EPISODIO N. 1
stampa il racconto


Nel giro di poche ore l’equipaggio viene diviso così come ordinato dal capo dei predoni. Mentre l’impiego quotidiano all’accampamento riprende per una parte dei marinai, gli altri vengono istruiti da Creso e una volta armati, si mettono in marcia per raggiungere la caverna.
Xena, che ha atteso pazientemente questo momento, osserva indisturbata i movimenti dei nemici nascondendo la sua presenza dietro a dei grossi barili. Senza esitazione corre in direzione del bosco per tornare dai compagni e dare loro nuove istruzioni per far scattare la trappola minuziosamente preparata.
- Stanno arrivando… - si introduce mentre cammina ancora nella loro direzione a passo svelto. – Come immaginavo Anacreonte ha messo un gruppo di predoni sulle nostre tracce. -
- Quanti sono? – domanda Olimpia sguainando i sais.
- Dieci uomini, non avremo particolari difficoltà. – conclude scambiando un’occhiata d’intesa all’amica. – Fillide, avvicinati a quell’albero laggiù e resta li. -
- E perché mai? Così mi vedranno subito! –
- Infatti è proprio quello che voglio… -
- Che cosa? Dovrei farti da esca? Xena, stai parlando con il più grande guerriero della Grecia, non mi presto a simili giochi! -
- Beh, grande guerriero, se con la spada sei bravo quanto lo sei a parole quando arriveranno saprai difenderti benissimo e a me ed Olimpia resterà poco da fare. -
- Questo è parlare! – conclude entusiasta per poi correre nella direzione indicatagli mentre le due guerriere impugnando le loro armi, si nascondono preparando l’imboscata.
L’attesa dei tre guerrieri si prolunga solo per pochi minuti: il gruppo di predoni mandati da Anacreonte si avvicina verso di loro camminando a passo svelto ignari della trappola in cui stanno per cadere. All’improvviso il capo squadra nota il giovane Fillide che si pone di fronte a loro brandendo orgoglioso la sua spada:
- Dunque è vero… c’è qualcuno su quest’isola, chi sei? -
- Veramente vuoi sapere chi sono? Ne sei sicuro? Ebbene sappi che chi conosce il mio nome non può fare a meno di tremare temendo per la sua vita! -
- Con l’aria da idiota che hai, al limite posso morire dalle risate! – controbatte facendo cenno a due uomini alle sue spalle di attaccare l’avversario.
Stringendo l’elsa con maggiore forza, Fillide porta la spada davanti a sé preparandosi a respingere l’attacco dei due guerrieri che si avvicinano in corsa. Deglutendo attende che lo scontro abbia inizio e non appena il primo colpo viene librato, alza istintivamente le braccia respingendolo ad occhi chiusi: l’impatto tra le due lame è molto violento e può sentire la vibrazione propagarsi lungo la mano e il polso. Una nuova aggressione da parte del secondo marinaio lo impegna e nel tentativo di schivarlo, si sbilancia in avanti permettendo al suo avversario di disarmarlo con un calcio circolare diretto al suo braccio.
- Non è leale due contro uno! – esclama guardando incredulo il palmo della sua mano mentre sul volto dei suoi avversari si dipinge un ghigno di sfida.
