-Devi resistere,
Marte mi fa sapere che Olimpia ha capito come funziona e ora si è
staccata dalla corporeità: è diventata la pura essenza
della forza interiore. Se riesce a battere Morfeo prima che sia troppo
tardi allora questa ferita non lascerà neanche un segno e il
dolore finirà subito, ma tu devi stringere i denti, forza Xena!-
incoraggiava la dea mentre con una mano teneva saldo una stoffa impregnata
del sangue della guerriera: la ferita che Olimpia aveva inferto a
Morfeo nelle sembianze di Xena, si era ripercossa sulla vera principessa
guerriera.
Fortunatamente Marte aveva taciuto la verità sul sortilegio
fatto da Morfeo e aveva stimolato Olimpia a reagire lasciando perdere
le sembianze umane, evitando cosi anche danni ad altre persone.
Era un trucchetto che il dio del sogno usava spesso e Marte e Venere
lo sapevano. Non avevano avvisato Olimpia per paura di bloccare ogni
sua reazione, sapevano quanto la violenza a terzi non andasse a genio
al bardo di Potidea.
Olimpia alzò
un braccio al cielo e con uno schioccar di dita scaraventò
il dio ad una notevole distanza.
Appena fu atterrato, l’amazzone lo risollevò da terra
con un gesto del palmo, e alla stessa maniera precedente, lo fece
volare e poi precipitare a terra facendogli strisciare il mento sul
suolo neutro e duro dell’ambiente in cui era ambientato il duello.
Morfeo rimase alquanto stordito, ma era un dio e per quanto male potesse
sentire, si rialzò in piedi altezzoso.
-Ora ho capito…hai assunto l’essenza della forza! Ma credi
che la sola forza possa battere il dio del sogno? Il dio che tutto
crea e tutto distrugge?- rise di gusto mentre si spostava dalla spalla
un po’ di materia che aveva raccolto nel suo atterraggio.
Il suo mento, sanguinante e con la carne esposta, tornò come
nuovo al solo passaggio della mano del dio che riprese a parlare –E’
impressionante vedere un dio sanguinare eh? Purtroppo in questo mio
mondo tutto è possibile, quindi anche io posso ferirmi, ma
non ti illudere…uccidermi è praticamente inutile e…-
-Smettila di cianciare e combatti!- ribatté la barda mentre
con una mossa rapida delle due braccia fece roteare dello spazio il
corpo di Morfeo.
-Sta perdendo
il controllo? Xena, Marte dice che Olimpia sta perdendo i controllo!
La pura essenza della forza interiore la sta pervadendo e se non la
fermiamo può avere effetti devastanti sia in lei che in qualunque
cosa la circondi!la forza interiore è tutta intellettiva ma
se prende il sopravvento renderà Olimpia una distruttrice senza
limiti!!- esclamò allarmata Venere
-E come possiamo fermarla? Noi siamo nel mondo terreno, c’è
Marte con lei, cosa può fare lui per noi?- chiese una Xena
poco convinta delle sue stesse parole
-Beh ecco, non so…neanche Marte sa come comportarsi e…-
-Aaaah, lascia perdere, mettimi in contatto con lei!- ordinò
una decisa ed autoritaria Xena
-Cosa?-
-Oh insomma Venere, mettimi in contatto con lei! Fai in modo che senta
la mia voce o che possa vedermi, per gli dei, fai in modo che io comunichi
con lei e che non me ne stia qui sdraiata come una moribonda gesticolando
come una pazza!- affermò con tono sempre più militare
la guerriera.
-Preparati, perché
ora ti farò male!- sussurrò una irriconoscibile Olimpia
mentre si avvicinava con passo lento e pesante al corpo di Morfeo
steso a terra dopo l’ennesimo volo.
-Ti sei completamente dimentica la missione? Non lo devi uccidere,
devi solo distruggere il contratto e salvare Altea!- gli ricordò
Marte accostandosi al orecchio della bionda
-Levati di torno, prima che finisca anche te- consigliò a sua
volta la barda senza degnarlo di uno sguardo -L’ho in pugno,
lo finirò…lo farò soffrire così come lui
fa soffrire tutti gli altri…io sono la forza, nulla può
battere la forza! Sono io che animo i combattimenti, do fiato ai guerrieri
e sangue alle loro vene! E lui, questo insulso miserabile, crede di
poter creare e distruggere a suo piacimento senza interpellare me,
la linfa vitale di ogni essere divino e umano? Illuso. Illusi tutti.
