A metà
pomeriggio Xena rallentò l'andatura dei cavalli nei pressi
di una sorgente e permise alla compagnia di fermarsi per riposare
un poco. La marcia forzata a cui erano state sottoposte aveva affaticato
non poco le cavalcature: in particolare, il cavallo di Fiachra dava
segni di stanchezza. Il ragazzo, infatti, più di una volta
aveva faticato non poco a governare il proprio baio, che portava legato
alla sella il cavallo di Olimpia.
Fiachra
sentiva di aver bisogno di una pausa, tanto quanto il proprio cavallo:
avevano così fretta di raggiungere il territorio dei Glancoir
che Xena aveva distribuito il pasto mentre si cavalcava ed era smontata
da cavallo solo per passare il cibo a Olimpia ed aiutarla a sistemare
meglio alcune pelli distese sull'intelaiatura della slitta. Il giovane
sentiva di aver bisogno di raddrizzare le gambe almeno per qualche
istante, prima di tornare in sella, ed accolse di buon grado l'idea
della guerriera di fermarsi alla sorgente, mentre lei cambiava la
medicazione alla ferita di Olimpia. Decise di fare un giro di perlustrazione
ai bordi del piccolo laghetto nei pressi del quale i cavalli si stavano
abbeverando. Il bosco era invitante e, infondo, non sarebbe stato
via a lungo.
- Non ti allontanare troppo. - disse Olimpia in tono materno, mentre
le mani di Xena s'affaccendavano veloci attorno alle bende, ne scioglievano
il nodo e cominciavano a districare la fasciatura.
- Non sappiamo chi possa esserci nelle vicinanze. Ahi, Xena! ... E
neppure se chi ci ha assalito ieri notte avesse richiesto dei rinforzi,
o fosse solo una parte di una gruppo più numeroso, o... -
- Non preoccuparti, - la interruppe Xena, - Fiachra sa esattamente
cosa fa. - Guardò il giovane, che la osservava con l'aria stupita,
- Non si metterà nei guai: è in gamba e ha sale in zucca.
-
Fiachra arrossì violentemente. - Anzi, se ti capitasse di trovare
qualche fungo mangereccio raccoglilo pure: meglio fare scorta, non
ti pare? - sorrise benevola al ragazzo, che chinò lievemente
la testa accennando un assenso e s'avviò verso gli alberi poco
distanti.
- Xena, ci sarà da fidarsi? - Olimpia guardò seriamente
preoccupata la compagna. - Potrebbe esserci chiunque nei paraggi e
lui è disarmato. E' così giovane. E poi, non è
certo un guerriero.-
- Non preoccuparti, Olimpia. Quel ragazzo sa badare a se stesso. Questa
mattina, pensando che ci fossero ladri nella stalla, non ha esitato
un attimo, prima di entrare in azione. - sorrise, guardando dolcemente
la ragazza negli occhi. - Bene, bene! La tua ferita si sta sgonfiando.
- trasse dalla bisaccia un'urna contenente l'unguento preparato la
notte precedente e ne spalmò in abbondanza sopra la carne ricucita
con precisione.
- Xena... Non ti ho ancora ringraziata per quanto hai fatto per me.
- Il bardo teneva lo sguardo fisso verso il basso. Si sentiva in colpa:
-Ho messo a rischio la mia e la sua vita per non aver calcolato la
gravità della situazione. Ancora una volta non ho agito da
guerriera.- sospirò sommessamente, -Ho usato il cuore, non
la testa.-
- Non dire altro: il solo fatto che tu sia viva è il miglior
ringraziamento che potessi desiderare. - Xena, con la punta delle
dita sotto il mento di Olimpia, fece alzare lo sguardo della ragazza,
finché le due si ritrovarono a quattr'occhi.
- Sono stata sciocca, ho dato poca importanza alla ferita. Pensavo
di potercela fare: non ho valutato bene le mie possibilità.
E poi, anziché ritirarmi nel bivacco, ho tentato di raggiungerti,
mentre sapevo benissimo che ce l'avresti fatta da sola. - di nuovo,
il bardo abbassò lo sguardo. Xena le alzò di nuovo il
viso, accarezzandolo amorosamente, poi, alzandosi, le rispose: - Hai
usato il cuore. E quello ti suggeriva di venirmi in aiuto, comunque
tu stessi. - si voltò ed andò ad appendere la bisaccia
alla sella di Argo II, - Non è una colpa amare, Olimpia. -
La ragazza la seguì con lo sguardo in tutti i suoi movimenti,
finché non ritornò al suo fianco. - Ad ogni modo, grazie.
