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episodio n. 8
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5 CAPITOLO
Olimpia stava inginocchiata davanti all’enorme portone e cercava disperatamente una soluzione. O Evi sarebbe morta.
“Xena se ci fossi tu” pensò distrattamente. Poi però si rese conto che era proprio quella la chiave si alzò da terra ed esclamò:- Ma certo!!! Che farebbe Xena? Allora vediamo...- ed iniziò a pensare nervosamente mentre percepiva il tempo passare sempre più velocemente come in un vortice senza uscita.
-Quello che farebbe Xena è risaputo… ma io… no, devo farlo!- quindi bussò nuovamente alla porta, questa volta con maggiore decisione, e così tanto e forte che la pelle sulle nocche s’arrossò e si screpolò leggermente.
Probabilmente ora i seguaci dormivano. Meglio.
Bussò ancora e finalmente la porta timidamente s’aprì, Olimpia senza pensarci tanto e fingendo un momento di essere la principessa guerriera, diede un pugno in pieno viso all’uomo che le aveva aperto. Quest’ultimo stava per gridare aiuto, ma Olimpia non gli diede tempo assestandogli un calcio nello stomaco e l’uomo cadde a terra, sbatté la testa e di conseguenza svenne.
Olimpia eccitata dal vortice d’azioni, ma anche impaurita per la brutalità che aveva usato, guardò l’uomo a terra: un poveraccio che stava solo facendo il suo dovere.
-Xena, questa è colpa tua- disse mentre entrava nel grande edificio dei seguaci di Belhur. C’erano decine di stanze, dove poteva trovarsi Evi?
Non poteva aprire ad ogni porta, nè gridare il nome della ragazza a perdifiato, sarebbe stato un suicidio. Subito tutti sarebbero balzati fuori e addio piano.
Così tese l’orecchio.
Dall’ultima stanza del corridoio. Solo lì dentro si sentivano rumori… rumori di armi.
“Di armi?” pensò Olimpia mentre veloce come un fulmine si dirigeva verso la stanza... il cuore che le scoppiava nel petto.
Con un calcio l’abbatté e rapidamente entrò nella stanza.
Evi distesa sul letto si difendeva dagli attacchi dell’amazzone assassina con un quadro di legno, che molto presto avrebbe ceduto. Ma non era illesa, sul braccio destro aveva un taglio abbastanza grande che perdeva sangue che le colava lungo il braccio. Poi sulla fronte aveva una contusione proprio sopra il sopracciglio... anche quest’ultimo aveva perso un sacco di sangue e il liquido vermiglio le aveva invaso il viso, coprendole quasi la vista e facendola sembrare una maschera di sangue.
- Evi!- chiamò la ragazza quasi volesse assicurarsi che la messaggera d’amore stesse bene, Evi sentendo arrivare la vera Olimpia tentò l’impossibile e spaccò il quadro in testa a Arete che cadde dal letto e per una decina di minuti restò priva di sensi. La messaggera, veloce come un lampo scese dal letto e si avvicinò all’amazzone piangendo quasi dalla gioia.
- Olimpia!- disse mentre abbracciava la donna, scoppiando istintivamente a piangere.
-Oh, Evi… ho avuto paura- disse Olimpia mentre staccava leggermente Evi da se per guardarla negli occhi. L’ex romana sorrise e disse :-Per cosa?-
-Per la tua vita… ma ora dimmi... che ti ha detto... Arete...- chiese Olimpia mentre con una benda asciugava il sangue dal viso di Evi, che quasi le impediva la vista.
La messaggera di Belhur alzò le spalle in senso di rassegnazione e poi disse:- è confusa. È venuta a sapere di una verità che le ha sconvolto l’anima. Prima credeva che Callisto fosse un’assassina... ma ora la ritiene una martire. Dobbiamo fare qualcosa Olimpia… lei crede che sia colpa di mia madre... Callisto è diventata un’assassina per causa di Xena… e ora vuole vendicarsi di tutti... prima di me, perché ne sono la reincarnazione che la disonora-
Olimpia annuì gravemente, si se lo aspettava.
-Dov’è mia madre, Olimpia?- chiese Evi vedendo che Arete lentamente si stava muovendo, riprendendo i sensi.