Uno dei due leva il braccio in aria pronto a vibrare il colpo decisivo ai danni di Fillide che vedendo avvicinarsi la fine, si copre gli occhi impaurito. All’improvviso un sibilo taglia l’aria e con una velocità fulminea, il chakram si scontra con la spada del marinaio spezzando in tronco la lama in due parti concludendo la sua corsa trafiggendo il tronco di un albero. L’inaspettato evento ridesta l’attenzione di tutto il gruppo di predoni che alzando la guardia, osservano i dintorni in cerca di colei che ha scagliato l’arma. L’immobilità dei secondi successivi fa sprofondare la foresta nel silenzio mentre l’aria si appesantisce di tutta la tensione che sembra farsi tangibile. Ad un tratto Olimpia si mostra agl’avversari correndo agilmente lungo i rami di un albero e compiendo un salto mortale in avanti, atterra a pochi passi dal gruppo, aggredendo senza esitazione un marinaio che viene impegnato dai ripetuti colpi di sais. Dopo averlo percosso al viso con una gomitata, il bardo fa cadere a terra il suo avversario falciandogli le gambe con un poderoso calcio circolare che le permette infine di terminare l’azione impartendogli un composto colpo alla nuca con l’elsa del pugnale. Dopo un istante altri tre uomini le si pongono davanti con aria minacciosa, tagliandole ogni via di fuga. Olimpia alza la guardia pronta a difendersi dall’aggressione quando Xena calando dall’albero in cui era nascosta aggrappata ad una liana, interviene con decisione stendendo due marinai con le gambe, mentre la bionda poetessa approfitta dell’attimo propizio per atterrare con un fendente deciso l’ultimo avversario che le si pone di fronte. La principessa guerriera cade a terra con sicurezza a un passo dalla compagna di avventure e dopo aver scambiato con lei una rapida occhiata, sguaina la spada e corre in contro al nemico, mentre Fillide alimentato di nuova speranza grazie all’intervento delle amiche, raccoglie la sua arma e si avvicina al gruppo per dare il suo contributo. Senza esitare la guerriera dai capelli corvini assesta una gomitata al torace di un predone per poi sfidarne un altro infliggendogli un violento fendente di spada miracolosamente respinto. Il vano tentativo di difesa viene prontamente controbattuto da un calcio assestato al fianco del marinaio che però non demorde e disarma l’avversaria colpendole il polso con una ginocchiata. Xena sbilancia il peso del corpo in avanti e porgendo le mani a terra, compie un repentino colpo di reni e colpisce l’uomo alla testa portando le gambe in avanti.
Roteando su se stessa ritorna sulla posizione eretta e una volta afferrato per la maglia il marinaio caduto, lo solleva di peso per scaraventare il suo corpo contro due dei suoi compagni che una volta a terra non trovano la forza di rialzarsi.
Olimpia fronteggia l’ennesimo predone che la impegna a ribattere i ripetuti fendenti che la minacciano da più fronti; Fillide si fa avanti in suo aiuto e mettendo nella corsa tutta l’energia di cui dispone, travolge il marinaio colpendolo alla schiena con una testata.
Il capo squadra osserva con sgomento lo svolgersi dello scontro e ormai rimasto solo indietreggia impaurito mentre le due guerriere si avvicinano minacciose. Trovando nella fuga la sua sola speranza di salvezza, l’uomo inizia a correre ma Xena senza scomporsi lo lascia allontanare e una volta ripreso il chakram lo libra in volo lasciando che la lama colpisca il robusto ramo di albero. Il legno, staccatosi dal tronco, cade pesantemente finendo col travolgere il predone arrestando bruscamente la sua fuga.
- Bel colpo! – esclama Fillide osservando la scena. – Sei grande Xena! -
- Devo dire che anche tu non te la sei cavata male…- si introduce il bardo apprezzando il coraggio del figlio di Corilo.
- Forza, leghiamo questi uomini… - istruisce la principessa guerriera - … Ormai non abbiamo scelta, dobbiamo sfidare Anacreonte direttamente nel suo covo. Si accorgeranno presto che qualcuno ha aggredito la squadra di ricognizione … sarebbero dovuti tornare con il tesoro. -
- Hai ragione, ma sarà meglio affrontarli subito… se dovesse calare la sera risulterebbe uno svantaggio per noi. – considera il bardo approvando la proposta dell’amica.
