Nulla se non una
crepa gigante in mezzo alla piazza centrale della città.
Nulla se non gli occhi della gente. Tempio indiscusso dell’anima.
I quattro attraversarono
un quartiere bellissimo, dove risiedevano tutti i nobili e le persone
più importanti della città. Era adorno di case bellissime
in marmo bianco, dove sostavano, silenziosi e immobili ai lati delle
porte, le guardie Egiziane, due per ogni porta; indossavano uno strano
copricapo che copriva loro gli occhi e sulla testa formava come delle
orecchie appuntite da lupo, e tenevano in mano delle lance.
Nel quartiere c’erano molti templi di divinità, uno,
spiegò Murel, dedicato ad Horus, l’altro ad Neftis. Olimpia
camminava silenziosamente di fianco a Xena, affascinata dalla bellezza
di quel quartiere e di quelle case, così aristocratiche.
Murel indicò una casa sulla destra, più semplice delle
altre, ma sicuramente bella e nobile. I quattro entrarono, preceduti
da Murel.
Le guardie fecero subito lo spazio agli ospiti, invitandoli però
a consegnare le armi, Murel ammonì le guardie dicendo che loro
erano qui per aiutarli, non per derubarli.
Grandi colonne di marmo introducevano gli ospiti nella sala più
grande, dal soffitto pendevano dei veli bianchi che davanti al tutto
un aspetto nobile ma al contempo semplice. Una serva corse loro incontro
e salutò con riverenza la padrona poi accompagnò il
quartetto nel salone. L’arredamento era essenziale ed elegante.
Il salone era molto ampio, solare e spazioso. Al centro alcuni divani
e dei bellissimi tappeti persiani ricoprivano il pavimento, delle
grandi anfore di stile greco abbellivano la stanza, mentre alle parti
erano dipinti ritratti di divinità o affreschi di vita quotidiana.
Murel con un gesto della mano le invitò ad accomodarsi in uno
dei divani presenti nella stanza. Xena ed Olimpia si sedettero e prima
che potessero dire qualcosa Murel chiese cortesemente se desideravano
qualcosa da mangiare o da bere. Olimpia qualcosa l’avrebbe presa
volentieri, ma declinò l’offerta con garbo, come fece
anche Xena.
Murel da perfetta signora di casa, anche se aveva poco più
di diciassette anni, disse alle serve:-portate un po’ d’acqua
alle nostre ospiti… ammesso che sia ancora dell’acqua
in questa casa e in tutto l’Egitto - disse ignorando il rifiuto
di poco prima.
-c’è una grave carestia?- domandò Xena a Murel
e l’Egiziana annuì con il capo.
La schiava arrivò in quegli attimi reggendo un piccolo vassoio
dove c’erano quattro bicchieri d’acqua. Olimpia notò
che l’acqua aveva uno strano colore giallognolo e rifiutò
il bicchiere che la schiava le porgeva, poi toccò con il gomito
Xena pregandole di non berla neppure lei. Xena notò il colore
dell’acqua e rifiutò anche lei. Murel e Tanus, al contrario,
presero il bicchiere e bevvero avidamente quella specie d’acqua.
Olimpia si toccò la gola disgustata come se quell’acqua
la stesse bevendo lei e per poco non fece una smorfia di disprezzo.
La schiava gentilmente depositò il vassoio con i bicchieri
su un tavolinetto lì vicino:-in caso cambiaste idea-
Olimpia fece un sorriso di circostanza, guardandosi bene, dal bere
quell’acquaccia.
Murel, quando ebbe finito di bere, si schiarì la voce ottenendo
l’attenzione di tutti ed iniziò:- Xena, Olimpia…
quello che dobbiamo dirvi risale a moltissimo tempo fa. ..alla creazione
del mondo da parte delle nostre divinità Egizie.-
Olimpia tese le orecchie con molta attenzione, voleva capire tutto
di questa faccenda.
