CAPITOLO
7
<Sono stati amanti per un po’; poi Faone l’ha tradita
con una sua schiava, Melitta, di cui si era follemente innamorato.
Saffo cercò di vendicarsi pugnalando quella fanciulla, ma fu
fermata da Faone, che accorse salvando la sua amata.>
Venere aveva spiegato a Xena cosa realmente fosse successo a Saffo
dopo che si era innamorata di Faone.
La guerriera che fino ad allora era rimasta ad ascoltare disse: <
Questa storia è paradossale!>
Venere era ancora preoccupata per la situazione venutasi a creare,
così chiese a Xena: <Xena, non possiamo fare proprio niente
per impedirle di fare qualche gesto sconsiderato?>
Xena rispose rammaricata: <E’ piuttosto improbabile. Saffo
ha intuito che noi sappiamo più di quello che vogliamo farle
credere, è una donna intelligente. Non dirà nulla!>
<Speriamo per il meglio!> disse rassegnata Venere.
La sera soggiunse inesorabile, come tutto il tempo che scorre via
lentamente; lo si vorrebbe fermare, afferrare, rinchiuderlo in un
pugno per farlo arrestare, per renderlo in qualche modo più
lungo di quello che è, ed invece tutto era pronto nell’anfiteatro
di Militene, tra poco Saffo avrebbe declamato. Il tiepido imbrunire
primaverile, col suo gioco di chiaro-scuri disegnava sul selciato
strane forme ed ombre; l’arena era piena ed impaziente di ascoltare
la somma poetessa.
Come predetto, anche Xena e Olimpia erano presenti a quella manifestazione;
la Principessa Guerriera, non potè fare a meno di notare che
la sua amica era tutta un fremito, perchè stava per realizzare
il sogno più impensabile della sua vita. Tra uno scroscio di
applausi Saffo fece il suo ingresso, al centro dell’arena; cominciò
dunque a declamare. Mentre gustavano lo spettacolo, Xena e Olimpia
cominciarono a chiacchierare
<Alla fine sei riuscita ad essere presente ad un suo spettacolo,
hai visto?>
<Si, e sono davvero felice che ci sia anche tu con me, mia amata!>
La guerriera guardò la sua amica, ed istantaneamente le vennero
in mente le parole dettele da Venere quella mattina.
Xena sembrava assorta nei suoi pensieri quando Olimpia, cogliendola
di sorpresa le chiese: <Xena, c’è qualcosa di importante
che devi dirmi?>
<No, perchè me lo chiedi?>
<Strano! Quest’oggi Saffo mi ha detto che avresti dovuto
prendere una decisione importante e che io avrei dovuto saperla...>
Xena fu colta in flagrante; era proprio a quello che stava pensando:
come dire a Olimpia quanto fosse importante per lei.
E’ vero, glielo aveva detto e dimostrato tantisime volte, ma
non erano mai troppe quando si trattava di spiegarle che lei era la
ragione della sua esistenza.
<Xena!> ripetè Olimpia.
Xena tossì nervosamente dicendo: <No! Ehm... Saffo si è
presa gioco di te, come al suo solito! E’ una mattacchiona quella
donna!!>
Olimpia poco fiduciosa disse: <Se è realmente così,
perchè allora stai ridacchiando dal nervosismo, giocherellando
con le nocche delle tue mani? Tu non me la conti giusta!>
Poi
Xena, sentendosi tesa come una corda di cetra, spostò il discorso
chiedendole: <Cosa ti ha detto Saffo oggi?>
Olimpia ironicamente disse: <Ci risiamo! Va bene, ho recepito il
messaggio: Non ne voglio parlare! Fra te e lei, non so chi è
la più misteriosa...Ma una cosa l’avete in comune: Quando
non vi va di parlare di un argomento, avete l’abilità
di deviare il discorso! E comunque oggi le ho chiesto di dirmi di
questo Faone.>
Xena inarcando il sopracciglio destro disse: <E lei?>
<Beh, mi ha detto solo che è un giovane che ama follemente
e che sono stai amanti per un po’... Ma quando le ho chiesto
di dirmi dell’altro, si è rifiutata di continuare; rispondendomi
in maniera un po’ alterata. Ma mi ha esortato a spingerti a
dirmi questa misteriosa cosa importantissima...>
Cleide era poco distante da loro, e sentiva il vociferare, così
si avvicinò alle due dicendo sommessamente: <Ehi, voi due!
