Bussò
alla cabina dal comandante un’infinità di volte e quando
si convinse che non c’era decise d’aggirarsi all’interno
dei locali attribuiti ai rematori e agli schiavi.
I locali assegnati agli schiavi, detto fra noi, facevano proprio schifo.
Si disse che non poteva trovarsi lì un comandante, ma il suo
fiuto di principessa guerriera le suggeriva di guardare comunque.
Tutti i locali erano in penombra e tutto era sporco e sudicio, e senza
dirlo puzzavano terribilmente.
- Che schifo - commentò la principessa guerriera mentre percorreva
un corridoio particolarmente buio finché un uomo, sicuramente
mezzo sbronzo le si avvicinò dicendo:- Ciao, bellezza…
che ci fai nei quartieri bassi? Una così bella donna come te
non dovrebbe stare in un posto come questo… tutta sola…-
l’uomo le si avvicinò e la squadrò da cima a piedi,
poi evidentemente decise che gli piaceva e con la lingua si inumidì
le labbra, prima di dire:- Se sei in cerca di compagnia, hai cercato
nel posto giusto… tesoro -
Xena alzò gli occhi al cielo, dicendosi “Eccone un altro...”,
in effetti non era il primo marinaio che le faceva delle avances da
quando avevano iniziato il loro viaggio per l’Africa.
- Sto cercando
il comandante… sai dov’è?-
Si limitò a dire, cercando di trattenersi dal picchiare quel
marinaio troppo audace.
-Se vuoi ottenere qualcosa, devi dare qualcosa in cambio. Tu che dici?-
-Posso darti un calcio, che te ne pare come premio? - e gli piantò
un bel calcio sul cavallo dei pantaloni. L’uomo si piegò
dal dolore ma appena fu in grado di parlare disse:-E' nella seconda
cabina, giù in fondo -
-Che ci fa un comandante per bene, negli alloggi degli schiavi?-
l’uomo alzò le spalle, ma poi aggiunse malizioso:-Starà
collaudando qualche schiavetta - e si mise a ridere. Xena per tutta
risposta gli piantò un colpo tra capo e collo che lo fece cadere
nuovamente a terra svenuto.
Raggiunse il fondo del corridoio e contò fino alla seconda
cabina.
Si sentivano delle urla.
Forse il marinaio aveva ragione, le urla erano proprio quelle di una
donna, senza pensare o riflettere buttò giù la porta
con un calcio.
Una donna, stava litigando animatamente con il comandante, ma non
accadeva nulla di quello che aveva immaginato. La donna non era adulta,
da come traspariva dalla voce, ma poteva avere al massimo 18 anni.
I capelli erano castani, ricci, gli occhi nocciola. Era vestita come
una schiava qualsiasi, ma se parlava con il capitano, forse era solo
un travestimento.
-Scusatemi… sto cercando il capitano - domandò.
-Si, sono io...- rispose imbarazzato il capitano da quella strana
situazione.
-Devo chiederti di cambiare rotta. È urgente.- l'uomo s’alterò
subito:
- No, no, no! È impossibile! Impensabile! Questa nave deve
giungere in Africa. Assolutamente.-
-Le ho detto che è urgente. Arriverete in Africa, anche se
con qualche giorno di ritardo!- alzò la voce Xena, ma non intimorì
il comandante che rispose direttamente:
-Non è possibile. Qualunque cosa sia non è urgente!-
Xena percorse la stanza, raggiunse il capitano e afferrandolo per
le vesti, lo alzò da terra.
-Non è urgente? Sta per scoppiare una guerra e tu mi dice che
non è urgente?!-
Disse sbattendolo contro il muro. La schiava si appiattì al
muro opposto, tremante di paura, ma allo stesso tempo affascinata
dalla forza di Xena che subito le suggerì un modo semplice
ed efficace per evadere dalla nave.
Il capitano, stentando a respirare disse: -Va bene… va bene…
VA BENE!- urlò infine affinché la donna potesse sentirlo
e lasciare la presa.
Xena lo lasciò delicatamente.
-Qualcosa si può fare - continuò il comandante –Dove
sei diretta?-
-Nelle terre Barbare, dal popolo amazzone-
La donna fece un leggero sussulto a quelle parole. Il comandante fece
un piccolo passo indietro prima di dire:-Entro una settimana sarai
là-
La donna fece un finto sorriso, poi gli si avvicinò e sbattendolo
al muro disse:
-Secondo me possiamo arrivarci prima-
-Una settimana è il minimo, non si può arrivare prima
- tremò di paura l’uomo, anche se Xena sapeva che mentiva.
