Il sole stava
scivolando lentamente dietro all'orizzonte, tingendo di arancione
tutto ciò che i suoi raggi ancora riuscivano ad illuminare.
Proprio mentre lunghe ombre si allungavano, come veloci artigli, sopra
ogni cosa, Xena ed Olimpia entrarono nel villaggio amazzone, dove
tutte le donne guerriere aspettavano trepidanti buone notizie.
Appena furono scorte Anfitea, in evidente stato di agitazione, scaraventò
in terra le funi con cui stava inutilmente armeggiando da ore e corse
verso le sue amiche urlando: - Per gli dei, finalmente! Che notizie
ci portate? -
Il cavallo di Xena rallentò dal trotto al passo, per permettere
all’amazzone di raggiungerle, poi si fermò e concesse
ad Olimpia di scendere, aiutata da Xena.
La fanciulla si sistemò un attimo i vestiti, scuotendo da loro
la polvere, fissò tristemente negli occhi Anfitea e, poggiando
una mano sulla sua spalla, disse: - Sorella: è tempo che le
amazzoni scelgano la loro nuova regina… -
- Allora, è morta? - domandò Anfitea tirando un sospiro
di sollievo.
- Si… - fu la flebile risposta di Olimpia che si scansò
per andare a rinfrescarsi.
Anfitea guardò interrogativa Xena negli occhi, prima di parlare
a bassa voce: - Non capisco: cos’ha adesso? –
La guerriera scosse la testa, fissando l'amica che si allontanava
con piglio deciso: - Non saprei… E' stata zitta per tutto il
viaggio, cosa che solitamente non si addice a lei! - cercò
di sfoderare un tono semiserio ed un sorriso scherzoso, pur non riuscendo
nell'intento. Poi, ridivenne seria: - Forse è ancora scossa
e provata dalle ultime vicende... – considerò.
- Certo… - concordò Anfitea: - Xena, ad ogni modo, cerca
di parlarle! - le poggiò delicatamente una mano sull'avambraccio.
La guerriera la guardò schiettamente negli occhi: - Sicuro.
- rispose seria, - Appena ho capito cosa le prende… - . La guerriera
afferrò Argo per le briglie e, schioccando la lingua, diede
al cavallo il segnale di partire.
Dopo aver sistemato il palomino nella stalla, Xena si recò
nella tenda di Olimpia.
- Permesso? - chiese Xena sorridente. Stranamente, non ebbe risposta
alcuna.
Pur non invitata, decise di entrare comunque e vide Olimpia seduta
sul suo giaciglio. Cercando di intuire cosa avesse, la guerriera le
si avvicinò: - Per stanotte ho avuto dalle amazzoni il permesso
di dormire qua! Meglio, così non starò sola ed impaurita
nel bosco senza nessuno che mi difenda! - le disse sedendosi a sua
volta e notando con sollievo di essere riuscita a strappare all'amica
un lieve sorriso. Dopodiché, Olimpia rimase silente, gli occhi
verdi persi a fissare il vuoto. Xena, sempre più allarmata
dallo strano comportamento, allungò una mano, posandola sul
ginocchio del bardo: - Una monetina per i tuoi pensieri… - sorrise
dolcemente, - Vuoi dire alla tua migliore amica cosa ti sta succedendo?
–
- No, nulla… - cercò di giustificarsi Olimpia fissando
sempre un punto indefinito del suolo.
- Non credo che tu non abbia nulla... Credi che non mi sia accorta
che c'è qualcosa che non va? Per tutto il viaggio non mi hai
praticamente rivolto la parola... Non è da te! Andiamo…
mi fai preoccupare così! - la voce di Xena vibrava d'apprensione.
Olimpia si alzò, togliendo con la propria la mano di Xena dal
suo ginocchio. Si recò verso il tavolo dove poggiò parte
dei suoi vestiti, bevve un sorso d’acqua dalla borraccia, poi
si decise a parlare: - Se devi dormire qui ti consiglio di preparati
per andare a letto: non ho nessuna intenzione di fare le ore piccole.
Altrimenti va a dormire da qualche altra parte! - il tono era perentorio
e dolorosamente freddo.