-Arriverà prestissimo. Ora andiamo... se restiamo qui, rischiamo di far scaricare la sua ira sui seguaci di Belhur.- le disse la poetessa mentre insieme si dirigevano verso l’uscita del grande portone.
Lo lasciarono aperto e si diressero verso il cavallo di Olimpia. Non era uno stallone, ma una femmina e anche abbastanza giovane, non poteva reggere entrambe.
Olimpia incontrò i suoi occhi blu, così somiglianti a quelli di Xena che quando li osservava intensamente poteva perfino confonderli con quelli della guerriera. –Evi. Andrà tutto bene...- disse ma la sua voce esprimeva un parere restio dal credere che sarebbe andato davvero tutto bene.
-Ora andiamo- suggerì Olimpia. Ma sul viso di Evi si leggeva resistenza :-Olimpia, non posso lasciare soli i miei seguaci. Io resto qui-
Olimpia spalancò gli occhi smeraldini:- Evi.. ma non capisci? Lei non vuole i seguaci... vuole te! Devi scappare!-
Evi scosse la testa con fermezza:- Mai! Non lascerò la mia gente da sola!-
-Ti supplico, ragiona!- implorò Olimpia ma sul viso di Evi si esprimeva già una decisione presa e irremovibile.
-Dove credete d’andare, voi due?- chiese una voce alle loro spalle.
Si girarono di scatto, con il sangue gelato nelle vene.
Arete.
I suoi occhi erano pieni di sangue, sangue di vendetta.
Ormai era decisa e avrebbe continuato sulle sua strada.
“Devo vendicare Callisto” la sua mente distorta continuava a ripetere.
Il suo vestito d’amazzone era leggermente sgualcito ma la sua grinta non era per nulla temperata. Il quadro che Evi aveva preso per difendersi e che poi le aveva spaccato in testa le aveva procurato una ferita sulla tempia, il sangue era uscito copioso dallo sfregio.
L’enorme cicatrice che aveva sul braccio destro, l’unico ricordo palpabile della madre, ora sembrava ancora più angusta e paurosa.
-Olimpia… sei venuta a salvare la tua amica?- finse di domandare, era più che ovvio che era lì per quel motivo.
-Quando ti guardo vedo Callisto- disse inaspettatamente Evi.-Anche se non l’ho mai conosciuta-
Arete sorrise estasiata e chiudendo gli occhi disse:-Ripetilo. Dillo di nuovo-
Evi si girò verso Olimpia che le accennò un si con il capo. Dovevano solo aspettare l’arrivo di Xena, potevano anzi dovevano perdere tempo.
-Sei come Callisto- ripetè lentamente Evi.
Arete dischiuse gli occhi come se fosse entrata e uscita da un’estasi, un piacere fortissimo. –E Callisto vi avrebbe uccise!- disse poi.
Olimpia per tutta risposta sfoderò i sais e si pose tra Evi e Arete, senza abbassare lo sguardo per un solo secondo ma dimostrando coraggio degno di lei...
Arete non era solo molto forte, più forte della stessa Varia ma aveva un’arma in più: poteva usare il tocco paralizzante del ginocchio con Olimpia, mentre la poetessa non poteva fare altrettanto con lei: essendo figlia di Callisto su di lei non aveva alcun effetto. Era qualcosa di genetico che confermava la maternità dell’assassina bionda. Doveva stare attenta, molto attenta. Se Arete avesse utilizzato quel colpo sarebbe stata la fine. L’avrebbe uccisa e poi sarebbe stata la fine per Evi.
-Allora… cosa c’è? Hai paura forse?-
-Si, ho paura- disse Olimpia con una schiettezza tale che anche Arete come Evi rimase paralizzata dalle parole della donna... come prima Olimpia cercava solo di perdere tempo e aspettare Xena.
-Cosa c’è di strano? Tu non hai paura Arete?- chiese a questo punto Olimpia continuando ad usare la sua arma più efficace: la lingua.
Arete sorrise divertita e disse:- No, non ho paura-
-Allora sbagli e sottovaluti il tuo avversario- rispose pronta Olimpia.
