Hercules
e Xena giungono al tempio della guerra di Tebe e lasciati fuori i
cavalli entrano per richiamare l’attenzione di Marte. Nel tempio
non c’è nessuno, solo un altare costruito con ossa umane
e qualche spada posta ad ornamento delle pareti, segno di degrado
e abbandono quasi totale.
Hercules inizia a chiamare il fratellastro a gran voce:
- Marte fatti vedere!… Devo parlarti! … Coraggio vieni
fuori, ti prometto che non ti farò male stavolta! -
Xena lo guarda divertita: l’unico modo per spingere Marte a
mostrarsi è provocarlo. Allo scopo anche Xena inizia a chiamarlo:
- Mostrati Marte … so che sei già qui… non lo sai
che è cattiva educazione spiare? -
Il dio della guerra si manifesta in quel momento a torso nudo, con
i capelli corti spettinati e l’aria seccata di chi è
stato interrotto sul più bello…
- Che cosa c’è? Non vi hanno detto che i mortali la notte
dormono? Mi avete interrotto con una donna! Lo sapete che questa è
una delle cose che più mi innervosisce di più? -
- I tuoi affari non ci riguardano, dobbiamo trattenerci pochi minuti
anche se comunque credo che saranno più di quanti tu ci avresti
messo con quella fanciulla! - attacca Hercules divertito mentre Marte
è già pronto ad alzare le mani contro di lui. Xena si
frappone tra i due fratelli per evitare che corrano le mani e afferra
Marte per le spalle:
- Sai dov’è Olimpia? -
- E io che ne so? Sei tu che le stai sempre appiccicata notte e giorno
e lo vieni a chiedere a me? … E’ scappata forse? Si sarà
stancata delle tue paranoie e sarà fuggita con un bel guerriero
…- conclude simpaticamente Marte ricevendo in risposta da Xena,
un forte schiaffo sulla guancia.
- Devi picchiarlo più forte, altrimenti non li sente gli schiaffi!
- commenta Hercules alle spalle della principessa guerriera.
- Forse hai ragione Hercules … lo lascio a te… convincilo
a parlare. -
- L’idea di giocare un po’ con te mi alletta fratellastro,
davvero, ma ho altro a cui pensare in questo momento perciò
sarà per un’altra volta, ok? - dice Marte avvertendo
con ironia che sta per congedarsi.
- No, Marte aspetta! - si introduce Xena che continua a parlare solo
dopo che il dio della guerra le offre nuovamente attenzione - Odio
chiedere il tuo aiuto, ma Olimpia è sparita e al suo posto
ora c’è la Olimpia di molti anni fa. -
- E allora? - ribatte Marte lasciando trasparire poco interesse per
la faccenda.
- Ti ricordo che se oggi sei ancora un dio lo devi a me e a Olimpia.
Non ti ho mai chiesto niente e se potessi arrangiarmi in altro modo
anche adesso, non sarei certo venuta qui da te. Ti chiedo solo di
dirmi se ne sai qualcosa. Qualunque cosa pensi che possa avere a che
fare con la sua scomparsa. -
La richiesta di Xena è precisa e Marte sa che non può
voltarle le spalle ora, perché non gli verrebbe mai perdonato:
- E va bene! … Raccontami tutto, ma fai in fretta … -
conclude seccato il dio della guerra.
Xena inizia a descrivere l’accaduto di quella mattina con molta
precisione, finchè non viene il momento delle domande:
- Sembra opera di una divinità … gran bello stile…
- commenta Marte un po’ sorpreso dell’accaduto.
- La domanda è: chi può essere stato? E se le ha scambiate,
come ha fatto a portare qui Olimpia dal passato? - chiede Hercules
al fratello.
- … Gli dei che avrebbero potuto farlo sono tutti morti. Non
ne ho idea. … un momento … - riflette Marte incupendo
la sua espressione - Non starete pensando a me spero?! Perché
siete venuti proprio qui? … Io ho rinunciato alla biondina Xena!
Mi sorprende la tua malafede! -
Xena e Hercules si lanciano un’occhiata d’intesa, quasi
per voler commentare quella visione del dio della guerra in versione
vittima:
- Va bene Marte, noi togliamo il disturbo ma avvisami se dovessi avere
delle informazioni utili. - conclude la principessa guerriera per
non perdere altro tempo prezioso.
- Certo dolcezza … e ricordati che per qualsiasi cosa devi solo
chiamarmi … l’importante è che non ci sia questo
caprone! - dice rivolgendosi ad Hercules.
- Non stancarti troppo …- controbatte il figlio illegittimo
di Giove a Marte, prima che se andasse fingendo d'ignorando la sua
provocazione.
I due eroi ripartono
al galoppo diretti a casa di Iolao. Xena è silenziosa ed immersa
nelle sue preoccupazioni: sperava che Hercules e Marte avrebbero tirato
fuori qualche indizio o sospetto ma ora è di nuovo al punto
di partenza:
"… A chi altro potrei chiedere ..." la sua
mente cerca un nome, un ricordo di un evento che possa esserle d’aiuto.