Murel riprese:-il paradiso creato da Osiride era perfetto. Vi regnava
la felicità e l’amore. Ma poi venne Seth, odiato fratello
di Osiride invidioso della felicità del fratello. Osiride lo
accolse ma gli impose una condizione: se veniva in pace, poteva restare
altrimenti doveva andarsene velocemente. Seth, allora, accecato dall’avidità
e dall’odio si levò contro Osiride.-
Xena si sentì strana… lei sapeva quel discorso gliene
aveva parlato tanto, tanto tempo fa Aristarco. Prima che si lasciassero,
prima della nascita di Seleuco.
Cominciava a capire quale era il problema dell’Egitto, ne stava
prendendo la triste consapevolezza.
Sicura e come sempre con un velo di tristezza, la voce di Murel continuò
il suo racconto:- a Seth non bastò l’aver ucciso Osiride.
Tagliò il suo corpo in tanti pezzi, esattamente quattordici.
Di questi quattordici pezzi, solamente uno non è stato ritrovato
negli angoli remoti della terra in cui Seth l’aveva spedito:
i genitali del dio.
Nonostante le ricerche di Iside e Neftis non furono mai ritrovati.
Questo è il Talismano di Seth. Secondo il mito il Talismano
è il più potente degli amuleti magici, chi lo possedere
domina tutte le forze del male e della magia.-
-che genere di magia?-domandò Olimpia incuriosita. Tanus rispose
per Murel, con la sua voce misteriosa ma al contempo gentile:-nera,
ovviamente. Chi si impossessa del Talismano, diventa il braccio destro
di Seth, il dio del male-
Olimpia, sempre più incuriosita da quella storia di sangue
e magia, incitò la donna a proseguire il suo racconto, ma prima
domandò:-ma se è tanto pericoloso, deve essere custodito
in un posto molto sicuro, e protetto da chi voglia impossessarsene-
Tanus annuì e rispose:-certo, è sempre stato così,
almeno fino a trenta anni fa-
Murel spiegò:- trenta anni fa, una donna straniera venne in
Egitto con la sua temibile armata. Si scontrò molte volte con
la nostra armata, ma venne sempre sconfitta, così si alleò
a Seth. Il maligno gli diede il potere per sconfiggerci e lei distrusse
e saccheggiò la città di Asyut, oggi non ne rimangono
che inutili rovine. Non contenta, si mise alla riceca del Talismano
di Seth. Quella volpe riuscì a trovare dove era nascosto ma
non riuscì ad impossessarsene, così sfidò Seth
ma se ne andò subito dopo, di lei non si seppe più nulla.
Tuttavia ora, in Egitto, se si è particolarmente abili, è
facile ritrovare il talismano. Nella mente di tutti ora è impressa
la storia di quella pazza e dell’orrenda sfida che fece a Seth…-
-che genere di sfida?-
-nessuno lo sa- rispose Tanus –ma sicuramente offese il dio
del male, perché la maledì, assieme alle rovine di Asyut
e al tempio. Ed è certo che si vendicherà-
-ma perché ci rimettete voi, ora? Nonostante tutto il talismano
è ancora al suo posto, no?- chiese Olimpia, dubbiosa. Murel
scosse il capo:- è proprio questo il grande problema Olimpia.
Il talismano è stato ritrovato, se ne è impossessata
una ragazza.-
-capite,ora?-disse Tanus –se quella guerriera non l’avesse
trovato, forse ora l’Egitto sarebbe ancora salvo.- e presa acqua
dalla caraffa, ne bevve ancora.
Olimpia, sempre più incuriosita chiese di nuovo:- se non ho
mal capito, a causa di questa guerriera il talismano è stato
ritrovato. Che rischi corre ora l’Egitto?-
Murel esaudì i suoi dubbi:-la ragazza che ha il talismano ora
è diventata un demone e risponde ai comandi di Seth, finalmente
il dio del male può accedere alla Terra, grazie al vortice
che si è aperto.
Abbiamo cinque giorni per impedire a Seth di accedere alla terra-
Xena, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, disse:- il
dio del male, ovvero il maligno, il diavolo che dir si voglia, non
può introdursi nel nostro mondo, come può Seth riuscirci
solo grazie ad un vortice?-
Murel alzò le spalle, non sapeva che rispondere:-non lo so,
Xena. Purtroppo noi possiamo dirti solo quello che hai sentito, ovvero
ciò che tutti sanno in Egitto-
-e come possiamo saperne di più?- domandò di nuovo la
guerriera mora.
