episodio n. 15
stampa

2
3
4
5

E Maat l’accolse nel suo mondo.

Il tempio di Iside si elevava completamente solo in mezzo al deserto, accanto una piramide, sepolcro di un faraone passato, probabilmente appartenente alla stirpe dei Tolomei. Murel ed Olimpia erano entrambe stanche, ma la sola vista del tempio, diede conforto e un senso di protezione a Murel che poverina , non aveva fatto altro che tremare per tutto il viaggio; aveva molta paura di Olimpia
La bella ed indemoniata Olimpia ora appariva confusa, come se non ci stesse capendo più niente, come se non si ricordasse chi era e che diavolo ci faceva lì.
Sempre stando in silenzio, le due legarono i cammelli ed entrarono nel tempio.
Il tempio era bellissimo, una grande statua di Iside si ergeva al centro dell’edificio sacro, formato da colonne di marmo rosa, teli bianchi pendevano dal soffitto.
C’erano vasi di fiori, ma stranamente erano tutti secchi.
Il tempio , notarono, era completamente abbandonato a se stesso. Murel non sapeva spiegarsi perché uno dei templi più importanti di una dea come Iside fosse trattato così. –ma che è successo qui?- domandò l’affascinante egiziana mentre constava che il tempio era probabilmente stato saccheggiato ed ora era deserto. Sentirono un rumore provenire da dietro la statua di Iside.
Murel guardò istintivamente Olimpia che subito sfoderò i sais in postura d’attacco e si fece avanti.
L’egiziana la bloccò:-aspetta, non andare potrebbe essere pericoloso!-
Olimpia sbuffò:-non mi importa del pericolo! Devo proteggerti, no? e allora fatti da parte!-
Le due stavano ancora litigando quando sentirono una voce sinistra in avvicinamento,sembrava una risata. Una strana ombra uscì da dietro la statua ancora ridendo. Murel urlò di paura. Una donna camminava lentamente verso di loro, i capelli erano gonfi, neri e lunghissimi e volteggiavano come se fossero animati, era alta, vestita con una veste bianca da cui traspariva il suo scheletro, perché lei non aveva cute, solo un leggero strato di squame.
Come fosse un serpente. Al polso destro un braccialetto d’oro.
Lo strano essere parlò:-salve Olimpia.-
Olimpia fissò impaurita la donna, che sembrava guardarla intensamente anche se non aveva occhi, le sue cavità oculari erano vuote. –che vuoi?- chiese.
-te- rispose la donna iniziando a correre verso la donna con una spada sguainata. Murel si sentì spingere a terra da Olimpia, e cadde per fare spazio alla poetessa che voleva respingere l’attacco del demone. L’impatto del demone contro Olimpia fu fortissimo.
Il bardo con i sais cercò di tenere a bada la lama del demone che , con una forza sempre maggiore, spingeva furiosamente verso il suo busto.
Olimpia capì che non poteva continuare, non sarebbe mai riuscita ad evitare che la spada del mostro si conficcasse nelle sue carni. Così raccolse forza e spinse indietro la spada, un po’ soltanto,il necessario per spostarsi; l’arma del demone si conficcò nel pavimento.
Olimpia decise di sfruttare l’occasione e si lanciò contro il mostro, cercando di prenderlo da dietro, ma lo spirito maligno evitò l’attacco e rinunciò a recuperare l’arma. Trasformò le sue braccia in due potenti lame.
Olimpia non si scoraggiò ma era palese che non sarebbe mai riuscita a vincerlo: le due lame del mostro maligno saettavano in continuazione nella sua direzione e lei non poteva far altro che pararle come capitava. Olimpia tentò di colpirlo, ma perse l’equilibrio e cadde a terra. Il mostro colse l’occasione e si slanciò con impeto verso di lei, con entrambe le lame.
Il bardo le evitò per un soffio, girandosi di lato.
Murel sentì il bisogno di aiutare Olimpia, così si alzò in piedi e cercò l’appoggio dei suoi poteri.
Intanto Olimpia teneva a bada l’immondo essere che sembrava non stancarsi mai, invece lei ormai sentiva la stanchezza e soprattutto la certezza che non l’avrebbe sconfitto, che quella sarebbe stata la sua ultima battaglia.