"Un momento!" Xena tira con forza le briglie di
Argo arrestandone velocemente la corsa. Hercules sorpreso della sosta,
si ferma a sua volta:
- Qualcosa non va? -
- Devo andare in un posto e devo fare in fretta. Puoi aspettarmi da
Iolao? -
- Certo… Sei sicura di voler andare da sola? - chiede con discrezione
Hercules, evitando di domandare dove sta andando.
- Si, non preoccuparti. Spero di rivolgermi alla persona giusta stavolta
… Se il destino vuole, riabbraccerò Olimpia molto presto.
-
- Te lo auguro Xena … ti aspetto da Iolao come d’accordo
- conclude l’eroe riprendendo il cammino mentre Xena cambia
sentiero scendendo verso la valle.
CAPITOLO
IX
Nella camera degli
ospiti della dimora di Iolao, Olimpia sta riposando sul letto accanto
alla finestra aperta. Un lieve soffio di vento fa ondeggiare la tenda
lentamente.
Il sonno della donna è agitato: sta sognando Xena. La vede
avvicinarsi a se minacciosamente e a fatica, con un pugnale in mano.
La mora guerriera è affaticata, come se qualcuno la stesse
trattenendo mentre avanza verso di lei. Quando mancano pochi passi
per infliggerle una ferita mortale, un’altra Olimpia a sorpresa
si antepone tra lei e la principessa guerriera e dopo averla afferrata
per le spalle, precipita in un cratere infuocato trascinandola con
se.
- Noo! … - La donna si sveglia di soprassalto con il battito
cardiaco accelerato e la fronte imperlata di sudore.
- Che strano sogno …Xena voleva uccidermi … non è
possibile… - commenta affannosamente Olimpia cercando di calmarsi
e di riprendere sonno, ignorando di aver rivisto in sogno la figlia
Speranza e di aver ricordato come salvò la vita a Xena gettandosi
nel pozzo infuocato.
Dopo un ora di cammino Xena giunge in una vallata dove lascia Argo
a riposare mentre lei procede a piedi verso un piccolo tempio.
All’interno sono accese molte candele ai due lati della sala,
mentre in fondo accanto a un telaio le tre Parche seguono le trame
della vita e del destino dei mortali:
- Ti stavamo aspettando Xena … - dice Cloto tenendo in mano
un fuso.
- … Sappiamo perché ci stai cercando … - aggiunge
Lachesi.
- Chi sta giocando con il destino? - chiede Xena, sicura di ottenere
la risposta che cerca.
- Da quando Cesare modificò la tela …- risponde Atropo
- … Alcune cose sono cambiate e gli dei non possono più
muoversi nel tempo ma solo nello spazio. - rivela Lachesi sicura della
pronta interpretazione di Xena che non si fa attendere:
- … Se gli dei non si muovono più nel tempo … Allora
esistono tre Venere, tre Hercules e tre Marte … uno nel passato,
uno nel presente e uno nel futuro … - deduce la principessa
guerriera con prontezza.
- Noi vogliamo aiutarti Xena … - dice Cloto.
- … Devi distruggere il potere dell’occhio e chiudere
il passaggio che ha generato … - aggiunge Lachesi.
- … Così che ogni cosa torni al suo posto. - conclude
Atropo.
- … Il potere dell’occhio? - chiede Xena non intuendo
il significato di quelle parole - Cosa significa? Chi ha rapito Olimpia?
… -
- Il debito è ancora aperto … - risponde Lachesi voltandole
le spalle.
- … Non possiamo dirti altro Xena, ma fa presto … - raccomanda
Cloto.
- … O il destino cambierà. - conclude Atropo scomparendo
con le sue sorelle.
- Aspettate! … - grida inutilmente Xena rimanendo da sola a
riflettere su quelle poche parole.
"…Quale debito? E cos’è il potere dell’occhio?
…Almeno ora ho la certezza che qualcuno ha scambiato Olimpia
con quella del passato e che tutto questo sta succedendo per colpa
del guaio che combinò Cesare tempo fa …devo trovare il
modo per aprire un varco spazio-tempo e tornare nel passato se voglio
rimettere le cose a posto …"
Continuando a riflettere con il cuore pieno di speranza, Xena esce
dal tempio e riprende il cammino diretta a casa di Iolao.
Nella stanza
di Olimpia si odono respiri affannosi e gemiti di piacere… sotto
le coperte due figure si muovono ritmicamente abbracciate l’un
l’altra completamente nude. Xena guarda negli occhi Olimpia
stando a pochi centimetri dal suo viso aspettando avidamente un bacio
che la donna le concede con molta passione continuando ad accarezzare
il suo corpo …
Ma è solo un sogno anche se molto realistico. Il bardo ancora
una volta si sveglia di soprassalto balzando seduta sul letto respirando
pesantemente come se avesse davvero vissuto quelle emozioni:
" Per gli dei … ma cosa mi sta succedendo stanotte
… chissà dove è andata Xena. Quando torna mi sentirà!
