Nota
dell'autrice: "Desidero dedicare questo episodio
a Xandrella, mia compagna di scrittura fino a questo mometo. Inoltre
un grazie particolare va a Sietta per la gentile collaborazione che
ha offerto nel corso della stesura del racconto... se ha visto la
luce è anche merito tuo!"
Darkamy
CAPITOLO
I
Da sempre la luna che risplende in cielo illuminando la terra di
debole e soffice luce, cede il suo posto al sole, una volta trainato
dal carro di Apollo. E anche in quest’alba d’estate il
disco lucente inizia la sua salita verso il cielo, grande mantello
tinteggiato di rosa, indaco, giallo e azzurro. Lievi rumori iniziano
ad udirsi tra le vie cittadine e mentre le prime porte si aprono,
i mercanti iniziano a posizionare la merce sui banchi, i pescatori
con reti alla mano salgono sulle loro imbarcazioni, le donne raccolgono
l’acqua dal pozzo e i fornai aprono le botteghe lasciando nell’aria
il soffice profumo del pane sfornato.
Xena e Olimpia dopo aver lasciato in custodia i loro cavalli allo
stalliere si incamminano verso il porto dove ad attenderle vi è
una galea pronta a salpare per raggiungere le rive dell’India:
- Stiamo imbarcando gl’ultimi barili … - si introduce
il capitano della nave vedendo sopraggiungere le due guerriere –
Tra poco potrete imbarcarvi. -
- Ti ringrazio – risponde il bardo mentre passa una mano tra
una ciocca di capelli per scostarla dalla fronte.
Xena osserva il sole arricciando gli occhi offesi dai forti raggi
di luce:
- Ci aspetta un’altra giornata molto calda… -
- E’ la mia solita fortuna … non basta la nausea…
anche il caldo non mi darà pace! Odio le attraversate in mare!
-
- Coraggio Olimpia… si tratta solo di qualche giorno. -
- Che rotta percorrerà questa galea? -
Xena sfila dalla sacca che porta sulla spalla destra un lembo di pelle
in cui è disegnata una mappa delle terre conosciute e appoggiandosi
su di un grande barile invita il bardo ad avvicinarsi ad osservare
con lei:
- Vedi, noi seguiremo questo percorso … costeggeremo la costa
fino a questo punto e poi ci sposteremo più a largo …
in questo modo risparmieremo tre giorni … -
- Si ma in questa zona la corrente è molto forte! – commenta
Olimpia preoccupandosi ancor di più del suo mal di mare.
Ad interrompere le loro considerazioni vi è l’intromissione
di una voce maschile, giovane ed entusiasta. Le due donne volgono
lo sguardo in direzione delle voce e vedono a pochi centimetri da
loro un ragazzo che le osserva con un grande sorriso dipinto in volto:
- Fillide!! Che ci fai qui?? – domanda Olimpia con tono scocciato
mascherato da finta gioia.
- Come sarebbe cosa ci faccio qui!! Ma è naturale!! Io sono
un grande guerriero e vado sempre dove c’è bisogno di
me! -
A questa esclamazione Xena si lascia sfuggire una lieve risata canzonatrice
mentre Fillide non curante continua a parlare:
- E voi amiche mie che ci fate qui? -
- Stiamo partendo … andiamo in India – risponde la guerriera
dai capelli corvini.
- Davvero?? Che combinazione voluta dagli dei! Anch’io mi devo
imbarcare su questa galea! -
- E perché mai ti spingi tanto lontano da casa? -
- Te l’ho già detto Xena … io sono un grande guerriero
e qui in Grecia non ci sono più condottieri alla mia altezza
che vale la pena sfidare … un giorno in una taverna un uomo
mi ha parlato dell’India e sono rimasto incantato dalla descrizione
di questa terra meravigliosa, così mi sono detto “ Se
è un posto così diverso dal mio, forse troverò
qualche guerriero in gamba da poter sfidare!” capisci? -
- Certo … - risponde Xena con assoluta mancanza di convinzione.
