E Maat l’accolse
nel suo mondo.
Il tempio di Iside
si elevava completamente solo in mezzo al deserto, accanto una piramide,
sepolcro di un faraone passato, probabilmente appartenente alla stirpe
dei Tolomei. Murel ed Olimpia erano entrambe stanche, ma la sola vista
del tempio, diede conforto e un senso di protezione a Murel che poverina
, non aveva fatto altro che tremare per tutto il viaggio; aveva molta
paura di Olimpia
La bella ed indemoniata Olimpia ora appariva confusa, come se non
ci stesse capendo più niente, come se non si ricordasse chi
era e che diavolo ci faceva lì.
Sempre stando in silenzio, le due legarono i cammelli ed entrarono
nel tempio.
Il tempio era bellissimo, una grande statua di Iside si ergeva al
centro dell’edificio sacro, formato da colonne di marmo rosa,
teli bianchi pendevano dal soffitto.
C’erano vasi di fiori, ma stranamente erano tutti secchi.
Il tempio , notarono, era completamente abbandonato a se stesso. Murel
non sapeva spiegarsi perché uno dei templi più importanti
di una dea come Iside fosse trattato così. –ma che è
successo qui?- domandò l’affascinante egiziana mentre
constava che il tempio era probabilmente stato saccheggiato ed ora
era deserto. Sentirono un rumore provenire da dietro la statua di
Iside.
Murel guardò istintivamente Olimpia che subito sfoderò
i sais in postura d’attacco e si fece avanti.
L’egiziana la bloccò:-aspetta, non andare potrebbe essere
pericoloso!-
Olimpia sbuffò:-non mi importa del pericolo! Devo proteggerti,
no? e allora fatti da parte!-
Le due stavano ancora litigando quando sentirono una voce sinistra
in avvicinamento,sembrava una risata. Una strana ombra uscì
da dietro la statua ancora ridendo. Murel urlò di paura. Una
donna camminava lentamente verso di loro, i capelli erano gonfi, neri
e lunghissimi e volteggiavano come se fossero animati, era alta, vestita
con una veste bianca da cui traspariva il suo scheletro, perché
lei non aveva cute, solo un leggero strato di squame.
Come fosse un serpente. Al polso destro un braccialetto d’oro.
Lo strano essere parlò:-salve Olimpia.-
Olimpia fissò impaurita la donna, che sembrava guardarla intensamente
anche se non aveva occhi, le sue cavità oculari erano vuote.
–che vuoi?- chiese.
-te- rispose la donna iniziando a correre verso la donna con una spada
sguainata. Murel si sentì spingere a terra da Olimpia, e cadde
per fare spazio alla poetessa che voleva respingere l’attacco
del demone. L’impatto del demone contro Olimpia fu fortissimo.
Il bardo con i sais cercò di tenere a bada la lama del demone
che , con una forza sempre maggiore, spingeva furiosamente verso il
suo busto.
Olimpia capì che non poteva continuare, non sarebbe mai riuscita
ad evitare che la spada del mostro si conficcasse nelle sue carni.
Così raccolse forza e spinse indietro la spada, un po’
soltanto,il necessario per spostarsi; l’arma del demone si conficcò
nel pavimento.
Olimpia decise di sfruttare l’occasione e si lanciò contro
il mostro, cercando di prenderlo da dietro, ma lo spirito maligno
evitò l’attacco e rinunciò a recuperare l’arma.
Trasformò le sue braccia in due potenti lame.
Olimpia non si scoraggiò ma era palese che non sarebbe mai
riuscita a vincerlo: le due lame del mostro maligno saettavano in
continuazione nella sua direzione e lei non poteva far altro che pararle
come capitava. Olimpia tentò di colpirlo, ma perse l’equilibrio
e cadde a terra. Il mostro colse l’occasione e si slanciò
con impeto verso di lei, con entrambe le lame.
Il bardo le evitò per un soffio, girandosi di lato.
Murel sentì il bisogno di aiutare Olimpia, così si alzò
in piedi e cercò l’appoggio dei suoi poteri.