- Si, sono d’accordo… muoviamoci! -

CAPITOLO VIII

Una volta imprigionato il gruppo di predoni sconfitti, i tre guerrieri si avvicinano furtivi all’insediamento nemico. Senza dare nell’occhio, Xena si fa scudo con alcune casse di legno addentrandosi indisturbata nell’accampamento, ma la sua avanzata viene bruscamente interrotta dall’arrivo di un marinaio che tenendo tra le mani una corda arrotolata, cammina fischiettando in direzione del galeone. La principessa guerriera resta immobile sulla sua posizione e approfittando dell’inconsapevolezza del giovane, lo aggredisce all’improvviso infliggendogli un composto colpo alla nuca che gli fa perdere i sensi. Una volta nascosto il corpo dietro a della merce che sarebbe stata issata sulla nave, Xena riprende ad aggirarsi nell’accampamento, avvicinandosi di soppiatto ad un altro marinaio per colpirlo con l’elsa della spada all’addome e poi al volto prima che potesse realizzare l’accaduto. Olimpia, intanto, segue l’esempio della compagna d’avventura e muovendosi lentamente avanza in direzione della nave ormeggiata per poi aggirarla ed avvicinarsi a un gruppo di marinai intenti a issare a bordo un carico pesante. Approfittando della loro distrazione, il bardo sguaina i sais e si pone davanti a loro per sfidarli sicura di non essere vista da nessun altro oltre che dai presenti in quanto nascosta dall’imponente imbarcazione. I cinque uomini di mare arrestano il loro operato e senza esitare si avventano sull’avversaria nel tentativo di sfruttare la loro superiorità numerica per catturarla. Olimpia si lascia accerchiare, ma a colpi di arti marziali, respinge ripetutamente l’offensiva dei marinai assestando all’occasione pochi e precisi fendenti mettendo in difficoltà gli aggressori.
Stanco di stare ad osservare le compagne all’opera e di attendere il suo turno, Fillide sfodera la spada sbucando dal nascondiglio che fino a quell’istante ha celato la sua presenza all’accampamento. Cercando di attirare l’attenzione del nemico, il giovane lancia un rauco grido di battaglia avventandosi in corsa contro il suo diretto avversario, mettendo così in allarme l’intero accampamento. I pochi marinai scampati all’imboscata delle due guerriere elleniche abbandonano il proprio lavoro e una volta armati, corrono incontro agl’invasori mentre Anacreonte e Creso escono dalla loro tenda per comprendere la situazione. Colta in contropiede dal rumoroso intento di Fillide, Xena balza allo scoperto consapevole di non poter più agire indisturbata e una volta sguainata la spada, si mette in posizione da combattimento in attesa che i predoni si avvicinino.
Ormai stufa di dilungare lo scontro per diletto, Olimpia mette nei suoi colpi maggiore incisività e con poche mosse sconfigge ad uno ad uno i marinai che ha di fronte, pronta poi a correre ad aiutare Xena, consapevole di essere stati scoperti e di essere quindi alla resa dei conti. Fillide vibra un possente fendente contro l’avversario che però non si vede minacciato dalla lenta e sbilanciata offensiva del giovane e senza difficoltà, schiva l’affondo per poi colpire violentemente il figlio di Corilo al viso con un pugno. Vedendo il sangue scorrere copioso, Fillide porta una mano al naso dolorante e spaventato guarda il suo nemico di fronte a sé pronto ad eliminarlo. Preso dalla paura il giovane fugge lasciandosi inseguire mentre Xena attende l’arrivo degl’ultimi marinai scampati alla sua imboscata e senza esitazione si sbilancia in un salto con cui, compiendo ripetute capriole su se stessa, colpisce i due predoni atterrandoli in un solo istante.
- Xena! Avrei dovuto capire che si trattava di te… – esordisce Anacreonte vedendo tutta la sua ciurma sconfitta. – Tra tutti i miei nemici, tu senza dubbio sei stata la più pericolosa! -
- Vedo che sono riuscita a lasciarti un ricordo del nostro incontro! – ribatte con arroganza la principessa guerriera notando la benda che il predone porta sull’occhio destro.
