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episodio n. 8
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Xena nel frattempo si era diretta verso la tenda, dove Varia l’aveva fatta chiamare.
-Entra pure, principessa guerriera- disse la regina amazzone mentre continuava a fissare una cartina che rappresentava il territorio amazzone.
-Avanti Varia- disse Xena con tono seccato –Dimmi che succede. Il perché di questa guerra. Dimmi tutto- la regina la fece sedere e quando furono l'una di fronte a l'altra Varia disse:- I Dori hanno invaso la Grecia anni fa, e qualcuno si è insediato accanto ai confini del nostro popolo. Poi sono cresciuti di numero fino a diventare un regno a tutti gli effetti. I Dori sono stati popoli confinanti a noi per anni. E non hanno mai dato problemi al popolo libero. Fino a che...-
-Fino a che...- chiese Xena incuriosita.
-Fino a che il re, un uomo giusto e saggio prese in sposa una giovanissima donna. Avrà avuto nemmeno 18 anni. Noi del popolo amazzone non ne sappiamo tanto di questa donna, io so solo che dal quel giorno il regno dei Dori iniziò ad andare in decadenza. Il re era talmente infatuato della sua sposa che non si accorgeva, che per soddisfare ogni suo capriccio, lasciava andare in rovina il regno e a poco a poco sono iniziati tempi durissimi per i Dori. Epidemie e miseria si abbatterono su di loro. La giovane regina rimase incinta ma si rese ben presto conto che tutto il trambusto che c’era nel popolo dorico era solamente causa sua- Varia s’interruppe bruscamente.
-E allora... che fece?-
-Allora diede a noi la colpa! I suoi seguaci incendiarono i loro stessi campi e testimoni sono stati pagati per incolpare noi amazzoni dei danni subiti!- Varia s’infuriò. Aveva l’odio negli occhi.
-E il re? Diede ascolto alla giovane consorte?-
-Si. Per lo meno all’inizio. Andai a molti incontri con il re dei Dori e alla fine… insomma capì che noi amazzoni non c'entravamo nulla con la loro miseria. Ma è risaputo che quando un popolo soffre, tende ad incolpare gli altri e la regina e i suoi sostenitori si conquistarono centinaia di seguaci. Ma il re era sicuro della nostra innocenza così lei lo uccise.-
-Ma questo rancore verso di voi... da cosa proviene?-
-Molto probabilmente era una di noi.. ma non so dirti di più.. solo Marga ci potrebbe rivelare questo mistero-
Xena annuì grave. Era proprio un bel pasticcio. Ma doveva saperne di più.
-Il re è stato ucciso.. il popolo come ha reagito?-
-Andò nel caos- spiegò Varia –Senza un re, non c’era equilibrio. Tuttavia la regina venne processata ed esiliata. Ora dovrebbe essere in Africa, regolarmente in sposa ad un re africano. Anche senza la regina, il popolo incitato dai suoi sostenitori, dichiarò guerra alle amazzoni. Il resto lo sai-
Xena annuì:- Bella situazione. E ora... cosa vuoi fare?-
-Ii Dori non sono ancora penetrati nel nostro territorio. Intendo restare.-
-Varia, non so se… -
-Xena, noi amazzoni senza la terra non siamo nulla. Ricordi? Anche Marga te lo aveva detto.- concluse la regina amazzone appellandosi al ricordo della decisione di Marga, come se fosse valido ora più che mai.
Xena ricordava benissimo le parole della regina amazzone, ma disse:-Rifletti Varia, saranno il doppio di voi-
-Combatteremo fino alla morte Xena. Ho deciso.-
-Hai deciso di mandare in rovina il popolo libero?-
-Ma non capisci: anche se ci salviamo non avremo più la dignità di identificarci come amazzoni, se scappiamo - dal suo tono si percepiva una forte commozione.
-Anche io sono una persona molto orgogliosa. Ma so abbassarmi al momento giusto.-
-Qui non si tratta d’orgoglio-
-E invece si- Xena fece una piccola pausa, e s’alzò:- Tu hai solo paura di fallire. Di fallire come regina. Pensi che eguagliando la scelta di Marga farai la cosa giusta… ritieni che in passato restare è stato un bene. Ma non è così. Sai benissimo che se Marte fosse rimasto a combattere, avreste perso. Non pensare che imitando Marga sarai una buona regina!- urlò alla fine la principessa guerriera.
