episodio n. 21
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La sua reazione fu esplosiva: - Ma cosa stai dicendo! Non puoi obbligare tua figlia a fare questo passo se non si sente pronta! - urlò furiosa.
Messa alle corde, Leuca cominciò a raccontare: - Vedete, tutto è cominciato quando Selina è ritornata a Potidea dopo la schiavitù di Ghurkan… Voi la riportaste a casa sana e salva ma, dal giorno in cui fece ritorno, la sua vita fu ancora più tormentata di prima. Sapete com’è: il paese è piccolo, la gente mormora… - sospirò.
- E così si venne a sapere dove fosse stata e cosa avesse fatto per sopravvivere in tutti quegli anni… - tagliò corto Xena.
Leuca annuì, poi riprese: - Proprio per la voce che si era sparsa, tutti cominciarono ad evitare mia figlia, come se fosse un’appestata. Tutti… Compresi i giovani del villaggio che stava frequentando. Così Selina, che sognava un grande amore, un matrimonio felice e tanti bei bambini, rimase sola, abbandonata e dimenticata da tutti, messa praticamente ai margini della nostra società… Anche qualche pretendente, che si era fatto avanti per chiedere la sua mano, ritirò l’offerta e decise di non sposarla più. - cercando appoggio, la donna fece vagare lo sguardo sulle due guerriere. Xena e Olimpia ascoltavano costernate. Leuca riprese: - Poco tempo dopo che anche l’ultima speranza di matrimonio se n’era andata in fumo, un uomo, Zeto, che aveva conosciuto Selina al mercato, si presentò da me, dicendo che se avessi voluto riscattare la condizione sociale di mia figlia, lui l’avrebbe sposata ben volentieri, perché, morta sua moglie, gli serviva una donna che badasse alle faccende domestiche e che accudisse suo figlio. Quindi io la promisi in sposa a lui… - S’interruppe.
Olimpia la guardò sgomenta: - E poi? -
Tirando un grande respiro Leuca continuò: - Feci in modo che i due si conoscessero meglio e Selina sembrava apparentemente contenta di aver avuto la sua rivincita sociale, soprattutto perché si stava rendendo utile al giovane figlio di Zeto. Finché, un giorno, non lessi uno scritto cadutole per sbaglio, una poesia in cui manifestava palesemente il suo amore per Atreo, tra l’altro pienamente ricambiato… -
- E chi sarebbe Atreo? - chiese Xena, sempre più disorientata.
- Atreo è il figlio di Zeto. - rispose semplicemente Leuca.
- No, c’è qualcosa che non torna. - esclamò spazientita Olimpia, - Ma se Selina ama Atreo e Zeto ha dichiarato che non era un problema per lui sposare una persona considerata una poco di buono, che differenza fa se, invece di Zeto, la sposasse Atreo? Visto che si amano…- tagliò corto il bardo.
- Io non voglio che sposi Atreo! - urlò a sorpresa Leuca. - E’ cieco, non ha un lavoro: passa tutto il giorno a comporre canzoni con la sua cetra! Non le potrebbe offrire nulla di buono! -.
La determinazione e l’ottusità della donna irritarono Xena: - Stai parlando di questo ragazzo come fosse un delinquente! Che colpa ne ha se è cieco? Vuoi il bene di tua figlia? Beh, stai sicura che obbligandola a sposarsi con un uomo che non ama non lo farai di certo! Anzi, in cambio otterrai da lei soltanto disprezzo!-
- Non voglio! Selina deve sposare Zeto: e così sarà. Mia figlia deve scordare quel giovane. Non fa per lei! -
Le due capirono che, almeno per quella sera, non ci sarebbe stato verso di far ragionare Leuca.
Olimpia, sorpresa di trovare nella sorella una donna completamente diversa da quella che si ricordava, le disse, prima di congedarsi: - Fa un po’ quello che credi, ma non decidere tu la vita di tua figlia! Non ripetere l’errore di nostro padre. - voltatele le spalle, s’accinse a salire le scale.
- Ho sempre sentito dire che l’amore è cieco, ma non pensavo che Selina prendesse alla lettera questo motto! - si sfogò Leuca, portandosi le mani al viso per asciugarsi una lacrima scesa a rigarle il volto.
- Dimentichi una cosa, sorella: l’amore è cieco, ma guarda lontano. - le rispose Olimpia, ancora troppo scossa dal litigio e, senza proferire altre parole, se ne andò via, lasciando la donna sola coi suoi pensieri.