Colpita dalla risposta sgarbata appena ricevuta Xena cercò
le parole giuste per non far precipitare ulteriormente la situazione.
Decise che avrebbe giocato la carta della spigliatezza, forse così
avrebbe sciolto un po' il ghiaccio che circondava Olimpia.
- Va bene, ho capito hai la luna di traverso! - la guerriera sforzò
un sorriso, - Se proprio non ti va di parlare, cerca almeno di essere
cortese con chi ti sta offrendo il suo aiuto... – aggiunse a
bassa voce.
- Non ho nulla e non ho bisogno del tuo aiuto, intesi? Ora, per favore,
dormiamo? - terminò Olimpia.
Infastidita dal comportamento della compagna, Xena dovette esercitare
tutto l'autocontrollo di cui era capace, nel rispondere alla giovane:
- Si, per carità, e chi osa contraddirti! Ti chiedo però
di smettere di tenere il muso per qualcosa che forse... - si fermò
per una frazione di secondo, - Forse neppure esiste. –
“Ah, qui ti volevo! - disse tra sé Olimpia,
- Come avevo ragione... Per te il bacio che mi hai dato neppure esiste...
Per gli dei, Xena...”, scosse la testa nervosamente e replicò,
reprimendo a stento la sua rabbia nei riguardi della principessa guerriera:
- Sei sempre così perspicace in genere, perché ora no?
Non riesci a capire che sono stanca? - sospirò rumorosamente,
- Ho bisogno di un po’ di riposo: gli ultimi avvenimenti mi
hanno distrutta... –
- Mi spiace! - le rispose Xena con tono più pacato: - Se hai
bisogno di riposo potremo fermarci qualche ora in più qui al
villaggio, così potrai recuperare un po’ di carica…
- abbassò gli occhi, mentre procedeva a liberare i piedi dalle
pesanti calzature. - E di buona educazione, che non guasta mai! ”-
aggiunse a bassa voce.
- Sì, fermarci al villaggio…- rifletté ad alta
voce Olimpia.
- Si, ci potremmo fermare per qualche ora in più, così
avrai modo di riprenderti. - ribadì Xena.
- Ora? - il bardo sospirò nervosamente. - Forse non hai capito
bene, Xena. Se dovessi fermarmi, non sarebbe questione di ore! Parlo
di giorni, mesi, lustri, non so, ma non certo di qualche ora! - tuonò
impetuosa Olimpia.
Xena alzò leggermente il sopracciglio destro e contorse la
faccia in una smorfia di stupore: - Non capisco. Perché vuoi
fermarti così a lungo? Qual è il problema? –
- E va bene, visto che proprio non ci arrivi: ora sono io la regina
delle Amazzoni! - si fermò per un istante, giusto per vedere
la reazione della compagna. Xena, però, si mantenne fredda
e distaccata. - Capirai, quindi, che ho molte responsabilità.
- il bardo si morse il labbro inferiore, - Non... Non credo di poterti
più seguire… - chiosò nervosamente, tutto d'un
fiato, Olimpia.
A questo punto Xena ruppe gli argini: - Non capisco... -
- Ma è semplice Xena, io... - la interruppe Olimpia, nel tentativo
di spiegarsi ancora.
- Lasciami finire! - intervenne la guerriera, - Non riesco a capire
se a te faccia realmente piacere rimanere o se lo fai solo perché
sei vincolata dalla legge amazzone! - le mani di Xena tremavano, mentre
cercavano inutilmente di slacciare il chakram dalla cintola.
Il bardo la guardò a lungo, prima di proferire parola. Poi,
mostrando l'indulgenza urtante di chi cerca di spiegare qualcosa di
difficile ad un bambino troppo piccolo per capire, si rivolse all'amica:
- La legge amazzone impone che, quando muore la regina, debba salire
al trono la persona designata come sua erede. Io ero l’erede
di Melanippe, Velsinea era un’usurpatrice. Ora lei è
morta ed io devo prendere la reggenza del trono per guidare il popolo
amazzone ed onorare la fiducia che Melanippe ha riposto in me! Cosa
c’è, adesso, che non capisci?- , la voce della ragazza
aveva assunto un tono quasi canzonatorio.
