EPISODIO N. 2
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-Devi resistere, Marte mi fa sapere che Olimpia ha capito come funziona e ora si è staccata dalla corporeità: è diventata la pura essenza della forza interiore. Se riesce a battere Morfeo prima che sia troppo tardi allora questa ferita non lascerà neanche un segno e il dolore finirà subito, ma tu devi stringere i denti, forza Xena!- incoraggiava la dea mentre con una mano teneva saldo una stoffa impregnata del sangue della guerriera: la ferita che Olimpia aveva inferto a Morfeo nelle sembianze di Xena, si era ripercossa sulla vera principessa guerriera.
Fortunatamente Marte aveva taciuto la verità sul sortilegio fatto da Morfeo e aveva stimolato Olimpia a reagire lasciando perdere le sembianze umane, evitando cosi anche danni ad altre persone.
Era un trucchetto che il dio del sogno usava spesso e Marte e Venere lo sapevano. Non avevano avvisato Olimpia per paura di bloccare ogni sua reazione, sapevano quanto la violenza a terzi non andasse a genio al bardo di Potidea.

Olimpia alzò un braccio al cielo e con uno schioccar di dita scaraventò il dio ad una notevole distanza.
Appena fu atterrato, l’amazzone lo risollevò da terra con un gesto del palmo, e alla stessa maniera precedente, lo fece volare e poi precipitare a terra facendogli strisciare il mento sul suolo neutro e duro dell’ambiente in cui era ambientato il duello.
Morfeo rimase alquanto stordito, ma era un dio e per quanto male potesse sentire, si rialzò in piedi altezzoso.
-Ora ho capito…hai assunto l’essenza della forza! Ma credi che la sola forza possa battere il dio del sogno? Il dio che tutto crea e tutto distrugge?- rise di gusto mentre si spostava dalla spalla un po’ di materia che aveva raccolto nel suo atterraggio.
Il suo mento, sanguinante e con la carne esposta, tornò come nuovo al solo passaggio della mano del dio che riprese a parlare –E’ impressionante vedere un dio sanguinare eh? Purtroppo in questo mio mondo tutto è possibile, quindi anche io posso ferirmi, ma non ti illudere…uccidermi è praticamente inutile e…-
-Smettila di cianciare e combatti!- ribatté la barda mentre con una mossa rapida delle due braccia fece roteare dello spazio il corpo di Morfeo.

-Sta perdendo il controllo? Xena, Marte dice che Olimpia sta perdendo i controllo! La pura essenza della forza interiore la sta pervadendo e se non la fermiamo può avere effetti devastanti sia in lei che in qualunque cosa la circondi!la forza interiore è tutta intellettiva ma se prende il sopravvento renderà Olimpia una distruttrice senza limiti!!- esclamò allarmata Venere
-E come possiamo fermarla? Noi siamo nel mondo terreno, c’è Marte con lei, cosa può fare lui per noi?- chiese una Xena poco convinta delle sue stesse parole
-Beh ecco, non so…neanche Marte sa come comportarsi e…-
-Aaaah, lascia perdere, mettimi in contatto con lei!- ordinò una decisa ed autoritaria Xena
-Cosa?-
-Oh insomma Venere, mettimi in contatto con lei! Fai in modo che senta la mia voce o che possa vedermi, per gli dei, fai in modo che io comunichi con lei e che non me ne stia qui sdraiata come una moribonda gesticolando come una pazza!- affermò con tono sempre più militare la guerriera.

-Preparati, perché ora ti farò male!- sussurrò una irriconoscibile Olimpia mentre si avvicinava con passo lento e pesante al corpo di Morfeo steso a terra dopo l’ennesimo volo.
-Ti sei completamente dimentica la missione? Non lo devi uccidere, devi solo distruggere il contratto e salvare Altea!- gli ricordò Marte accostandosi al orecchio della bionda
-Levati di torno, prima che finisca anche te- consigliò a sua volta la barda senza degnarlo di uno sguardo -L’ho in pugno, lo finirò…lo farò soffrire così come lui fa soffrire tutti gli altri…io sono la forza, nulla può battere la forza! Sono io che animo i combattimenti, do fiato ai guerrieri e sangue alle loro vene! E lui, questo insulso miserabile, crede di poter creare e distruggere a suo piacimento senza interpellare me, la linfa vitale di ogni essere divino e umano? Illuso. Illusi tutti. Voi dei siete solo dei patetici burattini nelle mie mani. Io vi nutro e Io vi muovo. Se voglio, vi posso togliere il fiato con un solo gesto…cosi!- e strinse il pugno causando il restringimento della faringe di Marte che d’istinto si portò una mano alla gola come per liberarsi da una possente morsa. -Oppure posso darvi man forte e farvi sentire dei re!- e spalancata la mano ridiede alito a Marte e lo elevò da terra quanto bastava per fargli vedere quello spazio come se fosse in sella ad un possente destriero.
Marte era allibito. L’altro dio giaceva, forse astutamente, a terra e non si muoveva. La regina amazzone era stata inghiottita da quel vortice di forza che aveva cancellato ogni parte umana di lei ed ora iniziava ad agire anche sul corpo.

