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CAPITOLO
Olimpia stava inginocchiata davanti all’enorme portone e cercava
disperatamente una soluzione. O Evi sarebbe morta.
“Xena se ci fossi tu” pensò distrattamente. Poi
però si rese conto che era proprio quella la chiave si alzò
da terra ed esclamò:- Ma certo!!! Che farebbe Xena? Allora
vediamo...- ed iniziò a pensare nervosamente mentre percepiva
il tempo passare sempre più velocemente come in un vortice
senza uscita.
-Quello che farebbe Xena è risaputo… ma io… no,
devo farlo!- quindi bussò nuovamente alla porta, questa volta
con maggiore decisione, e così tanto e forte che la pelle sulle
nocche s’arrossò e si screpolò leggermente.
Probabilmente ora i seguaci dormivano. Meglio.
Bussò ancora e finalmente la porta timidamente s’aprì,
Olimpia senza pensarci tanto e fingendo un momento di essere la principessa
guerriera, diede un pugno in pieno viso all’uomo che le aveva
aperto. Quest’ultimo stava per gridare aiuto, ma Olimpia non
gli diede tempo assestandogli un calcio nello stomaco e l’uomo
cadde a terra, sbatté la testa e di conseguenza svenne.
Olimpia eccitata dal vortice d’azioni, ma anche impaurita per
la brutalità che aveva usato, guardò l’uomo a
terra: un poveraccio che stava solo facendo il suo dovere.
-Xena, questa è colpa tua- disse mentre entrava nel grande
edificio dei seguaci di Belhur. C’erano decine di stanze, dove
poteva trovarsi Evi?
Non poteva aprire ad ogni porta, nè gridare il nome della ragazza
a perdifiato, sarebbe stato un suicidio. Subito tutti sarebbero balzati
fuori e addio piano.
Così tese l’orecchio.
Dall’ultima stanza del corridoio. Solo lì dentro si sentivano
rumori… rumori di armi.
“Di armi?” pensò Olimpia mentre veloce come un
fulmine si dirigeva verso la stanza... il cuore che le scoppiava nel
petto.
Con un calcio l’abbatté e rapidamente entrò nella
stanza.
Evi distesa sul letto si difendeva dagli attacchi dell’amazzone
assassina con un quadro di legno, che molto presto avrebbe ceduto.
Ma non era illesa, sul braccio destro aveva un taglio abbastanza grande
che perdeva sangue che le colava lungo il braccio. Poi sulla fronte
aveva una contusione proprio sopra il sopracciglio... anche quest’ultimo
aveva perso un sacco di sangue e il liquido vermiglio le aveva invaso
il viso, coprendole quasi la vista e facendola sembrare una maschera
di sangue.
- Evi!- chiamò la ragazza quasi volesse assicurarsi che la
messaggera d’amore stesse bene, Evi sentendo arrivare la vera
Olimpia tentò l’impossibile e spaccò il quadro
in testa a Arete che cadde dal letto e per una decina di minuti restò
priva di sensi. La messaggera, veloce come un lampo scese dal letto
e si avvicinò all’amazzone piangendo quasi dalla gioia.
- Olimpia!- disse mentre abbracciava la donna, scoppiando istintivamente
a piangere.
-Oh, Evi… ho avuto paura- disse Olimpia mentre staccava leggermente
Evi da se per guardarla negli occhi. L’ex romana sorrise e disse
:-Per cosa?-
-Per la tua vita… ma ora dimmi... che ti ha detto... Arete...-
chiese Olimpia mentre con una benda asciugava il sangue dal viso di
Evi, che quasi le impediva la vista.
La messaggera di Belhur alzò le spalle in senso di rassegnazione
e poi disse:- è confusa. È venuta a sapere di una verità
che le ha sconvolto l’anima. Prima credeva che Callisto fosse
un’assassina... ma ora la ritiene una martire. Dobbiamo fare
qualcosa Olimpia… lei crede che sia colpa di mia madre... Callisto
è diventata un’assassina per causa di Xena… e ora
vuole vendicarsi di tutti... prima di me, perché ne sono la
reincarnazione che la disonora-
Olimpia annuì gravemente, si se lo aspettava.
-Dov’è mia madre, Olimpia?- chiese Evi vedendo che Arete
lentamente si stava muovendo, riprendendo i sensi.