Murel ebbe come un sussulto,e disse prontamente:-forse conosco io
qualcuno che possa aiutarci! mi hanno raccontato , tempo fa, che c’è
una vecchietta qui a El Kharga… una strega pare, un’importante
sacerdotessa di Iside. Tipo un oracolo di voi greci che abita nel
bellissimo tempio al centro della città: potremo rivolgerci
a lei!-
A tutti parve una buona idea, Tanus propose:- potremo andare domani,
è un po’ in periferia , lì c’è pericolo
di sommosse e azioni di brigantaggio ma nonostante tutto è
abbastanza sicuro.- concluse Tanus con aria sicura. Olimpia chiese,
il perché di tanto disordine in città e l’egizio-macedone
rispose:-innanzitutto è proprio la natura che sente l’imminenza
e l’avvicinarsi di questa catastrofe: di notte accadono strani
fenomeni e di giorno la terra trema quasi in continuazione, la venuta
di Seth è vicina purtroppo .. l’imperatore di Roma, il
divino Claudio se ne frega di ciò che accade. Briganti e predoni
hanno preso il sopravvento, non c’è più sicurezza
in città e come se non bastasse una grave carestia irrompe
sull’Egitto.
Il cibo e l’acqua scarseggiano-
Xena e Olimpia annuirono, certo non era semplice, proprio un bel problema.
Murel propose loro di riposarsi un po’ prima di buttarsi a capo
fitto in questa avventura, ma Xena aveva già in mente ben altri
programmi:- io devo andare alle Rovine di Asyut.-
-a che scopo?- chiese Olimpia incuriosita dalla strana idea dell’amata.
Xena impiegò qualche secondo per trovare una risposta decente,
ma riuscì solo a dire:-voglio vedere se riesco a trovare qualcosa
che ci possa aiutare..-
Olimpia pensò “Xena, non sono fessa” e ribatté,
pronta:-e cosa?- detestava quando la lasciava allo scuro delle sue
idee, ma purtroppo questo avveniva costantemente, era un parte di
Xena. Lievemente si pentì di quello che aveva detto.
-lo scoprirò quando ci arriverò- disse tagliente e anche
un po’ seccata la voce di Xena.
La principessa guerriera continuò:-starò qui prima di
sera- e con passo felpato, lasciò la stanza, non prima d’aver
salutato Olimpia, Murel e Tanus. Quest’ ultimo, in particolare
la seguì con lo sguardo finché non scomparve oltre la
soglie di casa.
Restò un po’ pensieroso, poi disse:-vado con lei- e fece
per alzarsi, ma Olimpia lo fermò, prendendolo per un braccio.-
non farlo- disse semplicemente, Tanus rimase immobile, attendendo
spiegazioni.
-quando fa così è perché vuole restare sola-
continuò Olimpia, sforzandosi di sorridere, anche se in cuor
suo, avrebbe preferito cavargli gli occhi. –è fatta così…-
Tanus ricambiò il sorriso, anche il suo molto falso, e aggiunse:-non
ti preoccupare Olimpia, non mi vedrà nemmeno, voglio solo essere
sicuro che non corra pericoli. Le rovine di Asyut sono maledette,
te l’ho detto- e con fare sicuro si alzò dal divanetto.
-sa cavarsela da sola- disse Olimpia, questa volta la sua voce era
tagliente come un suo sai. Tanus sbuffò e roteò gli
occhi scuri, belli e provocatori quanto quelli di Marte.
-non sarai gelosa per così poco-
Olimpia si sentì avvampare di rabbia e vergogna.
Si sentì invadere da una forza fortissima e si rese conto che
se solo l’avesse voluto, lo avrebbe potuto uccidere. “ma
cosa sto pensando…” pensò poi reggendosi la mente.
Era strano, insomma non era da lei pensare certe cose solamente perché
qualcuno era interessato a Xena. Infondo Marte ne aveva fatte sempre
di peggio.