Non siate così chiacchierone, o finirete col perdervi tutto
lo spettacolo! Olimpia, quando pensi ti capiterà più,
un occasione del genere nella vita?>
Le tre sorrisero a quella battuta, poi Cleide tornò al suo
posto.
Quindi Olimpia continuò abbassando ancora di più il
tono della sua voce: <Tu sai qualcosa di più su questa storia
di Faone?>
Xena la guardò e disse: <Dunque... Venere mi ha detto che
Saffo e il giovane sono stati amanti per un po’; ma poi lui
è corso dietro a Melitta, una delle schiave di Saffo. La nostra
poetessa, per vendicarsi dell’abbandono, cercò di pugnalare
la schiava, ma Faone glielo impedì. Appena passatogli quel
momento di follia, Saffo si pentì amaramente del’atto
ignobile del quale si sarebbe potuta macchiare...>
Olimpia le disse ambiguamente: <Sicura che sia solo questo, quello
di cui devo essere messa al corrente?>
Xena esitò un attimo poi riprese: <Ehm... si! Credo di si...>
Appena calò il silenzio tra le due, udirono Saffo prendere
parola tra gli applausi dicendo: <I versi che adesso mi appresterò
a declamare, voglio dedicarli a due persone davvero eccezionali, presenti
tra di voi questa sera...>
Si fermò quindi, cercando con lo sguardo Xena e Olimpia; poi
continuò: <... So che queste persone hanno capito chi sono,
e vorrei che si ricordassero che... Se anche avessero tutte le stelle
del cielo, tutte le conchiglie del mare, tutti i granelli di sabbia,
senza l’altra, la loro vita sarebbe comunque vuota... E se possedessero
anche tutto l’oro di questo mondo, ma non avessero l’altra,
sarebbero le persone più povere che esistano! Perchè
queste due persone sono legate da un vincolo di incomparabile purezza
e di inestimabile affetto, il loro amore è più forte
della morte, ed è generatore di vita e speranza; il loro amore
è destinato a durare da qui ad oltre l’eternità!>
Olimpia fissò Xena e chiese: <Anche stavolta sei tu l’artefice
di queste splendide parole?>
Xena le rispose: <No! Non sono stata io! Forse lo ha capito da
sè, o forse ha usato le forme poetiche semplici ed emotive
che usa sempre una biondina di mia conoscenza che "forse"
ha parlato con lei... Vero?>
Olimpia abbassò lo sguardo per un attimo, tossicchiò
dicendo: <Ehm... già, abbiamo avuto modo di parlare...>
Poi alzò di nuovo lo sguardo per fissarlo in quell’azzurro
cielo dicendo: <Ma sai che sono tutte cose che penso veramente
di te e del nostro rapporto! Comunque noto con piacere che stai imparando
a riconoscere la metrica che uso io!>
Xena la guardò dolcemente; sapeva quanto brava fosse la sua
compagna con le parole, ma anche quanto riempivano la vita tutti i
mpomenti passati con lei, perciò con grande trasporto, prese
la ragazza abbracciandola da dietro, e congiungendo le sue mani a
quelle del bardo le scoccò un passionale bacio sul collo, giusto
un attimo prima che Saffo continuasse a parlare.
Dunque Saffo riprese parola respirando profondamente e recitanto:
<Sei giunta: hai fatto bene: io ti bramavo. All'animo mio, che
brucia di passione, hai dato refrigerio.> Un secondo dopo, tutti
gli uditori si alzarono in piedi di fronte a quel verso di struggente
bellezza e passione, e gli applausi arrivarono a fiumi.
Xena e Olimpia, si sorrisero molto dolcemente e serenamente. Di fronte
a quel calorosissimo sorriso, la barda reagì stringendole la
mano.
Xena fissandola nei suoi profondi occhi smeraldini le sussurrò
delicatamente, come una sorta di musica celestiale: <Amore mio!
Ti amo infinitamente... Sei tutta la mia vita!>
Le due si persero per un attimo nei loro sguardi; poi il bardo si
avvicinò al suo orecchio sussurrandole: <Io di più!>
Xena allora se ne burlò: <Sei sempre la solita competitiva
eh?>
Olimpia stava per replicare, quando, voltatasi verso il palco, si
accorse che Saffo era sparita, senza lasciare alcuna traccia. Olimpia
si volse a Xena: <Xena, Saffo dov’è finita?>
Il sorriso si cancellò dalle labbra della guerriera, lasciando
il posto ad una smorfia poco rassicurante; poi anche lei si voltò
verso il palco e vide che non c’era più. Olimpia atterrita:
<Xena, accidenti, corriamo a vedere dove si è cacciata!>
Xena spaventata ma anche infastidita: <Se questo è un altro
dei suoi stupidi scherzi, giuro che la farò pentire di avermi
conosciuto!>
Improvvisamente, dinnanzi a loro apparve Venere, che con voce rotta
dal pianto, e tra i singhiozzi le mise al corrente delle ultime novità:
<Ragazze: correte, correte per favore; Saffo è pronta per
il suicidio... Fate presto, recatevi alla rupe della Leucade... Non
c’è un attimo da perdere!>
Olimpia disse: <Ma tu? Non vieni con noi?>
Venere con un senso di colpa tremendo disse: <No! Preferisco stare
qua per stare vicino a Cleide; e poi vi sarei solo d’impiccio!