Chiese:- perché vuoi uccidermi?-
Il mostro rispose:- non voglio ucciderti, tu ci servi.-
Un oscuro presentimento si fece strada in Olimpia che iniziò a pensare e forse.. a capire. Pensierosa, lasciò il fianco scoperto e il colpo del mostro sarebbe andato a segno, se non fosse stato per Murel. L’egiziana usando i suoi poteri, aveva sollevato il mostro fino a farlo arrivare a mezz’aria e poi lo aveva gettato lontano. Olimpia guardò il mostro cadere a terra, e decisa più che mai a voler vincere, si scagliò su di lui. –adesso basta giocare- ringhiò il mostro prima di alzarsi improvvisamente e colpirla in testa con un calcio.
Olimpia cadde a terra e perse i sensi.
Il demone poteva dichiararsi soddisfatto, tuttavia voleva pareggiare un conto. Si diresse minaccioso verso Murel con il preciso intento di ucciderla. Murel, impaurita, allungò una mano e sprigionò un boato d’energia che volo dritto verso il suo nemico; ma il demone, facendo il medesimo gesto, la respinse e Murel si ritrovò colpita dai suoi stessi poteri che la centrarono al petto e la fecero sbattere a terra. In un attimo il demone le fu sopra, e tentò di colpirla ma la donna, con la forza del pensiero, riuscì a crearsi un sottilissimo campo invisibile e protettivo. Murel guardava impaurita il mostro, che lentamente frantumava il suo campo di protezione e le sfiorava la pelle con le sue lame.
Mentre pregava la clemenza di Iside, gli occhi di Murel, caddero sul braccialetto che il demone indossava al polso. Lo riconobbe subito. Intanto il demone aveva infranto completamente le sue protezioni e s’apprestava a colpirla.
Ma qualcosa colpì il mostro da dietro. Olimpia. La donna si era rialzata e ora aveva colpito violentemente il mostro alle spalle con un sai, tuttavia il colpo fu leggero e superficiale.
Lo spirito maligno restò immobile, per un attimo paralizzato dal dolore, ed Olimpia s’affrettò a finirlo.
-NOOOOOOOOOOOO!- urlò Murel gettandosi sopra al demone e parando il colpo di Olimpia con il proprio corpo, ferendosi gravemente il fianco sinistro.
Olimpia guardava esterrefatta ciò che era accaduto: Murel che proteggeva il mostro con il suo corpo, il suo sai sporco di sangue e il fianco dell’egiziana ferito.
Allibita riuscì solo a dire:- Murel.. ma….-
-non farlo, ti prego! Non ucciderla!!!!- pianse Murel ancora proteggendo il demone. –non ucciderla!!!!-
- ma perché??? È un demone!!!-
-ma non capisci?- continuò Murel disperata tra le lacrime, mentre con una mano stringeva di più a se il corpo del mostro, con l’altra si teneva il fianco sfregiato. –lei è mia sorella!!! È Rehusi!!!-
Olimpia abbassò per un istante i sais restando a guardare l’orrenda creatura che Murel chiamava sorella, quel demone che ora non sdegnava certo la protezione della ragazza. Olimpia ebbe come un presentimento e urlò:- staccati, Murel… staccati da lei!-
Murel rispose:- è mia sorella! Lo capisci?? Non lascerò che tu la uccid..-
Improvvisamente la voce di Murel si troncò, i suoi occhi si fissarono increduli su quelli di Olimpia, la bocca era spalancata da cui uscì un piccolo rivoletto di sangue. Olimpia continuò a fissare i suoi occhi neri.
Il demone la scostò violentemente da se e Murel cadde a terra, l’addome all’altezza dell’ombellico, sanguinante. L’egiziana guardò il demone che l’aveva colpita, sua sorella Rehusi. –Rehusi…- disse con un filo di voce..
-non chiamarmi, così!- cercò di colpirla di nuovo, ma questa volta Olimpia fermò il mostro, colpendolo di nuovo.
Il demone voltò lo sguardo nella sua direzione, Olimpia fu pronta a combattere, ma lui con un semplice movimento del capo, la sbatté su una colonna.
La vista le si annebbiò e per un momento vide tutto nero.
La testa le girava e le parve di non sentire più le gambe.
Sentì qualcosa afferrarle la mano, probabilmente qualcosa di ossuto e squamoso. Poi una sensazione strana, tipo un teletrasporto.