La mora non si lasciò maltrattare oltre: - Ti accontento: non
capisco te ed il tuo stupido modo di fare! Olimpia, la legge va cambiata
se costringe una persona a salire al trono anche se non ne ha nessuna
voglia! –
- Ma io non posso… - si difese Olimpia che, per un attimo, vacillò,
chiedendosi se Xena non avesse avuto ragione, come suo solito, ma
fu interrotta dalla principessa guerriera: - Olimpia, te lo ripeto:
ti fa piacere rimanere o lo fai solo perché la legge amazzone
vuole così? -
Cadde per qualche attimo il silenzio tra le due che, pur condividendo
lo stesso ampio giaciglio, si trovavano alle due estremità
opposte del letto, quasi come se ad entrambe desse fastidio il benché
minimo contatto fisico con l’altra.
- Sto aspettando una risposta. - incalzò Xena.
Olimpia si alzò, spense l’unica fiaccola accesa in quella
stanza, poi tornò nel letto. - Sono stanca, buonanotte. - disse
con tono scostante, glissando completamente la domanda della compagna.
Dopo l’iniziale collera per essere stata ignorata dall’amica,
Xena si voltò su un fianco e pensò: - “E’
stato il più grande errore della mia vita baciarla...”
- Stette ancora un po’ con gli occhi aperti, al buio, rimuginando,
mentre una rabbia cocente iniziava a bollire nella sua testa e nel
suo cuore: - “Olimpia... Se resterai al villaggio Amazzone
perché ti senti obbligata, giuro che non mi rivedrai più
per tutta la tua vita!” - Forzò gli occhi a restare
chiusi, finché un sonno agitato non la strappò dalla
triste realtà in cui stava vivendo.
Il sole penetrava
da un’apertura della tenda: una luce leggera, ma abbastanza
fastidiosa da svegliare Xena, che aprì lentamente prima un
occhio, poi l’altro, per abituarsi alla luminosità del
luogo. Appena fu completamente desta, udì il gallo cantare:
era giunto il momento di alzarsi.
Senza fare il minimo rumore si tolse la coperta di dosso, si mise
seduta sul letto ed indossò i suoi stivali; poi, si alzò
in sottoveste e si diresse verso il tavolo dove la sera prima aveva
poggiato l’armatura.
Appena giunta al tavolo si abbassò per prendere una borraccia
dalla bisaccia. Rovistò un po’ prima di trovarla, riversando
alcuni oggetti in terra, finché non si ritrovò una pergamena
di Olimpia in mano: non resistette alla tentazione di aprirla e leggere
quel che Olimpia aveva da poco cominciato a scrivere, scegliendo casualmente
il rigo da cui iniziare.
“I miei viaggi con Xena sono fantastici: trascorriamo tutto
il tempo a metterci nei guai e ad escogitare stratagemmi per venirne
fuori! Lei è davvero una persona speciale... - Xena sorrise
al pensiero che, davanti a lei, Olimpia non aveva mai osato definire
le loro avventure “guai da cui tirarsi fuori” poi, curiosa
di andare avanti, tornò sul rigo appena interrotto."
… Ultimamente, però, sono io che sto cambiando. Non so,
forse sto crescendo, o forse ho soltanto voglia di fermarmi per un
po’, stanziarmi in un posto, avere tanta gente intorno a me,
proprio come quando ero a Potidea… Solo che al mio villaggio
non posso più tornare, altrimenti darei modo a mio padre di
credere che con Xena non mi sono trovata bene ed aumenterei le sue
antipatie nei riguardi della mia compagna di viaggio… Non so
se a lei venga mai voglia di tornare a casa sua per un po’…
Ma so che io ho bisogno di sentirmi a casa quando ci sono cose o situazioni
così delicate che neppure lei può capire…”-
Il sorriso che Xena aveva sfoderato qualche istante prima si tramutò
in una smorfia dolorosa, non appena la donna ebbe letto quelle parole.