- Sorrise agli occhi azzurri che la fissavano attentamente, - Soprattutto
perché hai ricucito la ferita a punti piccolissimi: non resterà
che un piccolo segno… - la giovane imitò scherzosamente
l'atteggiamento di Venere - Ah, la mia bellezza è salva, bimbe!
- entrambe le donne si misero a ridere.
Poi Xena aiutò Olimpia a sdraiarsi e, mentre la compagna si
riposava, accese un piccolo fuoco, per preparare la cena. Nel frattempo,
addentratosi tra i larici e gli abeti, Fiachra camminava lento, prestando
attenzione al tappeto di aghi secchi e muschio su cui posava i piedi.
Aveva già raccolto qualche fungo dall'odore buono, con la cappella
frastagliata e gialla, e che sapeva non essere velenoso, anzi. Le
donne della comunità di seguaci di Evi avevano l'abitudine
di cucinarli insieme alle carni di lepre o di capriolo, quando c'era
la fortuna di averne. Il ragazzo si lasciò trascinare dai ricordi,
la malinconia prese il sopravvento ed egli spaziò con la mente
nel passato, ai giorni felici in cui consumava pasti e preghiere con
la comunità, meditando e crescendo, convincendosi che l'amore
vince ogni sorta di soppressione ed ingiustizia. Ancora era convinto
che le parole di Evi avessero un fondo di verità, ma in cuor
suo meditava alcuni cambiamenti allo stile di vita dei seguaci della
Via dell'Amore. " Proteggere ciò in cui si crede. "
pensò tra sé, " E' l'unico modo per preservarsi
dalla distruzione. Prima il dialogo, sì, ma mai cedere alla
sottomissione. Bisogna reagire. Sì, bisogna reagire.".
Il richiamo di un Regolo lo riscosse dalla sua meditazione. Si guardò
intorno: s'era addentrato parecchio nella foresta. La luce passava
filtrata attraverso i rami frondosi degli alberi. La sera si avvicinava
a grandi passi, era meglio ritornare: col buio cercare l'accampamento
delle sue due amiche sarebbe stata un'impresa ardua.
" Cerca di evitare che Xena ti consideri uno sciocco" si
rimproverò mentalmente, "Ha appena dichiarato la sua fiducia
in te. Fa che non se la rimangi!". Osservò attentamente
il bosco che lo circondava, alla ricerca di segni già visti
al suo passaggio e perciò stessi conosciuti. Nulla. Più
si muoveva, più aveva la sensazione di girare in tondo, ricapitando
sempre nello stesso punto. Gli vennero in mente i vecchi racconti
della nonna, quelli in cui si narrava di foreste stregate, in cui
esseri misteriosi, non sempre così benevoli, si divertivano
a far smarrire gli umani, facendoli vagare in eterno senza mai trovare
la strada del ritorno.Il bosco si tingeva di strane colorazioni, cupe
e brillanti allo stesso tempo. Le ombre degli alberi s'allungavano
sempre di più, facendo massa anche laddove poco prima la luce
del sole era riuscita ad infiltrarsi. Gli strani richiami degli uccelli,
che in precedenza avevano incuriosito il ragazzo per i loro timbri
squillanti, ora s'erano trasformati in improvvisi lamenti lugubri,
amplificati dalla tensione. "Sono solo regoli e rampichini alpestri.
Sì, sì. Non fanno male a nessuno. Solo regoli e rampichini."
I sensi di Fiachra erano tesi fino allo spasimo.- Mah! Spettri! Solo
fandonie per terrorizzare i bimbi.- si disse a voce alta, per riempire
quel silenzio che sapeva d'innaturale. - Belur, nel tuo amore, aiutami!
- d'improvviso sentì l'inquietante sensazione d'essere osservato:
un formicolio insistente alla base del collo, la precisa certezza
che due occhi fossero fissi su di lui. Accelerò il passo, incerto
su quale fosse la direzione giusta da prendere: intorno a lui, solo
il buio e i rami degli alberi, tesi come dita scheletriche a sbarrargli
la via. Alle sue spalle udì un rumore secco: come di rami spezzati
dal peso di qualcuno. O qualcosa... - Belur, nel tuo amore, aiutami.
