Xena e Olimpia stavano quindi dirigendosi verso Leucade; passeggiavano
per il sentiero a piedi, mano nella mano, tirandosi dietro i loro
cavalli. La guerriera era ancora molto arrabbiata con la dea, aveva
in faccia stampato il broncio, e proprio per questo era rimasta taciturna
lungo tutto il viaggio.
Olimpia le era rimasta accanto ed ogni tanto gettava qualche occhiata
fugace verso di lei, che però non ne incrociava lo sguardo,
anzi, col suo portamento fiero, guardava sempre avanti ed i suoi occhi
azzurri erano diventati impenetrabili, mentre i suoi pensieri imperscrutabili.
Sapeva quanto stavolta ci fosse rimasta male, perché la sua
sorpresa era stata spifferata dalla stessa persona, e per la seconda
volta.
<Già la stessa persona e per la seconda volta…>
pensava. Poi rifletté: < Ricordo come se fosse ieri la sorpresa
che Xena mi volle fare per il mio compleanno, l’ultimo prima
della sua morte… Mi disse che Re Triopa aveva bisogno del nostro
aiuto a Tebe… così ci dirigemmo là; dopo l’incontro
con Ifigenia e la nostra consueta battaglia di scherzi, entrammo nel
tempio di Venere per presentare la Dea ad Ifigenia, e fu là
che dandomi gli auguri, Venere svelò per la prima volta, il
segreto che Xena custodiva gelosamente per se… il Fato volle
che sbagliò giorno e Saffo andò via senza che io la
potessi sentir declamare… Ma dopo tutte quelle vicissitudini,
quando finalmente recuperammo l’Elmo di Mercurio, fui colta
di sorpresa quando Xena mi consegnò nel suggestivo tramonto
di una rupe a picco sul mare, quella stupenda ode che aveva fatto
scrivere per me da Saffo… Eh si, dopo quel gesto, l’ho
amata ancora di più… >
Elaborando questi pensieri sentì dunque il bisogno irrefrenabile
di baciare la guerriera, tanto che si fermò, costringendo a
sua volta Xena a fermarsi; Ignara di tutto quello che stava passando
per la testa a Olimpia in quel momento, Xena fu colta di sorpresa,
aveva infatti un’espressione confusa. Il bardo la guardò
negli occhi, si sollevò sulla punta dei piedi (in effetti era
abbastanza la differenza di statura tra le due), e le afferrò
le labbra in un lungo ed appassionato, ma allo stesso tempo dolcissimo
bacio; infine, staccando, le sue labbra da quelle della guerriera,
le sussurrò con aria accomodante: <Ehi, guarda che non crolla
mica il mondo se Venere mi ha svelato la sorpresa… Io ti apprezzo
lo stesso, non hai bisogno di dimostrarmi assolutamente nulla, perché
so quanto grande è l’amore che provi per me!>
Gli occhi di Xena si fecero di colpo meno impenetrabili; sembrava
che la donna stesse per cedere all’emozione, che stesse per
dire qualcosa di importante all’amica, qualcosa del tipo: “Ti
amo profondamente”, ma Venere aveva ragione: non si lasciava
mai andare del tutto, non si faceva mai guidare completamente da quell’immenso
amore che provava per la tenerissima poetessa; quindi si controllò
pronunciando solo: <Guarda, siamo arrivate; quella è la
casa di Saffo! Pronta?>
Olimpia fissò il suo sguardo in quegli occhi cerulei, stappando
di prepotenza un accenno di sorriso da parte della guerriera, poi
annuì comprendendo che stava appositamente sviando discorso,
e le disse:
<Ho capito... Ma pensaci a quello che ti ho detto!>
di
Bard and Warrior
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