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episodio n. 5
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La principessa guerriera cominciò a raccattare le loro cose sparse per l’accampamento, mentre Olimpia piegava le coperte usate la sera prima. Attis le attendeva impaziente; ad un tratto Olimpia chiese parlando anche per l’amica:
<Ma dove dobbiamo andare di preciso?>
Attis rispose con una speranza ritrovata: <Bhe, la mia amica, si trova a Lesbo; è la che dovrete dirigervi; però io non posso venire con voi…> Xena pensò ad alta voce, edificando subito un piano ben articolato: <Lesbo è un’ isola del Mare Egeo, dobbiamo prendere la nave per arrivarci, ed il porto più vicino, è quello di Eubea; è là che per ora siamo dirette! Poi una volta a Lesbo sapremo tutto e decideremo il da farsi.> Attis soggiunse: <Anche io andrò ad Eubea, giusto per non fare insospettire Alceo; potremmo proseguire un po’ il viaggio insieme, sempre che a voi non dispiaccia avere una terza persona con voi… Ho come l’impressione, anzi, quasi la certezza che stiate bene anche da sole!>
Xena e Olimpia la fissarono interdette, il bardo addirittura arrossì;
Xena le bisbigliò nell’orecchio: <Ma che vuole questa, perché sta parlando con frasi a doppio senso?>
Olimpia le sussurrò: <Ma è per caso qualche lontana parente di Venere?> poi tossendo nervosamente incalzò ad Attis:<N..No, ma che dici, forza sbrighiamoci che la tua amica ci aspetta!>


CAPITOLO 3


Xena e Olimpia si trovavano sulla nave attraccata ancora nel porto di Eubea, di lì a poco sarebbe salpata; raggiunsero la prua della nave, e affacciandosi al parapetto scambiavano le ultime parole con Attis. La donna disse loro: <Quando vi troverete a Lesbo, attraccherete a Militene, una volta là, chiedete di Cleide, è la figlia della mia amica, colei che mi ha mandato il messaggio dicendomi che la mia amica purtroppo stava molto male; non mi ha spiegato altro, mi spiace, ma so che l’aiuterete e vi ringrazio in anticipo!> Le ancore furono levate in quel momento, la nave stava salpando. Xena e Olimpia salutarono Attis rassicurandola di non preoccuparsi con rapidi cenni di mano; quindi riuscirono ad udire appena, le ultime parole che la donna diceva loro: <Salutatemi la mia terra, salutatemi la mia gente e…>
Olimpia urlando: <E? Cosa? Non ti sento!>
Attis:<Niente…Buon viaggio!> Appena la nave fu abbastanza lontana, Attis diventò triste, i suoi occhi si inumidirono e continuò la frase interrotta poco prima <…E dite a Saffo che la amo ancora!>
Era il tramonto e l’indomani mattina sarebbero giunte a Lesbo; Xena, sulla nave, respirava quell’aria salmastra che le era sempre piaciuta, mentre guardava sfaccendare i marinai; improvvisamente la sua attenzione fu calamitata dalla vista di Olimpia, sola soletta dall’altro lato del parapetto, sporta verso il celeste e placido mare che la nave solcava; la guerriera le si avvicinò allacciandola da dietro e sfiorandole la spalla con un bacio delicato; le disse con molta calma:
<Qualcosa non va?>
Olimpia prese quella forte mano poggiata sulla sua spalla e la strinse: <No, non è nulla…>
Xena preoccupata aggiunse: <E il tuo mal di mare?>
Olimpia disse bofonchiando: <Sono anni che viaggio insieme a te sulle navi, ed ancora avverto questo senso di malessere ogni volta che navighiamo per più di mezza giornata! Comincio a pensare che per quanto uno si sforzi, certe cose non cambino mai…>
Xena la ammonì dolcemente: <Ehi, non puoi sforzarti di non sentirti male, forzeresti inutilmente il tuo corpo… E’ sempre stato un problema per te il mal di mare; tuttavia non devi cercare di abolirlo, ma solo di alleviarlo quando ti viene: usa i punti di pressione che ti ho insegnato; starai meglio!>
Olimpia si sporse di nuovo dalla nave, Xena si affacciò al parapetto raggiungendola, poi si voltò per vedere la sua compagna che aveva il volto illuminato d’arancio, lo stesso colore del cielo in quel sereno tramonto, e negli occhi un bagliore che avrebbe potuto paragonare tranquillamente ad un vigoroso fuoco; era bello vedere nei suoi occhi verdi, quel meraviglioso contrasto di colori… ma paradossalmente sentiva il suo sguardo lontano, perso nel tempo e nello spazio; all’improvviso una ciocca di capelli corvini le fu scompigliata dal vento, e andò a mischiarsi con le ciocche biondo oro della compagna che sembrava assorta; Xena prese fiato respirando a pieni polmoni, poi appoggiandosi di nuovo con le braccia al parapetto disse:
<E’ vero che hai il mal di mare, ma secondo me, in fondo c’è dell’altro che ti turba; posso sapere cosa ti passa in quella bella testolina bionda?>
<Niente, cosa vuoi che mi passi!> Così dicendo abbassò il capo;
Xena allora le sollevò il mento con una mano e guardandola dolcemente negli occhi le disse: <Ah-ha, non fingere con me; sai che ti conosco troppo bene!>
Olimpia le rispose: <Si, so che mi conosci, forse anche più di me stessa… Comunque davvero, non ho nulla… Il fatto è che quando vedo un tramonto così, mi viene da pensare a tutte le cose brutte che sono accadute in Giappone, al momento in cui credevo di averti perso per sempre e mi rattristo; poi però, non so per quale miracolo, ma vedo che sei ritornata sana e salva al mio fianco, e tutta la mia tristezza sparisce, anche se devo ammettere… che mi ci devo ancora abituare del tutto all’idea che tu sei morta e sei ritornata davvero dall’aldilà!>
Xena l’abbracciò con fare protettivo: <Ehi, cosa sono questi brutti pensieri!?! Amore, ora sono qua, ed ho intenzione di rimanerci ancora per molto! Sai benissimo che non potrei vivere un istante lontano da te; sai benissimo che io amo la vita perchè sei tu la mia vita!> dunque strinse più forte Olimpia nella morsa del suo abbraccio; fu in quell’istante che il bardo le parse nonostante la sua caparbietà, e la sua rigidità morale, molto fragile; e con quel caldo abbraccio Xena cercò di infonderle un po’ più di sicurezza; poi le mise una mano sotto il mento, glielo sollevò leggermente e si avvicinò col suo volto, arrivando all’altezza delle sue labbra; il bardo stava cominciando a sentire formicolii dovunque e un fuoco stava divampando in lei, non aspettava altro che il bacio della sua donna, quando all’improvviso la dispettosa Xena, risalì leccandole il viso fino all’orecchio e le disse:
<A proposito, mi sembra che questa mattina tu abbia perso la scommessa… vero?> Come suo solito, Xena stava cercando di sdrammatizzare la situazione; ma Olimpia che aveva capito le intenzioni provocatorie della sua amica, si difese sicura di sè: <Non l’ ho persa; Attis alla fine si è ricordata il mio nome, e non è stato necessario che glielo dicessi tu! Diciamo pure che è finita alla pari!!>
<E va bene, ma sappi che stavolta è finita pari; ma la scommessa è sempre aperta… Ed io la vincerò!>
<Non ti arrendi mai tu, eh?>
<No mai, mi conosci!>
<Certo, ti conosco… e proprio perché so come sei fatta, che ti amo per ciò che sei!>
Xena fissandola negli occhi e tenendole la mano poggiata sulla sua le sussurrò: <Allora siamo in due! Ehi bardo… Non cambiare mai, mi piaci così come sei! Ti amo per la tua dolcezza, la tua sensibilità, la tua lealtà... >
Olimpia le sorrise colma d’amore, poi sbadigliando aggiunse:
<Xena vado sotto coperta, vorrei riposare un po’, perché domani ci attenderà una giornata impegnativa. Buonanotte.> Così dicendo il bardo si apprestò ad allontanarsi, ma si voltò e aggiunse:
<Non fare troppo tardi quassù, anche tu hai bisogno di riposo! Ed il giaciglio è troppo grande per me sola...>
La guerriera le fece un sorriso accomodante e disse: <Non preoccuparti, respiro ancora un po’ di questa brezza marina e ti raggiungo! Lo sai che la amo quasi quanto amo te!>
Xena osservava Olimpia scendere sotto coperta, la seguì con lo sguardo finché non sparì del tutto, inghiottita dal buio parziale del corridoio che portava alla loro camera, mentre ripensava alle parole dette da Olimpia poco prima…
Era veramente una gioia per lei poter essere ritornata dall’aldilà; nonostante fosse morta, sentiva ancora vivo, forte, tangibile il vincolo d’amore con le persone che aveva lasciato sulla terra; le persone a lei più care: la figlia Evi e la sua donna, Olimpia. Non poteva pensare di lasciarle definitivamente, aspettando inerme che la morte non le ricongiungesse di nuovo; Era stato questo il motivo fondamentale che in cuor suo l’aveva spinta a lottare per tornare sulla terra. Ed alla fine… c’era riuscita: Era lì con la sua compagna; poteva godere dei suoi abbracci, delle sue carezze, dei suoi baci, ed anche, perchè no, dei litigi e dei battibecchi da fidanzatine su cose futili, comunque pronta a portare come sempre aiuto ai più deboli, e la cosa più bella era che lo facevano INSIEME.