-Non se inverte subito la rotta-
l’uomo deglutì lentamente, quasi quel gesto gli costasse
un enorme sforzo.
-Va bene... diciamo quattro giorni-
-Bravo.. quattro sono troppi ma mi accontenterò- disse allontanandosi
dall’uomo che tirò un lieve sospiro di sollievo.
Un'ultima occhiata alla donna e uscì dalla stanza.
Contenta d’aver ottenuto quello che voleva.
Come sempre.
2 giorni dopo.
Olimpia
stava seduta su una panchina, al centro del ponte della nave che all’alba
era deserta. Si godeva quello splendido paesaggio e quella lieve brezza
calda che le conciliava la scrittura.
Piegata su sè stessa scriveva alcuni versi, un’avventura
recente.
Sorrise nel ricordare alcuni particolari, s’amareggiò
pensandone ad altri.
Stava tutta immersa nella sua lettura quando una ragazza si sedette
al suo fianco.
Olimpia smise di scrivere e la guardò.
Era strano che una schiava si concedesse una mattinata libera. Le
schiave che lavoravano nelle navi erano sempre molto impegnate, tese
e sporche, invece questa era solamente vestita come una schiava, del
resto era una comunissima ragazza.
-Che scrivi?- le chiese la ragazza. Aveva dei lunghi capelli castani
ricci che le arrivavano a metà schiena. Altra caratteristica
strana per una schiava.
Gli occhi erano truccati stranamente, secondo uno stile che non conosceva
bene, ma sicuramente non era quello egizio, né greco, né
tantomeno romano.
Comunque erano castani e trasmettevano una strana tristezza, vendetta
e contemporaneamente serenità.
Olimpia si riscosse lievemente e disse:-Scrivo le gesta di Xena, la
leggendaria principessa guerriera. Ne hai mai sentito parlare?-
-Certo!- gioì la ragazza..-Ma ormai….-
Olimpia sorrise:-E' una lunga storia. Xena è ancora giovane
e io scrivo le sue avventure . Vuoi sentirne una?-
La donna sbuffò:-Mi piacciono le storie. Non ho molto tempo
però! Uffa!-
-Sei... una schiava?- domandò Olimpia cercando d’avere
un certo tatto.
La donna schivò l’argomento:- Mi chiamo Melissa. Tu?-
-Olimpia, sono il bardo che segue Xena in tutte le sue avventure.
Piacere.-
-Che onore! Se la segui… vuoi dire che... Xena è su questa
nave?- gridò tutta eccitata Melissa, mentendo spudoratamente:
lei sapeva eccome che Xena stava sulla nave, l’aveva incontrata
due giorni prima, quando la principessa guerriera aveva fatto una
violenta irruzione mentre lei parlava con il comandante.
-Si- sorrise Olimpia, un po’ delusa dal fatto di non essere
riuscita a carpire l’informazione che più le premeva
sapere. Ritentò:- Dove sei diretta?-
-In Africa... guarda- disse la donna poggiando una mano sul suo ventre.
Solo allora Olimpia si accorse che era incinta.
-Lo chiamerò Hilios.- disse tutta contenta Melissa.
Olimpia sorrise amorevolmente, ma non osò chiederle dove fosse
il padre.
-Mio marito è morto- disse Melissa, capendo che Olimpia si
stava struggendo dalla curiosità.
- Com’è accaduto?- investigò Olimpia, senza però
risultare invasiva.
-E' stato ucciso da suo fratello! Mio marito era un re buono e saggio
ma….-
-Un re?- chiese incuriosita Olimpia. Melissa iniziò a farsi
irrequieta e a tremare, mentre alcune lacrime le sgorgavano dai bellissimi
occhi scuri:-Lui… -
-Di che regno sei regina, Melissa?- chiese Olimpia sottovoce, ma i
loro discorsi vennero comunque uditi e interrotti dal capitano che
si avvicinò a Melissa e prendendola per un braccio, disse:
- Melissa!!! Che ci fai qui!! Ritorna subito nella tua cabina, prima
che ti picchi!! Avanti!- disse poi tirandola per il braccio, facendola
cadere.
Olimpia che prima era rimasta in silenzio, ora non poteva proprio
tacere:- Picchiare una donna incinta? Ma non si vergogna?- urlò
puntando addosso al capitano due occhi verdissimi e pieni più
che mai di rabbia.
-Una schiava non deve mai dimenticare la sua posizione!- gli urlò
contro il capitano.
-E anche lei non dovrebbe!- ribattè pronta Olimpia.
-Ma sentitela questa ragazzina … vuoi che ti insegni io un po’
di buone maniere?!- continuò il capitano tirandosi su le maniche,
preparandosi a combattere.