Arete scoppiò in una risata:-Io dovrei considerarti di più! Ma non mi dire…-
-In battaglia- l’interruppe improvvisamente la poetessa –La paura è un vincolo. La paura non ti fa vacillare, come molta gente crede, ma ti incita a combattere. La paura ti spinge a difenderti, salvando l’incolumità ma anche ad attaccare per non soccombere sotto la spada del nemico- disse convintissima Olimpia.
-E il coraggio?- chiese Arete in tono di sfida.
Quell’amazzone era molto furba e brava a parlare, convinta dei suoi principi che non erano principi guerrieri né amazzoni, ma qualcosa al di sopra delle due cose.
E ora la voleva sfidare. come avrebbe risposto a questa domanda?
Olimpia sorrise e disse:- Il coraggio… Non esiste.- s’interruppe un istante, solo per vedere la reazione sul volto di Arete, poi riprese:-Sono solo diversi gradi di paura.-
-Complimenti, una bella teoria, che cosa ne pensa Xena? Lei è una donna coraggiosa… sai non fa lo stesso effetto dire che è paurosa… che ne pensi?-
Olimpia rimase in silenzio… quello che diceva era vero.
Arete colse al volo la debolezza di Olimpia e disse:-Ora le faccio io le domande… come va con il ginocchio?-
Olimpia rimase leggermente spiazzata, cercò comunque di mantenersi calma e disse:- Sono guarita-
-E il tuo periodo di riposo?- la canzonò Arete.
-Si conclude ora- rispose pronta l’amazzone ma con la paura che le ribolliva nel cuore e l’articolazione leggermente dolorante.
-Basta parlare!- urlò improvvisamente Arete quasi si fosse accorta della strategia adottata da Olimpia e si fosse innervosita improvvisamente per esserci cascata dentro senza neppure accorgersene.
Il sole sorgeva lentamente illuminando le giovani donne che si apprestavano a battersi.
Arete sfoderò la spada.
“Xena, dove sei?” pensò Olimpia reggendo con maggiore forza i sais.
Lo scontro iniziò.
Arete si avventò sull’avversaria con maggiore potenza di quest’ultima, concentrandosi sulla parte destra della poetessa dove si trovava il ginocchio ancora indolenzito.
Olimpia giocava in difesa, come al suo solito, tenendo le armi sull’altezza del petto così parando più facilmente i colpi alti di Arete che miravano tutti al viso, al torace e al collo e naturalmente al ginocchio, dove aveva già cercato di ferirla più volte, ma lei abilmente l’aveva evitata.
Evi impaurita seguiva lo scontro in cui si opponevano la forza assassina e senza ragione di Arete alla difensiva di Olimpia che non accennava ad attaccare, Arete non le lasciava spazi: i suoi attacchi erano potenti, precisi e di una gran velocità.
Ma ecco che Olimpia con una finta riuscì ad attaccare. Infatti aveva finto di colpirla alle gambe ma come Arete si era coperta con la spada nel punto in cui poteva essere ferita, Olimpia l’aveva attaccata al viso con uno schiaffo di sai.
Iniziò l’offensiva di Olimpia.
Questa volta fu Arete a giocare in difesa, parando bene gli attacchi non potentissimi, ma sicuri e precisi della poetessa. Ma ecco che Arete lasciò improvvisamente il fianco debole scoperto, Olimpia se ne accorse e la colpì con il sai.
Arete cadde di spalle a Olimpia.
L’amazzone non voleva ucciderla, solamente sconfiggerla così si avvicinò a Arete.
La donna percepì (senza girarsi) la presenza del bardo che si avvicinava e appena fu abbastanza vicina piantò le mani a terra, e come se stesse facendo una verticale diede un calcio all'indietro, che colpì Olimpia in pieno viso e la fece cadere lontano da lei.
-Olimpia!- urlò Evi spaventata, nel vedere l’amica cadere sotto quel colpo inaspettato dell’ eccentrica amazzone. E così dicendo si diresse verso Olimpia che lentamente si era rialzata, con il naso che colava sangue.