-Arriverà prestissimo. Ora andiamo... se restiamo qui, rischiamo
di far scaricare la sua ira sui seguaci di Belhur.- le disse la poetessa
mentre insieme si dirigevano verso l’uscita del grande portone.
Lo lasciarono aperto e si diressero verso il cavallo di Olimpia. Non
era uno stallone, ma una femmina e anche abbastanza giovane, non poteva
reggere entrambe.
Olimpia incontrò i suoi occhi blu, così somiglianti
a quelli di Xena che quando li osservava intensamente poteva perfino
confonderli con quelli della guerriera. –Evi. Andrà tutto
bene...- disse ma la sua voce esprimeva un parere restio dal credere
che sarebbe andato davvero tutto bene.
-Ora andiamo- suggerì Olimpia. Ma sul viso di Evi si leggeva
resistenza :-Olimpia, non posso lasciare soli i miei seguaci. Io resto
qui-
Olimpia spalancò gli occhi smeraldini:- Evi.. ma non capisci?
Lei non vuole i seguaci... vuole te! Devi scappare!-
Evi scosse la testa con fermezza:- Mai! Non lascerò la mia
gente da sola!-
-Ti supplico, ragiona!- implorò Olimpia ma sul viso di Evi
si esprimeva già una decisione presa e irremovibile.
-Dove credete d’andare, voi due?- chiese una voce alle loro
spalle.
Si girarono di scatto, con il sangue gelato nelle vene.
Arete.
I suoi occhi erano pieni di sangue, sangue di vendetta.
Ormai era decisa e avrebbe continuato sulle sua strada.
“Devo vendicare Callisto” la sua mente distorta continuava
a ripetere.
Il suo vestito d’amazzone era leggermente sgualcito ma la sua
grinta non era per nulla temperata. Il quadro che Evi aveva preso
per difendersi e che poi le aveva spaccato in testa le aveva procurato
una ferita sulla tempia, il sangue era uscito copioso dallo sfregio.
L’enorme cicatrice che aveva sul braccio destro, l’unico
ricordo palpabile della madre, ora sembrava ancora più angusta
e paurosa.
-Olimpia… sei venuta a salvare la tua amica?- finse di domandare,
era più che ovvio che era lì per quel motivo.
-Quando ti guardo vedo Callisto- disse inaspettatamente Evi.-Anche
se non l’ho mai conosciuta-
Arete sorrise estasiata e chiudendo gli occhi disse:-Ripetilo. Dillo
di nuovo-
Evi si girò verso Olimpia che le accennò un si con il
capo. Dovevano solo aspettare l’arrivo di Xena, potevano anzi
dovevano perdere tempo.
-Sei come Callisto- ripetè lentamente Evi.
Arete dischiuse gli occhi come se fosse entrata e uscita da un’estasi,
un piacere fortissimo. –E Callisto vi avrebbe uccise!- disse
poi.
Olimpia per tutta risposta sfoderò i sais e si pose tra Evi
e Arete, senza abbassare lo sguardo per un solo secondo ma dimostrando
coraggio degno di lei...
Arete non era solo molto forte, più forte della stessa Varia
ma aveva un’arma in più: poteva usare il tocco paralizzante
del ginocchio con Olimpia, mentre la poetessa non poteva fare altrettanto
con lei: essendo figlia di Callisto su di lei non aveva alcun effetto.
Era qualcosa di genetico che confermava la maternità dell’assassina
bionda. Doveva stare attenta, molto attenta. Se Arete avesse utilizzato
quel colpo sarebbe stata la fine. L’avrebbe uccisa e poi sarebbe
stata la fine per Evi.
-Allora… cosa c’è? Hai paura forse?-
-Si, ho paura- disse Olimpia con una schiettezza tale che anche Arete
come Evi rimase paralizzata dalle parole della donna... come prima
Olimpia cercava solo di perdere tempo e aspettare Xena.
-Cosa c’è di strano? Tu non hai paura Arete?- chiese
a questo punto Olimpia continuando ad usare la sua arma più
efficace: la lingua.
Arete sorrise divertita e disse:- No, non ho paura-
-Allora sbagli e sottovaluti il tuo avversario- rispose pronta Olimpia.