- E voi invece? -
- Andiamo a trovare mia figlia, Evi.-
- Che bello!! Ero già eccitato per questo viaggio, ma ora che
ho trovato voi qui sono ancora più contento … desideravo
da tempo vivere una nuova avventura con voi! -
Il giovane, trasportato dall’entusiasmo, si fa incontro alle
due guerriere avvolgendo entrambe in un caloroso abbraccio. Al contrario
Xena e Olimpia si osservano a vicenda con sguardo sconvolto mentre
cercano di divincolarsi dall’effusione del figlio illegittimo
di Corilo:
- Va bene Fillide, basta così! – esclama Olimpia.
- Che bel viaggio che ci aspetta! – commenta Xena volgendo gli
occhi al cielo.
Fillide prende la sacca che aveva posato a terra e portandola sulle
spalle, si avvia fischiettando alla rampa che conduce alla nave mentre
Olimpia lo segue con gli occhi e la sua espressione si fa sempre più
rassegnata:
- Lo sai Xena … temo proprio che tu abbia ragione! –
CAPITOLO II
Sono già trascorsi due giorni dall’imbarco. La galea
ha affiancato le coste della Grecia per poi dirigersi a largo spinta
dal vento figlio di Eolo. I giorni si presentano sereni e caldi, il
cielo limpido e azzurro accoglie il sole che splende alto, abbracciando
la cristallina superficie del mare con i suoi possenti raggi calorosi
e sfavillanti.
La nave solca le acque, una volta regno di Nettuno, frastagliandone
la superficie da cui si riesce a scorgere la vita di alcuni esseri
marini: branchi di salmoni fuggono veloci mentre i delfini accompagnano
l’attraversata della galea saltando gioiosamente fuori dall’acqua
accanto alla plancia dell’imbarcazione.
Xena siede su di un gradino del ponte affilando la lama della sua
spada con una pietra; con lei vi sono anche Olimpia e Fillide, entrambi
appoggiati alla murata della nave ad osservare l’oceano. Il
bardo, sempre combattuta dai suoi malesseri, fissa con attenzione
l’orizzonte cercando distrazione e serenità mentre il
figlio illegittimo di Corilo legge incuriosito una sua pergamena desideroso
di conoscere le leggendarie imprese del padre:
- Olimpia, non capisco… in questo tuo racconto mio padre sembra
un idiota… -
- A cosa ti riferisci? -
- In questo passaggio tu descrivi mio padre come un guerriero goffo
e impaurito … ma dagli scritti che ho letto lui non era così!
-
- Di quali scritti parli? -
- Dei suoi scritti naturalmente! Me li ha fatti leggere mia madre.
Lei quando ero bambino per farmi addormentare ogni sera mi raccontava
un avventura di Corilo: il più grande guerriero che la Grecia
abbia mai conosciuto. -
- Davvero? -
- Si! Non hai altre pergamene?? – domanda il giovane sbirciando
curioso nella bisaccia del bardo – Voglio leggere altri racconti
sulle sue gesta eroiche! -
- Fillide … - lo richiama la bionda guerriera togliendogli dalle
mani la sacca – Corilo era un vero eroe, ma non perché
fosse stato un grande guerriero, ma perché aveva un animo generoso
e nobile. -
- Questo fa onore alla sua memoria e ti ringrazio, ma ciò che
dici non è corretto: mio padre era il guerriero più
forte di tutti i tempi e io, sangue del suo sangue, voglio eguagliare
la sua fama … anzi, la supererò! Coraggio dammi la sacca
voglio leggere altre pergamene!! -
- Credo che per oggi tu abbia già letto abbastanza! –
commenta il bardo scocciata dai continui commenti del giovane che
accompagnano la sua lettura.
- Affatto! – esclama cocciuto Fillide strappando dalle mani
di Olimpia la bisaccia per poi prendere un nuovo manoscritto e iniziare
a leggere ad alta voce con entusiasmo.
- Dei dell’Olimpo! Non bastava la nausea, pure lui ci voleva…
ma che ho fatto di male! – esclama la donna volgendo gli occhi
al cielo in segno di sopportazione.