“Per gli dei, Olimpia... - pensò tristemente
la guerriera, - Non mi hai mai fatto capire che ti trovassi così
a disagio con me. Perché? - sospirò, - Se me
lo avessi detto, tante cose sarebbero state diverse…”
-
Xena trasalì appena udì i primi accenni di risveglio
di Olimpia: si affrettò a riordinare tutto, bevve l'acqua e
si mise l’armatura. Prima di lasciare la tenda, si avvicinò
alla compagna, che stava ancora sonnecchiando, ed ammirò quanto
bella ed innocente apparisse quando riposava con gli occhi socchiusi,
la bocca semiaperta ed il palmo della mano sinistra chiuso a pugno
sul cuscino . Il suo primo istinto fu di carezzarle il viso, poi le
parole della sera precedente, mescolate a quello che aveva appena
letto, contribuirono a farle cambiare dolorosamente idea e a farle
lasciare la tenda senza dire, o fare, nulla.
Qualche istante dopo, Olimpia cominciò a muoversi nel letto,
in uno stato di dormiveglia: allungò la mano, tastandolo, alla
ricerca del corpo dell’amica, ma non lo trovò. Si svegliò
così di soprassalto, ricordandosi immediatamente del brusco
trattamento che le aveva riservato la sera precedente. Si alzò
di scatto, si vestì ed uscì precipitosamente dalla tenda.
Le amazzoni del villaggio erano già al lavoro, compresa Anfitea,
che intrecciava dei rami per preparare delle gerle con le quali avrebbero
trasportato il grano al forno per polverizzarlo e farci il pane.
Dopo averla localizzata, Olimpia si avviò verso lei. Anfitea
sollevò per un attimo gli occhi dal proprio lavoro e, vedendola
arrivare, la salutò gioiosa: - Buongiorno Olimpia! Ben svegliata!
-
- Buongiorno. - ricambiò frettolosamente Olimpia, : - Hai per
caso visto Xena? - chiese bruscamente, in tono vagamente preoccupato.
Anfitea, che nel frattempo aveva ripreso a lavorare, iniziò
a preoccuparsi seriamente per tutta la situazione che si andava creando:
- Xena? E’ uscita dalla tenda poco fa e, a giudicare dalla sua
espressione, non sembrava affatto serena. E’ successo qualcosa?
- le chiese, sollevando gli occhi dalla canestra, in tempo per vedere
che Olimpia si stava avviando in tutta fretta verso la stalla.
- Tranquilla! Argo è nella stalla…Vedrai, Xena ritornerà
più tardi! - la fermò l'amazzone.
- Naturalmente! Già... - Olimpia ostentò un sorriso
sicuro, nel tentativo di mascherare la paura che ancora l'attanagliava.
- Perché non ti siedi e parliamo un po’? E’ da
tanto che non lo facciamo... - le propose Anfitea.
- Volentieri, ma...- principiò Olimpia, torturandosi le dita
della mano destra con la sinistra.
- Non essere così tesa, come se dovessimo partire per la guerra!
Ci siamo appena liberate di un grande pericolo, dovresti essere contenta
e invece… - si spostò un poco di lato, - Dai, vieni a
sederti qui! - l'amazzone batté qualche colpetto con la mano
sulla pelle su cui era accucciata e dove avrebbe dovuto sedersi la
fanciulla.
- Ma non devi allenarti? - le chiese Olimpia.
- E perché mai? Al contrario di te, non vedo minacce incombenti!
E’ vero che siamo donne guerriere, ma tra poco arriverà
l’inverno e noi dobbiamo fare scorte di provviste: dovremo pur
mangiare! - rise, guardandosi attorno. Poi espirò rumorosamente:
- Sfrutta questi attimi di pace per i lavori domestici! - le sorrise
bonaria Anfitea. Convinta da quelle parole, la giovane si sedette
e, taciturna, si mise a giocare con qualche ramoscello raccolto da
terra.
Anfitea la fissò qualche attimo, poi si decise a parlare: -
Sei sicura che vada tutto bene? Mi sembra che tu sia angustiata per
qualcosa, ma non ho capito bene cosa… - Olimpia rimase ostinatamente
muta, così Anfitea le diede bonariamente un colpetto con la
spalla facendola sbilanciare lievemente: - E dai! Olimpia, mi spiace
per te, ma sei brava a recitare tanto quanto Velsinea era brava a
comandare noi amazzoni! - rise e strizzò l'occhio all'amica.