-Allora Venere? Sei la dea dell’amore, dici sempre che sei orgogliosa del legame tra me e Olimpia, beh trova il modo per farmi parlare con lei!!- urlò adirata mentre la dea dell’amore la aggiornava inorridita sullo svolgimento del duello.
-Beh ecco…possiamo provare a creare un contatto tra i vostri spiriti…ma non è così semplice…ci vuole molta determinazione da ambo le parti-
-Tentiamo- disse fermamente Xena stringendosi la feria sanguinante.

Schioccò le dita e fece cadere il dio della guerra pesantemente al suolo. Marte si rialzò subito e, imprecando, ricordò nuovamente la missione.
-Maledizione Olimpia, ma che ti prende!! Devi distruggere il contratto! Sai bene che non può esistere un mondo senza il sogno, uccidere Morfeo porterebbe solo confusione nel mondo di voi umani!!fatti dare quel dannatissimo contratto anche tramite la tortura ma non ucciderlo!-
Ma non ottenne risposta. La barda di Potidea era troppo intenta a far volteggiare il corpo del dio del sogno scaraventandolo a destra e a manca come in preda ad un forte vento.
Quando possibile lo faceva schiantare contro pareti o pavimenti duri provocandogli escoriazioni continue, tagli sanguinanti e carni vive esposte.
Olimpia si divertiva, aveva la sua vendetta in qualità di forza.
-Olimpia? Olimpia mi senti? Forza sono io, Xena! Lo so che puoi sentirmi. Coraggio, prestami ascolto-
Il volteggiamento venne interrotto bruscamente e il corpo di Morfeo rimase sospeso a mezz’aria gocciolando sangue; Marte se ne accorse e si diresse il più vicino possibile per verificarne le condizioni: era veramente ridotto male ma sarebbe bastato un po’ di potere divino per farlo tornare come nuovo. Non era quello il momento però. Marte sentiva che in Olimpia qualcosa stava cambiando nuovamente e approfittò di quel momento di transizione per trattare col dio agonizzante.
-Hai finito di scherzare, vero carino?- gli disse beffardo -che ne diresti di scendere a compromessi?- continuò -sta per ucciderti, ma io posso fermarla…tu non hai più un briciolo di forza, te l’ha succhiata tutta…arrenditi, dacci il contratto e nessuno ti priverà dei tuoi poteri. Sai bene che ucciderti qui equivale a sostituirti e renderti mortale e, credimi, da mortale ne prenderai molte, molte di più di batoste come queste. Lei dov’è?-
-Lei è mia- sussurrò allo stremo Morfeo.
-No, non lo è e non lo sarà mai- disse grave Marte
-Non rinuncerà mai a suo padre- disse strozzato l’altro
-In ogni circostanza lei non ti amerà mai se continui a trattarla così- asserì duro il dio della guerra
-Se la lascio andare…-
-Te ne sarà riconoscente. Rispetta i tuoi patti e lei ti amerà molto di più di quanto le imponi di fare ora- concluse Marte
-mai…-
-Beh, allora addio, stolto…- disse serio il dio della guerra prendendo le distanze da Morfeo.

