno, datti pace! - continuò l’uomo riferendosi
a Xena ed Olimpia, ben sapendo che il suo imperatore era già pentito
di aver trattato le due donne nel modo in cui le aveva trattate la
mattina precedente. - Scusami se te lo dico, ma non
puoi pretendere di trattare le persone con ostinata freddezza senza
un motivo preciso, e poi sperare vivamente che arrivino giusto in
tempo per la partenza. Secondo me, escluderle dalla spedizione è stata
una mossa avventata da parte tua! - si sfogò l’amico stringendosi
nella tunica verde a causa della brezza che si stava alzando. - Ma
non capisci che già ho abbastanza
preoccupazione per tutti voi? Xena ed Olimpia non meritano di finire
vittime di una congiura ai miei danni, hanno ancora tanto bene da
fare al mondo! - si sfogò a sua volta Adriano, rivelando i veri motivi
dell’esclusione delle due. -
Hai presente di chi stai parlando Adriano? Ci riferiamo a Xena di
Anfipoli e Olimpia di Potidea! Le hai lette anche tu le pergamene
sulle loro gesta! Hanno sfidato la morte tante volte e ne sono sempre
uscite incolumi! - lo rimproverò Cabria.
- Si, ma non si può continuare a prendersi gioco del destino!
- osservò Adriano ripensando a quella volta che per liberarsi dalla
morsa della principessa guerriera, dovette usarle contro un ricordo
particolarmente doloroso. - Si, ma tu non sei nessuno per poter decidere
del loro destino! - lo ammonì nuovamente Cabria per poi continuare:
- Lascia che te lo dica: loro sanno difendersi meglio di tutti noi
messi insieme su questa nave! - Adriano sospirò dicendo : - Non mi
aspetto che tu comprenda i miei gesti, tantomeno che gli approvi…
- - Certo, perché quando non ti conviene sei sempre pronto ad impartire
ordini tu, vero? E il risultato qual è? Che a causa della tua testardaggine
Xena ed Olimpia non potranno darci manforte, perché se anche solo
avessero la brillante idea di aiutarci, per loro sarebbero già pronti
i ceppi! - parlò stizzito l’ometto alzando la voce. Solo in quel momento
Cabria e Adriano si accorsero che accanto a loro si era fermato Lucio
Calpurnio, che aveva udito il battibecco. Adriano fissò il suo sguardo
in quello prepotente del soldato e gli chiese: - Cosa c’è Calpurnio,
qualcosa non va? - - Non maestà, in verità volevo domandare la stessa
cosa a te! - parlò con tono preoccupato per poi continuare: - Cabria
ti infastidisce? - - Non è affar tuo Calpurnio! Torna ad allenarti
coi tuoi uomini in caso ci fosse bisogno! - gli disse sprezzante l’imperatore,
indicandogli con lo sguardo i pretoriani che già avevano cominciato
il loro allenamento; poi si voltò più accomodante verso Cabria dicendogli:
- Vieni, andiamo via. Non abbiamo motivo di rimanere quassù! - I due
si sistemarono accanto al timoniere; dalla posizione in cui si trovava,
Adriano poteva osservare il suo giovinetto con la candida tunica svolazzante,
prendere un po’ d’aria fresca appoggiato al parapetto della nave;
solo in quell’istante notò che Antinoo non aveva con se il falcone,
ma non ci prestò molta attenzione, d’altronde anche Lupa era rimasta
a casa. - Io scendo sotto coperta Adriano, ho da sistemare alcune
cose nella mia cabina… se mi vuoi, mandami a chiamare! - disse Cabria
apprestandosi a scendere la scaletta. - Ah Cabria! - lo fermò l’imperatore: - Per favore,
senza far trapelare la mia decisione, metti due dei pretoriani come
scorta ad Antinoo… non mi sento affatto sicuro! - continuò. - Come
comandi imperatore! Lo dirò a Sergio e Milone… - concluse ossequioso
Cabria sparendo lentamente sotto coperta. Qualche istante dopo anche
Antinoo discese sotto coperta.Non avendo trovato
niente di meglio da fare per ammazzare il tempo, Antinoo decise di
aiutare Cabria a sistemare dei libri in alcuni rudimentali scaffali
della cabina, ricavati dall’inserimento di listelli di legno in fori
lungo le pareti- Di cosa parlavate tu ed Adriano sul pontile?