Belur, nel tuo amore, aiutami. - il cuore del giovane tamburellava
insistentemente nel petto: Fiachra aveva la sensazione che da un momento
all'altro sarebbe scoppiato. - Belur, nel tuo amore, aiutami! - l'esclamazione
uscì forte dalle sue labbra, senza che lui ne avesse la minima
intenzione.
- Fiachra! - la voce di un uomo arrivò distinta alle sue orecchie,
da dietro un cespuglio, subito seguita da un altro timbro maschile:
- Fiachra, figliolo! - Il giovane si voltò di scatto, riconoscendo
le voci:
- Voi! - All'improvviso l'adrenalina accumulata esplose in una miriade
di puntini neri, che occuparono di prepotenza tutto il suo campo visivo.
L'ultima cosa di cui ebbe la percezione, furono due braccia accorse
a sorreggerlo, mentre scivolava nel buio.
- Quel ragazzo tarda troppo. - La voce secca di Xena riscosse Olimpia
dal sonno placido in cui era caduta.- Mmm... Che? Fiachra? Xena, s'è
fatto buio e non è ancora tornato? - lo sguardo implacabile
del bardo si posò sulla compagna accanto al fuoco. - T'avevo
detto di non lasciarlo andare! Ma tu quando mai mi ascolti? "Il
ragazzo sa badare a se stesso!" Come no! Ora chissà dove
si sarà... - gli occhi della giovane misero a fuoco qualcosa
che si muoveva alle spalle della guerriera, proprio appena al limitare
del bosco.
- Dei dell'Olimpo... Ma cosa...? - l'espressione stupefatta del bardo
indusse la guerriera a voltarsi. Un gruppo di uomini procedeva lentamente
verso di loro. La mano di Xena corse immediatamente alla spada fissata
all'armatura sulla sua schiena.
- Veniamo in pace, Xena di Amphipolis... - l'uomo che avanzava davanti
a tutti, reggendo un grosso fardello, vagamente intravedibile al buio,
parlò con voce profonda e calma. - Che Belur vi benedica entrambe.
-.La stessa frase fu ripetuta da tutti coloro che lo seguivano silenziosamente:
Xena ne contò sommariamente una decina.
- Mi presento. Sono Flavio Laceno. - l'uomo, capelli corti e corvini,
viso austero e fisico asciutto, posò a terra con un movimento
fluido il fagotto che reggeva tra le braccia: Xena si rese conto solo
allora che si trattava di Fiachra e si avvicinò a grandi passi
al ragazzo. Olimpia, dal canto suo, si mise in piedi e si avvicinò
lentamente al gruppo di uomini, usciti dalla foresta come un'apparizione
magica. Il dolore al braccio stava svanendo: sentiva i movimenti farsi
più fluidi e meno fastidiosi: la sua donna era una guaritrice
formidabile!
- Il ragazzo è svenuto - osservò Flavio, - L'emozione,
nel riconoscerci, è stata grande. Doveva essere sfinito per
reagire così. - sul viso gli si disegnò un'espressione
quasi affettuosa, che contrastava con la severità dello sguardo
sfoderato fino a poco prima. Xena tolse dalla bisaccia una piccola
ampolla di vetro scuro, la stappò e ne passò l'apertura
sotto le narici del giovane il quale, dopo aver scosso per un paio
di volte il capo, riaprì gli occhi e, con un movimento meccanico,
si mise a sedere. Sgranò gli occhi e mise a fuoco le persone
che gli stavano dinnanzi:
- Ah, - esclamò, - allora non ho sognato! NON HO SOGNATO!!
- iniziò a ridere freneticamente e altrettanto velocemente
si mise in piedi e corse ad abbracciare Flavio Laceno, che lo accolse
tra le sue braccia con misurato trasporto.
- Voi, voi! Belur è grande! Siete vivi! Pensavo vi foste dispersi!
- il riso del ragazzo si mischiò velocemente ad un pianto liberatorio.