Forza, che aspettate!>
Xena e Olimpia correvano disperatramente per boschi ed alture, intraprendendo
una corsa contro il tempo; sapevano che la poetessa stavolta avrebbe
consumato il suicidio tanto a lungo meditato; ma in cuor loro, speravano
che indugiasse all’ultimo istante, o di poter arrivare in tempo.
Nonostante la loro rapidità, le guerriere arrivarono sulla
rupe a picco sul mare della Leucade, troppo tardi: Saffo non c’era
più, ed il mare sotto di loro era gonfio, ingombro di grosse
onde, che si frangevano sulle rocce del costone.
Stettero a chiamarla per un po’ a gran voce: <Saffo...>
<Saffo, dove sei?>
<Saffo!> ma della poetessa, nessuna traccia. Nei pressi di una
roccia però, Olimpia scorse una penna ed una pergamena; chiamò
a sè Xena, e cominciò a leggere quel messaggio ad alta
voce: <Sono sicura che quando arriverete presso questa rupe, io
avrò già compiuto la mia decisione; comunque vada, non
sentitevi in colpa: non siete arrivate tardi; e se troverete questa
pergamena, allora significa che una volta tanto nella mia vita, sono
riuscita a sfidare e a vincere il Fato. Nella mia vita ho amato molto:
Ho amato Cercola, il mio sposo, mia figlia Cleide, ed anche tante
altre persone, donne come me, che ho incontrato lungo il cammino.
Ma il Fato, mai contento di me, mi ha provato rendendomi folle per
Faone, che mi ha sedotta ed abbandonata. Non pensate che il mio suicidio
sia una fuga dalla realtà della mia vita; guardatelo invece
come un atto di coraggio, il coraggio di saper dire basta ai sopprusi.
A voi voglio dire di non separarvi mai, perché siete il fulcro
della vita l’una dell’altra; state vicino a Cleide e dite
ad Attis che la amo ancora... Addio prodi guerriere, amiche mie...>
Gli occhi di Olimpia si fecero lucidi, quindi le lacrime cominciarono
a rigare il suo volto; tra i singhiozzi, si chiedeva: <Perchè
Xena? Perché?>
La guerriera la abbracciò senza dir nulla;
La strinse a sè baciandola sul capo, cercando di consolarla,
ma sul suo volto si leggevano chiari i segni di un profondo turbamento
interiore. L’amica si stringeva sempre di più a lei,
affranta da quella triste vicenda. Fu allora che Xena le disse: <Ehi...
forza! Non so perché... ma è stata una sua scelta e
non ci resta altro che rispettarla. Povera Saffo; posso capire come
si sia sentita... perdere tante volte le persone che amava, doveva
essere terribile per lei; così terribile, al punto di preferire
la morte ad altre future sofferenze... D’altronde se ti perdessi,
credo che anch’io non esiterei neppure un attimo, al pensiero
di uccidermi per liberarmi dall’oppressione di una vita senza
te. Lei è già stata abbastanza coraggiosa, perchè
nonostante l’amore la facesse soffrire, ha continuato ad amare
fino alla fine... senza condizioni, nè impedimenti!> ma
quel discorso lo fece in realtà, più per convincere
se stessa, che la sua compagna.
Le due rimasero ancora per un po’ abbracciate; la dolcezza di
Xena fu tale che cercò di asciugare le lacrime dagli occhi
del bardo con i suoi baci; l’imbrunire del tramonto su quella
rupe, aveva già fatto posto alle tenebre; tutto sembrava come
quando Xena le consegnò quella pergamena scritta da Saffo il
giorno del suo compleanno; ma stavolta qualcosa era cambiato... Saffo
non c’era più.
Poco più tardi, le due fecero ritorno a Militene, e dettero
alla gente impaziente di sapere, radunata al centro del villaggio,
il mesto annuncio; che fu accolto da pianti strazianti, e le grida
di dolore di Cleide: una figlia che aveva appena perso la sua mamma.