- chiese curioso il giovane aprendo un grosso baule pieno di libri.
- Diciamo che gli ho fatto presente che non ho approvato il
comportamento che ha adottato nei confronti di Xena ed Olimpia… -
rispose l’uomo sollevando il baule con i propri miseri affetti personali.
- In effetti non è stato il massimo della cortesia, e questo
è davvero strano da parte sua! - notò pensieroso Antinoo. -
Forse era solo preoccupato per la sorte di Xena ed Olimpia… - aggiunse
Cabria spiegando una delle sue tuniche appena prese dal baule.-
Beh, è pur sempre di due donne quasi leggendarie che si sta parlando…
credo che se la sappiano cavare molto bene invece… - constatò il giovane.Mentre
erano ancora indaffarati a sistemare l’angusto posto, i due sentirono
un rumore sospetto provenire dal di sotto del piccolo giaciglio ubicato
in fondo alla cabina, ed enormemente spaventati si portarono lungo
la parete opposta. - Chi va là! - sibilò Cabria credendo che qualcuno
dei congiurni li avesse raggiunti. Antinoo nel frattempo allungò impaurito
il braccio, prese un piccolo campanello appoggiato sulla
finestra dell’oblò, e cominciò ad agitarlo forte. - In breve
tempo i pretoriani saranno qua! Vi conviene uscire allo scoperto!
- disse poi il giovane. Dopo una breve sequenza di tintinnii e cigolii,
le due guerriere, rimaste nascoste fino a quel momento uscirono allo
scoperto. - Xena, Olimpia! - esclamò gioioso Cabria nel rivederle
proprio su quella nave, in quella circostanza. - Cosa ci fate qua!
- continuò Antinoo sorpreso. - Credevate davvero che ci saremmo perse
questo momento? - chiese Olimpia guardando sorridente i suoi interlocutori.
- Che felicità rivedervi! - esclamò quasi commosso Cabria, la cui
emozione lasciò presto posto allo sgomento quando realizzò che di
lì a poco i pretoriani li avrebbero trovati ed avrebbero arrestato
le due guerriere per aver trasgredito gli ordini dell’imperatore.-
Non preoccupatevi, lasciate che le guardie ci prendano, lasceremo
decidere ad Adriano la nostra sorte! - disse speranzosa Xena rammentando
le parole pronunciate da Cabria poco prima: - “Forse era solo preoccupato
per la sorte di Xena ed Olimpia…” -
poi sussurrò all’orecchio di Olimpia: - Amore, quando verranno
non fare resistenza… confido nella clemenza di Adriano, andrà tutto
bene! - - Ne sono sicura Xena, sta tranquilla! - le parlò con un dolcissimo
sorriso la barda. - Scusatemi, mi dispiace aver suon… - disse Antinoo,
ma non riuscì neppure a finire la frase che i pretoriani aprirono
con violenza la porta. Lucio Calpurnio si affacciò all’interno della
camera e poté vedere con i suoi stessi occhi perché era stato chiamato.
- Arrestatele! - ordinò Calpurnio indicando le donne ai suoi uomini,
e subito Sila e Cimno legarono i stretti i polsi delle guerriere che
non opposero resistenza, con robuste corde. - Hanno diritto ad un
giudizio, non puoi metterle ai ceppi senza una sentenza! - parlò Antinoo
frapponendosi tra i soldati e le guerriere. - Togliti di mezzo moccioso
bitino! - gli disse Calpurnio spostandolo in malo modo. - Lucio! Sai
bene come funziona la legge: portale a cospetto di Adriano! - intervenne
invece Cabria reggendo il gioco alle guerriere. - Con sommo piacere!
