episodio n. 18
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CAPITOLO VI

Nel frattempo nel tempio della guerra Olimpia si sente in una prigione dorata. L’ampia stanza in cui è stata portata è piena di luce e ben arieggiata grazie all’assenza della porta, sostituita da un drappo di seta azzurro e dalle finestre aperte e senza sbarre, dove le tende dello stesso colore si lasciano accarezzare dal timido vento primaverile.
Marte non teme la fuga della donna dopo averle spiegato le possibili conseguenze del suo gesto e la totale libertà nel tempio, con tutte le eccezionali premure, ne sono la prova.
Olimpia è stesa su un triclinio a fissare costantemente il vuoto in cerca di una soluzione al ricatto di Marte: non può restare nel passato, deve tornare da Xena al presente e soprattutto impedire al dio della guerra di attuare il suo piano.
Due ancelle entrano nella stanza di Olimpia con un vassoio a testa: nel primo c’è della frutta, nel secondo della carne pronta per essere consumata. Le seguaci di Dahak ora al servizio di Marte, adagiano le vivande sul tavolo di fronte al triclinio, poi una delle due sistema i cuscini del giaciglio presente in fondo alla sala mentre l’altra versa il vino alla bionda guerriera.
- Non ho fame ne sete. Andatevene! - sbotta seccamente il bardo alzandosi velocemente per poi andare verso la finestra come infastidita dalla loro presenza.
Dopo essersi scambiate un’occhiata di intesa le ancelle continuano il loro operato ma Olimpia alza il tono della voce:
- Siete sorde? Vi ho detto di uscire voglio restare da sola! -
Con un pizzico di coraggio, l’ancella che stava versando il vino nella coppa ribatte al suo ordine:
- Se è questo che vuole mia signora lo faremo ma non è conveniente digiunare così a lungo -
L’indole gentile e pacifica del bardo le fa recuperare un tono cordiale, nonostante quelle false attenzioni la infastidiscano molto:
- Vi ringrazio, ma per ora non ho bisogno di niente. Andate pure. -
Le due donne fanno per ritirarsi quando Olimpia le richiama per avere informazioni:
- Voi siete seguaci di Dahak vero? -
- Si mia signora. - risponde una delle due.
- Quindi sapete chi sono? -
- Si, sei Olimpia: la madre della dea Speranza. -
- Bene … se tenete alla vostra dea dovete aiutarmi. -
- E perché dovremmo farlo? Si dice che la madre della dea abbia tentato in più modi di nuocerle. -
- Si è vero non lo nego … -
- E allora adesso cosa dovrebbe essere diverso? -
- Ciò che mi spaventava di mia figlia era il suo lato oscuro … ma ora mi rendo conto di aver sbagliato e sò di per certo che Marte vuole uccidere Speranza ed eliminare Dahak al solo scopo di diventare la divinità più potente di tutte. -
- Come puoi saperlo?! -
- Credetemi vi sto dicendo la verità … lui vuole usare Speranza per avvicinarsi a Dahak e far si che la potenza del Signore dell’Eterno Fuoco distrugga la dinastia degli dei che ora governano le sorti del mondo. Quando ciò avverrà scioglierà la sua alleanza con Dahak e lo ricaccerà nella sua dimensione lontano dal mondo, per assumere tutto il potere incontrastato. -
- Stai mentendo, la dea Speranza è già stata uccisa …-
- No vi sbagliate, mia figlia è ancora viva e presto darà alla luce mio nipote: il Distruttore. -
- Cosa vorresti da noi? -
- Datemi la possibilità di muovermi nel tempio e di impedire a Marte di realizzare i suoi piani. -
Le due donne si guardano negl’occhi come in cerca di un intesa poi una delle devote di Dahak riprende parola:
- … E se tu stessi mentendo? -
- Beh, rifletteteci un attimo … se vi sto mentendo nuocerò solo a Marte, se invece ho ragione potrei aiutare i vostri dei. -
Le due donne si lasciano convincere dal ragionamento e decidono di rischiare l’ira di Marte:
- Va bene, ci hai convinto … che cosa dobbiamo fare? -
- Dovete lasciarmi uscire dal tempio al più presto, devo ritrovare mia figlia. -
- Se vuoi allontanarti e non dare nell’occhio devi aspettare il calare del sole. -
- Vi ringrazio … mi siete state di grande aiuto. -
- Non ringraziarci, noi vogliamo solo che Speranza guidi il cammino dell’umanità e che ci aiuti a vedere la luce. -
Olimpia sorride alle due ancelle che senza aggiungere altro si congedano dopo essersi inchinate di fronte a lei.
Dopo qualche attimo la bionda guerriera si affaccia alla finestra respirando a pieni polmoni una boccata di aria fresca. Ora che con uno stratagemma ha eluso la sorveglianza di Marte dovrà cercare di trovare un modo per sfuggire al ricatto del dio senza nuocere a Xena e ritornare al presente. L’impresa è ardua ma in cuor suo sà di potercela fare: vuole riabbracciare la principessa guerriera al più presto. Olimpia si stende sul letto mentre i suoi pensieri corrono alla mora guerriera:
" Xena … chissà cosa stai facendo …devi essere in pena per me a quest’ora. Chissà dove mi stai cercando e se sei sulla pista giusta…"