-Perché non le insegni anche a me?- gli disse una voce alle
sue spalle.
Il comandante si girò alterato al massimo, ma alla vista della
principessa guerriera sbancò di colpo e disse:- Scusatemi ma
ho molto da fare. Vieni Melissa –
E se ne andarono entrambi.
Olimpia sorrise alla donna mora, che si sedette al suo fianco e chiese:-
Che voleva da te?-
-Nulla di particolare… - sorrise Olimpia prima di dire:- Comunque
ce l’avrei fatta anche da sola!- concluse mostrandole scherzosamente
la lingua.
Xena si limitò a sorridere poi aggiunse:- Conosci quella schiava?-
Olimpia annuì mesta:- Ci ho scambiato qualche parola. Ma…
non so… Xena a me non sembra che una schiava possa permettersi
di truccarsi, curarsi i capelli… -
-Questa storia inizia a non piacermi… anche ieri, quando cercavo
il capitano, l’ho trovata che ci litigava animatamente. E sembrava
che il comandante ne avesse perfino paura. Molto insolito per una
schiava -
Olimpia restò un po’ pensierosa. Pensava alle parole
di Melissa.
-che hai Olimpia? C’è qualcosa che non mi hai detto?-
chiese Xena preoccupata. –qualcosa che riguarda Melissa?-
Olimpia avrebbe voluto dirglielo, ma poi pensò che sarebbero
state solo parole senza senso. Si promise però di approfondire
la situazione e quando avrebbe saputo di più ne avrebbe sicuramente
parlato con Xena, per ora comunque era meglio negare:- no, scusami
ho solo un po’ di mal di mare-
Xena le premette un punto ben definito sul polso e Olimpia finse di
stare meglio, anche se in realtà in quel momento il mal di
mare non lo sentiva proprio.
-so cosa ti preoccupa.- sentenziò Xena,alla fine.
La donna fece un sobbalzo. Possibile che l’avesse capito?
-Stai pensando alle amazzoni, non è cosi?-
Olimpia si sentì sollevata ma non lo diede a vedere, anzi assunse
un’aria grave, probabilmente dal fatto che per loro si sentiva
in ansia davvero.
-Si, come potrei non pensare a loro-
-Tranquilla- disse Xena. Il suo tono era stranamente affettuoso e
così dolce che Olimpia si girò nella sua direzione.
Era raro sentire Xena così vicina, così ad un passo
dal suo animo.
-Tra due giorni saremo da loro e sistemeremo tutto- disse infine alzandosi
e dirigendosi verso il parapetto della nave per appoggiarsi.
Il bardo restò per un po’ a guardarla. Xena era stranamente
rilassata, non sembrava tesa ed in ansia. Infondo si era sempre preoccupata
delle amazzoni… che prendesse la situazione troppo leggermente?
Cercò di scacciare quei pensieri assurdi, cercando di convincersi
che con molta probabilità la principessa guerriera aveva un
piano.
Osservò ancora un po’ la ragazza prima di tornare a comporre,
mentre prometteva a sè stessa che prima dello sbarco avrebbe
parlato di nuovo con Melissa.
Fu Melissa a cercarla proprio la notte prima del loro sbarco nelle
terre barbare.
Olimpia nei due giorni precedenti l’aveva cercata ovunque, sempre
senza farsi notare da Xena, ma invano. La donna sembrava sparita.
Come se non fosse più nella nave.
Poi quella sera sentì dei leggeri colpi sulla porta della sua
cabina.
Pensava fosse Xena. Ma scartò il pensiero, visto che la donna
era andata a fare due passi sul ponte ed era partita pochi attimi
prima.
Andò ad aprire e con sua grandissima sorpresa davanti a lei
c’era Melissa, normalmente vestita da schiava ma avvolta da
un mantello nero.
Olimpia cercò di soffocare lo stupore:- Melissa!-
La donna le sorrise e a bassa voce le chiese:- Posso entrare Olimpia?-
La donna annuì più volte lasciandole spazio per entrare.
Melissa si sedette sul letto. Aveva pianto. -Aiutami- disse rivolta
a Olimpia che chiudeva la porta della stanza.
-So che tu e Xena sbarcherete domani mattina nelle Terre Barbare...
- continuò Melissa.
-Si, è vero. Ma non capisco come potrei aiutarti.- disse Olimpia.
-Portatemi con voi... io non voglio andare in Africa!- urlò
la ragazza prima di scoppiare a piangere.