Intanto Olimpia teneva a bada l’immondo essere che sembrava
non stancarsi mai, invece lei ormai sentiva la stanchezza e soprattutto
la certezza che non l’avrebbe sconfitto, che quella sarebbe
stata la sua ultima battaglia.
Chiese:- perché vuoi uccidermi?-
Il mostro rispose:- non voglio ucciderti, tu ci servi.-
Un oscuro presentimento si fece strada in Olimpia che iniziò
a pensare e forse.. a capire. Pensierosa, lasciò il fianco
scoperto e il colpo del mostro sarebbe andato a segno, se non fosse
stato per Murel. L’egiziana usando i suoi poteri, aveva sollevato
il mostro fino a farlo arrivare a mezz’aria e poi lo aveva gettato
lontano. Olimpia guardò il mostro cadere a terra, e decisa
più che mai a voler vincere, si scagliò su di lui. –adesso
basta giocare- ringhiò il mostro prima di alzarsi improvvisamente
e colpirla in testa con un calcio.
Olimpia cadde a terra e perse i sensi.
Il demone poteva dichiararsi soddisfatto, tuttavia voleva pareggiare
un conto. Si diresse minaccioso verso Murel con il preciso intento
di ucciderla. Murel, impaurita, allungò una mano e sprigionò
un boato d’energia che volo dritto verso il suo nemico; ma il
demone, facendo il medesimo gesto, la respinse e Murel si ritrovò
colpita dai suoi stessi poteri che la centrarono al petto e la fecero
sbattere a terra. In un attimo il demone le fu sopra, e tentò
di colpirla ma la donna, con la forza del pensiero, riuscì
a crearsi un sottilissimo campo invisibile e protettivo. Murel guardava
impaurita il mostro, che lentamente frantumava il suo campo di protezione
e le sfiorava la pelle con le sue lame.
Mentre pregava la clemenza di Iside, gli occhi di Murel, caddero sul
braccialetto che il demone indossava al polso. Lo riconobbe subito.
Intanto il demone aveva infranto completamente le sue protezioni e
s’apprestava a colpirla.
Ma qualcosa colpì il mostro da dietro. Olimpia. La donna si
era rialzata e ora aveva colpito violentemente il mostro alle spalle
con un sai, tuttavia il colpo fu leggero e superficiale.
Lo spirito maligno restò immobile, per un attimo paralizzato
dal dolore, ed Olimpia s’affrettò a finirlo.
-NOOOOOOOOOOOO!- urlò Murel gettandosi sopra al demone e parando
il colpo di Olimpia con il proprio corpo, ferendosi gravemente il
fianco sinistro.
Olimpia guardava esterrefatta ciò che era accaduto: Murel che
proteggeva il mostro con il suo corpo, il suo sai sporco di sangue
e il fianco dell’egiziana ferito.
Allibita riuscì solo a dire:- Murel.. ma….-
-non farlo, ti prego! Non ucciderla!!!!- pianse Murel ancora proteggendo
il demone. –non ucciderla!!!!-
- ma perché??? È un demone!!!-
-ma non capisci?- continuò Murel disperata tra le lacrime,
mentre con una mano stringeva di più a se il corpo del mostro,
con l’altra si teneva il fianco sfregiato. –lei è
mia sorella!!! È Rehusi!!!-
Olimpia abbassò per un istante i sais restando a guardare l’orrenda
creatura che Murel chiamava sorella, quel demone che ora non sdegnava
certo la protezione della ragazza. Olimpia ebbe come un presentimento
e urlò:- staccati, Murel… staccati da lei!-
Murel rispose:- è mia sorella! Lo capisci?? Non lascerò
che tu la uccid..-
Improvvisamente la voce di Murel si troncò, i suoi occhi si
fissarono increduli su quelli di Olimpia, la bocca era spalancata
da cui uscì un piccolo rivoletto di sangue. Olimpia continuò
a fissare i suoi occhi neri.
Il demone la scostò violentemente da se e Murel cadde a terra,
l’addome all’altezza dell’ombellico, sanguinante.
L’egiziana guardò il demone che l’aveva colpita,
sua sorella Rehusi. –Rehusi…- disse con un filo di voce..
