27
anni prima.
Un
urlo, più forte, più sofferto e straziante di tutti
gli altri, si diffuse per tutto il bosco.
Una donna, sudata e tremendamente esausta stava distesa per terra,
i capelli biondi, erano intrisi in un bagno di sudore e tremava. Si
passò una mano tra la bionda chioma e subito dopo si coprì
gli occhi con le mani. Aveva delle profonde occhiaie che davano un
senso trascurato e sofferente ad un paio di occhi neri che mai nella
vita erano stati capaci di esprimere amore.
Callisto.
Vicino a lei, una bambina appena nata.
La donna estrasse un pugnale e tagliò l’unica cosa che
la univa ancora alla creatura che aveva partorito. Ansimava, mentre
la piccola urlava alla sua nuova vita, la guerriera la guardava e
le sue mani erano insicure e instabili quando sollevarono la piccola
e la misero davanti agli occhi.
-Ciao... – disse, ma la sua voce, da sempre abituata a gridare
ingiurie, ora tradiva paura.
La bambina continuava a piangere. La donna scoppiò in una risata
nervosa e liberatoria che come le precedenti urla si diffusero nella
calma serata d’agosto.
-Le mamme se vogliono veramente bene ai loro figli, dovrebbero ucciderli
da appena nati… mia madre avrebbe dovuto farlo con me…
magari mi avrebbe evitato questa vita d’inferno - disse la donna
vestendosi e poggiando la bambina per terra.
-Io non ti volevo... hai capito??? - urlò – sei entrata
nella mia vita, così, senza preavviso… mi hai sconvolto
l’esistenza! Questi nove mesi sono stati… sono stati un
incubo -
Callisto prese il pugnale e lo sollevò sopra la bambina:- Ed
io per nove mesi, ho desiderato che arrivasse questo momento, per
dirti addio per sempre. Ma no-... forse è meglio che resti
anche tu, in questa vita. Mi dispiace non sarò io ad allattarti,
né a farti caldo nel lettuccio… perché io non
ti ho mai voluto. Comunque un piccolo ricordo della tua mamma te lo
voglio lasciare.-
La bambina si era leggermente calmata, ma la tregua durò poco,
visto che Callisto premette la lama sul braccio della piccola, infliggendogli
un taglio enorme.
-Io mi scorderò di te… ma tu non potrai mai dimenticarti
di me!!- la donna si alzò da terra e si preparava a colpirla
di nuovo, eccitata dalle grida di orrore della bambina, estasiata
da quelle infantili lacrime.
-Nooooooo!- urlò una donna che uscendo da dietro alcuni cespugli
si avventò su Callisto prendendola di schiena. Era un’amazzone.
Aveva osservato tutta la scena da parecchio tempo e forse aveva intuito
che quella bambina era in pericolo già dopo aver emesso il
primo respiro. Callisto era una pazza, senza dubbio. Aveva sentito
parlare di lei. Xena le aveva bruciato la casa e la sua famiglia era
morta nell’incendio, ma non lei. Lei si era salvata per miracolo
e da quel giorno qualcosa era cambiato nella sua psiche e nel suo
cuore. Che fosse una donna spietata e un’assassina senza pietà,
non lo aveva mai messo un dubbio nessuno, ma tanto da uccidere sangue
del suo sangue?... Callisto presa di sprovvista fu atterrata, e l’amazzone
ebbe il tempo di estrarre la spada. La guerriera riprese lucidità
e si rialzò velocemente, estraendo l'arma ed iniziando a combattere
contro l’amazzone.
La lotta era cruenta ma Callisto non era al massimo della forma, ansimava
ma quello che le importava non era uccidere l’amazzone, piuttosto
occuparle tempo, così che non potesse salvare la piccola.
L’amazzone intuì le sue intenzioni così si impegnò
con tutta sè stessa, riuscendo a disarmare l’avversaria.
Callisto allora con un rapido calcio le fece perdere la spada. Poi
ridendo saltò all’indietro centrando in pieno la sella
del suo cavallo legato ad un albero. Poi se ne andò galoppando
e sparendo velocemente all’interno del bosco.
Così abbandonò sua figlia.