Voi dei siete solo dei patetici burattini nelle mie mani. Io vi nutro
e Io vi muovo. Se voglio, vi posso togliere il fiato con un solo gesto…cosi!-
e strinse il pugno causando il restringimento della faringe di Marte
che d’istinto si portò una mano alla gola come per liberarsi
da una possente morsa. -Oppure posso darvi man forte e farvi sentire
dei re!- e spalancata la mano ridiede alito a Marte e lo elevò
da terra quanto bastava per fargli vedere quello spazio come se fosse
in sella ad un possente destriero.
Marte era allibito. L’altro dio giaceva, forse astutamente,
a terra e non si muoveva. La regina amazzone era stata inghiottita
da quel vortice di forza che aveva cancellato ogni parte umana di
lei ed ora iniziava ad agire anche sul corpo.
-Allora Venere?
Sei la dea dell’amore, dici sempre che sei orgogliosa del legame
tra me e Olimpia, beh trova il modo per farmi parlare con lei!!- urlò
adirata mentre la dea dell’amore la aggiornava inorridita sullo
svolgimento del duello.
-Beh ecco…possiamo provare a creare un contatto tra i vostri
spiriti…ma non è così semplice…ci vuole
molta determinazione da ambo le parti-
-Tentiamo- disse fermamente Xena stringendosi la feria sanguinante.
Schioccò
le dita e fece cadere il dio della guerra pesantemente al suolo. Marte
si rialzò subito e, imprecando, ricordò nuovamente la
missione.
-Maledizione Olimpia, ma che ti prende!! Devi distruggere il contratto!
Sai bene che non può esistere un mondo senza il sogno, uccidere
Morfeo porterebbe solo confusione nel mondo di voi umani!!fatti dare
quel dannatissimo contratto anche tramite la tortura ma non ucciderlo!-
Ma non ottenne risposta. La barda di Potidea era troppo intenta a
far volteggiare il corpo del dio del sogno scaraventandolo a destra
e a manca come in preda ad un forte vento.
Quando possibile lo faceva schiantare contro pareti o pavimenti duri
provocandogli escoriazioni continue, tagli sanguinanti e carni vive
esposte.
Olimpia si divertiva, aveva la sua vendetta in qualità di forza.
-Olimpia? Olimpia mi senti? Forza sono io, Xena! Lo so che puoi sentirmi.
Coraggio, prestami ascolto-
Il volteggiamento venne interrotto bruscamente e il corpo di Morfeo
rimase sospeso a mezz’aria gocciolando sangue; Marte se ne accorse
e si diresse il più vicino possibile per verificarne le condizioni:
era veramente ridotto male ma sarebbe bastato un po’ di potere
divino per farlo tornare come nuovo. Non era quello il momento però.
Marte sentiva che in Olimpia qualcosa stava cambiando nuovamente e
approfittò di quel momento di transizione per trattare col
dio agonizzante.
-Hai finito di scherzare, vero carino?- gli disse beffardo -che ne
diresti di scendere a compromessi?- continuò -sta per ucciderti,
ma io posso fermarla…tu non hai più un briciolo di forza,
te l’ha succhiata tutta…arrenditi, dacci il contratto
e nessuno ti priverà dei tuoi poteri. Sai bene che ucciderti
qui equivale a sostituirti e renderti mortale e, credimi, da mortale
ne prenderai molte, molte di più di batoste come queste. Lei
dov’è?-
-Lei è mia- sussurrò allo stremo Morfeo.
-No, non lo è e non lo sarà mai- disse grave Marte
-Non rinuncerà mai a suo padre- disse strozzato l’altro
-In ogni circostanza lei non ti amerà mai se continui a trattarla
così- asserì duro il dio della guerra
-Se la lascio andare…-
-Te ne sarà riconoscente. Rispetta i tuoi patti e lei ti amerà
molto di più di quanto le imponi di fare ora- concluse Marte
-mai…-
-Beh, allora addio, stolto…- disse serio il dio della guerra
prendendo le distanze da Morfeo.
-Xena? Xena aiutami,
non riesco più a gestire tutta questa potenza in me!- esclamò
l’essenza di Olimpia
-Non è vero, ora la stai gestendo. Hai fermato il suo flusso
distruttore, puoi liberartene, ma devi fare una cosa prima di perdere
questa forza: il contratto Olimpia, distruggi il contratto-
-Ma come faccio? Quello non demorde e più si nega e più
questa forza prevale!-
-Ci sono io ora con te, ora siamo in due a gestire la situazione e…abbiamo
un potere ancora più grande con noi: l’amore-
-Come?-
-Venere ha usato il suo corpo per permettermi di interagire con te,
sono l’essenza dell’amore Olimpia e se ci uniamo diventeremo
imbattibili-
-Ma come Xena?-
-Dobbiamo diventare un solo spirito Olimpia. Ci vuole concentrazione,
lascia fare a me-
-Tu sai come fare?-
-Si, Venere me l’ha spiegato prima ma ora che sono pura essenza
d’amore, sento che è in me e che so da sempre come fare…-
-Allora fallo, fa di me parte integrante del tuo spirito-
-E sia-
Un immenso bagliore roseo avvolse il corpo di Olimpia e scaraventò
a terra Marte, che si dirigeva verso di lei, e Morfeo che era rimasto
aleggiante nello spazio.