-non chiamarmi, così!- cercò di colpirla di nuovo, ma
questa volta Olimpia fermò il mostro, colpendolo di nuovo.
Il demone voltò lo sguardo nella sua direzione, Olimpia fu
pronta a combattere, ma lui con un semplice movimento del capo, la
sbatté su una colonna.
La vista le si annebbiò e per un momento vide tutto nero.
La testa le girava e le parve di non sentire più le gambe.
Sentì qualcosa afferrarle la mano, probabilmente qualcosa di
ossuto e squamoso. Poi una sensazione strana, tipo un teletrasporto.
Xena aprì gli occhi. Non sapeva dire dove era capitata, ma
percepì una piacevolissima sensazione di benessere, di felicità.
Ad un tratto tutto attorno a se sembrò girare come in un vortice.
Poi si stabilizzò. Si trovava in un bosco, un bosco che in
realtà credeva di conoscere.
Una voce femminile ammoniva un brigante per le sue gesta; Xena la
cercò con lo sguardo ma non si riusciva a vedere chi parlasse.
Una seconda voce gli disse che lo avrebbero portato in tribunale per
essere giudicato; l’uomo ringraziò le donne per non averlo
giustiziato loro, ma per essere ricorse alla vera giustizia.
Xena ebbe un presentimento, iniziò a guardare tra gli alberi,
ma non riusciva a vedere chi avesse parlato e soprattutto perché
quelle voci le ricordavano tanto quella sua e quella di Olimpia.
Lo scenario cambiò, ma Xena questa volta riconobbe subito dove
si trovava: era nel luogo dove aveva combattuto con Callisto, il loro
primo combattimento, svolto sulle scale. Sentì una voce e questa
volta non ebbe dubbi: era la propria. Diceva a Callisto che l’avrebbero
portata in prigione. E Olimpia, ne era sicura, rispose che era la
cosa giusta da fare. Poi la voce di Callisto, spavalda e arrogante
che minacciandole disse che non era affatto la cosa giusta da fare
e che se ne sarebbero pentite.
Xena iniziò a capire: quelle erano alcuni dei momenti della
sua vita dove si era comportata con giustizia e lealtà. Ma
perché Maat gliele faceva sentire e non vedere? Che la dea
fosse compiaciuta delle sue azioni, o le sdegnasse?
Certo non che le importasse molto il parere di una divinità..
però..
Ad un certo punto tutto divenne rosa. –madre…- sentì
una voce dietro di lei.
Xena si girò, riconoscendo quella voce, e come si aspettava
vide Evi, che subito l’abbracciò stretta. – Madre!!!-
una seconda voce, questa volta infantile, echeggiò nella strana
dimensione. Xena sciolse l’abbraccio da Evi e, girandosi vide
Seleuco che le correva incontro, felice. La principessa guerriera
non capiva bene ciò che stava accadendo, ma prese in braccio
suo figlio e lo riempì di baci, quanto era che non si vedevano!!!
-finalmente staremo per sempre insieme!- esordì Evi, accarezzando
il volto della madre e i capelli biondastri del fratello.
-si!!- urlò Seleuco felice –nulla ci dividerà,
mai più!!-
Xena si fece trasportare dagli eventi, la gioia di riaverli entrambi
era troppo grande e quasi dimenticandosi la missione disse:- certo,
sempre insieme!-
Seleuco le stampò un grande bacio sulla guancia, scese dalle
sue braccia e la prese per mano:- vieni andiamo a casa!- Xena si lasciò
condurre via dal ragazzino.
Tutto attorno a loro cambiò ed arrivarono nel casolare dei
nonni di Xena, quella che per un po’ di tempo era stata la fattoria
di Marte.
-vivremo qui!- gioì Evi entrando nella casa. Xena fece lo stesso,
mentre Seleuco rimase fuori a giocare con Argo I.
La casa all’interno era completamente cambiata, era bella lussuosa.
-Chi ha fatto tutti questi cambiamenti?- domandò Xena incuriosita..
-io naturalmente!- disse una voce a lei ben nota, si girò e
c’era Olimpia, vestita da contadina come l’ultima volta
che ci erano andate per aiutare Marte.