-Adesso basta, mi sono proprio stancata- disse Arete con rabbia. –Dobbiamo chiudere quest’incontro- e così dicendo prese una freccia dalla faretra e tese l’arco, che come ogni amazzone, portava a tracolla e mirò nella direzione di Olimpia.
La freccia partì verso il bersaglio, ma qualcosa la fermò a metà strada.
I presenti sentirono un rumore metallico, poi nulla.
E un grido di battaglia.
Evi e Olimpia gridarono insieme:-Xena!!- la guerriera dopo una serie di acrobazie atterrò davanti ad Arete. Si girò verso il bardo e le lanciò un segno di conforto: le amazzoni avevano vinto. La poetessa capì subito a cosa si riferiva il gesto e si sentì maggiormente sollevata. Xena si rivolse a Arete:-Non c’è alcuna fretta di chiudere l’incontro. Non vorrai mica tirati indietro adesso, spero- la canzonò la principessa guerriera. La figlia di Callisto era turbata. Poi però prese parola e disse:- Salti come una cavalletta… Avrei avuto molto da imparare da te... Avevo per te una grande stima, principessa guerriera, peccato che debba ucciderti. -
-Questo lo dicono in molti- disse la donna mora, riferendosi all’avventura con Marzia -Ma non è facile riuscirci.-
-Lo vedremo- disse Arete prima d’avventarsi su di lei con estrema rabbia.
Xena estrasse la spada ed iniziò a duellare con l’amazzone che sempre più agguerrita parava gli attacchi della guerriera ma contemporaneamente ne proponeva altri, sempre più veloci. Per Xena non era una passeggiata anche se comunque era un combattimento fattibile. Arete si trovava leggermente in difficoltà e rischiando cercò di colpire Xena al fianco.
La mora si girò di scatto e non vide più Arete bensì Callisto che rideva. –Avanti Xena? Cosa aspetti?-
Ancora stordita dalla visione Xena non vide il calcio fulmineo dell'avversaria che la colpì in pieno stomaco e la fece piegare in due. Poi l’amazzone l'attaccò ancora questa volta al viso e Xena cadde definitivamente a terra. Arete cercò di trafiggerla con la spada, ma Xena ruotando sul fianco l’evitò e tornò nella posizione d’attacco.
Comparve sulla scena, proprio dietro Olimpia, Marte che disse ironicamente:
-Buongiorno a tutti-

Olimpia si girò adirata:- Tu… sei tu la causa di tutto! –
Marte sbuffò:-Oh andiamo… ancora con questa storia?!-
-Ancora con questa storia? Non lo sai che Evi ha rischiato di morire?!-
-Questa si che è una novità- rise il dio –Da quando Xena l’ha messa al mondo, mi sembra che non abbia fatto altro- e scoppiò a ridere, girandosi istintivamente verso Evi che risentita guardava in basso.
-Tu, ti sei fatta male?- disse il dio canzonando Olimpia.
Olimpia si toccò leggermente il naso, ancora tutto rosso:-No, sto benissimo.-mentì la donna.
Marte sembrava sul punto di ridere ancora, scherzando sul naso della povera Olimpia, quando sentirono un tonfo.
Xena con rovesciata aveva fatto volare Arete qualche metro più in là.
Il dio subito puntò puntò lo sguardo sulla sua guerriera preferita che si preparava a sconfiggere definitivamente Arete, da poco rialzata.
L’amazzone aveva perso la spada.
-L’incontro è concluso.- disse Marte a Olimpia, entrambi osservavano attenti il combattimento. Olimpia annuì.
Xena si avvicinò ad Arete puntandole la lama al collo.
Il viso di Arete si deformò una seconda volta e riapparve Callisto:- Colpisci! Su! Agisci da guerriera! Uccidimi… Uccidimi! UCCIDIMI!!!! -
Xena immobile osservava Callisto, visibile solo a lei. Non era sicura di vederla. Magari era solo la sua mente a giocarle qualche scherzo di cattivo gusto.
-Avanti!- urlò di nuovo l’assassina bionda.
-Xena!- urlò Olimpia avvertendo che la donna non era in sè e avvertirla che Arete si era alzata e con un calcio l’aveva disarmata.
Xena si riscosse e iniziò a combattere a mani nude con Arete.
