EPISODIO N. 3
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Nella loro stanza, al sicuro dal nubifragio, Xena si sentiva strana e andava su e giù come un animale in gabbia, masticando amaro. Quel tipo gli era sfuggito per un’inezia e si accusava di negligenza per l’errore commesso.
Olimpia:<Xena, la vuoi smettere di andare avanti e indietro? Stai consumando il pavimento! > -
Xena:<Non sono tranquilla! > -
Olimpia:<Lo so, me ne sono accorta…posso sapere perché?> -
Xena:< Sto ripensando a quello che è accaduto oggi > - le disse con espressione accigliata, incrociando le braccia.
Xena:<Quel furfante è riuscito a farla franca… per non parlare di quella donna che abbiamo aiutato…chi ti dice che sia così innocua? Il suo comportamento era molto strano, si è irrigidita quando mi ha vista arrivare, sono sicura che centra qualcosa con
la morte del cane…e poi questo amuleto…> - e ogni tanto tornava a fissare preoccupata
la sua effige. Poi si avvicinò ad un tavolino e posò sul ripiano in legno l’oggetto che aveva tenuto stretto nel suo pugno fino ad allora.
Xena:<Hai notato che il tempo è cambiato all’improvviso? Siamo in piena estate Olimpia: c’è qualcosa che non va... > -
La principessa guerriera era come un vulcano pronto ad esplodere –
Olimpia:<Mai sentito parlare di temporali estivi? Ti stai facendo suggestionare da qualcosa che non esiste! Perchè tutte queste paure, Xena? Avanti, vieni qui…> -
La sua compagna tentò di smorzare la tensione che si era creata, invitandola sul letto accanto a lei –
Olimpia:<Che cos’hai Xena?...Dimmi la verità > -
Ci fu un attimo di silenzio. Xena la guardò senza muovere un muscolo, gli occhi lucidi si velarono di lacrime e finalmente ruppe il suo guscio, confessando all’amica la verità che covava dentro di lei.
Xena:<Ho paura di perderti Olimpia > -
Xena era così presa da cattivi pensieri che la testa le pesava come un macigno. Aveva
bisogno di un po’ di pace e di lasciarsi coccolare da Olimpia: era l’unica cosa che desiderava. Voleva sentirla vicina al suo cuore.
A quel punto Xena si adagiò sul letto accanto a lei –
Olimpia:<Adesso non pensare a nulla…rilassati > - le disse in un sussurro.
Olimpia la cinse tra le sue braccia e, con teneri baci, le asciugò la guancia umida dal pianto. Si cullarono strette l’una all’altra, assaporando finalmente quella dolce quiete che le circondava.
L’idillio, purtroppo, durò solo un istante.
Xena:< Hai sentito? > -
Olimpia:< Cosa? > - Le chiese perplessa -
Xena:< Il rumore di una trave smossa…> - Olimpia le rispose senza pensarci su –
<E allora? Saranno le tarme> -
La guerriera non riusciva ad allentare la tensione. La fissò turbata e le disse sgomenta –
<Sta per accadere qualcosa: lo sento! Le voci misteriose dello scricchiolio di una trave possono essere messaggi degli spettri per predire una sventura…> -
Olimpia:< Xena basta! Rilassati per favore ! > - La rimproverò l’amica.
L’amuleto che era appoggiato sul ripiano del tavolino cadde per terra a causa del continuo crepitio del pavimento.
L’effige sembrò prendere vita: le tre teste del serpente si aggrovigliarono furenti, innescando un bagliore rosso vivo che uscì dai loro occhi.
Un violento colpo di vento aprì le imposte. La mora si alzò repentina dal letto per chiudere la finestra ma qualcosa di sinistro la scaraventò contro la parete e il suo corpo molle tornò a terra privo di forze.
Olimpia scattò inginocchio sul letto, osservando incredula la scena: un mostro alato dalle fattezze orribili comparve nella stanza. Quell’essere puntò deciso verso di lei, lanciando grida stridule che le straziarono l’udito.
Olimpia:<XENA!> - La chiamò a gran voce –
Xena sembrava reagire al richiamo della compagna: trovò di nuovo quella forza che era
insita in lei e si rimise in piedi diritta, affrontando di nuovo la situazione, come solo una vera guerriera sapeva fare.
Vide Olimpia in pericolo e con un balzo in avanti afferrò la spada appoggiata su una panca lì vicino. Iniziò a rotearla tenendola ben salda nel suo pugno e con il suo grido di battaglia si gettò alle spalle del mostro.
L’amuleto sprigionò un bagliore ancora più intenso che ne bloccò i movimenti, creando una barriera intorno a lei.
La guerriera cercava di divincolarsi come un’ossessa, colpendo ripetutamente con la spada quella specie di muro rosso fuoco.
La sua compagna era minacciata da quella creatura spaventosa e non poteva fare nulla per aiutarla. Quello sbarramento di luce pareva indistruttibile e si sentì impotente come non mai –
Xena:<OLIMPIA VA VIA! SCAPPA! ESCI DI QUI ! > - Gridò con quanto fiato avesse in gola per incoraggiarla ad agire.
La bionda si lanciò giù dal letto ma, invece di scappar via, d’istinto corse verso Xena -
Xena:<Ma che fai? > - La rimproverò per aver agito d’ impulso –
Xena:<Cerca di uscire da qui! Non preoccuparti per me! > -
Con Xena avvolta in un muro di fuoco, il mostro ebbe tutto il tempo per ostruire l’unica via di fuga ed imprigionare Olimpia in una potente stretta.
L’essere premeva sui fianchi della ragazza impedendole di respirare, la quale però continuò a difendersi facendo ricorso a tutte le sue energie e, per farla stare buona, la colpì alla nuca con uno dei suoi artigli. Il bardo cadde così in una situazione rovinosa e irreparabile che non le lasciò scampo.
Xena:<Lasciala stare! Non toccarla! > - Inveì contro di esso, sperando che potesse servire a qualcosa ma il mostro era deciso a tenersi stretta la sua preda per portarla via con sé.
Il potere dell’amuleto svanì quando il mostro si librò in aria.
Xena:<OLIMPIA! OLIMPIA! > -
Finalmente libera, la guerriera gli andò incontro per affrontarlo ma ormai era troppo tardi. Lo vide volar via dalla finestra con in braccio la sua amata.