-Xena? Xena aiutami, non riesco più a gestire tutta questa potenza in me!- esclamò l’essenza di Olimpia
-Non è vero, ora la stai gestendo. Hai fermato il suo flusso distruttore, puoi liberartene, ma devi fare una cosa prima di perdere questa forza: il contratto Olimpia, distruggi il contratto-
-Ma come faccio? Quello non demorde e più si nega e più questa forza prevale!-
-Ci sono io ora con te, ora siamo in due a gestire la situazione e…abbiamo un potere ancora più grande con noi: l’amore-
-Come?-
-Venere ha usato il suo corpo per permettermi di interagire con te, sono l’essenza dell’amore Olimpia e se ci uniamo diventeremo imbattibili-
-Ma come Xena?-
-Dobbiamo diventare un solo spirito Olimpia. Ci vuole concentrazione, lascia fare a me-
-Tu sai come fare?-
-Si, Venere me l’ha spiegato prima ma ora che sono pura essenza d’amore, sento che è in me e che so da sempre come fare…-
-Allora fallo, fa di me parte integrante del tuo spirito-
-E sia-
Un immenso bagliore roseo avvolse il corpo di Olimpia e scaraventò a terra Marte, che si dirigeva verso di lei, e Morfeo che era rimasto aleggiante nello spazio.
Tutto l’ambiente circostante venne invaso da questa luminescenza accecante.
Il dio della guerra, fece in tempo a rotolare sul suolo per evitare un fascio d’energia che colpì dritto al cuore Morfeo.
Il dio lanciò un urlo che dilaniò il silenzio neutrale di quel mondo sospeso. La luce si concentrò tutta su di lui lasciando visibile una creatura nuda dai lunghi capelli d’oro e gli occhi color zaffiro, sospesa a mezz’aria e con le mani protese verso l’ oggetto della sua attenzione.
-Questo è il vero amore- disse una voce nata come da un eco lontano.
Morfeo smise di urlare e i suoi occhi cominciarono a scorrere come se osservassero delle immagini rapide e continue. Si ammutolì portandosi una mano al cuore ed una allo stomaco. Il bagliore divenne ancora più intenso ed accecante e lo avvolse completamente.

CAPITOLO X

Quando riaprì gli occhi, a fatica riuscì ad abituarli al primo sole che stava nascendo dietro delle verdi colline. Si guardò attorno stordita e tutto ciò che riuscì a cogliere fu un corpo bianco accanto al suo capezzale.
Senti un tepore sulle labbra e le sue orecchie udirono una voce calda e suadente dire -Ti amo e proprio per questo ti libero-
Gli occhi focalizzarono l’uomo aitante e affascinante che era chino vicino a lei.
Alzò una mano e gli accarezzò il volto.
-E mio padre? -
-Sarà con te ogni qual volta tu lo vorrai, dovrai solo sognarlo…-
-Ti ringrazio…-
Morfeo sorrise dolcemente e fece comparire nella sua mano sinistra una pergamena
-Questa non ha più senso di esistere- disse, ed una fiammella ne elimino la corporeità e la valenza
-Che ne sarà di me- chiese Altea con voce matura da donna
-Inizierai a vivere- disse il dio accarezzandole la guancia
-E tu?- domandò lei timorosa
-Sarò sempre al tuo fianco- e le baciò la fronte. -Forse un giorno mi amerai ed allora potremmo vivere insieme il mio sogno- disse il dio ridendo sofficemente.
Altea gli sorrise -Questo potrebbe essere già un buon inizio- gli sussurrò candidamente -Cosa ti ha fatto cambiare idea?- chiese
-Ho visto…ho capito…-
-Cosa?-
-L’amore,l’essenza vera e pura…-
Altea sorrise nuovamente.
-E’ ora che io vada, il sole è sorto. Buon giorno giovane Altea, ben tornata- disse sorridente il dio sparendo in una evanescenza.
Altea si guardò ancora attorno nella sua stanzetta
-Grazie…Morfeo-

-Ci vorrà tanto affinché si sveglino?- chiedeva insistente Marte al povero Agesandro
-Non saprei…vorrei sapere se hanno raggiunto lo scopo di questa missione,il sole è sorto ormai! Ma cosa è tutto questo trambusto??? -Domandò il ragazzo disturbato da urla e schiamazzi. Dei passi rapidi e pesanti si avvicinarono alla porta e con un tonfo netto, l’ oste spalancò l’uscio e si precipitò affannato nella stanza.
-Mio signore, mio signore presto!! La piccola Altea!! Signore correte!!- e con una mano gli fece cenno di seguirlo.
Agesandro, confuso e allarmato, balzò in piedi dalla sua sedia e, dopo essersi guardato attorno,si precipitò seguendo a ruota il locandiere.
Corsero giù per le scale e si buttarono in strada. Ciò che video fu uno spettacolo da tanto atteso: una donna dai morbidi boccoli e il corpo snello, pulito ed elegante, camminava nel sole del giorno con accanto la madre sorridente.
Altea era uscita dal suo sonno incantato; Xena e Olimpia l’avevano salvata.
Non servirono parole; fratello e sorella si unirono in un abbraccio che racchiudeva tutte le volte che Agesandro avrebbe voluto coccolare Altea ma non aveva potuto per via del sortilegio. Anche la madre si unì e i tre, in lacrime, si inginocchiarono al suolo stringendosi ancor di più.