La ragazza aveva un occhio nero e il naso che le sanguinava ma per lei non era un gran dolore, anzi il sangue la eccitava. La mora non aveva tante contusioni, e ora procedeva tirando calci e iniziando un’offensiva dalla quale Arete non sembrava potesse uscire viva.
L’amazzone iniziò ad avere paura.
Paura di perdere. Poi pensò. È quindi decise di utilizzare l’unica cosa che indirettamente le aveva imparato Xena.
Quindi decise di lasciarsi picchiare da Xena, tanto era sicura che alla fine a lei spettasse la vittoria. Xena era insospettita dall’atteggiamento di Arete. Non schivava i colpi, ormai i suoi zigomi erano gonfi e sanguinanti. Ma non opponeva resistenza.
La principessa capì che c’era qualcosa sotto. Stava accumulando energia per l’ultimo colpo. Sperava di vincere.
E infatti il colpo che Xena aspettava da tempo arrivò. Fulminea e potentissima l’amazzone colpì Xena al ginocchio. La principessa non fece in tempo a schivare il colpo.
Olimpia sbiancò di paura:-Xena!!- disse mettendosi le mani sulla bocca, poi cercò di avvicinarsi all'amica ma Marte prendendola per un polso, la trattenne indicandole di “no” con la testa.
-Lasciami andare Marte!!- gridò Olimpia, ma la presa d’acciaio del dio non mollava, così fu costretta a lasciar perdere e a fare da spettatore a ciò che stava accadendo.
Xena aveva perso l’equilibrio e stava a terra. Ma non sembrava dare segni di dolore.
Arete disse:- Mi mancherai- e si preparò a trafiggerla con l’ascia ma Xena proprio mentre stava per colpirla scattò in piedi e con un colpo potentissimo alla schiena disarmò l’amazzone e la fece cadere a terra.
-Com’è possibile?- gemette Arete… -Non ha avuto effetto…-
-E non lo avrà mai...- rispose Xena tranquillamente. –Ho imparato a mie spese come lo si può evitare-
Olimpia sospirò. Era finita. Si girò verso Marte:-Tu sapevi...-
Il dio sorrise soddisfatto:-Certo che lo sapevo e credo di saperne molte altre che non sai, piccola Olimpia. Modestamente credo di conoscerla abbastanza bene... almeno per quanto riguarda il piano combattivo. Dopotutto è stata la mia guerriera per tanto tempo, no?- Olimpia rimase zitta.
-Non sopravvalutarti credendoti onnipotente, ci sono molte cose di Xena che non sai-
-Già.- rispose pronto il dio. –E sicuramente nemmeno tu- e scomparve ridendo, lanciando un bacio a Xena con una mano. Tuttavia la donna non lo vide.
Xena aveva legato Arete con una corda fornitagli dalla stessa amazzone.
Negli occhi della ragazza vedeva lo stesso odio della madre.
Quanto ancora avrebbe dovuto tormentarla Callisto e la sua progenie?
Evi si avvicinò lentamente a Xena, sfiorandole il braccio e con uno sguardo dolcissimo disse:-Madre io sola posso fare qualcosa per lei-
Evi si chinò in ginocchio e con la bocca raggiunse l’orecchio della donna e sussurrò lei queste parole:- Arete… so il tormento che provi. Anch’io mi sono sentita così. Ero spietata, non conoscevo la realtà. Ora la conosco. E questa realtà me l’ha data mia madre. Io l’ho invidiata, l’ho odiata, gli ho ucciso coloro che le stavano più a cuore… ma lei mi ha battuto comunque. E non solamente con la spada. Devi sapere che mentre io le stavo per tagliare la gola lei mi disse… ti voglio bene.. e il mio cuore si aprì alla verità. Anche il tuo cuore può farlo.-
-Ma io non ho mia madre ad aiutarmi… e lei… non sarebbe orgogliosa di me- controbatté Arete, ma il suo tono si faceva sempre più malleabile.
