Xena:<No...
Non posso crederci…Nerissa! > - Xena spalancò gli
occhi inorridita per ciò che aveva appena scoperto. Sebbene
non l’avesse più rivista in tutti questi anni, il ricordo
spiacevole di quella donna si fece vivo rapidamente dentro di lei.
Xena:<E’ tornata per tormentarci! Come posso liberare Olimpia?
Avanti, dimmelo Belhur! > - Urlò impaziente, stringendo
i pugni dalla rabbia.
Belhur:<Ti dirò come fare a liberarla, sono qui per questo
e non voglio nasconderti nulla. Dovrai affrontare una difficile prova,
il tuo cammino si preannuncia impervio Xena. Sei disposta a rischiare
la vita per lei?> -
La mora si avvicinò seria a Belhur, drizzò le spalle
e, con occhi che sprizzavano scintille, gli rispose –
<Sai benissimo che sono disposta a tutto per lei. Non perdiamo
altro tempo, dimmi quello che devo fare! > -
Xena, ormai risoluta,
era pronta a sfidare chiunque avesse intralciata la sua strada. Belhur
si compiacque della sua reazione e le sorrise.
Belhur:<Bene Xena, prima che tu vada voglio metterti in guardia
sui Lumin. Sono spiriti infernali. Hanno preso il posto di Efesto
sull’isola di Vulcano per alimentare le sue fucine. È
lì che si trova la tua Olimpia, devi cercarla nella valle dei
mostri > -
Xena:<Un posticino davvero interessante…> - ribatté
la principessa con un filo di amara ironia. Per essere ben sicura
di quello che il santone le stava dicendo, gli chiese –
<I Lumin sono quelle voci che sentiva Nerissa, non è vero
Belhur? > -
Belhur:< Si, sono proprio loro Xena. Pur essendo una guerriera
esperta, Nerissa è una donna molto fragile. Hanno plagiato
la sua mente fin da quando era una fanciulla > -
Xena:< Mi stai dicendo che anche Nerissa è una vittima?Andiamo
Belhur, la verità è che una donna dall’animo cattivo.
E’ questa la sola ragione per cui si sono impossessati di lei
> -
<Sei ingiusta, Xena…> - la rimproverò bonariamente
l’asceta –
Belhur:<La stai giudicando in modo sbagliato solo perché
hai del rancore nei suoi confronti> -
Xena:< Ah! Bene...Non solo mi porta via Olimpia ma adesso mi tocca
anche salvarla> - bofonchiò a denti stretti cercando di
reprimere la collera.
Xena:<Piuttosto sai dirmi come mai Nerissa non è invecchiata
di un solo giorno? Eppure per lei sono passati più di vent’anni…>
- Gli domandò poco dopo –
Belhur:<I Lumin le hanno dato un elisir di lunga vita in cambio
della sua completa fedeltà > - riprese il santone –
Belhur:< Il consiglio che voglio darti, Xena, è di non sottovalutare
i Lumin. Non commettere questo errore, metteresti a repentaglio la
tua stessa vita.. Sono potenti demoni, capaci di assumere qualsiasi
forma. Dovrai affrontarli a viso aperto > -
Xena:<Sta tranquillo Belhur, mi sono già battuta con Nerissa
e le sue voci. So come difendermi> - Disse impettita la guerriera
–
Belhur:<Ma questa volta dovrai sconfiggerli definitivamente e non
sarà facile, credimi. Le tue sole armi non saranno sufficienti
per questo scontro. Devi sapere che i Lumin ti aspettano al varco.
Vogliono appropriarsi della mente di Olimpia per avere il totale controllo
nella battaglia finale > - le rispose Belhur, ribattendo a tono
–
Belhur:<Ma ti prometto…> - proseguì con voce pacata
– < Che farò di tutto per difendere i ricordi della
tua compagna. Non ha memoria di Nerissa perché sono io ad impedire
a quelle entità di portartela via per sempre > -
Belhur strinse tra le mani un fascio di luce, da cui si materializzò
una spada davanti agli occhi sfavillanti di Xena.