CAPITOLO IV

Erano passati alcuni giorni da quando Olimpia era stata rapita da quel mostro.
Xena, senza la sua compagna, si sentiva incompleta e perduta. Sola con il suo dolore, vagabondava senza meta alla ricerca della sua anima gemella. Ancora una volta il destino la metteva di fronte ad una difficile prova e si chiedeva se sarebbe mai stata capace di superare un ostacolo come questo. Il suo cammino si presentava irto di spine ed insidie.
Era in sella ad Argo II da ore sotto una scrosciante pioggia. Olimpia non era più al suo fianco. Si chiedeva dove mai potesse essere e se fosse ancora viva.
Attanagliata dall’angoscia, non riusciva a darsi pace. Anche la sua cavalla poteva percepire la stessa sensazione di dolore che provava la sua padrona. Il ritmo lento e stanco degli zoccoli si accompagnava mesto al battere persistente della pioggia. Rallentò il passo, finché non si fermò del tutto.
Xena:<Olimpia dove sei? Amore mio perdonami: non sono stata capace di proteggerti> - disse esausta.
Un urlo squarciò il cielo grigio e denso di nubi –
Xena:<Perché? Perché? > - Il suo busto si piegò in avanti, schiacciato dal peso della sua colpa che, come un macigno, sentiva gravare sulle sue spalle afflitte. Le lacrime le riempirono gli occhi, annebbiandole la vista come un velo, mentre le gocce di pioggia si abbattevano sul suo viso stanco.
Xena chiedeva solo un po’ di tranquillità per lei e per la sua compagna. Pregò Belhur affinché le ridonasse il suo bene più prezioso.
Era quasi allo stremo delle forze, a stento reggeva le redini quando ad un tratto intravide in lontananza un baluginio. Ma, prima che potesse mettere bene a fuoco, perse il controllo della sua cavalcatura e cadde a terra svenuta.