-Cosa ne sai tu delle mie responsabilità di regina?-
-Nulla, ma so una cosa, Varia- Xena s’interruppe di nuovo.- Io sono una guerriera e delle mie scelte sono io che pago. Ma tu sei una regina. E delle tue scelte? Chi ne paga Varia? Te lo dico io... tutto il popolo amazzone... donne, bambine, anziane, tutte dalla prima all’ultima vita, dipendono da una tua decisione. Vuoi davvero sacrificare il popolo libero… per orgoglio?-
Xena lanciò a Varia uno sguardo del genere “riflettici”, poi uscì dalla tenda.
-Sei molto saggia Xena - pensò Varia ad alta voce –Ma non sei un’amazzone. Non ragioni come noi.-
Varia guardò il suo territorio disegnato nella cartina:- E' tutto quello che abbiamo. Lo difenderemo fino alla morte-
Disse la regina con coraggio deciso, tradito però da alcune lacrime, che le scendevano lungo le guance.

- Xena, finalmente ti ho trovato!!!- era stata l’inconfondibile voce di Arete ad attirare l’attenzione della guerriera che affilava la lama, nervosa.
-Arete... perché sei così preoccupata?- chiese la principessa guerriera mentre rimetteva la spada al suo posto. L’amazzone sembrava disperata.
-Si tratta di Olimpia…-
Xena, impaurita disse:- che è successo a Olimpia?-
-Vieni con me- disse Arete riprendendo a correre e Xena la seguì a ruota, correndo in presa dal panico, per la sorte di Olimpia.

Intanto Olimpia si teneva la gamba, impaurita e tremolante. Sentì alcuni passi.
“Dei dell’Olimpo, ci mancava solo questa!” prese l’arco e incoccò una freccia.
-Chi va là?- disse poi.
-Ferma, sono io!- era la voce di Melissa.
La donna si tirò fuori da il cespuglio e avanzò verso Olimpia, in mano teneva una pergamena e una penna con cui probabilmente stava scrivendo.
Olimpia sospirò e abbassò le armi:- Melissa… che ci facevi lì?-
Melissa deviò il discorso ed avvicinandosi a Olimpia disse, fingendosi preoccupata:- Angeli del paradiso.. ma cos’hai fatto alla gamba, Olimpia?-
-Non lo so… Melissa… ora però dovrebbe arrivare Xena... me la metterà a posto, vedrai-
Melissa annuì con aria grave ma poi disse:- Certo… sono sicura-
Olimpia sorrise e per sbaglio notò la pergamena:- Cosa facevi con quella?-
Melissa sembrava in estremo imbarazzo, si stava per tradire ma poi disse:-Scrivo una poesia… -
-Davvero? Anch’io scrivo poesie... fammi dare un’occhiata!- rise Olimpia, mentre per un po’ si distraeva dal dolore del ginocchio.
-No!- urlò irata Melissa. Poi però si accorse che non poteva farsi vedere così, allora disse:- Scusami.. è che mi vergogno… non l’ho ancora conclusa-
Olimpia fece un sorriso di comprensione, stava per dire qualcosa, quando piombarono sulla scena Xena e Arete.
- Olimpia!- urlò Xena nel vedere l’amica in quelle condizioni.
Melissa si allontanò d’alcuni metri, mentre Xena ispezionava la ferita assieme a Arete.
-Ma che hai fatto?- chiese Xena scandalizzata.
-Stavamo combattendo per allenarci quando…-
Arete prese parola:-Quando io per batterla ho usato quel colpo paralizzante che tu hai usato su di me poco fa...-
-Oh, Arete ma che hai fatto...- disse Xena tra sè mentre prendeva tra le mani il ginocchio.
- Xena... mi fai male!- gemette Olimpia a denti stretti mentre sopportava un dolore allucinante.
-Olimpia, prendi questo- e le infilò in bocca un pezzo di legno.
-A che le serve?- chiese Arete.