Intanto nella dimora di Iolao, l’anziano guerriero accompagna Xena e Olimpia nella stanza della moglie.
Appena entrate le due eroine trovano una donna sulla cinquantina seduta sul letto appoggiata a due cuscini posti a sorreggerle la schiena intenta a guardare dalla finestra con sguardo assente. Accortasi dell’arrivo del marito volge lo sguardo verso di lui e nota l’inaspettata visita. La donna appare subito contenta di vedere le due donne nonostante non le conosca affatto e rivolge loro un dolce sorriso di benvenuto. I dolci lineamenti del viso della signora sono visibilmente segnati dalle sofferenze della malattia che la sta consumando lentamente, tuttavia i suoi occhi rispecchiano un animo gentile e cordiale:
- E’ un piacere ricevere visite … dimmi Iolao, chi sono queste belle fanciulle? -
- Queste sono due mie care amiche … Xena, la principessa guerriera e Olimpia, una dolce poetessa. Abbiamo combattuto insieme qualche volta al fianco di Hercules … sono due guerriere dall’animo eroico come lui. -
- E’ un onore avervi in casa mia. -saluta rispettosamente la donna percependo nitidamente l’ammirazione nelle parole di Iolao.
- L’onore è nostro Pizia. - risponde gentilmente Olimpia mentre Xena si limita a sorridere alla moglie dell’amico.
- Cosa vi conduce da queste parti? - domanda Pizia incuriosita mentre prova lentamente e con fatica ad alzarsi dal letto.
Iolao la ferma immediatamente:
- Dove credi di andare Pizia? Sei troppo debole per alzarti oggi. -
Il premuroso divieto di Iolao intenerisce Olimpia che lancia un’occhiata a Xena cercando nel suo sguardo la stessa emozione.
- Volevo solo offrire qualcosa di fresco alle nostre ospiti… - si giustifica Pizia riadagiandosi nel letto.
- Ci penso io non preoccuparti. Vado a prendere giù in cantina una bottiglia del nostro sidro. Tu resta con loro avrete di sicuro molto di cui parlare. - risponde Iolao sistemando i cuscini dell’amata moglie per poi prendere due sedie per Xena e Olimpia dalla cucina. In quel momento la principessa guerriera lo raggiunge per parlargli:
- Iolao vorrei scendere con te in cantina se non ti dispiace. Devo parlarti di una cosa importante e ho molta fretta. -
- Certo. Il tuo tono mi preoccupa… è successo qualcosa di grave vero? E lasciami indovinare: riguarda Olimpia? -
Xena si guarda un attimo alle spalle prima di rispondere per assicurarsi che il bardo sia lontana e non ascolti il discorso:
- Si. Vedo che te ne sei accorto anche tu. Quella non è la mia Olimpia. O meglio, è lei ma direi quasi che viene dal passato. -
- Già io direi lo stesso… scendiamo in cantina coraggio. Lì potremmo parlare indisturbati. -
L'anziano guerriero si affaccia nella camera da letto porgendo una sedia alla bionda guerriera intenta a raccontare a Pizia come ha conosciuto Iolao:
- Vado in cantina con Xena. Voglio mostrarle la casa e farle vedere il nostro vigneto. -
- Va bene caro - risponde la moglie sorridendo.