E poi Marte, in un certo senso, era sempre stato più vicino
al cuore di Xena, o per lo meno molto più di quel giovanotto
venuto dal nulla.
Non disse più nulla solamente un:-ci vediamo dopo, allora-
Tanus, soddisfatto e vittorioso, salutò le donne che sedevano
in silenzio e si diresse verso l’uscita.
Olimpia restò sola con Murel che sorridendo guardò negli
occhi Olimpia.
Capiva l’ansia del suo cuore.. .era la stessa che colmava il
suo.
CAPITOLO
II
Xena spinse il suo cammello ad un’andatura sempre più
veloce, era impaziente, non solo di arrivare alle rovine, ma anche
di vedere colui che la stava seguendo da quando aveva lasciato la
città. Qualcuno molto abile, senza dubbio, faceva andare il
cammello con velocità e cautela. Ed era sicuramente era uno
del posto per essere così abile e sicuro di se, perché
nonostante il deserto non presentasse riparo per nascondersi, lui
ci riusciva benissimo, naturalmente lei aveva sentito la sua presenza
molto prima. Arrivò alle rovine di Asyut.
Si, erano proprio come l’ultima volta che le aveva viste, forse
ridotte anche peggio. Un brivido le passò per la schiena. L’individuo,
dietro di lei si era avvicinato, anche senza voltarsi, poteva capire
che stava circa a sei metri dietro di lei. Xena fece indietreggiare
il cammello e quando fu sicura di farcela, spiccò un grandissimo
salto all’indietro ed atterrò esattamente davanti al
cammello dello sconosciuto, sfoderando la spada. Tanus, dopo aver
smaltito la sorpresa per l’arrivo di Xena, alzò le mani,
ridendo e in segno di resa. Xena sbuffò:-Tanus. perché
mi hai seguito?-
Il ragazzo, si scompigliò i capelli biondissimi e scese dal
cammello con abilità:- per assicurarmi che tu stessi bene-
Xena alzò gli occhi al cielo:-molto gentile, ma so cavarmela
da sola- e voltandogli le spalle, rinfoderò la spada, e si
diresse con passo deciso verso le rovine.
Le rovine di Asyut non erano altro che delle mura, mal conservate
che ancora chiudevano, in un semicerchio, quella che una volta era
un villaggio.
Si vedeva ancora il portone del villaggio, con un’anta rotta.
Tanus l’ammonì:- non entrare, Xena. Non c’è
nulla, là dentro. Solo morti-
Xena sbuffò e disse:-Tanus non t’ho chiesto io di venire.
Comunque voglio entrare da sola, quindi è meglio che mi aspetti
qui, insieme ai cammelli-
Tanus avrebbe voluto seguirla ma decise di non intromettersi e si
sedette su un masso e restò lì.
Xena camminò lentamente verso le rovine e con cautela entrò
in quello che una volta era un paese. Come ebbe varcato la soglia
un vento freddo che le entrò dentro.
Xena si toccò l’addome, quel vento era stato come la
lama di una spada che la trapassava da parte a parte, ma non era ferita.
Camminò lentamente tra i resti degli scheletri, molti stavano
ormai diventando polvere. Xena sentì gli occhi riempirsi di
lacrime e di ricordi.
Sentì un forte mal di testa e un capogiro. Non riuscì
a reggersi in piedi e cadde a terra, sbattendo la testa su un masso.
Restò lì per alcuni secondi, poi riaprì gli occhi
e tentò d’alzarsi.
Purtroppo non ci riuscì: era come se qualcuno le tenesse un
piede sulla spina dorsale.
Con immensa fatica riuscì a sedersi su un masso. Ansimava e
sanguinava da uno zigomo, dove aveva sbattuto.
Non sapeva che le stava accadendo, ma era come se si sentisse morire.
Sentì una presenza accanto a se, ma nonostante i suoi sforzi
non riuscì in alcun modo, ad individuare chi fosse. La pelle
le si accapponava appena era sicura che si fosse avvicinata, e veniva
scossa dai brividi.