-Ora vedrai- rispose lentamente la principessa guerriera mentre alzando la gamba di Olimpia e le spingeva con uno scatto il polpaccio verso la gamba, Olimpia urlò ma grazie al pezzo di legno tra i denti riuscì a sfogare meglio il dolore… lo ripeté due, tre volte finché dal ginocchio non si sentì uno scricchiolio che confermava che la rotula era ritornata nel legittimo posto.
Il dolore cessò gradualmente. La gamba si schiariva e il ginocchio ritornava della grandezza naturale… Olimpia sputò il pezzo di legno e disse a Xena:-Grazie… Grazie mille…- disse con un tono dolcissimo. La principessa guerriera ripagò con un sorriso caloroso, ma poi il bardo disse :-Comunque tu ed io dobbiamo parlare. Al più presto.-
Xena si girò verso le due:- Anche subito. Ma sole - Arete capì che era di troppo e salutando Xena con un cenno della mano se ne andò, Melissa l’imitò in fretta.
Rimaste finalmente sole, Olimpia chiese:- Che succederà ora al mio ginocchio?-
Xena massaggiò il ginocchio dell’amica e disse:-dovrai stare a riposo. Almeno per 3 giorni. Questo è un colpo potente-
Olimpia annuì con vigore ricordando il male che aveva sentito:-Ma di preciso che è accaduto al mio ginocchio?-
Xena si sedette accanto a lei. Piegò un suo ginocchio e tracciando con le mani il percorso della rotula, disse:-Il colpo che hai ricevuto ti ha spostato la rotula.-
-Ora è già a posto?- chiese allibita Olimpia, incredula.
-Chi sa fare il danno, sa anche come rimediarlo- concluse Xena.
Olimpia si riscosse, era proprio di questo che voleva parlare con Xena.
-Xena... tu sapevi fare quel colpo?-
-E' uno di quei trucchi che mi insegnò M’Lila... lo usai per anni per i duelli importanti, quando ero un signore della guerra-
Olimpia annuì in segno di comprensione:- E ora non lo usi più… perché?-
-Hai provato tu stessa gli effetti devastanti che provoca... solo una volta ebbi il coraggio ,intendo dire dopo il mio cambiamento, di usarlo e fu contro Callisto-
Olimpia si avvicinò incuriosita:-E funzionò?- chiese anche se si aspettava già una risposta positiva.
-No- rispose freddamente la donna. –No, non funzionò. E sai perché?-
Olimpia scosse la testa.
-Perché Callisto era nata con un’anomalia al ginocchio. Di natura il suo tendine destro era già spostato. Il “tocco paralizzante” con lei non aveva alcun effetto-
Olimpia non capiva:- Come le sapevi tu queste cose?-
- Lei conosceva questo trucco e quando lo usai su di lei, mi rivelò questa cosa. Era un "difetto" di famiglia... -
Olimpia si distese e annuì. Ma quello che ancora le sembrava stupido era il perché l’avesse usato proprio su Arete. Senza restare tanto a pensarci, glielo chiese:-Ma se sapevi gli effetti, perché lo hai usato contro Arete, oggi?-
-E' stato un errore. Come si dice… non l’ho fatto appositamente-
Olimpia la guardò con uno sguardo misto tra l’incredulo e l’ironico:-Davvero?-
-Si, sul serio. Ero nervosa… È stato un incidente. Una coincidenza del destino. Visto che… - s’interruppe bruscamente Xena. Olimpia le si avvicinò di più:-Visto che...-
-Non lo trovi strano che su di lei non ha fatto effetto?-
Olimpia guardò Xena negli occhi:-Che vuoi dire? Che..-
-Dobbiamo fare quattro chiacchiere con Varia a proposito di quella ragazza-

3 CAPITOLO
Melissa osservava cauta ed immobile tutta la scena da dietro alcuni cespugli, ma senza tanto interesse. Più che altro a lei premeva che Xena e Olimpia se ne andassero al più presto. Poi improvvisamente eccole alzarsi e dirigersi verso l’accampamento amazzone.
-Bene. Ora posso continuare- Aprì lentamente la sua pergamena e riprese a scrivere, ma non era certo una poesia. Erano descrizioni dettagliate del villaggio amazzone, con piantina per indicare la via da seguire per raggiungerlo, informazioni sulle modalità d’attacco delle amazzoni, che stava osservando, sulle armi... insomma un vero e proprio papiro d’informazioni per attaccare l’esercito amazzone, ma soprattutto per raggiungerne l’accampamento.