- Dispersi? Noi? No! - Flavio sorrise, - I Glancoir pensano di averci
sconfitti solo perché hanno catturato il nostro Profeta, ma
si sbagliano: ci hanno solo dato un motivo per divenire ancora più
forti e compatti. - Incrociò lo sguardo di Xena e proseguì:
- L'ordalia non è ancora avvenuta. I nostri informatori ci
dicono che per ora Evi è trattenuta sotto stretta sorveglianza
in una grotta non lontano dal villaggio di quei fanatici. - gli occhi
di ossidiana dell'uomo si spostarono su Olimpia, - Il nostro piccolo
Fiachra ha voluto fare di testa sua ed è venuto a cercarvi.
-. Fiachra, sentendosi chiamato in causa, si sciolse dall'abbraccio:
- Io... -
- No, - lo interruppe una donna, che parlò avanzando verso
il fuoco - Non scusarti. Hai seguito il cuore. Sei stato più
coraggioso di tutti noi messi insieme. - Flavio le scoccò un'occhiata
pungente, ma lei proseguì con piglio sicuro: - Invece di nasconderti,
hai preferito affrontare tutti i pericoli di un viaggio verso l'ignoto,
per raggiungere le madri della nostra Guida. -
- Ma ho disobbedito... - il volto del giovane si abbassò, lo
sguardo puntato verso terra. Olimpia vi riconobbe la sottomissione
del giovane nei confronti degli anziani: le gerarchie interne al gruppo
erano vincolanti e Fiachra le stava rispettando rigorosamente. Si
chiese se Evi volesse davvero che nella Comunità s'instaurassero
rapporti gerarchici.
- Aoife ha ragione, Fiachra. - riprese Flavio, con tono asciutto,
indicando la donna che ora, alla luce del fuoco, era visibile: capelli
fulvi, ricci, carnagione diafana, occhi verdi, scintillanti al riverbero
delle fiamme. Tutto lasciava intendere che provenisse più o
meno dalle terre di Britannia, le stesse che avevano visto nascere
Fiachra.
- Abbiamo seguito le tue tracce, appena siamo stati certi di non essere
in pericolo. - un lieve imbarazzo apparve per un istante nella voce
dell'uomo, che però riguadagnò immediatamente il tono
sicuro, da leader. - Quando ci è stato chiaro lo scopo del
tuo viaggio ci siamo divisi. Alcuni di noi sono ritornati all'accampamento,
altri si sono appostati nei pressi del villaggio dei Glancoir. Noi,
invece, ti stavamo raggiungendo. - Di nuovo la donna parlò:
- Sai che possiamo viaggiare solo di notte. Per via dei romani, che
ci stanno sempre addosso. E di quel drappello di fanatici, che è
venuto a cercarti. Daon non ha dimenticato il tuo sputo, Fiachra.
- Il ragazzo guardò imbarazzato Xena e Olimpia, che gli avevano
rivolto uno sguardo interrogatorio.
- Ehm, beh... Sì. Quando si è beffato di noi, chiamandoci
pecore. Beh... Io dovevo reagire e quindi... Ho sputato... Lo so che
non si fa! -
Olimpia sorrise: Fiachra era così tenero, un bambino cresciuto
alla svelta, ma pur sempre un bimbo..
Xena, invece, mantenendo uno sguardo freddo, riportò la discussione
sui Glancoir: - E voi non avete tentato di sviarli? Non li avete allontanati
dal percorso che Fiachra aveva intrapreso, visto che avevate capito
le loro intenzioni? - nessuno dei presenti parlò. Fiachra restò
ostinatamente a capo chino. - Sapete che se l'avessero raggiunto prima
che ci trovasse non avrebbero avuto pietà per lui? Sapete che
Daon l'avrebbe ucciso per lo sgarbo che gli aveva inflitto di fronte
al suo popolo? - Olimpia allungò un braccio nel tentativo di
interrompere la collera della compagna, ma Xena continuò: -
L'avete lasciato partire e siete stati a guardare mentre si sfiancava
di fatica per i monti. E' giunto a noi lacero e malmesso: nessuno
di voi s'è azzardato ad aiutarlo, è quasi morto di fatica.
Nostra figlia...- indicò con un braccio Olimpia, - non avrebbe
mai permesso uno scempio simile. - la rabbia deformava il viso dai
tratti perfetti ed infuocava lo sguardo tagliente della guerriera.
Flavio prese la parola: - Ti sbagli. Evi aveva chiesto esplicitamente
di non venire a cercarti. - il suo tono, distaccato e calmo, sortiva
un effetto irritante agli orecchi della guerriera, - Noi le abbiamo
obbedito. Non siamo uomini di guerra, Xena. Siamo pacifici. Siamo
pronti a sacrificarci per Belur, in nome dell'amore. -
- Già. - lo interruppe Xena, sprezzante, - Siete pronti, eccome.
