EPISODIO N. 3
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Xena:<No... Non posso crederci…Nerissa! > - Xena spalancò gli occhi inorridita per ciò che aveva appena scoperto. Sebbene non l’avesse più rivista in tutti questi anni, il ricordo spiacevole di quella donna si fece vivo rapidamente dentro di lei.
Xena:<E’ tornata per tormentarci! Come posso liberare Olimpia? Avanti, dimmelo Belhur! > - Urlò impaziente, stringendo i pugni dalla rabbia.
Belhur:<Ti dirò come fare a liberarla, sono qui per questo e non voglio nasconderti nulla. Dovrai affrontare una difficile prova, il tuo cammino si preannuncia impervio Xena. Sei disposta a rischiare la vita per lei?> -
La mora si avvicinò seria a Belhur, drizzò le spalle e, con occhi che sprizzavano scintille, gli rispose –
<Sai benissimo che sono disposta a tutto per lei. Non perdiamo altro tempo, dimmi quello che devo fare! > -

Xena, ormai risoluta, era pronta a sfidare chiunque avesse intralciata la sua strada. Belhur si compiacque della sua reazione e le sorrise.
Belhur:<Bene Xena, prima che tu vada voglio metterti in guardia sui Lumin. Sono spiriti infernali. Hanno preso il posto di Efesto sull’isola di Vulcano per alimentare le sue fucine. È lì che si trova la tua Olimpia, devi cercarla nella valle dei mostri > -
Xena:<Un posticino davvero interessante…> - ribatté la principessa con un filo di amara ironia. Per essere ben sicura di quello che il santone le stava dicendo, gli chiese –
<I Lumin sono quelle voci che sentiva Nerissa, non è vero Belhur? > -
Belhur:< Si, sono proprio loro Xena. Pur essendo una guerriera esperta, Nerissa è una donna molto fragile. Hanno plagiato la sua mente fin da quando era una fanciulla > -
Xena:< Mi stai dicendo che anche Nerissa è una vittima?Andiamo Belhur, la verità è che una donna dall’animo cattivo. E’ questa la sola ragione per cui si sono impossessati di lei > -
<Sei ingiusta, Xena…> - la rimproverò bonariamente l’asceta –
Belhur:<La stai giudicando in modo sbagliato solo perché hai del rancore nei suoi confronti> -
Xena:< Ah! Bene...Non solo mi porta via Olimpia ma adesso mi tocca anche salvarla> - bofonchiò a denti stretti cercando di reprimere la collera.
Xena:<Piuttosto sai dirmi come mai Nerissa non è invecchiata di un solo giorno? Eppure per lei sono passati più di vent’anni…> - Gli domandò poco dopo –
Belhur:<I Lumin le hanno dato un elisir di lunga vita in cambio della sua completa fedeltà > - riprese il santone –
Belhur:< Il consiglio che voglio darti, Xena, è di non sottovalutare i Lumin. Non commettere questo errore, metteresti a repentaglio la tua stessa vita.. Sono potenti demoni, capaci di assumere qualsiasi forma. Dovrai affrontarli a viso aperto > -
Xena:<Sta tranquillo Belhur, mi sono già battuta con Nerissa e le sue voci. So come difendermi> - Disse impettita la guerriera –
Belhur:<Ma questa volta dovrai sconfiggerli definitivamente e non sarà facile, credimi. Le tue sole armi non saranno sufficienti per questo scontro. Devi sapere che i Lumin ti aspettano al varco. Vogliono appropriarsi della mente di Olimpia per avere il totale controllo nella battaglia finale > - le rispose Belhur, ribattendo a tono –
Belhur:<Ma ti prometto…> - proseguì con voce pacata – < Che farò di tutto per difendere i ricordi della tua compagna. Non ha memoria di Nerissa perché sono io ad impedire a quelle entità di portartela via per sempre > -