L’arma, forgiata in oro, aveva un eccellente impugnatura a crociera
perpendicolare, larga e piuttosto lunga con un marcato sguscio centrale.
<Ecco, con questa riuscirai a distruggere i Lumin. Non appena si
mostreranno a te, dovrai usare questa spada per tagliare loro la testa>
- continuò, dando a Xena le ultime disposizioni -
<La sua lama ha la capacità di separare il bene dal male.
Soltanto così potrai salvare Olimpia e liberare Nerissa dalla
sua pazzia > -
Xena:< E’ magnifica Belhur! > - Esclamò Xena mentre
il santone si avvicinò a lei per consegnarle l’arma.
Quando l’ebbe tra le mani, accennò ad un sorriso pungente.
Pronta a mordere, la fece subito roteare nel suo pugno, scagliando
fendenti che tagliarono l’aria.
Belhur:< Un ultima cosa, Xena: porta sempre con te questa guaina
di cuoio. Ha il potere di proteggere il suo proprietario dalle ferite
> -
Xena:<Grazie di tutto Belhur. Ti sono debitrice > -
Bekhur:< No, non mi devi niente Xena. Adesso tocca a te, Olimpia
ti aspetta > -
In fine i due si salutarono, scambiandosi un sorriso amichevole.
Belhur scomparve all’improvviso così com’era apparso:
avvolto da un fascio di luce abbagliante.
Ora il vento soffiava
sugli arbusti e Xena si accorse con sua grande meraviglia di essere
tornata nella boscaglia. La sua cavalla era lì che l’aspettava.
Xena si avvicinò sorridente all’animale, che lanciò
un lungo nitrito per farle festa.
Xena:<Oh Argo, come stai bella? > - Le disse con voce piena
d’affetto –
< Ti ho fatta stare in pena, eh? Mi dispiace tanto…vuoi perdonarmi?
> - Argo guardò la sua padrona con occhi benevoli e annuì
con la testa.
Xena:< Piccola ho ancora bisogno del tuo aiuto…> - le
sussurrò in un orecchio – < Olimpia è ne guai:
dobbiamo correre da lei ! > -
Senza indugiare oltre, la guerriera salì in groppa al suo fedele
destriero, strinse forte le redini e lo lanciò al galoppo,
gridando il nome di Olimpia.
Xena:< Sto venendo a prenderti amore. Resisti ! > -
I due sembrarono sfrecciare come saette verso il porto di Atene.
CAPITOLO
V
La guerriera finalmente
raggiunse la banchina. Un buon approdo dal quale poter imbarcarsi
sulla prima nave in partenza per l’isola di Vulcano.
Xena:< Ehi amico, vieni qui! > - Disse al primo marinaio che
le comparve dinnanzi mentre era intento a caricare delle provviste
–
Marinaio:< Cosa vuoi ?Non vedi che ho da fare? > - Preso dal
suo lavoro, rispose scontroso alla donna –
Xena:< Mi chiamo Xena. Devo salpare questa notte per l’isola
di Vulcano. Ho molta fretta! > - Aggiunse la guerriera, cercando
di mantenere la calma.
Al solo udire il nome dell’isola, il giovane sbiancò
di colpo. Impietrito per il forte spavento, lasciò cadere un
anfora di vino rosso che poco prima teneva ben stretta tra le sue
mani.
Marinaio:< Tu sei pazza! > - Le gridò in faccia –
Marinaio:< Vattene, non c’è posto per te su questa
nave! > - Infuriato allungò le braccia spingendola via –
Marinaio:< Quell’isola è maledetta: vuoi farci morire
tutti? > - Continuò ad urlare mentre si allontanava da lì
terrorizzato.
Xena:< Aspetta! Ho bisogno del tuo aiuto > - Xena riuscì
ad afferrarlo per un braccio -
Marinaio:<Cosa vuoi da me? Lasciami! Non mi toccare! > - Si
liberò dalla presa e andò via di corsa.
