CAPITOLO
V
Nel pomeriggio di un nuovo giorno, la vacanza tanto attesa da Olimpia
ha finitamente inizio.
Stesa sulla sabbia il bardo prende il sole mentre Xena, a pochi metri
di distanza dalla battigia, siede su uno scoglio tenendo tra le mani
una canna da pesca da lei costruita in cerca di un po’ svago:
- Perché non vieni a pescare anche tu? – domanda ad un
tratto all’amica.
La bionda poetessa alza leggermente il capo e con voce semiaddormentata
risponde:
- No, si sta troppo bene qua al sole … -
- Vuoi dire che preferisci stare li a fare la lucertola e squagliare
piuttosto che passare qualche sana ora a caccia di pesci? -
- Xena… la tua è una vera ossessione… con tutto
quello che hai catturato abbiamo da magiare pesce per giorni….
Dammi retta, rilassati un po’, vieni qui anche tu! -
- Ma vuoi scherzare? No… lascio a te questo genere di cose…
-
- Fa come credi… - conclude Olimpia chiudendo nuovamente gli
occhi mentre la principessa guerriera si immerge in acqua.
Per circa un’ora le due guerriere si concedono un po’
di riposo come meglio preferiscono, poi Xena, stanca della pesca solitaria,
prende tra le mani un piccolo granchio ed avvicinandosi di soppiatto
ad Olimpia, lo appoggia sul suo addome facendo attenzione a non svegliare
il bardo che nel frattempo si era assopita cullata dal calore del
sole; il lieve solleticare delle fini zampe dell’animaletto
marino ridestano, però, la donna che riaperti gli occhi, vede
la creatura camminare vivacemente su di sé. Colta in contropiede,
lancia un grido agghiacciante mentre la principessa guerriera soddisfatta,
cerca di trattenere una risata sforzandosi di apparire estranea all’evento.
Rialzatasi da terra, il bardo raccoglie il piccolo granchio e osservandolo
sente la rabbia crescere in sé:
- Xenaa!!! -
- Che c’è? – domanda fingendosi sorpresa la mora
guerriera sentendosi chiamata in causa.
- Cosa ci faceva questa bestiaccia sulla mia pancia?! -
- Povero, ma non lo vedi quant’è carino… con che
coraggio lo chiami “bestiaccia”.. così lo offenderai…
potrebbe anche pizzicarti sai? -
- Ti prendi gioco di me? -
- Io?! Oh, lo sai che non mi permetterei mai… -
- E tu lo sai che esistono modi molto più aggraziati per svegliare
le persone?! -
- Ma se neppure con un barile di polvere nera ti saresti svegliata!
-
- Ah! Allora lo ammetti che sei stata tu! -
Raggirata dal gioco di parole del bardo, Xena inizia a correre lungo
la spiaggia seguita dopo pochi istanti da un’Olimpia desiderosa
di vendetta:
- Se ti acchiappo te la faccio pagare! -
- Brava, se mi acchiappi hai detto bene! -
- Non potrai scappare in eterno! -
Le due corrono per diversi metri fin quando Xena cerca rifugio in
acqua. Il bardo la segue a pochi passi di distanza e per annullare
il suo svantaggio schizza dell’acqua contro l’amica arrestandone
la fuga. Ormai raggiunta, Olimpia salta sulle spalle di lei facendola
finire sottacqua e prima che potesse riemergere, preme con le mani
sulla sua testa costringendola a rimanere in emersione qualche secondo
e bere un sorso d’acqua salata.
- Adesso siamo pari! – esclama la bionda soddisfatta.
- Io non credo proprio! – ribatte la principessa guerriera coinvolgendo
la compagna di avventure in un nuovo gioco acquatico.
Tra schizzi d’acqua, inseguimenti e risate si consuma così
una meritata giornata di riposo per le due eroine. Seduti accanto
al fuoco, i tre naufraghi gustano la loro cena in silenzio, interrotto
ad un tratto dalla contrarietà di Olimpia:
- Sto mangiando tanto di quel pesce che finirà per spuntarmi
la coda anche a me! – esclama lanciando un’occhiataccia
a Xena.
- Beh, le curve al posto giusto ce le hai… - interviene Fillide
- … Saresti una sirena molto graziosa! -
- Lavati la bocca con l’acqua di mare prima di parlare! –
lo riprende Xena punendolo per l’apprezzamento fatto al bardo
tirandogli un sonoro pugno in testa che gli fa scivolare il cappello
sugl’occhi.
- Ahi!! Mi hai fatto male! -
- Qui, la persona che si meriterebbe veramente due schiaffi sei tu!
