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episodio n. 8
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Bussò alla cabina dal comandante un’infinità di volte e quando si convinse che non c’era decise d’aggirarsi all’interno dei locali attribuiti ai rematori e agli schiavi.
I locali assegnati agli schiavi, detto fra noi, facevano proprio schifo. Si disse che non poteva trovarsi lì un comandante, ma il suo fiuto di principessa guerriera le suggeriva di guardare comunque. Tutti i locali erano in penombra e tutto era sporco e sudicio, e senza dirlo puzzavano terribilmente.
- Che schifo - commentò la principessa guerriera mentre percorreva un corridoio particolarmente buio finché un uomo, sicuramente mezzo sbronzo le si avvicinò dicendo:- Ciao, bellezza… che ci fai nei quartieri bassi? Una così bella donna come te non dovrebbe stare in un posto come questo… tutta sola…- l’uomo le si avvicinò e la squadrò da cima a piedi, poi evidentemente decise che gli piaceva e con la lingua si inumidì le labbra, prima di dire:- Se sei in cerca di compagnia, hai cercato nel posto giusto… tesoro -
Xena alzò gli occhi al cielo, dicendosi “Eccone un altro...”, in effetti non era il primo marinaio che le faceva delle avances da quando avevano iniziato il loro viaggio per l’Africa.
- Sto cercando il comandante… sai dov’è?-
Si limitò a dire, cercando di trattenersi dal picchiare quel marinaio troppo audace.
-Se vuoi ottenere qualcosa, devi dare qualcosa in cambio. Tu che dici?-
-Posso darti un calcio, che te ne pare come premio? - e gli piantò un bel calcio sul cavallo dei pantaloni. L’uomo si piegò dal dolore ma appena fu in grado di parlare disse:-E' nella seconda cabina, giù in fondo -
-Che ci fa un comandante per bene, negli alloggi degli schiavi?-
l’uomo alzò le spalle, ma poi aggiunse malizioso:-Starà collaudando qualche schiavetta - e si mise a ridere. Xena per tutta risposta gli piantò un colpo tra capo e collo che lo fece cadere nuovamente a terra svenuto.
Raggiunse il fondo del corridoio e contò fino alla seconda cabina.
Si sentivano delle urla.
Forse il marinaio aveva ragione, le urla erano proprio quelle di una donna, senza pensare o riflettere buttò giù la porta con un calcio.
Una donna, stava litigando animatamente con il comandante, ma non accadeva nulla di quello che aveva immaginato. La donna non era adulta, da come traspariva dalla voce, ma poteva avere al massimo 18 anni. I capelli erano castani, ricci, gli occhi nocciola. Era vestita come una schiava qualsiasi, ma se parlava con il capitano, forse era solo un travestimento.
-Scusatemi… sto cercando il capitano - domandò.
-Si, sono io...- rispose imbarazzato il capitano da quella strana situazione.
-Devo chiederti di cambiare rotta. È urgente.- l'uomo s’alterò subito:
- No, no, no! È impossibile! Impensabile! Questa nave deve giungere in Africa. Assolutamente.-
-Le ho detto che è urgente. Arriverete in Africa, anche se con qualche giorno di ritardo!- alzò la voce Xena, ma non intimorì il comandante che rispose direttamente:
-Non è possibile. Qualunque cosa sia non è urgente!-
Xena percorse la stanza, raggiunse il capitano e afferrandolo per le vesti, lo alzò da terra.
-Non è urgente? Sta per scoppiare una guerra e tu mi dice che non è urgente?!-
Disse sbattendolo contro il muro. La schiava si appiattì al muro opposto, tremante di paura, ma allo stesso tempo affascinata dalla forza di Xena che subito le suggerì un modo semplice ed efficace per evadere dalla nave.
Il capitano, stentando a respirare disse: -Va bene… va bene… VA BENE!- urlò infine affinché la donna potesse sentirlo e lasciare la presa.
Xena lo lasciò delicatamente.
-Qualcosa si può fare - continuò il comandante –Dove sei diretta?-
-Nelle terre Barbare, dal popolo amazzone-
La donna fece un leggero sussulto a quelle parole. Il comandante fece un piccolo passo indietro prima di dire:-Entro una settimana sarai là-
La donna fece un finto sorriso, poi gli si avvicinò e sbattendolo al muro disse:
-Secondo me possiamo arrivarci prima-
-Una settimana è il minimo, non si può arrivare prima - tremò di paura l’uomo, anche se Xena sapeva che mentiva.
-Non se inverte subito la rotta-
l’uomo deglutì lentamente, quasi quel gesto gli costasse un enorme sforzo.
-Va bene... diciamo quattro giorni-
-Bravo.. quattro sono troppi ma mi accontenterò- disse allontanandosi dall’uomo che tirò un lieve sospiro di sollievo.
Un'ultima occhiata alla donna e uscì dalla stanza.
Contenta d’aver ottenuto quello che voleva.
Come sempre.