Seduto con le mani sotto il mento a sorreggerlo, Marte osservava il giaciglio dove Xena e Olimpia giacevano abbracciate strette con una mano intrecciata alle dita della sorella Venere accasciata sul letto.
Le tre avevano un’espressione di quiete in volto e Marte si rassegnò ad attendere.
La prima svegliarsi fu Olimpia
-Che…che cosa è successo?- chiese confusa roteando gli occhi
-Hai vinto biondina- rispose falsamente seccato Marte.
-Uhm…che? Ma dove sono?- si chiese sbalordita Venere svegliatasi poco dopo
-In una stanza maleodorante di una vecchia locanda- rispose il fratello con lo stesso tono di prima
-Per gli dei come sono conciata!- disse la dea osservandosi, e con una passata di mano si ridiede la sua dignità estetica.
L’ unica a ritardare il risveglio era la principessa guerriera. Dormiva stretta alla compagna come a non voler lasciarla andar via.
-E i suoi occhi?- chiese preoccupata Olimpia indicandola con un cenno della testa
-Il sortilegio s’è rotto, credo che anche la sua vista sia tornata alla normalità- rispose Marte pacato - Come del resto è sparita anche la ferita- pensò tra sé.
-Il sortilegio??? Allora abbiamo vinto!- esclamò Venere con tono acuto balzando in pieni come una saetta, quel movimento fece però sussultare Xena che si svegliò cercando d’istinto il chakram ma trovando invece Olimpia al suo fianco.
-Olimpia! Che gioia rivederti ! E l’abbracciò stretta -Abbiamo vinto quindi!- esclamò mentre con una mano le accarezzava i capelli.
-Avete vinto - ripose tranquillo Marte con un sorriso candido sul volto. Era contento. La donna che amava era felice ed era tornata a vedere.
-Ah, Marte, Venere, siamo in debito con voi! Ci avete salvato anche questa volta- disse Olimpia staccandosi dall’abbraccio dell’amica.
-Gli unici in debito sono gli abitanti di questo villaggio- anticipò Venere prima che il fratello potesse inventarsi uno dei suoi stratagemmi inutili per avere Xena per se.
Il dio, sorpreso prima ancora di aver agito decise di congedarsi e, salutate le amiche, spari nel suo classico bagliore azzurro.
Venere sorrise alle due e imitò il fratello lasciando la sua scia rosea ad illuminare la stanza.
-Questo bagliore mi ricorda qualcosa- disse Xena
-Tu hai memoria di ciò che abbiamo fatto per convincere Morfeo? Io ricordo solo fino alla nostra unione in puro spirito d’amore- confessò Olimpia
-Anche i miei ricordi si arrestano a quel momento ma sento in me qualcosa di nuovo-
-Già, un tepore misto ad allegria…provi questo Xena?-
-Già…e mentre ti guardo…- disse voltandosi a fissare l’amica negli occhi -Lo sento sempre più forte- sussurrò sfiorando il mento dell’amica con l’indice e il pollice.
Le due si sorrisero e, avvicinatesi l’una all’altra, suggellarono quell’unione spirituale vissuta nel mondo di Morfeo: si abbracciarono strette strette respirando l’una l’aria dell’altra. Si guardarono. Sorrisero. Si strinsero in un nuovo abbraccio scivolando lentamente in posizione supina.
-Come farei senza di te- bisbigliò la principessa guerriera intenta a raggiungere la mano della compagna per stringerla ancora una volta. E quando l’ ebbe trovata, se la portò alla bocca baciandola come una reliquia.
Olimpia le sorrise arricciando il naso.
-Io ti devo tutto Xena, tu sei l’aria che mi da vita…sei il sole che mi riscalda…sei l’anima che il destino mi ha riservato e non voglio perderti-
-Hei, hai visto che avevo ragione? Passata la morte si supera tutto- disse la guerriera stringendo forte a sé l’amica e baciandole la tempia.
-Grazie, amica mia- disse lentamente l’amazzone mentre le forze la supplicavano di dar loro tregua.
-Ora possiamo dormire, Olimpia. Rilassati e goditi tutto il riposo che vuoi, te lo meriti-
-E tu sarai qui con me a dormire?-
-Ovunque tu andrai, io sarò al tuo fianco, ricordi?-
-Ricordo…Ti voglio bene…-
-Shhhh, riposa ora, io sarò, accanto a te…ti voglio bene Olimpia-
-Siamo una cosa sola…- sussurrò il bardo prima di addormentarsi.
E tutto intorno fu solo rumori festosi dei paesani e sospiri assonnati.

FINE

di GxP

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