Lasciò sua figlia, sangue del suo sangue, lì nella radura.
Si volle dimenticare di lei, di quella serata d’estate in cui
accasciata al suolo aveva fatto l’unica cosa positiva di tutta
la sua esistenza: le aveva dato la vita.
Ma voleva comunque che la piccola serbasse un minimo ricordo di lei…
una bambina con due occhi neri come la pece e che già dimostrava
grinta da vendere, subito dopo il primo respiro.
1 CAPITOLO
La notte avvolgeva nel silenzio la piccola imbarcazione.
Il vento si stava facendo più caldo, e più insistente
forse per la vicinanza stessa con le coste. La guerriera stava appoggiata
sul parapetto della nave e contemplava in silenzio la danza che sembravano
effettuare le onde del mare, scontrandosi con il passaggio della nave.
Era sporta leggermente in avanti, quasi fosse attratta dall’oscurità
che emanava da quelle onde, quasi volesse vedere oltre a quel nero
corvino che appariva ai suoi occhi. I capelli, così magicamente
uguali a quell’oscurità ondeggiavano liberi e leggeri
sulle sue spalle, accarezzandole la pelle. Mille idee e pensieri si
affollavano nella sua mente, mentre un ragazzo le si avvicinava:
-Sei Xena, vero?-
-Si- rispose la guerriera degnandolo appena di uno sguardo.
-Questa è per te - disse infine il giovane tirando fuori una
pergamena rivestita di pelle.
Xena la prese, poi l'aprì per leggere il contenuto.
Era un messaggio della sua amica amazzone Varia.
“Xena,
Olimpia abbiamo bisogno del vostro aiuto, probabilmente verremo presto
attaccate dai Dori, una popolazione indoeuropea che spinge ai confini
delle nostre terre. Temo che la guerra sia inevitabile. Varia”
Una nuova guerra? Questa non ci voleva. Le amazzoni avevano subito
numerose perdite nel corso di questi anni, prima con Callisto e Livia
con i Romani, i Greci di Teseo, le armate di Marte e mille altri ancora
che avevano odiato il popolo libero, per la loro ribellione verso
i canoni della “donna” e le avevano temute più
di qualsiasi altro nemico. Ed ora una nuova guerra minacciava la stabilità
delle amazzoni.
-Devo far recapitare una risposta alle amazzoni?- domandò il
ragazzo appena constatò che la guerriera aveva terminato di
leggere. Xena abbandonò i suoi pensieri, riflettè un
attimo, poi disse:
-No.. tra non molto saremo lì… quanto ci vorrà
più o meno?-
Il ragazzo sembrò disorientato, poi raccolto il coraggio disse:
- Ma signora questa nave non si dirige verso il territorio delle amazzoni.-
Xena sgranò gli occhi mentre, congedato il ragazzo, si dirigeva
furiosa verso la cabina di Olimpia.
Xena spalancò la porta della cabina sua e del bardo senza tanti
complimenti.
- Xena!- disse Olimpia risentita, quando la donna entrò, scoprendola
così assorta nel applicarsi un unguento nei capelli e un altro
sul viso. Era tutta sorridente e s’impastava quella pomata con
estrema tranquillità, almeno fino al suo arrivo. Ora era imbarazzata
e confusa e le sue guance, per metà intrise di quello strano
liquido, si erano fatte stranamente rosse.
Xena alzò un sopracciglio, dimenticandosi per un attimo del
problema della nave:
-devo passare più tardi?- disse deridendola, mentre dalla voce
si capiva benissimo che stentava a trattenere una risata.
-No! tanto ormai sei entrata!- disse rassegnata Olimpia, mentre alla
meglio concludeva il suo “trattamento di bellezza” e si
sedeva sul letto.
Xena l’imitò velocemente e si sedette al suo fianco,
ancora molto irritata. Senza quasi accorgersene chiese:
-Che roba è?- rivolta agli unguenti che Olimpia con difficoltà
si era applicata.
-Me li ha consigliati Venere… -
-ah… Va bene….- sorrise la principessa guerriera mentre
godeva nel prendere in giro la piccola Olimpia.