Xena aprì gli occhi. Non sapeva dire dove era capitata, ma percepì una piacevolissima sensazione di benessere, di felicità. Ad un tratto tutto attorno a se sembrò girare come in un vortice. Poi si stabilizzò. Si trovava in un bosco, un bosco che in realtà credeva di conoscere.
Una voce femminile ammoniva un brigante per le sue gesta; Xena la cercò con lo sguardo ma non si riusciva a vedere chi parlasse. Una seconda voce gli disse che lo avrebbero portato in tribunale per essere giudicato; l’uomo ringraziò le donne per non averlo giustiziato loro, ma per essere ricorse alla vera giustizia.
Xena ebbe un presentimento, iniziò a guardare tra gli alberi, ma non riusciva a vedere chi avesse parlato e soprattutto perché quelle voci le ricordavano tanto quella sua e quella di Olimpia.
Lo scenario cambiò, ma Xena questa volta riconobbe subito dove si trovava: era nel luogo dove aveva combattuto con Callisto, il loro primo combattimento, svolto sulle scale. Sentì una voce e questa volta non ebbe dubbi: era la propria. Diceva a Callisto che l’avrebbero portata in prigione. E Olimpia, ne era sicura, rispose che era la cosa giusta da fare. Poi la voce di Callisto, spavalda e arrogante che minacciandole disse che non era affatto la cosa giusta da fare e che se ne sarebbero pentite.
Xena iniziò a capire: quelle erano alcuni dei momenti della sua vita dove si era comportata con giustizia e lealtà. Ma perché Maat gliele faceva sentire e non vedere? Che la dea fosse compiaciuta delle sue azioni, o le sdegnasse?
Certo non che le importasse molto il parere di una divinità.. però..
Ad un certo punto tutto divenne rosa. –madre…- sentì una voce dietro di lei.
Xena si girò, riconoscendo quella voce, e come si aspettava vide Evi, che subito l’abbracciò stretta. – Madre!!!- una seconda voce, questa volta infantile, echeggiò nella strana dimensione. Xena sciolse l’abbraccio da Evi e, girandosi vide Seleuco che le correva incontro, felice. La principessa guerriera non capiva bene ciò che stava accadendo, ma prese in braccio suo figlio e lo riempì di baci, quanto era che non si vedevano!!!
-finalmente staremo per sempre insieme!- esordì Evi, accarezzando il volto della madre e i capelli biondastri del fratello.
-si!!- urlò Seleuco felice –nulla ci dividerà, mai più!!-
Xena si fece trasportare dagli eventi, la gioia di riaverli entrambi era troppo grande e quasi dimenticandosi la missione disse:- certo, sempre insieme!-
Seleuco le stampò un grande bacio sulla guancia, scese dalle sue braccia e la prese per mano:- vieni andiamo a casa!- Xena si lasciò condurre via dal ragazzino.
Tutto attorno a loro cambiò ed arrivarono nel casolare dei nonni di Xena, quella che per un po’ di tempo era stata la fattoria di Marte.
-vivremo qui!- gioì Evi entrando nella casa. Xena fece lo stesso, mentre Seleuco rimase fuori a giocare con Argo I.
La casa all’interno era completamente cambiata, era bella lussuosa.
-Chi ha fatto tutti questi cambiamenti?- domandò Xena incuriosita..
-io naturalmente!- disse una voce a lei ben nota, si girò e c’era Olimpia, vestita da contadina come l’ultima volta che ci erano andate per aiutare Marte.
-Olimpia..- disse Xena con un filo di voce. Olimpia le corse incontro e l’abbracciò:- nessuno ci separerà! Staremo per sempre insieme!-
Xena ricambiò l’abbraccio ma subito la sua mente venne catapultata alla sera precedente e alle parole di Olimpia, a quell’addio senza senso.
Subito capì e staccò Olimpia da se. –tu… sei un’allucinazione!-
-ma che dici?- disse Olimpia sfoderando un sorriso.
–madre ti senti bene?- domandò Evi, preoccupata. Xena comprese e disse rivolta alla figlia:- tu dovresti essere diretta verso Roma…- poi guardando Olimpia –e tu con Murel al tempio di Iside….- Xena uscì in fretta dalla casa in cui ancora sentiva le parole di Olimpia e Evi che le chiedevano di rimanere e di restare per sempre assieme a loro.
Xena non le ascoltò e uscendo vide Seleuco giocare con il suo caro Argo I..
–Argo è morto….. e anche Seleuco…- guardò meglio il figlio: aveva la pelle molto bianca, gli occhi cerchiati…..
-Maat!- Urlò la principessa guerriera; tutto in quell’istante svanì.
Si udì solo una voce , pronunciare:-la ferrea volontà non ti permette di abbandonarti ad una vita felice, nonostante sia una vita virtuale… il tuo senso del dovere ti impedisce di lasciarti andare. Questo è qualcosa che ho sempre apprezzato in te e che verrà ricompensato: ti darò ciò che mi chiedi.
L’arma è tua.-
Xena sentì un vento molto forte e subito la sensazione di felicità scomparve lasciando il posto ad ansia e preoccupazione: stava tornando sul mondo reale..
-ora, salva l’Egitto.-