- Per colpa tua ho perso l’occhio … da una parte sono felice che tu non sia morta quella notte… avrò il piacere di fartela pagare personalmente per ciò che mi ha fatto! Fin’ora nessuno mai era riuscito a ferirmi gravemente! -
- C’è una prima volta per tutto Anacreonte! – conclude sfidando il suo nemico mentre esercita il polso roteando più volte la spada.
Il predone dei mari si sfila il mantello che gli copre le spalle e puntando la sua sciabola muove qualche lento passo in direzione della principessa guerriera senza mai distogliere lo sguardo da quello di lei:
- Non hai ucciso i miei uomini, perché? -
- Perché li consegnerò alla giustizia una volta che avrò fatto ritorno in Grecia… -
- Giustizia… di quale giustizia parli, i guerrieri si fanno giustizia da soli! -
- Ti sbagli! -
L’acuto rumore provocato dalle loro lame che si scontrano interrompe bruscamente la conversazione: Anacreonte ha dato il via allo scontro impartendo il primo colpo alla principessa guerriera. Mentre l’immobilità avvolge entrambi in qualche istante di silenzio in cui si scrutano minacciosamente a vicenda, Olimpia raggiunge l’amica, ma ad attenderla trova Creso che armato, le sbarra la strada.
- Ci rincontriamo a quanto pare! – esordisce l’uomo allungando le labbra in un ghigno di sfida.
Nel volto del guerriero di costituzione piccola, i lunghi capelli scuri e la carnagione olivastra, Olimpia riconosce colui che l’aveva sconfitta ferendola a morte:
- Mi ricordo di te, noi due abbiamo un conto in sospeso! -
- Non credo che tu sia mai all’altezza di saldarlo! -
- Staremo a vedere! -
Brandendo i suoi affilati pugnali, Olimpia mette al bando ogni parola lasciando che il combattimento abbia inizio. Desiderosa di rivalsa, la donna aggredisce con impeto il suo avversario scagliando velocissimi fendenti che costringono Creso a difendersi ripetutamente con netta difficoltà. Cercando di interrompere l’aggressione subita, l’uomo libera tre possenti calci che colpiscono il ginocchio del bardo e poi la gamba e infine il fianco. La mossa fa cadere a terra la bionda poetessa lasciando l’opportunità a Creso di puntarle alla gola un pugnale, ma Olimpia incrocia la sua lama con quella di lui e innescando un gioco di forza tenta di respingere la minacciosa aggressione. La forza del suo nemico sembra vincere la sua, ma proprio quando i muscoli sembrano portarla alla sconfitta il bardo approfitta di un momento di distrazione del suo avversario per colpirlo alla schiena con una ginocchiata ribaltando così le posizioni. Senza esitare, sfrutta il momento favorevole e prima che il marinaio possa rialzarsi, Olimpia schiaccia con un piede il suo polso costringendolo a lasciare la presa dell’arma e ormai con la vittoria in pugno, gli intima di arrendersi puntando il sais al petto di Creso. Il vigore abbandona la muscolatura del predone che senza scampo è costretto ad arrendersi assecondando la volontà del bardo; ella lo aiuta a rialzarsi invitandolo a restare ad osservare con lei il combattimento di Xena e Anacreonte, costringerlo a non opporre resistenza.
Lo scontro tra la principessa guerriera e il capo dei briganti di mare è intanto ripreso e i due si danno battaglia fronteggiandosi degnamente dando fondo a tutte le loro conoscenze ed abilità. I ripetuti impatti tra le loro spade generano dei suoni metallici che riecheggiano nell’accampamento ormai privo di fermento e aiutandosi con acrobazie e colpi d’arte marziale, i duellanti cercando di portare lo scontro a proprio vantaggio.
- Sei davvero in gamba non c’è che dire … - osserva con divertimento Xena in un attimo di tregua che i due di comune accordo si concedono per riprendere fiato.