Infatti finora l’esercito di Varia era riuscito a tenere a bada l’esercito dorico per il fatto che quest’ultimi, per quanto cercassero, non riuscivano a trovare il “cuore” della forza amazzone.
La donna finì la pergamena, la firmò e la intrecciò con foglie e rami. Poi prese un cavallo e nonostante si sentisse male per la gravidanza, arrivò fino ai confini del territorio amazzone.
Era una radura, ma c’erano comunque abbastanza alberi.
Legò il cavallo e si accasciò lentamente dietro il cespuglio.
Guardò attentamente a destra e a sinistra e quando vide che non c’erano problemi, e soprattutto nessuna amazzone in vista, lasciò il biglietto nel territorio dorico, eludendo le guardiane amazzoni. Lì i suoi lo avrebbero sicuramente visto.
Era tranquilla, incredibilmente tranquilla che tutto sarebbe andato come aveva previsto. Poi agile e leggera, prese il cavallo e tornò sui suoi passi, pensando al giorno molto vicino, in cui i problemi del suo popolo da lei creati sarebbero stati conclusi.
Si sarebbero impadroniti della foresta amazzone, e lì avrebbero innalzato il loro regno, un regno felice, costruito da schiave amazzoni.
Sorrise.

-Varia, possiamo entrare?- chiese Olimpia mentre zoppicando entrò assieme a Xena nella tenda della regina amazzone. Olimpia prima di entrare era passata nell’infermeria delle amazzoni, perché Xena si era misteriosamente dovuta assentare per circa una mezz’oretta.
Varia stava ancora studiando il suo territorio, ma sentendo la voce delle sue amiche, si riscosse e disse:-Prego, sedetevi. Ma non dilungatevi ancora sulla storia del partire: noi amazzoni restiamo qui-
Xena fece sedere Olimpia, poi velocemente l’imitò dicendo:- Di quello parleremo dopo. Ora voglio chiederti un’altra cosa-
Varia si sistemò accanto a loro, leggermente sollevata che non volessero affrontare un argomento difficile come quello:-Avanti, dimmi pure-
Xena si portò una mano nella chioma mora, spostandola leggermente all’indietro e dicendo:-Si tratta di Arete -
La regina, finse di stare calma, ma si notava che era stranamente nervosa.
Olimpia lo vide e disse:- Non siete in buoni rapporti, vero?-
Varia scosse velocemente la testa:- No… lei mi odia. Non mi ritiene capace del ruolo che ricopro. Pensa che sia una debole. Siamo pressoché coetanee ma mi ritiene inferiore a tutti, a lei per prima.-
Olimpia sorrise e disse:- Lasciala stare, tutti noi abbiamo delle persone che ci stanno a genio e altre che non sopportiamo per i più diversi motivi... – Olimpia s’interruppe volutamente, guardò Xena e quest’ultima le fece un cenno con la testa.
Così la poetessa continuò sullo schema datogli dalla donna mora:- Prendi Callisto e Xena, per esempio.-
Varia divenne agitatissima:- Che cosa centra Callisto adesso?-
-Calmati Varia- suggerì Xena, non con tono amorevole, ma come se volesse prendersi gioco di lei.-Non c’è motivo per cui essere agitati...-
Olimpia guardò l’amica e sorrise, “Ecco che inizia un altro dei suoi giochi mentali”, pensò.
-Io non sono agitata- incalzò Varia ad un certo punto, cercando di dimostrare di non essere nervosa.
-Invece dalla tua voce si capisce il contrario.- la smentì Xena che riprese:-Qualcosa non va?- sempre con quel tono canzonatorio.
-Va tutto bene, anzi benissimo!- gridò Varia, poi abbassando il tono di voce:-Solo non capisco cosa centra Callisto con questa storia di Arete. Tutto qui-
Xena sorrise diabolicamente e le si avvicinò:- Nulla, Varia non centra nulla.- s’interruppe per notare la reazione della regina, si era stranamente calmata, poi però aggiunse:-O forse si.-
Varia la fissò negli occhi.-Che vuoi dire?-
-Non sei stupida Varia, hai già capito dove voglio arrivare. Dimmelo tu cosa centra Arete con Callisto.-
Varia, sembrò crollare:- Tu e i tuoi stupidi giochi mentali! Callisto… centra eccome con Arete! -
Olimpia e Xena si scambiarono uno sguardo d’accordo: è fatta.