-Olimpia..- disse Xena con un filo di voce. Olimpia le corse incontro
e l’abbracciò:- nessuno ci separerà! Staremo per
sempre insieme!-
Xena ricambiò l’abbraccio ma subito la sua mente venne
catapultata alla sera precedente e alle parole di Olimpia, a quell’addio
senza senso.
Subito capì e staccò Olimpia da se. –tu…
sei un’allucinazione!-
-ma che dici?- disse Olimpia sfoderando un sorriso.
–madre ti senti bene?- domandò Evi, preoccupata. Xena
comprese e disse rivolta alla figlia:- tu dovresti essere diretta
verso Roma…- poi guardando Olimpia –e tu con Murel al
tempio di Iside….- Xena uscì in fretta dalla casa in
cui ancora sentiva le parole di Olimpia e Evi che le chiedevano di
rimanere e di restare per sempre assieme a loro.
Xena non le ascoltò e uscendo vide Seleuco giocare con il suo
caro Argo I..
–Argo è morto….. e anche Seleuco…- guardò
meglio il figlio: aveva la pelle molto bianca, gli occhi cerchiati…..
-Maat!- Urlò la principessa guerriera; tutto in quell’istante
svanì.
Si udì solo una voce , pronunciare:-la ferrea volontà
non ti permette di abbandonarti ad una vita felice, nonostante sia
una vita virtuale… il tuo senso del dovere ti impedisce di lasciarti
andare. Questo è qualcosa che ho sempre apprezzato in te e
che verrà ricompensato: ti darò ciò che mi chiedi.
L’arma è tua.-
Xena sentì un vento molto forte e subito la sensazione di felicità
scomparve lasciando il posto ad ansia e preoccupazione: stava tornando
sul mondo reale..
-ora, salva l’Egitto.-
La principessa guerriera riaprì gli occhi, mentre ancora nella
sua mente echeggiava quella strana voce, così dolce ma al contempo
dura e decisa che le pregava quasi, di salvare l’Egitto dalla
venuta di Seth.
-ce l’ho fatta??- domandò Xena in preda all’ansia.
Tanus le fece un sorriso e disse:- certo!-
Xena sentì un peso leggero all’altezza dello stomaco,
si accorse che c’era una arma. Una daga di foggia orientale,
davvero molto particolare. Aveva l’elsa a forma di mezza luna,
e la lama molto larga a forma triangolare che terminava con una punta
molto aguzza.
Xena sbuffò:- credo ci voglia ben altro, per sconfiggere Seth-
-ricorda che questa arma ha il potere benefico di Maat, non la devi
sdegnare! E poi non deve uccidere Seth, ma il corpo con il quale lui
passerà il vortice per il regno dei vivi.-
-certo, ma… voglio dire quando avrò ucciso il poveraccio
che è stato usato da Seth, lui potrà prenderne un altro
e passare di nuovo il vortice, no?-
-no, la sua unica possibilità è oggi! Domani il vortice
si richiuderà e non si riaprirà più!-
Xena annuì, poi fissò lo sguardo pensierosa sulla daga,
e successivamente su Tanus. disse:-ascolta, Tanus.. io credo che prenderà
me. Affido a te la daga, uccidimi senza pietà chiuse per un
attimo gli occhi, poi se ciò dovesse accadere, non farti venire
rimorsi. Chiaro?-
Tanus annuì e prese in mano il piccolo pugnale.- dobbiamo raggiungere
Murel ed Olimpia, ora.-
Xena annuì. I due salirono in groppa ai cammelli e si diressero
verso il tempio. Dopo un po’ Tanus disse per spezzare il silenzio:-sappi,
Xena, che se dovessi essere tu la prescelta di Seth… io ti ucciderò……-
-…..bravo….-fu la risposta incerta di Xena…
-ma mi dispiacerebbe molto, credimi. Del resto, però il tuo
comportamento trenta anni fa è stato davvero.. stupido…
non mi sorprenderebbe se Seth prendesse di mira anche ciò che
ami e non solo te.-
Xena si fermò un attimo, confusa. Le parole di Tanus erano
state come un fulmine a ciel sereno, come una torcia che fa luce sull’oscurità
del dubbio e dell’incertezza.. Tutto ora le era chiaro, come
in un intricatissimo puzzle che piano piano si ricompone… tutto,
ogni situazione, ogni singola parola che era mai uscita dalla bocca
di Olimpia era malvagia e cattiva: si domandò come non abbia
pensato a questo, come??????