Arete scoppiò in una risata:-Io dovrei considerarti di più!
Ma non mi dire…-
-In battaglia- l’interruppe improvvisamente la poetessa –La
paura è un vincolo. La paura non ti fa vacillare, come molta
gente crede, ma ti incita a combattere. La paura ti spinge a difenderti,
salvando l’incolumità ma anche ad attaccare per non soccombere
sotto la spada del nemico- disse convintissima Olimpia.
-E il coraggio?- chiese Arete in tono di sfida.
Quell’amazzone era molto furba e brava a parlare, convinta dei
suoi principi che non erano principi guerrieri né amazzoni,
ma qualcosa al di sopra delle due cose.
E ora la voleva sfidare. come avrebbe risposto a questa domanda?
Olimpia sorrise e disse:- Il coraggio… Non esiste.- s’interruppe
un istante, solo per vedere la reazione sul volto di Arete, poi riprese:-Sono
solo diversi gradi di paura.-
-Complimenti, una bella teoria, che cosa ne pensa Xena? Lei è
una donna coraggiosa… sai non fa lo stesso effetto dire che
è paurosa… che ne pensi?-
Olimpia rimase in silenzio… quello che diceva era vero.
Arete colse al volo la debolezza di Olimpia e disse:-Ora le faccio
io le domande… come va con il ginocchio?-
Olimpia rimase leggermente spiazzata, cercò comunque di mantenersi
calma e disse:- Sono guarita-
-E il tuo periodo di riposo?- la canzonò Arete.
-Si conclude ora- rispose pronta l’amazzone ma con la paura
che le ribolliva nel cuore e l’articolazione leggermente dolorante.
-Basta parlare!- urlò improvvisamente Arete quasi si fosse
accorta della strategia adottata da Olimpia e si fosse innervosita
improvvisamente per esserci cascata dentro senza neppure accorgersene.
Il sole sorgeva lentamente illuminando le giovani donne che si apprestavano
a battersi.
Arete sfoderò la spada.
“Xena, dove sei?” pensò Olimpia reggendo con maggiore
forza i sais.
Lo scontro iniziò.
Arete si avventò sull’avversaria con maggiore potenza
di quest’ultima, concentrandosi sulla parte destra della poetessa
dove si trovava il ginocchio ancora indolenzito.
Olimpia giocava in difesa, come al suo solito, tenendo le armi sull’altezza
del petto così parando più facilmente i colpi alti di
Arete che miravano tutti al viso, al torace e al collo e naturalmente
al ginocchio, dove aveva già cercato di ferirla più
volte, ma lei abilmente l’aveva evitata.
Evi impaurita seguiva lo scontro in cui si opponevano la forza assassina
e senza ragione di Arete alla difensiva di Olimpia che non accennava
ad attaccare, Arete non le lasciava spazi: i suoi attacchi erano potenti,
precisi e di una gran velocità.
Ma ecco che Olimpia con una finta riuscì ad attaccare. Infatti
aveva finto di colpirla alle gambe ma come Arete si era coperta con
la spada nel punto in cui poteva essere ferita, Olimpia l’aveva
attaccata al viso con uno schiaffo di sai.
Iniziò l’offensiva di Olimpia.
Questa volta fu Arete a giocare in difesa, parando bene gli attacchi
non potentissimi, ma sicuri e precisi della poetessa. Ma ecco che
Arete lasciò improvvisamente il fianco debole scoperto, Olimpia
se ne accorse e la colpì con il sai.
Arete cadde di spalle a Olimpia.
L’amazzone non voleva ucciderla, solamente sconfiggerla così
si avvicinò a Arete.
La donna percepì (senza girarsi) la presenza del bardo che
si avvicinava e appena fu abbastanza vicina piantò le mani
a terra, e come se stesse facendo una verticale diede un calcio all'indietro,
che colpì Olimpia in pieno viso e la fece cadere lontano da
lei.
-Olimpia!- urlò Evi spaventata, nel vedere l’amica cadere
sotto quel colpo inaspettato dell’ eccentrica amazzone. E così
dicendo si diresse verso Olimpia che lentamente si era rialzata, con
il naso che colava sangue.
