- l’ultima
volta che sono stata qui, Seth,hai fatto di tutto per non farmi capire..
ma ora basta! Non mi lascerò sopraffare dai ricordi!-
leggendo i geroglifici, in modo corretto, la lapide si aprì
e la donna poté finalmente entrare nel luogo maledetto. Rapidamente,
scese le scale fino a trovarsi nel cuore del tempio. Subito una marea
di ricordi e di rimorsi l’invase, ma la donna si fece forza.
Percorse la stanza, finché non arrivò all’altare.
-la catena di morti è iniziata da questa donna…- disse
guardando ciò che rimaneva dello scheletro ormai in avanzato
stato di decomposizione, giaceva accanto alla vasca. –bene,
è da qui che devo porre rimedio.- Xena prese le ossa della
donna, cercando di non tralasciarne nemmeno un piccolo pezzo. Le depose
sull’altare, prese la torcia che illuminava l’intero ambiente
e le bruciò. Poi raccolse le sue ceneri.
Servendosi della daga, riuscì a cancellare la sua firma dalle
pareti delle mura e a distruggere la famosa vasca.
Lo scempio era stato cancellato. Ne rimaneva, ormai, solo un ricordo
atroce.
Xena uscì in fretta dal tempio, avrebbe voluto distruggere
puro quello, così avrebbe rimediato ad un altro punto, ma non
sapeva come fare, così decise che ci avrebbe pensato successivamente.
Non appena uscì, sentì una risata cupa e scura alle
sue spalle.
Xena si girò di scatto e vide ciò che non avrebbe mai
voluto vedere.
Seth.. o meglio Olimpia. La sua amata compagna era un demone irriconoscibile,
e per un attimo non poté fermare le lacrime che subito le invasero
gli occhi e poi anche le guance. –Olimpia…- disse sottovoce.
Il bardo aveva i capelli spettinati e ritti verso l’alto, gli
occhi completamente gialli in cui si distinguevano solo due puntini
neri (le pupille), intorno erano cerchiati di nero. La pelle era rugosa
e all’altezza della fronte e delle orecchie si potevano vedere
delle venature nere. Le labbra erano quasi nere, mentre suoi abiti
erano stati come bruciati e stracciati.
-ti piace il nuovo aspetto di Olimpia?- chiese la voce cupa che animava
la povera donna.
-maledetto!- gridò Xena –te la farò pagare!- disse
la donna sfoderando la spada e correndo verso di lui. Il demone si
fece apparire in mano una spada e rispose all’attaccò
di Xena, con facilità.
La guerriera riattaccò, ma si rese conto che non riusciva a
dare il meglio di se, in quelle condizioni. Non era proprio semplice
dover lottare contro Olimpia.. era come se avesse paura di farle del
male..
La ragazza indemoniata parò anche quest’ultimo colpo,
poi attaccò lei mirando all’addome di Xena, la principessa
guerriera lo evitò indietreggiando prontamente e girandosi
riattaccò il demone, il quale parò il colpo e mirò
alle sue caviglie con un movimento deciso della spada; Xena saltò
appena in tempo
La lotta proseguiva a base di colpi su colpi e nessuno aveva la meglio,
sull’altro. –Olimpia… puoi sentirmi?- disse Xena
ad un certo punto, mentre a fatica parava l’offensiva del demone.
-illusa!- rispose quest’ultimo. –la sua personalità
è ormai annientata al mio volere, io ora sono l’anima
di Olimpia! Quello che vedi è solamente il suo corpo…
come dire? Riadattato!- e scoppiò in una risata.
Xena stava traboccando di rabbia e odio, e riattaccò. Il demone,
preso di sprovvista cadde a terra, ma prontamente la colpì
ad un gamba. Xena strinse i denti dal dolore, ma riuscì ad
evitare il prossimo colpo del demone, questa volta rivolto al torace.
-arrenditi, Xena!- ruggì Seth arrabbiato per non avercela fatta
ad ucciderla.
-mai!- rispose lei, sempre più determinata.
-non vorrai farmi credere che ucciderai Olimpia?!-
il silenzio di Xena parlò per lei .
-e allora, come speri di fare? mia grandissima principessa sognatrice!!!!-
Xena a corto di argomenti e ben decisa di non rivelare il suo piano
al dio, riprese l’offensiva, questa volta però col puro
intento di farlo cedere.
Seth si trovava in difficoltà: la netta superiorità
che aveva nei confronti della mortale, non lo stava aiutando affatto,
anzi!
I suoi attacchi erano così potenti e veloci che a stento riusciva
a pararli.
Xena fece una rovesciata e colpì il demone tra capo e collo,
che svenne a terra. La principessa guerriera restò un attimo
a fissare l’immondo essere svenuto. Poi sentì un rumore
alle sue spalle.