Ma ora doveva agire, subito! Prima che Seth o chi per lui potesse
rapirla…
-presto…- disse ancora soprappensiero.. – dobbiamo raggiungere
Olimpia!- e con uno strattone , incitò il suo povero cammello
ad andare più forte che poteva, Tanus la guardò per
un secondo, confuso.. poi la seguì.
Arrivarono nei pressi del tempio in appena cinque minuti, Xena smontò
velocemente e subito gridò:-Olimpia!!!!!- e senza domandarsi
perché non rispondesse, entrò subito nel tempio, imitata
da Tanus.
Tutto era in ordine ed era pacato, tranquillo. Ciononostante non v’era
traccia di presenza umana. :-Olimpia!!!!!- gridò di nuovo,
aumentando il tono della voce.
Tanus girò lo sguardo per l’enorme stanza del tempio
che sembrava non finire mai ed essere completamente nel silenzio.
Volgendo lo sguardo, notò qualcosa.. o qualcuno… disteso
a terra…
-Murel!!!!- urlò l’egizio- macedone correndo nella direzione
della persona.
Xena s’accorse anch’ella della presenza della donna e
anche lei corse in contro.
Tanus si accasciò accanto al corpo della donna che era in una
pozza di sangue.
-Murel…- disse parlando quasi sotto voce e accarezzandole la
chioma bruna.
L’egiziana, sentendo quella carezza così familiare, aprì
le palpebre anche se ciò le costava immensa fatica. La ferita
al fianco le aveva causato una grave emorragia e aveva perso molto
sangue; l’altra lesione, quella più grave al ventre,
probabilmente le avrebbe portato via la vita. Aveva solo 17 anni.
Una fitta costrinse la donna a contrarre il suo viso in una smorfia
di dolore e Tanus già preoccupato di suo, domandò:-
che ti è successo Murel?-
L’egiziana raccontò:-mia… sorella….- in quell’attimo
sopraggiunse anche Xena.
-ha… r..rapito.. Olimpia..-
-perché è di lei che si vuole servire Seth, è
così??- domandò Xena in preda all’ansia. L’egiziana
rispose semplicemente:- mi dispiace tanto, Xena-
la principessa guerriera chiuse gli occhi per un attimo, poi disse:-
bisogna pensare a te, adesso. Vado a vedere se c’è qualche
benda o dei medicinali..-
la donna si alzò e si recò alla ricerca di qualche medicina.
Tanus accarezzò il viso sofferente di Murel, che disse semplicemente:
-ho paura- una lacrima uscì dagli occhi scuri di Tanus che
comunque cercò di tranquillizzarla, per quanto fosse possibile.
-tu… non morirai..-
Murel gli fece un sorriso ma i suoi occhi erano tristi e cupi come
non mai. Xena sopraggiunse velocemente con in mano una bacinella.
Tanus fece spazio e alzandosi lasciò la donna.
Xena si chinò e tirò fuori dalla bacinella acqua, vino,
bende e del cotone; fortunatamente le sacerdotesse di Iside erano
molto fornite di medicinali.
Xena innanzitutto ispezionò la gravità e la profondità
della ferita al bacino, sicuramente la più grave. Emettendo
un respiro preoccupato, la donna greca passò alla ferita al
fianco che doveva essere subito tamponata. Innanzitutto la tamponò
con del cotone e la disinfettò con il vino. Poco dopo la ferita
smise di sanguinare o meglio non sanguinò con lo stesso ritmo
di prima, e la principessa guerriera le fasciò il fianco con
le bende.
Murel domandò:-adesso, che farai?-
-cercherò di curanti la ferita sul ventre..- rispose Xena.
Murel sorrise:- intendevo con Olimpia… - Xena tacque e riprese
il suo lavoro.