Scesi nella fresca cantina impregnata di un forte odore di mosto Xena inizia subito a parlare dell’accaduto saltando i convenevoli:
- Stamattina mentre stavamo raccogliendo delle mele Olimpia si è sentita male e all’improvviso è scomparsa davanti ai miei occhi … -
- Come sarebbe “è scomparsa?” -
- Si è dissolta Iolao! Come un fantasma. Ancora non riesco a credere come sia stato possibile. Sò solo che poco dopo la donna che è con me ora, è sbucata da dietro un albero e mi è saltata al collo felice di rivedermi e dicendo di essere Olimpia. -
- Sei sicura che sia Olimpia? - chiede Iolao dubitando dell’identità del bardo.
- Ha molti ricordi del passato e stranamente la sua memoria si ferma a poco prima della nascita della figlia. Non sà chi sia Speranza e a guardare il suo aspetto si direbbe proprio che sia la Olimpia di quegli anni. O forse qualcuno ha fatto un incantesimo a quella del presente … io non so cosa pensare. -
- Quindi è per questo che stai cercando Hercules? … E’ molto strano … chi potrebbe avere interesse a fare una cosa del genere … hai qualche sospetto? -
- Potrei pensare al dispetto di qualche dio ma ne sono rimasti solo due e non avrebbero motivo di fare una cosa del genere. Venere è innocua e con Marte ci tolleriamo dopo l’aiuto che gli abbiamo dato negli ultimi tempi. -
- Se fossi in te, di Marte non mi fiderei troppo… pugnalerebbe sua madre volentieri se ne trarrebbe interesse … -
Xena riflette qualche secondo sul parere di Iolao:
- Hai ragione e l’ho spesso imparato a mie spese … ad ogni modo Hercules è l’unico che ha i mezzi e la conoscenza per aiutarmi in questo momento, non credi? -
- Infatti … Hercules è a Tebe sta aiutando un suo amico a costruire la sua nuova casa dopo che è rimasto vedovo e ha un figlio piccolo da crescere. Mi pare che si chiami Zorba … -
- Ti ringrazio Iolao… avrei bisogno di un altro favore se non è chiederti troppo con tutti i problemi che hai … -
- Dimmi pure … -
- Olimpia in questo momento mi rallenta le ricerche. Inoltre potrebbe capire quello che sta succedendo e non deve saperlo. Potrebbe essere pericoloso dirle ciò che è accaduto se veramente viene dal passato come stiamo pensando. Inoltre farebbe centinaia di domande e rimarrebbe sconvolta in ogni caso. Ti chiedo di tenerla al sicuro in casa tua finchè non sarò tornata. Viaggerò tutta la notte e spero di tornare con o senza Hercules per l’alba. In fondo Tebe non è molto lontana da qui. -
- D’accordo Xena. Non temere qui è al sicuro. -
- Ti ringrazio Iolao. … parto subito. Occupati tu di Olimpia … -
Quell’ulteriore raccomandazione fa capire a Iolao l’apprensione di Xena per la compagna.
I due risalgono la scala della cantina e si salutano velocemente poi Xena va nella stalla a prendere Argo. Prima di montarlo si avvicina al viso dell’animale per accarezzarlo:
- Lo so che sei stanco e non ti ho fatto riposare Argo, ma Olimpia è in pericolo e ora dovrai correre come il vento perché voglio riportarla presto da me … -


Anche quella sera la luna non si fa attendere a lungo. Ad un ora dal calare del sole Olimpia è pronta per uscire furtivamente dal tempio.
Le stanze sono illuminate solo dalla debole luce delle fiaccole appese qua e là lungo le pareti e per il bardo non è difficile sgattaiolare fuori dalla sua stanza senza farsi notare dalle guardie di Marte poste a sua sorveglianza fino al momento delle nozze. Sfruttando l’oscurità Olimpia raggiunge la sala del trono del dio della guerra e cerca i sai che le guardie le hanno sottratto mentre la scortavano nelle sue stanze. Una volta recuperate le armi adagiate sopra un tavolo pieno di pugnali, cerca di raggiungere rapidamente l’uscita dove ci sono due guerrieri posti a guardia.
Con decisione affronta l’uomo che è alla sua sinistra colpendolo dietro la nuca con un solo colpo che gli fa perdere i sensi e senza esitare stende anche il secondo guerriero, che un attimo dopo aver realizzato cosa stesse accadendo, viene colpito al viso col dorso di un sais.
L’aggressione di Olimpia è rapida e silenziosa per assicurarsi che nessuno si accorga di nulla. Per evitare di lasciare tracce, rialza a peso morto i due uomini svenuti e li adagia su due piccole colonne poste ad ornamento dell’ingresso:
- Dovreste mettervi a dieta! - ironizza il bardo verso i due guerrieri per poi correre in direzione della boscaglia: ora potrà raggiungere il tempio delle Parche indisturbata.