Xena e Olimpia, cercarono di far forza a Cleide; e tra i presenti,
vi era anche Venere, che come tutta l’altra gente sembrava profondamente
addolorata di quella grave perdita. Xena le si avvicinò, scostandole
dalla spalla una ciocca di capelli dorati cascanti, e poggiandole
quindi, una mano su questa. La dea, che aveva riconosciuto il tocco,
senza neppure voltarsi, urlò arrabbiata con sè stessa:
<Guardami Xena! Ma che razza di dea sono, se con i poteri che mi
ritrovo, non posso neppure aiutare qualcuno a cui tengo?>
Xena le disse: <Venere, non è soltanto colpa tua!>
<Ma io..> incalzò la dea.
Xena le disse: <Capisco come ti senti; se solo avessi provato ad
insistere di più con lei, a farmi spiegare tutto fin dall’inizio;
se solo fossi stata più attenta, invece di arrabbiarmi per
quella minuzia della sorpresa per Olimpia, probabilmente a quest’ora
sarebbe ancora viva...>
<Tu non c’entri nulla Xena! Sai bene che Saffo si sarebbe
uccisa con o senza il tuo intervento, quindi non darti colpe che non
hai! > Xena prese fiato e disse: <Eppure, qualcosa mi dice che
forse avrei dovuto essere più sveglia e pronta all’azione...>
Venere si voltò adirata: <Invece di stare qui a piangerti
addosso, pensa a tutto quello che Saffo ti ha detto e consigliato
quando era ancora in vita! Guarda: hai una compagna straordinaria;
tutte le persone con un minimo di buon senso farebbero follie per
averla, ma lei stravede per te; non lasciartela scappare mai, Xena!>
Xena le sorrise, e la rabbia di Venere si sciolse in quel caldo sorriso;
poi Xena le disse: <Venere, so che sei addolorata, che ti senti
in colpa, ed il rimorso è la cosa più brutta con la
quale ogni uomo, sia esso comune mortale o divinità, si ritrova
a dover convivere. Ma abbi fiducia: Il tempo guarisce tutte le ferite...
e col tempo, si cresce più forti e saggi; cosicché non
si commettano più gli errori del passato!>
Tra la folla che era accorsa per partecipare a quel triste evento,
un fanciullo, appena giunto al villaggio, si avvicinò a Olimpia
e chiese:
<Scusami guerriera; hai notizie della poetessa Saffo?>
Olimpia si chinò verso di lui, guardandolo negli occhi, e dicendogli
sommessamente, ancora presa dallo sconforto: <Vedi: Saffo adesso
ci guarda dai Campi Elisi!>
<Vuoi dire che Saffo è morta?> Chiese sgranando gli occhi
il piccoletto.
Olimpia gli cinse le spalle, ed annuì. Il ragazzino aveva gli
occhi lucidi dal pianto, tanta era la carica emotiva che in quel momento
tutti i presenti, compresa Olimpia, stavano trasmettendogli.
Olimpia continuò: <Serba il suo ricordo nel tuo cuore, ricordandola
non per la fragilità di donna che l’ha spinta al suicidio,
ma per la bellezza immortale dei suoi versi che esprimono, seppure
in maniera poetica, il significato intrinseco dei valori interiori,
dei sentimenti, e della stessa vita. Perché i posteri possano
un giorno rammentarla, non per le sue miserie e le stranezze della
sua vita sentimentale, ma per l’eccelso contributo che questa
Decima Musa, ha saputo apportare all’arte della poesia...>
Il giovane l’ascoltò sinceramente appassionato, poi la
barda gli chiese:
<Ma come ti chiami?>
Il ragazzo rispose: <Platone, signora! E vengo da molto lontano,
perchè volevo incontrare Saffo...>
Subito dopo, Platone ripartì, per dare la cattiva novella ai
suoi compagni d’accademia. Olimpia lo guardava andare via, ma
il suo pensiero era rivolto a tutt’altra persona: Meditava infatti
a quanto siano stati allo stesso tempo tragici e preziosi, quei due
giorni trascorsi insieme a Saffo. Xena dunque la cinse da dietro circondandola
con le sue forti braccia; la barda adagiò quindi, il suo capo
sul petto della compagna e si lasciò andare, sussurrando:
<...E’ così che avrebbe voluto che la ricordassimo.
Ne sono sicura...>
Fine
dell'episodio
di
Bard and Warrior
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il racconto