CAPITOLO
5
I
giorni seguenti trascorsero calmi: si navigava per la gran parte della
giornata, e si conversava in attesa di giungere in Egitto; in quei
giorni Xena ed Olimpia ebbero modo di conoscere in maniera più approfondita
Adriano, scoprendo in lui non solo un abile guerriero, ma anche un
animo sensibile, colto, particolarmente predisposto per l’arte e la
poesia. In particolare confidò ad Olimpia, in quanto poetessa per
mestiere, la sua aspirazione a scrivere delle poesie, ma per quanto
ci avesse provato non era mai riuscito a scriverne una decente per
mancanza di ispirazione. Il blocco del poeta, così come lo chiamava
la “cara” Venere, in quel periodo accomunava sia la barda che l’imperatore.
Con Xena invece Adriano parlava delle battaglie in cui era stato,
delle tante cose ingiuste che aveva dovuto fare per volere del senato,
di come aveva visto morire in battaglia tanti suoi amici, e di quanti
dei suoi più acerrimi nemici aveva invece soccorso: la guerra era
sempre così divideva gli amici e univa i nemici, anche Xena ci era
passata. La principessa guerriera stava cominciando pian piano a ricredersi
su Adriano: non era come i suoi antenati… Non che ne avesse conosciuti
molti, si intende. In fondo la guerriera si trovò in passato a scontrarsi
contro un folle egocentrico ambizioso, un bambinetto salito al potere
troppo presto, ed un pazzo sanguinario ossessionato dal proprio essere
una divinità. - “Eh si, Giulio Cesare, Ottaviano e Caligola non
erano il massimo, ma fortunatamente Roma ha conosciuto anche buoni
imperatori…E l’ uomo che ho davanti ne è la prova vivente!” -
pensò tra se e se rendendosi conto che a poco a poco tutte
le sue remore su Roma ed i suoi abitanti si stavano sgretolando.Intanto
le macchinazioni di Lucio Calpurnio e compagni continuavano imperterrite;
più volte si erano chiesti se fossero stati spiati mentre complottavano,
ma la risposta secondo loro non destava alcun interesse, perchè erano
dell’idea che tanto prima o poi li avrebbero fatti fuori tutti. Calpurnio
non era uno sprovveduto qualsiasi: aveva stretto un’alleanza con i
più influenti senatori dell’impero, inoltre si era attorniato dei
migliori pretoriani della corte di Adriano; Sila, Cimno, Milone e
Celso erano cruenti, sanguinari e spietati, proprio come l’ambizioso
Calpurnio, ed il fatto che li aveva dalla sua parte e come suoi subordinati,
lo rendeva più tranquillo; d’altronde ai quattro faceva comodo la
proficua ricompensa in denaro promessagli dai senatori. Il
giorno precedente all’approdo in Egitto si presentò come una grigia
mattina di fine autunno: il cielo era ingombro di nubi che di lì a
poco avrebbero portato scrosci torrenziali, mentre il mare era agitato
dal grecale. Nei giorni antecedenti Xena ripensò spesso
a cosa stesse accadendo a Villa Adriana e si augurava con tutto il
cuore che Antonino fosse intervenuto immediatamente. Mentre era presa
da questi pensieri, le venne in mente che poteva aver affidato le
pecore al lupo: Lei di Antonino non ne sapeva nulla! L’istinto le
diceva di fidarsi, ma se stava sbagliando? Tormentata da questo dubbio,
quel giorno Xena si spinse fino a poppa, ove generalmente viaggiava
Cabria, per fargli alcune domande sul generale. Nel frattempo Olimpia
si sedette su un enorme sacco di fave
lasciato sul pontile; aveva una pergamena e un penna in mano ed era
in cerca di ispirazione per cominciare un nuovo racconto, ma la sua
concentrazione durò solo pochi
istanti, poiché fu raggiunta da Antinoo che le si sedette accanto.
Olimpia avvolse la pergamena e lo guardò, il giovane le
sorrise stringendosi il laccetto della tunica con lo spacco a V sul
petto. - Fa fresco, vero? - disse Antinoo. - Si, abbastanza!
- rispose Olimpia i cui capelli presero a scompigliarsi al vento.La
brezza che spirava portava dal mare fino alle narici della barda il
profumo salmastre che inspirò a pieni polmoni prima di rivolgersi
nuovamente al ragazzo:- Come va? E’ da quando ti sorpresi
a piangere a Villa Adriana che non abbiamo più parlato… Novità? -
chiese premurosa. Il giovane si perse per un lungo ed interminabile
istante a guardare l’orizzonte, poi con gli occhi lucidi rispose:
- No, nessuna… - - Hai consultato l’oracolo prima di metterti in viaggio?