- Anche tu, ma non illuderti… pure per una leggenda vivente come te giunge il momento di pregare gli dei! -
- Per mano tua? -
- Ti farò pentire di avermi fatto perdere un occhio! -
- A causa tua ho quasi perso la mia migliore amica… non sei il solo desideroso di vendetta! -
Ancora una volta le spade prendono il posto delle parole: con un gesto sleale, Anacreonte raccoglie tra le dita un pizzico di sabbia gettandolo negl’occhi della principessa guerriera che si porta una mano al viso cercando di alleviare il fastidio. Il predone approfitta del diversivo creato per librare un violento fendente, ma Xena prevedendolo, aiutata dall’udito lo schiva compiendo un salto mortale all’indietro per poi atterrare su una grossa cassa di legno a qualche metro di distanza dall’avversario. Innervosita dalla slealtà dimostratale, Xena riapre gli occhi e sforzando la vista ancora offesa, sgancia il chakram appeso alla cintura per scagliarlo contro una grosso scoglio che affiora dalla battigia. Il cerchio rotante rimbalza sulla superficie rocciosa iniziando una nuova corsa verso Anacreonte che nel tentativo di difendersi dall’arma, spezza la sua lama in due parti. Incredulo, l’uomo osserva l’elsa della sciabola scagliandola poi a terra con violenza in preda alla rabbia. Cercando di portare a termine il duello Xena lancia il suo grido di battaglia e si avventa con energico balzo sull’avversario, colpendolo al petto con le gambe. L’urto è violento per il predone che viene sbilanciato dal peso del corpo della principessa guerriera, eppure, nonostante la situazione sembra volgere nettamente a suo sfavore, Anacreonte si guarda velocemente intorno e una volta trovata una via di fuga compie un energico balzo per rialzarsi e correre in direzione dell’unico marinaio superstite che impegnato a rincorrere Fillide è riuscito a catturarlo dopo poche centinai di metri.
Con una violenta spallata, il brigante fa cadere a terra l’uomo di mare ai suoi ordini e sfoderato dallo stivale un pugnale dalla lama fine e tagliente, lo punta alla gola del giovane figlio di Corilo:
- Getta le armi Xena o faccio fuori il tuo amico! –
- E chi ti dice che per me conti qualcosa? -
- Xena!! Ma stai scherzando! – si intromette il giovane incredulo nel vedere l’indifferenza dell’amica circa la sua sorte.
- Beh, con quest’aria da idiota non mi stupirei … - continua Anacreonte premendo maggiormente la lama al collo del suo ostaggio - … Ma non mi inganni Xena, so che tieni a questo giovane … e anche se così non fosse so che il tuo codice d’onore ti impedirebbe di lasciar sgozzare un innocente… avanti, deponi le armi, subito! -
Non avendo altra scelta la principessa guerriera getta a terra cautamente la sua spada allontanandola poi con un calcio, mentre il suo sguardo resta fisso su quello del nemico per studiarne le mosse.
- Biondina… il discorso vale anche per te! – ordina nuovamente Anacreonte chiedendo ad Olimpia di disarmarsi.
Nello stesso istante in cui il bardo esegue l’ordine, Creso si libera dalla sua presa e per vendicarsi dell’affronto subito raccoglie le sue armi colpendola alla testa con l’elsa di un pugnale ferendola ad un sopraciglio da cui inizia a colare un rivolo di sangue che scorre lungo la guancia.
- Sai, a me piacciono molto i pugnali… i tuoi sais sono davvero molto belli… credo che li aggiungerò alla mia collezione! – continua ridendo malvagiamente mentre baldanzoso si avvicina al suo superiore.
- Allora Xena… poche ore fa ho mandato un gruppo di marinai in esplorazione… hai eliminato anche loro? – riprende parola Anacreonte mentre la mora guerriera lo osserva con sguardo carico d’astio.
- Tu che dici? –
- Certo! Li abbiamo stesi tutti quanti! Ah, ah, ah! – si intromette Fillide sfidando con impeto colui che lo sta minacciando convinto che le compagne gli avrebbero impedito di potersi vendicare. – E sappi che Xena ti ha anche sfilato il tesoro sotto al naso! – continua baldanzoso volendo provocare l’ira del brigante.