Xena:< Accidenti! > - sibilò fra i denti -
Xena avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma non era il momento adatto
per lasciarsi andare all’ira. Bisognava tenere i nervi ben saldi.
Xena:< “Non perdere il controllo Xena o così peggiorerai
le cose: stai calma e rifletti!” > - Ripeté a se stessa
–
<Non caverai
un ragno dal buco stando qui. Nessuna di queste navi trasporta passeggeri
sull’isola di Vulcano > - le disse con voce grave un tizio
alle sue spalle e
la donna si girò nella sua direzione –
<Fronio! > - Esclamò stupefatta Xena –
L’uomo apparteneva all’aristocrazia guerriera. Alto, ben
piantato, occhi scuri come la notte. La lunga e fluente capigliatura
corvina gli conferiva un portamento ancora più sostenuto. Mesi
prima Xena ed Olimpia sventarono una congiura tesa a danneggiare la
sua famiglia e da allora Fronio si sentì legato alle due guerriere
da un sentimento di affetto e riconoscenza per il bene ricevuto.
Accolse l’amica con una calorosa stretta di mano –
Fronio:< Come stai Xena ? E’ un piacere rivederti > -
le disse sorridente -
Xena:< Lo è anche per me Fronio, ma avrei voluto incontrarti
in circostanze migliori di queste …> - gli rispose la guerriera
con espressione tirata –
Xena:< Devi scusarmi amico mio: non voglio essere scortese …>
- continuò Xena –
< Resterei volentieri a parlare con te, ma ho urgenza di trovare
una nave che salpi stanotte per l’isola di Vulcano >-
Fronio:< Certo Xena. Non è mia intenzione trattenerti. Ma
prima che tu vada mi piacerebbe poter salutare anche Olimpia…A
proposito, dov’è? > - Le domandò l’uomo,
ignaro di ciò che era accaduto al bardo.
Sul viso di Xena comparve l’angoscia. Una domanda alla quale
non avrebbe mai voluto rispondere: il silenzio parlò per lei
ed abbassò lo sguardo per nascondere le lacrime. L’esternazione
di un dolore che valeva più di mille parole.
Fronio: <I tuoi occhi parlano più chiaramente di te, Xena.
E’ successo qualcosa ad Olimpia, non è così ?>
- Sebbene Fronio non fosse un amico di lunga data, era riuscito a
leggere nel suo animo. Conosceva bene quali erano i sentimenti di
Xena per il bardo.
Xena:< Si, è così Fronio! Olimpia è stata
rapita ed è tenuta prigioniera sull’isola di Vulcano.
Vorrei poterti raccontare tutto ma ora devo proprio andare, la mia
compagna ha bisogno di me > - Lo salutò con un breve cenno
della mano, pronta per andare via.
Era quasi arrivata a metà strada con i suoi passi falcati quando
Fronio le urlò dietro –
Fronio:< Aspetta Xena! Se vuoi posso darti la mia nave! > -
La guerriera si fermò di colpo e lo raggiunse di nuovo, prendendolo
di petto. Mentre lo guardava decisa negli occhi, gli disse –
Xena:< Sai a quali rischi vai incontro aiutandomi?> -
Fronio:< Si Xena, sono al corrente di ciò che si racconta
sull’isola di Vulcano ma tu ed Olimpia siete le mie amiche più
care. Non ho dimenticato quello che avete fatto per me e per la mia
famiglia: senza di voi non avrei potuto rimettere in piedi la mia
attività. Adesso voglio ricambiare! > - Le rispose senza
batter ciglio -
Xena:< Sono felice per te Fronio, ma saprai certamente che gli
spiriti infernali che ci abitano sono capaci di fermare una nave e
di ucciderne l’equipaggio, se questi si avvicinano all’isola.
Non posso permetterti… > - continuò risoluta –
< di rischiare la tua vita per me. Hai una famiglia a cui pensare
> - Concluse Xena. Ma in cuore suo sperava che l’amico potesse
venirle in aiuto.