- domandò Olimpia. - Si… - annuì il ragazzo scotendo la testa. - E
dunque? - continuò la barda.- La profezia è sempre la stessa
Olimpia, ormai non c’è più niente da fare.. - sospirò sconsolato Antinoo.
- Ci sarebbe ancora una cosa da fare: Parlarne con Adriano! Non credi
abbia il diritto di sapere? - osservò Olimpia. - No! E’ fuori discussione!
Il mio destino è ormai segnato! Adriano non deve intromettersi nella
mia decisione: se io sacrifico la mia vita per lui conquisterà altri
venti anni di vita, che si andranno ad aggiungere ai sette del mio
falcone! - parlò grintoso il giovane - E tu credi che possa vivere
ancora per altri ventisette anni, quando chi trama alle sue spalle
potrebbe ucciderlo anche stasera se solo volesse? - lo rimproverò
la barda. - Io credo in quella profezia Olimpia, non posso venire
meno; decreterei la morte di Adriano! - parlò rassegnato Antinoo.
- E come pensi che la prenderà l’imperatore quando saprà che ti sei
ucciso per una sciocca profezia? - gli rinfacciò la donna - Non sarà
più affar mio, la mia parte l’avrò già fatta! - disse soddisfatto.
- Se sei così cocciuto da volerti suicidare per colpa di una
profezia di cui ancora non conosci neppure il significato fa pure,
ma non voglio essere tua complice! Appena potrò racconterò tutto ad
Adriano. - minacciò Olimpia. - Mi costringi a sopportare questo peso da solo
allora…- parlò Antinoo scrollando le spalle. Olimpia sospirò - Non
sono mai stata d’accordo con te, e questo lo sai bene! - disse poi.
Il giovane capì che anche Olimpia così come lui rimase delle proprie
convinzioni, quindi decise di concludere quella discussione.Nonostante
Antinoo avesse appena avuto uno screzio con la donna, non riusciva
ad andare via da lì, forse perché in cuor suo sapeva che l’unica che
avrebbe potuto comprenderlo a pieno era proprio lei, d’altronde chi
aveva sacrificato se stessa portando la figlia di Dahak con se nella
voragine al tempio?Antinoo credeva che quello fosse il
gesto di amore più grande che sentì raccontare, ed era profondamente
convinto che almeno una lieve speranza che Olimpia mantenesse il segreto
ancora per un poco, c’era.- Passando ad altro… - interpellò
poi la donna silenziosa: - Qualche sera fa, non avendo sonno, feci
una passeggiata sul pontile, ma quando tornai in camera udii Lucio
Calpurnio complottare con i suoi pretoriani… solo che non ho sentito
in che modo; si accorsero che qualcuno li stava spiando… - continuò
il giovane confidando quello che gli era accaduto ad Olimpia. - Quando
è successo? - chiese la donna la cui attenzione fu subito riacciuffata
da Antinoo. - Più o meno due o tre sere fa… Io credo che già abbiate
già sospetti su Calpurnio, ma vi mancano le prove, non è così? --
Esatto! - convenne amareggiata la barda. - E questa non potrebbe costituire
una prova? - domandò il ragazzo. - No, non costituisce una prova:
non hai sentito cosa si sono detti! - disse Olimpia per poi continuare:
- Ma non ti preoccupare, un modo per incastrarlo lo troveremo! - e
si lasciò andare ad un sorriso. Il giovane si alzò dal sacco, e si
accosto al parapetto, vi si affacciò scrutando al di sotto l’acqua
marina fenduta dalla nave in movimento e rimase muto.Dopo lunghi attimi
il giovane si decise nuovamente a parlare: - Sai come è morto il dio
Osiride? - chiese alla barda. - Osiride? Il figlio di Nut e Geb? -
chiese Olimpia cercando di inquadrare le divinità di cui si stava
parlando. - Proprio lui! - - Ehm… ho sempre avuto un po’ di problemi
con la mitologia egizia… in questo momento non mi sovviene… - ammise
la donna. - Osiride portò la civiltà agli uomini e fu molto amato
dal popolo. Seth, invidioso di lui, cospirò per ucciderlo. costruì
in segreto una bara preziosa fatta appositamente per il fratello e
poi tenne un banchetto, nel quale annunciò che l’avrebbe donata a
colui al quale si fosse adattata. Dopo che alcuni ebbero provato senza
successo, Seth incoraggiò il fratello a provarla.
Appena Osiride vi si adagiò dentro il coperchio venne chiuso e sigillato.