Xena osserva l’amica sorridendo per poi rinfoderare la spada
ed avvicinarsi in suo aiuto:
- Fillide, perché non vai sottocoperta a leggere? Ti troverai
più comodo steso sul tuo giaciglio… -
- Ti ringrazio Xena ma preferisco restare qui a far compagnia ad Olimpia
commentando con lei questi splendidi racconti! -
L’ingenuità della sua risposta viene controbattuta da
uno sguardo contrariato di Xena che da chiara indicazione al giovane
di seguire le sue istruzioni:
- Ripensandoci … forse hai ragione tu Xena, sottocoperta potrò
trovare un po’ di refrigerio dal calore del sole… -
Il giovane fissa lo sguardo severo della guerriera per un altro istante
deglutendo più volte quasi impaurito per poi afferrare le pergamene
e correre a rifugiarsi nella sua cabina come un fanciullo che si nasconde
dalla madre dopo aver combinato una marachella:
- Grazie! – esclama Olimpia tirando un lungo respiro di sollievo.
- Mi stava facendo impazzire! -
- Si, me ne sono accorta – risponde premurosa Xena accarezzando
i capelli dell’amica. – Come ti senti? –
- Come sempre quando sono a bordo di una galea … -
- Mi dispiace – commenta nuovamente la donna dai capelli corvini
sorridendo alla sua interlocutrice.
- Avrei proprio bisogno di una bella vacanza. – commenta Olimpia
tirando un lungo respiro.
- Ora pensiamo a passare qualche giorno da Evi, poi ti prometto che
ti lascerò scegliere la nostra prossima meta dove passare qualche
giorno di riposo assoluto.-
- Come se non ti conoscessi abbastanza… non so quante volte
ti ho sentito pronunciare queste parole, ma poi va sempre a finire
che succede qualcosa che esige l’aiuto della leggendaria principessa
guerriera! – risponde Olimpia con tono scherzoso.
Xena osserva il bardo fingendosi contrariata e raccogliendo la sua
provocazione, risponde con un smorfia che fa rassomigliare per un
istante la sua espressione a quella di una fanciulla:
- Scommettiamo che questa volta ti lascerò fare la vacanza
che desideri? -
- Ci sto… uhm, vediamo… se ho ragione io raccoglierai
la legna e cucinerai per una luna … -
- Una luna??? Ma stai scherzando?! E’ troppo! – la interrompe
la principessa guerriera.
- Se invece avrai ragione tu mi occuperò dei cavalli per lo
stesso numero di giorni. – conclude la bionda non curante della
precedente esclamazione di Xena che resta a fissarla pensierosa per
qualche secondo passando una mano sotto al mento mentre decide cosa
fare:
- Ci sto! -
Ancora una volta
al tramonto il chiarore del giorno si spegne nel momento in cui il
sole si dissolve dietro l’orizzonte. Mentre la notte cala avvolgendo
l’ambiente circostante di tenebre, un forte vento porta con
se grandi nuvoloni che si stagliano poderosi nel manto stellato oscurando
velocemente la luna e la sua pallida luce.
- Stiamo andando in contro ad una tempesta … - commenta il capitano
della galea osservando con preoccupazione l’orizzonte da cui
si intravedono nitidi fulmini scaturiti dalle masse nuvolose che si
fanno sempre più vicine.
- Sarà meglio mantenere la rotta – suggerisce Xena affiancando
l’uomo al comando del timone.
- Si, credo che tu abbia ragione. -
La principessa guerriera si congeda dalla postazione sorridendo al
suo interlocutore per poi avvicinarsi ad Olimpia che, seduta vicino
all’albero maestro, è intenta a tagliare una mela. Xena
si inginocchia di fronte al bardo che vedendola sopraggiungere le
porge una fetta del frutto dalla buccia rossa:
- Quella tempesta ci sta venendo incontro vero? – domanda Olimpia
seppur consapevole della risposta dell’amica.
- Temo proprio di si, ma non preoccuparti … è una galea
robusta, continueremo l’attraversata senza grandi difficoltà.
-
Detto questo la mora dai capelli corvini si rialza e si dirige verso
la punta della nave per poi appoggiarsi al muretto lasciando che il
suo sguardo si perda ad osservare i dintorni. Dopo qualche minuto
Olimpia si alza e si avvicina alla principessa guerriera ancora intenta
a scrutare l’orizzonte che appare confuso dall’oscurità
della notte:
- Cosa guardi con tanta attenzione? – domanda il bardo.