Sacrificate i più giovani e puri di cuore. - alcuni dei presenti
assunsero un'aria imbarazzata, - Fortunatamente Fiachra era già
con noi quando Daon ci ha assaliti: non ha dovuto combattere, tanto
meno uccidere qualcuno. Si è mantenuto puro, come quando è
partito per la sua missione disperata. Senza certezza di riuscita.
Solo. -
- Belur era con lui. - la interruppe un uomo canuto dal mezzo del
gruppo.- Questo non basta a salvare la vita. - sibilò Xena.
- Ma ora - intervenne Flavio, - anche Daon è morto, mentre
voi due e Fiachra siete... -
- Vivi. - lo sguardo tagliente di Xena si bloccò sull'uomo,
mentre gli smorzava la frase.
- Basta Xena, per favore. - la voce di Fiachra si udì, quasi
solida, nel silenzio teso che s'era venuto a formare tra i presenti.
- Basta. Ho sbagliato, sì, e farò ammenda per la mia
disobbedienza. Ma nel mio errore ho ottenuto qualcosa di buono: voi
siete qui e per Evi c'è una speranza in più. -
Un lieve vocio d'approvazione si levò dal gruppo. Xena guardò
il giovane e gli tese una mano, che fu afferrata con trasporto dal
ragazzo.- Grazie a te Evi si salverà. - sussurrò con
dolcezza la donna.
- Te ne saremo sempre grate. - proseguì sorridendo Olimpia.
- Ora andiamo tutti a mangiare qualcosa! Bisogna festeggiare l'incontro
di stasera e riprendere le forze! - si avvicinò alle coperte
sulle quali aveva riposato fino a pochi minuti prima e le srotolò,
sistemandole intorno al falò. - Non c'è molto, ma possiamo
dividercelo! -
- Oh, - disse Fiachra, rammentando all'improvviso, - io ho raccolto
molti funghi mangerecci, - allungò la bisaccia a Olimpia, che
l'aprì ed inspirò con piacere il profumo invitante.
- e anche dei mirtilli: ne ho trovati di enormi, succosi e dolcissimi.-
- A quanto pare il nostro ragazzo s'è già preso l'antipasto!
- esclamò ridendo Aoife, afferrando a braccetto il giovane
e portandolo con sé. - Fammi un po' vedere se riesco ad arrangiare
qualcosa con quei funghi. Celtchar, tesoro, ti va di tirar fuori dalla
borsa quella lepre che hai catturato qualche ora fa? - l'uomo canuto
si fece avanti e trasse dalla bisaccia di pelle un animale di taglia
piuttosto grossa, che certamente sarebbe bastato a sfamare tutti i
presenti. - Non assicuro miracoli, ma se Belur mi assiste, stasera
andremo tutti a dormire con la pancia piena! - e ridendo, Aoife condusse
Fiachra vicino al fuoco, seguita da tutti gli altri.Olimpia, che aveva
finito di sistemare le coperte e le pelli, si avvicinò alla
compagna.
- Che c'è che non va, Xena? - le chiese dolcemente, appoggiandole
una mano sul braccio.
- Non mi convince...-
- Cosa? - - Quel Flavio Laceno. Non mi piace. -
- E' solo un po' burbero. E, soprattutto, ha paura che tu gli rubi
l’ascendente sui compagni. Hai carisma da vendere, Xena: è
logico che ti veda come una rivale. -
- Ecco ciò che non torna: Evi non tollererebbe divisioni gerarchiche
all'interno della Comunità. E poi... -
- E poi? -
- Sembra che gli sia dispiaciuto vederci sane e salve. E' come se
s'aspettasse di trovarci ferite, o morte. Meglio ancora: di non trovarci
affatto. - Olimpia guardò il gruppo riunito intorno al fuoco.
La risata fragorosa di Aoife risuonò squillante, seguita da
tutte le altre. Flavio era mischiato agli altri: non sembrava starsene
in disparte, né darsi troppa importanza. Eppure la ragazza
sapeva che Xena non s'era mai sbagliata nel giudicare le persone.
"Starò attenta al suo comportamento" ripromise a
se stessa.