Seth e i suoi amici gettarono la bara nel Nilo, facendo
annegare Osiride. Iside con l’aiuto di Nefti
riportò Osiride alla vita usando i suoi poteri magici. Prima che si
potesse vendicare, Seth uccise nuovamente Osiride, facendolo a pezzi
e nascondendo le parti in vari luoghi. Iside e Nefti trovarono i pezzi,
e la dea lo riportò in vita. Ma il destino di Osiride era quello di
regnare nell’oltretomba, e così lasciò l’Egitto. - raccontò con passione
Antinoo.- Perché mi stai dicendo questo? - chiese la barda non capendo
dove egli volesse andare a parare. - Capirai quando sarà il momento
di capire Olimpia! - le disse il giovane, che immediatamente fu interrotto
da una voce alle sue spalle che lo chiamava: - Antinoo! Dove sei?
- Adriano cercava il suo amico, per potergli presentare la sua scorta,
perciò il giovane lo vide arrivare con i due pretoriani più forti
Sergio e Milone.- A cosa mi serve questa scorta? - parlò infastidito
Antinoo rivolto ad Adriano.- La prudenza non è mai troppa! - lo ammonì
l’imperatore. - Ma io non voglio! So badare a me stesso! - continuò
il giovane. - Vieni, andiamo a parlarne da un’altra parte! - parlò
l’imperatore notando lo sguardo insistente di Olimpia su di loro.Il
gruppo si allontanò, ed Olimpia voltandosi, tirò un sospiro di sollevo:
forse l’idea della scorta non era poi così malsana: avrebbe impedito
ad Antinoo di fare pazzie.Qualche istante dopo Xena raggiunse la sua
amica, aveva un’aria molto più serena rispetto a qualche giorno prima,
segno che il colloquio con Cabria era andato a buon fine, aveva scoperto
che Antonio Pio era un uomo estremamente fedele all’imperatore, e
che Marco Aurelio era suo nipoteL’alba di un nuovo giorno
soggiunse presto e la liburna attraccò al porto di Tebe; finalmente
dopo cinque interi giorni di viaggio arrivarono in Egitto.Mentre il
timoniere e i rematori eseguivano alcune complicate manovre di ormeggio,
Adriano, Antinoo, Cabria, Xena ed Olimpia si erano affacciati ai parapetti
della nave per vedere l’incredibile spettacolo che si profilava loro
dinnanzi: un porto pullulante di vita con tante navi ancorate alla
banchina; pescatori che scaricavano alcune casse di pesce sulla terraferma;
negozi di stoffe, alimenti, armi, e quant’altro aperti; gente dovunque
indaffarata. La giornata era talmente nitida che in lontananza si
intravedevano le dune di sabbia del deserto, e la cosiddetta “valle
dei re”.- Guarda Antinoo, sei a casa! - esclamò l’imperatore abbracciando
il ragazzo con trasporto. - Già, a casa… - constatò senza ombra di
entusiasmo il ragazzo, assorbito completamente dalle idee funeree
che aveva.Olimpia distolse gli occhi dal panorama per fissare qualche
istante Antinoo:-“Speriamo non faccia sciocchezze!”- pensò.Quando la nave calò il
ponte per permettere lo sbarco, tutti furono felici di toccare la
terraferma dopo un viaggio molto movimentato. Adriano decise che non
si sarebbero accampati: dal porto di Tebe era molto più facile raggiungere
le città limitrofe con la sua stessa nave. L’imperatore che discese
accompagnato da Antinoo e Cabria, postisi ai suoi lati, fu accolto
da due uomini dalla carnagione scura, la cui pelle era quasi bruciata
dal sole; essi indossavano un perizoma ed avevano il capo scoperto,
portavano anche un paio di leggerissimi sandali di cuoio. - Benvenuto
nella nostra terra sommo imperatore! - si inchinarono parlando con
accento straniero i due. Adriano li fece alzare pressoché subito,
chiedendogli poi se cortesemente potevano scortarlo dal faraone, per
potersi accordare sulla strategia da utilizzare contro l’avanzata
cartaginese. Antinoo e Cabria lo seguirono; ognuno di loro aveva intenzione
di trascorrere la giornata in maniera diversa dall’ozio forzato al
quale si erano sottoposti sulla nave. A Pochi passi più indietro del
gruppo si fermarono anche i pretoriani Sergio e Milone, preposti alla
guardia del giovane.Una volta dal faraone Adriano si eclissò con lui
all’interno del suo palazzo, mentre Cabria si trattenne in biblioteca
per fare alcune ricerche circa la teoria sofista. Antinoo che aveva
molti amici al servizio del faraone, andò a trovare alcuni di loro,
per avere informazioni sulla sua famiglia che ormai aveva lasciato
la Bitinia
per andare in un altro posto sconosciuto a tutti, compreso a lui stesso.Xena
ed Olimpia invece, quando scesero dall’imbarcazione, decisero di rimanere
nei dintorni in caso ci fosse stato bisogno d’aiuto, quindi optarono
per un giro nell’area portuale. Se avessero trovato un negozio che
vendeva papiri, Olimpia ne avrebbe voluto acquistare qualcuno perché
lo riteneva migliore della pergamena come supporto scrittorio, inoltre
era molto più leggero da trasportare ed economico: dopo la stangata
dello stalliere al porto di Ostia avevano un disperato bisogno di
risparmiare.Nonostante le due si fossero allontanate abbastanza velocemente
dalla nave, la principessa guerriera non poté fare a meno di continuare
a guardare in quella direzione, in quanto era consapevole di aver
lasciato a piede libero i pretoriani.Olimpia notò ben presto la distrazione
di Xena che sembrava essere col pensiero altrove, tanto che inciampò
ripetutamente, finendo addosso ad alcuni tipi poco raccomandabili.