Olimpia perse la pazienza, ma cercando di non darlo a vedere disse:-Ascoltami
bene Melissa.. io ti vorrei aiutare… ma se non mi riveli chi
sei veramente e perché non puoi andare in Africa… io
non posso fare nulla per te-
Melissa si asciugò le lacrime che le avevano rovinato il trucco
perfetto dei suoi occhi. Con una manica del vestito si pulì
il viso dal trucco, mostrando a Olimpia un volto più puro e
giovane che il trucco nascondeva bene.
-Io...- iniziò Melissa.
-Forse è meglio che chiami Xena – disse il bardo mentre
si alzava dal letto e apriva la porta della sua cabina, ma fu fermata
da Melissa che le urlò:-No, ti supplico!-
Olimpia si girò incuriosita:-Perché?-
-Voglio parlare solo con te- sentenziò Melissa con aria infantile.
-Ma Melissa…-
-Tu sei una grande donna… hai un’anima pura e semplice.
Tu capiresti meglio ciò che porto nel cuore-
Olimpia sospirò. Non importava se non poteva parlarne subito
con Xena, glielo avrebbe riferito dopo, così si sedette accanto
alla donna.
Melissa sorrise, ce l’aveva fatta. Parlare con Xena era pericoloso.
Lei avrebbe capito.
La donna disse:-mi chiamo Melissa e sono scappata dal mio regno, perché
mio genero mi avrebbe sicuramente uccisa. E con me l’erede di
mio marito che porto in grembo.-
Olimpia ascoltava con interesse:- Di che regno parli?-
-No, questo non posso dirtelo Olimpia. Se venissi scoperta, verrei
uccisa -
-Quindi non sei una schiava..-
-No, è solo una copertura. Il comandante di questa nave è
un mio cugino alla lontana. Lui all’inizio si era preso cura
di me... poi però mi imbarcò su questa nave dicendomi
che dovevo sposare Hulibab...-
-Chi è Hulibab?-
-E' un re africano… ma io non voglio sposarlo… devo assolutamente
tornare in patria e rivendicare il mio trono!- disse infine Melissa,
quasi urlando. Olimpia annuì:- Ma dov’è la tua
patria? Noi ti possiamo aiutare a raggiungerla.-
-No, non è possibile. Quello che potete fare per me è
non farmi arrivare in Africa... –
- Ti aiuteremo.- sorrise Olimpia. Melissa fu colpita dal calore di
quelle parole e ricambiò il suo sorriso mentre il bardo continuava:-
Io capisco che tu non ti fidi di me… e non mi vuoi raccontare
tutto per paura. Ascolta. Io e Xena dobbiamo andare dal popolo amazzone
per impedire che scoppi la guerra, ma poi ti giuro che ti aiuteremo
a tornare in patria e a riconquistare il tuo regno -
-Guerra…. contro chi?- chiese con uno strano interesse Melissa.
-Contro i Dori- rispose Olimpia. Melissa era stranamente nervosa e
agitata.
Olimpia intuì che qualcosa non quadrava e disse:-Li conosci?-
-No… ne ho solo sentito parlare- mentì Melissa.
Olimpia capì che la ragazza le nascondeva qualcosa, ma decise
di non indagare. Era scappata dal suo regno, era stata tradita da
un suo parente... come poteva fidarsi tanto di un’estranea?
Era una cosa impossibile. Le aveva raccontato a sommi capi quello
che era accaduto nei suoi 18 anni di vita, ma non le aveva detto di
quale regno era la regina e molte altre cose che la potevano aiutare
a capire.
Ma non aveva importanza. L’avrebbe sicuramente scoperto più
tardi, quando finalmente al sicuro nelle terre barbare, Melissa le
avrebbe rivelato tutto. “Si, andrà così”
concluse tra sè.
-Devo andare- disse ad un certo punto Melissa interrompendo il corso
dei pensieri di Olimpia.
-A domani.- disse Olimpia mentre stava per chiudere la porta della
cabina da dove Melissa era uscita.
Prima
di scomparire nell’ombra la donna disse:- Olimpia, ti ringrazio.
Nonostante le cose che non ti ho voluto dire, tu hai deciso comunque
di aiutarmi. È ammirevole-
Olimpia le sorrise amorevolmente, mentre Melissa spariva nell’oscurità.
La donna arrivò sul ponte della nave e assicuratasi che Olimpia
non poetesse sentirla disse :-Bene, quando sono stata esiliata, pensavo
che non sarei più riuscita a far guerra alle amazzoni... ma
a quanto sento, la cosa si è evoluta senza di me.-
Sospirò:- La piccola Olimpia non sa che mi è d’aiuto
più di quanto crede. Lei mi porterà dritta dritta da
Varia, e all’interno del popolo amazzone, potrò essere
più utile alla mia gente... povera Olimpia, ti ho messa nel
sacco!-
E rise di cuore.
di
Diomache
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