Belhur strinse tra le mani un fascio di luce, da cui si materializzò una spada davanti agli occhi sfavillanti di Xena.
L’arma, forgiata in oro, aveva un eccellente impugnatura a crociera perpendicolare, larga e piuttosto lunga con un marcato sguscio centrale.
<Ecco, con questa riuscirai a distruggere i Lumin. Non appena si mostreranno a te, dovrai usare questa spada per tagliare loro la testa> - continuò, dando a Xena le ultime disposizioni -
<La sua lama ha la capacità di separare il bene dal male. Soltanto così potrai salvare Olimpia e liberare Nerissa dalla sua pazzia > -
Xena:< E’ magnifica Belhur! > - Esclamò Xena mentre il santone si avvicinò a lei per consegnarle l’arma. Quando l’ebbe tra le mani, accennò ad un sorriso pungente. Pronta a mordere, la fece subito roteare nel suo pugno, scagliando fendenti che tagliarono l’aria.
Belhur:< Un ultima cosa, Xena: porta sempre con te questa guaina di cuoio. Ha il potere di proteggere il suo proprietario dalle ferite > -
Xena:<Grazie di tutto Belhur. Ti sono debitrice > -
Bekhur:< No, non mi devi niente Xena. Adesso tocca a te, Olimpia ti aspetta > -
In fine i due si salutarono, scambiandosi un sorriso amichevole.
Belhur scomparve all’improvviso così com’era apparso: avvolto da un fascio di luce abbagliante.

Ora il vento soffiava sugli arbusti e Xena si accorse con sua grande meraviglia di essere tornata nella boscaglia. La sua cavalla era lì che l’aspettava.
Xena si avvicinò sorridente all’animale, che lanciò un lungo nitrito per farle festa.
Xena:<Oh Argo, come stai bella? > - Le disse con voce piena d’affetto –
< Ti ho fatta stare in pena, eh? Mi dispiace tanto…vuoi perdonarmi? > - Argo guardò la sua padrona con occhi benevoli e annuì con la testa.
Xena:< Piccola ho ancora bisogno del tuo aiuto…> - le sussurrò in un orecchio – < Olimpia è ne guai: dobbiamo correre da lei ! > -
Senza indugiare oltre, la guerriera salì in groppa al suo fedele destriero, strinse forte le redini e lo lanciò al galoppo, gridando il nome di Olimpia.
Xena:< Sto venendo a prenderti amore. Resisti ! > -
I due sembrarono sfrecciare come saette verso il porto di Atene.

CAPITOLO V

La guerriera finalmente raggiunse la banchina. Un buon approdo dal quale poter imbarcarsi sulla prima nave in partenza per l’isola di Vulcano.
Xena:< Ehi amico, vieni qui! > - Disse al primo marinaio che le comparve dinnanzi mentre era intento a caricare delle provviste –
Marinaio:< Cosa vuoi ?Non vedi che ho da fare? > - Preso dal suo lavoro, rispose scontroso alla donna –
Xena:< Mi chiamo Xena. Devo salpare questa notte per l’isola di Vulcano. Ho molta fretta! > - Aggiunse la guerriera, cercando di mantenere la calma.
Al solo udire il nome dell’isola, il giovane sbiancò di colpo. Impietrito per il forte spavento, lasciò cadere un anfora di vino rosso che poco prima teneva ben stretta tra le sue mani.
Marinaio:< Tu sei pazza! > - Le gridò in faccia –
Marinaio:< Vattene, non c’è posto per te su questa nave! > - Infuriato allungò le braccia spingendola via –
Marinaio:< Quell’isola è maledetta: vuoi farci morire tutti? > - Continuò ad urlare mentre si allontanava da lì terrorizzato.
Xena:< Aspetta! Ho bisogno del tuo aiuto > - Xena riuscì ad afferrarlo per un braccio -
Marinaio:<Cosa vuoi da me? Lasciami! Non mi toccare! > - Si liberò dalla presa e andò via di corsa.
Xena:< Accidenti! > - sibilò fra i denti -
Xena avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma non era il momento adatto per lasciarsi andare all’ira. Bisognava tenere i nervi ben saldi.
Xena:< “Non perdere il controllo Xena o così peggiorerai le cose: stai calma e rifletti!” > - Ripeté a se stessa –