-Arete è….- riprese la regina. –è figlia di Callisto-
Olimpia e Xena non sapevano che dire: avevano pensato sin dall’inizio che poteva esserci una piccola parentela con l’assassina, ma essere addirittura sua figlia!
-Cosa?- urlò Xena al massimo dello stupore.
Varia si girò verso di lei e disse:-Proprio così. Me lo disse Marga tempo fa. Arete è sua figlia.-
Olimpia non si poteva alzare per via del ginocchio ma per lo stupore urlò:- Com’è possibile?-
Varia si calmò e disse:-Ventisette anni fa, in una serata d’agosto sua madre passò nelle nostre terre. Era incinta. E quel giorno iniziò ad avere le doglie, proprio qui. Ma nessuna di noi sapeva della sua presenza. Solo un’amazzone in perlustrazione si accorse di lei, mentre stava partorendo.-
-La madre “adottiva” di Arete?- chiese Olimpia.
-Proprio lei. Lei salvò la piccola dalle grinfie assassine della madre ma tuttavia, non poté fare a meno che la piccola venisse ferita. Avete notato che sfregio ha sull’avambraccio destro?-
Olimpia annuì, disgustata:- pensavo fosse il residuo indelebile di una guerra. Non posso credere che Callisto l’abbia fatto.. a sua figlia.-
-Io non mi stupirei- intervenne Xena glaciale.
-E... lei sa?- chiese Olimpia.
-Non lo sa nessuno- le rispose Varia:- Lo sapeva sua madre e Marga ed ora lo so io. Non lo sa nessuno perché non voglio che qualcuno possa prendersela con lei. Non è giusto che debba pagare lei per i crimini di sua madre-
-Più che giusto- intervenne Olimpia –Ma questa politica di protezionismo nei suoi confronti non può durare in eterno. Presto o tardi qualcuno le dirà chi è, e allora…-
Varia la guardò negli occhi e Olimpia riprese:-E allora ne rimarrà sconvolta. Si sentirà divisa in due tra il bene e il male. Ti sembra giusto?-
-No, Olimpia. Ma non c’è altro modo. Speriamo solo che non lo venga a sapere.-
-Tutto questo è assurdo- constatò Xena prima d’andarsene velocemente dalla tenda della regina del popolo libero.
Un uomo seguì con gli occhi la figura di Xena che, uscita dalla tenda, si allontanava con passi veloci. Sorrise, dicendo:-Hai ragione Xena, è proprio assurdo-
E sparì in un lampo di luce blu.

Era calata la notte ormai il popolo libero sembrava caduto nel silenzio.
Olimpia era ritornata nella sua tenda, non provò neppure a guardare in quella di Xena: tanto sapeva che l’amica non c’era.
Infatti Xena si trovava esattamente nel luogo dell’incidente di Olimpia dove aveva sospettato per la prima volta una possibile parentela tra Arete e Callisto.
Guardava la sua immagine disegnata dall’acqua e non poteva non pensare a Callisto.
Con la mente ripercorse tutte quelle volte che l’aveva affrontata, tutte le volte che quella donna l’aveva messa in difficoltà.
Ma in fondo sapeva che in tutto questo lei aveva un margine di colpa: lei aveva ucciso la famiglia di Callisto.
Era così triste e strana che non sapeva che pensare.
Xena si adagiò sulla riva del prato. Si meravigliò nel notare che non provava nessun pregiudizio su Arete. Lei era si, la figlia di Callisto. Ma non era come lei. No, Arete era un’altra persona. In fondo dopo tante battaglie, dopo tanto odio… Callisto era come un’ossessione, lei era ovunque lei andasse.
Aveva rivisto Callisto negli Inferi, nell’animo di Livia e ora ne vedeva una copia fisica in Arete. Forse era vero che era parte di lei.
Sentì dei passi. Dei piccolissimi impercettibili passi, incerti come se cercassero qualcosa. O qualcuno.