- Stai forse insinuando che sono una pessima commediante? - le rispose
Olimpia guardandola divertita.
- Non lo sto insinuando, lo sto affermando! - rispose Anfitea. Le
due iniziarono a ridere insieme.
Olimpia divenne lentamente più seria ed Anfitea capì
che, forse, avrebbe iniziato a confidarsi.
Il bardo si schiarì la voce e prese a piegare il ramoscello
che aveva in mano. Anfitea la spronò ad incominciare: - Se
vuoi parlare, sono qui... -
In un momento di esitazione Olimpia disse: - Promettimi che, dopo
quello che sto per dirti, non mi giudicherai in maniera sbagliata…
-
L'amazzone le prese le mani tra le sue: - Ma certo, come potrei? Siamo
amiche, Olimpia. -
La ragazza sospirò, annuendo con il capo: - Dunque… Tutto
è cominciato quando io ed Autolico, che ospitava l'anima di
Xena il lui, fuggimmo dal villaggio… Appena fummo abbastanza
lontani da non poter essere presi, io chiesi ad Autolico come avesse
fatto Xena ad insinuarsi in lui. Ovviamente la risposta del re dei
ladri fu secca: -“Non lo so”-. Così, sentendo
un'atroce nostalgia della voce di Xena, gli chiesi se per caso non
potesse mettermi in contatto con lei. Sulle prime si mostrò
un po’ restio ma, mentre ancora stava discutendo sui suoi diritti,
Xena si impadronì di nuovo del suo corpo. Mi ordinò
di chiudere gli occhi e di pensare intensamente a lei, così
mi ritrovai subito in una dimensione parallela, una sorta di limbo,
nel quale Xena appariva viva. - Il bardo chiuse gli occhi, ricreando
nella sua mente quegli istanti magici in cui aveva creduto che il
suo cuore non avrebbe retto al tumulto di emozioni che aveva scatenato
in lei il rivedere la donna che amava e che credeva di aver perso
per sempre. - <Sono qui, Olimpia> mi disse, mentre
avevo già perso il controllo delle mie emozioni e piangevo
come una bimba... Volevo toccarla, stringerla, portarla via con me:
il tormento che mi attanagliava da quando era morta mi stava uccidendo
lentamente: impazzivo all'idea di lasciarla in quel luogo senza spazio
e tempo... - Olimpia si asciugò fugacemente una lacrima spuntatale
all'improvviso, - Forse lei capì... Non so. Fatto sta che mi
interruppe, mettendomi le mani sulle spalle, e mi disse che tutto
sarebbe andato bene se avessimo recuperato l’ambrosia. Io allora,
disperata e straziata dalla sua mancanza, le dissi: <Xena,
non posso perderti ancora…>. Senza dir nulla, lei si
abbassò e poggiò delicatamente le sue labbra sulle mie
imprimendovi un dolcissimo bacio… - la giovane trasse un lungo
respiro. - Deduco che sia stata quella la sua risposta… - Olimpia
si fermò qualche attimo per riprendere fiato: era così
particolareggiata la sua ricostruzione, che anche Anfitea aveva immaginato
senza alcuna difficoltà tutta la scena in maniera nitida. L’amazzone
commentò: - Deve essere stato semplicemente stupendo! Immagino
che sia stato un passo importante di Xena nei tuoi riguardi, qualcosa
che ti abbia fatto capire il sentimento che prova per te! -
- Magari fosse tutto così facile… - rispose sconsolata
Olimpia.