– continua Olimpia rivolgendosi all’amica.
- Io? E perché mai? -
- Perché se fosse per te mangeremmo pesce dalla mattina alla
sera! – conclude pizzicandole un braccio.
In risposta alla provocazione della poetessa, Xena prende un pizzico
di terra tra le dita e lo schizza contro il viso del bardo che reagisce
nuovamente avventandosi su di lei. Inavvertitamente il capo della
donna finisce con l’urtare Fillide che, colto alla sprovvista,
perde la presa del piattino di legno che aveva in mano rovesciando
sui capelli di lei il pesce che stava mangiando. La scena si consuma
davanti agl’occhi di Olimpia, che vedendo la compagna guardarsi
la chioma con espressione schifata, scoppia in una fragorosa risata.
La principessa guerriera le lancia un’occhiata fulminea per
poi rivolgersi al figlio di Corilo con un’espressione che dipinge
sul suo volto tutto il suo disappunto:
- Calmati Xena … - balbetta il giovane porgendo le mani avanti
in segno di difesa - … E’ stato solo un incidente…
non è stata colpa mia! -
- Inizia a scappare ragazzo! – ammonisce la mora scostando dai
capelli l’ennesimo rimasuglio di cibo mentre il desiderio di
vendetta si fa sempre più forte dentro di se.
- No, Fillide resta qui e riboccati le maniche… - si intromette
Olimpia - … Questa volta ti aiuto io a dare una lezione alla
“grande principessa guerriera”! -
Detto questo il bardo si avventa scherzosamente sulla mora costringendola
a stendersi a terra, seguita in pochi istanti da Fillide, coinvolto
dalla stessa poetessa.
Costretta a subire la simpatica aggressione dei due compagni, Xena
si divincola per liberarsi dai due corpi che pesantemente le impediscono
ogni movimento e, una volta riuscita a rotolare sul un lato, si libera
ed afferra i due per i capelli costringendoli a rialzarsi:
- Va bene… il vostro tentativo di vedetta è fallito miseramente…
- esclama ironica Xena senza lasciare la presa. – Adesso io
vado a fermi un bel bagno dato che sono sporga di terra e puzzo di
pesce…. Per il vostro bene vi consiglio di farvi trovare a letto
a dormire come angioletti prima che la mia pazienza si esaurisca!
– conclude per poi allontanarsi velocemente in direzione della
sorgente.
- Ma si è arrabbiata veramente? – domanda il figlio di
Corilo con leggera preoccupazione alla bionda poetessa.
- Naaa! -
Tratto in inganno da un sogno agitato, Fillide si volta nervosamente
su un lato facendo oscillare vivacemente l’amaca sulla quale
sta consumando le ore di sonno.
Il ripetuto movimento finisce col far cadere il giovane che si risveglia
al duro impatto con il suolo:
- Ahi, ahi … che botta …. – si lamenta con la bocca
ancora impastata massaggiandosi la guancia offesa dall’urto.
Dopo aver sbadigliato più volte sgraziatamente, il giovane
si guarda intorno in cerca delle compagne, ma non c’è
traccia di loro all’accampamento: le loro armature sono posate
a terra vicino ad un albero, al centro dello spiazzo le braci della
sera precedente emanano ancora qualche soffice rivolo di fumo e la
porticina della capanna appare stranamente chiusa.
- Che dormano ancora? – si domanda mentre si avvicina lentamente
alla baracca - … Eppure è strano… il sole è
già alto e in genere si svegliano molto prima di me….
-
Sbirciando furtivamente dalla finestrella del rifugio, Fillide vede
le due guerriere stese sul giaciglio una accanto all’altra avvolte
da un sonno profondo e resta per un attimo a riflettere sul da farsi.
Deciso a svegliarle, fa poi irruzione nell’abitazione sbattendo
la porta e urlando allegramente:
- Sveglia dormiglione!! -
Mentre Olimpia arriccia le labbra in una smorfia e si volta cercando
di coprire il volto con le braccia, Xena apre lentamente un occhio
e contrariata invita il giovane a lasciare la capanna facendogli segno
con la mano:
- Ma cosa gridi! Esci da qui e facci dormire! -
- E’ mattina inoltrata ed è una gran bella giornata,
giù dal letto! -
- Vai ad accendere il fuoco… tra poco arriviamo. -
- Si direbbe che avete fatto molto tardi ieri sera… -
- Fillide?! -
- Si? -
- Fatti gli affari tuoi… -
- Ehm… si Xena, vado a raccogliere la legna… -
- Ecco, bravo… - conclude la principessa guerriera stordita
dal sonno vedendo uscire il giovane dalla capanna.