- Comincia ad andare, Xena. - sussurrò il bardo, spossato da quella situazione assurda, - Io vado a fare un giro, al fresco, per cercare di mandare giù un po’ meglio questo peso che mi porto dentro… -
- Sicura? Non vuoi che ti tenga compagnia? - le propose la guerriera, poggiandole le mani sulle spalle.
- Senza offesa, ma preferisco stare sola. -
- Come vuoi. - le sorrise la donna, - Ma non fare tardi: ti aspetto alzata. -
- Non ti prometto nulla… E se ti addormenterai non me la prenderò… - il bardo accolse il bacio della compagna e lo ricambiò con dolcezza.
- A dopo… - le disse Xena.
Così, mentre la guerriera si dirigeva verso la camera, Olimpia uscì dal portico. In realtà, sperava in cuor suo di trovare la nipote da qualche parte nei dintorni, per poter parlare un po’ con lei.

Olimpia passeggiava verso il granaio, stringendosi le spalle in un telo che aveva trovato su un tavolo nel portico quando, improvvisamente, la sua attenzione fu catturata da brusii che le arrivavano, confusi, dalla stalla dove riposavano il suo cavallo ed Argo II. Più per precauzione che non perché sentisse davvero l’imminente pericolo, sfoderò un sai dal calzare e si avviò di soppiatto verso quei rumori.
Giunse alla stalla da dietro e camminò nascosta dai cespugli, finché arrivò sul lato davanti dove, con sua grande sorpresa, vide seduti su una panca Selina ed un ragazzo, intenti a parlare abbracciati. Olimpia cercò di non farsi intenerire da quella scena e, tentando di fare meno rumore possibile, cominciò ad ascoltare la loro conversazione.
-…E così, ho scagliato via il calice col vino e sono corsa fuori. Speravo saresti riuscito a venire anche stasera! – stava mormorando Selina.
- Non è stato facile, devo ammetterlo: ho aspettato che mio padre andasse a dormire, poi con grande fatica, muovendomi a tentoni, sono uscito dalla finestra della mia stanza. Ho rischiato, ma non resistevo senza incontrarti! - parlò il giovane.
- Atreo! Quanto ti amo! Nessuno può immaginare quanto tu sia importante per me! –
- E’ lo stesso per me, mia piccola stella polare! –
- E se ci dividessero? - chiese preoccupata Selina al suo fidanzato.
- Ecco, a tal proposito, volevo proporti una cosa, anche se so che forse è una pazzia…- le rispose Atreo.
- Nulla mi sembra più folle del fatto che ci vogliano dividere… - affermò tristemente la ragazza. – Avanti, dimmi tutto! - lo incitò Selina.
Il giovane prese fiato e, continuando sulle parole dette poco prima, disse: - …Una fuga! –
- Una fuga? - chiese riflettendo la giovane.
- Si, - fu la risposta candida del ragazzo – Pensaci: potremo fuggire lontano da Potidea, andare in qualche villaggio dove nessuno sappia chi siamo e sposarci, per rimanere sempre uniti. E se anche un giorno dovessimo fare ritorno a Potidea, non credo che i nostri genitori, di fronte all’impegno che abbiamo assunto davanti ad un sommo sacerdote, possano avanzare pretese o porre obiezioni sulla nostra relazione. Che ne dici? - Chiese Atreo, entusiasta dell’idea che aveva avuto.
Illuminandosi in volto, e prendendogli le mani tra le sue, Selina gli rispose: - Atreo, è un’ottima idea! Solo che non posso costringerti ad andare via di casa, non nella tua situazione, ecco… voglio dire… -
Atreo l’anticipò: - Ti riferisci per caso alla mia cecità? – Selina sospirò ed egli riprese: - Oh, ma non sarà certo la mia cecità a fermarmi. Se credi che la mia cecità valga per me più di un eventuale futuro insieme, allora non hai capito nulla! Io ho deciso che voglio vivere la mia vita con te e per farlo mi rendo conto che l’unica opportunità che abbiamo è fuggire da qui! - Selina si convinse che effettivamente le osservazioni di Atreo erano più che giuste, allora gli rispose: - Va bene amore! Se è l’unico modo per rimanere insieme, fuggiremo domani stesso! -
Olimpia, che aveva ascoltato basita tutta la loro conversazione, si rese conto che doveva intervenire subito, per evitare alla nipote uno degli sbagli di cui si sarebbe poi pentita a vita. Mentre i due discutevano infervorati, progettando ogni dettaglio della loro fuga, senza fare il benché minimo rumore Olimpia uscì dal cespuglio e si posizionò alle loro spalle, poco distante da loro. Poi, parlò con tono autorevole.