Dopo averli sistemati ben bene, Olimpia le chiese: - Si può sapere
cos’hai? Perché non fai più attenzione a dove metti i piedi? Vuoi
fare a cazzotti con tutto il porto entro la prima ora dal tuo arrivo
a Tebe? - la rimproverò. - Scusa, è solo che abbiamo lasciato Calpurnio
ed i suoi uomini liberi di tramare! - si giustificò Xena guardando
nuovamente in direzione della nave. - A proposito di Calpurnio… -
disse la barda a cui sovvenne in mente un ricordo: - Quando ho parlato
con Antinoo, mi ha detto di aver udito per caso una conversazione
tra i pretoriani entro la quale si parlava di eliminare Adriano e
tutti coloro che ruotano intorno a lui! - continuò. - Si trattava
sicuramente di Calpurnio, Milone, Cimno, Celso, e Sila: ci scommetto!
- disse la guerriera. - Eh
già! - avallò Olimpia. - Io so perfettamente che sono loro che stanno
portando avanti la congiura mentre i senatori si impegnano per distruggere
Villa Adriana, ma ho un disperato bisogno di prove! E sinceramente
non so da dove attingerle! - parlò Xena picchiando la mano contro
la testa più volte con un certo nervosismo. - L’ideale sarebbe una
piena confessione di qualcuno di loro… - commentò Olimpia. - Certo
che lo sarebbe! Ma chi di loro pensi che ti si avvicini e ti dica
ehi lo sai: voglio uccidere Adriano e tutti quelli che lo circondano?
- obiettò sensatamente Xena, per poi continuare: - Sono stupidi, ma
non fino a questo punto! - - Dobbiamo solo aspettare un loro passo
falso, sono sotto pressione, non possono permettersi di sbagliare…
arriverà Xena quel momento, ne sono sicura! E allora noi li accuseremo
pubblicamente di fronte all’imperatore! - esclamò infervorata Olimpia.-
Ah Xena, sai come è morto il dio Osiride? - domandò poi Olimpia cambiando
discorso. - Credo sia morto annegato nel Nilo, ma perché me lo chiedi?
- domandò incuriosita Xena. Olimpia ripensò a ciò che le aveva raccontato
Antinoo. Che senso avrebbe potuto avere quella storia? - Oltretutto
mi sembra che qui festeggino ogni anno l’anniversario della morte del dio… si racconta che chiunque muoia
annegato nel Nilo in quel giorno, proprio come Osiride, debba essere
innalzato agli onori dell’altare…. - precisò Xena, che incalzò: -
Ma da quando ti interessi di divinità? -- No, la mia era semplicemente
curiosità… - rispose Olimpia nella cui testa ruggiva una sola frase:
- “Capirai quando sarà il momento di capire, Olimpia!” - La barda
era certa che Antinoo avesse voluto lanciarle un messaggio, ma quale?
Per un attimo la barda fu tentata di confessare
alla sua amica l’orribile peso della profezia sulla morte di Antinoo
che le opprimeva il cuore, ma d’altra parte ricordò che il giovane
le disse che chiunque avrebbe svelato la profezia di cui veniva aconoscenza
ad altri, avrebbe mutato irrimediabilmente il destino di questi; Olimpia
non poteva permettere un mutamento nel corso del destino di Xena,
né di chiunque altro le stesse attorno, quindi a malincuore tacque
serbando questo fardello dentro di se. Le due tornarono sulla nave
accorgendosi solo allora di essere state fuori per la maggior parte
del giorno. Adriano e gli altri erano già rientrati dalle loro faccende,
e stavano intrattenendosi a giocare a dadi sul pontile seduti in cerchio,
respirando la fresca e piacevole brezza della sera. Nell’ilarità generale,
Olimpia poté leggere la tristezza negli occhi del giovane che gettava
i dadi con fare svogliato sui listelli di legno del pontile. La loro
prima giornata egiziana volò velocemente via, dando il posto ad un’altra
notte, ed ancora ad un nuovo giorno.Quando l’imperatore
si svegliò di buon ora quel mattino, si ricordò che doveva restituire
i dadi all’amico, e andò a cercarlo nella sua cabina ma purtroppo
non lo trovò; immensamente preoccupato tornò in camera, si infilò
frettoloso la tunica che la sera precedente aveva stancamente lasciato
sgualcita sulla sedia, e uscì di corsa fuori dalla sua cabina.- Antinoo!