La principessa guerriera riaprì gli occhi, mentre ancora nella sua mente echeggiava quella strana voce, così dolce ma al contempo dura e decisa che le pregava quasi, di salvare l’Egitto dalla venuta di Seth.
-ce l’ho fatta??- domandò Xena in preda all’ansia.
Tanus le fece un sorriso e disse:- certo!-
Xena sentì un peso leggero all’altezza dello stomaco, si accorse che c’era una arma. Una daga di foggia orientale, davvero molto particolare. Aveva l’elsa a forma di mezza luna, e la lama molto larga a forma triangolare che terminava con una punta molto aguzza.
Xena sbuffò:- credo ci voglia ben altro, per sconfiggere Seth-
-ricorda che questa arma ha il potere benefico di Maat, non la devi sdegnare! E poi non deve uccidere Seth, ma il corpo con il quale lui passerà il vortice per il regno dei vivi.-
-certo, ma… voglio dire quando avrò ucciso il poveraccio che è stato usato da Seth, lui potrà prenderne un altro e passare di nuovo il vortice, no?-
-no, la sua unica possibilità è oggi! Domani il vortice si richiuderà e non si riaprirà più!-
Xena annuì, poi fissò lo sguardo pensierosa sulla daga, e successivamente su Tanus. disse:-ascolta, Tanus.. io credo che prenderà me. Affido a te la daga, uccidimi senza pietà chiuse per un attimo gli occhi, poi se ciò dovesse accadere, non farti venire rimorsi. Chiaro?-
Tanus annuì e prese in mano il piccolo pugnale.- dobbiamo raggiungere Murel ed Olimpia, ora.-
Xena annuì. I due salirono in groppa ai cammelli e si diressero verso il tempio. Dopo un po’ Tanus disse per spezzare il silenzio:-sappi, Xena, che se dovessi essere tu la prescelta di Seth… io ti ucciderò……-
-…..bravo….-fu la risposta incerta di Xena…
-ma mi dispiacerebbe molto, credimi. Del resto, però il tuo comportamento trenta anni fa è stato davvero.. stupido… non mi sorprenderebbe se Seth prendesse di mira anche ciò che ami e non solo te.-
Xena si fermò un attimo, confusa. Le parole di Tanus erano state come un fulmine a ciel sereno, come una torcia che fa luce sull’oscurità del dubbio e dell’incertezza.. Tutto ora le era chiaro, come in un intricatissimo puzzle che piano piano si ricompone… tutto, ogni situazione, ogni singola parola che era mai uscita dalla bocca di Olimpia era malvagia e cattiva: si domandò come non abbia pensato a questo, come??????
Ma ora doveva agire, subito! Prima che Seth o chi per lui potesse rapirla…
-presto…- disse ancora soprappensiero.. – dobbiamo raggiungere Olimpia!- e con uno strattone , incitò il suo povero cammello ad andare più forte che poteva, Tanus la guardò per un secondo, confuso.. poi la seguì.
Arrivarono nei pressi del tempio in appena cinque minuti, Xena smontò velocemente e subito gridò:-Olimpia!!!!!- e senza domandarsi perché non rispondesse, entrò subito nel tempio, imitata da Tanus.
Tutto era in ordine ed era pacato, tranquillo. Ciononostante non v’era traccia di presenza umana. :-Olimpia!!!!!- gridò di nuovo, aumentando il tono della voce.
Tanus girò lo sguardo per l’enorme stanza del tempio che sembrava non finire mai ed essere completamente nel silenzio.
Volgendo lo sguardo, notò qualcosa.. o qualcuno… disteso a terra…