- Sinceramente, credo che voi stiate sbagliando tutto, se considerate la fuga come unica via d’uscita ai vostri problemi d’amore... –
Selina si voltò di scatto e vide la zia, dietro di lei, fissarla a braccia conserte. La giovane esclamò: - E tu cosa ci fai ancora alzata a quest’ora? -
Poi tranquillizzò il suo fidanzato, che nel frattempo era scattato in piedi con i nervi tesi ed un bastone in mano, pronto a difendere la sua donna da pericoli a lui ignoti : - Metti giù quel bastone, è solo mia zia. Non ha alcuna intenzione di farci del male. –
Olimpia rispose: - Certo! Non voglio farvi alcun male, né voglio permettere a voi stessi di farvene! Scappare è un errore! –
- Non abbiamo altra scelta purtroppo... - replicò il giovane abbassando il capo in segno di resa.
- C’è sempre un’altra scelta! - lo rimbrottò Olimpia.
Selina s’inserì, decisa: - Olimpia, sai che ti rispetto e che mi lega a te un sentimento di affetto profondo. Ti sono grata perché mi hai restituito la libertà, ma se sei venuta qui a farmi la predica, risparmia pure il fiato: tutto quel che hai fatto per me non basta a farmi rinunciare ad Atreo! – cercò con la mano quella del proprio compagno e gliela strinse forte.
- Selina, io non sto dicendo che il vostro amore sia sbagliato, sto solo dicendo che la vostra fuga è sbagliata! – s'infervorò Olimpia.
La giovane sembrò rasserenarsi un attimo alle parole del bardo, così assunse un atteggiamento meno ostile nei suoi riguardi. Poi Olimpia continuò, avvicinandosi a loro: - Siete entrambi inesperti, la realtà al di fuori di Potidea non è bella come sembra: ve lo dice una che il mondo l’ha girato! – s’interruppe, apprestandosi ai due amanti, - Se voi attuerete la vostra fuga, dove andrete? Cosa farete per poter sopravvivere? Qui almeno siete protetti dalle vostre famiglie, dalla gente del paese; un tetto in testa lo avete e, fortunatamente, un piatto caldo non vi manca. Avete mai pensato che, fuggendo, tutto questo potreste non lo averlo più? -
- Ma saremmo insieme!- esclamò Atreo, con foga.
- E’ vero, - riprese Olimpia, - Ma per quanto? Per quanto grande sia la forza di questo sentimento, non potreste vivere solo di amore ed aria! - il bardo prese tra le mani un piccolo ramoscello e iniziò a girarlo tra le dita: - Se il vostro amore è realmente così grande, perché invece di fuggire non rimanete qui, a casa vostra, per combattere e difendere il vostro sentimento? –
Selina rise amaramente: - Combattere per il nostro amore è troppo difficile, perché nessuno capirebbe mai… Sarebbe una battaglia persa in partenza! –
- Tutte le più grandi battaglie sono state difficili, per questo hanno sempre portato a grandi trionfi! E, comunque, non c’è nulla di più grande per cui valga la pena di lottare che l’amore! – ribatté con foga il bardo.
Selina ed Atreo tornarono a sedersi scoraggiati, mano nella mano, ed all’unisono risposero: - Tu parli facile! – Poi, Selina continuò da sola: - Chi sarebbe disposto ad accettare nella società una ex puttana ed un cieco che non può far nulla se non suonare la sua cetra? Eh? –
Olimpia non prese bene quelle parole cariche di risentimento; era tentata di andare via ed abbandonare quei due al loro destino, ma si fermò un attimo a pensare, socchiuse gli occhi e, subito, le venne in mente Xena. “Che cosa ne sarebbe stato della mia vita se la mia compagna non mi avesse salvata da me stessa e del mio destino segnato di popolana campagnola intrappolata in questo piccolo, ottuso paesino?”, pensò. Proseguì poi ad alta voce: - Se tu per prima consideri il tuo ragazzo un cieco buono a nulla e te stessa una sgualdrina, mi dici chi mai potrà credere nell’autenticità del vostro amore? –
- Belle parole zia, ma sono soltanto frasi melense dette da una poetessa, che per di più è anche un’eterna ottimista! La verità è che tu non sei mai stata innamorata veramente! – le rispose astiosa Selina
- E come fai ad essere così sicura di questo? - la rimproverò Olimpia, portandosi a sedere su un masso poco distante dai due.