Anfitea perse istantaneamente il buonumore: - Perché mai? -
Olimpia riprese a raccontare, perdendosi in alcune sue congetture:
- All’inizio pensavo anch'io che da quel bacio in poi sarebbe
mutato tutto il modo di intendere il nostro rapporto. Voglio dire:
Un bacio è pur sempre un bacio, no? Se io bacio una persona,
si presuppone che lo faccio perché provo un forte sentimento
nei suoi riguardi. Se la supplico di riportarmi in vita è perché
voglio trascorrere la vita con lei…Se la proteggo e la curo
sempre con tanto amore e dedizione è perché forse sento
il peso delle mie responsabilità su di lei, e le responsabilità
sono sintomo di... -
- Olimpia! - la interruppe Anfitea, - Basta con queste divagazioni
filosofiche! Vieni al dunque! - Olimpia trasalì come se si
ricordasse solo in quel momento di non essere sola: - Scusa! - arrossì
lievemente, poi continuò con tono deluso: - Ad ogni modo, la
questione è che, da quando è tornata in vita, non ha
fatto accenno alcuno al bacio, tanto meno ha manifestato la sua gioia
nell’essere tornata con me! - il bastoncino di legno non sopportò
oltre la pressione dell'incurvatura esercitata dal bardo e si ruppe
con un rumore secco.
- Olimpia… Mi dispiace... - Anfitea le tolse delicatamente di
mano i due pezzi di legno, - Però chi meglio di te sa com’è
fatta Xena? Non dovrebbe esserti così difficile capirla: è
così schiva e timida che non penso abbia avuto la forza di
riparlartene, soprattutto se sa di avere agito d'istinto! -
Il bardo scosse ostinatamente il capo: - No, non credo sia questo...
Ormai abbiamo tanta confidenza, ci diciamo praticamente tutto, viaggio
da tempo incalcolabile con lei, e non ammetto un discorso del genere!
- ribadì animatamente: - La verità è che a lei
non importa nulla di me, mi vede solo come l'amica con la quale passa
il tempo durante i suoi viaggi... Tempo che altrimenti passerebbe
sola! - concluse tristemente.
- Sai che ti rispetto ed ho profonda stima di te, ma non ti sembra
di essere saltata subito a conclusioni troppo avventate? - la ammonì
Anfitea.
- No, non penso di aver avuto troppa fretta nel trarre le mie conclusioni,
perché ogni suo atteggiamento, ogni suo gesto, da un po’
mi danno ad intendere che ho ragione! - Olimpia si alterò.
- Per Diana, Olimpia! Ma è della tua compagna che stai parlando!
Come puoi pensare questo di lei? - urlò Anfitea. Poi, recuperata
la calma cercò di portare alla ragione l'amica: - E va bene,
ammettiamo pure per un attimo che tu abbia ragione. Cosa vuoi fare?
Fino ad ora mi hai detto che Xena ti ha baciata e poi non ti ha più
detto assolutamente nulla in proposito, ma tu? Come ti sei comportata
nei suoi confronti? Hai fatto accenno a quel bacio, dopo che lei è
ritornata? -
- Xena mi ha baciata e sta a lei dichiararsi! - affermò Olimpia
con tono fanciullesco, incrociando le braccia al petto.
L’amazzone scosse il capo, disapprovando: “Testarda!”
, pensò. Poi si rivolse ancora alla giovane: - Posso farti
una domanda? -
- E sia! - rispose con sufficienza Olimpia.
Anfitea fu chiara ed inesorabile: - Sinceramente, cosa provi per Xena?
-.
La domanda, che metteva Olimpia di fronte alle sue responsabilità
ed alla sua coscienza, le impose di rispondere con tutta la sincerità
di cui era capace. Il bardo tirò un sospiro, afferrando un
rametto dalla fascina accanto a lei: - Io la amo dal più profondo
del mio cuore... - fissò lo sguardo nell'intensità amichevole
di quello dell'amazzone di fronte a lei.
- E allora, cosa ti impedisce di parl… - iniziò Anfitea
- No! - tagliò corto Olimpia che, poggiate le mani a terra,
fece forza su di esse per rialzarsi.
“Perfetto! Fine della discussione!”, realizzò
Anfitea.
La giovane si alzò, gettando i rametti, ormai ridotti a poche
fibre sfilacciate, nel fuoco: - Al vostro villaggio manca una regina,
come avete pensato di fare? - aggiunse in tono autoritario.
- Beh… Non sappiamo ancora… - rifletté l'amazzone,
grattandosi sbadatamente la guancia. - In effetti, ora che ci penso,
per adesso la regina ci sarebbe… - rispose Anfitea, squadrando
il bardo da capo a piedi.