-Murel!!!!- urlò l’egizio- macedone correndo nella direzione della persona.
Xena s’accorse anch’ella della presenza della donna e anche lei corse in contro.
Tanus si accasciò accanto al corpo della donna che era in una pozza di sangue.
-Murel…- disse parlando quasi sotto voce e accarezzandole la chioma bruna.
L’egiziana, sentendo quella carezza così familiare, aprì le palpebre anche se ciò le costava immensa fatica. La ferita al fianco le aveva causato una grave emorragia e aveva perso molto sangue; l’altra lesione, quella più grave al ventre, probabilmente le avrebbe portato via la vita. Aveva solo 17 anni.
Una fitta costrinse la donna a contrarre il suo viso in una smorfia di dolore e Tanus già preoccupato di suo, domandò:- che ti è successo Murel?-
L’egiziana raccontò:-mia… sorella….- in quell’attimo sopraggiunse anche Xena.
-ha… r..rapito.. Olimpia..-
-perché è di lei che si vuole servire Seth, è così??- domandò Xena in preda all’ansia. L’egiziana rispose semplicemente:- mi dispiace tanto, Xena-
la principessa guerriera chiuse gli occhi per un attimo, poi disse:- bisogna pensare a te, adesso. Vado a vedere se c’è qualche benda o dei medicinali..-
la donna si alzò e si recò alla ricerca di qualche medicina.
Tanus accarezzò il viso sofferente di Murel, che disse semplicemente:
-ho paura- una lacrima uscì dagli occhi scuri di Tanus che comunque cercò di tranquillizzarla, per quanto fosse possibile.
-tu… non morirai..-
Murel gli fece un sorriso ma i suoi occhi erano tristi e cupi come non mai. Xena sopraggiunse velocemente con in mano una bacinella. Tanus fece spazio e alzandosi lasciò la donna.
Xena si chinò e tirò fuori dalla bacinella acqua, vino, bende e del cotone; fortunatamente le sacerdotesse di Iside erano molto fornite di medicinali.
Xena innanzitutto ispezionò la gravità e la profondità della ferita al bacino, sicuramente la più grave. Emettendo un respiro preoccupato, la donna greca passò alla ferita al fianco che doveva essere subito tamponata. Innanzitutto la tamponò con del cotone e la disinfettò con il vino. Poco dopo la ferita smise di sanguinare o meglio non sanguinò con lo stesso ritmo di prima, e la principessa guerriera le fasciò il fianco con le bende.
Murel domandò:-adesso, che farai?-
-cercherò di curanti la ferita sul ventre..- rispose Xena.
Murel sorrise:- intendevo con Olimpia… - Xena tacque e riprese il suo lavoro.
Murel riprese:- è difficile scegliere tra ciò che è giusto fare e ciò che noi vorremmo… ma tu… la ucciderai?-
La principessa guerriera disinfettò il profondo taglio, che sperava con tutto il cuore, non avesse toccato gli organi. Poi lo ricucì e le fasciò la vita.
Stava per alzarsi, quando Murel le prese la mano.
Xena notò che le dita erano molto fredde, mentre all’interno del palmo era davvero calda, probabilmente aveva la febbre; era così tenera quella stretta.. così debole che Xena si fermò e la guardò negli occhi.
-non farlo.- disse Murel –non ucciderla.-
-non lo voglio fare- rispose Xena, con la voce molto titubante. –ma…-
- forse c’è un modo per evitare di farlo… -