- Parliamoci chiaro Olimpia… - le disse la nipote, - …A meno che tu non sia innamorata di Xena, mi risulta molto difficile credere che tu abbia mai amato qualcuno, altrimenti ti saresti comportata diversamente e la tua vita avrebbe preso tutt'altra piega! – continuò sprezzante Selina.
- Fossi in te andrei piano con gli insulti! - l’apostrofò Olimpia, rossa di rabbia, - E’ proprio perché il mio stare con Xena non è stata cosa facile che ora vi dico questo! –
Selina si fermò qualche istante, confusa, ma i suoi dubbi furono subito fugati da Olimpia che, tutto d’un fiato, disse: - Vuoi sapere se io e Xena stiamo insieme? Se siamo una coppia? Ti accontento volentieri: è vero, io e Xena siamo compagne. Non amiche, hai capito bene: compagne. –
I due giovani, a quella rivelazione, sembrarono mostrare molto più interesse in ciò che il bardo diceva loro. Tornarono a sedersi tenendosi per mano: Selina non staccava gli occhi dal bardo, come se la notizia avesse acceso in lei una curiosità difficilmente controllabile.
Quello sguardo indagatore iniziò a mettere a disagio Olimpia: - Non guardarmi come se fossi un mostro, Selina… - le sussurrò con un filo di voce, - I tuoi occhi valgono più di mille parole, in questo momento. So bene cosa stai pensando… - terminò tristemente, accennando ad andarsene.
Sul viso della ragazza si disegnò allora un’espressione stupefatta. Sgranò gli occhi ed allungò una mano, quasi a voler fermare, con quel gesto, la donna: - No! Non andare… -
A quelle parole Olimpia si voltò.
– Resta con noi ancora un po’. Sei stata l’unica a capirci e a provare a parlare con noi: nessuno aveva mai trovato interesse nell’ascoltare cosa avessimo da dire. – Selina trasse un profondo respiro, - Era come se fossimo spettatori inermi di fronte a chi stava organizzando la nostra vita. Tu invece… - guardò la zia con riconoscenza, - tu ci hai ascoltati: è importante. Tu sei importante, Olimpia. Non m’importa come tu abbia scelto di vivere la tua vita. M’importa che tu sia felice e se con Xena hai trovato quello che cercavi per me sta bene. –
Come attratta dalle parole della nipote, il bardo s’avvicinò ai due e, istintivamente, prese tra le sue la mano che Selina le stava ancora tendendo.
- Non sei arrabbiata con me, quindi? – la domanda le scivolò dalle labbra ancora prima che avesse il tempo di formularla nella sua mente.
- E perché dovrei? – ripose la ragazza, candidamente. – Tu mi hai salvata dall’inferno di Gurkhan, mi hai ridato la vita, ora mi ascolti e dimostri una volta di più di volermi bene. Perché dovrei avercela con te? Ti prego, fermati ancora un po’ e raccontaci la tua storia -
Olimpia fissava commossa la nipote, stringendole ancora la mano. Sorrise: - E sia, vi racconterò la nostra storia… Anche noi siamo scappate per un po’, spesso anche da noi stesse, ma più scappavamo più capivamo che era inutile! – fece una breve pausa, - Ecco perché non serve a nulla partire, lasciare tutto nella convinzione che la distanza sia d’aiuto. A poco giova la fuga, quando sono dentro di noi le cose da cui fuggiamo… -
Atreo assentì col capo: - Seneca… -
Olimpia sorrise: - Non è solo filosofia, Atreo: presto capirai che anche la vita vera è riassumibile in poche parole… E comunque, sì, è proprio Seneca. -
Il bardo cominciò ad accendere un piccolo fuoco, per la lunga notte che avrebbero dovuto attraversare, poi tornò a sedersi, stendendo a terra il telo che aveva usato per coprirsi e, alimentando il fuoco con rametti secchi sparsi lì intorno, cominciò a raccontare: - Dunque, tantissimo tempo fa Xena ed io…-

ATTO 1

30 ANNI PRIMA

La lava incandescente ribolliva al di sotto del precipizio dalle quali erano affacciate Xena ed Olimpia. L’aria era pesante, maleodorante e carica di gas; la vegetazione circostante ricopriva qualche piccola solfatara, che contribuiva a rendere più malsano il posto. Le due guerriere tendevano l’orecchio, attente a carpire qualsiasi suono che potesse far loro capire se Callisto e Velsinea, precipitate pochi istanti prima, fossero vive o morte: non percepivano altro che i gorgoglii delle bolle infuocate, che si frangevano rumorosamente al contatto con l’aria.