-Adesso basta, mi sono proprio stancata- disse Arete con rabbia. –Dobbiamo
chiudere quest’incontro- e così dicendo prese una freccia
dalla faretra e tese l’arco, che come ogni amazzone, portava
a tracolla e mirò nella direzione di Olimpia.
La freccia partì verso il bersaglio, ma qualcosa la fermò
a metà strada.
I presenti sentirono un rumore metallico, poi nulla.
E un grido di battaglia.
Evi e Olimpia gridarono insieme:-Xena!!- la guerriera dopo una serie
di acrobazie atterrò davanti ad Arete. Si girò verso
il bardo e le lanciò un segno di conforto: le amazzoni avevano
vinto. La poetessa capì subito a cosa si riferiva il gesto
e si sentì maggiormente sollevata. Xena si rivolse a Arete:-Non
c’è alcuna fretta di chiudere l’incontro. Non vorrai
mica tirati indietro adesso, spero- la canzonò la principessa
guerriera. La figlia di Callisto era turbata. Poi però prese
parola e disse:- Salti come una cavalletta… Avrei avuto molto
da imparare da te... Avevo per te una grande stima, principessa guerriera,
peccato che debba ucciderti. -
-Questo lo dicono in molti- disse la donna mora, riferendosi all’avventura
con Marzia -Ma non è facile riuscirci.-
-Lo vedremo- disse Arete prima d’avventarsi su di lei con estrema
rabbia.
Xena estrasse la spada ed iniziò a duellare con l’amazzone
che sempre più agguerrita parava gli attacchi della guerriera
ma contemporaneamente ne proponeva altri, sempre più veloci.
Per Xena non era una passeggiata anche se comunque era un combattimento
fattibile. Arete si trovava leggermente in difficoltà e rischiando
cercò di colpire Xena al fianco.
La mora si girò di scatto e non vide più Arete bensì
Callisto che rideva. –Avanti Xena? Cosa aspetti?-
Ancora stordita dalla visione Xena non vide il calcio fulmineo dell'avversaria
che la colpì in pieno stomaco e la fece piegare in due. Poi
l’amazzone l'attaccò ancora questa volta al viso e Xena
cadde definitivamente a terra. Arete cercò di trafiggerla con
la spada, ma Xena ruotando sul fianco l’evitò e tornò
nella posizione d’attacco.
Comparve sulla scena, proprio dietro Olimpia, Marte che disse ironicamente:
-Buongiorno a tutti-
Olimpia si girò adirata:- Tu… sei tu la causa di tutto!
–
Marte sbuffò:-Oh andiamo… ancora con questa storia?!-
-Ancora con questa storia? Non lo sai che Evi ha rischiato di morire?!-
-Questa si che è una novità- rise il dio –Da quando
Xena l’ha messa al mondo, mi sembra che non abbia fatto altro-
e scoppiò a ridere, girandosi istintivamente verso Evi che
risentita guardava in basso.
-Tu, ti sei fatta male?- disse il dio canzonando Olimpia.
Olimpia si toccò leggermente il naso, ancora tutto rosso:-No,
sto benissimo.-mentì la donna.
Marte sembrava sul punto di ridere ancora, scherzando sul naso della
povera Olimpia, quando sentirono un tonfo.
Xena con rovesciata aveva fatto volare Arete qualche metro più
in là.
Il dio subito puntò puntò lo sguardo sulla sua guerriera
preferita che si preparava a sconfiggere definitivamente Arete, da
poco rialzata.
L’amazzone aveva perso la spada.
-L’incontro è concluso.- disse Marte a Olimpia, entrambi
osservavano attenti il combattimento. Olimpia annuì.
Xena si avvicinò ad Arete puntandole la lama al collo.
Il viso di Arete si deformò una seconda volta e riapparve Callisto:-
Colpisci! Su! Agisci da guerriera! Uccidimi… Uccidimi! UCCIDIMI!!!!
-
Xena immobile osservava Callisto, visibile solo a lei. Non era sicura
di vederla. Magari era solo la sua mente a giocarle qualche scherzo
di cattivo gusto.
-Avanti!- urlò di nuovo l’assassina bionda.
-Xena!- urlò Olimpia avvertendo che la donna non era in sè
e avvertirla che Arete si era alzata e con un calcio l’aveva
disarmata.
Xena si riscosse e iniziò a combattere a mani nude con Arete.