Olimpia si risvegliò dal piccolo svenimento che aveva avuto. Si sentiva molto frastornata , ma nel complesso sentiva le ossa tutte intere. Non capì subito dove si trovava, ma comprese che era sopra a qualcosa.. un giaciglio forse? No, assolutamente era durissimo… era su un altare di pietra.
Un piccolo brivido le passò per la schiena e guardandosi intorno s’accorse che si trovava in un tempio, oscuro e tenebroso. Si alzò sulle ginocchia con immensa fatica, si sentiva molto stordita. Subito dietro di se, sentì un vento fortissimo. Si girò e vide qualcosa come un vortice.
Un presentimento, anzi una certezza.
Si girò di scatto, sentendo qualcuno dietro di se. Comprese subito le sue intenzioni, forse se lo aveva sentito, dal primo momento in cui Murel le aveva raccontato questa storia.
Allungò le mani verso di lui ,nel disperato tentativo di non farlo avvicinare o semplicemente pregando di non farlo….
Comprese che il suo destino era segnato.
Si mise le mani tra i capelli, disperata, la bocca spalancata…
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!-

Un tuono fece leggermente spaventare Murel, che sussultò tra le braccia di Xena. –è accaduto!- disse subito la ragazzina. Xena si sentì invadere da una disperazione immensa.. combattere con il male, anzi combattere Olimpia..
la sua Olimpia… il suo viso s’oscurò e gli occhi si riempirono di lacrime.
Tanus corse verso di loro e disse:- è la fine dell’ Egitto, la venuta di Seth!-
Il cielo infatti si era oscurato, la terra iniziò a tremare convulsamente.
-tieni- disse Tanus porgendo a Xena la daga di Maat. – vai.. prima che il male s’impossessi del tuo cuore.-
Xena si alzò, adagiando lentamente Murel a terra. Prese il mano la daga che Tanus le porgeva. La fissò per lungo tempo, studiandone i lineamenti e l’intagliatura, davvero superba.
L’impugnò forte e disse:- spero di farcela-
-devi- la corresse Tanus, mentre l’incitava a far presto. Xena stava per andare, quando Murel la fermò:- Xena, ricorda: non far capire agli Dei, ciò che vuoi fare veramente! Questa è soluzione!!-
la principessa guerriera si voltò nella sua direzione, scoprendo ancora una volta, una ragazza forte e purtroppo prossima alla morte. –Addio, Murel-
-no, a presto- sorrise Murel, mentre dagli occhi cerchiati, usciva una lacrima di dolore. Xena si voltò e uscì dal tempio, ove già dilagava l’inferno.

CAPITOLO V
Subito fu come se fosse scoppiata una guerra. Molti soldati o semplicemente persone del popolo, persino bambini, si affrontavano con spade, fionde, sassi, ogni cosa che riuscivano a trovare. L’odio dilagava e tutti s’improvvisavano assassini. Xena correva a bordo del suo cammello, sforzandosi di non vedere quello scempio che ora si presentava ai suoi occhi. Non poteva non pensare che tutto ciò era stato possibile per la sua smania di potere e per il suo odio per l’Egitto. Che stupida che era stata, sfidare Seth! il maligno!
La principessa guerriera, determinata come non mai, fermò il suo cammello, solo quando giunse in prossimità del tempio maledetto.

di Diomeche

2
3
4
5

Stampa il racconto


www.xandrella.com