Si voltò di scatto e vide uno strano demone, collegò
che poteva essere Rehusi.
-non toccarlo!- ruggì il demone facendo apparire nelle sue
mani una spada.
-salve Rehusi.. vuoi combattere anche tu? Ma come siete bellicosi
voi egiziani!-
il demone gridò di rabbia, poi si scaraventò verso di
lei.
Xena voleva fare in fretta e non perdere molto tempo con lei, sapeva
che dietro di se, Seth, iniziava a risvegliarsi. Parò i colpi
di Rehusi, cercando, in realtà, di non ferirla troppo , sapeva
che era solo una bambina disperata.
Tuttavia era molto abile e non riusciva a chiudere il suo incontro.
-lo sia che tua sorella sta morendo per mano tua?- domandò
Xena al demone.
Rehusi sembrò cambiare espressione ma solo un attimo, poi ritornò
alla carica
Intanto Seth si era completamente ripreso, e Xena, grazie alla coda
dell’occhio, poteva vedere che si era rialzato. In un baleno
sfoderò la daga e colpì con violenza la sorella di Murel
ad una gamba. La sistemò con un calcio, mentre, riponendo la
daga insanguinata al suo posto, si girò per affrontare Seth.
Il dio, senza darle un secondo di tempo, attaccò e Xena non
riuscì a deviare il colpo del tutto: l’attacco era rivolto
al collo, ma lei se la cavò con una piccola ferita all’altezza
della tempia.
Il dio rise:- come siete vulnerabili, voi mortali!-
-dici?- disse Xena, mentre lentamente riprendeva fiato, -sarai un
dio ma a quanto pare avevi bisogno di una mortale per il tuo losco
piano!-
-si! una mortale che mi ha anche permesso di vendicarmi! Niente male,
eh? Mi sono vendicato di te e al contempo ho conquistato l’Egitto!!!-
-hai ragione solo in parte- disse Xena e attese un attimo per notare
l’espressione del dio, che come previsto, era stupita. Riprese
– ti sei goduto il tuo attimo di gloria? Spero di si, perché
finisce qui!!!-
Xena sguainò la daga, in cui era intriso il sangue di tutte
le vittime di questa storia che aveva lei come colpevole: le ceneri
di Murel, il sangue di Rehusi.
Attaccò il demone e riuscì a ferirlo ad un braccio.
Il dio capì quale era la soluzione che aveva adottato Xena,
ma ormai era troppo tardi.
-qui c’è il sangue di Rehusi, della sacerdotessa e di
Olimpia. Le persone più danneggiate a causa dei mie errori
di trenta anni fa.-
-cosa speri di fare? questo incantesimo è vecchissimo! Non
funzionerà mai! Sei stata un’ingenua a fidarti della
sorella di un demone!-
Xena sapeva che Seth aveva ragione e anche Murel l’aveva avvertita
che c’erano pari possibilità di riuscita come di sconfitta;
ma doveva tentare.
-ora io rendo giustizia a questa gente con il mio sangue!- con la
daga si impresse un piccolo taglio nel palmo della mano, il sangue
che ne uscì si mischiò a quello delle altre –
e chiedo a Maat, signora della giustizia, che queste donne siano vendicate
e colpisco con questa daga l’anima del vero responsabile:l’odio.
Affinché egli venga scacciato dalle loro anime e dai loro cuori!-
Seth comprese che ormai non aveva scampo ed indietreggiò ma
Xena affondò la daga nel ventre di Olimpia, senza pietà.
In un modo talmente violento che quasi la sconvolse: come se non pensasse
più che quello era il corpo della sua Olimpia… e se l’incantesimo
avesse fallito?
Ma ora non c’era tempo per pensare, corse da Rehusi, che esterrefatta
guardava Seth tenersi il ventre ferito. La ragazza provò a
reagire, vedendo arrivare Xena, ma la donna, mossa da violenza e determinazione,
la colpì al volto con un calcio. Poi le sfilò l’anello
di mano. Xena sentì subito il forte potere del talismano su
di lei, del male… ma resistette e lo gettò sulla lapide
del tempio. Come prevedibile ci fu un’esplosione e prima la
lapide, poi le scale e quindi il resto del tempio, crollarono.
Soddisfatta e ansimante la principessa guerriera si voltò verso
Seth.
Il corpo di Olimpia si era illuminato di una strana luce e dopo uno
strano scatto, si accasciò a terra.
-Olimpia!- gridò Xena avvicinandosi e abbracciandola, ormai
le erano state restituite le sue sembianze. Xena girò la sua
attenzione sulla ferita all’addome , che straordinariamente
si sanava. Olimpia era salva!