Di fronte all’ingenuità dell’amico, la principessa guerriera sgrana gli occhi cercando di comunicargli tutto il suo disappunto: l’esclamazione del giovane l’ha molto sorpresa dal momento che contava di tenere segreto il furto della ricchezza nascosta al predone e proprio mentre sta elaborando un piano per ribaltare la situazione, si trova a dover attendere la prossima mossa dell’avversario che potrebbe avere un’imprevedibile reazione.
- Che cosa!! Dove l’avete nascosto?! – grida furibondo Anacreonte premendo il pugnale con maggiore incisività alla gola di Fillide provocandogli un leggero taglio.
- Io… io non lo so… non l’ho nascosto io! – mente il giovane temendo per la sua vita.
- Libera Fillide e ti dirò dov’è il tesoro! – propone prontamente Xena cercando di salvare la vita del ragazzo.
- Credi di poter dettare condizioni? Dimmi immediatamente dove lo hai nascosto maledetta! -
- Se uccidi lui, dovrai uccidere anche me subito dopo e quel punto non saprai mai dove l’ho nascosto! – controbatte ancora una volta accrescendo l’ira del suo interlocutore che messo alle strette, tira un lungo respiro cercando di calmarsi per riflettere a mente più serena.
- E va bene Xena… un compromesso … conducimi al tesoro e io risparmierò la vita di quest’idiota. -
- Chi mi assicura che una volta ritrovato il tuo forziere lo lascerai andare? -
- Nessuno! Ma per ora hai guadagnato tempo… ma se ti accanisci a voler rifiutare i mie accordi gli taglio subito la gola! Portami al tesoro e ti prometto che libererò il ragazzo! -
- Va bene…non mi dai altra scelta, seguimi…. -

CAPITOLO IX

Costretta dal ricatto di Anacreonte, Xena inizia il cammino per far ritorno al suo accampamento. Olimpia la segue contrariata dalla situazione mentre Creso la induce a camminare puntandole una spada alle spalle. Dietro di loro il capo dei predoni avanza al fianco di Fillide per assicurarsi l’obbedienza della principessa guerriera e a tratti la spintona esortandola a velocizzare il passo mentre nella mente della donna la rabbia la induce ad elaborare un piano che le permetta di contrastare i suoi nemici ed assecondare il suo desiderio di rivalsa. Un passo dopo l’altro la guerriera si avvicina sempre più alla sorgente ma la sua astuzia con il passare dei minuti la conduce a costruire nei dettagli una strategia che le consenta di porre fine alla spirale di ricatti nella quale è caduta.
- Ci siamo… Il posto è questo… - annuncia ad un tratto interrompendo il cammino una volta giunti in un area boschiva non lontana dall’oasi in cui il silenzio è interrotto solo dal rumore della cascata in lontananza.
- Ebbene dove hai nascosto il mio forziere? -
- Sotto a quel masso laggiù ho scavato una fossa…troverai quello che cerchi nascosto nella terra. -
- Creso, va a riprendere il forziere… -
- Ma, signore… -
- Vai, non temere… Xena non può nulla contro di me fin quando terrò in ostaggio i suoi amici. -
Deciso a voler eseguire l’ordine del suo superiore, il marinaio si avvicina al voluminoso masso indicato da Xena e con sforzo, cerca di spostarlo di un metro. Il movimento innesca una trappola piazzata dalla principessa guerriera durante una battuta di caccia e Creso viene intrappolato da una rete che cade velocemente su di lui grazie al peso dei sassi legati alle quattro estremità. Con gesto fulmineo Xena approfitta dell’attimo favorevole per colpire al volto Anacreonte e sfilato dal petto il piccolo pugnale che da sempre nasconde tra i seni, si libera dalle corde che la imprigionano lanciando poi la piccola arma ad Olimpia.