Giaceva ancora per terra sofferente con il cuore gonfio dal dolore, a tratti apriva gli occhi, che si colmarono di lacrime cocenti.
<Olimpia…> - pronunciò appena il nome del suo tesoro quando fu avvolta da un intenso fascio di luce azzurra, che la proiettò in un’altra dimensione.
Niente e nessuno le avrebbe mai potuto restituire la gioia di vivere che le era stata strappata con Olimpia, ma la calda voce di un uomo le sussurrò parole di conforto, portando un po' di tepore nel suo cuore –
<Xena…Coraggio, svegliati! Olimpia è viva! > - Quell’uomo risplendeva di un meraviglioso fulgore ceruleo. Era avviluppato da una lunghissima tunica candida ed in vita un cordoncino teneva uniti i lembi della stoffa.
Xena:<E’ un sogno, non è vero?> - Ancora inerte e accasciata al suolo, Xena si rivolse a lui incredula, pensando che si trattasse di un’illusione.
Uomo:<No, Xena, non è un sogno > - le rispose con dolcezza.
Xena:<Belhur sei tu?> - Gli chiese di nuovo, sperando che un barlume di lucidità si facesse largo nella sua mente.
Belhur: <Sì, sono io> - le disse commosso il santone indiano –
<Su, Xena...alzati. E’ ora che tu vada a riprenderti la tua Olimpia > -
Quelle parole riaccesero in lei la fiamma della speranza: la speranza di tornare a stare insieme al suo unico bene. Belhur le porse una mano e l’aiutò a tirarsi su.
Belhur:< Adesso ti mostrerò il luogo in cui si trova la tua amata> - la guerriera lo seguì obbediente.

Una pace mistica aleggiava tutt’intorno. Anche una persona con l’animo triste di Xena poteva percepirlo.
Xena:<Dove siamo, Belhur? Nei campi elisi?> - Gli domandò curiosa –
Belhur:<No, non proprio. E’ un luogo per ridare la speranza a chi come te l’ha perduta> -
Il tocco leggero della sua mano scostò una piccola nuvola di fumo fluttuante nell’aria. Come per incanto apparve loro una fontana ricolma d’acqua.
Belhur: <Avanti, Xena, avvicinati. Guarda dentro la fontana: vedrai la tua cara Olimpia. Sta attenta, però! Ti avverto: i ricordi del tuo passato ti assaliranno all’improvviso e prenderai coscienza di ciò che sta accadendo alla tua compagna> -
Xena:<Immagino che siano brutti ricordi, altrimenti non mi troverei qui adesso> - commentò ansiosa.
Era il momento della verità. Dopo tanto penare, finalmente avrebbe rivisto il suo caro amore. Ma in quali condizioni era? Forse era ferita? Fu presa da una fitta crudele allo stomaco che le impedì di respirare per qualche secondo. Poi inspirò a pieni polmoni un paio di volte per riprendere coraggio. Infine si avvicinò alla fontana e sporse il capo in avanti per guardare.
Ad un tratto una leggera brezza iniziò ad increspare la superficie dell’acqua. Piccole onde di liquido trasparente diedero vita ad un’immagine, delineando i contorni della figura di Olimpia.
Xena:<SI! È viva! È viva e sta bene! > - Disse tremante dall’emozione.