-Senti Xena, non vedo perché devo rendere conto a te di tutto
quelli che faccio!!!-scattò improvvisamente Olimpia, ma nella
sua voce non c’era cattiveria, piuttosto divertimento. Xena
lo capì e le rispose nel medesimo modo:
-Non t’irritare! Brutta bambina vanitosa che non sei altro!-
le due scoppiarono in una risata liberatoria.
-Sei stata quasi tutta la serata fuori!- osservò improvvisamente
Olimpia.
Alzò le spalle Xena, rispondendo:- Mi piace guardare il mare
di notte.-
-Ma da quanto la mia principessa preferisce starsene con il mare che
con la sottoscritta?- chiese Olimpia con fare ingenuo.
Xena non proferì parola, si avvicinò alla compagna con
fare predatorio e, dopo averle accarezzato sensualmente una guancia,
la baciò con passione. Olimpia chiuse gli occhi estasiata dal
contatto con la donna e quando la principessa si staccò da
lei, di malavoglia riaprì i suoi occhioni verdi, fissando intensamente
la sua compagna negli occhi.
Si rese conto d’essere veramente felice. Tante volte aveva creduto
d’esserlo.
Ma si accorgeva sempre che a mancarle era l’amore. Ora l’amore
dichiarato era al suo fianco. Si poteva essere più felici?
-Ti basta come risposta?- chiese poi Xena passandole una mano tra
i capelli.
-Si. Tuttavia…- la donna stava per baciare di nuovo Xena, quando
la donna mora, mettendole una mano sulla spalla, l’allontanava.
Olimpia sentì una punta di disagio notando il rifiuto della
donna, e scrutò la compagna nei suoi profondi occhi blu, leggermente
risentita.
Gli occhi di Xena avevano perso la dolcezza di poco fa ed erano tornati
ad essere glaciali e preoccupati. Erano quegli occhi a far paura ad
Olimpia.
Le facevano paura perché non riusciva a leggerci dentro ad
avere accesso all’animo di Xena.
-Tieni- disse Xena porgendole il messaggio di Varia, troncando il
momento di feeling che si era creato tra le due.
-Che cos’è?- chiese la donna bionda, mentre sciogliela
il legaccio di pelle e apriva la pergamena –…… Un
messaggio da parte delle amazzoni…- commentò a sè
stessa, dopo poco, mentre con gli occhi scorreva le righe del messaggio.
Sussultò leggermente quando arrivò alla fine.
-Una nuova guerra?- domandò quasi a sè stessa, mentre
richiudeva la pergamena.
-Oh, Xena, sai cosa vuol dire vero?-
La principessa guerriera annuì con fare grave. Una nuova guerra
poteva portare solo lo sterminio del popolo amazzone. Non avrebbero
retto ad altri attacchi e loro lo sapevano, ecco perché avevano
chiesto il loro aiuto.
- Xena… parlami dei Dori, che sai su di loro?-
-Ben poco Olimpia. Quello che è certo è che i Dori sono
scesi in Grecia decenni fa, ma pacificamente e si sono tranquillamente
mescolati con la popolazione locale e con altre popolazioni indoeuropee
che stanziano nella penisola Balcanica.-
-Ma se in passato sono stati pacifici, perché ora dovrebbero
dichiarare guerra alle amazzoni?- Xena scrollò le spalle noncurante,
mentre la sua mente viaggiava nelle terre amazzoni e cercava una soluzione
a questa intricata faccenda. Le amazzoni erano sulla via dell’estinzione
e se questa guerra andava in porto, non sarebbero sopravvissute. Infatti,
da tempo le amazzoni avevano nemici, popolazioni vicine a loro che
si sarebbero approfittare dal loro indebolimento per sterminarle definitivamente
e occupare le terre del popolo libero.
Ma era inutile ingannarsi, le amazzoni erano poche, i Dori chissà
quanti… e niente e nessuno li avrebbe convinti ad abbandonare
i loro proprositi contro le donne guerriere. Che fare? Xena si portò
una mano alla testa, cercando di ragionare. Olimpia chiese: - c’è
una soluzione.. vero?- più che una richiesta era una supplica.