La guerriera risponde alla domanda rivoltale facendo segno ad Olimpia
di fare silenzio ponendo un dito sulle sue labbra. Dopo un istante
Xena chiude gli occhi e si pone attentamente all’ascolto dei
suoni circostanti, mentre il bardo la osserva con crescente preoccupazione:
- Qualcosa non va? -
- Mi sembra di udire il suono di un’altra nave che si avvicina…
-
Olimpia pone attenzione all’orizzonte senza però scorgere
nulla:
- Io non vedo niente, ti sarai sbagliata. -
Xena volge lo sguardo verso Olimpia con espressione poco convinta
mentre il bardo riprende parola con tono premuroso:
- Dovresti andare a riposare un po’… -
- Si, forse hai ragione… tu non vieni? -
- Si, prendo un'altra boccata d’aria e poi ti raggiungo. -
Xena sorride alla bionda guerriera per poi volgere le spalle intenta
a congedarsi quando uno scorcio avvertito con la coda dell’occhio
richiama la sua attenzione facendole osservare ancora una volta in
direzione dei suoni che le era parso di udire in precedenza: una piccola
luce si intravede risollevata di qualche metro dalla superficie del
mare. Olimpia segue lo sguardo di Xena e notando il piccolo bagliore
domanda:
- Che cos’è? Sembra una torcia… -
Xena resta immobile senza esprimere la sua opinione lasciando trascorrere
altri secondi come in attesa di aver maggiore conferma dei suoi sospetti.
Ad un tratto si accende un'altra piccola luce seguita poi da altre
che col passare dei secondi compaiono facendosi sempre più
numerose rafforzando la perplessità di Olimpia:
- Sono frecce! Frecce dalla punta infuocata! – osserva senza
più dubbi la principessa guerriera.
- Predoni dei mari? – domanda nuovamente Olimpia con voce leggermente
preoccupata.
- La galea è troppo piccola per essere romana… - commenta
Xena riuscendo a scorgere la sagoma dell’imbarcazione –
Devono essere per forza predoni. -
- Si stanno avvicinando velocemente… – continua il bardo.
- Capitano! – grida la principessa guerriera correndo verso
il suo interlocutore – Una galea di predoni ci sta puntando!
-
L’uomo si volta di scatto ad osservare la direzione indicatagli
dalla principessa guerriera:
- Accidenti! Com’è vicina! -
- Dobbiamo cambiare rotta! – suggerisce il marinaio che sta
accanto al capitano.
- No, sarebbe un grave sbaglio! – si introduce Xena –
La tempesta è sempre più vicina e la corrente è
troppo forte… -
- Si, ma così lasceremo che loro accostino! – ribatte
contrariato il marinaio.
- E’ inevitabile! La nostra è una galea mercantile…
è troppo carica e pesante! Se si stanno avvicinando così
rapidamente lo dobbiamo a questo, saranno sempre più veloci
di noi, anche nelle manovre… non ci resta altro da fare che
batterci! -
Il capitano dell’imbarcazione resta per qualche istante in silenzio
a considerare sul da farsi e prendere la decisione più responsabile
per fronteggiare questa minaccia senza mettere a repentaglio la vita
del suo equipaggio:
- Xena ha ragione… - sentenzia alla fine l’uomo di mare
– Cosa suggerisci di fare? -
- Quella galea ci sta recuperando con troppa velocità…
sfruttiamo gl’ultimi minuti che abbiamo a disposizione per prepararci
alla lotta. Sveglia tutti gli uomini e ordina loro di armarsi. Un
gruppo deve posizionarsi sul ponte, un altro deve restare sottocoperta
pronto ad intervenire al mio ordine. -
- Perché non farli uscire tutti subito? Avremo più uomini
per fronteggiare l’abbordaggio… -
- Il ponte diverrebbe troppo affollato e questo renderebbe più
arduo il movimento in battaglia… -
- Non ci avevo pensato… -
- Coloro che verranno sul ponte devono armarsi di paramenti, qualunque
oggetto che possa fare da scudo deve essere impiegato… tra poco
oltre ad acqua e fulmini avremo di fronte una pioggia di frecce! -
- Si, Xena! -
di
Darkamy
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il racconto
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