-Non è imitando i suoi errori che la farai orgogliosa. E non dire di non avere una madre, tu ce l’hai. Anche se non fisicamente, hai il suo spirito. Incarnato in me. E credimi questa è la parte più vera di tua madre. La parte buona, dolce. Quella assassina era solamente un demone che si era impossessato del suo cuore… della sua anima… e del suo corpo. Ora quel demone sta imprigionando anche te.-
Arete guardò Evi negli occhi. “è vero”, pensò mesta.
-Non devi sentirti in colpa per quello che hai fatto o per quello che volevi fare per vendicare tua madre. Questo demone è una tentazione continua... anche la più pura delle persone, almeno una volta ha ceduto a lui. -
Evi si allontanò leggermente, prese la spada che Arete aveva perso poco più in là e le tagliò le corde che la tenevano imprigionata.
-Ora, lascia che te ne liberi- concluse la messaggera d’amore, riponendo le mani sul capo della giovane donna, pregando qualche istante in silenzio. Olimpia e Xena guardavano estasiate i poteri di cui era in possesso Evi, con i quali aveva potuto scacciare i demoni che avevano posseduto Olimpia più di una volta.
Poi la messaggera si staccò da lei. Arete riaprì gli occhi come se fosse uscita da un coma profondo e si sentisse viva per miracolo.-Io… che mi accade Evi?… -
-E' l’amore che ha trovato spazio nel tuo cuore...- disse Evi abbracciando Arete. Il loro abbracciò sembrò non concludersi più, poi l’amazzone disse:-Grazie-
Evi ricambiò con un sorriso dolcissimo, poi entrambe si alzarono e si rivolsero alle guerriere che in silenzio avevano osservato la scena.
- Xena, Olimpia... perdonatemi... io avevo perso di vista la retta via- disse Arete quasi piangendo. Olimpia rispose per entrambe:- L’importante è che tu ora abbia capito. Callisto era un’assassina, ma poi l’amore dei campi elisi l’ha cambiata. E ora sarebbe orgogliosa di te se vedesse che hai capito l’errore, ancora prima di finirci dentro del tutto- concluse la poetessa.
Xena abbracciò Evi, le stampò un bacio sulla fronte e disse:-Figlia mia, stai bene?- Evi annuì e ringraziò la madre e Olimpia per quella visita fugace ma intensa. Sapeva che le due sarebbero ripartite per nuove avvincenti avventure.
-Tu, cosa farai?- chiese Olimpia ad Arete.
-Ritornerò con le amazzoni... ho tanto da farmi perdonare anche lì, soprattutto da Varia, in fondo quella è la mia famiglia... anche se ora so che da qualche parte avrò anche una madre- e incrociò lo sguardo con Evi.
La messaggera d’amore guardò Xena e Olimpia.
Abbassò il viso di lato e sorrise. Le guerriere si scambiarono uno sguardo poi ritornarono a guardare Evi. Ad entrambe sembrava di vedere, in quel gesto così tipico di Callisto, l’angelo della loro ex nemica che ora sorrideva compiaciuta.
Successivamente Olimpia e Xena salutarono Evi con un grande abbraccio e complimentandosi con lei per essere riuscita a redimere Arete.
Evi ritornò all’interno del grande edificio adibito al culto dei seguaci, salutandole con un gesto della mano sia la madre e Olimpia ma anche Arete che era montata a cavallo e finalmente poteva tornare a casa.
L’amore aveva trionfato sul suo cuore che per un attimo si era annebbiato d’odio, un odio cattivo e insensato che come un piccolo fuoco di paglia al primo contatto con l’acqua, si era spento.
Xena e Olimpia la guardarono allontanarsi, poi anche loro salirono sui destrieri che le avevano accompagnate fino alla città Rialzata.
Xena trottava tranquillamente, leggermente in avanti rispetto a Olimpia.
- Xena...- disse ad un certo punto la poetessa. –Credo che tu debba spiegarmi un paio di cosette.-
-Quali?- fece l’ingenua Xena.
-Primo.- iniziò Olimpia. –come facevi a sapere che Melissa era la regina dorica di cui Varia ci aveva parlato e quindi dell’attacco imminente. Secondo. Come mai non mi hai detto che quel colpo non è così invincibile come dicevi, ma c’è una modo per evitarlo. Terzo. Perché Marte sapeva tutto e io no?- concluse Olimpia irritata.