Antinoo! Dove sei? - chiamava a gran voce per tutto il corridoio.
Gli schiamazzi dell’uomo fecero ridestare anche Xena ed Olimpia che
affacciandosi dalla loro cabina capirono subito il motivo dell’agitazione
dell’uomo. Si unirono quindi alle ricerche di Adriano, e tutti e tre
salirono di sopra.Nonostante fosse presto, il sole era già sorto,
e poterono stimare che approssimativamente era l’hora prima. Adriano
scorse una figura seduta in lontananza aldilà del primo albero maestro,
così si precipitò verso di essa sperando che fosse il giovane. - Antinoo!
- chiamò di nuovo. Ma l’uomo si girò di scatto, rivelando le fattezze
del volto di Cabria. - Adriano! - esclamò l’uomo. - Cabria! Hai visto
Antinoo? - parlò ansimando l’imperatore. - Si, è uscito verso il diluculum…
- rispose sereno il filosofo riavvolgendo una pergamena contenente
appunti scritti a penna.- Uscito? E dove è andato? - chiese con una
smorfia di terrore disegnata in volto Olimpia. - E’ andato a farsi
un giro! - parlò Lucio Calpurnio sbucando all’improvviso alle loro
spalle. - Lucio! Era solo? - chiese terrorizzato l’imperatore, poggiando
le mani sulle spalle del soldato quasi come per proteggersi dal mancamento
che stava avendo. Xena a sua volta scosse le spalle non per il vento
gelido che si stava sollevando, ma per il timore che Calpurnio fosse
finalmente entrato in azione.- No imperatore, non era solo! - parlò
finalmente il capo dei pretoriani.Le facce dei presenti si distesero
notevolmente sapendo che il giovane non era solo, poi Lucio Calpurnio
spiegò: - Sergio non era ancora sveglio, così, sapendo che non voleva
lasciare Antinoo solo, ho detto a Milone e Celso di scortarlo! - -
Bravo Lucio! Ben fatto! - si tranquillizzò Adriano.- Milone e Celso?
- sospirò impercettibilmente Xena cominciando ad essere molto tesa.
- E da che parte è andato? - continuò Adriano. - Andava verso Alessandria,
era in cerca dei genitori, mio imperatore! - rispose prontamente Calpurnio.
- Dobbiamo andare anche noi ad Alessandria, Antinoo potrebbe essere
in pericolo! - ingiunse frettoloso l’imperatore, che continuò impaziente:
- Sveglia Sergio, raduna Polite, Cimno, Fabio e Severo! Ci metteremo
subito in cammino! Non può essere andato lontano! -Lucio Calpurnio
fece un cenno di assenso, poi con un sorriso malvagio, captato solo
da Olimpia, andò via.- Adriano, sei sicuro che quello che dice Calpurnio
sia vero? - obiettò Olimpia che aveva ancora in mente il riso sardonico
dell’uomo.- Certo, mi fido di Lucio! - spiegò l’imperatore. - Ma Adriano,
io non credo che sia… - continuò Olimpia cercando di dissuaderlo.
- Non ora Olimpia! - la fermò l’imperatore, che continuò imperterrito:
- Ho da chiedervi una cortesia: aspettate qua con Cabria nel caso
dovesse tornare indietro prima di noi! - Poi si rivolse al filosofo:
- Cabria, procurami sette cavalli, non bado a spese: mi servono immediatamente!