Risvegliate dal chiasso di Fillide, le due eroine dopo una veloce
colazione, decidono di andare in cerca di frutta. Intenta a cogliere
alcune noci di cocco, Xena si arrampica lungo il tronco della palma
facendo presa con mani e gambe mentre Olimpia osservandola ride divertita:
- Sembri una scimmia! -
- Ah, ah, ah … spiritosa …. Mi sorprendi, un’amazzone
come te non sa che una palma è molto diversa da un comune arbusto?
Non è semplice arrampicarsi qui… devi avere una presa
molto salda e devi salire aiutandoti con energici colpi di bacino…
- istruisce con tono saccente la principessa guerriera.
- Sarà, ma sei così buffa… dovresti vederti Xena!
-
Non curante delle risa beffarde della compagna d’avventure,
la mora afferra delle noci di cocco e con un salto mortale all’indietro
balza a terra posando sulla superficie sabbiosa il frutto della propria
raccolta:
- Prova tu, vediamo come te la cavi, coraggio! -
- Sicuramente farò meno ridere di te… -
- Tu dici? Fammi vedere… - conclude sedendosi a terra sfidando
il bardo.
Prima di dare dimostrazione di sé, Olimpia sfrega più
volte i palmi delle mani tra loro e dopo aver fatto accuratamente
schioccare le dita, compie un salto avvinghiandosi vivacemente alla
pianta. Per qualche istante resta immobile sulla sua posizione a decidere
il da farsi mentre Xena inclinando il capo la osserva perplessa:
- Lo scopo sarebbe quello di arrivare a prendere una noce di cocco
Olimpia … -esclama con tono canzonatore osservando l’immobilità
del bardo.
- Di quanto devo salire? -
- Di un po’…. Dai muoviti! -
La poetessa stringe con forza il tronco a sé e un po’
insicura prova a far forza sulle gambe riuscendo a salire leggermente:
- E adesso quanto manca? -
- Vai ancora … - istruisce la principessa guerriera osservando
la donna dal basso mentre avanza di qualche altro centimetro.
- E adesso? -
- Ancora … vai, vai! -
Olimpia cerca di alzare le braccia nel tentativo di compiere movimenti
più snelli ma inavvertitamente perde la presa rompendo la corteccia
della palma che le faceva appiglio. Sbilanciata, il bardo cade a terra
con il volto nella sabbia tra le fragorose risate di Xena che porta
le mani all’addome mentre si piega in due a causa dei crampi
che tanta ilarità le ha provocato.
- Quanto manca? – ripete un’altra volta Olimpia ironizzando
su se stessa e sulla figuraccia fatta davanti alla principessa guerriera.
La mora si inginocchia davanti a lei per aiutarla a rialzarsi e guardandola
dritta negl’occhi, le toglie alcuni granelli di sabbia dal viso
con tocco dolce e delicato:
- Beh, almeno adesso hai imparato che non devi prendermi in giro…
- osserva Xena accarezzando il naso della bionda poetessa sorridendole
dolcemente.
- Già, avevi ragione, arrampicarsi su una palma non è
poi così facile come sembra. -
Ad un tratto, Fillide giunge sulla spiaggia fischiettando allegramente
mentre cammina a qualche metro di distanza da loro con la spada appoggiata
sulla spalla:
- Dove vai? – domanda un po’ perplessa Olimpia osservando
il giovane.
- Vado ad abbattere qualche albero… - risponde con decisione
brandendo la spada del padre.
- Per fare? -
- Cara Olimpia, voglio costruire una zattera… voglio andarmene
da qui, i più grandi guerrieri dell’India mi stanno aspettando…
attendono con ansia di potersi misurare con me, il più grande
guerriero di tutti i tempi! – continua alzando fieramente il
mento verso l’alto. - … Perciò adesso costruirò
un imbarcazione che mi faccia andare via da qui, con o senza di voi…
-
- Fillide ha ragione… - riprende il bardo rivolgendosi a Xena
- …Siamo qui da diversi giorni ormai, dobbiamo incominciare
a pensare ad un modo per andarcene. -
- Tu credi di esserti riposata abbastanza, sei pronta a ripartire?
– si sincera la principessa guerriera decisa a soddisfare il
desiderio espresso dall’amica a voler trascorrere qualche giorno
di tranquillità lontana dalle avventure quotidiane.