- Sono ancora vive? - domandò impaurita e tremante Olimpia, mentre stringeva sempre di più il braccio di Xena. Continuando accuratamente l’ispezione, Xena rispose: - Non lo so… Ma credo di no, Olimpia. Non c’è traccia di esseri umani qui sotto… Mi risulta un po’ difficile credere che, seppure fossero semidivinità, siano riuscite a sopravvivere all’unico elemento che può distruggerle. – in cuor suo la guerriera sperava che le sue parole corrispondessero al vero.
- Pensi che potremo dormire sogni tranquilli ora? - ribatté rincuorata Olimpia, recuperando un po’ di colorito sulle guance dopo il tremendo spavento.
- Spero di si… - sussurrò Xena, - Vieni, andiamo via da qua e portiamo la notizia alle amazzoni! – passò protettivamente un braccio intorno alle spalle dell’amica.
- Ora avranno bisogno di una regina nuova… - constatò amareggiata Olimpia.
- Già! - fu l’unica risposta di Xena. La guerriera fischiò ed in pochi minuti Argo comparve come dal nulla per riportarle al villaggio.

Il viaggio non era molto lungo ma il persistente mutismo instauratosi tra le due sembrò trasformare poche ore in lustri interi. Inspiegabilmente, tra Xena ed Olimpia era piombato il silenzio. Ma l’assenza di suoni era solo apparente: a quel silenzio, nelle loro menti, corrispondeva tanta confusione.
In realtà, ciascuna delle due stava ripercorrendo mentalmente le ultime ore della loro avventura: dalla morte di Xena al suo ritorno in vita, ed entrambe meditavano su una cosa in particolare, un piccolo gesto che, anche se si sforzavano di ricacciare nell’angolo più profondo dei loro cuori, tornava sempre a galla: il loro bacio nell’aldilà.
A dire il vero, Olimpia non era affatto turbata dalla morte di Callisto, tanto meno da quella di Velsinea. L’unica cosa che la sconvolgeva profondamente era il fatto che, dopo essere tornata in vita per merito suo e di Autolico, Xena non aveva fatto il benché minimo accenno a ciò che era successo mentre si trovavano entrambe nella dimensione parallela. E questo la faceva stare male perché, per lei, quel bacio aveva voluto dire tanto.
La fanciulla era affranta: non riusciva a dimenticare quelle labbra, la trepidazione che aveva preso per qualche istante il suo corpo; tutto il buono ed il bello che di Xena aveva potuto vedere quando era entrata in lei; il calore, la protezione, l’umanità e l’immensa sensibilità propria solo di chi nella vita ha un unico scopo: proteggere i più deboli; l’amore e la dedizione che metteva nel fare qualsiasi cosa, della più banale alla più impegnativa. Per lei Xena era tutto questo; per tutti questi motivi sentiva di amarla profondamente. Impazziva all’idea di aver frainteso tutto: con quel bacio lei aveva toccato il cielo con un dito, aveva creduto che finalmente la natura più profonda della loro relazione si stesse in quel momento delineando e che, da allora, tutto sarebbe stato diverso, loro sarebbero cambiate, ed entrambe avrebbero visto l’altra con occhi diversi. Aveva creduto che, finalmente, avrebbe potuto lasciarsi andare e confidare alla compagna le forti emozioni che le procurava ogni suo sguardo, ogni suo movimento, ogni suo singolo gesto. Avrebbe potuto aprirle il cuore, rivelandole che sentiva di amarla da sempre… Invece, tutto adesso sembrava così confuso...