2 giorni dopo.

Olimpia stava seduta su una panchina, al centro del ponte della nave che all’alba era deserta. Si godeva quello splendido paesaggio e quella lieve brezza calda che le conciliava la scrittura.
Piegata su sè stessa scriveva alcuni versi, un’avventura recente.
Sorrise nel ricordare alcuni particolari, s’amareggiò pensandone ad altri.
Stava tutta immersa nella sua lettura quando una ragazza si sedette al suo fianco.
Olimpia smise di scrivere e la guardò.
Era strano che una schiava si concedesse una mattinata libera. Le schiave che lavoravano nelle navi erano sempre molto impegnate, tese e sporche, invece questa era solamente vestita come una schiava, del resto era una comunissima ragazza.
-Che scrivi?- le chiese la ragazza. Aveva dei lunghi capelli castani ricci che le arrivavano a metà schiena. Altra caratteristica strana per una schiava.
Gli occhi erano truccati stranamente, secondo uno stile che non conosceva bene, ma sicuramente non era quello egizio, né greco, né tantomeno romano.
Comunque erano castani e trasmettevano una strana tristezza, vendetta e contemporaneamente serenità.
Olimpia si riscosse lievemente e disse:-Scrivo le gesta di Xena, la leggendaria principessa guerriera. Ne hai mai sentito parlare?-
-Certo!- gioì la ragazza..-Ma ormai….-
Olimpia sorrise:-E' una lunga storia. Xena è ancora giovane e io scrivo le sue avventure . Vuoi sentirne una?-
La donna sbuffò:-Mi piacciono le storie. Non ho molto tempo però! Uffa!-
-Sei... una schiava?- domandò Olimpia cercando d’avere un certo tatto.
La donna schivò l’argomento:- Mi chiamo Melissa. Tu?-
-Olimpia, sono il bardo che segue Xena in tutte le sue avventure. Piacere.-
-Che onore! Se la segui… vuoi dire che... Xena è su questa nave?- gridò tutta eccitata Melissa, mentendo spudoratamente: lei sapeva eccome che Xena stava sulla nave, l’aveva incontrata due giorni prima, quando la principessa guerriera aveva fatto una violenta irruzione mentre lei parlava con il comandante.
-Si- sorrise Olimpia, un po’ delusa dal fatto di non essere riuscita a carpire l’informazione che più le premeva sapere. Ritentò:- Dove sei diretta?-
-In Africa... guarda- disse la donna poggiando una mano sul suo ventre.
Solo allora Olimpia si accorse che era incinta.
-Lo chiamerò Hilios.- disse tutta contenta Melissa.
Olimpia sorrise amorevolmente, ma non osò chiederle dove fosse il padre.
-Mio marito è morto- disse Melissa, capendo che Olimpia si stava struggendo dalla curiosità.
- Com’è accaduto?- investigò Olimpia, senza però risultare invasiva.
-E' stato ucciso da suo fratello! Mio marito era un re buono e saggio ma….-
-Un re?- chiese incuriosita Olimpia. Melissa iniziò a farsi irrequieta e a tremare, mentre alcune lacrime le sgorgavano dai bellissimi occhi scuri:-Lui… -
-Di che regno sei regina, Melissa?- chiese Olimpia sottovoce, ma i loro discorsi vennero comunque uditi e interrotti dal capitano che si avvicinò a Melissa e prendendola per un braccio, disse:
- Melissa!!! Che ci fai qui!! Ritorna subito nella tua cabina, prima che ti picchi!! Avanti!- disse poi tirandola per il braccio, facendola cadere.
Olimpia che prima era rimasta in silenzio, ora non poteva proprio tacere:- Picchiare una donna incinta? Ma non si vergogna?- urlò puntando addosso al capitano due occhi verdissimi e pieni più che mai di rabbia.
-Una schiava non deve mai dimenticare la sua posizione!- gli urlò contro il capitano.
-E anche lei non dovrebbe!- ribattè pronta Olimpia.
-Ma sentitela questa ragazzina … vuoi che ti insegni io un po’ di buone maniere?!- continuò il capitano tirandosi su le maniche, preparandosi a combattere.
-Perché non le insegni anche a me?- gli disse una voce alle sue spalle.
Il comandante si girò alterato al massimo, ma alla vista della principessa guerriera sbancò di colpo e disse:- Scusatemi ma ho molto da fare. Vieni Melissa –
E se ne andarono entrambi.