Prese per la mano la guerriera e la condusse verso la compagnia, mentre
una nuova risata si alzava libera verso il cielo. La compagnia, terminata
la cena, s'era ritirata per il riposo notturno: il giorno seguente
si sarebbe messa in cammino per arrivare al villaggio dei Galncoir
che, secondo le indicazioni di Flavio e dei suoi, non distava molto
dall'accampamento. Xena stava affilando la spada, seduta su una pietra,
poco lontano dal fuoco.
Olimpia si riscosse dal sonno e, vista la compagna ancora sveglia,
si alzò e le si avvicinò.- Beh, che fai? Non vieni a
dormire? - la guerriera non alzò lo sguardo dalla lama della
sua arma e rispose con un monosillabo. - Ripeto: non vieni a dormire?
Xena... Tu ti stai crucciando per un pericolo che non c'è!
Fiachra è felice, siamo nei paraggi del villaggio dei Glancoir,
libereremo Evi: che vuoi ancora? - sospirò - Amore, non sempre
la gente deve nascondere qualcosa di male. Ed esistono i lunatici,
a questo mondo. - s'accucciò ai piedi della guerriera e mise
le sue mani su quelle dell'altra donna: - Senti. Ti prometto che anch'io
terrò d'occhio Laceno, d'accordo? Appena noterò qualcosa
di storto te ne parlerò. Però ora vieni a dormire. Sei
stanca tu come lo sono tutti. -
- Qualcuno deve fare la guardia. - rispose asciutta la guerriera.
- Ci sono già degli uomini appostati tutt'intorno. Si sono
organizzati proprio per darci l'opportunità di riposare: sanno
cosa ci è successo e da quanto non chiudiamo occhio come si
deve. - si alzò e, tenendo la mano della donna, la invitò
ad alzarsi.
- Dai Xena. Sotto quelle pelli non c'è verso che io riesca
a scaldarmi. Tu sei un camino vivente: non vorrai lasciare che la
tua ragazza muoia assiderata, vero? - rise piano, mentre conduceva
Xena alle pelli stese per terra.- Prometto che non scalcerò!
- e disegnò con le dita una croce invisibile sul petto.
- E sia. - s'arrese la guerriera sorridendo, sganciandosi l'armatura
e appoggiandola accanto al giaciglio - Se però cominci ad imitare
i centauri, come al tuo solito, ti mando a dormire sull'isolotto in
mezzo al laghetto. Donna avvisata... -
- Sì, sì. Fidati! - Olimpia guardò la compagna
seriamente preoccupata, - I bagni "solitari-e-notturni"
non mi sono mai piaciuti. Soprattutto perché "notturni".
- - Strano. - ammiccò maliziosamente Xena, - Avrei detto che
non ti piacessero soprattutto perché "solitari"!
-
- Ah. Ah. Ah. Spiritosa come una Baccante con la luna storta! - rispose
di rimando il bardo, - Non me la prendo perché sei stanca e
straparli, Xena. E poi perché...- sbadigliò rumorosamente,
- Perché ho troppo sonno per prendermela. Ora vieni qui e scaldami:
ho preso freddo mentre tentavo di convincerti a dormire. Mi merito
una ricompensa, non trovi? -
- Certo, mio bardo. - sussurrò la guerriera, mentre le mani
si avvicinavano al corpo della compagna. - Come desideri. - Il tono
non piacque affatto a Olimpia, che però preferì ignorarlo,
sperando d'aver interpretato male le intenzioni dell'amica.
Le dita forti si posizionarono sui fianchi della giovane e risalirono
lungo le braccia. Poi, cominciarono a muoversi - Ah, no! No! Xena!
Il solletico no! No! Accidenti! Ah, ah, ah! -
- E così io sarei stanca, eh? Ah sì? E straparlerei,
vero? Non dirmi...-
- Xena! Basta! Sveglieremo gli altri! Ah, ah! -
- Macché! Dormono tutti come sassi! Xena si posizionò
sopra Olimpia, intrecciando le dita a quelle della compagna. E, visto
che dormono davvero tutti... - iniziò con fare languido a baciare,
lentamente, il collo della giovane, - potremmo anche... approfittarne...