-Anche l’uomo obbedì, mentre le due videro scomparire Adriano sotto coperta.- Sta commettendo un grave
errore! - parlò una volta che furono sole Xena. Poco
tempo dopo videro il drappello di uomini allontanarsi a cavallo, così
come aveva voluto l’imperatore, ma Xena, a cui non sfugge mai nulla,
si accorse che all’appello mancava Sergio. - Olimpia! - chiamò la
guerriera attirando l’attenzione della barda. - Cosa c’è Xena? - -
Hai notato che Sergio non c’è? Tanta era la fretta che aveva l’imperatore
che non se n’è accorto! - osservò Xena. - Sergio allora deve essere
ancora da qualche parte sulla nave! - concluse Olimpia.Un improvviso
rumore proveniente dalla stiva attirò la loro attenzione mettendo
in allerta i loro sensi. Xena fece cenno ad Olimpia di star zitta,
poi si avvicinò a passo felpato verso la botola, aprì la grata e vi
discese. - Olimpia l’ho trovato! - urlò da là sotto. Pochi istanti
dopo Xena riemerse dalla stiva reggendo forte Sergio; l’uomo aveva
il viso tutto insanguinato, ed aveva da poco ripreso i sensi. - E’
stato Calpurnio! Mi ha colpito alle spalle! - spiegò il pretoriano
quando riuscì finalmente a parlare; nel frattempo sul luogo era sopraggiunto
anche Cabria che appena vide il soldato ferito esclamò: - Per tutti
gli dei! - Olimpia coprì con un lembo del corpetto che si era appena
strappata la ferita dell’uomo, quindi disse a Cabria: - Fa venire
subito Ermogene! - L’uomo senza il minimo indugio corse a chiamarlo.
- Sergio, Calpurnio e i suoi pretoriani sono dei congiuranti! Voleva
toglierti di mezzo perché voleva arrivare a mettere le mani su Antinoo…
La sua messinscena di Antinoo che è andato ad Alessandria è stata
solo un tentativo di depistaggio… Ha condotto l’imperatore da tutt’altra
parte per avere campo libero col ragazzo… - gli spiegò
sconvolta Olimpia, che a poco a poco stava ricostruendo la dinamica
dei fatti.- Hai ragione Olimpia! Com’è possibile che non lo abbiamo
capito prima! Lucio mira ad indebolire l’imperatore eliminando ad
una ad una tutte le persone a cui tiene, e se i nostri calcoli sono
precisi comincerà ad infliggergli una punizione esemplare proprio
con la morte di Antinoo! - rifletté Xena. - Questo significa che stando
con Milone e Celso, che sono i suoi più fedeli pretoriani, Antinoo
corre un gravissimo pericolo! - constatò la barda. - Dovete trovarlo!
Se accadesse qualcosa ad Antinoo l’imperatore non se lo perdonerebbe!
- intervenne Sergio. - Dove potrà mai essere andato? Non può essere
sulla strada per Alessandria, non è uno sprovveduto e sa che a piedi
non potrebbe andare lontano… Forse è tornato al palazzo dagli amici,
ma a far che? - meditò Xena cercando una soluzione plausibile. Un
alito di gelido vento si abbatté su Olimpia, e penetrando nelle sue
orecchie le sembrò quasi che sussurrasse: -
“ La profezia…” - La barda fu paralizzata dalla paura; nel suo
cervello vorticavano sinuosi tanti pensieri: - “La profezia…”- - “ Secondo questa profezia tu devi morire” - - “Non
sono un codardo affronterò il mio destino…” - - “Capirai quando sarà
il momento di capire…” - - “ Oltretutto mi sembra che qui festeggino
ogni anno l’anniversario della morte
del dio… si racconta che chiunque muoia annegato nel Nilo in quel
giorno, proprio come Osiride, debba essere innalzato agli onori dell’altare…”
- Olimpia si ridestò dai suoi pensieri, fu scossa da un tremito,
e diventò immediatamente pallida nel realizzare finalmente quel che
Antinoo voleva dirle.- Xena, oggi che giorno è? -
chiese la barda sperando in cuor suo che non fosse come aveva
intuito. - Ma che c’entra adesso! - le chiese stizzita la guerriera
che nel frattempo continuava a meditare tenendo stretto il panno che
aveva intriso di acqua di mare sulla ferita del soldato. - Per favore:
rispondi! - incalzò Olimpia - Oggi è il 30 ottobre…- parlò nuovamente
Sergio con molta fatica. - Xena è oggi l’anniversario della morte
di Osiride? - domandò prontamente Olimpia - Ehm… Si mi sembra, perché?
- chiese Xena che non riusciva ancora a capire il perché di quelle
domande.- Oh Xena! Per tutti gli Dei! So dov’è! - disse con le lacrime
agli occhi la barda.- Olimpia parla, dov’è? - reagì la principessa
guerriera prendendola tra le braccia per consolarla. Olimpia tirò
su col naso, pensò: - “Neanche io sono codarda Antinoo!” -
poi si asciugò le lacrime con il braccio ed invitò la guerriera ad
andare con lei:- Seguimi! Lo troveremo sulle sponde del Nilo. Sbrighiamoci
o sarà troppo tardi! -Finalmente da sotto coperta spuntarono Cabria
ed Ermogene, ma Xena ed Olimpia erano già sul ponte quando i due le
videro: - Prendetevi cura del soldato, andiamo a salvare Antinoo!