Nel frattempo Marte, ignaro della fuga di Olimpia si manifesta ancora una volta alle Parche per convincere le tre sorelle a collaborare:
- Signore, sono venuto ad informarvi che anche senza il vostro aiuto sono riuscito a scambiare le due biondine, ma ora devo chiudere la faccenda al più presto … prima che Xena mi metta i bastoni tra le ruote. Tenerla d’occhio e assicurarsi che non ficchi il naso in affari che non la riguardano è già difficile, quando sono in due non c’è davvero da stare tranquilli! -
Il dio della guerra si avvicina al filo della vita di Xena e lo accarezza con un dito per qualche attimo, per poi riprendere a parlare:
- Voglio sposare Olimpia di fronte al vostro cospetto. La vostra presenza consoliderà l’accordo. -
- Che accordo? - domanda Cloto.
- Olimpia diventerà la mia regina: mi darà un erede e guiderà le mie armate alla riconquista del potere. -
- Ti abbiamo già detto che non abbiamo più intenzione di aiutarti Marte. - contrasta Atropo.
- Abbiamo assecondato fin troppo i tuoi assurdi progetti. - continua Lachesi.
- Forse state dimenticando che noi abbiamo un accordo … mi dispiace per voi ma non potete sottrarvi e badate … la mia pazienza è limitata, non vi conviene farmi arrabbiare. - intima il dio della guerra - Rispettate i patti o affronterete la mia collera! -
- Noi non ti temiamo! - contrasta ancora una volta Atropo.
Il dio della guerra si avvicina alle tre sorelle con sguardo minaccioso e visibilmente irritato:
- Forse non me … ma Giove si! Non sfidatemi! -

Mentre i quattro sono intenti nel dialogo, una presenza furtiva si introduce nel tempio nascondendosi nella penombra delle alte colonne: Olimpia ha raggiunto il tempio ma non avrebbe creduto di trovare lì Marte. Intuendo la serietà del dialogo si avvicina lentamente all’altare e inginocchiandosi a terra si nasconde dietro la lastra di marmo per origliare:

- Non osare ricattarci! - intima Atropo.
- Siete voi che mi state costringendo. Vi devo ricordare che ciò che abbiamo fatto per cambiare le nostre sorti nel futuro non sarebbe molto gradito a mio padre? -
- Sappiamo bene come sono andate le cose - risponde Atropo.
- Bene, allora se non volete che Giove venga a sapere che avete cambiato il destino per salvare la vostra immortalità vi conviene collaborare! -
- Tu periresti con noi! - controbatte Cloto.
- No … è qui che ti sbagli, mio padre non può nulla contro di me … ma voi …beh, lo sapete da sole come finirebbe! -
Le tre donne restano in silenzio per qualche istante mentre Marte scoppia in una risata di soddisfazione. Lui non rischia granchè di fronte al padre degli dei ma loro …

Olimpia ascolta il dialogo nascosta dietro all’altare e intuisce che si sta parlando del debito delle tre sorelle padrone del destino con Marte e nonostante non sappia di cosa si tratti, realizza che non riceverà l’aiuto che si aspettava. Deve elaborare un nuovo piano ma prima di tutto deve allontanarsi e far ritorno al tempio della guerra prima che il dio la scopra. Facendo attenzione a non farsi vedere, il bardo si dirige verso l’uscita e corre al tempio prima che Marte faccia ritorno alla sua dimora.

- E va bene Marte, non abbiamo scelta … ti aiuteremo ancora una volta … - riprende dialogo Cloto.
- … Ma sia chiaro che dopo che il matrimonio sarà celebrato … - continua Lachesi.
- … Il nostro debito nei tuoi confronti sarà saldato. - conclude Atropo.
- Uhm … potrebbe anche starmi bene, ma no … potrei avere ancora bisogno di voi. La Xena del presente potrebbe crearmi dei problemi, è da tempo che sta cercando disperatamente la sua Olimpia dopo la sua caduta nel cratere infuocato insieme a Speranza … Sto facendo in modo che non rappresenti una minaccia ai miei piani ma nel caso che qualcosa andasse storto avrò bisogno ancora una volta di voi per sistemare anche lei. -
Il dio si interrompe per qualche istante, considerando il da farsi accarezzandosi più volte il mento con una mano:
- Celebrerete le mie nozze con Olimpia e se sarà necessario mi aiuterete a sistemare Xena. A quel punto considererò chiusa la faccenda e vi garantirò il mio silenzio nei confronti di Giove. -
- D’accordo … - accetta Atropo rassegnata.
- Molto bene, celebreremo le nozze al più presto … - conclude Marte soddisfatto congedandosi da loro.

di Darkamy e Xandrella

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