Non si alzò neppure, prese il chakram e con noncuranza attese. Attese ancora un po’. Doveva essere un’amazzone, o Melissa o addirittura Arete.
Invece era Olimpia.
Xena sorrise nel vederla arrivare.
-Che fai?- disse Olimpia avvicinandosi lievemente all’amica che sedeva sull’erba accanto al ruscello. La luce lunare l’illuminava a tratti facendola sembrare una divinità: il suo aspetto era così nobile, così regale che era difficile non scambiarla per un’abitante dell’Olimpo. Il suo volto era baciato dalla luna e i suoi occhi sembravano di un colore che superava anche il blu quotidiano, ma si avvicinavano all’irreale e i suoi capelli apparivano ancora più neri del solito dalle gelide sfumature che regalava la luna.
-Dentro quelle tende non riesco a prendere sonno. Qui mi rilasso e rifletto -
Olimpia le sorrise e si avvicinò fino a sedersi accanto a lei.-A che pensi?-
-Sto pensando a quanto Callisto abbia cambiato la mia vita.- Si fermò in una pausa glaciale che sembrò non finire mai:- ...E la tua-
-Ma ora è passato. Perché pensi ancora a lei?-
La principessa Guerriera non disse nulla, ma Olimpia vedeva nel suo cuore. E disse:-Non ti devi sentire in colpa. Callisto è vero, l’hai creata tu. Ma ora lei è uno spirito d’amore incarnata in tua figlia-
-Callisto è sempre stata una viva parte di me. Lei rappresentava i miei rimorsi, i miei errori passati. Ma io uccidendola non ho ucciso i rimorsi che tutt’ora provo. Chissà… forse anche lei sarebbe potuta diventare una guerriera giusta-
Olimpia scosse la testa:- No, non credo. Il suo animo è stato forgiato nell’odio-
-Anche il mio lo era. Callisto era solamente una donna che cercava pace.-
-Ma la cercava nella vendetta. E nel tuo dolore.-
-Io la guardavo e rivedevo me stessa. Tutta la rabbia che avevo quando Linceo era morto e a me fu data la colpa… pensavo che uccidendo le famiglie degli altri, avrei placato la mia ira e il mio vuoto. Anche Callisto credeva di sentirsi appagata quando ha istigato Speranza ad uccidere Seleuco. Ma poi anche lei ha sentito tornare l’angoscia, il vuoto... la disperazione che l’aveva condotta a tutto questo ora era di nuovo lì, come se tutto non fosse accaduto.-
Olimpia guardò Xena negli occhi e la lasciò continuare.
-Se… se io non avessi ucciso la sua famiglia, ora lei non sarebbe diventata una sanguinaria… tu…- poi fissò Olimpia. –Tu avesti avuto una famiglia e saresti invecchiata felice e circondata dai figli di Perdicca…. E forse anche mio figlio sarebbe ancora vivo-

Olimpia le si parò nervosamente davanti:-Basta Xena, BASTA!! Non puoi assumerti la colpe di questo destino. Non devi. Adesso basta pensare al passato, concentrati e dai il meglio nel presente. Non ti affogare nei sensi di colpa. E poi… ecco io sono stata molto addolorata dalla morte di Perdicca. Lo amavo molto. Ma adesso devo ringraziare il fato perché la sua morte mi ha dato il tuo amore. Se Perdicca non fosse morto io non avrei mai capito qual è la vera felicità: l’amore per te.-
Xena sorrise, come avrebbe potuto fare senza Olimpia?
Xena l’abbracciò.
-Hai ragione- disse infine –Basta pensare alle disavventure passate.-
Olimpia le sorrise. Xena disse:- L’unica cosa che mi preoccupa è il pensiero di Arete che scopre la vera identità di sua madre, allora sì che sarà pericolosa, sentirà i suoi punti d’appoggio... le sue certezze.. crollare-
-Anche a me fa paura una simile prospettiva. Ma ci penseremo domani- sorrise Olimpia amorevolmente.
Xena diede uno sguardo al cielo e ridendo disse:- ma è già domani.-
-No, questa è una scusa bella e buona!- disse Olimpia mentre entrambe si dirigevano verso le rispettive tende, sperando di dormire quelle poche ore che le separavano dall’alba.

di Diomache

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