<Non caverai un ragno dal buco stando qui. Nessuna di queste navi trasporta passeggeri sull’isola di Vulcano > - le disse con voce grave un tizio alle sue spalle e
la donna si girò nella sua direzione –
<Fronio! > - Esclamò stupefatta Xena –
L’uomo apparteneva all’aristocrazia guerriera. Alto, ben piantato, occhi scuri come la notte. La lunga e fluente capigliatura corvina gli conferiva un portamento ancora più sostenuto. Mesi prima Xena ed Olimpia sventarono una congiura tesa a danneggiare la sua famiglia e da allora Fronio si sentì legato alle due guerriere da un sentimento di affetto e riconoscenza per il bene ricevuto.
Accolse l’amica con una calorosa stretta di mano –
Fronio:< Come stai Xena ? E’ un piacere rivederti > - le disse sorridente -
Xena:< Lo è anche per me Fronio, ma avrei voluto incontrarti in circostanze migliori di queste …> - gli rispose la guerriera con espressione tirata –
Xena:< Devi scusarmi amico mio: non voglio essere scortese …> - continuò Xena –
< Resterei volentieri a parlare con te, ma ho urgenza di trovare una nave che salpi stanotte per l’isola di Vulcano >-
Fronio:< Certo Xena. Non è mia intenzione trattenerti. Ma prima che tu vada mi piacerebbe poter salutare anche Olimpia…A proposito, dov’è? > - Le domandò l’uomo, ignaro di ciò che era accaduto al bardo.
Sul viso di Xena comparve l’angoscia. Una domanda alla quale non avrebbe mai voluto rispondere: il silenzio parlò per lei ed abbassò lo sguardo per nascondere le lacrime. L’esternazione di un dolore che valeva più di mille parole.
Fronio: <I tuoi occhi parlano più chiaramente di te, Xena. E’ successo qualcosa ad Olimpia, non è così ?> - Sebbene Fronio non fosse un amico di lunga data, era riuscito a leggere nel suo animo. Conosceva bene quali erano i sentimenti di Xena per il bardo.
Xena:< Si, è così Fronio! Olimpia è stata rapita ed è tenuta prigioniera sull’isola di Vulcano. Vorrei poterti raccontare tutto ma ora devo proprio andare, la mia compagna ha bisogno di me > - Lo salutò con un breve cenno della mano, pronta per andare via.
Era quasi arrivata a metà strada con i suoi passi falcati quando Fronio le urlò dietro –
Fronio:< Aspetta Xena! Se vuoi posso darti la mia nave! > -
La guerriera si fermò di colpo e lo raggiunse di nuovo, prendendolo di petto. Mentre lo guardava decisa negli occhi, gli disse –
Xena:< Sai a quali rischi vai incontro aiutandomi?> -
Fronio:< Si Xena, sono al corrente di ciò che si racconta sull’isola di Vulcano ma tu ed Olimpia siete le mie amiche più care. Non ho dimenticato quello che avete fatto per me e per la mia famiglia: senza di voi non avrei potuto rimettere in piedi la mia attività. Adesso voglio ricambiare! > - Le rispose senza batter ciglio -
Xena:< Sono felice per te Fronio, ma saprai certamente che gli spiriti infernali che ci abitano sono capaci di fermare una nave e di ucciderne l’equipaggio, se questi si avvicinano all’isola. Non posso permetterti… > - continuò risoluta –
< di rischiare la tua vita per me. Hai una famiglia a cui pensare > - Concluse Xena. Ma in cuore suo sperava che l’amico potesse venirle in aiuto.
Fronio:< Adesso ascoltami Xena: sei consapevole anche tu che non troverai nessuno disposto a farti salire a bordo della sua nave. Quello che mi hai appena raccontato è accaduto qualche giorno fa e chi ha avuto la fortuna di scamparla ha riferito di cose incredibili, ma io e il mio equipaggio ti aiuteremo a riportare Olimpia a casa sana e salva > - Le disse con voce ferma.
Xena non poteva perdere altro tempo, sapeva che sarebbe stato impossibile trovare un’altra nave. La gravità del caso non ammetteva esitazioni. Decise quindi di accettare il suo aiuto ed esternò commossa il suo pensiero –
Xena:< Il tuo animo è forte e coraggioso, Fronio > -
Suggellarono definitivamente il loro patto di amicizia con un abbraccio.