Tutto l’ambiente circostante venne invaso da questa luminescenza
accecante.
Il dio della guerra, fece in tempo a rotolare sul suolo per evitare
un fascio d’energia che colpì dritto al cuore Morfeo.
Il dio lanciò un urlo che dilaniò il silenzio neutrale
di quel mondo sospeso. La luce si concentrò tutta su di lui
lasciando visibile una creatura nuda dai lunghi capelli d’oro
e gli occhi color zaffiro, sospesa a mezz’aria e con le mani
protese verso l’ oggetto della sua attenzione.
-Questo è il vero amore- disse una voce nata come da un eco
lontano.
Morfeo smise di urlare e i suoi occhi cominciarono a scorrere come
se osservassero delle immagini rapide e continue. Si ammutolì
portandosi una mano al cuore ed una allo stomaco. Il bagliore divenne
ancora più intenso ed accecante e lo avvolse completamente.
CAPITOLO
X
Quando riaprì
gli occhi, a fatica riuscì ad abituarli al primo sole che stava
nascendo dietro delle verdi colline. Si guardò attorno stordita
e tutto ciò che riuscì a cogliere fu un corpo bianco
accanto al suo capezzale.
Senti un tepore sulle labbra e le sue orecchie udirono una voce calda
e suadente dire -Ti amo e proprio per questo ti libero-
Gli occhi focalizzarono l’uomo aitante e affascinante che era
chino vicino a lei.
Alzò una mano e gli accarezzò il volto.
-E mio padre? -
-Sarà con te ogni qual volta tu lo vorrai, dovrai solo sognarlo…-
-Ti ringrazio…-
Morfeo sorrise dolcemente e fece comparire nella sua mano sinistra
una pergamena
-Questa non ha più senso di esistere- disse, ed una fiammella
ne elimino la corporeità e la valenza
-Che ne sarà di me- chiese Altea con voce matura da donna
-Inizierai a vivere- disse il dio accarezzandole la guancia
-E tu?- domandò lei timorosa
-Sarò sempre al tuo fianco- e le baciò la fronte. -Forse
un giorno mi amerai ed allora potremmo vivere insieme il mio sogno-
disse il dio ridendo sofficemente.
Altea gli sorrise -Questo potrebbe essere già un buon inizio-
gli sussurrò candidamente -Cosa ti ha fatto cambiare idea?-
chiese
-Ho visto…ho capito…-
-Cosa?-
-L’amore,l’essenza vera e pura…-
Altea sorrise nuovamente.
-E’ ora che io vada, il sole è sorto. Buon giorno giovane
Altea, ben tornata- disse sorridente il dio sparendo in una evanescenza.
Altea si guardò ancora attorno nella sua stanzetta
-Grazie…Morfeo-
-Ci vorrà
tanto affinché si sveglino?- chiedeva insistente Marte al povero
Agesandro
-Non saprei…vorrei sapere se hanno raggiunto lo scopo di questa
missione,il sole è sorto ormai! Ma cosa è tutto questo
trambusto??? -Domandò il ragazzo disturbato da urla e schiamazzi.
Dei passi rapidi e pesanti si avvicinarono alla porta e con un tonfo
netto, l’ oste spalancò l’uscio e si precipitò
affannato nella stanza.
-Mio signore, mio signore presto!! La piccola Altea!! Signore correte!!-
e con una mano gli fece cenno di seguirlo.
Agesandro, confuso e allarmato, balzò in piedi dalla sua sedia
e, dopo essersi guardato attorno,si precipitò seguendo a ruota
il locandiere.
Corsero giù per le scale e si buttarono in strada. Ciò
che video fu uno spettacolo da tanto atteso: una donna dai morbidi
boccoli e il corpo snello, pulito ed elegante, camminava nel sole
del giorno con accanto la madre sorridente.
Altea era uscita dal suo sonno incantato; Xena e Olimpia l’avevano
salvata.
Non servirono parole; fratello e sorella si unirono in un abbraccio
che racchiudeva tutte le volte che Agesandro avrebbe voluto coccolare
Altea ma non aveva potuto per via del sortilegio. Anche la madre si
unì e i tre, in lacrime, si inginocchiarono al suolo stringendosi
ancor di più.