La ragazza aveva un occhio nero e il naso che le sanguinava ma per
lei non era un gran dolore, anzi il sangue la eccitava. La mora non
aveva tante contusioni, e ora procedeva tirando calci e iniziando
un’offensiva dalla quale Arete non sembrava potesse uscire viva.
L’amazzone iniziò ad avere paura.
Paura di perdere. Poi pensò. È quindi decise di utilizzare
l’unica cosa che indirettamente le aveva imparato Xena.
Quindi decise di lasciarsi picchiare da Xena, tanto era sicura che
alla fine a lei spettasse la vittoria. Xena era insospettita dall’atteggiamento
di Arete. Non schivava i colpi, ormai i suoi zigomi erano gonfi e
sanguinanti. Ma non opponeva resistenza.
La principessa capì che c’era qualcosa sotto. Stava accumulando
energia per l’ultimo colpo. Sperava di vincere.
E infatti il colpo che Xena aspettava da tempo arrivò. Fulminea
e potentissima l’amazzone colpì Xena al ginocchio. La
principessa non fece in tempo a schivare il colpo.
Olimpia sbiancò di paura:-Xena!!- disse mettendosi le mani
sulla bocca, poi cercò di avvicinarsi all'amica ma Marte prendendola
per un polso, la trattenne indicandole di “no” con la
testa.
-Lasciami andare Marte!!- gridò Olimpia, ma la presa d’acciaio
del dio non mollava, così fu costretta a lasciar perdere e
a fare da spettatore a ciò che stava accadendo.
Xena aveva perso l’equilibrio e stava a terra. Ma non sembrava
dare segni di dolore.
Arete disse:- Mi mancherai- e si preparò a trafiggerla con
l’ascia ma Xena proprio mentre stava per colpirla scattò
in piedi e con un colpo potentissimo alla schiena disarmò l’amazzone
e la fece cadere a terra.
-Com’è possibile?- gemette Arete… -Non ha avuto
effetto…-
-E non lo avrà mai...- rispose Xena tranquillamente. –Ho
imparato a mie spese come lo si può evitare-
Olimpia sospirò. Era finita. Si girò verso Marte:-Tu
sapevi...-
Il dio sorrise soddisfatto:-Certo che lo sapevo e credo di saperne
molte altre che non sai, piccola Olimpia. Modestamente credo di conoscerla
abbastanza bene... almeno per quanto riguarda il piano combattivo.
Dopotutto è stata la mia guerriera per tanto tempo, no?- Olimpia
rimase zitta.
-Non sopravvalutarti credendoti onnipotente, ci sono molte cose di
Xena che non sai-
-Già.- rispose pronto il dio. –E sicuramente nemmeno
tu- e scomparve ridendo, lanciando un bacio a Xena con una mano. Tuttavia
la donna non lo vide.
Xena aveva legato Arete con una corda fornitagli dalla stessa amazzone.
Negli occhi della ragazza vedeva lo stesso odio della madre.
Quanto ancora avrebbe dovuto tormentarla Callisto e la sua progenie?
Evi si avvicinò lentamente a Xena, sfiorandole il braccio e
con uno sguardo dolcissimo disse:-Madre io sola posso fare qualcosa
per lei-
Evi si chinò in ginocchio e con la bocca raggiunse l’orecchio
della donna e sussurrò lei queste parole:- Arete… so
il tormento che provi. Anch’io mi sono sentita così.
Ero spietata, non conoscevo la realtà. Ora la conosco. E questa
realtà me l’ha data mia madre. Io l’ho invidiata,
l’ho odiata, gli ho ucciso coloro che le stavano più
a cuore… ma lei mi ha battuto comunque. E non solamente con
la spada. Devi sapere che mentre io le stavo per tagliare la gola
lei mi disse… ti voglio bene.. e il mio cuore si aprì
alla verità. Anche il tuo cuore può farlo.-
-Ma io non ho mia madre ad aiutarmi… e lei… non sarebbe
orgogliosa di me- controbatté Arete, ma il suo tono si faceva
sempre più malleabile.