In tanti anni aveva sentito parlare delle leggendarie amazzoni e quando,
quel giorno una di loro le donò il titolo, lei era al massimo
della felicità. Si sentiva una privilegiata… insomma
essere un’amazzone non è da tutti! Si ripeteva spesso
ripensando al suo breve periodo di regina... le amazzoni ne avevano
passate tante, tante persecuzioni e ora… essere libere era solo
il sogno di qualsiasi donna, ma il popolo amazzone era il concetto
di libertà più assoluta, pura e inviolabile.
Sopprimere il popolo libero, era come rinunciare alla libertà.
Non poteva.
–Xena… c’è una soluzione?-
La donna esitava a rispondere, non voleva dare all’amica una
notizia negativa, anche se doveva farlo. Non poteva illuderla. Decise
comunque di farlo nel modo più soft possibile, perché
sapeva fino a che punto Olimpia era affezionata al popolo amazzone
di cui era stata la regina, titolo che era riconosciuto da tutti e
rispettato.
-Olimpia noi faremo del nostro meglio per salvarle- concluse la guerriera.
-Si...- rispose Olimpia pensierosa. – e poi tra poco saremo
lì.. -
Xena si ricordò di quello che doveva dirle e con voce alterata
disse:- Sai la novità?-
-Quale?- domandò Olimpia girandosi nella sua direzione.
Xena sorrise beffardamente:- Vostra grazia ha sbagliato nave! Quest’imbarcazione
non arriverà mai nelle terre barbare!-
-Cosa?- Olimpia scattò in piedi. –Non… non è
possibile!- aggiunse poi stupefatta. – Io ho chiesto informazioni
ad un marinaio.. e mi aveva indicato questa nave, gli ho anche dato
tre monete…. –
Xena la guardava senza dire nulla.
Olimpia si girò verso di lei.- Mi sono lasciata ingannare-
Xena era molto arrabbiata ma tutta la sua ira si sciolse improvvisamente
nel vedere che i bellissimi occhi di Olimpia, già lucidi di
lacrime ora non erano più capaci di contenerle.
-Chissà dove arriveremo con questa nave, poi dovremo imbarcarci
nuovamente… non arriveremo mai in tempo… e tutto a causa
mia!-
Xena si alzò e l’abbracciò dolcemente. Sembrava
che tutto il mondo si fosse fermato, che ogni preoccupazione si stesse
lentamente dileguando quando Olimpia appoggiò la testa sulla
spalla rassicurante di Xena. La donna chiuse gli occhi assaporando
gli attimi intensi di quel momento. Poi alzò il viso e di nuovo
ancora con più passione le loro labbra si unirono.
Xena le accarezzò lentamente i capelli, poi la staccò
leggermente da se e le diede un leggerissimo bacio sulla fronte. Olimpia
dischiuse lentamente gli occhi incontrando quelli color mare di Xena.
Xena le sorrise dolcemente e le sussurrò all’orecchio:-
Mi piace quando complichi le cose-
Olimpia si rabbuiò:-Io vorrei aiutarti nelle imprese…
non renderle impossibili!-
-Bene mettiamola così allora- continuò Xena. –Diciamo
che sarebbe stato troppo facile, per me temeraria principessa guerriera,
arrivare alle terre barbare… così tu per tenermi sempre
in esercizio, hai trovato questa bella complicazione adatta alle mie
capacità-
Olimpia sorrise con il viso impiastricciato di crema:-Sei sempre tanto
modesta, vero?-
Xena sorrise con sguardo complice, poi si diresse verso l’uscita.
-Xena?- la chiamò Olimpia.
La guerriera si voltò: -Grazie- concluse la bionda.
Xena le strizzò l’occhio, poi disse:- Vado a chiedere
di invertire la rotta. -
-Va bene… ci vediamo domattina.-
Xena chiuse la porta della cabina di Olimpia e si diresse dal comandante.
Sapeva che sarebbe stato difficile convincerlo, ma il suo bel caratterino
non gli avrebbe certo permesso di arrendersi al primo no.
Loro dovevano cambiare rotta, assolutamente.
Dovevano arrivare da Varia e le altre prima che fosse troppo tardi.
di
Diomache
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il racconto