- Si, certo! -
- Va bene, allora andiamo ad aiutare Fillide! –
Come deciso, i
tre naufraghi dedicano i giorni seguenti alla costruzione di una robusta
zattera con la quale tentare una fuga dall’isola, sfruttando
ciò che la natura del luogo ha da offrire.
- Sarà abbastanza robusta da resistere alla corrente aldilà
della barriera corallina? – domanda Olimpia osservando la piattaforma
assemblata.
- Bè, c’è solo un modo per saperlo… - risponde
Xena concludendo il lavoro mettendo in trazione un’ultima liana
tra le assi di legno - … Dobbiamo provare, andrò io…
-
- Ma sei folle! – esclama Fillide contrariato - … E se
disgraziatamente la zattera dovesse venire distrutta? Come faremo
poi! -
- In questo caso è meglio che accada adesso piuttosto che quando
saremo tutti e tre sopra, non credi? – lo zittisce Xena avendo
ormai preso una decisione.
Una volta apportate le ultime accortezze, la principessa guerriera
spinge la zattera lungo la spiaggia facendola scivolare lungo dei
tronchi che vengono posti ripetutamente a terra da Olimpia e Fillide.
Raggiunta l’agitata superficie del mare, Xena porta in acqua
la piattaforma di legno spingendola più a largo camminando
lungo il fondale sabbioso. In un secondo momento sale a bordo e afferrati
i manici dei remi posti alle due estremità, compie vigorose
bracciate portandosi a pochi metri dalla barriera corallina. La corrente
inizia a farsi più forte a mano a mano che la principessa guerriera
procede di qualche metro. Impetuose, le onde del mare si riversano
sulla superficie rendendo arduo il tentativo di varcare la soglia:
Xena aumenta l’intensità delle vogate mettendoci tanta
più energia possibile, ma ciò nonostante, la corrente
tende a farla tornare a riva vanificando i suoi sforzi. Le onde si
frastagliano sotto la zattera risollevandola più volte rendendo
quasi ingovernabile la rotta che la principessa guerriera si impegna
a seguire.
Olimpia e Fillide osservano la scena dalla spiaggia con crescente
preoccupazione potendo notare la netta difficoltà della compagna.
Travolta da un onda, la piattaforma si gira su un lato finendo per
scontrarsi contro la superficie rocciosa di un imponente scoglio;
accusato l’urto violento, alcune assi di legno si incrinano
mentre la principessa guerriera perde l’equilibrio rischiando
di cadere in acqua. Un istante dopo un'altra onda si riversa violentemente
sull’imbarcazione travolgendola: l’impatto è decisivo
e Xena finisce per essere sommersa mentre la zattera viene irrimediabilmente
distrutta scontrandosi con l’aguzza superficie rocciosa.
Olimpia corre in acqua in preda all’ansia non riuscendo a vedere
la principessa guerriera riemergere in superficie, ma dopo essersi
avvicinata a nuoto al luogo dell’incidente, intravede la sua
figura sottacqua. Senza esitare, il bardo si immerge per soccorrere
l’amica che cerca di liberare la caviglia da un alga che le
impedisce di risalire già da qualche minuto. Baciandola, Olimpia
le dona dell’ossigeno per poi liberarle la caviglia tagliando
le alghe con un pugnale.
- State bene?! – domanda Fillide preoccupato andando incontro
alle due guerriere mentre le vede tornare lentamente a riva.
- Si, tutto bene… - lo rassicura la poetessa uscendo dall’acqua,
sorreggendo Xena ancora stordita dal violento impatto.
- La zattera è andata distrutta … - commenta nuovamente
il giovane abbandonandosi allo sconforto. – Ora come faremo?
-
Xena siede sulla spiaggia cercando di regolarizzare il respiro mentre
comprende la gravità del fallimento appena realizzato:
- Non lo so Fillide… abbiamo fatto tutto quello che potevamo
con ciò che si può disporre in queste condizioni, ma
la corrente è troppo forte… -
- E adesso? Dobbiamo solo augurarci che una galea percorra questo
tratto di mare… ma potrebbe anche volerci una vita! -
- No, questa non è una rotta attraversata dalle galee…
siamo sperduti in mezzo al mare. -
- Cosa vuoi dire che resteremo in questo luogo abbandonato dagli dei
per il resto della nostra vita?! -
- No, forse abbiamo ancora una speranza … è un’isola
piccola, dobbiamo raggiungere l’altro capo e sperare che la
corrente sia meno forte da quella parte, non abbiamo altra possibilità.
-
- Allora è deciso… - sentenzia la poetessa. – Domani
organizzeremo una spedizione. -
di
Darkamy
stampa
il racconto
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