Olimpia capì benissimo che l’amazzone stava parlando
di lei: “Finora ho dato ad intendere a Xena che mi sarei
fermata qua solo per suscitare una sua reazione, ma se mi fermassi
davvero? - iniziò a rimuginare tra sé, - In
fondo, ho tutto il diritto di ricoprire l’incarico che mi è
stato affidato da Melanippe! E poi ho sempre sognato un po’
di tranquillità, una certa stabilità della mia vita:
andare a dormire in un giaciglio vero, una comunità con cui
interagire… Ammettiamolo, sono molti di più i vantaggi
di una vita sedentaria con le amazzoni. - osservò sovrappensiero
le labili lingue di fuoco che si alzavano dal falò ai suoi
piedi, - E poi voglio allontanarmi per un po’ da Xena, perché
sono confusa ed ho bisogno di fare chiarezza dentro me... E credo
che anche lei abbia bisogno di questo! Si, forse è la soluzione
ideale...”-
Interpretando il prolungato silenzio di Olimpia come un cenno di dissenso,
Anfitea corse imbarazzata ai ripari: - E’ solo un’ipotesi
tra le tante! Naturalmente, sempre se tu decidessi di rimanere…
- si giustificò con il tono di chi sa di aver fatto una proposta
inaccettabile. Ma non appena terminò la frase, buttata lì
anche un po’ per provocazione, il bardo le rispose: - Si...
-
- Cosa??? - chiese incredula Anfitea, strabuzzando gli occhi.
- Ho detto di sì: significa che rimango con voi e prendo il
posto di regina! - il tono di Olimpia non ammetteva repliche.
- Quindi vuoi dire che da oggi e per tutta la tua vita sarai tu la
nostra regina? - il tono costernato della donna non sfuggì
alla giovane.
- Perché ti spiace? - Olimpia pose la domanda in modo alquanto
freddo.
- No, no! Sai che ho estrema fiducia in te! E’ solo che qualche
tempo fa non avresti preso questa decisione così a cuor leggero,
e mi domandavo se… -
- Se Xena c’entri qualcosa? - l'anticipò Olimpia.
Anfitea si sollevò con uno slancio scattante dalla posizione
seduta e si mise di fronte ad Olimpia raccogliendo le gerle che aveva
appena preparato. Fissò la giovane di fronte a lei per un istante,
poi le rispose fermamente: - Esatto. -
- Oh andiamo Anfitea! La mia vita non ruota tutta intorno a Xena!
Se lei mi ama resterà con me! E comunque, in ogni caso, una
pausa nel nostro rapporto non potrà che farci bene. - Olimpia
cercò di assumere un atteggiamento quanto più risoluto
possibile.
Anfitea, interpretando chiaramente la volontà di Olimpia, si
chinò per onorare la nuova regina e, ancora a testa bassa,
le chiese: - Quando avrà luogo la cerimonia dell’incoronazione?
-
La ragazza sorrise: - Come “quando”! Dopodomani: la luna
piena sarà alta nel cielo! Questo è il rito d'incoronazione
delle regine amazzoni, dovresti saperlo! - si burlò Olimpia.
- Certo… regina! - rispose con una punta d'astio Anfitea.
L’amazzone spense il fuoco che aveva acceso, gettandovi col
piede della sabbia e, prendendo in groppa tutte le sporte create,
si allontanò: - Vado a comunicare la notizia alle altre amazzoni:
data la tua fretta di essere incoronata regina, dovremo lavorare giorno
e notte per preparare la cerimonia! - Il tono pungente dell'amica
non sfuggì ad Olimpia che, però, preferì non
ribattere, ma annuì e andò verso la tenda della regina,
ancora vuota dopo che Velsinea l'aveva lasciata, per sistemare tutti
i suoi effetti personali. Entrata, respirò l'aria carica di
spezie e si guardò intorno, abbracciando con lo sguardo il
posto in cui, entro non molto tempo, avrebbe dovuto stabilirsi.
Anfitea la seguì con lo sguardo finché non scomparve
all’interno della tenda e, prima di tornare alle sue faccende,
mormorò tra sé preoccupata: - “Xena non la
prenderà molto bene!”-
di
Dori e Bard and Warrior