Olimpia giaceva dormiente su di un letto a baldacchino ricoperto da lenzuola di seta finissima. Accanto al letto, poggiati su due ripiani intagliati nella roccia, due splendidi candelabri in argento illuminavano la tetra alcova.
Una figura femminile dalla bellezza sensuale sedette accanto a lei e, premurosa, iniziò ad accarezzarle il capo dolcemente. Quella piacevole carezza, portò il bardo a mormorare flebile, il nome della sua compagna :< Xena >. Non appena si rese conto che quella donna non era la sua Xena, si alzò come un fulmine mettendosi seduta sul letto. Lo scontro con il mostro le aveva procurato una brutta contusione alla testa e, per alleviare il dolore, si massaggiò con vigore le tempie. Poi chiese alla sua interlocutrice -
< Ma tu chi sei? Dove mi trovo? > - Si guardò intorno e, non vedendo, la sua compagna, le domandò ancora -
< Xena dov'è? > -
La donna, con un sorrisetto in punta di labbra, posò il suo sguardo malizioso sui seni della ragazza, che arrossì vistosa quando scoprì di averli completamente nudi e si affrettò a coprirli con le lenzuola.
Olimpia:<Dove sono i miei indumenti?> -
Nerissa:<Tranquilla Olimpia, non agitarti > - proferì serafica.
Olimpia:<Come fai a sapere il mio nome?> - Le disse mentre la guardava basita.
Nerissa:<So tutto di te Olimpia. Di te e di Xena ! Non ti ricordi di me? Ci siamo conosciute tanto tempo fa > -
Olimpia:<Ma di cosa parli? Io non ricordo il nostro incontro. Ricordo solo di essere stata aggredita da quel mostro mentre Xena cercava di proteggermi. Sicuramente mi starà cercando adesso… > - smaniosa di riabbracciarla continuò –
Olimpia:<Devo andare da lei! Come faccio ad uscire da questo posto?> -
Nerissa:<Perché tutta questa fretta? Non sei in condizioni di muoverti al momento, sei troppo debole > -
Nerissa divenne d’improvviso più nervosa e una perla di sudore le scivolò lungo il viso d’alabastro.
< “Non lasciarla andare via! Ti sei presa gioco di Xena! Porta a termine la tua missione e vedrai finalmente la tua nemica strisciare davanti ai tuoi piedi!” > - Una voce cupa e roca le rimbombava nella testa.
Nerissa:<Basta!...Sta zitta! > - Gridò furiosa nella speranza di cacciarla via.
Olimpia:<Tu non hai capito... Io devo andare via da qui! > - Il bardo replicò seccata, pensando ad un rimprovero.
Olimpia:<Voglio che tu mi dica il tuo nome, credo di averne diritto, visto che affermi di sapere tutto su di me > -
Nerissa questa volta tentò di metterla a suo agio. Erano passati più di vent’anni dal loro ultimo incontro e adesso quella ragazza era lì di fronte a lei e sperava di farla sua.
Nerissa: <Ti dirò tutto di me, Olimpia, ma non ora. Devi essere affamata. Ho fatto preparare un banchetto per noi due, ma prima voglio mostrarti il mio regalo > -
Con un semplice battito di mani ordinò a due ancelle addette al vestiario di portare un lungo abito da cerimonia per la sua ospite.
Nerissa: <Ti piace? E’ un abito realizzato con seta pregiata. E’ più consono alla tua bellezza e si sposa perfettamente con l’azzurro dei tuoi occhi> - le disse in maniera provocante, cercando di sedurla –
Olimpia: <Senti, questo tipo di trucchetti con me non funziona. Voglio solo tornare da
Xena! > - Insistette la ragazza.
Nerissa non si perse d’animo e sfoderò ancora le sue armi di seduzione –
Nerissa:<Lo sai Olimpia, sei diventata più bella dall’ultima volta che ti ho vista. Ho scoperto con piacere che hai abbandonato il cammino impervio di Belhur per impugnare una spada. Una guerriera esperta, una regina amazzone dal fascino discreto > - Le sfiorò una guancia in segno di affetto ma Olimpia si ritrasse stizzita.
Olimpia:<Si, è vero, sono una guerriera adesso ma non come pensi tu. Io e Xena rispettiamo la vita mettendo la nostra valentia al servizio dei più giusti! > -
Nerissa:<Già, dimenticavo che tu e Xena giocate ad essere virtuose > - la sua voce e il suo sguardo erano pieni di sarcasmo ––
Nerissa:< Non dirmi che provi ancora qualcosa per lei?> -
Olimpia:<Ma cosa dici?> - Sbottò il bardo – <Adesso basta! Questa conversazione mi ha stancata: vado via di qui! > - Si coprì le nudità con una coperta e provò a saltare giù dal letto.
Nerissa:< Dove credi di andare Olimpia? Tu sei mia! Dimentica quella stupida di Xena. Ho cercato di usare le maniere buone con te, ma adesso mi costringi ad essere cattiva > - La schiaffeggiò con veemenza e il bardo ricadde sul letto priva di sensi.

di Sietta

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