Per la prima vola in vita tua hai avuto una buona idea! - disse con
superbia Lucio offendendo l’uomo.- “Che strano,
come osa Calpurnio rivolgersi così ai suoi superiori? Sono sempre
più convinta che anche lui ha preso parte al disegno di annientamento
dell’ imperatore…” -
meditò Xena. - Conducetele fuori! - Si rivolse poi ai subalterni
il capo delle guardie. I cinque attraversarono lo stretto corridoio
impregnato di aroma di legno di cedro, lo stesso con cui era
stata costruita la liburna, quindi Calpurnio parlò nuovamente rivolto
alle guerriere: - Non attendevo altro che togliervi dai piedi! - sorrise
sardonico. - Credi che io non sappia di te? Ride bene chi ride ultimo
Calpurnio ricordatelo! - sorrise beffarda Xena.Appena furono
all’aperto, il sole accecò per un attimo gli occhi delle guerriere
che si erano nel frattempo abituati alla penombra della coperta. Lucio
Calpurnio intanto, le portò al cospetto dell’imperatore che fu molto
sorpreso di vederle, tanto da stamparsi un sorriso ebete sul volto.-
Mio imperatore, se non erro queste donne vanno messe ai ceppi! Hanno
appena trasgredito un tuo ordine, la legge è chiara: bisogna punirle!
- parlò disinvolto, quasi sollevato
per essersi tolto quell’invadente peso Calpurnio. Adriano non smise
di fissare le guerriere, passando il suo sguardo prima sull’una, poi
sull’altra; appena si fu ripreso dalla sorpresa disse incredulo: -
Come avete fatto a raggiungerci? - - In realtà siete voi che avete
raggiunto noi, io ed Olimpia eravamo già sulla nave nel momento in
cui vi siete imbarcati! - espose brevemente Xena. - Adriano scosse
la testa divertito: - Sei molto furba principessa guerriera! Ora capisco
perché i romani hanno avuto filo da torcere con te!
- disse sereno. Egli non riusciva ad essere minimamente arrabbiato
con le due, in fondo avrebbe voluto averle a bordo fin dall’inizio,
quale occasione migliore di quella per far capire alle guerriere che
era felice di averle al suo fianco?L’imperatore rifletté
un istante poi disse: - Calpurnio: slegale!! - - Ma mio imperatore…
- obiettò il soldato, Adriano sfoderò la spada brandendo l’elsa aurea
e lucida, si avvicinò pericolosamente al viso dell’uomo poi disse:
- E’ un ordine! Obbedisci!! - Il capo dei pretoriani a malincuore
fece cenno ai due soldati di lasciare libere le prigioniere; quindi
Adriano continuò autoritario: - Esigo che tu tratti queste donne con
rispetto! D’ora in poi se si renderà necessario prenderai ordini anche
da loro! - - Ma mio signor… - contestò il soldato. - Niente ma: è un ordine!
E se non esegui dico ai tuoi pretoriani di metterti ai ceppi! - lo
minacciò l’imperatore - E va bene! - sbottò l’uomo che facendo un
segno di ritirata ai suoi uomini andò via umiliato, sotto lo scroscio
di risate di Xena ed Olimpia. - Te l’avevo detto Calpurnio: ride bene
chi ride ultimo; tra noi finisce qui! - si burlò di lui Xena, dandogli
una pacca sulle spalle.Il sole stava tramontando,
portando a conclusione il primo giorno di viaggio sulla nave. Come
sempre le capitava nei suoi viaggi in mare, Olimpia non si sentiva
tanto bene, così si affacciò al parapetto della barca, cercando di
prendere quanta più aria fresca possibile per non vomitare. Xena le
era accanto, premendole quando proprio non ce la faceva più, dei punti
nevralgici sui polsi per placare il suo mal di mare.- Accidenti,
come mai non mi è successo quando sono andata in Egitto con le tue
ceneri? - chiese nauseata la barda. - Io credo che avevi
altro a cui pensare… - le spiegò Xena fissandola negli occhi, temendo
di risvegliare in lei un tristissimo ricordo.