Olimpia sorrise alla donna mora, che si sedette al suo fianco e chiese:- Che voleva da te?-
-Nulla di particolare… - sorrise Olimpia prima di dire:- Comunque ce l’avrei fatta anche da sola!- concluse mostrandole scherzosamente la lingua.
Xena si limitò a sorridere poi aggiunse:- Conosci quella schiava?-
Olimpia annuì mesta:- Ci ho scambiato qualche parola. Ma… non so… Xena a me non sembra che una schiava possa permettersi di truccarsi, curarsi i capelli… -
-Questa storia inizia a non piacermi… anche ieri, quando cercavo il capitano, l’ho trovata che ci litigava animatamente. E sembrava che il comandante ne avesse perfino paura. Molto insolito per una schiava -
Olimpia restò un po’ pensierosa. Pensava alle parole di Melissa.
-che hai Olimpia? C’è qualcosa che non mi hai detto?- chiese Xena preoccupata. –qualcosa che riguarda Melissa?-
Olimpia avrebbe voluto dirglielo, ma poi pensò che sarebbero state solo parole senza senso. Si promise però di approfondire la situazione e quando avrebbe saputo di più ne avrebbe sicuramente parlato con Xena, per ora comunque era meglio negare:- no, scusami ho solo un po’ di mal di mare-
Xena le premette un punto ben definito sul polso e Olimpia finse di stare meglio, anche se in realtà in quel momento il mal di mare non lo sentiva proprio.
-so cosa ti preoccupa.- sentenziò Xena,alla fine.
La donna fece un sobbalzo. Possibile che l’avesse capito?
-Stai pensando alle amazzoni, non è cosi?-
Olimpia si sentì sollevata ma non lo diede a vedere, anzi assunse un’aria grave, probabilmente dal fatto che per loro si sentiva in ansia davvero.
-Si, come potrei non pensare a loro-
-Tranquilla- disse Xena. Il suo tono era stranamente affettuoso e così dolce che Olimpia si girò nella sua direzione. Era raro sentire Xena così vicina, così ad un passo dal suo animo.
-Tra due giorni saremo da loro e sistemeremo tutto- disse infine alzandosi e dirigendosi verso il parapetto della nave per appoggiarsi.
Il bardo restò per un po’ a guardarla. Xena era stranamente rilassata, non sembrava tesa ed in ansia. Infondo si era sempre preoccupata delle amazzoni… che prendesse la situazione troppo leggermente?
Cercò di scacciare quei pensieri assurdi, cercando di convincersi che con molta probabilità la principessa guerriera aveva un piano.
Osservò ancora un po’ la ragazza prima di tornare a comporre, mentre prometteva a sè stessa che prima dello sbarco avrebbe parlato di nuovo con Melissa.