Murel riprese:- è difficile scegliere tra ciò che è
giusto fare e ciò che noi vorremmo… ma tu… la ucciderai?-
La principessa guerriera disinfettò il profondo taglio, che
sperava con tutto il cuore, non avesse toccato gli organi. Poi lo
ricucì e le fasciò la vita.
Stava per alzarsi, quando Murel le prese la mano.
Xena notò che le dita erano molto fredde, mentre all’interno
del palmo era davvero calda, probabilmente aveva la febbre; era così
tenera quella stretta.. così debole che Xena si fermò
e la guardò negli occhi.
-non farlo.- disse Murel –non ucciderla.-
-non lo voglio fare- rispose Xena, con la voce molto titubante. –ma…-
- forse c’è un modo per evitare di farlo… -
Olimpia si risvegliò
dal piccolo svenimento che aveva avuto. Si sentiva molto frastornata
, ma nel complesso sentiva le ossa tutte intere. Non capì subito
dove si trovava, ma comprese che era sopra a qualcosa.. un giaciglio
forse? No, assolutamente era durissimo… era su un altare di
pietra.
Un piccolo brivido le passò per la schiena e guardandosi intorno
s’accorse che si trovava in un tempio, oscuro e tenebroso. Si
alzò sulle ginocchia con immensa fatica, si sentiva molto stordita.
Subito dietro di se, sentì un vento fortissimo. Si girò
e vide qualcosa come un vortice.
Un presentimento, anzi una certezza.
Si girò di scatto, sentendo qualcuno dietro di se. Comprese
subito le sue intenzioni, forse se lo aveva sentito, dal primo momento
in cui Murel le aveva raccontato questa storia.
Allungò le mani verso di lui ,nel disperato tentativo di non
farlo avvicinare o semplicemente pregando di non farlo….
Comprese che il suo destino era segnato.
Si mise le mani tra i capelli, disperata, la bocca spalancata…
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!-
Un tuono fece
leggermente spaventare Murel, che sussultò tra le braccia di
Xena. –è accaduto!- disse subito la ragazzina. Xena si
sentì invadere da una disperazione immensa.. combattere con
il male, anzi combattere Olimpia..
la sua Olimpia… il suo viso s’oscurò e gli occhi
si riempirono di lacrime.
Tanus corse verso di loro e disse:- è la fine dell’ Egitto,
la venuta di Seth!-
Il cielo infatti si era oscurato, la terra iniziò a tremare
convulsamente.
-tieni- disse Tanus porgendo a Xena la daga di Maat. – vai..
prima che il male s’impossessi del tuo cuore.-
Xena si alzò, adagiando lentamente Murel a terra. Prese il
mano la daga che Tanus le porgeva. La fissò per lungo tempo,
studiandone i lineamenti e l’intagliatura, davvero superba.
L’impugnò forte e disse:- spero di farcela-
-devi- la corresse Tanus, mentre l’incitava a far presto. Xena
stava per andare, quando Murel la fermò:- Xena, ricorda: non
far capire agli Dei, ciò che vuoi fare veramente! Questa è
soluzione!!-
la principessa guerriera si voltò nella sua direzione, scoprendo
ancora una volta, una ragazza forte e purtroppo prossima alla morte.
–Addio, Murel-
-no, a presto- sorrise Murel, mentre dagli occhi cerchiati, usciva
una lacrima di dolore. Xena si voltò e uscì dal tempio,
ove già dilagava l’inferno.
CAPITOLO
V
Subito fu come se fosse scoppiata una guerra. Molti soldati o semplicemente
persone del popolo, persino bambini, si affrontavano con spade, fionde,
sassi, ogni cosa che riuscivano a trovare. L’odio dilagava e
tutti s’improvvisavano assassini. Xena correva a bordo del suo
cammello, sforzandosi di non vedere quello scempio che ora si presentava
ai suoi occhi. Non poteva non pensare che tutto ciò era stato
possibile per la sua smania di potere e per il suo odio per l’Egitto.
Che stupida che era stata, sfidare Seth! il maligno!
La principessa guerriera, determinata come non mai, fermò il
suo cammello, solo quando giunse in prossimità del tempio maledetto.
di
Diomeche