Appoggiò i gomiti alle ginocchia e si sorresse la testa, così
pesante che si stupì come poteva ancora stare attaccata al
collo.
Ancora un dolore fortissimo all’addome, questa volta come se
fosse un pugno.
Tossì e cominciò a pensare d’andarsene ma capì
subito che non ci sarebbe riuscita. Come se qualcuno la trattenesse.
Iniziò ad avere paura, lei lì stava morendo.
Forse avrebbe dovuto dare ascolto a Tanus e accontentarsi di girare
intorno alle mura, non di inoltrarsi dentro. Quel luogo era maledetto,
ma lei se ne era infischiata, come trenta anni fa quando aveva ignorato
tutti che gli raccomandavano di non sfidare Seth.
Sentì il cuore diminuire l’intensità dei battiti
e la circolazione delle mani e delle gambe fermarsi. Questa volta
non l’avrebbe scampata. Il respiro, come s’aspettava le
si stava troncando… sentì qualcosa stringerle la gola
e poteva percepire in modo papabile la mano che le impediva di respirare.
Cercò di dimenarsi ma invano, s’accorse di sapere chi
era che le stava provocando tutto questo e con il fiato corto disse
:-Seth…- la strana presenza la gettò con forza all’indietro,
Xena cadde, batté la testa e perse i sensi.
-Xena.. cosa
dobbiamo fare???- urlò l’uomo. La principessa guerriera
sbuffò, poi si portò davanti alla truppa e si girò
verso i suoi uomini, gridando ,disse:-in questa città c’è
l’oro che cerchiamo… si dice che sia tenuto nel tempio
della città.-
un uomo disse:-dobbiamo assalire il tempio, comandante?-
Xena rispose malefica:-qui tutti sono molti ricchi… bracciali,
collane… questi matti egizi portano anche addosso le loro ricchezze!-
Il suo vice comandante, insicuro chiese:-dobbiamo perquisire la gente
rubando qualche braccialetto??- Xena spronò il cavallo e si
parò davanti a lui, poi lo prese per il collo e lo tirò
verso di se, fino a farlo cadere da cavallo, l’uomo stava per
morire asfissiato ma Xena non mollava la presa.
- è più facile perquisire la gente quando è morta!!-
e lo buttò a terra, l’uomo si dimenò in uno spasimo,
poi riprese a respirare correttamente.
tutta la truppa gioì con lei e incitò il suo nome, dicendo
di volere l’azione.
-e allora andiamo. Seth ci ha dato il potere!- disse Xena, sguainando
la spada e cavalcando velocemente verso il villaggio di Asyut.
Sentì le persone fremere e gridare di paura, poi correre all’impazzata
di qua e di là come le gazzelle all’arrivo delle tigri.
Eh si, ora lei si sentiva una tigre. Si sentiva invasa dai poteri
che Seth gli aveva conferito e si accorse che se solo avesse voluto,
avrebbe potuto far crollare il villaggio con un solo sguardo. Ma che
divertimento ci sarebbe mai stato, così?
Entrarono in Asyut come un vento freddo e al suo passaggio, ciò
che rimaneva era morte. Come previsto da Xena, nella città
si accampava anche parte dell’esercito Egizio, pronto a contrastare
la sua avanzata ancora una volta, ma questa volta, sarebbe andato
in modo diverso.
Molti dei cittadini, inoltre,si improvvisarono guerrieri cercando
di aiutare i loro combattenti contro l’ incursione di Xena e
impugnavano coraggiosamente lance o bastoni. I guerrieri di Xena ne
massacrarono a migliaia, svaligiarono i templi, uccisero tutto ciò
che c’era da uccidere. Grazie al potere conferitogli da Seth,
l’armata Egizia presente ad Asyut fu sbaragliata e rimasero
solamente un piccolo gruppetto di persone, la maggior parte donne
e uomini anziani che si erano arresi al nemico.
Un uomo, si fece avanti per parlarle. Ma Xena con un gesto della mano,
dall’alto del suo cavallo bianco, lo invitò a tacere.