Mentre Xena si lasciava cullare da questo pensiero, e dall’ondeggiare pacato della nave, fu colta alla sprovvista dall’arrivo di una “simpatica canaglia” di Dea, che comparsa con il suo solito lampo di luce giallastra, e la sua solita veste rosa confetto, le si parava ora innanzi:
Venere: <Salve Xena! Da quanto tempo non ci vediamo? Ti sono mancata?>
<Se vuoi che sia sincera… No, neanche un po’!>
<Ehi, ehi… non dirmi questo, o mi farai sentire una presenza indesiderata…>
<Se lo dici tu… Comunque qual buon vento ti porta da queste parti?>
<Vento di sorprese!!>
Xena rimase un attimo confusa, le parole della Dea, le erano suonate abbastanza insensate, ma sapeva di avere a che fare con la Dea dell’Amore che aveva la “cattiva” fama di essere bella ma anche un poco cretinella, perciò non si stupì più di tanto, anche perché sapeva che Venere era strana, ma in fondo non pericolosa, quindi nelle sue parole, dette seppur con malizia non c’era inganno; inarcò dunque il sopracciglio destro e senza scomporsi più di tanto le disse: <Spiegati meglio!>
Venere con aria da saputella: <Bhè, non c’è nulla da spiegare; sai com’è ogni tanto mi ricordo di far visita alle mie migliori amiche, nonché le mie fidanzate preferite… soprattutto adesso che so che andranno a Lesbo! A proposito, ho visto che ultimamente vi state dando parecchio da fare la notte!>
<Ehi, smettila di spiarci di notte, sai che mi da fastidio! Comunque si, siamo dirette là; ma posso sapere cosa c’è di tanto interessante in quell’isoletta in cui gli uomini sono sempre in battaglia e le donne a filar la lana?>
Venere con voce maliziosa: <Oh mia cara Xena, sei sicura che le donne se ne stiano buone buone a filare la lana a casa?>
Xena ebbe un attimo di ripensamento, poi disse: <Tu mi nascondi qualcosa…>
Venere cambiando discorso: <Ad ogni modo, sai da chi state andando?>
<Per la verità non di preciso… Ci è stato detto da una donna di nome Attis, che dovevamo cercare una certa Cleide una volta arrivate a Militene, e lei poi ci avrebbe spiegato tutto…>
Venere abbastanza meravigliata: <Attis… Allora avevo visto bene! Vuol dire che Attis le è ancora legata…>
Xena iniziando a seccarsi: <Venere, tu sai più di quello che vuoi farmi credere in questa storia; ho come l’impressione che le tue “innocenti” domande, siano in realtà ben mirate… Ti conviene parlare se non vuoi tornare a fare un tuffo nel Mare Egeo da cui sei nata!>
Venere ponendo le mani dinnanzi al corpo come per difendersi, cominciò con voce piagnucolante: <E va bene… ti dirò quello che so, che non è molto per adesso… E poi sono nata dalla spuma del mare Ionio, ignorante!>
Xena le gettò uno sguardo omicida, Venere si ricompose e cominciò: <Apri bene le orecchie: la persona che ha bisogno di voi, è nientemeno che Saffo!>
Xena sbiancò in volto al solo udir pronunciare quel nome; poi con voce tremolante disse: <Saf…Saffo? La somma poetessa? Il mito di Olimpia?>
Venere continuò canzonandola: <Si, si: la somma poetessa…Il mito di Olimpia… la donna che ti scrisse quell’ode che regalasti alla tua biondina il giorno del suo ultimo compleanno, quando andaste a Tebe… Saffo! Proprio lei, non mi sembra ce ne siano altre in giro! O per lo meno non con quelle… ehm… inclinazioni!> Poi continuò cercando di intonare poeticamente la poesia: <Aspetta come faceva quella stupenda ode? Ah… C’è un momento quando ti guardo in cui non riesco a parlarti… la mia lingua si blocca; poi il fuoco corre sotto la mia pelle e tremo… >
Xena riavutasi dal colpo, subito le disse: <Si va bene ho capito, ma ora smettila con quella poesia!>
Venere la fissò esterrefatta: <Perché, non ti è piaciuta? E pensare che Saffo l’aveva scritta invocando me e pensando alla sua compagna Attis… Xena, non capisci proprio cosa vuol dire l’arte! Hai la sensibilità di un mastodonte!>
Xena ironicamente: <Beh, scusa se sono dalla mattina alla sera con una spada in mano a difendere i più deboli, a rincorrere i cattivi e a restituire la libertà agli oppressi… Ma forse l’arte è più importante di tutto questo! E poi adesso sei tu l’ignorante: il mastodonte è vissuto molto, molto tempo fa, nel cenozoico per la precisione! E noi ora siamo nel neozoico, e precisamente nel pleistocene! Vedi che non sono sottoacculturata?>
<Wow..> le rispose Venere: <Ma segui gli spettacoli di quegli scienziati come Pierus Angelorus?>
Xena estremamente seccata ribatté: <Comunque questa faccenda mi è poco chiara…Finisci di dirmi quello che sai!>
Venere replicò diventando di colpo seria: <E’ questo il punto: non sò di preciso cosa la mia protetta stia attraversando, perciò non so dirti altro! Ma ho come l’impressione che lo scopriremo molto presto!>
Xena stupita: <Eh? Cosa hai detto? Scopriremo? Vuoi dire che in questo nostro viaggio ci sarai anche tu?>
Venere estremamente soddisfatta: <Si! Oh, ma non preoccupatevi, vi lascerò anche la vostra intimità ovviamente!>
Xena mugugnò fra sè e sè: <Perfetto: Ora si che la faccenda si complica!>

di Bard and Warrior

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