Fu Melissa a cercarla proprio la notte prima del loro sbarco nelle terre barbare.
Olimpia nei due giorni precedenti l’aveva cercata ovunque, sempre senza farsi notare da Xena, ma invano. La donna sembrava sparita.
Come se non fosse più nella nave.
Poi quella sera sentì dei leggeri colpi sulla porta della sua cabina.
Pensava fosse Xena. Ma scartò il pensiero, visto che la donna era andata a fare due passi sul ponte ed era partita pochi attimi prima.
Andò ad aprire e con sua grandissima sorpresa davanti a lei c’era Melissa, normalmente vestita da schiava ma avvolta da un mantello nero.
Olimpia cercò di soffocare lo stupore:- Melissa!-
La donna le sorrise e a bassa voce le chiese:- Posso entrare Olimpia?-
La donna annuì più volte lasciandole spazio per entrare. Melissa si sedette sul letto. Aveva pianto. -Aiutami- disse rivolta a Olimpia che chiudeva la porta della stanza.
-So che tu e Xena sbarcherete domani mattina nelle Terre Barbare... - continuò Melissa.
-Si, è vero. Ma non capisco come potrei aiutarti.- disse Olimpia.
-Portatemi con voi... io non voglio andare in Africa!- urlò la ragazza prima di scoppiare a piangere.
Olimpia perse la pazienza, ma cercando di non darlo a vedere disse:-Ascoltami bene Melissa.. io ti vorrei aiutare… ma se non mi riveli chi sei veramente e perché non puoi andare in Africa… io non posso fare nulla per te-
Melissa si asciugò le lacrime che le avevano rovinato il trucco perfetto dei suoi occhi. Con una manica del vestito si pulì il viso dal trucco, mostrando a Olimpia un volto più puro e giovane che il trucco nascondeva bene.
-Io...- iniziò Melissa.
-Forse è meglio che chiami Xena – disse il bardo mentre si alzava dal letto e apriva la porta della sua cabina, ma fu fermata da Melissa che le urlò:-No, ti supplico!-
Olimpia si girò incuriosita:-Perché?-
-Voglio parlare solo con te- sentenziò Melissa con aria infantile.
-Ma Melissa…-
-Tu sei una grande donna… hai un’anima pura e semplice. Tu capiresti meglio ciò che porto nel cuore-
Olimpia sospirò. Non importava se non poteva parlarne subito con Xena, glielo avrebbe riferito dopo, così si sedette accanto alla donna.
Melissa sorrise, ce l’aveva fatta. Parlare con Xena era pericoloso.
Lei avrebbe capito.
La donna disse:-mi chiamo Melissa e sono scappata dal mio regno, perché mio genero mi avrebbe sicuramente uccisa. E con me l’erede di mio marito che porto in grembo.-
Olimpia ascoltava con interesse:- Di che regno parli?-
-No, questo non posso dirtelo Olimpia. Se venissi scoperta, verrei uccisa -
-Quindi non sei una schiava..-
-No, è solo una copertura. Il comandante di questa nave è un mio cugino alla lontana. Lui all’inizio si era preso cura di me... poi però mi imbarcò su questa nave dicendomi che dovevo sposare Hulibab...-
-Chi è Hulibab?-
-E' un re africano… ma io non voglio sposarlo… devo assolutamente tornare in patria e rivendicare il mio trono!- disse infine Melissa, quasi urlando. Olimpia annuì:- Ma dov’è la tua patria? Noi ti possiamo aiutare a raggiungerla.-
-No, non è possibile. Quello che potete fare per me è non farmi arrivare in Africa... –
- Ti aiuteremo.- sorrise Olimpia. Melissa fu colpita dal calore di quelle parole e ricambiò il suo sorriso mentre il bardo continuava:- Io capisco che tu non ti fidi di me… e non mi vuoi raccontare tutto per paura. Ascolta. Io e Xena dobbiamo andare dal popolo amazzone per impedire che scoppi la guerra, ma poi ti giuro che ti aiuteremo a tornare in patria e a riconquistare il tuo regno -
-Guerra…. contro chi?- chiese con uno strano interesse Melissa.
-Contro i Dori- rispose Olimpia. Melissa era stranamente nervosa e agitata.
Olimpia intuì che qualcosa non quadrava e disse:-Li conosci?-
-No… ne ho solo sentito parlare- mentì Melissa.
Olimpia capì che la ragazza le nascondeva qualcosa, ma decise di non indagare. Era scappata dal suo regno, era stata tradita da un suo parente... come poteva fidarsi tanto di un’estranea? Era una cosa impossibile. Le aveva raccontato a sommi capi quello che era accaduto nei suoi 18 anni di vita, ma non le aveva detto di quale regno era la regina e molte altre cose che la potevano aiutare a capire.
Ma non aveva importanza. L’avrebbe sicuramente scoperto più tardi, quando finalmente al sicuro nelle terre barbare, Melissa le avrebbe rivelato tutto. “Si, andrà così” concluse tra sè.
-Devo andare- disse ad un certo punto Melissa interrompendo il corso dei pensieri di Olimpia.
-A domani.- disse Olimpia mentre stava per chiudere la porta della cabina da dove Melissa era uscita.

Prima di scomparire nell’ombra la donna disse:- Olimpia, ti ringrazio. Nonostante le cose che non ti ho voluto dire, tu hai deciso comunque di aiutarmi. È ammirevole-
Olimpia le sorrise amorevolmente, mentre Melissa spariva nell’oscurità.
La donna arrivò sul ponte della nave e assicuratasi che Olimpia non poetesse sentirla disse :-Bene, quando sono stata esiliata, pensavo che non sarei più riuscita a far guerra alle amazzoni... ma a quanto sento, la cosa si è evoluta senza di me.-
Sospirò:- La piccola Olimpia non sa che mi è d’aiuto più di quanto crede. Lei mi porterà dritta dritta da Varia, e all’interno del popolo amazzone, potrò essere più utile alla mia gente... povera Olimpia, ti ho messa nel sacco!-
E rise di cuore.

di Diomache

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