-Sapeva cosa?- chiese Xena fingendo di non sapere nulla.
-Come cosa? TUTTO!!!-
Xena crucciò un po’ la fronte, poi scoppiò a ridere.
-Che hai ora da ridere? Non c’è nulla da ridere!!!- urlò Olimpia.
Tuttavia non era arrabbiata, solo divertita da quel vivace scambio di idee.
-La sai una cosa? Marte ti ha messo nel sacco! Lui non sapeva nulla del fatto che io posso evitare il colpo al ginocchio, perché nemmeno io lo sapevo. Quando Arete mi ha colpito ho cercato una soluzione... ed è andata bene! Ti sei fatta prendere in giro!-
Olimpia diventò paonazza:-Grrr, che rabbia! Se lo rivedo lo uccido!-
-Bè, sarà difficile, potevi approfittarne quando non era mortale...- la corresse Xena. –Non me lo ricordare- rispose Olimpia.
Le due risero.
Poi la calma tornò a regnare tra di loro e ad un certo punto Olimpia disse:- Così hai pagato il tuo “debito” a Callisto!-
Xena rimase perplessa a quelle parole:- Callisto era in debito con me? Questa si che è bella!!!-
Olimpia s’innervosì e scattando con quella sua voce deliziosamente alterata disse:-ricordi quando Callisto ti disse che vi eravate tolte troppo una dall’altra? Ebbene, lei ti ha restituito una figlia. Tu hai fatto lo stesso. Non uccidendola… le hai un po’ restituito sua madre. Quando uccidesti Callisto ti sei sentita tanto in colpa per non averle dato una seconda opportunità. Dandola ad Arete è come se lo avessi fatto per Callisto.- sorrise il bardo.
-Si, hai ragione… - ricambiò il sorriso Xena.
-Xena... io non ho mantenuto la promessa…hai visto come era ferita Evi? Io ho giurato che non le sarebbe accaduto nulla…-
Xena sbuffò, poi disse:-Neppure io l’ho mantenuta.-
Olimpia la guardò senza capire. La principessa guerriera si alzò i capelli e ruotò leggermente la testa, per farle vedere una ferita proprio sotto il collo, sulla schiena, un bel taglio. Xena disse :-Siamo pari.-
Olimpia iniziò a ridere, una risata contagiosa che coinvolse anche la principessa guerriera.
-Sono contenta- disse improvvisamente Xena. –Non sono mai riuscita a cambiare la madre, ma mi sono rifatta con la sua Erede!!!-
-già… l’erede di Callisto…- ripeté Olimpia a voce bassa. – ora è una ragazza splendida, spero che la vita gli riservi molto.-
Xena annuì in accordo con lei:-spero che come me incontri qualcuno che possa farle sfruttare a pieno la seconda opportunità-
Olimpia si girò verso di lei con uno sguardo misto tra il commosso e lo stracontento
-Sei la persona più importante della mia vita...-
-Anche tu lo sei- rispose Xena.
-Dove si va?- chiese poi Xena, stranamente.
-Fammi pensare…- disse Olimpia.
-No!- l’interruppe Xena. –Ora tocca a me, decidere.-
-Ma quando mai... oggi è la luna nuova, tocca a me, Xena ti stai sbagliando-
-Non scherzare! Tocca a me e basta!-
-Solo perché una volta su diecimila ho deciso io, non vuol dire che ora tu debba decidere per altre diecimila volte- concluse Olimpia.
-Si, invece. Sono o non sono il capo?- domandò Xena.
Che modesta, la ragazza!
-Senti Xena, ragioniamo io credo che…- Olimpia stava per attaccare un noiosissimo discorso sulla modestia e sulla giustizia.
Xena se ne accorse e sbuffando spinse le gambe nei fianchi del cavallo che iniziò a correre e urlò scherzando:- Decido io punto e basta!-
Olimpia l’imitò e disse rincorrendola:-Non vale sei sempre tu quella che decide!!!XENAAA!-
E la sua voce si perse e riecheggiò nelle pianure delle Amazzoni.
Del popolo Libero.

di Diomache

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