- urlò Xena.Mentre le due correvano a perdifiato, Olimpia mise al
corrente la sua amica su quello che era accaduto, e che ancora stava
per accadere; le parlò di quella maledetta profezia che obbligava
Antinoo a sacrificarsi, le raccontò delle strane storie che il giovane
le aveva raccontato sul dio Osiride, e di quanto nervoso fosse al
pensiero di doversi suicidare.- Sei una sciocca! Dovevi parlarmene
prima! - la rimproverò la principessa guerriera una volta messa al
corrente dei fatti. - Xena io…- parlò
mortificata Olimpia. - Non sprecare fiato, corri piuttosto! - disse
irritata la guerriera. - No, ora mi stai a sentire, mi aveva promesso
che non avrei dovuto parlartene perché se lo avessi fatto avrebbe
potuto cambiare il corso del tuo destino… Io non potevo! Ho dovuto
proteggerti, solo per questo ho taciuto! - le spiegò Olimpia.- Cosa
diceva questa profezia? - domandò la principessa guerriera con minore
durezza nei suoi riguardi. - “Un oscuro baratro attenderà l’imperatore
Adriano, mettendolo duramente alla prova. Urge sacrificare tutto ciò
che di più prezioso esista per l’imperatore. Il pegno di un solo grande
tesoro potrà rendergli la vita, se il sacrificio non avverrà, le sventure
più orribili patirà…” -
recitò Olimpia tutto d’ un fiato. - Siete sicuri che la profezia
vada intesa così? - le chiese Xena. - Non chiederlo a me per favore,
io gliel’ho detto tantissime volte di consultare qualcuno prima di
prendere qualsiasi decisione… - esplicò Olimpia. - Speriamo di non
arrivare tardi! - concluse la principessa guerriera.Altrove,
sulle sponde del Nilo, Antinoo stava già lottando per la sua sopravvivenza
contro Milone e Celso, è vero, doveva morire, ma avrebbe dovuto sacrificarsi,
non essere ucciso per salvare la vita all’imperatore, così il giovane
stava lottando con le unghie e con i denti vendendo cara la propria
pelle. Il ragazzo fu molto bravo a destreggiarsi schivando
i pericolosi fendenti che lo sfioravano da un lato e da un altro,
inoltre riuscì ad assestare anche dei pugni diritti al ventre ed al
viso dei due pretoriani mettendoli in difficoltà, ma la fortuna non
gli sorrise per molto: mentre cercava di schivare una bordata di Celso,
fu colpito al ventre da un fendente di Milone che lo ferì in modo
gravissimo. Il giovane rinculò quando il soldato estrasse la spada
dal ventre poggiandogli un piede sul petto, poi iniziò a barcollare
in preda all’offuscamento della vista.Xena ed Olimpia,
arrivate purtroppo in ritardo, poterono solo vedere la lama della
spada di Milone affondare nel ventre di Antinoo e trafiggerlo crudelmente.
- Nooo! -gridò Xena gettandosi immediatamente nella mischia, ed ingaggiando
un cruento corpo a corpo contro quei due bruti, mentre Olimpia cercava
di soccorrere il giovane ferito, che indietreggiava sempre più verso
il greto del fiume. Stava per perdere i sensi, quando vedendo Olimpia
avvicinarsi le disse flebilmente: - Ero sicuro che avresti capito
al momento giusto… - Il giovane le sorrise debolmente e sussurrò con
un filo di voce: - Se non posso stare da vivo al fianco dell’ imperatore,
almeno lo farò da morto con gli onori dell’altare… Sarò il suo personale
nume protettore! - concluse Antinoo prima di cadere pesantemente all’indietro
nelle fredde acque del Nilo.- Antinoooo!- urlò disperata
Olimpia, lanciandosi verso di lui ed atterrando al suolo con le braccia
protese in un ultimo disperato tentativo di acciuffare il giovane;
per quanto si fosse sforzata vide solo il corpo del giovane andare
velocemente a fondo. - Perché? - lanciò un urlo stridente,
poi si alzò immediatamente incurante del ginocchio sbucciato e si
gettò anch’ella nella battaglia, Olimpia andò a posizionarsi al fianco
di Xena sfoderando i suoi sais e diede manforte alla sua amica. Milone
fu da lei ferito, mentre Celso fu catturato ed imprigionato da Xena.