-Non è imitando i suoi errori che la farai orgogliosa. E non
dire di non avere una madre, tu ce l’hai. Anche se non fisicamente,
hai il suo spirito. Incarnato in me. E credimi questa è la
parte più vera di tua madre. La parte buona, dolce. Quella
assassina era solamente un demone che si era impossessato del suo
cuore… della sua anima… e del suo corpo. Ora quel demone
sta imprigionando anche te.-
Arete guardò Evi negli occhi. “è vero”,
pensò mesta.
-Non devi sentirti in colpa per quello che hai fatto o per quello
che volevi fare per vendicare tua madre. Questo demone è una
tentazione continua... anche la più pura delle persone, almeno
una volta ha ceduto a lui. -
Evi si allontanò leggermente, prese la spada che Arete aveva
perso poco più in là e le tagliò le corde che
la tenevano imprigionata.
-Ora, lascia che te ne liberi- concluse la messaggera d’amore,
riponendo le mani sul capo della giovane donna, pregando qualche istante
in silenzio. Olimpia e Xena guardavano estasiate i poteri di cui era
in possesso Evi, con i quali aveva potuto scacciare i demoni che avevano
posseduto Olimpia più di una volta.
Poi la messaggera si staccò da lei. Arete riaprì gli
occhi come se fosse uscita da un coma profondo e si sentisse viva
per miracolo.-Io… che mi accade Evi?… -
-E' l’amore che ha trovato spazio nel tuo cuore...- disse Evi
abbracciando Arete. Il loro abbracciò sembrò non concludersi
più, poi l’amazzone disse:-Grazie-
Evi ricambiò con un sorriso dolcissimo, poi entrambe si alzarono
e si rivolsero alle guerriere che in silenzio avevano osservato la
scena.
- Xena, Olimpia... perdonatemi... io avevo perso di vista la retta
via- disse Arete quasi piangendo. Olimpia rispose per entrambe:- L’importante
è che tu ora abbia capito. Callisto era un’assassina,
ma poi l’amore dei campi elisi l’ha cambiata. E ora sarebbe
orgogliosa di te se vedesse che hai capito l’errore, ancora
prima di finirci dentro del tutto- concluse la poetessa.
Xena abbracciò Evi, le stampò un bacio sulla fronte
e disse:-Figlia mia, stai bene?- Evi annuì e ringraziò
la madre e Olimpia per quella visita fugace ma intensa. Sapeva che
le due sarebbero ripartite per nuove avvincenti avventure.
-Tu, cosa farai?- chiese Olimpia ad Arete.
-Ritornerò con le amazzoni... ho tanto da farmi perdonare anche
lì, soprattutto da Varia, in fondo quella è la mia famiglia...
anche se ora so che da qualche parte avrò anche una madre-
e incrociò lo sguardo con Evi.
La messaggera d’amore guardò Xena e Olimpia.
Abbassò il viso di lato e sorrise. Le guerriere si scambiarono
uno sguardo poi ritornarono a guardare Evi. Ad entrambe sembrava di
vedere, in quel gesto così tipico di Callisto, l’angelo
della loro ex nemica che ora sorrideva compiaciuta.
Successivamente Olimpia e Xena salutarono Evi con un grande abbraccio
e complimentandosi con lei per essere riuscita a redimere Arete.
Evi ritornò all’interno del grande edificio adibito al
culto dei seguaci, salutandole con un gesto della mano sia la madre
e Olimpia ma anche Arete che era montata a cavallo e finalmente poteva
tornare a casa.
L’amore aveva trionfato sul suo cuore che per un attimo si era
annebbiato d’odio, un odio cattivo e insensato che come un piccolo
fuoco di paglia al primo contatto con l’acqua, si era spento.
Xena e Olimpia la guardarono allontanarsi, poi anche loro salirono
sui destrieri che le avevano accompagnate fino alla città Rialzata.
Xena trottava tranquillamente, leggermente in avanti rispetto a Olimpia.
- Xena...- disse ad un certo punto la poetessa. –Credo che tu
debba spiegarmi un paio di cosette.-
-Quali?- fece l’ingenua Xena.
-Primo.- iniziò Olimpia. –come facevi a sapere che Melissa
era la regina dorica di cui Varia ci aveva parlato e quindi dell’attacco
imminente. Secondo. Come mai non mi hai detto che quel colpo non è
così invincibile come dicevi, ma c’è una modo
per evitarlo. Terzo. Perché Marte sapeva tutto e io no?- concluse
Olimpia irritata.