Una splendida imbarcazione da guerra a vela quadra era ormeggiata la largo della costa. La sagoma ricordava, a grandi linee, il profilo ricurvo delle corna di un toro.
L’interno dello scafo era completamente spalmato di pece e questo spiegava il motivo per cui i marinai l’avevano ribattezzata “La nave nera”. Esternamente, invece, era catramata soltanto la parte immersa nell’acqua. Le fiancate al di sopra della linea di galleggiamento erano di un vivace colore rosso, a base di sostanze cerose o resinose.
La prora era invece dipinta di colore azzurro sempre a base di cera. Aveva tra l’altro anche due piccoli ponti di copertura, uno a prua l’altro a poppa. I rematori stavano nel mezzo, protetti da una tettoia che riparava la parte remiera dal sole e dalle intemperie.
La nave era famosa per un’altra sua caratteristica: quella di avere cinquanta vogatori, 25 per lato, detta anche pentecotero. Ciascun rematore usufruiva di un singolo banchetto, in
modo tale da lasciare una piccola corsia che attraversava longitudinalmente il fondo dello scafo.
Fronio, con voce tonante, mise in riga il suo equipaggio -
<Forza uomini…ai posti di voga! Salpiamo per l’isola di vulcano! > - Erano tutti uomini liberi che appartenevano all’aristocrazia guerriera, secondo il cui costume erano soliti portare delle lunghe e fluenti capigliature. Tra questi, figura di spicco era il suo timoniere di fiducia, Criseide, a cui Fronio aveva affidato il compito di sorvegliare con mano ferma e sicura, il ritmo di voga degli uomini ai remi.
Xena se ne stava in silenzio appoggiata al parapetto della nave. I suoi pensieri erano solo per Olimpia: non vedeva l’ora di riabbracciarla.
Fronio intuì subito il malessere dell’amica e si avvicinò a lei nel tentativo di consolarla –
Fronio:< Tranquilla Xena, andrà tutto bene. E’ una promessa > - Finalmente riuscì a strapparle un sorriso, anche se fugace.
Xena:<Che cosa stanno facendo?> - Gli chiese incuriosita -
Fronio:<I miei uomini, prima di levare l’ancora, compiono un rito augurale > -
I rematori erano seduti ieraticamente ai banchi di voga, con in mano coppe ricolme di vino.
<All’inizio di ogni viaggio…> - continuò Fronio -
<brindano alle divinità del mare, immortali e onnipotenti, e giurano di non tirarsi mai indietro dinnanzi a qualsivoglia pericolo > -
Il bere in comune suggellò pertanto un patto per la vita e per la morte, consolidando lo spirito di gruppo, già di per sé assai forte, nell’equipaggio della “Nave nera”.
Il mare era come uno specchio –
<Battere voga! > - Gridò Criseide il timoniere.
Era giunto il momento: Xena adesso si sentiva più sicura. L’appoggio esperto di questi uomini le sarebbe stato senz’altro d’aiuto per riportare a casa Olimpia.
La prua della nave iniziò a muoversi spinta dai remi e fendeva, una dopo l’altra, le onde del mare azzurro, formando piccole increspature che sembravano scaglie di pesce.
La dura prova di Xena era appena cominciata.

di Sietta

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