Poi disse:-non mi piace il vostro villaggio-
e nel mentre si puliva le mani lorde di sangue.
L’uomo disse, leggermente irato, ma stando ben cauto:- ma noi
non ti abbiamo fatto niente. Volevi l’oro, l’hai avuto.-
-ti ho già detto che questo posto non mi piace. E non mi piacete
neppure voi, con le vostre stupide usanze e i vostri stupidi vestiti.
E le vostre stupide facce-
Una donna raggiunse l’uomo e disse:-ti prego non farci del male-
poi inginocchiandosi,-ti prego, ragazza-
Xena smontò da cavallo, prese la donna per i capelli e ringhiò:-
non mi piace neppure chi supplica e chiede perdono- rimase un po’
soprappensiero,poi riprese-. Ma sia,voglio essere magnanima-.
Xena fece quattro conti:- va bene, mettetevi in fila.- disse, poi
si avvicinò ai contadini che impauriti ma pieni di speranza,
avevano ubbidito senza fiatare.
Xena con ironia numerò gli uomini:- 1 2,1,2,1,2… quelli
con il numero 1 facciano un passo avanti- . Avanzarono quelli con
il numero 1.
-gli altri ammazzateli.- disse con noncuranza. Subito tutti gridarono
ingiurie e perdono, ma i numeri due non ebbero scampo. Le spade degli
uomini di Xena li massacrarono uno per uno.
- voialtri.. portate un messaggio al tempio di Seth da parte di Xena,
ditegli che gli accordi sono rotti, non ho rispettato la promessa.-
Gli uomini, presi da vigliaccheria, corsero all’impazzata verso
l’uscita della città. Mentre correvano a Xena venne un
dubbio e chiese al suo vice:-quanti uomini occorrono per riferire
un messaggio?-
il vice non seppe rispondere e si strinse nelle spalle. Xena si fece
dare un arco e una freccia, lui e tutta la truppa fecero altrettanto,
poi la donna si rispose:-uno-
e tutti saettarono verso i corridori. Non ci fu nessun superstite
al massacro di Asyut: l’unico uomo che non venne ucciso da Xena
fu ucciso da Seth, per l’odioso messaggio che gli aveva riportato.
Xena si girò
in modo convulso tra la sabbia, poi sospirando ritornò quieta.
-è
questo Xena?- chiese un uomo indicando la lapide, ciò che gli
premeva sapere era se era proprio quella la lapide del tempio di Seth,
dove , secondo la leggenda,era custodito il talismano.
Xena annuì gioendo, poi ordinò a tutti gli uomini di
recitare, a turno, i geroglifici scritti sulla lapide. Tra i tanti,
qualcuno doveva avere ua buona pronuncia egizia.
E difatti il penultimo uomo si rivelò quello giusto, la lapide
si aprì.
Facendo segno di rimanere lì, salvo quattro uomini di sua fiducia,
la donna si inoltrò nel tempio e per accedervi, percorsero
una lunga scalinata.
Giunsero in un lugubre tempio di pietra.
-fa venire i brividi, eh capo?- domandò uno dei suoi.
- da quando in qua, un uomo ha i brividi?- domandò sarcastica
Xena.
Una donna avvicinò correndo verso di loro sguainando un pugnale:-fuori
stranieri! Donna, non puoi stare qui!- disse poi guardando Xena negli
occhi.
Xena rispose con aria di sufficienza:-io sto dove mi pare-
La donna le venne in contro cercando di attaccarla con il pugnale,
Xena con un calcio la disarmò, poi con un altro calcio in faccia
e la buttò a terra. Xena passò oltre e con lei anche
gli altri, fino ad arrivare all’altare sul quale c’era
una scatoletta di pietra.
-il talismano è qui!- disse Xena cercando di aprirla ma inutilmente.
Fece provare a tutti i suoi uomini ma il piccolo forziere di pietra
non accennava ad aprirsi.
-ed ora?- domandò un uomo. Xena si diresse verso la donna che
all’entrata l’aveva attaccata, e prendendola per la gola,
la sollevò:-come si fa ad aprire il forziere??-
di
Diomeche