Mi ha lasciata qui senza nemmeno dirmi niente. Da quando l’ho
ritrovata è tutto così strano… ho la sensazione
che mi stia nascondendo qualcosa … "
Si riadagia sul cuscino sistemandosi le coperte mentre i suoi pensieri
avanzano:
" Non abbiamo avuto nemmeno un minuto per noi da stamattina.
Sembra quasi che mi stia evitando…se almeno ricordassi quanto
tempo sono stata via e perché …e se avesse conosciuto
qualcun altro nel frattempo? …Oh no…ma che vado a pensare.
Xena non sarebbe capace di tradirmi e sono sicura che mi ama come
io amo lei… sarà meglio cercare di dormire adesso. L’alba
è vicina… speriamo di non fare altri sogni strani!"
Intanto del passato
una delle Graie che si è divertita a manipolare i suoi sogni
con un’incantesimo, racconta tutto alle due sorelle:
- Hi hi hi! … La povera Olimpia non riesce a riposare tranquilla
stanotte! - dice togliendosi l’occhio, dopo aver esercitato
il suo potere sul bardo.
- Che le hai fatto Denio? - chiede Panfredo.
- … Oh niente … la sto solo incitando a non essere “timida”
con Xena quando la vedrà … - risponde la sorella consegnando
l’occhio all’altra.
- … Vergognati! Alla tua età non si fanno certe cose!
- aggiunge Enio che non ha ancora proferito parola fino a quel momento.
- Ma quanto sei antica! … Se certe cose ti scandalizzano, non
è mica detto che non possiamo occuparcene noi? E poi abbiamo
preso un impegno con Marte e dobbiamo portarlo a termine. - sbotta
la Graia artefice del sogno zittendo la sorella.
Hercules in cammino verso la dimora di Iolao, incontra sulla sua strada
un giovane guerriero tebano a cavallo, che viaggia nella direzione
opposta alla sua. A mano a mano che l’uomo si avvicina, l’eroe
lo riconosce come il figlio di Iolao: Stenelo.
- Hercules! Come mai da queste parti? Hai già finito di aiutare
Zorba? -
Il giovane è di bell’aspetto: alto e dal fisico prestante;
gli occhi verdi e i capelli biondi e corti. Il viso dai lineamenti
delicati è incorniciato da un sottile pizzetto.
- Veramente no, ma un’urgenza mi ha costretto a sospendere i
lavori. Sto andando a casa tua, vuoi venire? - chiede Hercules che
da tempo cerca di mettere la pace tra Iolao e suo figlio.
- E’ forse successo qualcosa a mia madre? - risponde preoccupato
Stenelo che conosce le condizioni di salute della donna.
- … No, sta tranquillo. Un’amica mi sta aspettando lì.
-
- Capisco … comunque quella non è più casa mia
da quando mio padre ha detto che non sono più suo figlio ricordi?
- puntualizza il giovane.
- Coraggio Stenelo, so che anche Iolao ha commesso degli sbagli, ma
sono sempre i tuoi genitori e sono convinto che tuo padre ti accoglierebbe
a braccia aperte se tu tornassi a trovarli. -
- Io non credo… - nel volto del soldato appare un velo di tristezza
- …E’ tutto inutile Hercules. Non voglio illudermi e tornare
lì per farmi cacciare lui. Sono un uomo prima di essere un
figlio e non permetterò a mio padre di umiliarmi di nuovo.
Mi dispiace solo per la mia povera madre… -
- La scelta è tua… ma fin quando non affronterai la cosa
non saprai mai come andrebbe a finire e potresti rimpiangere per tutta
la vita questi anni. -
Non è la prima volta che Hercules consiglia al giovane di parlare
con suo padre, ma sempre senza risultato.
- Ascolta Hercules… io non posso tornare a casa sperando che
mio padre mi accolga a braccia aperte sapendo ciò che sto per
dirgli. Se torno lì devo essere sincero fino in fondo e spiegargli
tanti perché… sono un guerriero eppure non ho il coraggio
di parlare con mio padre …è assurdo non trovi? - sorride
il giovane con rammarico rifiutando per l’ennesima volta la
proposta dell’eroe.
- …Io non pretendo di sapere ciò che devi dirgli ma ti
dico solo di provare… conosco Iolao e non posso credere che
si rifiuterebbe di comprenderti. - conclude il figlio di Giove prima
di riprendere il cammino.
- … A presto Hercules. Torno a Tebe, spero di vederti la tra
qualche giorno. - è l’ultima frase di Steselo che in
segno di saluto stringe la mano all’eroe.
Dopo essersi scambiati un lieve sorriso i due riprendono le rispettive
strade ripensando a ciò che si sono appena detti.
FINE PRIMA
PARTE
di
Darkamy e Xandrella