Seduto con le
mani sotto il mento a sorreggerlo, Marte osservava il giaciglio dove
Xena e Olimpia giacevano abbracciate strette con una mano intrecciata
alle dita della sorella Venere accasciata sul letto.
Le tre avevano un’espressione di quiete in volto e Marte si
rassegnò ad attendere.
La prima svegliarsi fu Olimpia
-Che…che cosa è successo?- chiese confusa roteando gli
occhi
-Hai vinto biondina- rispose falsamente seccato Marte.
-Uhm…che? Ma dove sono?- si chiese sbalordita Venere svegliatasi
poco dopo
-In una stanza maleodorante di una vecchia locanda- rispose il fratello
con lo stesso tono di prima
-Per gli dei come sono conciata!- disse la dea osservandosi, e con
una passata di mano si ridiede la sua dignità estetica.
L’ unica a ritardare il risveglio era la principessa guerriera.
Dormiva stretta alla compagna come a non voler lasciarla andar via.
-E i suoi occhi?- chiese preoccupata Olimpia indicandola con un cenno
della testa
-Il sortilegio s’è rotto, credo che anche la sua vista
sia tornata alla normalità- rispose Marte pacato - Come del
resto è sparita anche la ferita- pensò tra sé.
-Il sortilegio??? Allora abbiamo vinto!- esclamò Venere con
tono acuto balzando in pieni come una saetta, quel movimento fece
però sussultare Xena che si svegliò cercando d’istinto
il chakram ma trovando invece Olimpia al suo fianco.
-Olimpia! Che gioia rivederti ! E l’abbracciò stretta
-Abbiamo vinto quindi!- esclamò mentre con una mano le accarezzava
i capelli.
-Avete vinto - ripose tranquillo Marte con un sorriso candido sul
volto. Era contento. La donna che amava era felice ed era tornata
a vedere.
-Ah, Marte, Venere, siamo in debito con voi! Ci avete salvato anche
questa volta- disse Olimpia staccandosi dall’abbraccio dell’amica.
-Gli unici in debito sono gli abitanti di questo villaggio- anticipò
Venere prima che il fratello potesse inventarsi uno dei suoi stratagemmi
inutili per avere Xena per se.
Il dio, sorpreso prima ancora di aver agito decise di congedarsi e,
salutate le amiche, spari nel suo classico bagliore azzurro.
Venere sorrise alle due e imitò il fratello lasciando la sua
scia rosea ad illuminare la stanza.
-Questo bagliore mi ricorda qualcosa- disse Xena
-Tu hai memoria di ciò che abbiamo fatto per convincere Morfeo?
Io ricordo solo fino alla nostra unione in puro spirito d’amore-
confessò Olimpia
-Anche i miei ricordi si arrestano a quel momento ma sento in me qualcosa
di nuovo-
-Già, un tepore misto ad allegria…provi questo Xena?-
-Già…e mentre ti guardo…- disse voltandosi a fissare
l’amica negli occhi -Lo sento sempre più forte- sussurrò
sfiorando il mento dell’amica con l’indice e il pollice.
Le due si sorrisero e, avvicinatesi l’una all’altra, suggellarono
quell’unione spirituale vissuta nel mondo di Morfeo: si abbracciarono
strette strette respirando l’una l’aria dell’altra.
Si guardarono. Sorrisero. Si strinsero in un nuovo abbraccio scivolando
lentamente in posizione supina.
-Come farei senza di te- bisbigliò la principessa guerriera
intenta a raggiungere la mano della compagna per stringerla ancora
una volta. E quando l’ ebbe trovata, se la portò alla
bocca baciandola come una reliquia.
Olimpia le sorrise arricciando il naso.
-Io ti devo tutto Xena, tu sei l’aria che mi da vita…sei
il sole che mi riscalda…sei l’anima che il destino mi
ha riservato e non voglio perderti-
-Hei, hai visto che avevo ragione? Passata la morte si supera tutto-
disse la guerriera stringendo forte a sé l’amica e baciandole
la tempia.
-Grazie, amica mia- disse lentamente l’amazzone mentre le forze
la supplicavano di dar loro tregua.
-Ora possiamo dormire, Olimpia. Rilassati e goditi tutto il riposo
che vuoi, te lo meriti-
-E tu sarai qui con me a dormire?-
-Ovunque tu andrai, io sarò al tuo fianco, ricordi?-
-Ricordo…Ti voglio bene…-
-Shhhh, riposa ora, io sarò, accanto a te…ti voglio bene
Olimpia-
-Siamo una cosa sola…- sussurrò il bardo prima di addormentarsi.
E tutto intorno fu solo rumori festosi dei paesani e sospiri assonnati.
FINE