- Già…credo tu abbia ragione! - le sorrise Olimpia; Xena mettendole
una mano nei capelli, le scompigliò la folta chioma dorata.-
Ehm…Scusate vi interrompo… - parlò un voce alle loro spalle. Le due
si voltarono e videro l’imperatore che le sorrideva bonario, accompagnato
dal giovane Antinoo.Le due sorrisero a loro volta, poi
Adriano continuò a parlare: - Io volevo scusarmi con voi per l’atteggiamento
scortese che ho assunto l’altra mattina… Sono stato uno stupido, solo
dopo ho capito il valore di avere anche voi al mio fianco, e… - l’imperatore
diventò rosso dalla vergogna: quanto era difficile chiedere scusa
specialmente se chi doveva farlo era l’uomo più potente del mondo;
Xena cogliendo al volo il suo disagio, troncò subito dicendo: - Non
è necessario che tu ci porga scuse a profusione! Capisco le tue intenzioni,
ma noi sappiamo difenderci benissimo, quindi semmai ci sarà una prossima
volta in cui combatteremo fianco a fianco, ricordati gentilmente,
di non escluderci! - così dicendo puntellò ripetutamente con il dito
sul petto dell’imperatore. - Oh ma certo, lo ricorderò: Io sono solo
un imperatore, un residuo di cloaca paragonato alle guerriere più
valorose del mondo! - incalzò l’imperatore accogliendo lo scherzo
di Xena, ed i quattro sorrisero di gusto; l’unico a non essere contento
dell’armonia instauratasi tra i quattro, una volta superata l’iniziale
fase di reciproco rancore, fu Lucio Calpurnio, i cui piani di congiura
stavano lentamente andando a rotoli; - “Se sbaglio stavolta Licinio
e Popidio mi tortureranno dandomi in pasto alle murene, altro che
ceppi!” - pensò tra se e se, lanciando occhiate colme di odio
all’allegro gruppetto. - Devo sbrigarmi a colpire l’imperatore, in
fondo di me si fida… mi sarà sicuramente più facile rispetto che ai
miei uomini avvicinarlo… a meno che… - disse a bassa voce soffermando
con maggiore attenzione il suo sguardo su uno dei quattro in particolare,
e una risata malvagia gli si
dipinse sul volto: forse aveva avuto una grande intuizione.Il
bruno cielo stellato si rifletteva nell’acqua increspata del mare.
Era calata la notte, e tutti i naviganti
provvidero a sistemarsi nelle proprie cabine per riposare.
Anche la marcia della nave era rallentata, molti dei rematori infatti,
dopo una giornata di intensa fatica si fermarono per rifocillarsi
e riposare i muscoli ormai indolenziti delle braccia. Xena ed Olimpia
percepirono nitidamente la decelerazione della nave dall’interno della
loro cabina, entro cui si apprestavano a consumare una frugale cena
a base di noci, formaggio e pere. Durante il loro pasto continuarono
a farsi delle grasse risate alle spalle di Calpurnio, poi Xena esordì
seria dicendo: - Comunque sono sempre più convinta che Calpurnio sia
l’esecutore materiale della congiura… E’ stato messo alle strette…
Agirà presto, è solo questione di tempo! - - Hai visto come era contento
all’idea che l’imperatore ci mettesse ai ceppi? - intervenne Olimpia.
- Eh già! Comunque saresti contenta anche tu se ti servissero
su un piatto d’argento un modo facile e comodo per sbarazzarsi dei
seccatori! - constatò Xena intenta a cercare di sgusciare una noce.
- Credo che dovremmo riposare… domani ci attende una lunga giornata.
- disse Olimpia stiracchiandosi rumorosamente - Si… giusto
il tempo di digerire affilando la spada poi a letto! - concluse
la principessa guerriera. Ma non tutti i presenti
sulla nave a quell’ora di notte erano nelle loro cabine. Il giovane
Antinoo era molto nervoso quella sera, infatti, non riuscendo a dormire
lasciò la sua cabina e salì sul pontile a prendere un po’ di fresco.