è da quasi una settimana che noi non... -
La donna fu interrotta dal bardo che, sorprendentemente, con un colpo
di reni, la fece voltare sulla schiena, invertendo le posizioni. Xena
la guardò, stupefatta da tanta energia. Olimpia sorrise maliziosamente,
abbassandosi pian piano le spalline del top. La guerriera deglutì
più di una volta, davanti al corpo della compagna, così
candido e sinuoso al chiarore della luna.
- Olimpia... - riuscì a formulare coerentemente una frase,
prima che la passione la travolgesse completamente, - la tua ferita...
Sicura che... - il bardo le pose delicatamente un dito sulle labbra,
zittendola.
- So quel che faccio. Dimentichi forse di essere una guaritrice eccezionale,
Xena? - sorrise, - Avanti - i suoi occhi brillarono nell’oscurità,
mentre con mani sicure eliminava ogni barriera tra sé e il
corpo della guerriera.
- Avanti, Xena, sto aspettando la mia ricompensa -
Le due donne, travolte dalla passione, non si accorsero che qualcuno,
da dietro i cespugli, stava spiando la scena, individuava ad uno ad
uno gli uomini di guardia e si preparava ad agire. Un rumore improvviso
destò contemporaneamente Xena e Olimpia dal sonno. Non albeggiava
ancora anche se il cielo stava prendendo colorazioni tenui. Del fuoco
acceso al centro dell'accampamento, non restava che sparuti involti
di fumo, che si sollevavano lievi dalle ceneri.
In un lampo le due furono in piedi, si rivestirono velocemente e sfoderarono
chakram e sais. Dietro di loro Fiachra, Celtchar e altri uomini della
compagnia si erano riscossi dal sonno e, dopo un breve attimo di smarrimento,
realizzando che qualcosa non andasse, avevano impugnato le prime armi
capitate loro: sassi e rami.
- Belur ci protegga! - esclamò Aoife, pallida. - Che succede?
Che succede?? Chi manca di noi? - tutti si guardarono intorno, cercando
di individuare gli assenti.
- Flavio. - realizzò Celtchar, - Poi Rhobb, Patrizio e Afthé,
che però erano di guardia. Strano. Non li vedo. - mentre gli
uomini non si decidevano su cosa fare, Xena si avvicinò ad
un gruppo di arbusti non molto distante.- Afthé, Rhobb o Patrizio,
presumo. - sospirò con aria accigliata, indicando il corpo
esanime dell'uomo, gettato tra i cespugli con la gola squarciata da
un lato all'altro. Aoife soffocò un lamento, mentre Fiachra
imprecò a bassa voce.
- Presto, cerchiamo gli altri. - ordinò Xena, - Se tanto mi
dà tanto, non dovrebbero essere molto distanti da qui…
E neppure in condizioni migliori - sospirò. Le previsioni della
guerriera si rivelarono esatte: Patrizio e Rhobb furono ritrovati
nelle stesse condizioni del compagno, gettati frettolosamente tra
i cespugli, non molto distanti dai luoghi in cui avevano fatto la
guardia all'accampamento. Mancava all'appello ancora una persona.
- Xena... - iniziò Olimpia avvicinando la compagna, - Pensi
che l'autore di questa carneficina sia stato Flavio? - lo sconforto
attanagliava la voce del bardo.
- Mmm... Non saprei - rispose assorta la donna, mentre i suoi occhi
seguivano tracce sul terreno che solo loro riuscivano ad individuare.
- Non penso. Olimpia, vedi anche tu quello che vedo io? - si chinò
ed indicò col dito alcune lievissime tacche nel terreno, dalle
quali partivano del leggeri solchi.- Calzari… - ponderò
la ragazza, ripassando con il polpastrello i segni per terra, - qualcuno
è stato portato via da questa parte. - alzò lo sguardo
verso la compagna in attesa di conferma.
- Esatto. - rispose Xena. - Non riesco ancora a capire che ruolo abbia
Flavio in tutto questo - si passò una mano sul mento, - Pensavo
fosse coinvolto in qualcosa di losco, ma la sua sparizione, e in particolare
questi segni, toglie peso alla mia ipotesi. - Seguì con lo
sguardo le tracce, che sparivano verso la radura poco distante. -
Ad ogni modo, non è più sicuro stare qui: seppelliamo
gli uomini e partiamo velocemente. Qualcuno ci segue. Potrebbero essere
i Glancoir: da che ho capito agire di notte fa parte del loro modus
operandi . Oppure... -