-Sapeva cosa?- chiese Xena fingendo di non sapere nulla.
-Come cosa? TUTTO!!!-
Xena crucciò un po’ la fronte, poi scoppiò a ridere.
-Che hai ora da ridere? Non c’è nulla da ridere!!!- urlò
Olimpia.
Tuttavia non era arrabbiata, solo divertita da quel vivace scambio
di idee.
-La sai una cosa? Marte ti ha messo nel sacco! Lui non sapeva nulla
del fatto che io posso evitare il colpo al ginocchio, perché
nemmeno io lo sapevo. Quando Arete mi ha colpito ho cercato una soluzione...
ed è andata bene! Ti sei fatta prendere in giro!-
Olimpia diventò paonazza:-Grrr, che rabbia! Se lo rivedo lo
uccido!-
-Bè, sarà difficile, potevi approfittarne quando non
era mortale...- la corresse Xena. –Non me lo ricordare- rispose
Olimpia.
Le due risero.
Poi la calma tornò a regnare tra di loro e ad un certo punto
Olimpia disse:- Così hai pagato il tuo “debito”
a Callisto!-
Xena rimase perplessa a quelle parole:- Callisto era in debito con
me? Questa si che è bella!!!-
Olimpia s’innervosì e scattando con quella sua voce deliziosamente
alterata disse:-ricordi quando Callisto ti disse che vi eravate tolte
troppo una dall’altra? Ebbene, lei ti ha restituito una figlia.
Tu hai fatto lo stesso. Non uccidendola… le hai un po’
restituito sua madre. Quando uccidesti Callisto ti sei sentita tanto
in colpa per non averle dato una seconda opportunità. Dandola
ad Arete è come se lo avessi fatto per Callisto.- sorrise il
bardo.
-Si, hai ragione… - ricambiò il sorriso Xena.
-Xena... io non ho mantenuto la promessa…hai visto come era
ferita Evi? Io ho giurato che non le sarebbe accaduto nulla…-
Xena sbuffò, poi disse:-Neppure io l’ho mantenuta.-
Olimpia la guardò senza capire. La principessa guerriera si
alzò i capelli e ruotò leggermente la testa, per farle
vedere una ferita proprio sotto il collo, sulla schiena, un bel taglio.
Xena disse :-Siamo pari.-
Olimpia iniziò a ridere, una risata contagiosa che coinvolse
anche la principessa guerriera.
-Sono contenta- disse improvvisamente Xena. –Non sono mai riuscita
a cambiare la madre, ma mi sono rifatta con la sua Erede!!!-
-Già… l’erede di Callisto…- ripeté
Olimpia a voce bassa. –Ora è una ragazza splendida, spero
che la vita gli riservi molto.-
Xena annuì in accordo con lei:-Spero che come me incontri qualcuno
che possa farle sfruttare a pieno la seconda opportunità-
Olimpia si girò verso di lei con uno sguardo misto tra il commosso
e lo stracontento
-Sei la persona più importante della mia vita...-
-Anche tu lo sei- rispose Xena.
-Dove si va?- chiese poi Xena, stranamente.
-Fammi pensare…- disse Olimpia.
-No!- l’interruppe Xena. –Ora tocca a me, decidere.-
-Ma quando mai... oggi è la luna nuova, tocca a me, Xena ti
stai sbagliando-
-Non scherzare! Tocca a me e basta!-
-Solo perché una volta su diecimila ho deciso io, non vuol
dire che ora tu debba decidere per altre diecimila volte- concluse
Olimpia.
-Si, invece. Sono o non sono il capo?- domandò Xena.
Che modesta, la ragazza!
-Senti Xena, ragioniamo io credo che…- Olimpia stava per attaccare
un noiosissimo discorso sulla modestia e sulla giustizia.
Xena se ne accorse e sbuffando spinse le gambe nei fianchi del cavallo
che iniziò a correre e urlò scherzando:- Decido io punto
e basta!-
Olimpia l’imitò e disse rincorrendola:-Non vale sei sempre
tu quella che decide!!!XENAAA!-
E la sua voce si perse e riecheggiò nelle pianure delle Amazzoni.
Del popolo Libero.
di
Diomache
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il racconto