Il giovane camminava a piedi nudi sul ruvido legno del pontile, incespicando
di tanto in tanto in qualche sartia lasciata lì dai marinai; arrivato
alla prua della nave, si affacciò guardando prima l’acqua del mare
tinta di nero dal riflesso dell’oscurità, poi le stelle. Stette per
un po’ con il naso all’insù scovando qualche costellazione di tanto
in tanto. Si distrasse per qualche attimo, ma alla fine tornò assorto
nei suoi cupi pensieri di morte e sacrifici. - “Tra qualche giorno
sarà l’anniversario della morte del dio Osiride…” - pensò tra
se e se Antinoo scovando la difficile costellazione dell’acquario:
- L’acqua ha un’immensa forza purificatrice! - disse il giovane ripensando
al mito del gigante Acquario, mandato sulla terra da Giove per punire
gli uomini. - “Spero di essere in Egitto per quel giorno…” -
pensò nuovamente all’anniversario di Osiride e sospirò. Il giovane
tornò sotto coperta, si avviava flemme verso la sua camera, tenendo
in mano una piccola lucerna che illuminava
fiocamente il corridoio. La camera dell’imperatore era situata in
fondo al corridoio, ed attraversandolo tutto, Antinoo poté suo malgrado
udire delle persone parlare all’interno di una stanza, dapprima non
fece caso a quei discorsi, e tirò dritto, poi, sentendo pronunciare
il nome di Adriano, Xena ed Olimpia, fece marcia indietro e tornò
vicino a quella stanza appostandosi a lato dell’uscio leggermente
aperto. Non seppe resistere alla tentazione di sbirciarvi dentro,
e con suo sommo disappunto poté notare Lucio Calpurnio con alcuni
dei suoi uomini che stavano confabulando animatamente: - Dobbiamo
sbarazzarci innanzitutto delle due guerriere! Ci hanno rotto le uova
nel paniere fin dal principio! - parlò il pretoriano Milone. - Sei
un folle! E’ una missione suicida! Io non credo sia una saggia idea
personalmente: non possiamo cominciare a batterci con le più forti,
dobbiamo eliminare prima tutta la zavorra che Adriano si porta appresso,
poi una volta indebolitolo a dovere, potremmo sferrargli il colpo
di grazia! - consigliò Calpurnio. - E come? - chiese ansioso di sapere
Sila. - Beh, ci sono tanti modi… Anche se ne conosco uno particolarmente
atroce! - sghignazzò Calpurnio. - Ah si? E quale? - fu la volta della
domanda di Cimno. Calpurnio fece cenno ai suoi soldati di avvicinarsi,
si disposero tutti in cerchio, poi bisbigliò qualcosa che ad Antinoo
risultò impossibile comprendere. - Accidenti! - grugnì il ragazzo
seccato, facendo cadere distrattamente la lucerna sul pavimento. Il
tonfo che produsse fu avvertito dai soldati che fulmineamente balzarono
in piedi e si recarono con pugnali alla mano verso il quarto di uscio
ancora aperto. L’oscurità venutasi a creare fortunatamente servì a
coprire la fuga disperata di Antinoo, che col cuore in gola sgattaiolò
silenzioso nella sua stanza. Fortunatamente l’imperatore, che era
nella stanza accanto, dormiva profondamente e non si accorse dei rumori;
gli fu facile infilarsi nuovamente sotto le lenzuola senza essere
scoperto.- “C’è mancato veramente poco stavolta…se fossi stato
scoperto, dubito che Calpurnio me lo avrebbe perdonato; già gli sono
antipatico…” - pensò; in seguito gli tornarono in mente le parole
dei pretoriani quindi meditò ancora: - “Xena ed Olimpia avevano
ragione: davvero c’è una congiura contro Adriano… Scommetto che già
sospettano di Calpurnio! Comunque come l’oracolo ha detto, urge il
sacrificio!” - pensò, accorgendosi di avere ancora pochissimo
tempo a disposizione.- Ha così tanti nemici… ma
se la mia vita servirà a proteggerlo la darò volentieri! - mormorò
sottovoce il giovane riferendosi all’imperatore, poi la stanchezza
ebbe il sopravvento e si addormentò.
di
Bard and Warrior
stampa
il racconto