- Xena ti prego salva Antinoo è caduto nel Nilo! - la pregò Olimpia
indicandole il posto in cui l’aveva visto annaspare per l’ultima volta.
La principessa guerriera gettò immediatamente la spada a terra e accompagnata
da un sordo clangore si tuffò immediatamente per cercare di recuperare
il corpo del giovane. Milone nel frattempo nonostante il
tendine della gamba squarciato, si diede alla fuga, mentre Celso incapace
di muoversi autonomamente per via del corpo legato venne messo a sedere
da Olimpia con un calcio nello stomaco.- Sporco bastardo
per chi lavori? - urlò furiosa Olimpia, ma l’uomo non parlò. -
Cosa pensavi di fare! Era solo un ragazzino! - continuò la donna,
ma Celso ancora non parlava. - Di chi sei lo scagnozzo! - urlò la
barda isterica cominciando a scaricare su di lui una serie di calci
e pugni. Il soldato non ruppe il silenzio, così vedendosi messa alle
strette, Olimpia gli si avvicinò e con violenza premette i due punti
al lato della carotide dell’uomo bloccando il flusso del sangue al
cervello. - qSe non
hai parlato fino ad ora, adesso sarai costretto a farlo se vuoi salvare
la tua lurida pellaccia. Allora te lo ripeto per l’ultima volta: chi
è il tuo capo! - L’uomo che iniziò a sentire le pulsazioni del cuore
aumentare a ritmo indicibile disse con molta difficoltà: - C.. con
Calpurnio…- - Calpurnio è un
congiurante? - chiese secca diretta Olimpia - S.. si lui lo è… - balbettò ancora il soldato.
- Ed in cambio di cosa sta cospirando? - si dilungò Olimpia incurante
del fiotto di sangue che cominciava a gocciolare dal naso dell’uomo.
- I.. I senatori gli hanno promesso la c…carica di generale dell’esercito
romano al posto di A… Antonino Pio… - rivelò l’uomo. - E tu perché
stai congiurando contro l’imperatore? - continuò imperterrita la barda. - Basta t.. ti prego non respiro
più.. - boccheggiò l’uomo. - Rispondi! - domandò risoluta Olimpia.
- P…Per soldi… h.. ho molti debiti al g…gioco e… e la mia ricompensa
era abbastanza per coprirli tutti e f.. farmi vivere tranquillo per
un po’… - confessò Celso. - Sei uno schifoso! - urlò nuovamente Olimpia
che suo malgrado dovette sbloccarlo dal tocco paralizzante.-
“Antinoo vuole che l’ imperatore lo deifichi affinché possa rimanere
per sempre al suo fianci… la profezia non aveva tenuto conto che Antinoo
aveva una carta segreta da giocare: la morte fisica non implicava
necessariamente quella spirituale... La sua memoria sarà perpetuamente
tramandata ai posteri! Il suo sacrificio non è stato vano, ma anzi
sarà reso glorioso e trionfante. Sapeva benissimo tutto quello che
faceva…era tutto calcolato con lucida fredda millimetrica precisione!”-
pensò Olimpia le cui lacrime bollenti cominciarono a rigarle il volto.
Scrutava in lacrime l’orizzonte per vedere quando Xena fosse riemersa,
e dopo un po’ la principessa guerriera uscì dalle acque del fiume,
recando in braccio le spoglie mortali del giovane. Antinoo fu adagiato
a terra e ricomposto: - Almeno il corpo dell’amico glielo dobbiamo
ad Adriano… - disse Xena premendolo forte in corrispondenza dei polmoni
per farvi uscire l’acqua, nella speranza che il colorito cianotico
del corpo sparisse. Si alzò dopo aver cucito la ferita al ventre con
un improvvisato ago e un sottilissimo filo di canapa prelevato dalla
corda che teneva legato il soldato, ed immediatamente andò ad abbracciare
forte la sua amica distrutta dal dolore. - Ecco come è cambiato il
mio destino: da oggi in poi non riuscirò più a chiudere occhio la
sera, senza prima aver rivisto questo sperpetuo… - Singhiozzò Olimpia.
- Facciamoci forza, torniamo alla nave, Adriano sarà in pensiero…
- le disse Xena caricando il pesante corpo esanime del giovane sulle
spalle, per poi porgere l’estremità della fune che teneva legato il
soldato alla compagna. Le
due si incamminarono meste in direzione del porto. I loro cuori erano
ingombri di amarezza: quanto sapeva essere spietato l’essere umano
se solo si impegnava un po’, l’unico connotato positivo che ebbe la
faccenda, fu quello che finalmente trovarono colui che avrebbe confessato
tutto davanti all’imperatore, con le buone o con le cattive.
di
Bard and Warrior
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il racconto