La poetessa aprì lentamente gli occhi, come se si svegliasse
da un incubo durato davvero troppo tempo. –Xena…- disse
con la voce che un po’ le tremava. Poi guardandosi intorno con
aria incerta, disse di nuovo:-Seth ha usato il mio corpo?-
Xena annuì, mentre una lacrima di felicità le solcava
le guance.
-ma allora com’è possibile? Io non dovrei essere in vita!-
-è tutto merito di Murel, lei mi ha suggerito l’incantesimo.
Dovevo vendicare le vittime dei miei misfatti con il sangue dei colpevoli.
Poi io ho apportato qualche modifica… ho preso il tuo sangue,
quello di Rehusi e della sacerdotessa e l’ho unito al mio, ossia
a quello del colpevole... Ho chiesto a Maat di vendicare le vittime
ed essendo la dea della giustizia non poteva certo rifiutare…
quindi ho colpito te e quindi il colpevole universale di tutta la
vicenda: l’odio-
-quindi io non sono morta perché la daga non è servita
per spedire all’inferno Seth, ma agli occhi degli dei, per compiere
un atto di giustizia. Anche se poi colpendomi mortalmente, hai anche
spedito Seth negli Inferi e
salvato l’Egitto …-
Xena sorrise:- esatto. Che ne pensi?-
-geniale!- disse Olimpia rialzandosi in piedi.
Un ragazzina corse loro incontro, spaventata.. aveva circa 12 anni..
-scusate.. dove mi trovo?- chiese con la voce un po’ agitata.
Olimpia rispose:- tu devi essere Rehusi, non è così?-
la ragazzina annuì.
“Affinché egli venga scacciato dalle loro anime e dai
loro cuori!”
Xena ripensò alle parole da lei dette nell’incantesimo
e collegò che ciò avrebbe incluso anche la liberazione
di Rehusi dal male che albergava nel suo cuore.
“è finita” pensò poi notando che intorno
a lei, la gente riprendeva a comportarsi con normalità , curava
i feriti e seppelliva i morti di cui ,non sapevano neppure, di essere
stati gli assassini.
-andiamo Rehusi, andiamo da Murel-
Le tre donne smontarono
dalle loro cavalcature e si diressero nel tempio, Xena corse con ansia,
solo lei sapeva in che condizioni si trovava Murel prima della sua
partenza..
Ma fortunatamente udì due persone chiacchierare allegramente
e riconobbe subito le voci dei suoi amici.
-Xena!!!!Olimpia!!!- urlò di gioia Murel quando le vide.
-lo sapevo che avrebbe funzionato!!!- disse Tanus.
Rehusi si vergognava un po’ della sorella,quasi percepisse di
avere tanto sbagliato in passato, ma ora su due piedi, non sapeva
più ricordare cosa avesse fatto. Olimpia corse per abbracciare
Murel, ma si accorse che la piccola ragazzina di dodici anni si era
rifugiata dietro una tenda e non accennava ad uscire.
-esci, dai. Non avere paura..- disse prendendola per mano.
Murel si alzò con il busto , sgranò gli occhi e subito
scoppiò a piangere urlando:- Rehusi!!!!!- e spalancò
le braccia, in attesa di un abbraccio della sorella. Rehusi lasciò
la mano di Olimpia e corse anche lei piangendo verso Murel e si gettò
tra le sue braccia. Murel strinse a se la bambina che ora aveva ritrovato,
la sorella che aveva creduto perduta per sempre.
Rehusi cingeva con forza la schiena della donna egizia e affondava
il viso nei suoi capelli neri, forse anche per nascondere le lacrime.
-piano.. piano..- l’ammonì Tanus. da poco Murel dava
segni di miglioramento e non poteva certo rischiare che la bambina
riaprisse la ferita.
Rehusi si staccò da Murel e subito volò fra le braccia
forti di Tanus che la prese in braccio.
Olimpia guardò quel tenero trio e soprattutto il gioco di sguardi
tra Tanus e Murel.. “È evidente che Tanus vive solo per
Murel!Come ho potuto pensare che amasse Xena? ” si domandò,
ma poi arrivò alla conclusione che la sua mente era completamente
annebbiata da Seth..
-Xena, Olimpia- disse Murel invitandole ad avanzare verso di lei.
–grazie-
le due guerriere si guardarono tra di loro, poi Xena disse:- Murel,
non devi ringraziarci.. ho solo rimediato ad un mio errore.-
-non è cosa da poco, Xena- poi rivolta ad Olimpia –grazie
anche a te, poetessa-
-a me?- disse sorpresa Olimpia.
-nonostante non fossi in te, lo starti vicina mi ha insegnato che
l’amore è la cosa più importante. Non lo trascurerò
mai più!- e detto questo tese la mano a Tanus che la prese
e la baciò teneramente.