Olimpia rifletté: “Forse ho frainteso tutto? Per quale motivo Xena mi ha baciata se non prova amore nei miei riguardi? O quanto meno non me lo dimostra… E perché io mi sono lasciata baciare?”. Sospirò rumorosamente, “ Probabilmente, ero così ansiosa di dimostrarle quanto fossi capace di amarla, che non mi sarei potuta fermare neppure se avessi voluto. In quel momento c’eravamo solo io, lei, i nostri cuori e le nostre labbra che si univano... Dei! Che meravigliosa sensazione: se anche fossi morta in quell’istante non avrei avuto nessun rimpianto… Mi scoppiava il cuore dalla gioia...” - sorrise a se stessa, - “E pensare che per poco non glielo dicevo! < Xena ti amo da morire, torna da me perché senza te non posso vivere!>”, sovrappensiero si morse il labbro inferiore, arrossendo per i suoi stessi pensieri: “Non oso pensare al pasticcio che avrei combinato se mi fosse sfuggita di bocca quella frase…”. Malgrado l'umore nero, un attimo di esaltazione la colse, al ricordo di quelle labbra calde fuse alle sue, ma tutto svanì quando realizzò: “Sono così confusa… Non so che fare, sono talmente imbarazzata da non riuscire neppure a guardarla negli occhi per più di un istante… Come farò a conviverci una vita intera, specialmente se dovesse dirmi che non prova i miei stessi sentimenti?”.
Dal canto suo, anche Xena era molto più silenziosa del solito, rintanata com'era nei suoi pensieri: “L’ho baciata! Sono riuscita a baciare la donna che amo, l’unica persona che abbia mai amato nella mia vita… Ho buone probabilità di poterle dichiarare i miei sentimenti allora!”. Sorrise, ripensando al bacio: “ Se ci ripenso, mi viene quasi la pelle d’oca… E’ stato così dolce, intenso, carico di passione… Ho assaggiato per la prima volta le sue labbra... Non ero mai rimasta così spiazzata da un semplice bacio. Forse perché non l’ho mai desiderato più di qualsiasi altra cosa al mondo!”, la donna sorrise al ricordo intenso, capace in ogni momento di provocarle brividi di eccitazione lungo tutta la schiena. Ben presto, però, la sua eccitazione si tramutò in panico, mentre la consapevolezza di ciò che era realmente accaduto tra loro due prendeva lentamente piede nella sua testa: “ Oh Dei! Ho baciato Olimpia! E’ stata una follia: così rischio di perderla! Quel bacio è stato sicuramente frutto del mio irrefrenabile istinto; accidenti a lui che me l’ha fatta baciare senza curarmi di nulla!”, istintivamente, contrasse i muscoli della mandibola, come sempre quando un pensiero importante le infastidiva la mente: “Il fatto che lei stia sempre con me e che io mi prenda cura di lei, non mi autorizza a baciarla solo perché muoio dalla voglia di sfiorarle le labbra…”, scosse la testa in senso di diniego, “Xena, Xena... non hai pensato alle conseguenze che avrebbe avuto quel gesto??”, sospirò rumorosamente, “Ero così ansiosa di dimostrarle quanto fossi capace di amarla, che non ho pensato che magari lei non prova le stesse cose per me…”, Xena sentì che il cuore iniziava a batterle all'impazzata: era pazzesco! Neppure in battaglia le era mai capitato di avere paura! E ora, il solo pensiero di poter perdere Olimpia l'agitava più di ogni altra cosa al mondo. “Ora che sono tornata in vita, lei non ha più accennato a quel momento: temo che abbia accettato il mio bacio solo perché c’era il rischio di non vederci più...”.
La guerriera si voltò per un attimo, giusto il tempo di assicurarsi che il viaggio di Olimpia procedesse bene. Constatato che l'amica la stesse seguendo, senza dir nulla si calò di nuovo nei suoi pensieri: “In fondo è stata chiara: con me si sente protetta, quindi cerca un’amica, una sorella maggiore… Null’altro. Se solo sapesse che sono follemente innamorata di lei! Ma in quel caso, però, forse la perderei per sempre. Sono così confusa… Non so che fare, sono talmente imbarazzata da non riuscire neppure a guardarla negli occhi. Non riesco a parlarle se non con freddezza e superficialità, talvolta sono addirittura offensiva nei suoi confronti, pur senza volerlo… Come farò a conviverci una vita intera senza poterle mai dire “ti amo”? Senza poterle carezzare il viso e sperare che si possa andare oltre? Senza abbracciarla e rimanere incollata a lei il più a lungo possibile? Senza poter fantasticare sempre su nuovi regali o pensieri che possano renderla felice nella nostra intimità?”.

Perse nei loro pensieri, le due si avvicinarono al villaggio amazzone.

di Dori e Bard and Warrior

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