Fronio:< Adesso ascoltami Xena: sei consapevole anche tu che non
troverai nessuno disposto a farti salire a bordo della sua nave. Quello
che mi hai appena raccontato è accaduto qualche giorno fa e
chi ha avuto la fortuna di scamparla ha riferito di cose incredibili,
ma io e il mio equipaggio ti aiuteremo a riportare Olimpia a casa
sana e salva > - Le disse con voce ferma.
Xena non poteva perdere altro tempo, sapeva che sarebbe stato impossibile
trovare un’altra nave. La gravità del caso non ammetteva
esitazioni. Decise quindi di accettare il suo aiuto ed esternò
commossa il suo pensiero –
Xena:< Il tuo animo è forte e coraggioso, Fronio > -
Suggellarono definitivamente il loro patto di amicizia con un abbraccio.
Una splendida
imbarcazione da guerra a vela quadra era ormeggiata la largo della
costa. La sagoma ricordava, a grandi linee, il profilo ricurvo delle
corna di un toro.
L’interno dello scafo era completamente spalmato di pece e questo
spiegava il motivo per cui i marinai l’avevano ribattezzata
“La nave nera”. Esternamente, invece, era catramata soltanto
la parte immersa nell’acqua. Le fiancate al di sopra della linea
di galleggiamento erano di un vivace colore rosso, a base di sostanze
cerose o resinose.
La prora era invece dipinta di colore azzurro sempre a base di cera.
Aveva tra l’altro anche due piccoli ponti di copertura, uno
a prua l’altro a poppa. I rematori stavano nel mezzo, protetti
da una tettoia che riparava la parte remiera dal sole e dalle intemperie.
La nave era famosa per un’altra sua caratteristica: quella di
avere cinquanta vogatori, 25 per lato, detta anche pentecotero. Ciascun
rematore usufruiva di un singolo banchetto, in
modo tale da lasciare una piccola corsia che attraversava longitudinalmente
il fondo dello scafo.
Fronio, con voce tonante, mise in riga il suo equipaggio -
<Forza uomini…ai posti di voga! Salpiamo per l’isola
di vulcano! > - Erano tutti uomini liberi che appartenevano all’aristocrazia
guerriera, secondo il cui costume erano soliti portare delle lunghe
e fluenti capigliature. Tra questi, figura di spicco era il suo timoniere
di fiducia, Criseide, a cui Fronio aveva affidato il compito di sorvegliare
con mano ferma e sicura, il ritmo di voga degli uomini ai remi.
Xena se ne stava in silenzio appoggiata al parapetto della nave. I
suoi pensieri erano solo per Olimpia: non vedeva l’ora di riabbracciarla.
Fronio intuì subito il malessere dell’amica e si avvicinò
a lei nel tentativo di consolarla –
Fronio:< Tranquilla Xena, andrà tutto bene. E’ una
promessa > - Finalmente riuscì a strapparle un sorriso,
anche se fugace.
Xena:<Che cosa stanno facendo?> - Gli chiese incuriosita -
Fronio:<I miei uomini, prima di levare l’ancora, compiono
un rito augurale > -
I rematori erano seduti ieraticamente ai banchi di voga, con in mano
coppe ricolme di vino.
<All’inizio di ogni viaggio…> - continuò
Fronio -
<brindano alle divinità del mare, immortali e onnipotenti,
e giurano di non tirarsi mai indietro dinnanzi a qualsivoglia pericolo
> -
Il bere in comune suggellò pertanto un patto per la vita e
per la morte, consolidando lo spirito di gruppo, già di per
sé assai forte, nell’equipaggio della “Nave nera”.
Il mare era come uno specchio –
<Battere voga! > - Gridò Criseide il timoniere.
Era giunto il momento: Xena adesso si sentiva più sicura. L’appoggio
esperto di questi uomini le sarebbe stato senz’altro d’aiuto
per riportare a casa Olimpia.
La prua della nave iniziò a muoversi spinta dai remi e fendeva,
una dopo l’altra, le onde del mare azzurro, formando piccole
increspature che sembravano scaglie di pesce.
La dura prova di Xena era appena cominciata.