-bene.- disse Xena avvicinandosi a Tanus –volevo ringraziarti
per il tuo aiuto-
-sono contento d’esserti stato di qualche utilità-
i due guerrieri si abbracciarono, poi Xena scompigliò con tenerezza
i capelli di Rehusi e abbracciò anche Murel, che per fortuna,
sarebbe sopravvissuta.
Olimpia fece lo stesso, poi disse a Tanus:-perdonami se ti ho trattato
male. non ero in me-
-non ti preoccupare, Olimpia. L’ho dimenticato- i due si abbracciarono.
-addio amici miei- disse Olimpia –non credo che ripasseremo
in Egitto molto presto-
-a presto, invece. Bisogna costruire l’Egitto ora, e può
darsi che due guerriere come voi, siano d’aiuto. Quindi se riceverete
un messaggio in un greco incomprensibile, sappiate che è di
Tanus!- rise Murel ,che per la battuta, si guadagnò prima un
leggero buffetto, poi un bacio dall’amato.
-lo terremo a mente- disse Xena.
Così le due guerriere si congedarono, avviandosi verso l’uscita.
Olimpia prese di slancio la mano di Xena, stringendola forte; la principessa
guerriera la guardò con dolcezza, una dolcezza velata di tristezza.
Appena uscirono
dal tempio, sentirono uno strano rumore e poco dopo videro correre
verso di loro Argo II e l’altro cavallo di Olimpia, finalmente
erano tornati. Xena lasciò la mano di Olimpia, per prendere
le briglie del cavallo:
-Argo!- disse accarezzandola e stampandole un bacio sulla parte alta
del muso.
-lo sapevo che saresti tornato!-
anche Olimpia stava accarezzando il suo cavallo e disse, notando la
“commovente” scena tra la sua Xena e Argo II –Xena
un po’ di contegno!- rise.
La principessa guerriera le fece la linguaccia e disse in tono orgoglioso:-te
l’avevo detto che mi avrebbe trovato!-
-si, ma ci ha impiegato quattro giorni!per un cavallo prodigio, non
è un po’ troppo??- domandò ilare Olimpia.
Xena alzò le spalle con indifferenza:- l’importante è
che sia arrivato! No?-
Olimpia annuì, poi salì a cavallo; Xena fece lo stesso.
Tra le due cadde il silenzio. Xena sapeva da cosa dipendeva ma non
aveva il coraggio di riprendere l’argomento, quasi avesse timore
che Olimpia potesse rinnovarle il suo rifiuto; e poi anche per orgoglio:
perché fare il primo passo se era stata lei a sbagliare??
Olimpia teneva lo sguardo basso e di tanto in tanto guardava Xena,
che silenziosa e fiera marciava al suo fianco, a bordo del destriero
bianco.
Prese fiato e soprattutto coraggio –Xena io…..-
La principessa guerriera non si voltò nella sua direzione,
ma Olimpia percepì che era attentissima alle sue parole. –mi
dispiace. Lo sai che non potrei vivere senza di te.. né potrei
dirti mai addio.-
Xena la guardò un istante, poi tornò a focalizzare la
sua attenzione all’orizzonte, ma Olimpia sapeva che le sue parole
avevano avuto effetto.
Riprese:- se mai un giorno ci lasceremo, Xena, sarai per forza tu
a deciderlo. Tu hai in te la mia anima e senza la mia anima io non
posso vivere…-
Xena si voltò verso di lei e allungando una mano, le accarezzò
leggermente una guancia:- mi hai fatto soffrire tantissimo.- disse.
-lo so- rispose Olimpia con gli occhi lucidi –perdonami-
-no, sei tu che devi perdonare me- confessò la principessa
guerriera.
-avrei dovuto capire che non poteva essere la mia Olimpia, la ragazza
gelosa e impertinente. Avrei dovuto capire prima, ma sono stata cieca
e di questo mi dispiace-
Olimpia fece un sorriso e rispose:- non pensiamoci, più!-
Xena ricambiò il sorriso.
Un silenzio confidenziale e complice cadde tra le due, che cavalcavano
fianco a fianco, lungo il deserto. Ormai il sole iniziava a tramontare
e all’orizzonte si vedeva un bellissimo tramonto. La luce rossa
illuminò i visi delle due donne, un calore profondo le colse
quasi fosse stato fuoco.
Xena chiuse gli occhi, estasiata da quella stranissima sensazione.
-quando ti penso il mio cuore brucia con la stessa intensità
di questo sole- disse Olimpia con un filo di voce, osservando la compagna.
–sei bellissima-
Xena si girò verso di lei.
I loro occhi si guardarono a lungo, il blu e il ghiaccio di Xena si
fusero dolcemente con il caldo e incantevole verde degli occhi di
Olimpia.
Sguardi che parlavano più di mille altre parole.
FINE
di
Diomeche