Ormai libera di agire, la guerriera dai capelli corvini si avventa sul predone dei mari e sfilandogli dalla cintura la spada che le era stata sottratta alla cattura, lo invita a confrontarsi per l’ultima volta con lei. Accecato dalla rabbia per il raggiro dell’avversaria, Anacreonte sguaina la spada accogliendo la sfida che le è stata lanciata e come una furia assesta violenti colpi in diverse direzioni costringendo Xena a difendersi come meglio le è possibile. La principessa guerriera è costretta a subire la prorompente offensiva dell’uomo di mare indietreggiando più volte, ma non appena si avvicina ad un albero compie un salto mortale all’indietro trovando nel robusto tronco una nuova spinta che le permette di vibrare in aria e colpire alla testa il suo nemico con un calcio ben studiato. Stordito dal duro colpo Anacreonte barcolla per qualche istante lasciando tutto il tempo a Xena di librare un poderoso colpo di spada con la quale viene disarmato:
- E’ finita… - commenta sprezzante la donna cercando lo sguardo del suo avversario.
- No, io non credo! – grida il predone che senza darsi per vinto passa una mano dietro alla schiena estraendo un pugnale nascosto nella camicia.
Con gesto fulmineo l’uomo affonda la lama nella gamba di Xena che, cacciato un grido di dolore, si inginocchia a terra mentre il suo avversario, ormai accecato di rabbia, si avvicina ad Olimpia pronto ad aggredirla. Disarmata, il bardo alza la guardia pronta a difendersi come meglio crede ma proprio quando il suo nemico si prepara a colpirla, la principessa guerriera lancia la sua spada contro di lui lasciando che la lama gli trapassi il costato e mentre il sangue inizia ad arrossare il terreno sul quale Anacreonte si accascia in preda al dolore, la vita lentamente lo abbandona lasciando che il suo spirito venga avvolto dal nulla e dall’oscurità.
Sotto lo sguardo incredulo di Olimpia, il temibile predone dei mari esala l’ultimo respiro ma l’attenzione del bardo viene subito richiamata dell’amica che ferita siede a terra.
- Come stai? – le chiede premurosa una volta essere accorsa ad aiutarla.
- Sto bene… è un taglietto da niente… -
- Ma tu sanguini! Bisogna fasciarti la ferita… - ribatte con premura il giovane, che accostatosi alla mora strappa un lembo delle sue vesti per poi chinarsi ad avvolgere la gamba dell’amica.
- Non è necessario Fillide… -
- Xena… lasciami fare, io sono in debito con te… oggi ho combinato un bel guaio, con le mie parole ho messe entrambe in pericolo … ora il minimo che possa fare è prendermi cura di te… -
La gentilezza del giovane viene ricambiata da un sorriso riconoscente di Xena che una volta rialzatasi da terra grazie al sostegno di Olimpia, muove qualche passo zoppicando per riprendersi le armi.
- Allora che dite? Torniamo in Grecia? – invita la donna ormai giunta alla fine di questa avventura.
- E ce lo domandi? – ribatte Fillide entusiasta.
- Beh direi proprio che ci siamo riposati abbastanza… - aggiunge Olimpia con tono sfumato dall’ironia.
- E allora coraggio ragazzo, va a prendere i prigionieri…dobbiamo farli salire sulla nave, caricare il forziere con il tesoro e portare con noi i viveri sufficienti per affrontare l’attraversata… non appena saremo pronti salperemo. -

Col calare della notte, tutto è pronto e ai tre guerrieri non resta altro che issare l’ancora e salpare. Un lungo viaggio li aspetta alla volta delle coste greche.
Con una nuova avventura da ricordare, i loro destini si separeranno nuovamente nel momento in cui fanno ritorno a casa: Fillide, in preda alla nostalgia, decide di tornare al villaggio delle amazzoni per godere della compagnia della madre mentre Xena e Olimpia, eternamente inseparabili, una volta consegnati i predoni alla giustizia di Atene, riprendono il loro cammino senza metà né programma in cerca di nuove avvincenti imprese da compiere.

FINE

di Darkamy

stampa il racconto